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Autore: Daistiny    09/11/2017    0 recensioni
Eri e sarai sempre la mia casa... la mi sola isola in cui riposare...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Gabranth, Un po' tutti
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Verso Archades

Dior fissava pensieroso Daisy, lo sguardo fisso sulla sua figura assorta ad osservare il paesaggio della capitale dalmasca. La città sembrava un insieme di varie macchie colorate in un paesaggio, il cui contorno sembrava tutto uguale nei dintorni del deserto ma allo stesso tempo parecchio insolito.

Il deserto e quella particolare città, ricordavano a Daisy la città di Spagus, situata nell'estremo sud del continente di Kerwon. Una città di pietra che si cresceva rigogliosa in un'anfratto di roccia che dava sul mare, mentre su un versante dava sul deserto infido.

Dopo aver osservato la città di Rabanastre per qualche minuto Daisy buttò un occhiata a Dior, e senza farsi accorgere da quest'ultimo usando i suoi misteriosi poteri gli lesse nella mente, quello che lesse non le piacque affatto anzi la irritò moltissimo, così improvvisamente senza una ragione precise Daisy espresse il desiderio di volersi trasferire nella capitale dell'impero archadiano.
In verità era già da qualche settima che la ragazza meditava su questa idea, ed ora si era finalmente decisa a prendere una decisione.

-Dior potrei avere la tua attenzione per qualche secondo?- chiese la ragazza rivolgendosi al suo servitore.

-Cosa c'è My Lady?- domandò tutto incuriosito Dior.

-Fa preparare le mie valige, ho intenzione di trasferirmi ad Archades!- disse la ragazza con un espressione abbastanza annoiata, abbassando lo sguardo, Dior era rimasto impietrito.

-Perchè questa decisione?- domando sbigottito il servitore.

-Penso che Archades abbia più da offrire rispetto a Rabanastre. Li è tutta un'altra cosa e più come casa mia.

Sentendo una simile affermazione Dior rimase a bocca aperta, sgranò gli occhi  come se non volesse credere alle sue parole. Daisy incurante non ci fece caso a tale reazione da parte del suo coinquilino, al contrario era elettrizzata all'idea di partire e trasferirsi ad Archades e lasciare una volta per tutte Dalmasca.
Finalmente avrebbe potuto interagire con un ambiente più in line con le sue abitudini.
Già si vedeva camminare per la capitale imperiale, mentre osservava i suoi abitanti per le strade intenti in varie mansioni. Daisy era sicurissima che una volta arrivata ad Archades si sarebbe integrata subito rispetto a come era andata con Rabanastre.

Di solito per abitudine Daisy si integrava perfettamente in un posto presso cui decideva di risiedere, adottando così anche l'abbigliamento del posto. Per tanto sarebbe stato necessario per lei indossare abiti dalle fogge imperiali.

La ragazza si era già preoccupata di informarsi sulle mode e sul vestiario archadiano. Dior non era affatto contento di quella decisione, per lui andare a vivere nella capitale archadiana significava voltare le spalle a Dalmasca e schierarsi col nemico.

Daisy non badò allo stato d'animo del suo servitore e continuo tranquillamente per la sua strada, incurante dello stesso continuò a parlare di quanto sarebbe stata felice una volta trasferitasi ad Archades. 
Dior come suo servitore dovette ascoltare tutto senza protestare, cercando anche di accontentare la sua signora qual ora ella avesse avuto qualche altro desiderio. Servila era il suo unico dovere.
Egli chiese a Daisy in che zona della città imperiale voleva stabilirsi e se già avesse fatto dei preparativi riguardo all'appartamento in cui avrebbe vissuto e riguardo ai vari documenti.
Daisy rispose solamente che era tutto sistemato da tempo, mentre ne parlava si poteva vedere un'espressione di felicità ed entusiasmo dipinti sul volto della ragazza.
Dior era invece quasi disgustato di fronte a quel progetto. Come poteva quella splendida ragazza essere così infantile ed egoista?
Un intero popolo riponeva le sue speranze in lei, e lei invece se fregava alla grande dedicandosi a frivolezze, altro che problemi esistenziali.

