Parte:
5
di 5
Personaggi: Lee
Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew'
Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un
adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun
Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min,
JongKey
Warning: Slash, AU
Beta:
Nessuno questa volta, abbiate pena di me
Note: Mi
dispiace immensamente per lo stratosferico ritardo con cui arriva
questo capitolo, sono tipo 5 mesi e non so quanti giorni che non
posto... -- Ah, no quello era il capitolo 4, postato quattro anni fa,
ops. Ci sarà ancora qualcuno nel fandom che si ricorda di
questa fic? Lo spero, e spero possa appassionare anche qualche nuova
recluta. Bando alle ciance, ho aspettato già abbastanza
prima di postare. Buona lettura!
Epilogo - Il tempo che passa.
Minho
dorme avvolto in un morbido piumoncino bianco. La luce fredda del
primo mattino brilla attraverso le finestre, perché, come
suo
solito, ha dimenticato di tirare le tende. Un fastidioso raggio cade
proprio sulle sue palpebre facendogli dapprima arricciare il naso e
strizzare gli occhi, e alla fine costringendolo ad aprirli. Sbatte le
ciglia, visualizza il muro bianco davanti al proprio viso e per una
frazione di secondo la sua mente è una tabula rasa; poi nota
che il
muro è perfettamente liscio, a differenza di quello della
sua
stanza, che è ruvido, e basta questo per fargli riattivare
il
cervello.
Afferra
il cellulare, muovendo le mani alla cieca e così urtando una
pila di
libri e quaderni posta vicino a letto, sparpagliandoli sul pavimento.
Guarda lo schermo con il terrore di non aver sentito la sveglia
suonare, o di aver dimenticato di impostarla, e di essere per qualche
motivo già in ritardo con la tabella di marcia che si era
imposto di
seguire. Ma sullo schermo nero spiccano i numeri bianchi
“06:01”
e questo basta a frenare la corsa del cuore che stava già
cominciando a martellargli nel petto: la sveglia è impostata
per le
sei e mezza. Con un sospiro ricade supino sul letto, infilando le
braccia nude sotto la coperta, perché all’aria del
primo mattino
si sono già coperte di una leggera pelle d'oca.
Benché
non sia di certo un ragazzo mattiniero gli piace l’ora tra le
sei e
le sette, in cui la luce è fredda e chiara e stare dentro il
morbido
letto diventa un piacere; ma
lo stomaco gli si stringe dopo pochi minuti e il cervello non accenna
ad assopirsi ancora e comincia a macinare le formule e i numeri che
ha letto fino allo sfinimento in questi ultimi mesi, mentre si
preparava per il test. Gli occhi di Minho, dalla
luce un po'
angosciata, si spalancano nuovamente e afferra da terra uno dei libri
dall’aria ingiallita. Comincia a sfogliarlo, rassegnato
all'idea di
non poter ricevere, da se stesso, un attimo di tranquillità
in più.
Ripete a mezza voce frasi a metà, e parole che paiono a
caso, giusto
un accenno ai concetti che sente di dover ripassare prima del test
d'ingresso alla Facoltà di Fisica di Seul
che dovrà
sostenere quella mattina.
Se
Taemin lo vedesse adesso gli darebbe uno scappellotto in fronte,
togliendogli il libro dalle mani; si siederebbe sulle sue cosce e lo
bacerebbe fino a fargli dimenticare i libri, la fisica, l'ansia, la
sveglia, e se continuasse abbastanza a lungo Minho potrebbe
dimenticare anche il test, il futuro, il mare, la vita, l'universo.
Le labbra di Taemin fanno questo effetto. Anche adesso, il pensiero
di quelle labbra -un po’ secche, come sono sempre alla
mattina, ma
morbide come se fosse un invito a morderle- spiana la ruga tra le sue
sopracciglia, che non si era neppure accorto di aver aggrottato.
Dopo
che la sveglia effettivamente suona, lascia cadere il libro sul
pavimento e si alza, ancora avvolto nel piumone, per fare colazione.
Apre la finestra più vicina, dalla quale vede i tetti di
Seul fino
all'orizzonte e il cielo azzurro screziato di rade nuvole bianche,
lunghe e vaporose. Infila una tazza di latte nel microonde, imposta
il timer ad un minuto e mezzo e lo avvia, poggiandosi con il
fondoschiena contro il piano cottura. Guarda il suo monolocale, una
di quelle piccole soffitte appollaiate sul terrazzo dei palazzi un
po’ fuori dal centro di Seul: il massimo che si è
potuto
permettere con i soldi racimolati lavorando part-time
nell’ultimo
anno, senza gravare troppo sui risparmi familiari e ovviamente senza
accettare nulla da Taemin, benché questi abbia insistito
più di una
volta per prestargli dei soldi.
È piccolo, ma gli piace, lo fa
sentire meno solo, perché in fin dei conti stare lontano
dalla
propria famiglia e dai propri amici un po’ gli pesa,
soprattutto
contando che Taemin è poco presente. È stupido,
lo sa, ma quando si
è trasferito una parte di lui molto infantile credeva che,
stando
nella stessa città, sarebbero potuti essere una coppia un
po’ più
normale e vedersi quasi frequentemente, ma non aveva messo in conto
gli impegni di entrambi. Non ha mai pensato di dar voce a questi
pensieri, comunque, perché conosce i salti mortali che fa
Taemin per
permettere loro passare insieme qualche ritaglio di tempo, anche
quando di tempo in realtà non ne ha. Minho lo ringrazia
spesso per
questo e Taemin solitamente ridacchia, gli dà un pugno e
risponde
“lo faccio per me, non per te, cosa credi?”,
ma entrambi
sanno che non è del tutto vero.
La
sua stanza è davvero un casino: sul tavolinetto basso
c’è il
computer ancora aperto, ma almeno spento, e alcune ciotole finite di
ramen istantaneo puzzano la stanza di frutti di mare e kimchi; sul
comò sono accatastati dei vestiti e Minho non si ricorda
più se
sono quelli che ha lavato la settimana prima o sono sporchi -ormai,
comunque, per tutte le volte che gli sono caduti a terra sicuramente
sono da lavare in ogni caso-; libri, quaderni e fogli sono sparsi
ovunque sul pavimento, assieme a matite, penne e pennarelli, gli
piacerebbe riuscire ad individuare anche la propria calcolatrice ma,
maledizione a sé, dopo aver fatto l’ultimo
esercizio, ieri notte,
non si ricorda dove l’abbia messa. Durante la notte si
è agitato
così tanto che è riuscito a strappare via dal
materasso il lenzuolo
e, sinceramente, se qualcuno odorasse le sue lenzuola penserebbe
siano decisamente da cambiare.
Il
bip bip del forno a microonde fa leggermente
sussultare Minho,
che si era perso nei propri pensieri, aiutato dal sonno che non ha
ancora completamente abbandonato le sue sinapsi. Recupera la scodella
e inala il profumo del latte caldo, e gli viene il desiderio, per
cambiare, di berlo così, nudo, senza il cacao in polvere,
quindi
dalla piccola credenza sbilenca sopra i fornelli, prende solo lo
zucchero e ne versa tre cucchiaini, mischiando lentamente.
