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Autore: Blue Flash    10/11/2017    2 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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First Meeting.


Lentamente la mano s’adagiò sul crine del lupo, i cui grandi occhi smeraldini si chiusero, godendosi le carezze e la giocosità di quel momento. Sen sapeva bene come comportarsi quando lui e la sua padrona dovevano andare da qualche parte, aveva imparato a controllarsi ed a capire ogni singolo gesto della ragazza perché erano cresciuti insieme. Reyko, dal canto suo, sapeva benissimo come gestire Sen quando si trovavano in prossimità di altra gente, anche se in quel caso la locanda sembrava essere praticamente deserta. Era una fortuna per lei che non vi fosse gente in giro e questo per svariati motivi: primo fra tutti non voleva attirare su di sé o su Sen occhi indiscreti; secondo non voleva ritrovarsi in situazioni spiacevoli; terzo non voleva ritrovarsi con le mani sporche di sangue innocente.
Purtroppo poteva capitare che qualcuno la riconoscesse, o meglio riconoscesse il simbolo ormai cancellato del proprio paese d’origine, cosa che caratterizzava un nunkenin. Ed in quelle rare occasioni era stata costretta a combattere contro la propria stessa volontà. Non avrebbe mai mostrato alcun segno di cedimento, questa era una caratteristica di Reyko, che si mostrava sempre stoicamente indifferente dinnanzi a chi le stava parlando. Aveva quell’espressione annoiata da svariati anni a questa parte, ma un tempo lei non era così. Sapeva sorridere, aveva un sorriso smagliate ed il suo animo spensierato era quanto più gli altri le invidiassero. Ma poi c’erano stati fin troppi eventi che l’avevano costretta a cambiare atteggiamento nei confronti del mondo. Era come se si fosse ritrovata da sola e con le spalle al muro e combattere con aggressività era rimasta l’unica opzione possibile.
I capelli castano chiaro che le ricadevano pari all’altezza delle spalle vennero smossi da una lieve folata di vento, che accarezzò la sua pelle, inducendola a sospirare profondamente. Era certa di essersi allontanata abbastanza, nell’arco degli ultimi tre giorni, dal paese della Foglia. Purtroppo degli uomini, dei ninja, sono stati così arditi da osare riconoscerla, riconoscere il proprio simbolo da nunkenin, e per questo motivo Reyko fu costretta a scappare, ma non prima di aver combattuto. Per lei fu quasi un gioco da ragazzi metterli al tappeto accompagnata da Sen, ma questo aveva fatto saltare la propria tranquillità nel paese del Fuoco. Aveva imparato a camminare per quelle strade quasi come se fosse una persona normale, come se nulla fosse accaduto in passato. Questo l’aveva sollevata parecchio, però anche quei piccoli sprazzi di felicità erano destinati a svanire. Si era condannata da sola ad una vita di solitudine e rabbia. Una profonda rabbia che veniva costantemente alimentata, nei confronti di chi aveva osato portarle via tutto cercando addirittura di raggirarla.
Il grande lupo grigio scodinzolò contento, forse perché aveva anche percepito l’odore di cibo proveniente dall’interno, che sicuramente Reyko gli avrebbe portato perché preferiva che a mangiare fosse lui. Sen era l’unico rimastole di una famiglia ormai in rovina. L’ultimo su cui avrebbe sempre potuto fare affidamento. Poteva anche esser un cane lupo dal fulvo pelo grigio chiazzato di bianco, ma Sen era abile a combattere tanto quanto lei. Si erano allenati insieme, avevano sofferto insieme, ed adesso erano insieme nonostante tutto.
«Non preoccuparti, adesso ti porterò qualcosa.»
Quelle parole uscirono con dolcezza dalle labbra screpolate di Reyko, che dovette inumidirle con la lingua per non sentir dolore. La ragazza fece leva sulle proprie gambe e si rialzò mettendosi in piedi nella sua normale postura. Non era altissima ma neanche poteva esser definita come “bassa”, rientrava nella media, e forse possedeva qualche centimetro in più rispetto ad altre ragazze del suo vecchio villaggio. Gli occhi castani scrutarono con attenzione quel luogo, come a volersi assicurare che non vi fosse nessuno intorno a lei, e solo quando fu soddisfatta rivolse lo sguardo verso Sen, che ormai pareva essersi accucciato ai propri piedi.
