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Autore: _BlueLady_    08/11/2017    2 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ CAPITOLO 14: LASCIARSI ANDARE ~
 
- DOVE DIAVOLO ERAVATE FINITE?!-
Fu quella l’accoglienza che Fine e Rein ricevettero non appena tornate a casa, dopo aver passato più di un’ora ad orientarsi per i vicoli della città alla ricerca della strada verso Villa Ishijama.
Non appena il gruppo si era accorto di averle perse di vista, Altezza aveva tentato in tutti i modi di contattarle al cellulare, senza riuscire a rintracciarle. I telefoni non erano raggiungibili, e nessuno sapeva dove potessero essersi cacciate. Al pensiero che fossero sole, sperdute in una città che non conoscevano, con il pessimo senso dell’orientamento che si ritrovavano, la bionda aveva cominciato ad andare in iperventilazione.
- Possibile che bisogna farvi sempre da babysitter?! Ma dove avete la testa?-
Non appena se le era viste comparire sulla soglia di casa, pallide e stralunate, senza minimamente immaginare cosa le due avessero appena passato, si era gettata loro al collo, quasi volesse stritolarle, ed era esplosa in una serie di insulti e rimproveri inaciditi senza il minimo contegno.
Fine e Rein subirono la ramanzina senza battere ciglio, accusando ogni parola. Non osarono contraddire Altezza, né tentarono di calmarla: per quanto la bionda apparisse isterica e arcigna, entrambe sapevano che quello era il suo modo di dimostrare il suo affetto nei loro confronti.
- Si può sapere come diamine avete fatto a perdervi? Eravamo davanti a voi, a pochi metri di distanza!-
- Scusaci, Altezza, ci siamo attardate un secondo ad osservare la spiaggia, e quando ci siamo voltate non c’eravate più – tentò di giustificarsi Rein – Abbiamo provato a cercarvi, ma abbiamo finito col perderci –
Altezza sospirò rassegnata, conscia che come al solito non valeva la pena prendersela con quelle due svampite che si era scelta come amiche. Per quanto avesse potuto sbraitare loro contro, sapeva benissimo che le sue parole sarebbero servite a poco e niente. Fine e Rein erano così: con la testa tra le nuvole, ed irrimediabilmente incorreggibili.
- Dovevo immaginarlo sareste state capaci di perdervi anche questa volta, visto il vostro pessimo senso dell’orientamento – sospirò, finalmente acquietandosi, e lasciandole finalmente rientrare in casa.
La serata passò piuttosto tranquilla, tra chiacchiere e confessioni segrete. Le cinque avevano deciso, almeno per quella sera, di prendersi una serata tutta per loro per abbandonarsi a confidenze tra amiche come non facevano da un po’.
Quando la stanchezza prese il sopravvento, erano ormai le quattro di notte.
Fine si era addormentata sul bracciolo del divano circa un’ora prima, e fu svegliata improvvisamente da un’assonnata Rein che le intimava di andarsene a letto insieme.
Quando furono sotto le coperte, dopo una bella doccia rigenerante, nonostante la stanchezza a premere loro sugli occhi e le membra doloranti, entrambe fecero fatica a prendere sonno.
Se ne stavano supine, ognuna dalla propria parte del letto, a fissare il soffitto con occhi sbarrati.
Fu Fine a rompere il silenzio, desiderosa di togliersi un peso che gravava enorme sulla sua coscienza.
- Rein?- chiamò la sorella ricercandola a tentoni nel buio – Mh?- fece quella voltandosi nella sua direzione – Ripensavo all’incontro di oggi pomeriggio… non ti è sembrato strano che quella vecchietta sapesse chi fossimo, e cosa ci fosse successo? –
- Certo che mi è sembrato strano, ma c’è da dire che ultimamente ci sono capitate tante situazioni fuori dal comune – asserì l’altra, voltandosi su un fianco ed infilando un braccio sotto al suo cuscino – Non capisco se si tratti di coincidenze o meno -
Fine sospirò, rigirandosi anche lei su un fianco per parlare faccia a faccia con Rein.
- Sai, Rein… - cominciò poi - … la vecchia signora di oggi… ecco, io ho come l’impressione di averla già incontrata da qualche parte – confessò poi, dando finalmente sfogo al suo dubbio.
- Dici davvero? E dove?- esclamò la turchina con accesa curiosità.
