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Autore: __roje    09/11/2017    1 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Aki Nomura è solo un ragazzo di 16 anni che ha sempre sognato di poter condurre una vita scolastica del tutto normale, fatta di amicizia e nuovi amori. Tuttavia la realtà in cui si trova non è affatto così; a causa di diversi eventi il suo carattere è diventato molto più rude e introverso e i primi due anni di scuola non sono stati esattamente ciò che credeva ed una delle ragione è la continua presenza nella sua vita di quello che una volta era il suo migliore amico: Hayato Maeda. Un ragazzo di straordinaria bellezza che viene definito da tutti "Principe" per i suoi tratti e i suoi modi, ma la realtà è ben altra infatti Aki scoprirà presto i nuovi gusti sessuali della persona che credeva di conoscere bene e da quel momento tutta una serie di strani eventi cominceranno a susseguirsi nella vita di questo giovane ragazzo.
IKIGAI: è l'equivalente giapponese di espressioni italiane quali "qualcosa per cui vivere" o "una ragione per esistere" o "il motivo per cui ti svegli ogni mattina".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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CAPITOLO 21

“Sei quasi terrificante devi credermi” osservò Yoshida quel giorno durante la pausa pranzo.
Addentai il panino comprato alla caffetteria, ero di buon umore quindi nessun commento avrebbe rovinato quella giornata. “Perché dici questo?” borbottai col boccone in bocca.
“Mastica prima di parlare...” fui rimproverato da Yoshida, “beh sembri molto felice, nell’ultimo mese ti ho visto molto più vivace e voglioso di voler venire a scuola, immagino che sia merito del principe.”
“Tra me e Hayato va alla grande! Facciamo un sacco di cose insieme, usciamo a cena, giochiamo insieme, e certe volte passiamo i pomeriggi nella biblioteca di quartiere, mi sta aiutando anche nello studio e vado molto meglio in tutte le materie!”
“Smettila di vantarti... vorrei avere anch’io il mio principe personale, ti tratta come una principessa.” Scoppiai a ridere, quel commento non riuscì a smuovere l’allegria che provavo. Andava davvero tutto bene, Hayato si comportava molto bene con me e non aveva più preteso cose strane, aveva anche smesso di baciarmi in pubblico e così facendo la mia ansia era nettamente diminuita.
“E sul fronte sessuale?” continuò ancora Yoshida, “Non mi hai più raccontato o chiesto nulla, quindi immagino che non ci siano stati ulteriori progressi.”
Diedi un altro morso al panino e in quel momento la mia espressione divenne più seria “Cosa ti fa pensare che non ci siano stati progressi in quel senso?”
Yoshida sorrise sfoderando un ghigno “Saresti già venuto a piangere da me se avesse provato a farti qualcosa, conoscendoti.”
Quel commento seppe irritarmi e d’istinto gli calpestai il piede sotto al banco, Yoshida balbettò dolorante ma non si arrabbiò, “Non ti riguarda” feci l’offeso.
“Lo sapevo! Il principe non ti ha più fatto nulla ahahah” scoppiò a ridere.
“Taci! Hayato si sta comportando davvero bene con me e credo che stia aspettando, sa bene che ho bisogno di più tempo per arrivare a quel punto. E’ solo gentile.”
Yoshida mi fissò inarcando un sopracciglio “Gentile.. chi?”
“Hayato.”
“AHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHA” Yoshida esplose in una fragorosa risata raccogliendo l’attenzione dei nostri compagni, arrivò addirittura a piangere dalle risate, si mantenne la pancia e continuò per un pò. Fu vano il mio tentativo di fermarlo. “Non farmi ridere. Il principe è la persona più prima donna che io conosca, e sapendo i suoi precedenti starà sicuramente preparando un agguato.”
“Agguato?”