Beve
qualche breve sorso e cammina pigramente, spostando con i piedi gli
oggetti buttati sul pavimento. Si siede sul tavolinetto, in un angolo
libero da spazzatura, e guarda il muro bianco sopra il letto, dove ha
appeso ad un filo delle foto: foto vecchie, foto nuove, quelle che
aveva incorniciate nella sua stanza a Jeju, foto sceme, foto belle,
foto della sua vita prima di Taemin e foto della sua vita dopo
Taemin.
La foto preferita di Minho cattura un Taemin arruffato e
castano -attuale colore dei suoi capelli- che dorme nel suo letto di
Seoul, un braccio nudo esce dal piumone per abbracciare il cuscino, i
lineamenti del volto rivelano l’aria rilassata, appagata e
stanca,
di chi ha appena fatto l’amore, ma questo forse Minho lo vede
solo
perché lo sa.
Ma anche la foto scattata la notte della
cena d'addio, prima della partenza di Taemin da Jeju, gli piace
particolarmente: ha appeso quella con Taemin preso alla sprovvista,
con gli occhi spalancati e la bocca piegata in una smorfia che
probabilmente era una parola a metà. Sullo sfondo si
intravede il
cupo verde del giardino e il chiarore delle lanterne appese agli
alberi. Sa di estate e di casa e lascia dentro una malinconia leggera
come il soffio del vento tra le foglie del ciliegio e soffice come la
spuma bianca delle onde.
Poi
squilla anche la seconda sveglia impostata -e la suoneria non
è
altro che Key che canta Kesha da sbronzo-, annunciandogli che sono le
sette meno un quarto e non può più permettersi di
sognare ad occhi
aperti. Minho non spegne la sveglia perché, anche se non lo
ammetterebbe mai davanti a Kibum, lo starnazzare ubriaco del suo
amico lo mette di buon umore. Finisce la tazza in un sorso,
sbrodolandosi di latte lungo il mento, e la poggia sul tavolino, poi
si toglie di dosso il piumone, rabbrividendo quando l'epidermide nuda
si scontra con l'aria fresca, e si toglie anche la maglietta,
continuando a disseminare sul pavimento il restante del suo pigiama,
fino alla doccia. Entra sotto il getto d'acqua calda, ogni cellula
del proprio corpo in fermento, i muscoli tesi e la mascella stretta e
lo stomaco dolorante tra l'euforia, l'adrenalina e qualcosa di simile
al terrore.
Ieri
Key gli ha domandato come ci si sentisse a realizzare i propri sogni,
Minho ora crede che la risposta più appropriata sia
“come appena
usciti da una rissa”.
*
Sul
bus tiene la tesa poggiata contro il vetro, guarda fuori dal
finestrino sporco il paesaggio che scorre, le persone che camminano
affaccendate, le vetrine dei negozi, i palazzi grigi, gli uffici, le
piccole isole di verde lungo i marciapiedi. Il paesaggio di Seoul
è
così diverso da quello di Jeju, e Minho un po' si sente un
animale
in cattività. La notte il vento porta il boato delle
automobili, non
il rumore dell'oceano, le luci della città oscurano il lume
delle
stelle e anche la gente è più sbiadita.
Il cellulare vibra più
volte, stretto nel suo pugno, e quando abbassa lo sguardo per leggere
i messaggi il movimento del mezzo, sommato all'ansia che martella
nelle tempie, gli fa salire una leggera nausea. Scorre i messaggi
velocemente: Sono sua madre, sua sorella, Key –che gli ha
mandato
almeno tre messaggi di fila, cominciando con un “in
culo alla
balena (anche da parte di Jjong)”
per finire con
“non farti prendere dal panico, ritardato,
perché se non lo
passi per questo ti stacco il pene e te lo faccio mangiare”-,
e
di Jun –che si è dilungato in una storia zen su
monaci e campi
fioriti di cui Minho sinceramente non ha capito un accidente- e poi
quello di Taemin, che, finalmente, scioglie un poco la tensione e
Minho smette di far tremare convulsamente la gamba e di stringere la
mascella, che neanche si era accorto di aver contratto, e le labbra
si incurvano leggermente nell'ombra di un sorriso.
From:
Raggio di Sole.
Buuuuongiorno
Hyung! :3
So che a quest’ora avrai già cominciato a cagarti
addosso ma cerca di rilassarti. Hai studiato, sei pronto, sei
intelligente (più o meno :P) e sono strasicuro che lo
passerai,
anzi, ci scommetto un pompino che ti piazzi anche bene in
graduatoria.
Dacci dentro! Appena esci voglio sapere com’è
andata!
Ti amo.
Scende
dal pullman, la pensilina della sua fermata è proprio
davanti ad uno
degli ingressi del campus. Attraversa il grande cancello nero in
ferro battuto e cerca di ricordarsi come si respira. Non ha mai
provato un panico del genere prima, e non è molto sicuro di
come
riuscire a gestirlo. Prende qualche respiro profondo, cercando di
assaporare l'aria nelle narici e convincendosi che stia arrivando
anche ai polmoni. Se avesse compiuto quel passo in un altro momento,
qualche anno prima, con l'aria che gli si blocca in gola e la voglia
di vomitare, avrebbe sicuramente fatto un retrofront,
spacciandolo per autoconservazione, perché stare
così fisicamente
male non avrebbe potuto portare a nulla di buono. Solo una
scusa,
come sempre. Stringe forte il telefono, ancora respirando
profondamente con la bocca, pensa al messaggio di Taemin... e non
scappa. Teamin crede sinceramente
in lui e il pensiero di potercela fare sta cominciando ad entrargli
in testa, almeno un po'.
Tira
fuori dalla borsa a tracolla la cartina e
cerca l'aula del
test.
*
Il
campus universitario gli piace. È grande almeno quanto il
paese
dove abita suo fratello, se non anche di più, e gli
imponenti
edifici che lo compongono sono immersi nei prati e tra gli alberi.
Lì
dentro non si sente più a Seul, lì si sente a
casa. Si è
innamorato di quegli ampi viali lastricati, degli ombrosi angoli
silenziosi dei prati, delle file imponenti di libri negli scaffali
della biblioteca e dell'apparecchiatura del laboratorio -che
comprende pezzi da museo caratterizzati da manovelle e color rame-.
È
stato il primo vero colpo di fulmine della sua vita: la scintilla
è
scoccata durante l'orientamento al quale ha partecipato a gennaio,
insieme a Jun, che si è tolto la curiosità di
seguire qualche
lezione di filosofia e letteratura straniera.
Quel giorno aveva
rischiato di perdersi , in quella immensa cittadella universitaria,
ma alla fine era riuscito a trovare l'anfiteatro di fisica ed era
rimasto intimidito ed elettrizzato dall'aula maestosa, con i suoi
gradoni e i massicci banchi di legno. Il professore di fisica teorica
spiegava con così tanta passione che sarebbe stato un
piacere
ascoltarlo anche senza capire i fitti simboli che alla fine delle due
ore avevano riempito le quattro grandi lavagne poste dietro la
cattedra. Che quello fosse il suo posto è stata un epifania
arrivata
durante la pausa a metà della lezione; è uscito
fuori dalla porta
antincendio, per prendere un po' d'aria, visto che il riscaldamento
era troppo alto, ed ha ascoltato le discussioni attorno a lui: i
ragazzi parlavano delle ore di laboratorio, commentavano la lezione,
parlavano della sessione d'esame, dello studio in biblioteca, delle
feste universitarie e lui ha capito chiaramente che voleva tutto
questo. Costasse quel che costasse.
