Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys
Segui la storia  |       
Autore: Padfootblack    09/11/2017    1 recensioni
E se Alex avesse intrapreso una relazione con una collega musicista? E se non fosse tutto così idilliaco?
Raccolta di song fic!
Dal testo:
Probabilmente si accorse del mio sguardo, perché si girò e sorrise imbarazzata, muovendo la mano come a salutarmi. Non riuscii a muovere un muscolo, aveva uno sguardo splendido. Era come se potesse leggermi dentro e mi persi in quel paradiso verde azzurro, fin quando non si voltò di nuovo verso gli altri. E la magia scomparve, ritornai nel backstage del club, attorniato da luci stroboscopiche e ombre penetranti, proprio mentre loro salivano sul palco.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dance Little Liar – Amy

Lo chiamai per l’ennesima volta ma non rispose. Chiamai Matt, non rispondeva neanche lui. Mi feci lasciare davanti al loro pub preferito e lo perlustrai, ma niente. Nessuna traccia delle scimmie. E pensare che avevo fatto migliaia di chilometri per riuscire a vederlo prima che partisse per il tour mondiale, mentre lui chissà in quale festa era invischiato. Mi sedetti sul marciapiede, prendendo un respiro. Erano le dieci di un sabato sera, mi rifiutavo di pensare che fosse a casa sua. E se fosse stato davvero a casa sua a quest’ora mi avrebbe risposto. Mi alzai, il nervosismo che quella situazione mi provocava non mi permetteva di stare col culo su un marciapiede. In realtà, mi impediva di stare ferma. Chiusi la cerniera del cappotto fino al mento e, armata di forza di volontà e rabbia repressa, camminai verso casa di Matt, il luogo dove festeggiavano sempre prima di partire. Era abbastanza lontana, ma col mio passo veloce ci sarei arrivata in un quarto d’ora.

I heard the truth was built to bend
A mechanism to suspend the guilt
Is what you will require and still
You've got to dance little liar

Se mai avessi dimenticato dove si trovasse casa di Matt, le luci da discoteca e la musica alta me lo avrebbero fatto ricordare. Sentii una strana morsa allo stomaco, ma trovai comunque il coraggio di spalancare la porta. I festini erano sempre stati uguali a Sheffield, e questo non era da meno: gente nuda per terra, bottiglie vuote sparse ovunque e polvere bianca sui tavolini. Mi tolsi il cappotto e lo tenni sottobraccio, facendomi strada fra quelle persone. C’era chi mi offriva una bottiglia, chi mi osservava interessato, chi non faceva neanche caso al mio passaggio. Non mi interessava di nessuno, se non di una singola persona. E quando lo trovai, il cuore si fermò. Era appoggiato a un muro, una bottiglia di birra in mano e una sigaretta nell’altra, parlava animatamente con due ragazze. Loro, vestiti succinti e sguardo seducente, pendevano dalle sue labbra, perché lui era Alex Turner, il famoso cantante di Sheffield. Volevo tanto andare lì, abbracciarlo e poi tirargli due schiaffi insultandolo. Ma rimasi immobile, incapace di staccarmi da quell’immagine. Una ragazza gli stava passando le dita sul collo, l’altra aveva una mano sul suo petto. Non so se mi mossi, o dissi qualcosa, ma ad un certo punto lui si girò e mi notò. Smise di parlare, smise di fare la rockstar famosa e restò a fissarmi. Non si spostò, non tolse le mani di quelle provocatrici dal suo corpo, non mosse neanche un minimo passo verso di me. Mi morsi le labbra per trattenere le lacrime e corsi fuori. Gettai il cappotto per terra e scesi dai gradini, rischiando di inciampare. Ero così nervosa che tutto il mio corpo continuava a tremare.

“Amy!”. No, adesso no, stai lì a bearti delle attenzioni di due oche, ma non venirmi dietro. Fece qualche passo in avanti, barcollando.

“Amy!”era così ubriaco che non ce l’avrebbe fatta a mantenere il mio ritmo. Camminai più veloce, ignorando i suoi continui richiami. Stupida Amy, ora ero a Sheffield senza un posto dove stare e nessun treno da prendere per andare a casa.

“Fermati, ti prego!”

“Torna dentro!”ordinai.

“Non è successo niente”

“Torna dentro!”urlai voltandomi verso di lui. Quando vide il mio sguardo rosso dalle lacrime, si fermò sul posto. Ero scossa dai tremiti, non sapevo se erano provocati dal freddo, dal nervosismo o dalla sua presenza. Probabilmente un mix di tutto.

“Che ci fai qui?”

“Pure?”esclamai sbalordita: “Ero venuta a farti una sorpresa perché pensavo di mancarti, ma a quanto pare non è così”

“Mi sei mancata, e tanto”

“Non sembrava là dentro”

“Quelle sono due fan, ci stavo solo parlando”

“Non sembrava che loro volessero soltanto parlare”. Scossi la testa, stufa di tutta questa situazione, stufa persino di voler parlare ad un ubriaco.