Daisy non era così sciocca e stolta come avvolte voleva farsi apparire, anzi era una tipa molto attenta e sveglia, notava silenziosa tutti i pensieri e lo stato d'animo di Dior. Capì che qualcosa in lui non andava e che tutta la sua idea di andare ad Archades non gli era piaciuta affatto.
La ragazza capiva fin troppo bene, ella guardò per un attimo Dior e il suo viso, prima di assumere un atteggiamento piuttosto seccato nei confronti di questo.
Lentamente Daisy digrignò i denti e sollevò leggermente le labbra quasi come se stesse per ringhiare, emise un debole suono, come un ringhio soffocato. I suoi occhi puntavano su Dior.
Daisy con una punta di disprezzo disse senza tanti giri di parole e in maniera piuttosto cruda come mai Dior la stesse guardando in quel modo così contrariato.

-Spiegami, o Dior perchè mi stai guardando in maniera così ostile!? Cosa avrei fatto di male questa volta?- 

Ma Dior non rispose, si limitò a chiudere gli occhi e voltare la faccia da un lato, quasi a rifiutarsi di dare una risposta. Come se non volesse più avere a che fare con lei, come se fosse immeritevole di avere i suoi servigi. 
Ma la mora non sembrò scomporsi più di tanto, poi pronunciando parole misteriose ed antiche Daisy decise di invocare un'entità misteriosa. Daisy pronunciò il dome di Daspa. 

-DASPA!-  Esclamò Daisy.

Improvvisamente uno strano vortice di luce argentea e di vento iniziò a formarsi nella stanza, mentre sul pavimento della stessa comparvero delle misteriosi simboli sotto i piedi di Daisy. Uno strano profumo comparve nell'aria, qualcosa di molto dolce ed opulento, un misto di vaniglia e fiori d'arancio.
Un profumo così dolce e speziato che stordì non poco Daisy, Una volta che il vortice misterioso  calò di intensità, dissolvendosi, comparve al suo posto una figura femminile di una donna molto alta dall'aspetto androgino, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, la cui espressione avrebbe intimorito chiunque.

-È un onore per me rivederla. Sono anni che non avete più evocato me e il mio compagno.- disse la donna misteriosa.

-Sono successe tante cose...mi dispiace se non ho più chiamato ne te e ne Fionn.- le rispose Daisy.

-Non ci avrebbe mai evocato se non ne avesse avuto il bisogno. Ma adesso ci sarà un motivo per il quale mi avete chiamato?- chiese Daspa.

-Si... tu e Fionn per adesso siete gli unici su cui possa contare, dato che ho tagliato ogni rapporto con "gli altri". Adesso avrei bisogno del vostro aiuto.- le fece presente la ragazza.

-In che senso avete bisogno di "noi"? Cosa volete che faccia?- chiese ancora la donna rivolgendosi alla sua giovane signora.

-Daspa devi recarti nel territorio di Archadia, è verso est, più precisamente si trova nel continente della Valendia. Una volta lì dirigiti verso Archades, non farti scoprire.
Giunta nella capitale, dorai recarti a questo indirizzo e occuparti di alcune scartoffie burocratiche che ho provveduto a firmare e sistemare qualche tempo fa. È tutta roba riguardante atti di proprietà , devi solo consegnarli... io non posso, avrei già un impegno.- disse la ragazza spiegando a Daspa quale fosse il suo compito.

-Farò come desiderate, siete in buone mani.-

-Ho piena fiducia in te.- le rispose Daisy.

-Col vostro permesso andrei.- chiese Daspa congedandosi dalla ragazza.

-Torna presto.- disse Daisy sorridendo tutta felice a Daspa.

