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Autore: Charlie_Rock    08/11/2017    4 recensioni
''È perfetto'', pensa Taemin ''È perfetto, è il momento.'' pensa, avvicinandosi impercettibilmente.
Minho se ne accorge, e non si allontana, spalanca gli occhi e la sua mente va in blackout. Taemin si avvicina ancora, e Minho non fugge ma fissa le sue labbra, allora l’idol chiude gli occhi -il cuore che batte nel petto così freneticamente da far tremare le ciglia- e socchiude appena le labbra per rilasciare il respiro che aveva intrappolato in gola fino a quel momento. Mai in tutta la sua vita ha sentito nello stomaco un groviglio così denso di emozioni, neppure la prima volta che ha fatto sesso. Il sospiro dolce di cioccolato di Taemin si infrange sul viso di Minho, facendolo quasi rabbrividire d’aspettativa. Un leggero rossore colora le guance di Taemin e Minho si perde ancora a guardare il suo viso, che non ha mai visto così da vicino e che gli fa salire il cuore in gola. Il tempo sembra fermarsi e Minho accarezza dolcemente la guancia di Taemin con il pollice. E si avvicina ancora.
''Potrebbe essere l’ultima occasione.''
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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il tempo

Parte: 5 di 5
Personaggi: Lee Taemin, Choi Minho, Kim 'Key' Kibum, Kim Jonghyun, (nominato Lee 'Onew' Jinki), con la partecipazione speciale di Kai degli EXO e di un adorabile personaggio originale che prende le sembranze di Jun Matsumoto (biondo).
Pairing: 2min, JongKey
Warning: Slash, AU
Beta: Nessuno questa volta, abbiate pena di me
Note: Mi dispiace immensamente per lo stratosferico ritardo con cui arriva questo capitolo, sono tipo 5 mesi e non so quanti giorni che non posto... -- Ah, no quello era il capitolo 4, postato quattro anni fa, ops. Ci sarà ancora qualcuno nel fandom che si ricorda di questa fic? Lo spero, e spero possa appassionare anche qualche nuova recluta. Bando alle ciance, ho aspettato già abbastanza prima di postare. Buona lettura!









Epilogo - Il tempo che passa.

Minho dorme avvolto in un morbido piumoncino bianco. La luce fredda del primo mattino brilla attraverso le finestre, perché, come suo solito, ha dimenticato di tirare le tende. Un fastidioso raggio cade proprio sulle sue palpebre facendogli dapprima arricciare il naso e strizzare gli occhi, e alla fine costringendolo ad aprirli. Sbatte le ciglia, visualizza il muro bianco davanti al proprio viso e per una frazione di secondo la sua mente è una tabula rasa; poi nota che il muro è perfettamente liscio, a differenza di quello della sua stanza, che è ruvido, e basta questo per fargli riattivare il cervello.
Afferra il cellulare, muovendo le mani alla cieca e così urtando una pila di libri e quaderni posta vicino a letto, sparpagliandoli sul pavimento. Guarda lo schermo con il terrore di non aver sentito la sveglia suonare, o di aver dimenticato di impostarla, e di essere per qualche motivo già in ritardo con la tabella di marcia che si era imposto di seguire. Ma sullo schermo nero spiccano i numeri bianchi “06:01” e questo basta a frenare la corsa del cuore che stava già cominciando a martellargli nel petto: la sveglia è impostata per le sei e mezza. Con un sospiro ricade supino sul letto, infilando le braccia nude sotto la coperta, perché all’aria del primo mattino si sono già coperte di una leggera pelle d'oca.
Benché non sia di certo un ragazzo mattiniero gli piace l’ora tra le sei e le sette, in cui la luce è fredda e chiara e stare dentro il morbido letto diventa un piacere; ma lo stomaco gli si stringe dopo pochi minuti e il cervello non accenna ad assopirsi ancora e comincia a macinare le formule e i numeri che ha letto fino allo sfinimento in questi ultimi mesi, mentre si preparava per il test. Gli occhi di Minho, dalla luce un po' angosciata, si spalancano nuovamente e afferra da terra uno dei libri dall’aria ingiallita. Comincia a sfogliarlo, rassegnato all'idea di non poter ricevere, da se stesso, un attimo di tranquillità in più. Ripete a mezza voce frasi a metà, e parole che paiono a caso, giusto un accenno ai concetti che sente di dover ripassare prima del test d'ingresso alla Facoltà di Fisica di Seul che dovrà sostenere quella mattina.
Se Taemin lo vedesse adesso gli darebbe uno scappellotto in fronte, togliendogli il libro dalle mani; si siederebbe sulle sue cosce e lo bacerebbe fino a fargli dimenticare i libri, la fisica, l'ansia, la sveglia, e se continuasse abbastanza a lungo Minho potrebbe dimenticare anche il test, il futuro, il mare, la vita, l'universo. Le labbra di Taemin fanno questo effetto. Anche adesso, il pensiero di quelle labbra -un po’ secche, come sono sempre alla mattina, ma morbide come se fosse un invito a morderle- spiana la ruga tra le sue sopracciglia, che non si era neppure accorto di aver aggrottato.