E
adesso è lì: seduto nell'aula magna, insieme ad
trecento altri
candidati -se non si contano quelli smistati nelle altre aule-, con
il test d'ingresso girato faccia in giù sul banco, i fogli
protocollo timbrati riposti al fianco, la penna, la matita, la gomma,
il righello, il temperino e la calcolatrice posti anch'essi
ordinatamente sopra i fogli. Aspetta solo il via della commissione.
Si passa una mano tra i capelli che gli irritano la fronte sudata e
sbuffa, guardandosi intorno, per vedere a che punto sono con la
consegna dei compiti.
-Che
ansia, eh?- dice il ragazzo seduto di fianco a lui, quando
casualmente intercetta il suo sguardo.
Minho
gli sorride: -Già...- vorrebbe aggiungere qualcosa, per
essere
amichevole, ma riesce solo a pensare che ora i compiti stanno venendo
consegnati alla penultima fila.
-Mi
chiamo Lee Jung Hee, piacere di conoscerti-.
-Ah!
Il piacere è mio! Choi Minho-.
Fanno un cenno d'inchino con la
testa, sorridendosi e Minho si sente leggermente più a
proprio
agio. La commissione in quel momento discende la gradinata, il rumore
sordo delle loro scarpe sul legno rimbomba nella grande stanza, e
cala il silenzio tra i candidati. Quattro dei responsabili dell'aula
si siedono dietro la cattedra, un quinto resta in piedi e guarda
l'orologio.
-Sono
le nove e un quarto, a mezzogiorno e un quarto dovrete consegnare
tutti. Ora potere cominciare-.
-Buona
fortuna-, sussurra Minho in direzione di Lee, affrettandosi a girare
il foglio.
-Anche
a te-.
*
Son
passate le due quando Minho finalmente sale le scale del suo palazzo.
L’adrenalina che l’ha caricato per le tre ore del
test sembra
essere stata drenata via tramite la penna, incisa sul foglio numero
dopo numero, parola dopo parola, ed ora il ragazzo si sente sfinito
e con la testa martellante. Come se fosse di ritorno da due ore di
corsa, gli fanno anche male i muscoli e quasi trascina le gambe,
aggrappato alla ringhiera. Sente due macchie umidicce di sudore sotto
le ascelle e i capelli gli stanno facendo sudare la pelle del collo,
non vede l’ora di spogliarsi e buttarsi sulle lenzuola, non
tanto
profumate, ma almeno fresche.
Ma è soddisfatto. Non vuole
sapere nulla del test prima dei risultati ufficiali ed infatti
è
fuggito lontano dai gruppetti che si son formati davanti
all’aula
magna alla fine della prova, dove i candidati si scambiavano
informazioni su questa e quest’altra domanda. Ormai
ciò che è
fatto è fatto, lui è convinto di averlo svolto
bene e questo è ciò
che basta. L’ansia tornerà poco prima della
pubblicazione dei
risultati, pensarci prima, sbatterci ancora la testa, è
inutile.
Quando
ha riacceso il telefono, ormai sul pullman, trova anche un messaggio
della signora Lee, anche lei gli augurava buona fortuna e lo invitava
a cena in settimana. Aveva inoltrato lo stesso messaggio a tutti -sua
madre, sua sorella, Key, Jun, Taemin, la signora Lee, suo
fratello,- “penso sia andato bene”, poi aveva
chiuso gli occhi ed
ha rischiato di perdere la sua fermata perché mezzo assopito.
Quando
si chiude la porta alle spalle, fa cadere lo zaino a terra, si scalza
le scarpe con i piedi e si sfila la maglietta, andando a chiudere le
tende. Dopo essersi tolto anche i pantaloni si sdraia a letto, chiude
gli occhi, affondando il viso nella federa che odora di shampoo e
sudore e rilassa tutti i muscoli, ma la sua mente non vuole smettere
di macinare formule e teoremi e dietro le palpebre vede il testo
degli esercizi. Proprio quando pensa che non prenderà mai
sonno la
stanchezza prende il sopravvento e si addormenta improvvisamente.
*
Viene
strappato via dal suo sonno profondo da un forte rumore inaspettato.
Apre gli occhi di scatto, con una accennata tachicardia, e si guarda
attorno confuso, gli occhi ancora appannati dal sonno. Gli ci vuole
un po' prima di capire cosa sia quel rumore: è solo il suo
telefono
che squilla. Non si ricorda dove l'abbia buttato quando si è
spogliato. Non ha voglia di alzarsi, la testa è ancora
pesante di
sonno e vorrebbe solo richiudere gli occhi, ma quell'aggeggio
infernale non smette di suonare e Minho sa che se è Key non
smetterà
finché non avrà accettato la chiamata. Sbuffa
pesantemente,
barcolla giù dal letto, cercando di individuare il luogo di
provenienza del rumore, che capisce essere i pantaloni buttati vicino
alla finestra. Come aveva immaginato è Kibum. Accetta la
chiamata e
grugnisce un “pronto”.
-Hai
idea di che ore siano?- Key sembra seccato.
-No-.
-Sono
le sei meno un quarto-.
Cazzo,
ha davvero dormito così tanto?
-Non ho pranzato-, Minho biascica,
ma è una considerazione per se stesso.
-Ti
abbiamo tartassato di messaggi, che hai fatto tutto 'sto tempo?-
-Dormito.
Sono tornato morto-.
Key,
dall'altro capo del telefono (e del mare), sospira: -come ti senti
adesso?-
-Ho
ancora sonno,- protesta Minho, ma ora che Key ha abbandonato il tono
accusatorio è disposto più di buon grado a
svegliarsi del tutto.
-Ma
quindi è andata bene? Ce l'hai fatta? Io e Jun potremo
intonare cori
imbarazzanti il giorno della tua laurea?-
-Non
allargarti adesso, non voglio fare prognostici. Non voglio tirarmi
merda da solo-.
-Come
siamo superstiziosi,- Minho può letteralmente
sentirlo
tirare su un sopracciglio in una espressione scettica -se vuoi ti
leggo l'oroscopo di Cosmopolitan,
così saprai per
certo il tuo futuro-.
-Dai,
sentiamo-, si alza dal letto dirigendosi verso il cucinino,
perché
la pancia ha cominciato a brontolare e si sente anche insolitamente
debole.
-Vediamo,
vediamo, vediamo,- canticchia Key e Minho sente il frusciare delle
pagine, -ecco, Saggittario: smettere di rompere il cazzo
perché il
vostro test universitario sarà andato bene-.
Minho
quasi sputa il sorso d'acqua ghiacchiata che aveva appena bevuto,
perché scoppia in una risata.
Una
nuova voce gli giunge dall'altro capo del telefono, la sente
più
lontana rispetto a quella di Key: -Wow, è piuttosto preciso!-
-Sei
con Jonghyun?- domanda Minho, riconoscendo la voce.
-Yep-
sente risponde Key e poi alcuni rumori fastidiosi invadono il suo
orecchio.
-Hey,
Minho-ah! Son contento che sia andata bene, sapevo che ce la potevi
fare!- la voce di Jonghyun gli arriva chiara adesso, e sente le
proteste di Key in sottofondo, che rivuole il telefono
indietro.
-Grazie hyung, io non ne ero altrettanto sicuro ma
apprezzo la fiducia-.