Daspa fece un piccolo inchino, mentre salutava la sua padrona prima di sparire nel nulla usando i suoi poteri. Dior era rimasto silenzioso, nel vedere tutta quella scena.
Daisy nel frattempo guardò per un attimo il suo coinquilino, aspettandosi da lui qualche reazione, ma ricevete da Dior soltanto un altro sguardo di disapprovazione 

L'erede di Eclipse non sembrò darci peso, fece finta come se nulla fosse accaduto, decise così di cambiarsi ed uscire, non voleva più rimanere in casa.
Daisy indosso un capello verde militare d'alpino in tessuto leggero con una lunga piuma di fagiano, e sotto come maglia indosso una maglietta verde acido, molto simili alle maglie che indossavano i cavalieri del Ordine Dalmasco sotto l'armatura, da sopra vi abbinò un gilè color senape con delle stringhe sulla schiena.
Da sotto indosso dei jeans aderenti, sorretti da una cintura in cuoio dalla fibbia in oro, come scarpe indosso un paio di stivali marroni in cuoio dalla punta arrotondata.

Ma prima di uscire Daisy decise di aspettare la sera, in giro ci sarebbe stata meno gente e lei poteva starsene più tranquilla senza che qualcuno l'osservasse.
Arrivarono le nove e verso quel ora Daisy uscì, si diresse verso la piazza delle quattro porte, la capitale dalmasca verso quell'ora era meno affollata rispetto al giorno.
Le uniche persone che si potevano incontrare in giro, erano qualche bangaa o qualche guardia imperiale addetta alla sicurezza.
Daisy approfittò di quella calma, per osservare gli antichi edifici dalmaschi e la loro strana architettura. La ragazza era una mante dell'arte e delle opere antiche, fra cui anche antichi edifici.
Da lontano la figura di Basch aveva riconosciuto la ragazza, nonostante lo strano abbigliamento che indossava, finchè la ragazza non si sentì osservata, la cosa l'infastidì non poco ma non disse nulla.
Per tanto decise di allontanarsi e di dirigersi alla taverna Mar di Sabbia, dove ricevette un' inaspettato saluto da parte di Basch, infatti il capitano vendendola aveva deciso di seguirla perchè aveva il bisogno di parlarle.

-Come mai non ti vuoi far salutare?... Qualche minuto fa ti ho vista alla piazza delle quattro porte, ma sei fuggita.- le disse l'huma guardandola.

Daisy si girò di scatto sentendosi colta sul fatto, e sentendosi a disagio la ragazza finse di cadere dalle nuvole, comportandosi un po in maniera sciocca.
Anche se sotto sotto a Daisy quell'incontro così "inaspettato" non dispiaceva affatto, si sentì una stupida per aver volutamente aver ignorato il capitano.

-Scusa... ero assorta nei mie pensieri e non ti ho sentito.- fece Daisy fingendo di essere dispiaciuta.

-Non fa nulla... ognuno a i suoi pensieri. Ma come state? Vi trovo molto meglio dall'ultima volta.- domando l'uomo osservando la giovane fanciulla.

-Vorrei che le cose andassero meglio nella mia vita... ma tutta questa storia di Eclipse mi sta facendo solamente perdere tempo. È così soffocante... - disse la ragazza con un certo fastidio. 

Ma quelle ultime parole non piacquero affatto a Basch anzi ebbero l'effetto di farlo arrabbiare. L'huma invitò con un tono di rimprovero a far ragionare Daisy a farle capire l'importanza del suo ruolo.

-Le tue parole sono blasfeme! Voi siete "Fatae", "la voce della Dea".

-No! Io mi trovo qui per coincidenza, per altri motivi e non per quelli che tu dici.- gli ricordo Daisy abbastanza infastidita.

-Vi invito a ragionare, voi siete l'erede di Eclipse. Vuoi siete una delle poche speranze come sua Maestà.- le disse il capitano facendosi prendere da un'insolita agitazione.

-No! L'unico aiuto che posso offrire a voi e al vostro "popolo" e "liberarvi dai vostri dei".- disse Daisy affermando con fermezza il suo pensiero, Basch non sembrò capire a cosa la ragazza si stesse riferendo.




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