Fine sospirò malinconica – Non lo so. È difficile da spiegare. È come se sapessi di averla già conosciuta, pur non avendola mai vista. Un po’ come quando una persona ti è familiare, ma in realtà è la prima volta che la incontri in vita tua –
- Forse semplicemente ti ricorda qualcuno di familiare – suppose l’altra dubbiosa.
Fine rifletté un istante in silenzio, ripensando alle parole di Rein.
Ripensò alla vecchia, e al suo foulard color fiori di ciliegio a coprirle la testa.
Ripensò a Bright, e alla loro mattinata trascorsa sul lungomare, proprio nel punto in cui lei e Rein avevano incontrato quel gatto dal pelo bianco e morbido il giorno dopo. Ripensò agli incontri bizzarri di quell’estate, registrandoli nella memoria ad uno ad uno.
Istintivamente, un flash le attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno, quasi avesse avuto un’improvvisa illuminazione.
Rivide lei e Bright sul lungomare accarezzare il cucciolo di Golden che era spuntato fuori dal nulla così all’improvviso.
Risuonò nella sua mente lo squillo di un fischio lontano, lo stesso che aveva udito nell’istante in cui la padrona aveva richiamato a sé il cane, e che aveva scatenato quella strana reazione nel gatto.
Rivide una ragazza dai capelli lunghi, color fiore di ciliegio, sorriderle da lontano, mentre riagganciava il guinzaglio al collare del cane.
- Rein…- mormorò infine, in trance - … ricordi quando ti ho detto che il fischio che abbiamo udito oggi l’avevo già sentito da qualche parte?-
- Sì, perché?-
- È lo stesso che ha utilizzato la padrona del Golden per chiamarlo, la mattina in cui io e Bright abbiamo passeggiato sul lungomare –
- Credi possa esserci una connessione?- le domandò Rein, rovistando all’interno della sua mente in cerca di una possibile risposta.
Fine scosse la testa, dubbiosa: - Non lo so, ma quel che è certo è che non può trattarsi di una coincidenza –
- Forse la vecchia signora di oggi e la ragazza del cane sono collegate l’una all’altra – ipotizzò Rein, sempre più coinvolta da quella curiosa vicenda.
A quelle parole, un brivido di paura percorse la schiena della rossa, facendole rabbrividire ogni centimetro di pelle. Le vicende paradossali senza spiegazioni plausibili non le erano mai piaciute, neanche nei film.
- Fine, dobbiamo scoprire cosa c’è sotto – asserì Rein decisa, stimolata da quel curioso intreccio di eventi che aveva messo a soqquadro la loro esistenza di punto in bianco.
- Sei veramente convinta di volerlo fare? – mormorò l’altra impaurita, pervasa dall’inquietudine.
- Non fare la bambina. Potrebbe essere la chiave per risolvere il problema dello scambio di corpi! –
- Come fai ad esserne così sicura? L’idea che ci sia qualcosa di losco sotto mi terrorizza –
- L’unico modo per sapere se stiamo remando verso la giusta direzione, è quella di fare almeno un tentativo -
 
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- Puoi almeno tentare di fingere che ti stia simpatico?-
- Lo farei, se tu non scoppiassi a ridere ogni volta che tento di mettermi a nuotare! –
Quella mattina, tra loro, era iniziata così. Rein più irritata del solito, con la mente ancora piena delle parole della strana vecchina incontrata due giorni prima, e perciò con un livello di tolleranza al di sotto della soglia normalmente consentita, e Shade molesto come sempre, o forse un pochino più del dovuto, constatando quanto la rossa quel giorno fosse più sensibile del solito alle sue provocazioni, e cogliendo l’occasione per divertirsi un po’.
- Come faccio a non ridere con lo stile a balenottera che ti ritrovi? Rein nuoterebbe meglio di te –
La finta rossa si morse un labbro a fatica, mentre le gote le divenivano incandescenti, faticando a non rispondergli per le rime, e tentando di concentrarsi sull’esercizio propostogli quel giorno dal suo insegnante senza cuore.
Avrebbe voluto dirgli che Rein non avrebbe di certo potuto nuotare meglio di così, in quanto già si stava impegnando al massimo con scarsi risultati, ma si limitò a grugnire di disappunto, svolgendo imperterrita il suo esercizio, non potendo certo rivelargli la verità sul suo piccolo segreto.