Un sorriso quasi accennato fece capolino sulle sue labbra, incapace di resistere quando vedeva il proprio amico comportarsi in quella maniera. Sen era una delle sue poche eccezioni, e lei lo sapeva bene.
Inspirò profondamente, lasciando che l’aria calda di quel posto s’insinuasse fin dentro i propri polmoni, permettendole allora di riprender forze. Lei traeva costantemente energia dalla natura, era una di quelle cose che aveva imparato a fare fin da piccola, una di quelle cose che le veniva totalmente naturale, proprio come al resto della propria famiglia. Il paese del Te non era un posto così brutto come qualcuno, durante uno dei propri viaggi, lo aveva descritto, anzi, rientrava esattamente in quello che Reyko avrebbe definito: un paradiso. Il paesaggio circostante era pieno di verde e di fiori, aveva addirittura raccolto qualche fiore e posizionato fra le orecchie di Sen prima di continuare a camminare. Le persone non facevano molto caso a chi si trovavano davanti ed a lei andava bene così. I curiosi non facevano per lei e più stava lontana da occhi indiscreti più sarebbe stata tranquilla.
Tranquillità. Ecco cosa voleva.
Ecco cosa un’eremita cercava.

Mosse, allora, qualche passo in direzione della porta, non prima di aver lanciato uno sguardo di sbieco al proprio compagno, ed allora poggiò la mano sulla lignea superficie della porte. Una rapida occhiata al suo interno le fece capire che non vi era praticamente nessuno, per fortuna, eccezione fatta per una docile vecchietta dai capelli bianchi che stava diligentemente mescolando il contenuto di una grande pentola sul fuoco.
Reyko sfarfallò le lunghe ciglia, cacciando un leggero colpo di tosse in modo da richiamare l’attenzione della vecchietta che si voltò verso di lei rivolgendole un cordiale sorriso. Probabilmente non doveva vedere molta gente da quelle parti, in fondo quella locanda era su una delle strade secondarie per riuscire a raggiungere uno dei villaggi in quel paese. Lei aveva scelto quella strada proprio per esser sicura di non dover avere problemi ed a quanto pareva la sua si era rivelata una scelta assai saggia. Essere tanto saggi alla sola età di sedici anni aveva comportato un enorme sforzo da parte sua, forse dovuto anche agli intensi addestramenti avvenuti fra le montagne.
«Piccola mia, benvenuta nella mia Locanda. Scommetto che hai sbagliato strada, vero? Di solito chi passa da queste parti è perché ha perso la via principale, ma non preoccuparti, anche proseguendo da qui riuscirai ad arrivare al grande villaggio.» il tono della voce gentile colpì particolarmente Reyko, che in tutta risposta schiuse le labbra cercando di dire qualcosa di sensato e non minaccioso.
«A—… avete ragione. Io ed il mio cane ci siamo persi e—…»
«Possiedi un cane? E perché non lo hai fatto entrare? Gli animali sono i benvenuti in questa locanda.» asserì la donna con insistenza prima di lasciare il mestolo sulla pentola e dirigersi a piccoli passi verso la porta.
Era decisamente più bassa di Reyko, tanto che quando le passò al fianco la ragazza dovette abbassare lo sguardo, accennando un sorriso imbarazzato.
«Non ne avevo idea.» tagliò corto ella limitandosi ad incrociare le braccia al petto, mentre studiava con attenzione i movimenti della donna.
La cappa scura che portava sulle spalle nascondeva perfettamente il vestiario della giovane, le uniche cose facilmente visibili erano le fasciature alle mani ed alle gambe, perché ne aveva decisamente bisogno. Sembrava così una semplice viandante in nero, mentre sulle spalle si potava dietro un piccolo tesoro, qualcosa che solamente la propria famiglia possedeva. Si trattava di una delle poche cose che aveva avuto il tempo di portarsi dietro, ovvero il contratto di evocazione con i Lupi, una razza di animali assai difficile da tener a bada.
