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Autore: missredlights    09/11/2017    6 recensioni
“Non dirlo, Choji. Non dirlo assolutamente. Non devi sentirti in colpa per una scelta che ho fatto. E poi lo sai che sono pigro e che non mi interessa ambire a qualcosa di più. Mi basta trovare qualcosa che mi piaccia e vivere la mia vita tranquillamente. Con un lavoro stressante dove lo troverei il tempo per giocare a shoji, guardare le nuvole mentre fumo una sigaretta o sonnecchiare nel retro cinque minuti?”
Choji sorrise bonariamente, sentendosi leggermente rincuorato dalle parole del suo migliore amico.
"2° classificata al concorso "Oceano Mare di parole senza fine" indetto da AleDic sul forum di EFP".
‘‘6° classificata al contest ‘In viaggio’ indetto da Emanuela.Emy79 sul forum di EFP”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Choji Akimichi, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Nickname sul fandom e su EFP: missredlights - missredlights
Personaggi (e pairing, se presente): Shikamaru Nara, Sabaku no Temari, Choji Akimichi (Naturalmente la ShikaTema)
Citazione scelta:- “Sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava.” ~ Novecento 

- “Occorre sempre seminare dietro una pretesto per tornare, quando si parte.” ~ Oceano mare 

- “Stettero un bel po’ in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, sembravano una coppia di quelle che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare.” ~ Mr Gwyn 
Numero Parole: 2000
Note autore: ///

15 gennaio

 

“Shikamaru, non ci posso ancora credere che ce l’abbiamo fatta.”

“Dovresti avere più fiducia nelle tue capacità, Choji. Lo sapevo che ce l’avremmo fatta.”

“Come sempre ci hai azzeccato e le tue previsioni sono state esatte. Mi chiedo come ancora tu faccia e perché abbia deciso di iniziare quest’avventura con me. Con le tue capacità potresti puntare molto in alto. Mi sento in…”

“Non dirlo, Choji. Non dirlo assolutamente. Non devi sentirti in colpa per una scelta che ho fatto. E poi lo sai che sono pigro e che non mi interessa ambire a qualcosa di più. Mi basta trovare qualcosa che mi piaccia e vivere la mia vita tranquillamente. Con un lavoro stressante dove lo troverei il tempo per giocare a shoji, guardare le nuvole mentre fumo una sigaretta o sonnecchiare nel retro cinque minuti?”

Choji sorrise bonariamente, sentendosi leggermente rincuorato dalle parole del suo migliore amico.

“Sai ancora mi chiedo perché tu abbia voluto aprire questa libreria con caffetteria in aeroporto.”

“È molto semplice. Più semplice di quanto pensi, ma dovrai arrivarci da solo.”

“Eh? Come sarebbe a…”

La frase di Shikamaru venne interrotta dal rumore di tacchi che entravano nel negozio, seguite dal rumore di ruote che scorrevano sul pavimento. Era entrata la loro prima cliente e con somma gioia di Shikamaru si trattava di una donna.

Fantastico, una donna. Ma perché proprio una donna come nostro primo cliente? Sicuramente mi chiederà un romanzo rosa, sempre che sappia cosa sia un libro.

“Salve, come posso esserle utile?”

Choji si era mostrato subito disponibile con la cliente, al contrario di Shikamaru che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, non sapendo di preciso per quale motivo.

“Cerco un libro. Si chiama Artemisia e l’autore è Alexandra Lapierre.”

“Non lo abbiamo.”

Shikamaru si era risvegliato dal suo torpore affermando di non avere quel libro appena chiesto. Notò una nota di disappunto quando quelle labbra rosse si mossero verso il basso, una frazione di secondo nella quale si chiese se se lo fosse immaginato.

“Non potrebbe controllare? Come fa a esserne così certo?”

“Perché conosco tutti i titoli presenti in questa libreria. Se vuole le posso dare una biografia di un’altra donna.”

“Lei ne è sicuro che io voglia una biografia di una donna?”

“Se non la volesse, non mi avrebbe chiesto quel determinato libro, non trova?”

Choji spostava lo sguardo dal suo amico alla donna, come se stesse assistendo ad una partita di tennis, decretando la sua dipartita, un attimo dopo, con la scusa di dover controllare l’esposizione dei dolci. Lasciò il suo amico con la sconosciuta, ridendo sotto i baffi per il modo in cui lei gli teneva testa. Era da anni che sperava che il suo amico incontrasse una donna che sapesse il fatto suo, giusto per scuoterlo e fargli capire di non essere realmente misogino. Lo vide andare verso uno scaffale e prendere un libro, per poi tornare dalla donna.

“Legga questo. È sicuramente migliore di quello che mi ha chiesto.”

Temari inarcò un sopracciglio, leggendone il titolo e decretando che poteva andare bene.

La guerriera gentile di Rebiya Kadeer. Sembra interessante.

“E se non dovesse piacermi?”

“Me lo potrà restituire quando tornerà dal suo viaggio, ma sono sicuro che non accadrà.”