Dopo che la sveglia effettivamente suona, lascia cadere il libro sul pavimento e si alza, ancora avvolto nel piumone, per fare colazione. Apre la finestra più vicina, dalla quale vede i tetti di Seul fino all'orizzonte e il cielo azzurro screziato di rade nuvole bianche, lunghe e vaporose. Infila una tazza di latte nel microonde, imposta il timer ad un minuto e mezzo e lo avvia, poggiandosi con il fondoschiena contro il piano cottura. Guarda il suo monolocale, una di quelle piccole soffitte appollaiate sul terrazzo dei palazzi un po’ fuori dal centro di Seul: il massimo che si è potuto permettere con i soldi racimolati lavorando part-time nell’ultimo anno, senza gravare troppo sui risparmi familiari e ovviamente senza accettare nulla da Taemin, benché questi abbia insistito più di una volta per prestargli dei soldi.
È piccolo, ma gli piace, lo fa sentire meno solo, perché in fin dei conti stare lontano dalla propria famiglia e dai propri amici un po’ gli pesa, soprattutto contando che Taemin è poco presente. È stupido, lo sa, ma quando si è trasferito una parte di lui molto infantile credeva che, stando nella stessa città, sarebbero potuti essere una coppia un po’ più normale e vedersi quasi frequentemente, ma non aveva messo in conto gli impegni di entrambi. Non ha mai pensato di dar voce a questi pensieri, comunque, perché conosce i salti mortali che fa Taemin per permettere loro passare insieme qualche ritaglio di tempo, anche quando di tempo in realtà non ne ha. Minho lo ringrazia spesso per questo e Taemin solitamente ridacchia, gli dà un pugno e risponde “lo faccio per me, non per te, cosa credi?”, ma entrambi sanno che non è del tutto vero.
La sua stanza è davvero un casino: sul tavolinetto basso c’è il computer ancora aperto, ma almeno spento, e alcune ciotole finite di ramen istantaneo puzzano la stanza di frutti di mare e kimchi; sul comò sono accatastati dei vestiti e Minho non si ricorda più se sono quelli che ha lavato la settimana prima o sono sporchi -ormai, comunque, per tutte le volte che gli sono caduti a terra sicuramente sono da lavare in ogni caso-; libri, quaderni e fogli sono sparsi ovunque sul pavimento, assieme a matite, penne e pennarelli, gli piacerebbe riuscire ad individuare anche la propria calcolatrice ma, maledizione a sé, dopo aver fatto l’ultimo esercizio, ieri notte, non si ricorda dove l’abbia messa. Durante la notte si è agitato così tanto che è riuscito a strappare via dal materasso il lenzuolo e, sinceramente, se qualcuno odorasse le sue lenzuola penserebbe siano decisamente da cambiare.
Il bip bip del forno a microonde fa leggermente sussultare Minho, che si era perso nei propri pensieri, aiutato dal sonno che non ha ancora completamente abbandonato le sue sinapsi. Recupera la scodella e inala il profumo del latte caldo, e gli viene il desiderio, per cambiare, di berlo così, nudo, senza il cacao in polvere, quindi dalla piccola credenza sbilenca sopra i fornelli, prende solo lo zucchero e ne versa tre cucchiaini, mischiando lentamente.
Beve qualche breve sorso e cammina pigramente, spostando con i piedi gli oggetti buttati sul pavimento. Si siede sul tavolinetto, in un angolo libero da spazzatura, e guarda il muro bianco sopra il letto, dove ha appeso ad un filo delle foto: foto vecchie, foto nuove, quelle che aveva incorniciate nella sua stanza a Jeju, foto sceme, foto belle, foto della sua vita prima di Taemin e foto della sua vita dopo Taemin.
La foto preferita di Minho cattura un Taemin arruffato e castano -attuale colore dei suoi capelli- che dorme nel suo letto di Seoul, un braccio nudo esce dal piumone per abbracciare il cuscino, i lineamenti del volto rivelano l’aria rilassata, appagata e stanca, di chi ha appena fatto l’amore, ma questo forse Minho lo vede solo perché lo sa.
Ma anche la foto scattata la notte della cena d'addio, prima della partenza di Taemin da Jeju, gli piace particolarmente: ha appeso quella con Taemin preso alla sprovvista, con gli occhi spalancati e la bocca piegata in una smorfia che probabilmente era una parola a metà. Sullo sfondo si intravede il cupo verde del giardino e il chiarore delle lanterne appese agli alberi. Sa di estate e di casa e lascia dentro una malinconia leggera come il soffio del vento tra le foglie del ciliegio e soffice come la spuma bianca delle onde.

Poi squilla anche la seconda sveglia impostata -e la suoneria non è altro che Key che canta Kesha da sbronzo-, annunciandogli che sono le sette meno un quarto e non può più permettersi di sognare ad occhi aperti. Minho non spegne la sveglia perché, anche se non lo ammetterebbe mai davanti a Kibum, lo starnazzare ubriaco del suo amico lo mette di buon umore. Finisce la tazza in un sorso, sbrodolandosi di latte lungo il mento, e la poggia sul tavolino, poi si toglie di dosso il piumone, rabbrividendo quando l'epidermide nuda si scontra con l'aria fresca, e si toglie anche la maglietta, continuando a disseminare sul pavimento il restante del suo pigiama, fino alla doccia. Entra sotto il getto d'acqua calda, ogni cellula del proprio corpo in fermento, i muscoli tesi e la mascella stretta e lo stomaco dolorante tra l'euforia, l'adrenalina e qualcosa di simile al terrore.
Ieri Key gli ha domandato come ci si sentisse a realizzare i propri sogni, Minho ora crede che la risposta più appropriata sia “come appena usciti da una rissa”.


*


Sul bus tiene la tesa poggiata contro il vetro, guarda fuori dal finestrino sporco il paesaggio che scorre, le persone che camminano affaccendate, le vetrine dei negozi, i palazzi grigi, gli uffici, le piccole isole di verde lungo i marciapiedi. Il paesaggio di Seoul è così diverso da quello di Jeju, e Minho un po' si sente un animale in cattività. La notte il vento porta il boato delle automobili, non il rumore dell'oceano, le luci della città oscurano il lume delle stelle e anche la gente è più sbiadita.
Il cellulare vibra più volte, stretto nel suo pugno, e quando abbassa lo sguardo per leggere i messaggi il movimento del mezzo, sommato all'ansia che martella nelle tempie, gli fa salire una leggera nausea. Scorre i messaggi velocemente: Sono sua madre, sua sorella, Key –che gli ha mandato almeno tre messaggi di fila, cominciando con un “in culo alla balena (anche da parte di Jjong) per finire con “non farti prendere dal panico, ritardato, perché se non lo passi per questo ti stacco il pene e te lo faccio mangiare”-, e di Jun –che si è dilungato in una storia zen su monaci e campi fioriti di cui Minho sinceramente non ha capito un accidente- e poi quello di Taemin, che, finalmente, scioglie un poco la tensione e Minho smette di far tremare convulsamente la gamba e di stringere la mascella, che neanche si era accorto di aver contratto, e le labbra si incurvano leggermente nell'ombra di un sorriso.


From: Raggio di Sole.

Buuuuongiorno Hyung! :3
So che a quest’ora avrai già cominciato a cagarti addosso ma cerca di rilassarti. Hai studiato, sei pronto, sei intelligente (più o meno :P) e sono strasicuro che lo passerai, anzi, ci scommetto un pompino che ti piazzi anche bene in graduatoria.
Dacci dentro! Appena esci voglio sapere com’è andata!
Ti amo.

Scende dal pullman, la pensilina della sua fermata è proprio davanti ad uno degli ingressi del campus. Attraversa il grande cancello nero in ferro battuto e cerca di ricordarsi come si respira. Non ha mai provato un panico del genere prima, e non è molto sicuro di come riuscire a gestirlo. Prende qualche respiro profondo, cercando di assaporare l'aria nelle narici e convincendosi che stia arrivando anche ai polmoni. Se avesse compiuto quel passo in un altro momento, qualche anno prima, con l'aria che gli si blocca in gola e la voglia di vomitare, avrebbe sicuramente fatto un retrofront, spacciandolo per autoconservazione, perché stare così fisicamente male non avrebbe potuto portare a nulla di buono. Solo una scusa, come sempre. Stringe forte il telefono, ancora respirando profondamente con la bocca, pensa al messaggio di Taemin... e non scappa. Teamin crede sinceramente in lui e il pensiero di potercela fare sta cominciando ad entrargli in testa, almeno un po'.
Tira fuori dalla borsa a tracolla la cartina
e cerca l'aula del test.