Quando la vecchietta aprì la porta Sen sollevò il viso ed ad un cenno di Reyko entrò scodinzolando e mostrando tutta la propria felicità per un pasto caldo. Sen era più grande di un normale cane, tanto che spesso Reyko era in grado di salire sul suo dorso e lasciarsi portare. Ma era una cosa che faceva raramente e solo quando lei era priva di forze.
«E’ un cane gigante, piccola mia, come si chiama?» chiese sorridendo la nonnina mentre tornava su propri passi all’interno della locanda.
Reyko, nel mentre, s’era andata ad accomodare ad uno dei tanti tavoli liberi, senza fare alcuna particolare scelta, e così si voltò verso di essa.
«Sen. Il suo nome è Sen
«Sen! Ma che nome meraviglioso e che cane meraviglioso. Preparerò qualcosa anche per lui, stanne certa, tu invece hai qualche preferenza?»
«No, signora. Nessuna preferenza vorrei solo—…»
«Allora è deciso, ti farò assaggiare la mia zuppa conosciuta in tutto il paese del Te.»
Ed allora Reyko, nonostante lo sguardo altamente scettico volto verso la grande pentola messa sul fuoco, non riuscì proprio a dirle di no, un po’ perché lei stessa aveva fame visto che non mangiava da giorni, ed un po’ perché non le andava di stroncare l’entusiasmo mostrato da quella vecchietta. Dovevano essere entrambe sole da parecchio tempo e forse un po’ di compagni ad entrambe avrebbe di certo giovato.


Svariati giorni prima
Le lunghe e sottili dita della ragazza tamburellarono quasi con insistenza sul bracciolo della poltrona in cui si era accomodata. Era un ticchettio regolare, dovuto principalmente all’ansia di quell’incontro. Sarebbe stata in ansia come non mai se al suo fianco non fosse seduta la statuaria figura di Pain. I capelli arancioni, i piercing, la voce di Nagato. Lui era ormai il proprio compagno in quella lunga avventura, ma a preoccuparla era Chi avrebbero dovuto incontrare quel giorno.
La nascita dell’Akatsuki era il sogno di Yahiko che lei e Nagato stavano portando egregiamente avanti, aiutati però dal più impensabile dei personaggi mai esistiti. Il solo sentire quel nome provocava  in Konan un brivido lungo la schiena e lei difficilmente si scomponeva.
Aveva accettato di presenziare a quegli incontri solamente in compagnia di Pain, un po’ perché voleva conferma in caso di qualsiasi decisione ed un po’ perché non voleva rimanere da sola in compagnia di Madara Uchiha. Lui e quella fastidiosa maschera che gli copriva il viso era quanto di più pericoloso si potesse celare agli occhi degli uomini. Ricordava bene le storie che da piccola le erano state raccontate anche dallo stesso Jiraya, ma saperlo vivo dopo tutti quegli anni era qualcosa di davvero inquietante.
Le iridi ambrate si rivolsero sulla figura di Pain, che ricambiò il suo sguardo, fissandola con i suoi grandi occhi viola. Il potere del Rinnegan era anche quello.
Avvenne tutto nel giro di qualche istante perché laddove non vi era ancora nessuno seduto sulla terza poltrona all’improvviso, usando quel suo strano potere, apparve la figura di Madara, vestito in nero ma con quella maschera arancione che tanto spiccava.
«Konan, Pain. Allora, aggiornatemi, ci sono stati miglioramenti riguardo il trovare nuovi candidati per l’Akatsuki?»
Il tono deciso di Madara non scompose neanche per un istante lo sguardo gelido di Konan, puntato adesso su di lui. Lei parlava solo se strettamente necessario mentre a tenere le redini del gioco era Pain.
«Nessuno, purtroppo. Non c’è stato nessuno capace di catturare la nostra attenzione al punto da volerlo nell’organizzazione.» commentò con pragmatismo Pain, prima di incrociare le braccia all’altezza del petto, poggiando così lo sguardo indagatore sulla figura di Madara.
«Come sospettavo però forse ho trovato quello che cercavamo, l’ultimo membro dell’organizzazione Akatsuki.»
A quelle parole sia Konan che Pain si lanciarono un rapido sguardo d’assenso. In fondo gli altri membri che Madara aveva personalmente scelto si erano sempre rivelati particolarmente utili, e non vedevano perché dubitare anche di questa sua nuova scelta.
