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Autore: Crissy_Chan    08/11/2017    2 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il silenzio era opprimente. Era passata ormai un’ora da quando Jo e Morganne si erano teletrasportati chissà dove. Evelyn, poi, era come se si fosse volatilizzata dalla faccia della terra. Ma chi era lui, un povero coglione?

Sentì lo scricchiolio della porta d’ingresso e scattò involontariamente in piedi, come per scusarsi del proprio pensiero.

Evelyn varcò la soglia del salotto e si bloccò alla vista di Dorian. «E Jo?» chiese.

«Jo è… ah, Jo mi ha detto di dirti che ha preso Morganne non mi ricordo cosa e che torna stasera».

La ragazza alzò un sopracciglio. «Morganne le Fay?».

«Esatto, lei!» annuì il corvino.

«Beh, ottimo» la strega si tolse la felpa nera e la buttò sul divano. «Questo vuol dire che siamo rimasti soltanto io e te» mise i pugni sui fianchi.

Dorian la guardò confuso, sbattendo velocemente le palpebre.

«Ti insegno ad usare alcune armi, cretino» sbuffò.

«Oh, le armi, giusto».

La rossa roteò gli occhi e si diresse in cucina, aprendo una credenza di legno scuro. «È il momento di farti vedere dove teniamo la scorta di armi» disse.

Il corvino si avvicinò ad Evelyn, scrutando curioso l’armeria luccicante. «Ma scusa, perché non me lo avete mai detto in tutti questi anni?» chiese offeso.

«Perché non ce n’era bisogno» gli rispose con sufficienza. «Ora prendine una» si fece da parte.

«Sei sicura? Devo proprio? Magari potrei ritirarmi in casa e vivere una vita normale come-»

«Prendi un’arma».

«Ok» Dorian alzò le mani in segno di scusa e tirò fuori il primo oggetto che gli capitò a tiro: una spada con l’elsa ramata.

«Bene, cominciamo con l’artiglieria pesante» commentò Evelyn, prendendo a sua volta un’altra spada.

«Ma vuoi veramente combattere con questa roba?» il ragazzo guardò sconvolto la sua arma.

«Certo. Non è la prima volta che ne usi una, o sbaglio?».

«No, non sbagli… ma…».

«Dorian» Evelyn lo guardò negli occhi: quel giorno non aveva fatto l’incantesimo alle sue iridi, che erano di un bellissimo ambra dorato. La pupilla allungata, inoltre, la rendeva ancora più inquietante di quanto non lo fosse già di suo.

«Se vuoi battere quel lupo mannaro ti devi allenare. Non credo di chiederti molto».

Il corvino sospirò rassegnato e impugnò la spada, deciso. «Come vuoi».

La ragazza incurvò le labbra in un sorriso, poi si voltò e la sua coda di cavallo fendette l’aria.

«Vieni» ordinò e Dorian la seguì in silenzio senza protestare.

 

 

Morganne si sentì schiacciare la schiena contro qualcosa di freddo. Aveva gli occhi ancora chiusi e li riaprì soltanto quando sentì dell’aria calda sul collo.

Bastò poco per realizzare che il calore proveniva dal respiro di Jo, appoggiato con la testa nell’incavo della sua spalla. Teneva le braccia possenti ai lati della sua testa, in modo da tenerla ferma contro il muro per non farla scappare.

«Cosa c’è questa volta?» domandò con tono sprezzante la ragazza.

«Perché, Morganne, perché?» mugugnò Jo, con la voce ovattata.

«“Perché” cosa?».

Il biondo sospirò sonoramente. «Perché siamo arrivati fino a questo punto?».

La fata serrò la bocca e guardò il vuoto davanti a sé.

«Mo, andava tutto così… bene» sibilò il ragazzo.

«Non stava andando tutto bene, Jonathan» Morganne chiuse gli occhi. «Lo sai benissimo».

«Dammi una buona ragione per cui avresti tradito i tuoi amici!» il mago alzò la testa è batté i pugni contro il muro, puntando gli occhi in quelli verdi della bruna.