*


Il campus universitario gli piace. È grande almeno quanto il paese dove abita suo fratello, se non anche di più, e gli imponenti edifici che lo compongono sono immersi nei prati e tra gli alberi. Lì dentro non si sente più a Seul, lì si sente a casa. Si è innamorato di quegli ampi viali lastricati, degli ombrosi angoli silenziosi dei prati, delle file imponenti di libri negli scaffali della biblioteca e dell'apparecchiatura del laboratorio -che comprende pezzi da museo caratterizzati da manovelle e color rame-. È stato il primo vero colpo di fulmine della sua vita: la scintilla è scoccata durante l'orientamento al quale ha partecipato a gennaio, insieme a Jun, che si è tolto la curiosità di seguire qualche lezione di filosofia e letteratura straniera.
Quel giorno aveva rischiato di perdersi , in quella immensa cittadella universitaria, ma alla fine era riuscito a trovare l'anfiteatro di fisica ed era rimasto intimidito ed elettrizzato dall'aula maestosa, con i suoi gradoni e i massicci banchi di legno. Il professore di fisica teorica spiegava con così tanta passione che sarebbe stato un piacere ascoltarlo anche senza capire i fitti simboli che alla fine delle due ore avevano riempito le quattro grandi lavagne poste dietro la cattedra. Che quello fosse il suo posto è stata un epifania arrivata durante la pausa a metà della lezione; è uscito fuori dalla porta antincendio, per prendere un po' d'aria, visto che il riscaldamento era troppo alto, ed ha ascoltato le discussioni attorno a lui: i ragazzi parlavano delle ore di laboratorio, commentavano la lezione, parlavano della sessione d'esame, dello studio in biblioteca, delle feste universitarie e lui ha capito chiaramente che voleva tutto questo. Costasse quel che costasse.

E adesso è lì: seduto nell'aula magna, insieme ad trecento altri candidati -se non si contano quelli smistati nelle altre aule-, con il test d'ingresso girato faccia in giù sul banco, i fogli protocollo timbrati riposti al fianco, la penna, la matita, la gomma, il righello, il temperino e la calcolatrice posti anch'essi ordinatamente sopra i fogli. Aspetta solo il via della commissione. Si passa una mano tra i capelli che gli irritano la fronte sudata e sbuffa, guardandosi intorno, per vedere a che punto sono con la consegna dei compiti.
-Che ansia, eh?- dice il ragazzo seduto di fianco a lui, quando casualmente intercetta il suo sguardo.
Minho gli sorride: -Già...- vorrebbe aggiungere qualcosa, per essere amichevole, ma riesce solo a pensare che ora i compiti stanno venendo consegnati alla penultima fila.
-Mi chiamo Lee Jung Hee, piacere di conoscerti-.
-Ah! Il piacere è mio! Choi Minho-.
Fanno un cenno d'inchino con la testa, sorridendosi e Minho si sente leggermente più a proprio agio. La commissione in quel momento discende la gradinata, il rumore sordo delle loro scarpe sul legno rimbomba nella grande stanza, e cala il silenzio tra i candidati. Quattro dei responsabili dell'aula si siedono dietro la cattedra, un quinto resta in piedi e guarda l'orologio.
-Sono le nove e un quarto, a mezzogiorno e un quarto dovrete consegnare tutti. Ora potere cominciare-.
-Buona fortuna-, sussurra Minho in direzione di Lee, affrettandosi a girare il foglio.
-Anche a te-.


*


Son passate le due quando Minho finalmente sale le scale del suo palazzo. L’adrenalina che l’ha caricato per le tre ore del test sembra essere stata drenata via tramite la penna, incisa sul foglio numero dopo numero, parola dopo parola, ed ora il ragazzo si sente sfinito e con la testa martellante. Come se fosse di ritorno da due ore di corsa, gli fanno anche male i muscoli e quasi trascina le gambe, aggrappato alla ringhiera. Sente due macchie umidicce di sudore sotto le ascelle e i capelli gli stanno facendo sudare la pelle del collo, non vede l’ora di spogliarsi e buttarsi sulle lenzuola, non tanto profumate, ma almeno fresche.
Ma è soddisfatto. Non vuole sapere nulla del test prima dei risultati ufficiali ed infatti è fuggito lontano dai gruppetti che si son formati davanti all’aula magna alla fine della prova, dove i candidati si scambiavano informazioni su questa e quest’altra domanda. Ormai ciò che è fatto è fatto, lui è convinto di averlo svolto bene e questo è ciò che basta. L’ansia tornerà poco prima della pubblicazione dei risultati, pensarci prima, sbatterci ancora la testa, è inutile.
Quando ha riacceso il telefono, ormai sul pullman, trova anche un messaggio della signora Lee, anche lei gli augurava buona fortuna e lo invitava a cena in settimana. Aveva inoltrato lo stesso messaggio a tutti -sua madre, sua sorella, Key, Jun, Taemin, la signora Lee, suo fratello,- “penso sia andato bene”, poi aveva chiuso gli occhi ed ha rischiato di perdere la sua fermata perché mezzo assopito.
Quando si chiude la porta alle spalle, fa cadere lo zaino a terra, si scalza le scarpe con i piedi e si sfila la maglietta, andando a chiudere le tende. Dopo essersi tolto anche i pantaloni si sdraia a letto, chiude gli occhi, affondando il viso nella federa che odora di shampoo e sudore e rilassa tutti i muscoli, ma la sua mente non vuole smettere di macinare formule e teoremi e dietro le palpebre vede il testo degli esercizi. Proprio quando pensa che non prenderà mai sonno la stanchezza prende il sopravvento e si addormenta improvvisamente.


*


Viene strappato via dal suo sonno profondo da un forte rumore inaspettato. Apre gli occhi di scatto, con una accennata tachicardia, e si guarda attorno confuso, gli occhi ancora appannati dal sonno. Gli ci vuole un po' prima di capire cosa sia quel rumore: è solo il suo telefono che squilla. Non si ricorda dove l'abbia buttato quando si è spogliato. Non ha voglia di alzarsi, la testa è ancora pesante di sonno e vorrebbe solo richiudere gli occhi, ma quell'aggeggio infernale non smette di suonare e Minho sa che se è Key non smetterà finché non avrà accettato la chiamata. Sbuffa pesantemente, barcolla giù dal letto, cercando di individuare il luogo di provenienza del rumore, che capisce essere i pantaloni buttati vicino alla finestra. Come aveva immaginato è Kibum. Accetta la chiamata e grugnisce un “pronto”.
-Hai idea di che ore siano?- Key sembra seccato.
-No-.
-Sono le sei meno un quarto-.
Cazzo, ha davvero dormito così tanto?
-Non ho pranzato-, Minho biascica, ma è una considerazione per se stesso.
-Ti abbiamo tartassato di messaggi, che hai fatto tutto 'sto tempo?-
-Dormito. Sono tornato morto-.
Key, dall'altro capo del telefono (e del mare), sospira: -come ti senti adesso?-
-Ho ancora sonno,- protesta Minho, ma ora che Key ha abbandonato il tono accusatorio è disposto più di buon grado a svegliarsi del tutto.
-Ma quindi è andata bene? Ce l'hai fatta? Io e Jun potremo intonare cori imbarazzanti il giorno della tua laurea?-
-Non allargarti adesso, non voglio fare prognostici. Non voglio tirarmi merda da solo-.
-Come siamo superstiziosi,- Minho può letteralmente sentirlo tirare su un sopracciglio in una espressione scettica -se vuoi ti leggo l'oroscopo di Cosmopolitan, così saprai per certo il tuo futuro-.
-Dai, sentiamo-, si alza dal letto dirigendosi verso il cucinino, perché la pancia ha cominciato a brontolare e si sente anche insolitamente debole.
-Vediamo, vediamo, vediamo,- canticchia Key e Minho sente il frusciare delle pagine, -ecco, Saggittario: smettere di rompere il cazzo perché il vostro test universitario sarà andato bene-.
Minho quasi sputa il sorso d'acqua ghiacchiata che aveva appena bevuto, perché scoppia in una risata.
Una nuova voce gli giunge dall'altro capo del telefono, la sente più lontana rispetto a quella di Key: -Wow, è piuttosto preciso!-
-Sei con Jonghyun?- domanda Minho, riconoscendo la voce.
-Yep- sente risponde Key e poi alcuni rumori fastidiosi invadono il suo orecchio.
-Hey, Minho-ah! Son contento che sia andata bene, sapevo che ce la potevi fare!- la voce di Jonghyun gli arriva chiara adesso, e sente le proteste di Key in sottofondo, che rivuole il telefono indietro.
-Grazie hyung, io non ne ero altrettanto sicuro ma apprezzo la fiducia-.
L'acqua fredda è stata come un bagno rigenerante per le sue sinapsi e finalmente i suoi neuroni gli permettono anche di sorridere. Nuovi rumori molesti, indicanti che i due dall'altro capo si stanno litigando la cornetta, giungono ancora, mescolati a mezze frasi e Minho approfitta del momento di distrazione per aprire lo sportelletto sopra i fornelli e pescare una merendina; poi è nuovamente la voce di Key che si fa sentire chiaramente:
-Torna a leggere Cosmopolitan e non rompere. È inutile che fai quella faccia, tanto lo so che lo trovi interessante, bello mio-, ovviamente non rivolgendosi a Minho
-Oh, ma lo sapete che io sono ancora qui?- cerca di attirare l'attenzione quest'ultimo, premendo il bottone del viva voce, in modo da avere le mani libere per lavarsi un'insalata.
-Scusa. Dicevamo? Raccontaci com'è andata. Voglio sapere tutto. Qualche bel ragazz-- AHIA! Scemo! Cos'è, sei geloso? Possiamo sempre fare una cosa a tre-.
Minho scuote la testa, sorridendo esasperato. Da quando Key e Jonghyun stanno assieme non fanno altro che prendersi in giro, prendersi a colpi, punzecchiarsi e fare tanto, ma tanto, sesso. Minho un po' li invidia.