«Di chi si tratta?» chiese con aria apatica Konan accavallando le gambe, e piegando leggermente di lato il viso, senza che la sua rosa bianca di origami cadesse.
«Si tratta di un nunkenin della Nuvola. Lo è diventato da relativamente poco ma è un soggetto parecchio interessante perché si dice sia uno dei pochi Eremiti ancora in vita.»
Eremiti. Aveva tanto sentito parlare delle arti eremitiche, una rarità nel mondo degli shinobi, quindi questo spiegava il perché di tanto interesse da parte di Madara. L’unico che aveva avuto modo d’incontrare era stato il maestro Jiraiya, ma era stato tanto, troppo, tempo addietro.
«D’accordo. Dove possiamo trovarlo?» questa volta a parlare era stato Pain, che doveva aver avuto lo stesso pensiero di Konan, perché non aveva esitato neanche per un istante.
«Paese del Te, secondo le mie fonti. E si tratta di una ragazza che si porta sempre dietro un lupo. Non sottovalutatela è pur sempre un’Eremita.»
«Non lo faremo, manderemo Kisame, Itachi e Deidara a prenderla.»
Quello era decisamente un ottimo schieramento e Konan sapeva anche perché Pain aveva scelto Deidara come terzo elemento per quella missione di recupero: voleva che facesse sempre più esperienza essendo lui il membro più giovane dell’organizzazione.
«Ottimo. Ci aggiorneremo a quando l’Akatsuki sarà di nuovo al completo. Purtroppo l’espediente di Orochimaru ci ha fatto perdere parecchio tempo.»
Così Madara Uchiha s’alzò in piedi ed un vortice lo avvolse, facendolo sparire nel nulla.
Non era la prima volta che lo vedevano scomparire in quel modo e di certo non sarebbe stata l’ultima, purtroppo per loro.

 


Reyko ancora stentava a credere a tutta la carne che la vecchia signora era stata in grado di dare a Sen, e di come il lupo avesse apprezzato tutto ciò che le era stato messo davanti nella ciotola. Lei, a differenza sua, aveva si e no mangiato tre cucchiai di minestra, incapace di andar oltre per il gusto eccessivamente di bruciato che aveva assunto la pietanza. Era ottima per scaldarsi d’inverno, ma quel giorno non sarebbe riuscita a mandar giù un altro cucchiaio.
Aveva addirittura parlato, se quella si poteva definire una conversazione, con la vecchia nonnina che si era avvicinata a lei e le aveva iniziato a raccontare della storia di quella locanda, di come l’avesse ereditata dai suoi genitori e di come di generazione in generazione si doveva tramandare. Le aveva detto del figlio che si era allontanato per trasferirsi nella grande città e di come adesso fosse lei l’unica a gestirla. Le fece quasi pena, quindi si limitò a rispondere con semplici ed irreprensibili “sì, capisco, mi dispiace”, che sembravano quasi far parte di un copione ben prestabilito.
Solo una volta che Sen mangiò anche l’ultimo pezzo di carne, leccandosi con soddisfazione il muso,  la ragazza andò per prendere un sacchetto con le monete che possedeva, pronta a pagare, ma la nonnina le bloccò la mano.
«Non mi devi niente, la tua compagnia oggi è stata più che sufficiente. E’ così raro vedere altra gente lungo questa strada.»
«Ma—…- fece per protestare lei, incapace di deludere quello sguardo ammirato che la vecchia donna le stava rivolgendo. «Grazie.»
«Figurati, piccola mia e torna a trovarmi quando vorrai. Tu e Sen siete stati una boccata d’aria per una vecchietta come me.»
Stranamente le labbra di Reyko s’andarono ad inarcare in  un sorriso appena accennato, e forse anche imbarazzato, prima di abbassare il capo in un semplice gesto di gratitudine. Era raro, in quel mondo, riuscir a vedere ancora persone capaci di sorprendere in quel modo.
Era così difficile.
Raccolse, allora, tutte le proprie cose ed una volta fuori dalla porta fece un cenno a Sen di seguirla, cosa che il lupo non esitò a fare. Ci sarebbe voluto ancora un po’ prima di raggiungere il villaggio centrale, non che lei avesse fretta.