“Si, forse vuole creare la giusta atmosfera e sta aspettando che la madre e il fratellino siano fuori dai piedi per un pò così da preparare un letto di petali di rose, le candele e dello champagne. Una cosa da vero principe insomma.”
Lo fissai nauseato “Tu guardi troppi film fattelo dire...”
Yoshida si avvicinò di più con uno strano fuoco negli occhi “Magari vorrà anche darti un mazzo di rose, da vero gentiluomo e poi ti scorterà nella sua stanza chiedendoti di essere la tua prima volta. Oh vedrai sarà super romantico.”
Mi passò la voglia di mangiare dopo quella fantasia “Non potevi semplicemente essere disgustato dalla mia relazione, credo che tu l’abbia presa troppo a cuore...”
“Siete la mia coppia preferita!” scodinzolò felice.
“Piantala...”
Un ombra ci investì, sollevammo un po’ lo sguardo e dal nulla era sbucato Hayato, bello e alto come sempre nella sua divisa scolastica ma con l’umore di una donna con le sue cose. “Vedo che vi divertite sempre un sacco” commentò bieco trattenendo l’irritazione. Yoshida sbiancò immediatamente, si allontanò da me e tornò a sedersi in maniera composta sulla sua sedia.
“Dov’eri?” domandai invece io facendo finta di nulla.
“Ho aiutato un professore. Hey se hai finito di mangiare perché non vieni un attimo con me?” con la mano indicò verso la porta, che cosa voleva improvvisamente.
“Ehm si ho finito” lanciai un occhiata verso Yoshida e osservai che se la rideva sotto i baffi mimando con la bocca l’espressione ‘agguato’. Era un vero idiota!
Seguii Hayato fin fuori dall’aula e si fermò non poco lontano, in corridoio. Si guardò un attimo in giro poi rivolse tutta la sua attenzione su di me, mi scrutò con un occhiata seria davvero preoccupante.
“Questo fine settimana hai da fare?”
Quello sguardo serio per chiedermi una cosa del genere? Mi venne quasi da ridere, ma era carino. “No, sono liberissimo!” sorrisi.
“Bene. Questo fine settimana mia madre porterà Kou a Hiroshima dal padre, e resterà li anche per lavoro tre giorni quindi ho pensato che potresti restare a dormire da me.”
Improvvisamente tutte le frasi idiote di Yoshida mi ronzarono per la testa, rimbombarono come un coro fastidioso nel mio cervello e di conseguenza si accese una spia di allarme!
“D-dormire da te?” domandai per chiarezza.
“Sì, dormire da me, mi scoccio di stare da solo.”
Si avvicinò minaccioso invadendo il mio spazio vitale, accidenti odiavo ammettere che Yoshida aveva ragione! Hayato aveva semplicemente aspettato l’occasione giusta!
“Se ti senti solo perché non vieni a dormire da me? La mamma ne sarà felice e anche Mei e poi io non sai cucinare, che cosa mangeremo da te ahahah siamo uno peggio dell’altro.” L’espressione di Hayato mutò in puro odio nei miei confronti, un aurea sempre più tetra lo avvolse così come tutta il buon umore di quegli ultimi giorni era sparito. Parò una mano contro il muro alle mie spalle e il tonfo mi fece sussultare dallo spavento. “H-Hayato?”
“Dimmi la verità idiota, non vuoi venire perché hai paura che possa farti qualcosa?” La mia faccia parlò da sola e Hayato si toccò la fronte sconfitto, e indietreggiò “Per chi mi hai preso! Per un malato?”
“Ehi sei tu quello che pensa sempre a quello non certo io, è ovvio che io abbia paura visto quello che è successo le altre volte che sono stato solo con te!” Mi resi conto troppo tardi di aver un po’ esagerato ma ormai avevo detto ciò che pensavo. Hayato era sempre più buio in volto e una smorfia strana si dipinse sul suo volto “E-ecco io non volevo dire...”