Shade l’osservò agitarsi nell’acqua alta sì e no un metro, muovendo braccia e gambe in maniera del tutto casuale, completamente scoordinata.
- No, no, no! Così sprechi soltanto energie, ma non te ne accorgi? – sospirò, alzando gli occhi al cielo, mentre Rein si riposizionava in piedi con il fiatone e gli arti che le dolevano da matti.
- Dammi qualche dritta per migliorare! – lo pregò esausta, con l’acqua che le gocciolava dai capelli e dal costume.
Shade la squadrò da capo a piedi, tenendo a freno un sorrisetto maligno che sentiva nascere tra le labbra. Non gliel’avrebbe mai confessato, ma conciata così, con i capelli scompigliati e intrisi di sale e quell’espressione da cucciolo bastonato in volto, pareva proprio un tenero cagnolino spelacchiato, traumatizzato dopo l’ora del bagno – e tutti sanno quanto i cani odino farsi lavare dai propri padroni.
Lasciò che Rein si tranquillizzasse un poco e riprendesse fiato, prima di riprendere la loro lezione.
- Innanzitutto, devi stare a galla. Su, avanti, rimettiti giù – le ordinò, mentre Rein, sbuffando di imbarazzo fece come le era stato chiesto, galleggiando a pancia in giù nell’acqua.
Shade le si avvicinò camminando, e si posizionò di fianco a lei, osservandola dall’alto.
- Allunga braccia e gambe, così – le disse, correggendole la posizione mentre lei eseguiva – Lascia che le onde ti cullino. Non devi avere paura, Fine. Per tua informazione il nostro corpo ha una densità minore dell’acqua, il che significa che siamo fatti per galleggiare, come un pezzo di legno. È più semplice di quello che credi –
Rein letteralmente cominciava a sentirsi davvero un pezzo di legno, e non perché riuscisse a starsene tranquillamente sdraiata sulla superficie dell’acqua, senza affogare.
Sentire Shade così vicino al suo corpo, avere il suo sguardo su di lei, le mise una curiosa agitazione addosso. Avvertì il cuore batterle ferocemente in petto, quasi volesse uscire dalla gabbia toracica, ed il rimbombo le parve quasi si amplificasse nell’acqua, un cupo brusio confuso, che andava a batterle forte sulle tempie e nelle orecchie. Temette quasi che anche Shade potesse accorgersene da un momento all’altro.
Continuò a starsene ferma a galla, pregando che il moro non percepisse il suo stato d’animo, quando avvertì improvvisamente qualcosa sfiorarle la pancia, da sott’acqua.
Istintivamente si irrigidì, mentre avvertiva le gote e le tempie andare a fuoco, ed il mormorio del cuore riempirle la testa, la bocca, e gli occhi dei suoi battiti frenetici.
- Non irrigidirti, ma lasciati andare – si sentì soffiare all’orecchio, a pochi centimetri di distanza – se ti irrigidisci non potrai che andare a fondo come una pallina di piombo –
Rein deglutì un bolo di saliva simile ad un macigno, desiderando sprofondare per l’imbarazzo.
Fu allora che realizzò veramente cosa stesse succedendo in quel momento: Shade l’aveva raggiunta, infilando delicatamente le braccia sott’acqua, reggendole la pancia per aiutarla a stare a galla, e nel farlo premeva forte il proprio corpo contro il suo, il respiro a pochi centimetri di distanza, e gli occhi che le leggevano dentro ogni emozione.
Percepire la propria pelle a contatto con quella del ragazzo, le sue mani stringerla forte a sé quasi temessero di lasciarla andare, il pensiero per la prima volta reale e concreto che fossero soltanto loro due, soli, in acqua su una spiaggia deserta, coperti soltanto da un costume da bagno, alle sei e mezzo del mattino, la fecero andare completamente in tilt.
Per un istante soltanto, Rein non riuscì a pensare ad altro che al fatto di essere così vicina a Shade da potersi avvinghiare a lui e strappargli un bacio, se solo avesse voluto. Se solo lo avesse voluto anche lui.
Poi ritornò in sé, e realizzò quanto quel desiderio fosse sbagliato ed egoista, sebbene tutto ciò che stava facendo, lo stava facendo solo ed unicamente per Fine.
Nonostante ciò, però, si domandò da un angolo della mente se anche Shade avesse provato le sue stesse sensazioni in quell’istante, o se era capitato soltanto a lei quell’attimo di debolezza.