Lentamente iniziò a camminare lungo la strada da cui era arrivata quando la porta della locanda si spalancò rapidamente, producendo un forte tonfo. Istintivamente sia Reyko che Sen si voltarono per controllare cosa fosse successo e con loro immensa sorpresa videro la vecchia donna agitare qualcosa fra le mani.
«Reyko, piccola mia, ti sei dimenticata questa cosa!» esclamò ella continuando ad agitare quella fascia blu.
Fu allora che gli occhi della ragazza si spalancarono, sorpresi come non mai da ciò che la vecchietta stava reggendo fra le mani, ed allora Sen emise un flebile verso preoccupato. Non perse tempo a correre verso di lei, in modo tale da poterle strappare la propria fascia da shinobi prima ancora che mettesse a fuoco il segno tagliato sullo stemma della Nuvola.
Era quella maledetta fascia che si ostinava a portare con sé, oltre quella degli eremiti, ma non aveva di certo riflettuto che potesse esserle caduta durante il pranzo. Sperò con tutta sé stessa che la vecchietta non avesse notato niente di strano ed allora una volta dinanzi a lei tese la mano fasciata, pronta a strappargliela.
«Grazie.» sussurrò essa cercando di rimanere impassibile.
«Non preoccuparti, è stata una vera fortuna che me ne sia accorta subito, a proposito non pensavo che tu fossi un ninja, perché questa è decisamente il coprifronte di un ninja.» e piuttosto che ridarglielo cercò di mettere a fuoco il simbolo inciso su di esso.
Ma Reyko fu più veloce ed allora lo afferrò, forse anche con un po’ di forza bruta, prima di strapparglielo dalle mani. Non voleva che un’innocente ci andasse di mezzo, men che mai quella vecchietta che aveva fin troppi problemi per la mente. L’idea di aver avuto un nunkenin nella propria locanda era quanto Reyko volesse evitare, anche perché poi avrebbe dovuto… No.
Era solamente una vecchia, non poteva davvero aver pensato a questo.
O forse sì.
Adesso perfino degli innocenti diventavano nemici da abbattere, era questa la vita dei ricercati.
«Non è importante.» tagliò corto lei mettendo in tasca la propria fascia, meditando successivamente su dove conservarla.
«Invece sì, da che villaggio vieni? Non è la prima volta che vedo dei ninja passare da queste parti.»
«Nuvola—… ma adesso devo andare. Grazie di tutto.»
Non le diede neanche il tempo di aggiungere altro che Reyko era già filata via, correndo insieme a Sen. Non potevano rischiare di esser trovati anche in quel posto, dovevano resistere e soprattutto dovevano continuare ad allontanarsi da quelle strade principali.
Anche li qualcuno avrebbe potuto riconoscerla, perfino senza la fascia, e lei non voleva esattamente questo. Quasi all’unisono lei ed il lupo svoltarono verso la foresta ai lati della strada, in modo tale da poter avere una maggiore sicurezza durante quel viaggio. Il cuore della ragazza aveva preso a battere più veloce del previsto, terrorizzata all’idea di ciò che avrebbe potuto far alla vecchia se solo avesse messo a fuoco il segno di nunkenin. Era stata una vera fortuna non esser riconosciuti in quel frangente di eventi.
Purtroppo anche solo fermarsi in una locanda sperduta era rischioso e lei non poteva più permettersi rischi. Né per lei né, tanto meno, per Sen.
Non ricordò con certezza per quanto tempo si allontarono, proseguendo lungo la foresta, quando ad un certo punto Sen ululò in maniera anche piuttosto preoccupata.
Ormai Reyko sapeva cogliere perfettamente ciò che il proprio lupo le suggeriva e quello era il chiaro verso che non erano da soli. L’idea che la vecchietta potesse essere affiliata con qualche altro ninja era decisamente da escludere, e poteva anche eliminare l’idea che altri viandanti passassero da quelle parti. Si erano spinti nel cuore del bosco e questo voleva dire che chiunque passasse li non desiderava esser visto.