“Aspetta, Ams!”. Ma lo ignorai e andai dritta per la mia strada, camminando velocemente. La direzione dovevo ancora deciderla, così pensai a tutte le persone che potevano accogliermi a casa loro alle dieci e me ne venne in mente solo una: Rick. Chiamai un taxi e passai tutto il tragitto a piangere come una stupida bambina. Una volta arrivata, mi accolse in casa sua con un’espressione seria, come a dire “Te l’avevo detto”. Mi fece accomodare nella stanza degli ospiti e crollai subito in un sonno profondo.

Just like those fibs to pop and fizz
And you'll be forced to take that awful quiz
And you're bound to trip
And she'll detect the fiction on
Your lips and dig a contradiction up

Non avevo fatto bei sogni quella notte, il costante pensiero di Alex con un’altra mi aveva riempito di incubi. Era un problema a cui non avevo mai pensato, seppure così ovvio: passavamo molto tempo da soli, ce l’avremmo fatta ad aspettarci sempre? Ce l’avremmo fatta a non cadere nella tentazione di rifugiarci fra le braccia di qualcun altro? Sentivo caldo fra quelle lenzuola e non aveva senso continuare a rimuginare sulla sera prima, dovevo andarmene. Aprii lentamente gli occhi e notai che un braccio mi stava cingendo la vita. Avrei riconosciuto quelle mani ovunque. Controllai l’ora: le nove del mattino. Quando era arrivato? Non lo avevo neanche sentito. Restai ferma in quell’abbraccio, indecisa se tranciargli il braccio e fargli notare la mia presenza, o spostarlo delicatamente e ignorarlo. Scelsi la seconda. Andai in bagno e mi lavai la faccia, togliendo ogni residuo delle lacrime versate la sera prima. Le occhiaie mostravano tutta la stanchezza della fine di un tour, aggiungendo una decina di anni in più alla mia età. Questa vita mi stava lentamente distruggendo. Scesi in cucina, dove Rick mi aspettava con una tazza di caffè bollente in mano.

“Buongiorno”. La afferrai, sapendo che prima o poi sarebbe arrivata la ramanzina, speravo solo che mi lasciasse finire quel liquido marrone in modo da svegliarmi e avere la risposta pronta.

“Ieri sera il tuo amico ha fatto un casino assurdo”disse prima che le mie labbra si posassero sulla tazza. Rick e il tempismo: una perfetta storia d’amore.

“Mi dispiace, non pensavo che lui potesse immaginare che ero venuta qui”

Ams, perdonami! continuava a urlare. Che ha fatto? È andato a letto con un’altra?”

“No”dissi subito, schifata. Ma in realtà non sapevo cosa aveva fatto quella sera, e Rick comprese tutto dal mio sguardo: “Sarebbe davvero uno stupido a farlo”

“Magari non ha fatto nulla, magari sì, non lo so”. Sorseggiai il caffè lentamente, mentre Rick mi convinceva a salire di sopra e a parlare con “l’ubriaco”.

“Deve partire per un tour mondiale”mi ricordò.

“Lo so”

“Non scappare via senza lasciargli modo di spiegare cos’è successo ieri sera”

“Da quando sei psicologo?”. Fece spallucce: “Sono il vostro manager, mi preoccupo solo che rispettiate le date dei tour”. Gli battei una mano sulla spalla: “Okay, capo”. Ritornai in camera, immaginando mille modi in cui svegliarlo, ma quando entrai nella stanza lo trovai seduto ai piedi del letto, con la testa fra le mani. Chiusi la porta dietro le mie spalle e mi ci appoggiai contro, come se potesse darmi forza.

“Pensavo fosse un sogno, quello di stanotte”mormorò, lo sguardo per terra.

“Più un incubo”lo corressi: “Ed era tutto vero”

“Mi dispiace”

“Anche a me”. Ebbe il coraggio di voltarsi e guardarmi negli occhi. Non appena incontrarono i miei, sentii già le lacrime pronte a scendere. Lui, cosciente che sarei scoppiata a piangere, si alzò per venirmi incontro, ma scossi la testa: “No, fermo lì”. Restò in piedi, ma a debita distanza da me.

“Ams… era solo una stupida festa”

“Hai fatto qualcosa con quelle due?”

“No”disse serio: “Come puoi pensare ...”

“Ti ricordi di ieri sera?”

“Sì, non ero così tanto ubriaco ...”

“Non riuscivi a camminare”

“Non ci ho fatto nulla”ripeté, scandendo bene le parole.

“Lo avresti fatto se non fossi stata lì?”chiesi in un sussurro.

“Amy”sospirò deluso dalla mia mancanza di fiducia nei suoi confronti. Mantenni i miei occhi nei suoi, cercando un segno di bugia, ma sembravano sinceri.

“Ci avresti voluto fare qualcosa?”. Scosse la testa, ridendo irrisorio. Certo che ci avrebbe voluto fare qualcosa, non scopava da un sacco di tempo.

“Ora vuoi anche impedirmi di provare emozioni?”chiese brusco.

And the clean coming will hurt
And you can never get it spotless
When there's dirt beneath the dirt
The liar takes a lot less time

“Oh no, continua anche a provare emozioni con altre, tranquillo, tanto sei abituato a tradire”. Mi fissò sconcertato: “Scusa?”