Si voltò ad osservarlo, e lo scoprì placido e tranquillo, come se stesse facendo la cosa più naturale del mondo, a guardarla con occhio divertito irrigidirsi sotto il suo tocco inaspettato.
- D’accordo, stellina. Adesso cerca di muovere le braccia una dopo l’altra come se stessi accarezzando l’acqua sotto di te, e di sbattere i piedi come se volessi procedere in avanti. Il segreto del saper nuotare sta tutto qui – le disse, sorridendole malizioso e provocatorio, aspettando di vederla all’opera.
Rein riacquistò la lucidità perduta, e fece come le era stato chiesto, sebbene la sensazione del corpo di Shade premuto contro il suo le bruciasse ancora il fianco e la pancia, dove lui aveva ancora le mani.
Alzò timidamente un braccio, impacciata, poi un altro. Mosse prima un piede e poi l’altro.
Uno, due, uno due.
Poi sempre di più, sempre più veloce.
Non si sentiva avanzare né retrocedere, si limitava semplicemente ad eseguire gli ordini di Shade meccanicamente, le braccia ancora rigide dall’imbarazzo ed i piedi che fendevano l’acqua schizzando ovunque, mentre le mani del moro bruciavano ancora sotto il suo ventre.
Cercò di non pensare ad altro che al movimento che doveva eseguire: più veloce, più veloce, più veloce.
- Ok, così è decisamente troppo veloce. Sei ancora troppo rigida – Ti ho detto di accarezzarla, l’acqua, non di prenderla a schiaffi - Stai schizzando dappertutto, rallenta - Dannazione, Fine, fermati, mi stai completamente infradiciando! –
Al suono di quelle parole spazientite, Rein si fermò di botto, voltandosi di scatto verso Shade, domandandosi cosa ci fosse che non andava nel suo esercizio.
Quando però volse lo sguardo su di lui, non riuscì proprio a trattenere le risa.
- Ppppfffttt… AHAHAHAHAH! Guardati come sei conciato! – esclamò con le lacrime agli occhi, mentre uno Shade spelacchiato, il ciuffo moscio a coprirgli gli occhi, e profondamente ferito nell’orgoglio, malediceva se stesso e Rein interiormente ancora una volta per la sua stupida idea di volerle insegnare a nuotare – Sembri un gatto persiano a cui hanno appena gettato addosso un’intera secchiata d’acqua! – continuò a ridere Rein, reggendosi la pancia che doleva da matti, non riuscendo a smettere.
Shade, da sotto il ciuffo le lanciò un’occhiata maligna, prima di contrattaccare a quella provocazione così sfacciata.
- Aaah! Che stai facendo! Mettimi giù! – esplose Rein in uno strillo, mentre il moro la prendeva di peso per poi lasciarla andare come aveva chiesto, vedendola sprofondare in acqua e riemergere in un profondo respiro, completamente fradicia e con i capelli appiccicati alla fronte.
- Ecco, adesso siamo pari – ghignò lui maligno, perfettamente conscio di aver appena scatenato la fine del mondo.
- Shade, quante volte ti ho detto che non mi devi fare questi scherzi! Ti ricordo che non so nuotare! Dove vai?! È maleducazione andarsene mentre una persona ti sta parlando! Torna subito qui!-
Rein lo seguì nell’acqua, sbraitando e lanciandogli maledizioni, finché non lo raggiunse per strappargli tutti i capelli dalla testa. Doveva pagare per la sua insolenza.
- Ti ho preso finalmente! Adesso una bella vendetta non te la leva nessuno!- esclamò, afferrandogli una spalla.
Shade ghignò, perfido e maligno, soffiandole all’orecchio la sua risposta.
- Guarda un po’ dove siamo finiti, stellina – le sussurrò, mentre Rein voltava la testa indietro, e spalancava la bocca terrorizzata nel realizzare quanto fossero distanti da riva, e di come i suoi piedi non toccassero più il fondo dell’oceano.
- IIIH! Come ci siamo finiti qui?!- strillò, prima di sprofondare in acqua, inglobando un litro d’acqua prima che Shade si affrettasse a recuperarla.
- Ci sei arrivata da sola, con le tue gambe – le rispose il moro, non appena si fu accertato che fosse al sicuro, avvinghiata ancora una volta alle sue spalle.