L'acqua
fredda è stata come un bagno rigenerante per le sue sinapsi
e
finalmente i suoi neuroni gli permettono anche di sorridere. Nuovi
rumori molesti, indicanti che i due dall'altro capo si stanno
litigando la cornetta, giungono ancora, mescolati a mezze frasi e
Minho approfitta del momento di distrazione per aprire lo
sportelletto sopra i fornelli e pescare una merendina; poi è
nuovamente la voce di Key che si fa sentire chiaramente:
-Torna
a leggere Cosmopolitan e non rompere. È
inutile che fai
quella faccia, tanto lo so che lo trovi interessante, bello mio-,
ovviamente non rivolgendosi a Minho
-Oh,
ma lo sapete che io sono ancora qui?- cerca di attirare l'attenzione
quest'ultimo, premendo il bottone del viva voce, in modo da avere le
mani libere per lavarsi un'insalata.
-Scusa.
Dicevamo? Raccontaci com'è andata. Voglio sapere tutto.
Qualche bel
ragazz-- AHIA! Scemo! Cos'è, sei geloso? Possiamo sempre
fare una
cosa a tre-.
Minho
scuote la testa, sorridendo esasperato. Da quando Key e Jonghyun
stanno assieme non fanno altro che prendersi in
giro,
prendersi a colpi, punzecchiarsi e fare tanto, ma tanto,
sesso. Minho un po' li invidia.
È
successo non molto prima che lui partisse per Seoul, se ripensa a
quel periodo ora gli viene da ridere, ma sul momento era stato tutto
abbastanza drammatico, forse un po' infantile e molto shojo
manga,
ma decisamente drammatico: Key e Jonghyun erano andati a letto
insieme dopo una festa, ed erano così ubriachi che, ancora
oggi, non
sono sicuri di come ci siano arrivati nel letto di Kibum, nudi. La
rivelazione più sconvolgente, comunque, era stata scoprire
che
durante la festa in spiaggia (Minho non non si ricorda più
neanche
quanti anni siano passati) , quella dove avevano incontrato Jonghyun
per la prima volta, lui voleva provarci con Key, e
anche Key
ci avrebbe voluto provare con lui se Choon Hee non l'avesse preso in
disparte e, precedendolo, gli avesse detto che aveva messo gli occhi
addosso a quel ragazzo carino con il sorriso da T-Rex di Toy Story.
Kibum allora aveva accantonato l'idea di provarci, perché
era una
festa in spiaggia, aveva della vodka alla fragola mischiata con un
succo ai frutti di bosco tutta per sé e di ragazzi carini
per un
flirt notturno era pieno. Il flirt notturno di Choon Hee
però si era
trasformato in una relazione duratura, e Kibum si era scoperto
attratto, oltre che dal corpo muscoloso e dal sorriso assassino di
Jonghyun, anche dal senso dell'umorismo dell'altro, dalla sua voce
quando canta, accompagnandosi con a chitarra acustica, dalla
sensazione che gli dà cavalcare la sua Harley Devilson
dietro di
lui, dalla sua maniera di ragionare, dalla sua gentilezza e se si
chiedesse a Key l'elenco delle qualità di Jonghyun che
l'hanno fatto
innamorare non finirebbe certo qui. E quindi il flirt di Choon Hee si
era trasformato per Key in un amore che pensava non corrisposto. Fino
a quella notte, per lo meno.
Key ricorda che Jonghyun era
stato seduto in un angolo per tutta la sera, lui invece aveva
cominciato a bere da presto e si stava rendendo un po' ridicolo in
mezzo alla pista da ballo, ricorda che ogni volta (e pensa che
succedesse abbastanza spesso) che guardava nella direzione
dell'altro, trovasse gli occhi di questo su di lui.
Poi si
ricorda di essersi seduto vicino a lui e di avergli rubato la
bottiglia di birra fresca dalle mani, ne ha bevuto un sorso, se
l'è
passata sulle guance e sul collo, perché era decisamente
accaldato
ed ad invitato Jonghyun a ballare con sé. Non pensava che
l'altro
avrebbe accettato, invece si sono trovati in mezzo alla pista, ad
agitarsi sconnessamente e da lì diventa tutto confuso.
E
dopo la rivelazione del tradimento c'erano state urla, pianti, occhi
neri, parole che hanno fatto male, e alla fine il perdono,
perché
comunque sono una famiglia.
L'unica
che non aveva messo bocca nella faccenda era stata mamma Choi, si era
limitata a lasciare una teglia della sua famosa torta al limone fuori
dalla porta di Kibum, il giorno che quest'ultimo era scappato via da
casa Choi, in lacrime, perché sia Minho che Choon Hee erano
infuriati con lui.
E
ora sono insieme, lui e Jonghyun. Choon Hee li ha perdonati. Minho a
farlo ha impiegato davvero poco. Stanno insieme e son felici. Nella
casa di Key, che era sempre così vuota, ora c'è
una chitarra non
sua, un casco da moto verde acido, un altro spazzolino nel bagno e un
paio di ciabatte in più, a forma di dinosauro, all'ingresso.
*
Key finalmente gli permette di agganciare il telefono che è passata quasi un'ora e mezza, la testa comincia a fargli male e vuole solo spegnere il cervello. Si sente ancora stanco e svuotato. Poggia il telefono, cerca qualcosa da sgranocchiare ed accende il pc per guardare qualcosa di inutile e poco impegnativo che lo aiuti a staccare la spina completamente. Il telefono vibra ancora prima che riesca a premere play. È un messaggio vocale, di Kai. Minho alza un sopracciglio premendo play per ascoltarlo, visto che il migliore amico di Taemin raramente gli manda messaggi, e sa che si stanno preparando per il comeback, quindi dovrebbero avere a mala pena il tempo per respirare.
“Hey, hyung, senti, non dovrei dirti nulla, ma Taemin ha deciso di farti una sorpresa e dopo le prove viene da te. Siccome si sta, tipo, letteralmente aprendo il culo per riuscirci, non vorrei che tu invece volessi uscire ad ubriacarti e poi lui non ti trovasse. Perché nel caso dovrei ucciderti. E niente. Complimenti per il tuo test, comunque, Taemin mi ha detto che è andato bene.”
Kim Jong-In, aka Kai, è così: strafottente, maleducato e protettivo nei confronti di Taemin. La prima volta che si sono incontrati Minho l'ha quasi preso a pugni, ma alla fine l'altro ragazzo gli ha dato la sua sacra approvazione ed hanno smesso di abbaiarsi a vicenda. Minho è contento che Taemin abbia qualcuno come Kai al fianco, nella sua vita quotidiana, perché è sicuro che darebbe una gamba per lui.
E quindi con le farfalle nello stomaco preme play e si mette comodo per una maratona di cartoni animati finché non arriverà Taemin.
*
Quando
sente bussare alla porta lo stomaco fa una giravolta. Preme la barra
dello spazio per mettere in pausa l'episodio che guardava in
streaming, si alza di fretta e apre senza neanche chiedere chi
è. Ed
è lui. Minho sorride come un ebete,
Taemin entra in fretta
passando sotto al suo braccio.
-Be',
non dici nulla?- Taemin lo guarda, con entrambie le soppracciglia
alzate.