“No lascia stare hai reso l’idea, sono un mostro visto che voglio costringerti a fare cose che non vuoi.”
“Non intendevo quello!”
Hayato non mi ascoltò più e fece dietro front verso l’aula lasciandomi lì come un cretino, e non potevo certamente portare quella discussione in classe così aspettai che finissero tutte le lezioni, gli avrei parlato con calma tornando a casa ma quando lo aspettai all’ingresso mi passò davanti senza nemmeno guardarmi in faccia e mi ignorò per tutto il tragitto. Io dietro di lui.
“Hayato ascolta io..!”
“Non voglio parlare con te oggi, lasciami in pace” disse ciò ed entrò in casa.
Possibile che una cosa così stupida potesse incrinare così tanto il suo umore? Era assurdo. Tentai in vano quel pomeriggio di mandargli messaggi, e le chiamate erano senza risposta. Allora tentai direttamente a casa sua ma nessuno aprì la porta.
“Accidenti ora stai esagerando!” urlai sotto casa sua ma chissà se poteva sentirmi.
Ogni volta che si trattava di sesso finivamo col litigare. La pensavamo diversamente, lui era già pronto mentre io no e non perché dovevo farlo con lui ma perché in generale sentivo che era troppo presto, avevo solo sedici anni dopotutto, che fretta c’era?!
Senza accorgermene me ne andai girando a vuoto, pieno di rabbia e maledicendo Hayato per quei suoi ormoni fuori controllo. Che gli costava aspettare un po’ di più, se mi amava doveva rispettare anche la mia decisione e invece no, ogni tanto mi proponeva strane cose, scuse per tenermi a casa sua da solo e saltarmi addosso. Quel porco. Pensai dentro di me.
“Cazzo fatti una fottuta sega!” esclamai esasperato da tutti quei pensieri.
“Chi è che devi farti una sega?” Che vergogna ero stato sentito da qualcuno, ma ancor peggio avevo urlato quella cosa in mezzo alla strada. Quando andai a vedere chi mi avesse sentito mi trovai davanti proprio Kuro, l’ultima persona al mondo che avrei voluto incontrare in quel momento. “Ciao Akìo.”
Lo fissai bieco “Ancora con questa Akìo...”
Kuro ridacchiò “Lo so come ti chiami, ti prendo solo in giro. Che ci fai in giro da solo?”
“Potrei farti la stessa domanda.”
Mi mostrò il borsone che portava dietro la schiena “Torno dal dojo, ora tocca a te.”
“Niente, faccio una passeggiata.”
Non avevo certo intenzione di raccontargli di Hayato, era l’ultima persona che doveva saperne qualcosa, visto cosa quel Kuro provava per lui. Dentro di me avevo ancora un sacco di domande senza risposta riguardo quel giorno, del perché Hayato si fosse dimostrato tanto mansueto e perché Kuro avesse cercato di fare una cosa del genere.
“Beh se non hai nulla da fare vuoi venire a prendere un succo con me? Nemmeno io ho voglia di tornare a casa in questo momento.”
Non volevo stare in sua compagnia, ero ancora arrabbiato e il ricordo di lui che aveva tentato di baciare Hayato mi rendeva ancora più nervoso ma se c’era la possibilità di saperne di più mi andava bene passare un po’ di tempo con lui.
“Va bene” mi convinsi ad andare con lui.
Kuro era davvero un personaggio strano, non sapevo mai come comportarmi nei suoi confronti e dopo l’accaduto non avevo più avuto modo di vederlo.
Mi portò dinanzi ad un chiosco e comprò due frullati di frutta, senza neppure chiedermi se mi piacesse la cosa e me la offrì.
“Quanto ti devo?”
Parò una mano davanti a me “Lascia stare i soldi, dobbiamo parlare un po’.”
Improvvisamente si fece serio in volto, qualcosa mi diceva che avremmo cominciato a parlare di Hayato e la cosa non mi piaceva affatto, anzi mi dava già fastidio.
