Il
racconto è stato scritto per la XVIII
Challenge Raynor's Hall.
La sfida non è competitiva.
Tema estratto: viaggi
TRECENTO
Thella ascolta cocktail melodici che sono
un mix di synth ed
elettricità, mentre spinge
sull’acceleratore
della sua Gran Turismo facendola ruggire. I neon azzurri ai lati del
mezzo
spazzano via la notte dall’asfalto ruvido. L’aria
si lascia addomesticare
dall’alettone posteriore rendendo l’auto
più veloce.
Sta
percorrendo una strada buia di periferia, da qualche parte tra Lodhi e Kastelleone.
È al volante
da più sette ore, ma non sente la stanchezza. Guidare la
rilassa. Soprattutto
quando, nel cuore della notte, le strade diventano deserte.
Alle prime luci dell’alba, ovunque si trovi, Thella ferma l’auto sul ciglio, chiude gli occhi e si ricarica. Le bastano dieci minuti di stand-by, perché la sua batteria cerebrale è potenziata. Nel suo cervello bionico ha pezzi organici saldati ai circuiti di un’automobile da corsa. Questo è il motivo per cui ama la sua Gran Turismo come una sorella: in cuor suo sente di avere qualcosa che la accomuna a quella macchina. Pensa addirittura che l’auto stessa abbia un’anima.
Scibel,
invece, ascolta i rumori che la natura le offre mentre viaggia con la
sua
fedele bici fotovoltaica. Le ruote sono due specchi lucidi che
catturano ogni
fotone e lo convertono in energia pulita. I parafanghi sono ali
triangolari
dispiegabili, costantemente percorsi da scintille di conversione
mesonica.
Parte all’alba, con il primo raggio di sole, Scibel. Viaggia per strade sconosciute lasciandosi guidare dalla bussola elettronica che si è fatta installare dentro, vicino al cuore. Le hanno assicurato che con un ago magnetico a regolare il ritmo della sua esistenza avrebbe vissuto per più di trecento anni. E lei vuole impiegare quel tempo per viaggiare ed esplorare. Così, all’alba di quel nuovo giorno, riavvolge la tenda nella quale ha passato la notte, carica lo zaino in spalla e si mette in marcia pronta a percorre quel tratto isolato da qualche parte tra Lodhi e Kastelleone.
Da
lontano, la scena che si presenta agli occhi di Scibel
è piuttosto inusuale: l’auto di Thella ferma sul
ciglio della strada sembra un mucchio di ferraglia
abbandonata. Mentre la
figura umana, immobile di fianco al mezzo, può essere
scambiata per un robot in
avaria.
“La
giornata inizia male”, pensa la fotociclista,
perché
lei odia l’inquinamento e i robot, e ha avuto la sfortuna di
trovare entrambi
nello stesso posto.
Poco
importa che, raggiunta una buona vicinanza, capisca che si tratti in
realtà di
un’auto da corsa e di un’umana potenziata. Thella le
sta già antipatica e se potesse le rimetterebbe a nuovo la
verniciatura
del mezzo con un graffio sulla fiancata.
Fa
del suo meglio per guardare la strada davanti a sé, ma gli
occhi scivolano suo
malgrado su quella figura solitaria, proprio nel momento in cui quella
si
risveglia dallo stand-by.
È sufficiente uno scambio di sguardi fugace tra le due, e inspiegabilmente l’ago magnetico di Scibel si rigira in modo anomalo facendole perdere l’equilibrio. La bici fotovoltaica sbanda, taglia le due carreggiate in obliquo e si schianta proprio contro la Gran Turismo. Sente l’altra lanciare imprecazioni. Non ha nessuna intenzione di ripagare i danni: è stata tutta colpa di quella bussola difettosa che le hanno installato dentro. Spera solo che quella fanatica della velocità non si avvalga dell'Algos, una legge messa a punto per tutelare i viaggiatori di professione che subiscono un incidente.
Thella ha sempre amato il buio, la solitudine e la velocità. Invece in quel momento si trova ferma, in compagnia di una fotociclista imbranata, alle prime luci dell’alba. Vorrebbe tanto mandarla all'inferno, perché le ha graffiato la fiancata, ed è come se avesse graffiato anche una parte di lei. Si trattiene a stento dal metterle le mani addosso. A calmarla è un’idea che nasce da un improvviso sentimento di ripicca. Pensa che sarà divertente mettere alla prova la resistenza di quella fanatica della lentezza facendole assaporare la velocità. Così avviene quello che Scibel scongiurava non accadesse. Thella evoca la legge dell'Algos e la fotociclista si trova costretta ad accompagnare l'altra per trecento chilometri fornendogli i beni di prima necessità.
Trecento
chilometri con una bici ripiegata dentro al bagagliaio e la voce
lagnosa della fotociclista
che pigola dal sedile del passeggero. Scibel
si spaventa quando Thella
drifta sulle curve dando
l’impressione di perdere il
controllo del mezzo. La conducente lo fa apposta. Quando Scibel
si addormenta, lei sgomma sull’asfalto compiaciuta mandandole
in tilt la
bussola interna.
Eppure,
man mano che la Gran Turismo slitta sulle
ruote divorando gli spazi e il
vincolo dell'Algos
si avvicina al termine, Thella
pensa che quella scema le mancherà. Inconsciamente
diminuisce un po' la velocità per rallentare lo scorrere del
tempo e
illudersi che il
viaggio sia appena iniziato.
Note
dell'Autore:
Lodhi
e Kastelleone sono nomi
nati su
ispirazione di Lodi e Castelleone. Mi piace pensare che siano proprio
quelle
due città che sono state rinominate in un imprecisato futuro.
In
questo
racconto compare anche la mia fissa per il numero tre. Il numero
"300", se osservate con attenzione, appare in tre circostante
diverse:
1-
Trecento sono gli anni di vita che spettano a Scibel
grazie
all'ago magnetico della bussola che ha
installata dentro.
2-
Trecento sono i chilometri di viaggio obbligato che l'Algos impone
a chi causa un'incidente. Una cosa
un po' insensata, me ne rendo conto, tuttavia ogni
tanto mi diverto a
inserire un pizzico di trash nelle storie che scrivo. Tra l'altro ho
scoperto
che Algos,
nella mitologia
greca, rappresenta il dolore... E per Scibel
all'inizio è sicuramente una sofferenza dover viaggiare ad
alta velocità.
3- Il trecento compare anche nella targa dell'auto di Thella, ed è rivelato nel disegno che ho realizzato.
"Trecento"
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