-Cosa
sono quei capelli?- anche Minho ha alzato entrambe le sopracciglia, e
lo guarda tra il meravigliato e il divertito, improvvisamente
dimentico di tutte le cose riguardanti la sua mattinata che non
vedeva l'ora di raccontare al suo ragazzo.
Taemin
non è più biondo da un po', ma ora
ha i capelli
castani lunghi il doppio dell'ultima volta che l'ha visto, dalla
quale non era decisamente passato abbastanza tempo perché
crescessero così tanto.
Il
minore increspa un po' le labbra, indispettito: -Non mi guardare
così, eh! Fa parte del concept per il comeback!- poi
aggiunge,
imbronciato -non ti piacciono, vero? Sembro una ragazzina! Mi
dovrebbero prendere nelle F(x)-.
Minho scoppia a ridere e gli va
incontro -Ma smettila, mi piacerai anche con i capelli rasati per il
servizio militare, e credo che i tuoi fan la pensino come me-, gli
accarezza una guancia morbida e poi infila le dita tra i suoi
capelli, scendendo sulla nuca sente l'attaccatura delle extension,
stringe delicatamente il pungo introno alle ciocche e sorride
malizioso.
-Sai, potrebbero essere anche abbastanza eccitanti...
da tirare in certi momenti-.
Taemin sbuffa una risata e gli
morde lievemente un guancia: -Magari dopo vediamo-, si allontana da
lui andandosi a sedere su una delle due uniche sedie presenti
nell'appartamento, -ora devi raccontarmi tutto
quello che è
successo oggi!- dice sbattendosi i palmi sulle cosce per dare
risolutezza al suo imperattivo.
Minho
sospira alzando gli occhi al cielo, come se gli dispiacesse, e
comincia a raccontare tutto, incalzato da Taemin
che chiede i
dettagli, fa battute che li fanno scoppiare a ridere entrambi e, alla
fine, dopo che uno scoppio di ilarità particolarmente forte
si
spegne, Taemin lo sta guardando con quello sguardo: quel piccolo
sorriso che fa qualche volta, molto raramente, che lo fa apparire
così maturo, vecchio e solido come uno scoglio in mezzo al
mare.
-Che
c'è?- chiede Minho, ancora con le lacrime agli occhi,
sentendosi un
po' in imbarazzo.
Taemin
continua a sorridere, si alza dalla sedia e si avvicina a Minho senza
dire niente. Si siede a cavalcioni sulle gambe del moro, posa una
mano sulla sua nuca e lo fissa dritto negli occhi: -Io lo sapevo che
ce l'avresti fatta-.
Non
è una frase di circostanza, e Minho lo sa. Taemin
è la persona che
ha creduto in lui più di tutti. Non che le altre persone
importanti
della sua vita non credessero in lui, ma forse, a furia di ripeter
loro che non ce la poteva fare, anche loro, sotto sotto, avevano
finito per crederci.
-Grazie.
Io... non ce l'avrei fatta senza di te-, e neanche questa è
una
frase di circostanza.
Il
sorriso di Taemin si fa più grande, perde la sua
serietà e Minho
ricambia sporgendosi in avanti per premere le sue labbra su quelle
del proprio ragazzo, chiedendosi, nel momento in cui le sente
così
meravigliosamente morbide e piene contro le proprie, perché
abbiano
perso del tempo a parlare quando potevano fare quello.
Lo
bacia lentamente, e la mente si svuota mentre preme le labbra su
quelle morbide e piene di Taemin. Averlo più vicino gli fa
male, si
domanda come ha fatto a sopportare di averlo lontano per mesi quando,
ora, se non riesce a vederlo per una settimana, sente nello stomaco
la stretta della sua mancanza quando guarda fuori dalla finestra o
ride da solo per un programma tv.
Minho
non è un ragazzo solitario, è cresciuto con una
sorella rompiballe
che invadeva la sua privacy, un migliore amico che se avesse preso
domicilio in casa sua non sarebbe cambiato molto e poi Jun, che
spuntava quando meno te lo aspettavi, e solitamente quando avevi
bisogno di qualcuno. Non è mai stato Mr Simpatia, prima
troppo
impegnato a dare il meglio per fare amicizia con i ragazzi che lo
guardavano sempre con un velo di invidia dietro gli occhi sorridenti,
e poi troppo arrabbiato e deluso dalla vita per dare fiducia a
qualcuno abbastanza da avvicinarglisi. Key a differenza sua era
sempre stato aperto alle nuove amicizie, perché riusciva a
trovare
il giusto equilibrio nelle relazioni, senza buttarsi a capofitto
dentro queste, rischiando di affogarci, ma entrandoci lentamente,
come si fa quando l’oceano è freddo. Minho ha
sempre guardato il
nuovo come un gatto impaurito che rizza il pelo e gli soffia contro,
così aveva fatto anche con Taemin.
Infila
le mani fredde e un po’ umide -perché fino a poco
prima
stringevano un bicchiere di acqua gelata- dentro la maglietta
dell'altro ragazzo, e le adagia sulla pelle calda della schiena, la
punta del medio e dell’indice che si infila appena sotto la
vita
dei jeans e i pollici che accarezzano le ossa sporgenti del bacino.
Taemin rabbrividisce per il freddo e ridacchia un “stronzo”
contro la bocca di Minho, ma altre potreste muoiono quando il
moro afferra tra i denti il labbro inferiore del minore, stringendo
abbastanza da far sembrare la stretta un morso, ma non abbastanza da
fargli male, e lo succhia nella propria bocca. Le mani di Taemin si
stringono sul suo petto, i polpastrelli affondano appena nei
pettorali, e i loro occhi si incontrano, mezzi chiusi, e le labbra si
incurvano appena all'insù. Minho lascia andare il labbro di
Taemin e
quest’ultimo preme ancora le loro labbra in un bacio a stampo.
Poi
la pancia di Taemin brontola in maniera imbarazzante.
Minho
lo guarda severo: -Hai mangiato oggi?- non sarebbe la prima volta che
l'altro si dimentica di mangiare, durante una giornata impegnativa.
Taemin
stringe le labbra imbarazzato e si aspetta la strigliata -Alle 11 e
mezza, alla pausa....-
Minho
sospira e sa che arrabbiarsi non servirebbe a nulla.
-Dai
spostati, di preparo qualcosa- riempire quella pancia magra invece
sì.
In
realtà in frigo non ha più praticamente niente,
giusto uno yogurt e
tre uova.
-Ti
va una frittata?-
-È okay-
Taemin
scolla le spalle e si siede comodo, mentre Minho prende una pentola e
accende il fuoco. Per qualche motivo casa di Minho gli piace davvero
tanto: la mattina si vede l'alba dalle finestre strette che
percorrono tutta la lunghezza della parete sinistra e gli viene
voglia di rintanarsi sotto le coperte, chiacchierare, bere, cucinare
e fare l'amore. È una casa così intima e per una
qualche ragione la
sente loro. Una zona franca tra i loro due mondi.
Una zona
franca tra il mondo di Raggio di Sole e quello di Taemin. Un posto
dove può uscire dal suo mondo e sentirsi comunque ancora
addosso la
spossatezza appagante di una giornata di prove, la gola che brucia,
le gambe dolenti. Gli piace.