Prendemmo posto su una panchina nel parchetto vicino al chiosco di bibite, in giro c’erano bambini e coppiette che volevano trascorrere un pomeriggio in tranquillità. Anche avrei voluto trascorrere un pomeriggio del genere ma da un po’ di tempo la mia vita era diventata un uragano di eventi incontrollati.
Guardai con la coda dell’occhio Kuro, se ne stava serio a sorseggiare la sua bibita al mango e fissava il vuoto con i suoi grossi occhioni neri. Sembrava nascondere un velo di tristezza.
“Sai, quella volta sono rimasto molto colpito nel vederti, ma in generale da quando ti ho incontrato non avevo proprio immaginato che fossi intimo amico di Hayato.”
Aveva iniziato subito senza girarci troppo intorno. “Siamo vicini di casa.”
“Forse lo conosci meglio tu che io, allora.”
Non capivo proprio a cosa volesse arrivare, volevo però sapere tutto, il perché del suo interesse verso Hayato e perché quella volta aveva tentato di baciarlo. Cosa dovevo fare? Chiederlo sfacciatamente? “Siete amici?” domandai in fine.
Kuro nel sentire quella domanda sussultò e mi guardò colpito che avessi chiesto ciò. Ero serio, volevo sapere sebbene quella verità mi facesse paura. Kuro abbozzò un sorriso molto tirato “Si, lo eravamo almeno io credo. Hayato non è una persona facile da capire, e stare al suo fianco è ancora più difficile, non permette a nessuno di entrare nella sua testa.”
“So di cosa parli, anche io non so dirti se mi abbia mai considerato suo amico.”
“Eppure non sembra sai. Hayato non ascolta nessuno eppure tutte le volte che l’ho visto ultimamente era sempre in tua compagnia. Quando mai qualcuno lo avrebbe convinto a rimettere piede al dojo” ridacchiò nervoso.
Sembrava parlare di quelle due volte che era venuto, ma io là non c’entravo nulla. Avevo cercato sì di convincerlo ma non ci ero riuscito e avevamo sempre finito col litigarci.
“Io non ho convinto nessuno, è Hayato che ha scelto di venire.”
Kuro mi scrutò con attenzione “Ha scelto eh.” Quel suo sguardo indagatore cominciava a mettermi a disagio, l’atmosfera sembrava star cambiando improvvisamente e tutt’intorno a noi non c’era più nessuno. L’aria tranquilla a calorosa di prima sembrava aver lasciato posto ad un atmosfera molto più pesante. “Hayato non mi ha mai parlato dei suoi amici, anzi a giudicare da come si comportava non credo ne abbia mai avuti prima.”
Lo osservai cercando di capire dove volesse arrivare.
“A suo tempo non mi sono fatto troppe domande, ero piccolo e ho lasciato sempre correre senza voler indagare oltre ma negli ultimi tempi ho notato delle cose che prima non avevo proprio visto.
Devi sapere anche tu queste cose adesso, penso che tu sia interessato a saperle” mostrai maggior attenzione e lo guardai fisso negli occhi, “tu sai il motivo per cui Hayato ha lasciato il judo?”
“No, non ne ho idea.”
Kuro si alzò in piedi lasciando la sua bevanda sulla panchina, mi si parò davanti grosso e sempre più cupo in viso, cominciò a farmi quasi pausa. Mi guardava con uno sguardo glaciale. “Sei tu.” Disse in fine.
Un freddo intenso gelò ogni parte del mio corpo, sembrò quasi che avessi smesso di respirare in quel momento e tutto perché aveva detto ciò con una faccia così buia da farmi credere sul serio che fosse vero.
Abbozzai allora una risata “Io? Ma se nemmeno eravamo più amici in quel periodo.”