Le confezionò il libro e prese i soldi, vedendola uscire qualche istante dopo.

Le donne sono proprio una seccatura.

 

§

 

28 marzo

 

“Choji vado a prendere i libri. È un problema se ti lascio solo per qualche ora?”

“Vai pure, non ti preoccupare.”

Shikamaru fece un breve cenno di saluto al suo amico, diretto verso il magazzino centrale per prendere i libri. Una volta rimasto solo, Choji servì le due vecchiette sedute al tavolo che aspettavano la colazione. Attendevano l’apertura del gate per il loro volo e gli sorridevano così amabilmente che non poté evitare di ricambiare il sorriso. Lui amava gli aeroporti, per lui erano il posto più bello e più triste, allo stesso tempo, del mondo. Gente che andava e gente che veniva, gente che lasciava qualcosa o che trovava qualcosa. Perché Shikamaru non riusciva a capire questa bellezza?

“Giovanotto, tutto bene?”

Choji si era risvegliato dai suoi pensieri e aveva sorriso alla vecchietta, annuendo alla sua domanda, per poi voltarsi verso la porta che si apriva. Davanti a lui c’era la ragazza di due mesi fa, la loro prima cliente, che si guardava in giro.

“Vedo che è tornata. Ha fatto un buon viaggio?”

“Sto ripartendo e vorrei prendere un libro. Dove si trova il suo collega?”

“È andato a prendere i nuovi libri. Le è piaciuto il libro che le ha proposto?”

“Non era male, passabile.”

Ma il tono con cui lo disse non lo convinse. Le brillavano gli occhi, come se al sol pensare a quel libro le avesse riacceso qualcosa.

“Sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia… Tutta scritta, addosso. Lui leggeva, e con cura infinita, catalogava, sistemava, ordinava.” 

Temari inarcò un sopracciglio quando Choji smise di parlare, chiedendogli con lo sguardo che cosa volesse dire con quelle parole.

“Il mio socio, Shikamaru. Se ci deve essere un modo per descriverlo utilizzerei esattamente queste parole che ti ho detto.”

“E perché mi avrebbe descritto il suo collega?”

“Perché…”

Temari non seppe mai perché Choji utilizzò quelle parole, interrotti da uno Shikamaru bagnato fradicio che entrava in negozio e che si fermava di botto alla vista di quella ragazza che nella sua testa aveva catalogato come la Seccatura in rosso.

“Cosa è successo, Shikamaru?”

“Ho dimenticato un ombrello e i fogli per il ritiro dei libri. Vedo che lei è senza libro, quindi le deve essere piaciuto.”

Temari assottigliò leggermente lo sguardo, spostando un angolo della bocca a formare un ghigno divertito.

“Averci visto giusto una volta non la rende perfetto. Ho bisogno di un libro. Vorrei un classico stavolta, Les Misérables di Victor Hugo.”

Shikamaru si spostò verso uno scaffale e prese un libro, dandoglielo in mano. Temari guardò sorpresa la copertina del libro, non era il libro da lei richiesto, ma La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne.

“Le piacerà di più. Choji, fai pagare la cliente, io vado.”

I due in questione lo guardarono uscire. Temari comprò il libro e diede un biglietto da visita a Choji col suo numero, la email e il nome e cognome.

“Dica al suo socio che la prossima volta voglio il libro che chiedo e che non faccia di testa sua.”

Choji annuì e le diede il loro biglietto da visita, scrivendo anche un numero sul resto.

“Potrà dirglielo lei a questo numero.”

Il sorriso che si rivolsero non avrebbe presagito nulla di buono.

 

§

 

31 marzo

 

“Hey, Nara. Quando torno voglio trovare i libri che ti ho chiesto l’ultima volta, non che tu faccia di testa tua.”

“Ma chi diamine sei? E come fai a… Un momento. Tu sei la Seccatura in rosso che è venuta in libreria. Chi ti ha dato il mio numero?”

“Un uccellino, ma sono sicura che quest’uccellino ti abbia dato anche il mio, di biglietto. O sbaglio?

 

Shikamaru si rigirava fra le mani il biglietto da visita che Choji gli aveva dato, sorridendo leggermente. Non pensava che avrebbe fatto lei il primo passo.

 

“Quindi, per la prossima volta che libro vuoi trovare?”

“Il libro di Agatha Christie, Dieci piccoli indiani.”

“Vedrò che posso fare. Quando torni?”

“Fra due mesi e mezzo.”

 

§

 

20 giugno

 

In quei due mesi e mezzo si sentirono spesso, anche solo per un rapido “Buongiorno” o per una battuta o frecciatina. Si chiamarono brevemente, rimanendo invece su Skype più di quanto avessero mai immaginato, ridendo, scherzando, prendendosi in giro o litigando per delle piccole incomprensioni, risolte dopo qualche giorno di guerra fredda. Lei lo prendeva in giro perché lui si ostinava a tenersi quel vecchio cellulare e quel vecchio computer dell’anteguerra, e lui le rispondeva per le rime dicendole che non avrebbe mai speso dei soldi per degli oggetti che avrebbe usato poco e nulla. Shikamaru non si sarebbe mai aspettato di sentire questo bisogno di sentirla per telefono o di vederla - anche solo virtualmente. Non riusciva a capire cosa fosse questa strana sensazione che lo attanagliava alla bocca dello stomaco. Si era ritrovato, addirittura, a segnare sul calendario i giorni che mancavano al suo arrivo, preso in giro bonariamente da Choji. Cosa gli stava succedendo?