Poggia
il mento sul palmo della mano, e concentra la sua attenzione su
Minho: ha i pantaloncini da ginnastica che lasciano scoperte la
maggior parte delle gambe magre, pelose, come raramente se ne vedono
tra gli idol, ma che gli piacciono così. Sono delle gambe
davvero
maschili. Ha una maglietta bianca stropicciata e i capelli
disordinati, le punte che vanno in posti disparati. Gli piace vederlo
così, ovviamente mentirebbe se dicesse che non gli piace
vederlo in
tiro, con i jeans stretti e la camicia sagomata.
Ma quando non
vede così non può fare a meno di pensare a--
-
A che pensi?- domanda Minho, vedendolo assorto.
-Alla
prima volta-.
Minho
non ha bisogno di chiedere a cosa si riferisca, è implicito
nella
sfumatura della sua voce che stia parlando della prima volta che
l'hanno fatto – Sembra una vita fa...-
-Sembra
una vita e sembra un attimo. E' passato meno di un anno, alla fine-
E
Minho realizza solo in quel momento una cosa: -E' passato
più di un
anno dalla prima volta che ci siamo baciati!- lo urla quasi, sembra
sconvolto, la bocca rimane aperta.
Taemin
ride, si alza dalla sedia e lo raggiunge ai fornelli.
-Cos'è, volevi
festeggiare l'anniversario? -
Gli toglie il mestolo di legno
dalle mani, perché ha perso completamente d'occhio le uova e
si
stanno già attaccando al fondo rovinato della padella
antiaderente.
-Forse
l'abbiamo fatto, non ricordo se ci siamo visti quel giorno- Minho
alza le spalle, si posiziona dietro Taemin e gli circonda il torace
con le braccia, poggiando le mani sulla sua pancia piatta.
-Più
di un anno che ti sopporto-, scherza l'idol
-Più
di un anno che fai il miglior sesso della tua vita- Minho lascia un
bacio sul suo collo lungo, in quella porzione di pelle dietro
l'orecchio che ha imparato a conoscere bene, e che fa rabbrividire
Taemin e ricopre la sua epidermide di una leggera pelle d'oca.
Taemin
si gode il piccolo bacio e poi cerca di intercettare lo sguardo
dell'altro, alzando le sopracciglia in uno sguardo scettico.
Minho
lo pizzica sui fianchi facendolo sobbalzare -Ah, perché, non
è
così?-
Taemin
ride e si dimena, cercando di sfuggire a quelle mani, senza
impegnarcisi troppo.
-Dai,
sì- ammette infine, senza fiato, ed i suoi occhi sono ancora
velari
dall'ilarità, ma son sinceri. -Ti ricordi la prima volta?-
Minho
lo stringe di nuovo, Taemin spegne il fornello.
-Certo
che sì-
L'idol
si lascia andare all'indietro, poggia la schiena contro il petto del
moro ed abbandona la testa sulla sua spalla, abbandonando parte del
suo peso sul corpo dell'altro. Minho si china, cerca di baciargli il
collo, da quella inclinazione non riesce, ed ora ci sono anche tutti
quei capelli che intralciano. Abbandona la pancia di Taemin con una
mano e la infila tra le ciocche nocciola, spostandole per scoprire le
pelle e spingendo il collo a reclinarsi per lasciala maggiormente
esposta. Ora le sue labbra riescono a trovare la loro strada per
posarsi lievi in una scia di baci, su e giù, confusi,
sconnessi,
ipnotici.
-Eravamo
così in imbarazzo- ricorda Taemin, sorridendo, mentre si
gode quelle
coccole, e sente quella familiare sensazione al basso ventre, che non
riesce a descrivere, ma che sa che vuol dire che continuando di quel
passo di lì a poco avrà un tremenda voglia di
sentirlo dentro. -io
sentivo un sacco la tensione. Erano mesi che ne parlavamo. Cazzo,
erano mesi che ci mandavamo messaggi osceni. Io ero lì solo
per
quello, solo per te, e tu lo sapevi-- -
Minho
soffia contro il suo orecchio, facendo rabbrividire Taemin che si
deve interrompere, perché un sospiro tremulo lascia il suo
copro e
per una frazione di secondo deve ricordarsi come
respirare.
-Se
ci penso mi sento così scemo, anche se comunque è
stato pure
romantico, durante la prima nevicata dell'anno. Non facevo altro che
ridere, mi faceva tutto il solletico, tu eri così silenzioso
e mi
mettevi in soggezione...- Taemin continua a parlare
Gli
piace parlare in certi momenti -gli piace parlare durante il sesso.
Non a sproposito: gli piace che Minho gli dica esattamente cosa vuole
e come lo vuole e gli piace dirlo, gli piace ansimare, gemere,
imprecare. A Minho piace guardarlo mentre geme e si contorce per il
piacere, sotto i suoi tocchi, gli piace ammirarlo in silenzio. Ma
hanno trovato un buon compromesso tra le due cose, dopo poco tempo-.
Minho
infila la mano sinistra sotto la maglietta dell'idol e traccia una
lunga linea orizzontale, con la punta delle dita, fantasma, lungo il
lembo di pelle tra l'ombelico e l'elastico dei boxer di marca che
spunta dai pantaloni a vita bassa. Taemin trattiene il respiro per
una frazione di secondo, portando indentro la pancia, e il bacino si
spinge all'indietro -scontrandosi subito con quello di Minho- in un
tentativo inconscio di sottrarre la palle alla stimolazione che il
suo cervello non è riuscito ancora a catalogare come
piacevole o
meno. A Minho piace torturalo così, e ridacchia contro il
suo collo.
-Il
solletico così?- domanda impertinente, ripercorrendo al
contrario il
movimento delle dita.
Taemin
si gira in quell'abbraccio e lo guarda dritto negli occhi:
-Sì, il
solletico così...-
Sorride
inclinando la testa, ed è un tipo di sorriso che si
è dovuto
allenare a fare davanti allo specchio, per far urlare le fan,
perché
altrimenti non sarebbe mai stato suo, ma fa un certo effetto anche su
Minho e in questi momenti gli piace giocare. Porta una mano sulla
nuca nel più grande, immergendola nei capelli scuri, sente
l'attaccatura bagnata di sudore, e preme leggermente perché
Minho
abbassi la testa per poggiare la fronte sulla sua. La loro pelle
è
sudata ed appicicaticcia a causa dell'umidità estiva che
entra dalla
finestra aperta, ma neanche ci pensa.
Taemin
sospira direttamente sulle labbra lucide di saliva di Minho: -Ma poi
me lo hai preso in bocca... e non ho avuto più nulla da
ridere-.
Minho
chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore perché
Taemin che
dice le porcherie glielo fa venire duro, da morire. Dietro le
palpebre vede quella sera di inizio gennaio: i capelli ancora biondi
di Taemin sparsi sulla federa borgogna e i tratti del suo viso
distorti dal piacere. L'aveva guardato rapito, spingendosi dentro di
lui non tanto per goderne quanto per vedere l'espressione sul suo
volto cambiare, per sentire i gemiti, il suo nome ansimato. Voleva
fare scorta di quelle immagini per l'inverno, freddo a causa nella
mancanza del calore del corpo dell'altro.
Quando
riapre gli occhi neri sono profondi come abissi, Taemin sa che non si
gioca più e ne è felice. Si tuffa a capofitto in
quegli abissi,
naufragando nella profondità della sua bocca, le lingue in
tempesta
e del porto non gliene frega niente. Ma il bacio comunque finisce, e
rimangono fermi per qualche secondo, stretti l'uno all'altro, i nasi
che si sfiorano, e riprendono fiato. Sulle labbra umide e pulsanti i
loro sospiri profondi hanno il retrogusto di quello che
verrà dopo.