Rein deglutì a fatica la saliva rimastale bloccata in gola, mentre si stringeva forte al petto di Shade, completamente incapace di muoversi.
- Comincio a pensare che non è vero che tu non sai nuotare, Fine. Il tuo è semplicemente un blocco psicologico. Quando sei distratta nemmeno ti accorgi di quello che sei in grado di fare. È ora che cominci a rendertene conto – le disse lui, portandola fuori dall’acqua, decidendo che anche per quella volta era sufficiente ciò che avevano fatto.
Rein abbassò lo sguardo imbarazzata, mentre afferrava un asciugamano per asciugarsi. Nemmeno lei riusciva a credere a ciò che era appena successo, e al fatto che, ancora una volta, se solo avesse potuto, il pensiero di baciare Shade sulla punta delle labbra le aveva attraversato la mente come un fulmine a ciel sereno.
Tutta quella vicinanza a lui, si disse, la stava condizionando. Doveva riacquistare le distanze.
Osservò Shade, poco distante, passarsi l’asciugamano tra i capelli indifferente.
- Dobbiamo capire insieme come farti uscire dal tuo blocco psicologico – annunciò poi lui, deciso e determinato a continuare ad aiutarla, ora che erano così vicini a dei risultati.
Rein sospirò, sedendosi sul bagnasciuga, ed osservando il mare ancora placido e tranquillo.
- Già…- mormorò, mentre mille pensieri e mille ricordi le affollavano la mente, confusi. Ripensò a Fine, e a come avrebbe preso il fatto che c’era stato un contatto così stretto – finora il più intimo che avesse avuto – con Shade. Ripensò allo scambio di corpi, e a come quella vecchina sembrasse sapere tutto di loro. Ripensò a se stessa, e a cosa ci fosse di sbagliato in lei che non le piaceva. Ripensò al passato, con tutto ciò che di bello e di brutto aveva vissuto.
Shade si sedette accanto a lei, poco distante, e si mise ad osservare l’orizzonte, altrettanto pensieroso.
- Dimmi una cosa, Fine – le disse, portandola a spostare il suo interesse su di lui – Perché hai così tanta paura dell’acqua? – Rein lo osservò con fare interrogativo – Voglio dire – si corresse lui in fretta – Ok, il trauma che hai vissuto con tua sorella quando vi abbiamo soccorse io e Bright, ma… sei proprio sicura che non ci sia dell’altro? – le domandò, ed agganciò le iridi alle sue, scavandole dentro per leggerle ogni cosa, ogni più recondita emozione.
Rein si sentì completamente priva di difese, quasi Shade fosse stato in grado con la semplice forza di uno sguardo di abbattere il muro fra di loro.
Sapeva che se gli avesse risposto di sì, lui non le avrebbe creduto, e l’avrebbe spinta a confessargli tutto quanto, che lei lo avesse voluto o meno. Deglutì, indecisa se compiere o meno quel passo importante di fronte a lui, con lui. Se si fosse aperta ad una confessione, davvero Shade non avrebbe smesso di guardarla con gli stessi occhi di sempre?
Detestava ammetterlo, ma anche se pieno di alti e bassi e burrascoso, il suo rapporto con lui le piaceva. Le piaceva come riuscivano a prendersi sul serio un istante prima, per poi prendersi gioco l’uno dell’altra un istante dopo. Aveva bisogno di un rapporto così.
Sospirò, tornando ad osservare il mare, decisa ormai a lasciarsi andare.
- Un po’ di tempo fa, all’incirca un anno e mezzo o poco più, avevo un fidanzato. Si chiamava Fango, e ne ero completamente innamorata. Eravamo felici insieme, più di quanto potessi immaginare. Molte ragazze a scuola mi invidiavano, perché Fango era un ragazzo molto ambito. C’era chi si limitava a sospirare osservandolo da lontano, e chi tentava di approcciarsi a lui impacciatamente, consapevole di non avere speranze – si bloccò un istante, sospirando malinconica, mentre i ricordi le riaffioravano nella mente, reali, concreti – Tra tutte le ragazze della scuola, c’era una in particolare che non riusciva a sopportare il rapporto tra me e Fango. Si chiamava Eliza, ed era, anzi, è tutt’ora la ragazza più popolare della scuola. Alta, fisico da paura, capelli neri, occhi glaciali, capaci di incenerirti con un solo sguardo… tutti i ragazzi pendevano completamente dalle sue labbra. Tutti tranne uno –
Shade l’ascoltava impassibile, senza distogliere lo sguardo sulla figura di Rein che si rimpiccioliva via via su se stessa man mano che raccontava.