“Non osare neanche guardarmi in quel modo”

“E tu non osare accusarmi di una cosa del genere!”esclamò alzandosi in piedi.

“Eri ubriaco fradicio e due tizie ti stavano palpando!”

“Non ci ho fatto nulla”scandì ad alta voce.

“Ma avresti voluto!”

“In una dimensione parallela dove tu non esisti!”

“Oh, ora sì che sono sollevata!”

“Cosa vuoi che ti dica? C’erano due tipe belle con me ma non volevo andarci a letto?”

“Mi fai schifo”

“Il pensiero non mi ha neanche sfiorato!”urlò: “Ho pensato solo che erano due belle ragazze, punto! Ti stai costruendo un castello di carta. Non lo farei mai. Con te, Amy, non è mai capitato, non ti farei mai del male”. Forse lo stavo accusando ingiustamente, forse era la mia paura a parlare. Paura di perderlo, paura che trovasse un’altra migliore di me, pronta a sacrificare il suo tempo pur di stare con lui. In fondo mi fidavo di lui e vedevo che i suoi occhi erano sinceri, ma ero arrabbiata. Avremmo potuto passare una notte insieme prima che lui partisse per il tour e l’avevamo sprecata a litigare. Stavamo ancora sprecando tempo a litigare e tutto per colpa della mia stupida mente paranoica.

“Ci siamo visti due volte in tre mesi”sussurrai, sull’orlo delle lacrime: “Ed eri ubriaco in entrambe. La prima volta, sono rimasta io a San Francisco, non ho seguito la mia band per poter vedere il tuo concerto, sono stata sveglia tutta la notte, a tenerti la testa mentre vomitavi e poi ho preso un volo per Cuba. La seconda volta, torno prima dalla tournée negli Stati Uniti per poterti vedere una sera prima che tu parta per la tournée mondiale e ti trovo ubriaco ad una festa con due tipe che ti palpano”

“Non le ho neanche toccate, non ci ho fatto niente”ripeté allo sfinimento.

“Okay, ho capito”dissi decisa: “Ma ti ho chiamato mille volte e non mi hai risposto, ti ho cercato ovunque! Ci vediamo pochissime volte, dobbiamo sempre incrociarci fra voli internazionali e ogni volta sei ubriaco fradicio”

“Perché è l’unica maniera per non pensare al fatto che tu sia lontana”

“Beh, io ci penso invece, e non mi bastano alcol e canne per dimenticarmi del ragazzo che ho dall’altra parte del pianeta”. Mi asciugai le lacrime e lui mi prese fra le sue braccia, coccolandomi nonostante lo avessi trattato come il peggiore dei traditori. Ritornare fra quelle braccia era un po’ come ritornare a casa, in un posto sicuro, dove nulla poteva farmi male. Ma questa volta era riuscito a farmi male, insinuando dubbi nella mia mente debole e ansiolitica.

And after you have dabbed the patch
You'll breathe and then proceed to scratch
The varnish off that newly added calmness
So as not to raise any alamrs too soon

“Scusa”sussurrai: “Ho paura”

“Lo capisco, ma non puoi non fidarti di me”

“Mi fido”ammisi sincera: “Ho solo tentennato un po’”

“Beh, non farlo”disse offeso: “Non è bello sentirsi dare del traditore. Soprattutto quando sono così ubriaco, mi prendi in contropiede e non so cosa dirti”. Continuò a cullarmi, lasciandomi finire di piangere, senza dire nulla. Mi ero davvero comportata da bambina, ma lui avrebbe dovuto esserci. Avrebbe dovuto rispondere a quelle chiamate e venirmi incontro, ovunque fosse.

“Appena ho un weekend libero volo da te”bisbigliò.

“Ovvero fra due mesi”

“Cancello il tour”

“Non puoi”

“Mi stai sfidando?”. Alzai lo sguardo verso lui, osservando quegli occhi castani grandi e pieni di speranza. Mi faceva sentire l’unica ad avere problemi, come se lui non avesse ripensamenti sulla nostra storia, come se a lui andasse bene non vederci mai o condividere le uscite con i paparazzi. Come se per lui non fossero un problema i fan che pretendevano di vederci sempre ai concerti e che non volevano una nostra dannata pausa, mai. Dovevamo sempre scrivere musica e suonare in giro, perché questa era la nostra vita. Ero stufa anche di questo.

“Non andrò più a quelle stupide feste”disse Al: “Non parlerò più con nessuna fan ...”

“Non è quello che voglio ...”

“Non m’importa, voglio solo che tu stia tranquilla e che ti possa fidare di me”

“Mi fido di te”ripetei: “Se no a quest’ora saresti già volato fuori dalla finestra. Ma quelle mani luride addosso a te proprio non le reggo”

“Hai ragione”

“Ho sempre ragione”. Scoppiò a ridere: “Ora non esageriamo”. Mi diede un buffetto sulla guancia: “Troveremo un modo per vederci. Te lo prometto”. E speravo davvero che quella promessa l’avrebbe mantenuta.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Arctic Monkeys / Vai alla pagina dell'autore: Padfootblack