È successo non molto prima che lui partisse per Seoul, se ripensa a quel periodo ora gli viene da ridere, ma sul momento era stato tutto abbastanza drammatico, forse un po' infantile e molto shojo manga, ma decisamente drammatico: Key e Jonghyun erano andati a letto insieme dopo una festa, ed erano così ubriachi che, ancora oggi, non sono sicuri di come ci siano arrivati nel letto di Kibum, nudi. La rivelazione più sconvolgente, comunque, era stata scoprire che durante la festa in spiaggia (Minho non non si ricorda più neanche quanti anni siano passati) , quella dove avevano incontrato Jonghyun per la prima volta, lui voleva provarci con Key, e anche Key ci avrebbe voluto provare con lui se Choon Hee non l'avesse preso in disparte e, precedendolo, gli avesse detto che aveva messo gli occhi addosso a quel ragazzo carino con il sorriso da T-Rex di Toy Story. Kibum allora aveva accantonato l'idea di provarci, perché era una festa in spiaggia, aveva della vodka alla fragola mischiata con un succo ai frutti di bosco tutta per sé e di ragazzi carini per un flirt notturno era pieno. Il flirt notturno di Choon Hee però si era trasformato in una relazione duratura, e Kibum si era scoperto attratto, oltre che dal corpo muscoloso e dal sorriso assassino di Jonghyun, anche dal senso dell'umorismo dell'altro, dalla sua voce quando canta, accompagnandosi con a chitarra acustica, dalla sensazione che gli dà cavalcare la sua Harley Devilson dietro di lui, dalla sua maniera di ragionare, dalla sua gentilezza e se si chiedesse a Key l'elenco delle qualità di Jonghyun che l'hanno fatto innamorare non finirebbe certo qui. E quindi il flirt di Choon Hee si era trasformato per Key in un amore che pensava non corrisposto. Fino a quella notte, per lo meno.
Key ricorda che Jonghyun era stato seduto in un angolo per tutta la sera, lui invece aveva cominciato a bere da presto e si stava rendendo un po' ridicolo in mezzo alla pista da ballo, ricorda che ogni volta (e pensa che succedesse abbastanza spesso) che guardava nella direzione dell'altro, trovasse gli occhi di questo su di lui. Poi si ricorda di essersi seduto vicino a lui e di avergli rubato la bottiglia di birra fresca dalle mani, ne ha bevuto un sorso, se l'è passata sulle guance e sul collo, perché era decisamente accaldato ed ad invitato Jonghyun a ballare con sé. Non pensava che l'altro avrebbe accettato, invece si sono trovati in mezzo alla pista, ad agitarsi sconnessamente e da lì diventa tutto confuso.
E dopo la rivelazione del tradimento c'erano state urla, pianti, occhi neri, parole che hanno fatto male, e alla fine il perdono, perché comunque sono una famiglia.
L'unica che non aveva messo bocca nella faccenda era stata mamma Choi, si era limitata a lasciare una teglia della sua famosa torta al limone fuori dalla porta di Kibum, il giorno che quest'ultimo era scappato via da casa Choi, in lacrime, perché sia Minho che Choon Hee erano infuriati con lui.
E ora sono insieme, lui e Jonghyun. Choon Hee li ha perdonati. Minho a farlo ha impiegato davvero poco. Stanno insieme e son felici. Nella casa di Key, che era sempre così vuota, ora c'è una chitarra non sua, un casco da moto verde acido, un altro spazzolino nel bagno e un paio di ciabatte in più, a forma di dinosauro, all'ingresso.


*


Key finalmente gli permette di agganciare il telefono che è passata quasi un'ora e mezza, la testa comincia a fargli male e vuole solo spegnere il cervello. Si sente ancora stanco e svuotato. Poggia il telefono, cerca qualcosa da sgranocchiare ed accende il pc per guardare qualcosa di inutile e poco impegnativo che lo aiuti a staccare la spina completamente. Il telefono vibra ancora prima che riesca a premere play. È un messaggio vocale, di Kai. Minho alza un sopracciglio premendo play per ascoltarlo, visto che il migliore amico di Taemin raramente gli manda messaggi, e sa che si stanno preparando per il comeback, quindi dovrebbero avere a mala pena il tempo per respirare.

Hey, hyung, senti, non dovrei dirti nulla, ma Taemin ha deciso di farti una sorpresa e dopo le prove viene da te. Siccome si sta, tipo, letteralmente aprendo il culo per riuscirci, non vorrei che tu invece volessi uscire ad ubriacarti e poi lui non ti trovasse. Perché nel caso dovrei ucciderti. E niente. Complimenti per il tuo test, comunque, Taemin mi ha detto che è andato bene.”

Kim Jong-In, aka Kai, è così: strafottente, maleducato e protettivo nei confronti di Taemin. La prima volta che si sono incontrati Minho l'ha quasi preso a pugni, ma alla fine l'altro ragazzo gli ha dato la sua sacra approvazione ed hanno smesso di abbaiarsi a vicenda. Minho è contento che Taemin abbia qualcuno come Kai al fianco, nella sua vita quotidiana, perché è sicuro che darebbe una gamba per lui.