-Sdraiati-,
sussurra Taemin, spingendo con l'indice premuto al centro del petto
Minho.
Minho
accenna un sorriso interessato ed arretra verso il letto, trascinando
con se Taemin per la maglietta. Quando sente il materasso scontrarsi
con i polpacci si toglie la maglia, continuando a guardare l'idol
negli occhi, mostrando il suo petto tonico ma non più tanto
abbronzato.
-Sdraiati-,
ordina ancora l'altro ragazzo, spingendolo giù con la mano
aperta
sul petto.
Minho
obbedisce, di sdraia sul materasso, piega le braccia dietro la testa
mettendosi comodo. Taemin
lo osserva, i suoi occhi vagano dalla testa ai piedi del ragazzo e un
sorriso che, questa volta, non ha nulla di malizioso gli incurva le
labbra. Minho
è davvero
bello. Qualche volta se ne rende conto davvero.
-Cosa
è quella faccia?- domanda il moro, sorridendo a sua volta.
Taemin
scuote la testa, rifiutandosi di rispondere, e si sfila la maglietta
gettandola in un angolo del letto. Si
slaccia
anche
i pantaloni stretti, che Minho odia perché è
sempre difficile
toglierli, li fa calare lungo le cosce e poi li scalcia via
lasciandoli a terra.
-A che pensi?- domanda a Minho, salendo sul
letto e mettendosi a cavalcioni sul suo bacino.
Minho posa le mani
sui suoi fianchi, sopra il tessuto dei boxer e stringe appena,
affondando le dita nelle natiche piccole e morbide. Taemin si sporge
sul suo viso, rimandendo a poca distanza da esso, gli occhi negli
occhi, i suoi capelli che cadono a solleticare la pelle della fronte
e delle guance del maggiore.
-Mh, a che pensi?- ribadisce la
domanda, muovendo la testa a destra e a sinistra per far strusciare i
loro nasi.
-Che
sei brutto,- sussurra Minho, e sulla bocca di Taemin si apre un
sorriso.
-Anche tu sei brutto,- bisbiglia il minore prima baciarlo
sulla bocca: labbra aperte
e
umide che si premono
intense.
-Sei
brutto da morire,- gli dice ancora,
quando il bacio si
interrompe, guardandolo negli occhi, per poi stampargli un bacio sul
naso, uno sulla guancia e tirargli leggermente i capelli corti per
fargli inclinare il viso verso destra, in modo tale che possa
dedicarsi al suo collo liberamente.
Minho chiude gli occhi e si
lascia andare al tocco di quelle labbra estremamente morbide e umide
sul collo, che si premono sulla sua pelle senza logica, lentamente,
accompagnate da qualche guizzo di lingua. La mano di Taemin gli
accarezza la striscia di pelle sotto l’ombelico, lentamente,
anche
questa disegnando percorsi immaginari e casuali, se non fosse per il
soffermarsi delle dita tra la striscia di peli che finisce dentro le
mutande, ogni volta che ci passano. E’ sempre lo stesso
gioco,
Minho sa come finirà e mentre il suo respiro si fa
impercettibilmente più pesante già pregusta
ciò che verrà dopo.
E
dopo vengono ansimi, mani che si cercano, intimità, sudore
che
gocciola; vengono sorrisi, baci, denti e unghie, lingue; vengono
spinte, calore, gemiti, dita che stringono tra le ciocche di capelli,
e dopo viene tutto quello a cui pensano la notte, quando son da soli.
E dopo viene tutto quello di cui hanno bisogno.
*
Il
letto di Minho è troppo piccolo per tutti e due, sopratutto
a causa
della tendenza di Taemin a mettersi in obliquo occupandolo tutto, e
ancor di più nelle notti d'estate in cui si svegliano madidi
di
sudore se dormono abbracciati, ma in questo momento, con la coperta
ancora fresca sulla pelle e la spossatezza appagante dell'orgasmo
ancora addosso, non potrebbero essere più comodi.
-Sai
cosa penso?- sussurra Minho, accarezzando con la punta delle dita la
schiena candida e liscia di Taemin.
-
Che la materia strana generata da uno scontro di nuclei potrebbe
annichilire il mondo? - (le chiamate di Minho nell'ultimo mese di
studi erano state un po' tecniche)
-No,
a fare sesso in spiaggia. L'hai mai fatto?-
Taemin
ride, tirando su la testa in modo da poter guardare Minho in faccia.
-Certo,
non li hai visti i titoli sui giornali scandalistici? “Atti
osceni
in luogo pubblico” “Lee Taemin
omosessuale”-, scuote la testa,
-penso mi sarei ritrovato una bomba sotto casa, lettere minatore fino
alla fine dei miei giorni e mi sarei dovuto rasare la testa per
chiedere perdono allo stato coreano come ha fatto quella idol
giapponese-
-L'estate
prossima lo facciamo-, Minho lo guarda negli occhi, serio.
-Ma
hai sentito quello che ti ho detto?-
-Dai,
di notte, in acqua, non ti va?-
Taemin
lo guarda, gli occhi di Minho stanno brillando, fissi nei suoi.
-Non
so se è una buona idea...- in realtà gli va e
come.
Vorrebbe
farlo con Minho ovunque. Vorrebbe fare con Minho tutto ciò
che non
ha mai fatto.
-Nudi
nell'oceano nero, a mezza notte, non sarebbe bello fare l'amore
immersi nella luce della luna?-
Non
usano mai il termine “fare l'amore”, è
troppo da romanzetto
rosa, ma questa volta, anziché far ridere Taemin, la parola,
accarezzata dalla voce di Minho, lo colpisce direttamente nelle
budella. Abbassa la testa, poggiando la fronte sul petto del moro,
perché ha paura di essere arrossito, o qualcos'altro di
ugualmente
ridicolo.
-Va
bene- borbotta, la voce strozzata dalla posizione scomoda in cui ha
piegato la testa.
Minho
lo afferra per le spalle -Non ho capito-, incalza.
-Ho
detto che va bene!-
Minho
lo spinge di peso via da sé, e senza alcuna leggiadria si
sposta,
facendo scricchiolare le doghe in maniera inquietante, per sedersi
sul bacino dell'idol.
-Promettimelo-.
Minho
guarda Taemin fisso negli occhi, di nuovo, le sue mani ruvide
scendono dalle spalle lungo le braccia, per incontrare le mani
dell'altro ragazzo ed intrecciare le loro dita.
Taemin
distoglie lo sguardo, un po' in imbarazzo, e lo concentra sulle
labbra dell'altro, che sono ancora umide, rosse e gonfie per i loro
baci.
Prende
un mezzo respiro prima di parlare, perché le loro non sono
parole al
vento: -Te lo prometto-, afferma serio, puntando nuovamente lo
sguardo in quello di Minho, che non ha smesso di cercare i suoi
occhi.
E
loro vanno avanti così, la loro relazione si scandisce a
promesse da
mantenere, e si fidano ciecamente, perché altro non hanno e
se ci
pensano è come un tuffo sott'acqua: stai risalendo, vedi la
luce ma
l'aria ti manca e per un attimo pensi “io muoio
qui”, ma comunque
continui a nuotare.