«Ho sempre odiato i tuoi modi violenti».

«Rispondimi, diamine!».

Morganne deglutì. «Te l’ho già detto, la mia vita era appesa ad un filo e loro erano le Moire che avrebbero potuto tagliarlo da un momento all’altro» spiegò con calma.

«Potevi rivolgerti a me…» guaì Jo.

«Non volevo rischiare di metterti in pericolo».

Il biondo sospirò ancora una volta. «Per te avrei sacrificato la mia vita, Mo» le disse con un fil di voce.

Quello sguardo abbattuto fece quasi piangere il cuore della fata. «Non dire cose di cui ti potresti pentire in futuro…».

«Noi eravamo una cosa perfetta, un team, due facce della stessa medaglia!».

«Non c’è più nessun “noi”, Jonathan» disse severa.

Il ragazzo schiuse le labbra e la guardò triste. «Avresti potuto essere tu la rappresentante delle fate».

«Ormai ho rifiutato, non c’è nulla da fare» alzò il mento.

«Ma perché?!».

«Perché sono uno spirito libero, Jo!» gridò Morganne, pentendosi subito delle sue parole.

Il biondo scosse la testa, guardando verso il basso. «Questo l’ho sempre saputo… tutti i figli della natura lo sono» alzò il viso e le sorrise debolmente, mollando la presa.

La fata, però, rimase immobile, anche se dentro di sé avrebbe voluto urlare con tutte le sue forze. Ma l’orgoglio deteneva ancora la supremazia sulla sua volontà.

«Ti ho amata, Morganne» il mago fece un passo indietro. «E non posso negarlo di farlo anche adesso».

«Jo-».

«Però è arrivato il momento di lasciarti andare» disse a malincuore. «Ricordati di tornare nella casa, sei ancora sotto la nostra protezione» le sorrise, prima di scomparire in un bagliore azzurro.

La ragazza aprì bocca per dire qualcosa, ma fu inutile, perché davanti a lei non c'era più nessuno. «Stupida e inutile presunzione…» mormorò, insultando sé stessa.

 

 

Evelyn scansò un colpo di Dorian. «Tua sorella si è comportata in modo strano ultimamente?» gli chiese, affannando.

Il corvino si spostò i capelli umidi dalla fronte, aggrottando la fronte. «No, perché?».

La rossa scosse la testa. «Nessun motivo in particolare» avanzò per attaccare il ragazzo, che riuscì a non farsi uccidere. Evelyn non si sentiva ancora pronta a rivelare a Dorian la vera natura di Harriet, cercava di tutelarlo ed anche di evitare spiacevoli inconvenienti.

«Se mi hai fatto una domanda, un motivo ci sarà» insistette il corvino, alzando la spada per bloccare un attacco della strega.

«Davvero, Dorian, nessun motivo».

Il ragazzo drizzò la schiena e abbassò l’arma, sospirando. «Sono stanco» farfugliò, più che altro per quei modi di fare sbrigativi della strega.

Evelyn ridusse le labbra a una linea sottile e acconsentì. «Facciamo una pausa» sistemò la spada nella fodera che aveva appoggiato contro la parete della casa e raggiunse Dorian.

«Come hanno fatto i cittadini di Scary City a dimenticarsi delle creature magiche?» le domandò improvvisamente il ragazzo. In realtà era qualcosa a cui aveva già pensato da tanto tempo, ma non aveva mai avuto occasione di chiedere.

La rossa alzò un sopracciglio. «È una lunga storia… un po’ te l’ha anche spiegata Jo» rispose con sufficienza.

«Beh, io ho tutto il tempo del mondo» ribatté il ragazzo, sedendosi a gambe incrociate sulle scalinate di fronte all’ingresso.

L’altra sbuffò spazientita e, controvoglia, lo imitò. «L’antica strega Wanda era riuscita ad attaccare l’allora “Cordial City”, indebolendo le difese del Consiglio che provò di tutto per catturarla»

«Ci riuscirono?».