E quindi con le farfalle nello stomaco preme play e si mette comodo per una maratona di cartoni animati finché non arriverà Taemin.



*


Quando sente bussare alla porta lo stomaco fa una giravolta. Preme la barra dello spazio per mettere in pausa l'episodio che guardava in streaming, si alza di fretta e apre senza neanche chiedere chi è. Ed è lui. Minho sorride come un ebete, Taemin entra in fretta passando sotto al suo braccio.
-Be', non dici nulla?- Taemin lo guarda, con entrambie le soppracciglia alzate.
-Cosa sono quei capelli?- anche Minho ha alzato entrambe le sopracciglia, e lo guarda tra il meravigliato e il divertito, improvvisamente dimentico di tutte le cose riguardanti la sua mattinata che non vedeva l'ora di raccontare al suo ragazzo.
Taemin non è più biondo da un po', ma ora ha i capelli castani lunghi il doppio dell'ultima volta che l'ha visto, dalla quale non era decisamente passato abbastanza tempo perché crescessero così tanto.
Il minore increspa un po' le labbra, indispettito: -Non mi guardare così, eh! Fa parte del concept per il comeback!- poi aggiunge, imbronciato -non ti piacciono, vero? Sembro una ragazzina! Mi dovrebbero prendere nelle F(x)-.
Minho scoppia a ridere e gli va incontro -Ma smettila, mi piacerai anche con i capelli rasati per il servizio militare, e credo che i tuoi fan la pensino come me-, gli accarezza una guancia morbida e poi infila le dita tra i suoi capelli, scendendo sulla nuca sente l'attaccatura delle extension, stringe delicatamente il pungo introno alle ciocche e sorride malizioso.
-Sai, potrebbero essere anche abbastanza eccitanti... da tirare in certi momenti-.
Taemin sbuffa una risata e gli morde lievemente un guancia: -Magari dopo vediamo-, si allontana da lui andandosi a sedere su una delle due uniche sedie presenti nell'appartamento, -ora devi raccontarmi tutto quello che è successo oggi!- dice sbattendosi i palmi sulle cosce per dare risolutezza al suo imperattivo.
Minho sospira alzando gli occhi al cielo, come se gli dispiacesse, e comincia a raccontare tutto, incalzato da Taemin che chiede i dettagli, fa battute che li fanno scoppiare a ridere entrambi e, alla fine, dopo che uno scoppio di ilarità particolarmente forte si spegne, Taemin lo sta guardando con quello sguardo: quel piccolo sorriso che fa qualche volta, molto raramente, che lo fa apparire così maturo, vecchio e solido come uno scoglio in mezzo al mare.
-Che c'è?- chiede Minho, ancora con le lacrime agli occhi, sentendosi un po' in imbarazzo.
Taemin continua a sorridere, si alza dalla sedia e si avvicina a Minho senza dire niente. Si siede a cavalcioni sulle gambe del moro, posa una mano sulla sua nuca e lo fissa dritto negli occhi: -Io lo sapevo che ce l'avresti fatta-.
Non è una frase di circostanza, e Minho lo sa. Taemin è la persona che ha creduto in lui più di tutti. Non che le altre persone importanti della sua vita non credessero in lui, ma forse, a furia di ripeter loro che non ce la poteva fare, anche loro, sotto sotto, avevano finito per crederci.
-Grazie. Io... non ce l'avrei fatta senza di te-, e neanche questa è una frase di circostanza.
Il sorriso di Taemin si fa più grande, perde la sua serietà e Minho ricambia sporgendosi in avanti per premere le sue labbra su quelle del proprio ragazzo, chiedendosi, nel momento in cui le sente così meravigliosamente morbide e piene contro le proprie, perché abbiano perso del tempo a parlare quando potevano fare quello.
Lo bacia lentamente, e la mente si svuota mentre preme le labbra su quelle morbide e piene di Taemin. Averlo più vicino gli fa male, si domanda come ha fatto a sopportare di averlo lontano per mesi quando, ora, se non riesce a vederlo per una settimana, sente nello stomaco la stretta della sua mancanza quando guarda fuori dalla finestra o ride da solo per un programma tv.
Minho non è un ragazzo solitario, è cresciuto con una sorella rompiballe che invadeva la sua privacy, un migliore amico che se avesse preso domicilio in casa sua non sarebbe cambiato molto e poi Jun, che spuntava quando meno te lo aspettavi, e solitamente quando avevi bisogno di qualcuno. Non è mai stato Mr Simpatia, prima troppo impegnato a dare il meglio per fare amicizia con i ragazzi che lo guardavano sempre con un velo di invidia dietro gli occhi sorridenti, e poi troppo arrabbiato e deluso dalla vita per dare fiducia a qualcuno abbastanza da avvicinarglisi. Key a differenza sua era sempre stato aperto alle nuove amicizie, perché riusciva a trovare il giusto equilibrio nelle relazioni, senza buttarsi a capofitto dentro queste, rischiando di affogarci, ma entrandoci lentamente, come si fa quando l’oceano è freddo. Minho ha sempre guardato il nuovo come un gatto impaurito che rizza il pelo e gli soffia contro, così aveva fatto anche con Taemin.
Infila le mani fredde e un po’ umide -perché fino a poco prima stringevano un bicchiere di acqua gelata- dentro la maglietta dell'altro ragazzo, e le adagia sulla pelle calda della schiena, la punta del medio e dell’indice che si infila appena sotto la vita dei jeans e i pollici che accarezzano le ossa sporgenti del bacino. Taemin rabbrividisce per il freddo e ridacchia un “stronzo” contro la bocca di Minho, ma altre potreste muoiono quando il moro afferra tra i denti il labbro inferiore del minore, stringendo abbastanza da far sembrare la stretta un morso, ma non abbastanza da fargli male, e lo succhia nella propria bocca. Le mani di Taemin si stringono sul suo petto, i polpastrelli affondano appena nei pettorali, e i loro occhi si incontrano, mezzi chiusi, e le labbra si incurvano appena all'insù. Minho lascia andare il labbro di Taemin e quest’ultimo preme ancora le loro labbra in un bacio a stampo.
Poi la pancia di Taemin brontola in maniera imbarazzante.
Minho lo guarda severo: -Hai mangiato oggi?- non sarebbe la prima volta che l'altro si dimentica di mangiare, durante una giornata impegnativa.
Taemin stringe le labbra imbarazzato e si aspetta la strigliata -Alle 11 e mezza, alla pausa....-
Minho sospira e sa che arrabbiarsi non servirebbe a nulla.
-Dai spostati, di preparo qualcosa- riempire quella pancia magra invece sì.
In realtà in frigo non ha più praticamente niente, giusto uno yogurt e tre uova.
-Ti va una frittata?-
-È okay-
Taemin scolla le spalle e si siede comodo, mentre Minho prende una pentola e accende il fuoco. Per qualche motivo casa di Minho gli piace davvero tanto: la mattina si vede l'alba dalle finestre strette che percorrono tutta la lunghezza della parete sinistra e gli viene voglia di rintanarsi sotto le coperte, chiacchierare, bere, cucinare e fare l'amore. È una casa così intima e per una qualche ragione la sente loro. Una zona franca tra i loro due mondi. Una zona franca tra il mondo di Raggio di Sole e quello di Taemin. Un posto dove può uscire dal suo mondo e sentirsi comunque ancora addosso la spossatezza appagante di una giornata di prove, la gola che brucia, le gambe dolenti. Gli piace.
Poggia il mento sul palmo della mano, e concentra la sua attenzione su Minho: ha i pantaloncini da ginnastica che lasciano scoperte la maggior parte delle gambe magre, pelose, come raramente se ne vedono tra gli idol, ma che gli piacciono così. Sono delle gambe davvero maschili. Ha una maglietta bianca stropicciata e i capelli disordinati, le punte che vanno in posti disparati. Gli piace vederlo così, ovviamente mentirebbe se dicesse che non gli piace vederlo in tiro, con i jeans stretti e la camicia sagomata.
Ma quando non vede così non può fare a meno di pensare a--
- A che pensi?- domanda Minho, vedendolo assorto.
-Alla prima volta-.
Minho non ha bisogno di chiedere a cosa si riferisca, è implicito nella sfumatura della sua voce che stia parlando della prima volta che l'hanno fatto – Sembra una vita fa...-
-Sembra una vita e sembra un attimo. E' passato meno di un anno, alla fine-