Devo essermi ammalato. Non è da me comportarmi in questo modo.

Ma più i giorni passavano e più la sua ansia aumentava. Lei non si era fatta viva al suo ritorno, non era passata in libreria come d’accordo, e se all’inizio la cosa non lo toccava più di tanto, adesso gli dava fastidio. Cosa le era successo per tenerla lontana e per non farla passare da lui? Perché non gli rispondeva ai messaggi?

“Shikamaru, guarda lì.”

Il suddetto interessato seguì lo sguardo che il dito di Choji gli indicava, vedendola fuori dal negozio che gli faceva segno di uscire. I suoi piedi si mossero da soli, mentre Choji gli diceva di non preoccuparsi e che avrebbe pensato tutto lui per il momento.

Non sapeva se essere arrabbiato o meno, non si riconosceva. Cosa gli era accaduto in quei mesi?

“Ciao.”

“Vieni, andiamo fuori, così posso fumare una sigaretta.”

Temari storse leggermente la bocca. Non sopportava che fumasse, glielo aveva detto innumerevoli volte. Lui, sbuffando, spegneva la sigaretta, ma lei era sicura che l’avrebbe riaccesa una volta conclusa la conversazione via Skype. Ora, però, era diverso.

Non riusciva a capire che cosa le stesse succedendo, del perché non fosse andata da lui una volta tornata. Uno strano sentimento si era impossessato di lei e le aveva fatto paura. Temari non era mai stata una ragazza che aveva bisogno di qualcuno accanto a sé, bensì indipendente e che sapeva il fatto suo. Come aveva fatto ad interessarsi a Shikamaru?

La verità le era piombata addosso una sera dopo un suo messaggio. Era stata una lunga giornata e molte cose non erano andate nel verso giusto e lui, con un semplice messaggio, era riuscito a calmarla. Si era sentita meglio, per poi piegarsi in due, come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco. Lei era interessata a Shikamaru. Non quell’interesse che si spegne come una miccia, ma quello che nasce piano e si insidia dentro, senza andare via.

Temari non aveva mai avuto una storia che fosse seria o meno, quindi non capiva questo suo bisogno di conoscere più cose su di lui, di sentirlo.

Adesso che seguiva la sua schiena si rendeva conto di aver sbagliato, che ne avrebbe dovuto parlare con lui. Quando arrivarono fuori le porte dell’aeroporto non c’era nessuno che prestasse attenzione a loro. Stettero un bel po’ in silenzio, ognuno con i suoi pensieri. Sembravano una  di quelle coppie che si amano da tantissimo tempo e non hanno più bisogno di parlare.

“Quando sei tornata?”

“Quattro giorni fa.”

“E perché non sei passata?”

Lo vide aspirare dalla sigaretta e poi rilasciare il fumo che si disperse nell’aria. Poteva vederlo indistintamente che fosse arrabbiato.

“Mi avevano proposto un posto a Dubai, volevano che rimanessi lì.”

Shikamaru sgranò leggermente gli occhi e si voltò verso di lei, conscio che la sua maschera di indifferenza si era infranta.

“E tu cosa hai risposto?”

“Che ci avrei pensato e che oggi gli avrei dato una risposta.”

“Suppongo che tu voglia accettare, vero?”

Si sentiva come se avesse mangiato qualcosa di indigesto. Non aveva nessun diritto di dirle di non partire, di non accettare. Cosa era lui per lei se non qualcuno che aveva conosciuto all’aeroporto?

“Occorre sempre seminare dietro un pretesto per tornare, quando si parte.”

Fu un attimo. Le loro bocche si trovarono prima che la sigaretta gettata da Shikamaru toccasse terra, assaporando per la prima volta l’uno il sapore dell’altro.

“Allora rimani con me.”

Lei gli sorrise con quel suo modo strano che a lui faceva impazzire, rendendosi conto che tutto il fastidio provato in quei giorni era scomparso.

“Dovrai prenderti un computer e un cellulare nuovo, lo sai.”

Seccatura, non cominciare di nuovo con questa stor-…”

Lei lo baciò, o meglio, gli rubò un bacio e il fiato, ritrovandosi a stringerla fra le sue braccia.

“Non farmi pentire di questa scelta, Crybaby.”

Seccatura. Vieni, torniamo al negozio.”

Fu in quel momento che Shikamaru capì perché Choji volle aprire il negozio in aeroporto, ritrovandosi d’accordo col suo migliore amico, mentre le sue dita stringevano quelle di Temari.

 

   
 
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