Si fermò di scatto, poggiando una mano sul tronco di un albero, cercando di metter in pratica il proprio senso migliorato: l’udito. Non era una kunoichi sensoriale, ma l’udito era fondamentale per i lupi e stranamente quasi tutti i membri del suo clan possedevano anche quella peculiarità.
C’erano decisamente dei passi di persone, più persone, che si muovevano parecchio rapidamente. Non aveva idea di che cosa stesse per succedere ma come sempre iniziò ad accumulare dentro di sé l’energia naturale pronta ad entrare in azione se solo ve ne fosse stato bisogno.
Sen digrignò i denti, indicando una precisa direzione da cui a momenti sarebbero dovuti saltar fuori quelle persone, ed allora Reyko poggiò lentamente la mano sull’elsa della propria spada che teneva stretta al fianco. Non aveva mostrato l’armamentario che si portava dietro alla vecchia perché l’avrebbe cacciata, ma in quel caso mettere in mostra la mercanzia era l’unica cosa che poteva fare per tenere alla larga possibili ladri.
Ci furono un paio di secondi di silenzio, e l’unico suono udibile fu il respiro pesante di Sen, che aveva appena digrignato i denti, ma poi, quasi all’improvviso, dinnanzi a sé apparvero tre figure vestite in maniera identica.
Portavano tutti una cappa nera con disegnate sopra delle nuvole rosse, ma quei tre erano decisamente diversi e strani. Il primo a catturare l’attenzione di Reyko fu il più alto di quello strano gruppo, che possedeva un viso tagliente vagamente simile ad uno squalo e sembrava portarsi dietro qualcosa di pesante e grosso. Il secondo, invece, aveva lunghi capelli biondi, da far invidia ad una ragazzina adolescenziale, occhi azzurri contornati di nero ed un sorrisetto beffardo dipinto sul viso. Lo avrebbe volentieri preso a calci se solo ve ne fosse stata l’occasione. E del terzo, invece, la prima cosa che catturò la sua attenzione furono gli occhi rossi. Aveva sentito parlare tanto di quegli occhi e stentava a credere che adesso, in quel preciso istante, dinnanzi a lei vi fosse proprio un portatore dello sharingan. Eppure eccolo li, con quell’aria impassibile ed il viso in parte coperto da quella cappa.
«Una ragazza con un lupo. Deve essere lei. »sentenziò con decisione il biondo mentre aveva appena iniziato ad armeggiare con qualcosa che teneva vicino agli occhi. «Bell’esemplare ma non sembra molto amichevole.»
«E non lo sembra neanche lei.» continuò il tizio con la faccia da squalo, rivelando dei canini affilati proprio come quelli di tali esseri.
Era inquietante.
Però ciò che colpì maggiormente l’attenzione di Reyko furono i loro coprifronte segnati, proprio come il suo, segno che anche essi dovevano essere decisamente dei nunkenin.
«Sei Reyko, l’Eremita dei Lupi
A porle quella domanda, con assoluta tranquillità, era stato il portatore dello sharingan, che in qualche maniera non l’aveva persa di vista neanche per un attimo.
In una scala di pericolosità Reyko decise che lui meritava il primo posto, faccia da squalo il secondo ed il biondino il terzo. Ma non era detto che le cose variassero nel corso della discussione.
La conoscevano, sapevano benissimo chi era, e questo ovviamente fece sorgere parecchi dubbi bella mente dell’eremita: che cosa volevano da lei?
«E voi invece chi siete?»
Rispondere ad una domanda con un’altra domanda era la cosa più intelligente da fare in quei casi, infatti tutti e tre i suoi interlocutori si scambiarono un rapido sguardo d’assenso.
«Hai mai sentito parlare dell’Akatsuki
Arricciò le labbra in una sorta di smorfia non molto convinta. No, decisamente non aveva sentito parlare di quell’organizzazione e neanche le importava più di tanto.
«No. Voi siete dell’Akatsuki?»
«Direi proprio di sì, ragazzina, quindi adesso seguici senza fare storie ed unisciti a noi.» la rimbeccò il biondo assumendo un’aria di assoluta superiorità.
«Seguirvi? E dove di preciso? Io non ho idea di chi voi siate, so solamente che mi state intralciando e non voglio avere a che fare con quest’organizzazione.»