«Non si sa come, ma ce la fecero, imprigionandola sotto forma di statua. La collocarono in mezzo alla città, così da essere tenuta d’occhio regolarmente».

«Qui dove adesso c’è la casa?».

Evelyn annuì. «Questo è un posto maledetto, infatti. Se non fosse stata per la magia di Jo, non avremmo mai potuto erigere questa casa».

«Ma sembra antica… ».

«E infatti lo è. Non farti ingannare dal suo aspetto, Jo ha tanti anni» rivelò. «Comunque, stavo dicendo? Ah sì, collocarono la statua nel centro della città. Dunque, alcuni abitanti se ne andarono altrove e, mentre il Consiglio era obbligato a vegliare Wanda, il Governo se ne lavò le mani».

«Il Governo era contro il Consiglio?».

La rossa sbarrò gli occhi spazientita.

«S-Scusa, continua…».

«Il Governo era composto soltanto da umani e no, non era contro il Consiglio. Ma dato che quest’ultimo era formato da esseri magici che potevano tranquillamente opprimere il potere della strega, il Governo decise di lasciare a loro il lavoro sporco».

Dorian annuì, interessato.

«Inizialmente, senza più le minacce della strega, i pochi cittadini rimasti nella città vissero felici e quasi contenti, finché, tre secoli dopo, successe il disastro».

«Wanda si liberò?».

Evelyn sospirò divertita. «No, non Wanda in sé, ma la sua statua fu rotta da un paio di bambini che giocavano a palla in questa zona. Abbastanza idioti, oserei dire».

«Cioè... noi stiamo passando attraverso una guerra civile per colpa di alcuni bambini dell’ottocento?!».

«Esattamente» annuì la ragazza. «La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata».

Dorian deglutì nervoso. Nella sua mente stava immaginando Wanda come una strega molto vecchia, ma davvero potente.

«Altre domande, mister?».

Il corvino scosse la testa. «No, grazie. Sei stata esauriente».

«Ottimo» Evelyn si alzò in piedi. «Mi chiedo che fine abbia fatto Jo» aggrottò la fronte, mettendo le mani sui fianchi.

«Te l’ho detto, è con Morganne».

«Sì, lo so, ma…» si strinse nelle spalle. «Niente, non ha importanza».

«Eve...» la chiamò Dorian. «Per caso quei due hanno una storia?».

La strega inclinò la testa di lato. «Sai che non lo so? Quando sono entrata nel Consiglio era lei che faceva da rappresentante alle fate, ma non ricordo altro».

«Davvero? Non lo è sempre stata Juliet?» sgranò gli occhi.

«No» ribadì Evelyn. «È successa una cosa complicata, che non ricordo. All’epoca avevo più o meno otto anni, quindi figuriamoci se una bambina così innocente possa comprendere i problemi politici del tempo» rise.

«In effetti» sogghignò Dorian.

La rossa si diresse verso l’ingresso. «Dai, vieni. Ti preparo un caffè».

Il corvino non se lo fece ripetere due volte e la raggiunse. «Che ti hanno fatto questa notte? Sei più gentile del solito…» osservò.

«Mi correggo: te lo rovesciò in testa il caffè»,

«No, no, stavo scherzando, stavo scherzando!» si agitò Dorian.



 


Ciao a tutti! :)

Mi dispiace di essere sparita ancora una volta, ma purtroppo le cose non si studiano da sole *si prende il viso stanco tra le manine*.

Cooomunque, eccomi tornata con un nuovo capitolo ;) Spero sia stato di vostro gradimento!
Qui scopriamo una piccola parte della vita passata di Morganne e di Jo. Chissà cosa sarà successo... non lo neanche io perché devo ancora provvedere alla stesura del capitolo 10 ahah.

Ad ogni modo, grazie infinite per le vostre recensioni e per i seguiti o preferiti!! Siete gentilissimi ;)
Alla prossima!

Cri

   
 
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