- Eliza non poteva sopportare che, tra tutti i ragazzi della scuola, proprio il più gettonato avesse attenzioni per me, e non per lei. Io ero goffa, impacciata, chiassosa, poco elegante… non riusciva a capacitarsi di come Fango avesse potuto perdere la testa per una come me. Così cominciò a rendermi la vita impossibile, nella speranza di indurmi a desistere dallo stare insieme a lui. Dapprima furono semplici dispetti come prendermi contro mentre ci incrociavamo per i corridoi per farmi cadere tutti i libri di mano, poi divenne una vera e propria persecuzione, come manomettere gli attrezzi sportivi quando era il mio turno per usarli perché rimanessi vittima di qualche piccolo incidente – sospirò, tirando a forza le labbra in un sorriso – Non erano certo quelle piccole azioni di gelosia a convincermi a lasciare Fango –
- Cosa c’entra tutto questo con la tua paura dell’acqua? – domandò Shade, desideroso di capire.
Rein deglutì, mentre gli occhi cominciavano a pungerle di rabbia e sconforto.
- Un giorno, io e Fango stavamo insieme all’incirca da un anno, l’insegnante di educazione fisica ci portò in piscina per due ore di nuoto. Allora per me non era un problema mettermi il costume da bagno e nuotare, ero anche discretamente brava a farlo – si lasciò sfuggire una risata sommessa – Il professore ci sottopose ad una serie di esercizi per prepararci alla competizione sportiva, che si sarebbe tenuta due mesi più tardi. Cronometrava i nostri tempi, facevamo gare di apnea sott’acqua ed esercizi di tuffi, anche sincronizzati, per selezionare i migliori della classe che avrebbero partecipato all’evento. Lo ricordo come se fosse ieri…-
Rein si bloccò un’istante, e Shade continuò ad osservarla con il fiato sospeso.
- Sebbene non sia mai stata un asso negli sport, nuotare mi piaceva tantissimo. Ero più brava nelle gare di resistenza che di velocità, mentre nelle gare di apnea ero una vera frana. Eliza lo sapeva, conosceva i miei punti deboli – deglutì – Fu così che, quando fu il mio turno di immergermi in acqua, casualmente assieme a lei poiché era finita nel mio stesso giro di prova, una volta che Eliza ritornò in superficie perché aveva terminato il fiato, fece in modo di tenermi ancora sott’acqua spingendomi a forza la testa con un piede, nonostante anche io avessi ormai dato fondo a tutta la mia riserva di ossigeno. Fu terribile – rabbrividì, stringendosi nelle spalle, e Shade desiderò con tutto se stesso avvicinarsi a lei per stringerla a sé, confortandola dai suoi traumi, ma restò immobile.
- Il professore si accorse che stavo morendo annegata, soltanto quando ormai Eliza non aveva più necessità di spingermi giù con il piede. Dapprima ciò che vedevo era soltanto la sagoma del corpo di Eliza che incombeva su di me, mentre tentavo a forza di ribellarmi, poi la vista si appannò, finché non divenne tutto completamente buio. Quando riaprii gli occhi, mi ritrovai in infermeria, la voce di Fango poco distante da me che mormorava qualcosa ad un interlocutore che non riuscii a distinguere subito – il labbro le tremò, mentre una lacrima sfuggì al suo controllo, percorrendole il viso e morendole sulle labbra – L’unica cosa che riuscii ad udire di quel discorso, fu qualcosa del tipo “C’era bisogno di arrivare a tanto per una semplice notte passata insieme? Lo sai che sono impegnato con Rein”-
Shade deglutì a fatica, mentre ascoltava parola per parola il discorso di Rein, accogliendo ogni emozione come un pugno nello stomaco. Improvvisamente, la bocca gli si seccò.
- Fango ti aveva tradita con Eliza? – riuscì a sussurrare soltanto, incredulo.
Rein si asciugò in fretta le guance, avendo cura di non farsi vedere da lui.