E Minho realizza solo in quel momento una cosa: -E' passato più di un anno dalla prima volta che ci siamo baciati!- lo urla quasi, sembra sconvolto, la bocca rimane aperta.
Taemin ride, si alza dalla sedia e lo raggiunge ai fornelli. -Cos'è, volevi festeggiare l'anniversario? -
Gli toglie il mestolo di legno dalle mani, perché ha perso completamente d'occhio le uova e si stanno già attaccando al fondo rovinato della padella antiaderente.
-Forse l'abbiamo fatto, non ricordo se ci siamo visti quel giorno- Minho alza le spalle, si posiziona dietro Taemin e gli circonda il torace con le braccia, poggiando le mani sulla sua pancia piatta.
-Più di un anno che ti sopporto-, scherza l'idol
-Più di un anno che fai il miglior sesso della tua vita- Minho lascia un bacio sul suo collo lungo, in quella porzione di pelle dietro l'orecchio che ha imparato a conoscere bene, e che fa rabbrividire Taemin e ricopre la sua epidermide di una leggera pelle d'oca.
Taemin si gode il piccolo bacio e poi cerca di intercettare lo sguard
o dell'altro, alzando le sopracciglia in uno sguardo scettico.
Minho lo pizzica sui fianchi facendolo sobbalzare -Ah, perché, non è così?-
Taemin ride e si dimena, cercando di sfuggire a quelle mani, senza impegnarcisi troppo.
-Dai, sì- ammette infine, senza fiato, ed i suoi occhi sono ancora velari dall'ilarità, ma son sinceri. -Ti ricordi la prima volta?-
Minho lo stringe di nuovo, Taemin spegne il fornello.
-Certo che sì-
L'idol si lascia andare all'indietro, poggia la schiena contro il petto del moro ed abbandona la testa sulla sua spalla, abbandonando parte del suo peso sul corpo dell'altro. Minho si china, cerca di baciargli il collo, da quella inclinazione non riesce, ed ora ci sono anche tutti quei capelli che intralciano. Abbandona la pancia di Taemin con una mano e la infila tra le ciocche nocciola, spostandole per scoprire le pelle e spingendo il collo a reclinarsi per lasciala maggiormente esposta. Ora le sue labbra riescono a trovare la loro strada per posarsi lievi in una scia di baci, su e giù, confusi, sconnessi, ipnotici.
-Eravamo così in imbarazzo- ricorda Taemin, sorridendo, mentre si gode quelle coccole, e sente quella familiare sensazione al basso ventre, che non riesce a descrivere, ma che sa che vuol dire che continuando di quel passo di lì a poco avrà un tremenda voglia di sentirlo dentro. -io sentivo un sacco la tensione. Erano mesi che ne parlavamo. Cazzo, erano mesi che ci mandavamo messaggi osceni. Io ero lì solo per quello, solo per te, e tu lo sapevi-- -
Minho soffia contro il suo orecchio, facendo rabbrividire Taemin che si deve interrompere, perché un sospiro tremulo lascia il suo copro e per una frazione di secondo deve ricordarsi come respirare.
-Se ci penso mi sento così scemo, anche se comunque è stato pure romantico, durante la prima nevicata dell'anno. Non facevo altro che ridere, mi faceva tutto il solletico, tu eri così silenzioso e mi mettevi in soggezione...- Taemin continua a parlare
Gli piace parlare in certi momenti -gli piace parlare durante il sesso. Non a sproposito: gli piace che Minho gli dica esattamente cosa vuole e come lo vuole e gli piace dirlo, gli piace ansimare, gemere, imprecare. A Minho piace guardarlo mentre geme e si contorce per il piacere, sotto i suoi tocchi, gli piace ammirarlo in silenzio. Ma hanno trovato un buon compromesso tra le due cose, dopo poco tempo-.
Minho infila la mano sinistra sotto la maglietta dell'idol e traccia una lunga linea orizzontale, con la punta delle dita, fantasma, lungo il lembo di pelle tra l'ombelico e l'elastico dei boxer di marca che spunta dai pantaloni a vita bassa. Taemin trattiene il respiro per una frazione di secondo, portando indentro la pancia, e il bacino si spinge all'indietro -scontrandosi subito con quello di Minho- in un tentativo inconscio di sottrarre la palle alla stimolazione che il suo cervello non è riuscito ancora a catalogare come piacevole o meno. A Minho piace torturalo così, e ridacchia contro il suo collo.
-Il solletico così?- domanda impertinente, ripercorrendo al contrario il movimento delle dita.
Taemin si gira in quell'abbraccio e lo guarda dritto negli occhi: -Sì, il solletico così...-
Sorride inclinando la testa, ed è un tipo di sorriso che si è dovuto allenare a fare davanti allo specchio, per far urlare le fan, perché altrimenti non sarebbe mai stato suo, ma fa un certo effetto anche su Minho e in questi momenti gli piace giocare. Porta una mano sulla nuca nel più grande, immergendola nei capelli scuri, sente l'attaccatura bagnata di sudore, e preme leggermente perché Minho abbassi la testa per poggiare la fronte sulla sua. La loro pelle è sudata ed appicicaticcia a causa dell'umidità estiva che entra dalla finestra aperta, ma neanche ci pensa.
Taemin sospira direttamente sulle labbra lucide di saliva di Minho: -Ma poi me lo hai preso in bocca... e non ho avuto più nulla da ridere-.
Minho chiude gli occhi e si morde il labbro inferiore perché Taemin che dice le porcherie glielo fa venire duro, da morire. Dietro le palpebre vede quella sera di inizio gennaio: i capelli ancora biondi di Taemin sparsi sulla federa borgogna e i tratti del suo viso distorti dal piacere. L'aveva guardato rapito, spingendosi dentro di lui non tanto per goderne quanto per vedere l'espressione sul suo volto cambiare, per sentire i gemiti, il suo nome ansimato. Voleva fare scorta di quelle immagini per l'inverno, freddo a causa nella mancanza del calore del corpo dell'altro.
Quando riapre gli occhi neri sono profondi come abissi, Taemin sa che non si gioca più e ne è felice. Si tuffa a capofitto in quegli abissi, naufragando nella profondità della sua bocca, le lingue in tempesta e del porto non gliene frega niente. Ma il bacio comunque finisce, e rimangono fermi per qualche secondo, stretti l'uno all'altro, i nasi che si sfiorano, e riprendono fiato. Sulle labbra umide e pulsanti i loro sospiri profondi hanno il retrogusto di quello che verrà dopo.
-Sdraiati-, sussurra Taemin, spingendo con l'indice premuto al centro del petto Minho.
Minho accenna un sorriso interessato ed arretra verso il letto, trascinando con se Taemin per la maglietta. Quando sente il materasso scontrarsi con i polpacci si toglie la maglia, continuando a guardare l'idol negli occhi, mostrando il suo petto tonico ma non più tanto abbronzato.
-Sdraiati-, ordina ancora l'altro ragazzo, spingendolo giù con la mano aperta sul petto.
Minho obbedisce, di sdraia sul materasso, piega le braccia dietro la testa mettendosi comodo. Taemin lo osserva, i suoi occhi vagano dalla testa ai piedi del ragazzo e un sorriso che, questa volta, non ha nulla di malizioso gli incurva le labbra. Minho è davvero bello. Qualche volta se ne rende conto davvero.
-Cosa è quella faccia?- domanda il moro, sorridendo a sua volta.
Taemin scuote la testa, rifiutandosi di rispondere, e si sfila la maglietta gettandola in un angolo del letto.
Si slaccia anche i pantaloni stretti, che Minho odia perché è sempre difficile toglierli, li fa calare lungo le cosce e poi li scalcia via lasciandoli a terra.
-A che pensi?- domanda a Minho, salendo sul letto e mettendosi a cavalcioni sul suo bacino.
Minho posa le mani sui suoi fianchi, sopra il tessuto dei boxer e stringe appena, affondando le dita nelle natiche piccole e morbide. Taemin si sporge sul suo viso, rimandendo a poca distanza da esso, gli occhi negli occhi, i suoi capelli che cadono a solleticare la pelle della fronte e delle guance del maggiore.
-Mh, a che pensi?- ribadisce la domanda, muovendo la testa a destra e a sinistra per far strusciare i loro nasi.
­
-Che sei brutto,- sussurra Minho, e sulla bocca di Taemin si apre un sorriso.
-Anche tu sei brutto,- bisbiglia il minore prima baciarlo sulla bocca: labbra aperte
e umide che si premono intense.

