Mi hanno
detto che è un racconto difficile da capire.
Invero credo che possa essere capito in diverse maniere.
Lo dedico a chi, magari, sta desiderando che qualcuno entri da quella porta.
A chi deve ancora capire che le margherite sono meglio delle rose...
Le Farfalle volano sulle Margherite
Come un orologio che ha perso
il suo continuo ticchettio, lasciando il silenzio in una stanza vuota e grigia
che si riempie di un velo d'impalpabile polvere. Il vento non soffia mai da
quella finestra chiusa che da sul vuoto, nel niente, come se fosse specchio di
quello scarno arredamento lasciato a se stesso.
Cosa vedranno gli altri da fuori? Magari pareti immacolate, un giardino fiorito,
ma senza farfalle. Un terrazzo senza rondini né panni stesi. L'impeccabile
perfezione, l'involucro ideale per gli occhi, ma cosa penserà chi entrerà da
quella porta? Ma quella porta è chiusa a chiave, una chiave andata persa,
nascosta tra mille pensieri, parole e follie, un'eco distante che viene evitata
in quella semi-coscienza di se stessi e dei propri errori.
A pochi di coloro che, incantati, rimirano quel giardino interessa vedere la
casa. La casa forse è una comune casa, la cosa speciale è solo quel giardino che
la circonda e la protegge, come una barriera, una siepe fiorita e profumata,
così innocua quanto nociva per l'ombra che getta su quella porta serrata.
In fondo che importa se la polvere coprirà tutto e se il legno marcirà? Cosa
importa se quella chiave non c'è più? Basterà crogiolarsi nell'ammirazione e nei
complimenti per quel giardino curato con maniacale attenzione, cercando i fiori
più costosi ed esotici, cose che agli occhi non posso sfuggire, profumi
incantevoli. Non serve il sole, basta che sia luce di qualsiasi tipo per non
rimanere nell'ombra. Non importa che sia calda, non importa neanche se costa
caro o se non piace. A chi potrebbero interessare delle semplici margherite?
Ma che accadrà se un giorno
quei fiori appassiranno? Cosa succederà se per un giorno non verranno
annaffiati? Sono così deboli, così fragili che muoiono senza neanche aver mai
provato cosa vuol dire essere accarezzati dalla luce del sole. Così tanti di
quei giardini vengono dimenticati facilmente senza che nessuno abbia provato a
spingersi oltre quella siepe, cercando una porta per complimentarsi direttamente
col proprietario. Forse esisteva, forse si sarebbe comunque aperta anche se
sembrava chiusa no? Ma in fondo quegli sguardi erano solo per dei fiori finti,
neanche volevano immaginare una porta, neanche volevano immaginare il proprietario.
In rari casi, però, da quella
strada passerà qualcuno che vedendo quei fiori s'intristirà e si chiederà
perché, perché creare un giardino così bello quanto falso? E forse sarà lui ad
entrare dal cancello e a cercare il proprietario di quei fiori rari e deserti.
Potrebbe essere chiunque, la persona più inaspettata e semplice, uno qualunque
che non ha mai avuto tutte quelle attenzioni, uno che nel proprio giardino
lascia crescere ciò che il terreno vuole e si bea delle farfalle che vengono a
fargli visita. Uno che ha una casa cadente, ma con tante rondini stridenti
nell'estate.
Uno così non si ferma davanti alle porte chiuse, busserà fintanto che qualcuno
gli aprirà o fintanto che quella porta, stanca, cederà aprendosi su quel triste
vuoto. Da quel vuoto lui toglierà la polvere, ricucirà le ferite, curerà quei
muri e nel silenzio porterà un nuovo orologio che riaccenderà il tempo e le
stagioni riprenderanno a correre.
Non è mai facile né semplice. Solo chi ama veramente un ciliegio lo apprezza
anche quando l'inverno gli ha strappato le sue foglie, i suoi frutti e i suoi
fiori. In fondo l'inverno non è perenne se non ci si abbandona al suo gelo e
ogni primavera sarà una festa.
A cosa servirebbe attaccare dei fiori di splendida seta a un ciliegio d'inverno?
Forse per tanti sarà meraviglioso, ma per quel ciliegio è l'inizio di un tempo
senza primavere, un tempo dove l'apparenza conterà più dell'essere e, per sempre
fiorito, si dimenticherà di come era orgoglioso delle sue ciliege e di come si
lasciava pettinar dal vento quando si tingeva d'oro, incurante di rimaner con i
rami spogli. Non avrà più bisogno del sole, brillerà di altra luce, fredda e
spenta e si lascerà morire senza neanche accorgersene, immacolato nella sua
falsa fioritura. Convinto di esistere in un'eterna primavera, si è lasciato a un
inverno sempre più rigido e crudele che, alla fine, neanche lo ha pianto.
E in fondo, proprio in fondo,
quel ciliegio non è stato mai neanche felice.
Qualche volta, invece, quel
ciliegio si strapperà quei fiori finti e si beerà degli sguardi sinceri, delle
critiche, dei suoi frutti, anche di quelli marci e bacati. Si sentirà felice, si
sentirà un ciliegio tra tanti, e sarà felice di essere “il” ciliegio solo per
chi si fermerà ai suoi piedi. Forse soffrirà donando un rametto fiorito a uno
sconosciuto, forse soffrirà quando i merli gli ruberanno le ciliege, ma è solo
così che si sentirà vivo, con il sole a consolarlo e a dargli energia.
Vivere e lasciarsi vivere son due cose molto diverse. Vivere non equivale a
sopravvivere. Vivere non significa nascondersi dietro le apparenze. A cosa serve
avere tanti ammiratori se quei complimenti sono per qualcosa che non esiste
veramente? E' meglio piangere che sorridere per finta, è meglio avere delle
rondini che un balcone perfetto, è meglio avere le farfalle che avere i fiori
più rari.
Tutti potremo avere le nostre
farfalle, basterebbe coltivare quella semplicità tanto speciale che nasce in
ogni giardino.
Chi non ama le margherite non può amare nessun altro fiore.
Chi ama i fiori senza farfalle non saprà aprire mai neanche una porta aperta.
In fondo le farfalle volano sulle margherite e le margherite le abbiamo tutti.