- Il giorno dopo, ho mollato Fango senza alcuna spiegazione. Per scuola cominciò a diffondersi la voce che ero stata crudele ed ingiusta con lui, un autentico cuore di pietra, ma a me poco importava. Per quello che mi riguardava, la mia dignità era stata già calpestata fin troppe volte. Eliza ovviamente la fece franca con la storia dell’incidente. L’unica a portare le cicatrici di tutta quella vicenda, fui solo ed unicamente io – concluse Rein freddamente, quasi con rassegnazione, consapevole che il passato non si poteva cambiare.
Shade rimase per qualche istante in silenzio ad osservarla, incapace di reagire. Non immaginava che in quella ragazzina all’apparenza così spensierata e vivace potesse nascondersi una simile tristezza.
- Tua sorella le sa queste cose? – riuscì a domandarle poi, dopo un intero minuto passato ad osservarla senza dire nulla.
Rein scosse la testa – Nessuno – rispose – A che servirebbe confessarlo? Ormai tutti a scuola credono che la verità sia solo ed unicamente una. E anche se mia sorella e le mie amiche si schiererebbero indubbiamente dalla mia parte, non ho voglia di riportare a galla un dolore che ho faticato tanto a dimenticare, e che a volte faccio ancora fatica ad accettare. Non so nemmeno perché lo sto dicendo a te ora – lo guardò negli occhi, completamente persa in se stessa, con la voglia di piangere a premerle sulla gola.
Shade abbassò lo sguardo, il petto bruciante di rabbia nel venire a conoscenza di quell’amara verità. Non sapeva neanche lui perché Rein avesse deciso di confidarsi così di punto in bianco. Forse era dettato dall’intimità del momento, forse dal bisogno di conforto, ma poco gli importava. Ciò che più contava in quel momento, era che quella ragazza stava soffrendo, e doveva fare qualcosa per aiutarla.
- Perché ti ostini a tenere tutto dentro? Le delusioni e le sofferenze pesano meno, se si è in due a portarle sulle spalle – le disse, riagganciando gli occhi nei suoi.
Rein alzò le spalle, fintamente disinvolta.
- Non penso che Eliza lo abbia fatto davvero con l’intenzione di farmi del male. Ma da allora, ogni volta che provo ad immergermi in acqua, mi torna in mente la paura di quel giorno. Mi sento come in gabbia, una prigione dalla quale non riesco ad uscire. E comincio a boccheggiare, mentre il cuore accelera il battito, e i miei occhi non vedono altro che la sagoma di Eliza che mi spinge a forza sott’acqua, senza darmi il tempo di respirare. Comincio ad avere freddo. La mente mi si appanna… e non sono più in grado di muovere un muscolo. Mi riesce tutto tremendamente difficile –
Ancora una volta, si strinse nelle spalle, e Shade si trattenne a forza dall’avvicinarsi e premere il proprio corpo caldo contro il suo. Roteò gli occhi attorno a lui, in cerca del suo asciugamano, e non appena lo trovò, glielo porse. Rein se lo avvolse sulle spalle, ringraziandolo silenziosamente con un sorriso.
- Posso capire come ti senti, ma devi cercare di uscirne. Quando non ci pensi, nemmeno ti rendi conto di cosa sei capace di fare. È arrivato il momento di uscire dalla gabbia – le disse, deciso e determinato – Quanto a Fango, è un emerito cretino se si è lasciato scappare così stupidamente una come te – si lasciò sfuggire infine, quasi senza accorgersene, strappando a Rein un sorriso sincero.
Si osservarono negli occhi un istante, lo sciabordio delle onde a coprire il loro silenzio. Poi distolsero lo sguardo, entrambi imbarazzati, non riconoscendosi per niente in quello che erano soliti essere quando erano insieme. Che fine aveva fatto il loro odio reciproco tutto a d’un tratto?
- Chissà cosa penserai di me, adesso che ti ho confessato questa stupidaggine – asserì timidamente Rein ad un tratto, appoggiando il mento sulle ginocchia.
Shade sorrise – Davvero ti importa? – le disse, strappando nuovamente un sorriso anche a lei.
Rein sospirò.
- Lo so che spesso posso apparire acida, esuberante, presuntuosa, lunatica, ma lo faccio per infondermi sicurezza. Per ricordarmi di essere forte. Anche se a volte la cicatrice torna ad aprirsi e a fare male. Ma cerco di non darci peso. Devo andare avanti, e so che devo farlo da sola – mormorò convinta, perdendo gli occhi all’orizzonte.