-Sei brutto da morire,- gli dice ancora, quando il bacio si interrompe, guardandolo negli occhi, per poi stampargli un bacio sul naso, uno sulla guancia e tirargli leggermente i capelli corti per fargli inclinare il viso verso destra, in modo tale che possa dedicarsi al suo collo liberamente.
Minho chiude gli occhi e si lascia andare al tocco di quelle labbra estremamente morbide e umide sul collo, che si premono sulla sua pelle senza logica, lentamente, accompagnate da qualche guizzo di lingua. La mano di Taemin gli accarezza la striscia di pelle sotto l’ombelico, lentamente, anche questa disegnando percorsi immaginari e casuali, se non fosse per il soffermarsi delle dita tra la striscia di peli che finisce dentro le mutande, ogni volta che ci passano. E’ sempre lo stesso gioco, Minho sa come finirà e mentre il suo respiro si fa impercettibilmente più pesante già pregusta ciò che verrà dopo.
E dopo vengono ansimi, mani che si cercano, intimità, sudore che gocciola; vengono sorrisi, baci, denti e unghie, lingue; vengono spinte, calore, gemiti, dita che stringono tra le ciocche di capelli, e dopo viene tutto quello a cui pensano la notte, quando son da soli. E dopo viene tutto quello di cui hanno bisogno.


*

Il letto di Minho è troppo piccolo per tutti e due, sopratutto a causa della tendenza di Taemin a mettersi in obliquo occupandolo tutto, e ancor di più nelle notti d'estate in cui si svegliano madidi di sudore se dormono abbracciati, ma in questo momento, con la coperta ancora fresca sulla pelle e la spossatezza appagante dell'orgasmo ancora addosso, non potrebbero essere più comodi.
-Sai cosa penso?- sussurra Minho, accarezzando con la punta delle dita la schiena candida e liscia di Taemin.
- Che la materia strana generata da uno scontro di nuclei potrebbe annichilire il mondo? - (le chiamate di Minho nell'ultimo mese di studi erano state un po' tecniche)
-No, a fare sesso in spiaggia. L'hai mai fatto?-
Taemin ride, tirando su la testa in modo da poter guardare Minho in faccia.
-Certo, non li hai visti i titoli sui giornali scandalistici? “Atti osceni in luogo pubblico” “Lee Taemin omosessuale”-, scuote la testa, -penso mi sarei ritrovato una bomba sotto casa, lettere minatore fino alla fine dei miei giorni e mi sarei dovuto rasare la testa per chiedere perdono allo stato coreano come ha fatto quella idol giapponese-
-L'estate prossima lo facciamo-, Minho lo guarda negli occhi, serio.
-Ma hai sentito quello che ti ho detto?-
-Dai, di notte, in acqua, non ti va?-
Taemin lo guarda, gli occhi di Minho stanno brillando, fissi nei suoi.
-Non so se è una buona idea...- in realtà gli va e come.
Vorrebbe farlo con Minho ovunque. Vorrebbe fare con Minho tutto ciò che non ha mai fatto.
-Nudi nell'oceano nero, a mezza notte, non sarebbe bello fare l'amore immersi nella luce della luna?-
Non usano mai il termine “fare l'amore”, è troppo da romanzetto rosa, ma questa volta, anziché far ridere Taemin, la parola, accarezzata dalla voce di Minho, lo colpisce direttamente nelle budella. Abbassa la testa, poggiando la fronte sul petto del moro, perché ha paura di essere arrossito, o qualcos'altro di ugualmente ridicolo.
-Va bene- borbotta, la voce strozzata dalla posizione scomoda in cui ha piegato la testa.
Minho lo afferra per le spalle -Non ho capito-, incalza.
-Ho detto che va bene!-
Minho lo spinge di peso via da sé, e senza alcuna leggiadria si sposta, facendo scricchiolare le doghe in maniera inquietante, per sedersi sul bacino dell'idol.
-Promettimelo-.
Minho guarda Taemin fisso negli occhi, di nuovo, le sue mani ruvide scendono dalle spalle lungo le braccia, per incontrare le mani dell'altro ragazzo ed intrecciare le loro dita.
Taemin distoglie lo sguardo, un po' in imbarazzo, e lo concentra sulle labbra dell'altro, che sono ancora umide, rosse e gonfie per i loro baci.
Prende un mezzo respiro prima di parlare, perché le loro non sono parole al vento: -Te lo prometto-, afferma serio, puntando nuovamente lo sguardo in quello di Minho, che non ha smesso di cercare i suoi occhi.
E loro vanno avanti così, la loro relazione si scandisce a promesse da mantenere, e si fidano ciecamente, perché altro non hanno e se ci pensano è come un tuffo sott'acqua: stai risalendo, vedi la luce ma l'aria ti manca e per un attimo pensi “io muoio qui”, ma comunque continui a nuotare.
-Grazie-, dice semplicemente Minho, suggellando quella nuova promessa con un bacio.