«Sappiamo quello che hai fatto nel tuo villaggio prima di ottenere il titolo di nunkenin e scappare. Per questo motivo siamo sicuri che la tua presenza, nell’Akatsuki è più che necessaria.» questa volta era stato lo Sharingan a parlare e questo la costrinse a spostare lo sguardo su di lui.
Era già sotto effetto di un’illusione? Reyko sperò vivamente di no.
«Necessaria—… dite piuttosto che le mie arti eremitiche sono necessarie ad un’associazione di criminali. Ho visto i vostri coprifronte e noto con stupore che anche voi siete nella mia stessa situazione. Vi chiederei che cos’avete fatto di così terribile per meritarvi questo titolo, ma non ne ho voglia.» non riuscì a trattenere un tono prettamente provocatorio, cosa che le risultò abbastanza naturale, il tutto accompagnato da un sommesso ringhio da parte si Sen.
Portò le dita fasciate a carezzare il pelo, come intimandogli di star attento, in un gesto prettamente protettivo.
«Facciamo così, visto che non vuoi starci a sentire, combattiamo e se uno di noi dovesse vincere tu ti unirai alla nostra associazione, ci stai?»  le domandò con curiosità colui che aveva la faccia da squalo.
A quelle parole un lampo intenso attraversò gli occhi della ragazza, che non si sarebbe di certo tirata indietro da uno scontro ed infatti, senza pensarci oltre, tirò fuori la propria spada e la puntò in direzione di colui che aveva appena parlato.
«D’accordo. Ma se dovessi perdere mi lascerete in pace. Voglio che sia tu il primo a sfidarmi, sembri essere uno spadaccino, o sbaglio?» chiese quasi con un discreto interesse alludendo a quella che doveva essere la spada posta alle sue spalle.
«Onorato di essere la tua scelta, Eremita, ed hai ragione sono uno degli ex spadaccini della Nebbia. Mi chiamo Kisame Hoshigaki.»
Quel nome era abbastanza famoso e conosciuto, un degno membro degli Spadaccini, una delle organizzazioni più pericolose mai esistite alla Nebbia. Quindi non doveva minimamente sottovalutarlo.
«Un ex membro degli spadaccini della Nebbia, un Uchiha, perché quegli occhi possono appartenere solamente ad un di loro ed un—…» si fermò indicando con scetticismo il biondo.
«Dinamitardo. Io sono il famoso Deidara!» urlò lui agitando i pugni in aria.
«D’accordo. Se mi batterete mi unirò a voi ed all’Akatsuki. In caso contrario sarò libera di andarmene per la mia strada.»
«Allora abbiamo un accordo.» sentenziò l’Uchiha socchiudendo appena gli occhi rossi.
Reyko annuì lentamente lanciando uno sguardo a Sen, ed allora inspirò profondamente prima di puntare gli occhi in direzione di colui che era stato l’ultimo a parlare.
«Bene ma prima d’iniziare ti chiederei di liberarmi dall’illusione in cui sono. Non è con te che devo combattere.»
Quest’affermazione sembrò colpire particolarmente il giovane Uchiha che sgranò gli occhi, sorpreso. Sentì Kisame ridere, cosa ancora più inquietante.
«Avevano ragione, è più sveglia di quel che sembri. Itachi, non preoccuparti l’affronterò io.»
Itachi Uchiha. Ecco chi era. Ne aveva sentito parlare ma non era sicura si trattasse davvero di lui. Quindi quel ragazzo dai capelli scuri e lunghi era colui che aveva sterminato l’intero clan degli Uchiha e poi aveva abbandonato il proprio villaggio.
«Bene…»
«Grazie…»
Mormorarono all’unisono Itachi e Reyko, senza perdersi di vista per un secondo. Era da sempre un’attenta osservatrice, questo le avevano insegnato i lupi durante gli anni di addestramento, e le era bastato poco per capire che una volta fissati quegli occhi rossi era praticamente certo cadere in un’illusione, ancor prima che qualcuno dicesse una sola parola.
Allora volse lo sguardo verso il proprio avversario, Kisame, e sollevò la spada pronta a scontrarsi.
Quello scontro avrebbe segnato immancabilmente il proprio futuro e Reyko ancora non ne era a conoscenza.

   
 
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