Kuro non sembrò assecondare la mia risata nervosa “Aveva quattordici anni in quel periodo, doveva affrontare una gara importante quel giorno e tutta una serie di cose sono successe prima, ma c'è una cosa che ricordo perfettamente: Hayato era sempre molto giù di morale.”
Cercai di fare mente locale, quando Hayato aveva quattordici anni avevamo già litigato per la storia di Mayu e non ci parlavamo da tempo. Possibile che che pensasse a me anche in quel periodo? Avevo il terrore di sentire il resto.
“Non voglio renderla troppo lunga ma Hayato non ha lasciato il judo perché si era stancato, fu costretto e tutto perché in quel periodo ebbe un brutto incidente durante una gara importante che gli ha lussato permanentemente la spalla sinistra.”
Cosa?
Nel sentirlo dire tutto sembrò rallentare e in mente mi tornò l’immagine di Hayato, possibile che non avessi mai notato una cosa del genere? Andavamo nella stessa scuola, facevamo entrambi educazione fisica insieme e non avevo mai notato che avesse grossi problemi con la spalla.
Mi alzai in piedi di scatto “Stai mentendo!” gli andai incontro.
Kuro era impassibile in quel momento, distaccato e cupo, “Mento? Gli hai mai fatto questa domanda, del perché abbia mollato tutto? La ragione per cui ha perso ogni cosa sei tu.”
No, no, no, non ero io.
“Era distratto quel giorno, non prestò attenzione a nulla e sembrava completamente assente in ogni movimento. Ultimamente ho notato che invece sembra molto più sereno, quasi felice e improvvisamente sbuca un ragazzino che non ho mai visto prima ma nel sentir parlare Saori tu eri sempre con lui al dojo, eri suo amico a quei tempi vero? Sei stato tu ad ammazzare il suo futuro di atleta!”
L’unico ricordo che avevo di Hayato in quel periodo erano solo alcuni sporadici momenti in cui ci incontravamo per strada tornando a casa, ma nemmeno in quei momenti ci eravamo mai rivolti la parola. Ma non ricordavo di lui con un braccio fasciato o niente.
Kuro innervosito che non dessi segni di risposta mi afferrò per il colletto della divisa e mi strinse forte, a volermi quasi far male. “Sembri un idiota con questa faccia da ebete! E’ assurdo che uno come te abbia potuto tanto influenzare Hayato in questi anni. Sei solo una sciagura per lui, non fai altro che ferirlo e per colpa tua non sarà mai felice!”
Chi era lui per dire una cosa del genere? Afferrai le sue mani per diminuire la sua presa, non avrei permesso a nessuno di parlare così di me e Hayato, lui non sapeva niente.
Kuro si stupì che stessi avendo una reazione e ne fu ancora più sorpreso quando mi guardò in faccia, ero seriamente furioso anch’io.
“Tu non sai nulla... non sai niente di me e Hayato!”
“E cosa c’è da sapere eh? Credi sul serio che sia felice avendo te accanto? Gli hai portato via l’unica cosa che amasse davvero fare!”
“Non so se è felice o meno ma finché non sarà lui a dirmi che è colpa mia io non ti crederò. Io sono l’unico di cui ha bisogno!”
Kuro non ragionò più, mi spinse via in malo modo e finii a terra cadendo di sedere, l’impatto non fu delicato e con la schiena andai a sbattere contro il ferro della panchina. Il dolore fu molto simile ad un ago conficcato con sforza nelle carni e una scarica di dolore mi percorse tutto il corpo.
Non mi sarei mai fatto vedere in difficoltà da Kuro, così ricambiai quella sua occhiata cagnesca.


Note autrice: Mi dispiace di avervi fatto aspettare ma sto rallentando volontariamente le pubblicazioni perchè sto recuperando la distanza con quelli che ho scritto (che sono una trentina). Da qui in poi iniziano quelli che secondo me sono i capitoli centrali della prima parte di questa storia, e anche i più belli. Godeteveli tutti <3
  
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