-Devo mettere la sveglia, non farmi addormentare.- sussurra Taemin, senza aprire gli occhi, mentre Minho gli accarezza i capelli, come se fossero il pelo di un gatto.
-Non hai neanche mangiato, vuoi qualcosa?-
Taemin annuisce pigramente e Minho gli stampa un bacino sulla testa prima di alzarsi e travasare la frittata, ormai fredda, su un piatto. Si siede sul bordo del materasso ed e osserva Taemin, ancora nudo, che si riposa con gli occhi placidamente chiusi. Più il tempo passa, più trova i difetti nel viso apparentemente perfetto di Taemin, più lo trova bellissimo.
-Hey, ciccione, apri la bocca-, taglia con le dita un pezzo di frittata e lo passa sotto il naso di Taemin, che respira profondamente e poi spalanca la bocca, tenendo sempre ghi occhi chiusi.
Minho lo imbocca finché il piatto non è vuoto, in poco tempo, visto che la porzione era per una persona.
-La sveglia...- sussurra Taemin, e dalla sua voce si percepisce la stanchezza che ha addosso.
-Per che ora?- domanda , recuperando il proprio cellulare.
-Per le cinque-.
È già mezzanotte meno un quarto. Gli occhi di Minho si fanno improvvisamente lucidi. Taemin è lì per lui, dopo una giornata stressante, sacrificando prezioso tempo prima di un'altra giornata stressante. Ha un fiume di parole di gratitudine che gli sgorgano direttamente dal cuore, ma che gli muoiono in gola in maniera quasi dolorosa. In realtà non trova le parole adatte per dire grazie per quel sacrificio, che sembra piccolo ma in realtà sa bene quanto sia immenso. Quindi non dice nulla. Imposta la sveglia, il telefono lo avverte che mancano 5 ore e 15 minuti prima che essa suoni e lui si sente in colpa per aver tenuto sveglio Taemin fino a quell'ora. Si rinfila a letto ed entrambi si agitano un po' per trovare una posizione comoda: stanno su un fianco e il suo petto è contro la schiena di Taemin e le sue braccia che se lo stringono contro. È strano il bisogno che sente delle volte, si potrebbe dire fisiologico, di stringerlo forte, fino a fargli un po' male. Taemin odora di sudore e shampoo, Minho affonda il viso nei suoi capelli lunghi e vorrebbe che si sciogliesse sotto le sue dita come acqua, per tuffarcisi dentro e annegare, per non tornare più a galla, mai più.
-Parliamo?- sussurra Taemin.
-E' tardi, devi dormire Raggio di sole-.
-Allora parlami tu...-
Minho sospira appena e comincia a parlare, bisbigliando. Gli racconta quelle cose stupide che prima non gli ha detto, come dei peli del naso che aveva il professore che gli ha passato il test, che sembravano tipo la foresta di Narnia, e dell'uomo che è salito sul pullman con la busta di pesce, quando stava tornando, e dei gattini che ci sono nel giardinetto del condominio poco più giù nella sua strada. Mentre gli parla di queste cose, spesso in modo sconnesso perché anche lui comincia ad essere assonnato, Taemin sorride e pensa qualche risposta, troppo stanco per formularla, prima di scivolare nel sonno, ancora sorridente, cullato dai sussurri di Minho. L'indomani lo aspetta una giornata pesante, ma di andare lì quella sera n'è valsa la pena anche solo per il sorriso che ha illuminato il volto di Minho quando gli ha detto che probabilmente il test è andato bene; la sensazione di calda felicità ed orgoglio che gli ha invaso il petto è stata abbastanza da ripagare il sacrificio. Sapere che Minho ha finalmente preso in mano la penna e si è deciso a scrivere da solo il suo futuro è valsa la pena. Alla fine è questo l'amore, volere la felicità dell'altro e voler condividere la propria, di felicità, con l'altro. Niente di più semplice. E da questo ne deriva tutto il resto.
Minho ha lasciato la sua casa, la sua famiglia, ha lasciato se stesso, per il suo Raggio di Sole, grazie al suo Raggio di Sole. Taemin mette da parte un po' della sua vita per Minho e trova quella speciale felicità che gli applausi non danno. E ne vale la pena: Ne vale la pena per gli abbracci, ne vale la pena per i sorrisi, per il sesso, per gli sguardi, per le parole, per i litigi. E vada come vada, non penseranno mai che in realtà non ne sia valsa la pena.







Note finali (leggetemi sproloquiare ancora un po', please): 

Ho cominciato questa fic in quarta superiore, ed ora mi sto per laureare. Quando ho cominciato a scriverla c'era moltissimo di me dentro, e anche delle persone a me più vicine, questa fic per me è come un vecchio album di fotografie, ci ritrovo i miei amici e i bei momenti, dentro.  Devo essere sincera, questa è la fine che avevo progettato quando ho cominciato a scrivere, ma non è la fine che mi rappresenta adesso ed ho trovato ostico buttarla fuori. Era giusto che finisse come doveva fare dall'inizio, però.
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, quelle che hanno lasciato una traccia del loro passaggio e soprattutto quelle che hanno commentato. Il fandom degli SHINee, questa fic e le autrici meravigliose che ho conosciuto qui, mi hanno aiutato tantissimo a crescere dal punto di vista letterario. Durante quest'anno ho avuto dei meravigliosi successi nel campo della scrittura creativa, e se sono arrivata ad avere queste piccole gioie è anche grazie al supporto che ho avuto qui. Grazie ancora, davvero, a tutti.
La mia vita è cambiata così tanto che con la metà delle persone che dovevo ringraziare nel capitolo finale, non ne fanno più parte. Mi rattrista un po', ma è la vita, e va bene così alla fine. 
Avrei voluto rigraziare quella che era la mia compagna di banco, perché c'era sempre quando mi serviva sostegno per plottare; e eos_92, il cui esempio mi ha fatto crescere esponenzialmente in poco tempo, mi ha aiutato a crearmi uno stile e mi ha fatto capire il reale potenziale di una fanfic (se leggi batti un colpo, pls).
Chi è rimasto è Bobby... la mia beta, il mio Jun, la mia quasi poetessa.
E soprattutto, dall'altra parte de mondo, chi è rimasto è A. L'altra metà della mia anima. Tutto quello che sono e tutto quello che scorre nelle mie vene. Grazie di tutto, e letteralmente: grazie di esistere. Se OC ha visto la fine è solo per te.
Postare l'ultimo capitolo di OW per me vuol dire finire per la prima volta in vita mia una longfic, è un po' come dire "non è mai troppo tardi". Non sto finendo solo una stupida fanfic oggi, sto chiudendo un capitolo della mia vita.
Spero che questo viaggio un poco vi abbia fatto emozionare.
Vi prego, lasciate un segno del vostro passaggio, è dal 2013 che non provo l'ebrezza di ricevere una recensione su EFP, ahahahahaha.

  
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