Shade l’osservo, fiera e coraggiosa nonostante le delusioni ricevute, infondersi nuova forza e spirito combattivo con le sue sole capacità. Per la prima volta, da quando la conosceva davvero, si ritrovò ad ammirarla come non aveva mai ammirato nessuno prima d’ora. La riscoprì sotto una nuova luce. La vide coraggiosa, matura, determinata, decisa a non lasciarsi abbattere da alcun ostacolo, ed istintivamente sorrise, mentre avvertiva il cuore gonfiarglisi il petto.
Non seppe come né perché, ma non appena posò lo sguardo sul viso di quella che credeva essere Fine, e la vide portarsi con timidezza un ciuffo di capelli dietro le orecchie mentre dava sfogo alle sue parole, scoprendo in lei una determinazione che aveva già avuto modo di conoscere in un’altra persona, istintivamente l’immagine della gemella turchina si sovrappose a quella della rossa, e a Shade parve per un istante soltanto di avere la concreta sensazione di percepire che colei con cui stava parlando, non si trattava di Fine.
“C’era bisogno di arrivare a tanto per una semplice notte passata insieme? Lo sai che sono impegnato con Rein”
Fu l’impressione di un istante, subdola come un serpente che sgusciava tra i suoi pensieri, ma fu sufficiente ad insinuargli il dubbio sulla punta della lingua.
Desiderò con tutto se stesso verificare i suoi sospetti.
- Rein? – la chiamò piano, mentre lei era ancora persa nei suoi pensieri ad osservare il mare.
- Sì? – rispose Rein assorta, senza accorgersi di come lui l’aveva chiamata.
Shade sorrise, scuotendo piano la testa.
- No, nulla-  rispose, e lasciò morire la conversazione in quel punto, senza più tornarvi sopra – Si è fatto tardi, sarà meglio rientrare – disse poi, alzandosi da terra e togliendosi la sabbia dal costume.
Rein l’osservò radunare le sue cose, preparandosi a seguirlo sulla via di casa.
L’osservò infilarsi la maglia, con una profonda sensazione di vergogna a gravarle sul petto.
- Scusami se mi sono lasciata andare più del dovuto. Avrei dovuto tenere il mio passato per me – gli disse, profondamente dispiaciuta, senza ancora capacitarsi del perché avesse voluto confessargli una cosa così intima proprio lì, proprio in quel momento.
Shade sorrise – Tranquilla – le disse pacato – Ne avevi bisogno. Ne avevamo bisogno entrambi. Adesso so come aiutarti –
Rein ricambiò il sorriso, profondamente grata di sentirlo così vicino, nonostante si sopportassero a malapena.
- Grazie – gli disse solo, ed era un grazie sincero, pulito, alleggerito dal peso della tristezza che l’aveva colta così di punto in bianco. Le sembrò quasi di poter finalmente tornare a respirare.
- Sappi che comunque questo non cambierà le cose tra di noi – le rispose lui malizioso, facendole l’occhiolino.
Rein gli sorrise di nuovo, complice – Era quello che speravo, infatti – gli rispose, e si preparò finalmente a seguirlo per la strada verso casa, tra le dune di sabbia.
Si incamminarono fianco a fianco, dandosi ogni tanto qualche spintarella giocosa, incespicando sulla sabbia secca e friabile sotto i loro piedi.
Da lontano, sulla vetta delle dune, una ragazza dai lunghi capelli rosa ciliegio con un cane al guinzaglio aveva osservato la scena dall’inizio, e sorrideva sorniona, pienamente soddisfatta del piccolo progresso compiuto da Rein in quella placida mattina d’estate.



Angolo Autrice:

Basta, aggiorno anche qui perchè sì.
Era tempo di movimentare un pò le cose. Non che sia successo chissà che, ma qualcosa è successo.
Conosciamo finalmente la ragione della paura dell'acqua di Rein. Più che giustificata, direi. Ho voluto creare un ambiente molto intimo per Rein e Shade, per farli avvicinare un pò di più. Da questo capitolo in poi, le cose inizieranno a cambiare. Spero che ciò non stoni con il resto, e di avervi insitllato un pizzico di curiosità.
Non aggiungo altro, se non un enorme grazie a chi mi segue.
Baci

_BlueLady_

 
 
  
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