-Grazie-,
dice semplicemente Minho, suggellando quella nuova promessa con un
bacio.
-Devo
mettere la sveglia, non farmi addormentare.- sussurra Taemin, senza
aprire gli occhi, mentre Minho gli accarezza i capelli, come se
fossero il pelo di un gatto.
-Non hai neanche mangiato, vuoi
qualcosa?-
Taemin annuisce pigramente e Minho gli stampa un bacino
sulla testa prima di alzarsi e travasare la frittata, ormai fredda,
su un piatto. Si siede sul bordo del materasso ed e osserva Taemin,
ancora nudo, che si riposa con gli occhi placidamente chiusi.
Più il tempo passa, più trova i difetti nel viso
apparentemente
perfetto di Taemin, più lo trova bellissimo.
-Hey, ciccione, apri
la bocca-, taglia con le dita un pezzo di frittata e lo passa sotto
il naso di Taemin, che respira profondamente e poi spalanca la bocca,
tenendo sempre ghi occhi chiusi.
Minho
lo imbocca finché il piatto non è vuoto, in poco
tempo, visto che
la porzione era per una persona.
-La sveglia...- sussurra Taemin,
e dalla sua voce si percepisce la stanchezza che ha addosso.
-Per
che ora?- domanda , recuperando il proprio cellulare.
-Per le
cinque-.
È già mezzanotte meno un quarto. Gli occhi di
Minho si
fanno improvvisamente lucidi. Taemin è lì per
lui, dopo una
giornata stressante, sacrificando prezioso tempo prima di un'altra
giornata stressante. Ha un fiume di parole di gratitudine che gli
sgorgano direttamente dal cuore, ma che gli muoiono in gola in
maniera quasi dolorosa. In realtà non trova le parole adatte
per
dire grazie per quel sacrificio, che sembra piccolo ma in
realtà sa
bene quanto sia immenso. Quindi non dice nulla. Imposta la sveglia,
il telefono lo avverte che mancano 5 ore e 15 minuti prima che essa
suoni e lui si sente in colpa per aver tenuto sveglio Taemin fino a
quell'ora. Si rinfila a letto ed entrambi si agitano un po' per
trovare una posizione comoda: stanno su un fianco e il suo petto
è
contro la schiena di Taemin e le sue braccia che se lo stringono
contro. È strano il bisogno che sente delle volte, si
potrebbe dire
fisiologico, di stringerlo forte, fino a fargli un
po' male.
Taemin odora di sudore e shampoo, Minho affonda il viso nei suoi
capelli lunghi e vorrebbe che si sciogliesse sotto le sue dita come
acqua, per tuffarcisi dentro e annegare, per non tornare più
a
galla, mai più.
-Parliamo?- sussurra Taemin.
-E' tardi, devi
dormire Raggio di sole-.
-Allora parlami tu...-
Minho sospira
appena e comincia a parlare, bisbigliando. Gli racconta quelle cose
stupide che prima non gli ha detto, come dei peli del naso che aveva
il professore che gli ha passato il test, che sembravano tipo la
foresta di Narnia, e dell'uomo che è salito sul pullman con
la busta
di pesce, quando stava tornando, e dei gattini che ci sono nel
giardinetto del condominio poco più giù nella sua
strada. Mentre
gli parla di queste cose, spesso in modo sconnesso perché
anche lui
comincia ad essere assonnato, Taemin sorride e pensa qualche
risposta, troppo stanco per formularla, prima di scivolare nel sonno,
ancora sorridente, cullato dai sussurri di Minho. L'indomani lo
aspetta una giornata pesante, ma di andare lì quella sera
n'è valsa
la pena anche solo per il sorriso che ha illuminato il volto di Minho
quando gli ha detto che probabilmente il test è andato bene;
la
sensazione di calda felicità ed orgoglio che gli ha invaso
il petto
è stata abbastanza da ripagare il sacrificio. Sapere che
Minho ha
finalmente preso in mano la penna e si è deciso a scrivere
da solo
il suo futuro è valsa la pena. Alla fine è questo
l'amore, volere
la felicità dell'altro e voler condividere la propria, di
felicità,
con l'altro. Niente di più semplice. E da questo ne deriva
tutto il
resto.
Minho ha lasciato la sua casa, la sua famiglia, ha lasciato
se stesso, per il suo Raggio di Sole, grazie al suo
Raggio di
Sole. Taemin mette da parte un po' della sua vita per Minho e trova
quella speciale felicità che gli applausi non danno. E ne
vale la
pena: Ne vale la pena per gli abbracci, ne vale la pena per i
sorrisi, per il sesso, per gli sguardi, per le parole, per i litigi.
E vada come vada, non penseranno mai che in realtà non ne
sia valsa
la pena.
Note finali (leggetemi sproloquiare ancora un po', please):
Ho cominciato
questa fic in quarta superiore, ed ora mi sto per laureare. Quando ho
cominciato a scriverla c'era moltissimo di me dentro, e anche delle
persone a me più vicine, questa fic per me è come
un vecchio album di fotografie, ci ritrovo i miei amici e i bei
momenti, dentro. Devo essere sincera, questa è la
fine che avevo progettato quando ho cominciato a scrivere, ma non
è la fine che mi rappresenta adesso ed ho trovato ostico
buttarla fuori. Era giusto che finisse come doveva fare dall'inizio,
però.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, quelle che hanno
lasciato una traccia del loro passaggio e soprattutto quelle che hanno
commentato. Il fandom degli SHINee, questa fic e le autrici
meravigliose che ho conosciuto qui, mi hanno aiutato tantissimo a
crescere dal punto di vista letterario. Durante quest'anno ho avuto dei
meravigliosi successi nel campo della scrittura creativa, e se sono
arrivata ad avere queste piccole gioie è anche grazie al
supporto che ho avuto qui. Grazie ancora, davvero, a tutti.
La mia vita è cambiata così tanto che con la
metà delle persone che dovevo ringraziare nel capitolo
finale, non ne fanno più parte. Mi rattrista un po', ma
è la vita, e va bene così alla fine.
Avrei voluto rigraziare quella che era la mia compagna di banco,
perché c'era sempre quando mi serviva sostegno per plottare;
e eos_92, il cui esempio mi ha fatto crescere esponenzialmente in poco
tempo, mi ha aiutato a crearmi uno stile e mi ha fatto capire il reale
potenziale di una fanfic (se leggi batti un colpo, pls).
Chi è rimasto è Bobby... la mia beta, il mio Jun,
la mia quasi poetessa.
E soprattutto, dall'altra parte de mondo, chi è rimasto
è A. L'altra metà della mia anima. Tutto quello
che sono e tutto quello che scorre nelle mie vene. Grazie di tutto, e
letteralmente: grazie di esistere. Se OC ha visto la fine è
solo per te.
Postare l'ultimo capitolo di OW per me vuol dire finire per la prima
volta in vita mia una longfic, è un po' come dire "non
è mai troppo tardi". Non sto finendo solo una stupida fanfic
oggi, sto chiudendo un capitolo della mia vita.
Spero che questo viaggio un poco vi abbia fatto emozionare.
Vi prego,
lasciate un segno del vostro passaggio, è dal 2013 che non
provo l'ebrezza di ricevere una recensione su EFP, ahahahahaha.