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Autore: DalamarF16    10/11/2017    2 recensioni
Questa storia è il seguito di: "La Recluta". Mentre Steve e Natasha sono impegnati nelle vicende di Captain America The Winter Soldier, Clint è alle prese con il recupero della vista, sempre accompagnato dal fidato Tommy. Il ritorno di tutti i miei personaggi de La Recluta, con l'aggiunta dei nuovi arrivati: Sam Wilson e Bucky, e non è escluso l'arrivo di Coulson. Come procedevano le vite degli altri avengers durante TWS? E come cambieranno le loro vite dopo la caduta dello SHIELD?
ATTENZIONE: Ho messo l'avvertimento spoiler per precauzione, potrei mettere riferimenti alla prima stagione di agents of SHIELD
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Cross-over, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers: Rinascita.'
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Personal Space: sì, ok. Sono imperdonabile. Ma sono tornata...e per restare! Buona lettura
Capitolo 14: No more.
James capì subito qual’era stata la risposta di Coulson nel momento stesso in cui guardò Clint negli occhi. Clint, e non Steve, perchè per quanto lui e Steve fossero stati amici qualcosa come settant’anni prima, in quel momento era con l’arciere che aveva il legame più forte.
Non era cattiveria, Dio solo sapeva quanto una parte di lui avrebbe voluto recuperare il rapporto con Steve, ma era finalmente anche arrivato alla vera, profonda consapevolezza che tutto quello che Clint gli aveva detto era vero: anche se il suo nome e la sua faccia erano ancora quelli di James Barnes, lui non lo era più, non del tutto, per lo meno. Era una cosa che si era ripetuto spesso, da quando Clint aveva iniziato a cercare di inculcarglielo in testa, ma solo ora sentiva di esserne convinto.
Aveva l’opportunità di essere una persona nuova, che usava le proprie capacità al servizio delle persone innocenti, invece che per uccidere. E, se ne stava rendendo conto solo ora, non l’avrebbe fatto al servizio degli Stati Uniti, nè di qualunque altro governo o agenzia segreta o qualunque altra cosa. No, signore.
Non gli interessava più far parte di qualcosa, e se ne era accorto perchè mentre Clint e gli altri erano arrabbiati e delusi, lui sentiva solo sollievo crescere dentro di lui.
Aveva già dato una volta, anzi due, la propria vita per il governo americano, e ne aveva ottenuto cosa? Niente.
Ora basta.
Non avrebbe più preso ordini. Da nessuno.
Ma non poteva permettere che il mondo perdesse degli ottimi agenti come Clint, Natasha e gli altri. Se era vero che le organizzazioni statali erano ormai perse nella corruzione, il rinato SHIELD sembrava posare sulle spalle di una persona genuina, che aveva a cuore la sicurezza dei cittadini, ed era di uomini come Clint che aveva bisogno: onesti, coraggiosi e giusti. Non dei ciechi soldati, ma persone che pensavano, obiettavano e si ribellavano di fronte alle ingiustizie.
No, non poteva permettere che per causa sua gli Stati Uniti, le persone per cui aveva dato la vita, perdessero persone come loro.
E poi c’era Steve.
Steve sarebbe andato a fondo con lui se fosse stato necessario, ma a che pro? L’America aveva bisogno di Capitan America, ora più che mai.
-A che pensi?- la voce di Sam era pacata, ma bastò a distoglierlo dal turbine di pensieri in cui era entrato.
Si rese conto in quel momento che era da molto che non riusciva a pensare così lucidamente. Si chiese se fosse o meno un buon segno, ma si concentrò per rispondere alla domanda. Non era facile mettere ordine nei propri pensieri ed esprimerli a voce, soprattutto perchè era da tempo ormai che non era più abituato a fare discorsi. Negli anni passati da arma, quando doveva parlare lo faceva con frasi secche, ordini composti da al massimo cinque o sei parole, nessuna delle quali di sua iniziativa. Aveva la missione da compiere e una serie di ordini preimpostati tra cui scegliere. Vietato pensare. Quando iniziava a pensare, la ricompensa era sempre e solo una: ricalibrazione cognitiva e congelamento.
-Penso… - iniziò, poi esitò, non sapendo da dove cominciare. C’erano così tante cose che voleva dire, che non sapeva nemmeno da dove cominciare. Iniziò da quello che gli sembrava più facile - che non dovreste lasciare lo SHIELD. Nessuno di voi.-
-Non ci rientriamo senza di te- dichiarò Clint, e non per la prima volta.
-Concordo- gli fece subito eco Steve.
-Io nemmeno-
Solo Natasha e Sam rimasero in silenzio, e James sospirò. Ora veniva la parte difficile.
-Voi ci rientrate, invece- dichiarò lui, e di fronte alle loro facce, articolò. -Io non rientrerò in ogni caso. Non farò mai più parte di un esercito-
-Buck…-
-No, Steve, niente Buck- lo interruppe, reprimendo a stento il brivido che gli aveva percorso la schiena. Mai interrompere un superiore. Mai interrompere. Punto. Si fermò per un attimo, irrigidendosi in attesa di una punizione che però non venne. Ovvio che non sarebbe venuta, non era più con l’hydra. Forzò il suo corpo a rilassarsi (o meglio a tornare in quello stato di non tensione estrema) e riprese a parlare. -Non voglio più farmi controllare. Non voglio più prendere ordini- deglutì, prima di proseguire -Non voglio più uccidere nessuno, non mi importa se sia colpevole o innocente. Non toccherò più un’arma-
***
E d’un tratto, Sam si chiese se non avesse solo perso tempo dopo il suo rientro dal fronte, quando si era messo a studiare psicologia per poter poi essere d’aiuto ad altri soldati.
Come era possibile che lui, proprio lui, un professionista nel campo dei reduci, non si fosse accorto che Bucky era arrivato a quel punto di saturazione oltre il quale subentrava il rifiuto totale della propria vita precedente. Non solo, ma era anche in quella fase in cui anche il solo pensiero di prendere di nuovo in mano un’arma lo terrorizzava e lo disgustava allo stesso tempo.
Non era la prima volta che lo vedeva accadere, e lui stesso, fino al momento in cui Steve aveva bussato alla sua porta, si era fermamente e definitivamente ritirato dal servizio attivo.
Non avrebbe sopportato di tornare a combattere, non dopo Riley. Non senza Riley.
Eppure, nonostante tutto, non si era minimamente reso conto dello stato di rifiuto in cui si trovava James.
Avevano tutti dato per scontato che volesse unirsi allo SHIELD, continuare a proteggere gli innocenti come aveva sempre fatto, che volesse riscattare le proprie colpe rimettendosi al servizio degli Stati Uniti D’America.
Come avevano potuto non chiedersi se, dopo essere morto, essere stato catturato dall’Hydra e ridotto a un’arma, se la sentisse ancora di riprendere, per l’ennesima volta, le difese di chi lo considerava un pericoloso assassino senza minimamente porsi il problema del perchè fosse passato dall’essere un eroe di guerra all’essere il terrorista numero uno al mondo.
Erano tutti quanti stati, in fondo, egoisti, ognuno a modo proprio. No, non era del tutto vero.
Clint, in fondo, era sempre stato l’unico ad accettare Barnes per quello che era, residui del Soldato d’Inverno e uomo dalla personalità frantumata in mille pezzetti di ricordi che affioravano di continuo senza un vero legame.
Si erano tutti abituati al modo di pensare dei vendicatori, che, nel bene o nel male, avevano sempre e comunque accettato di scendere in campo, nonostante quello che gli era stato fatto precedentemente, compreso essere accusati di tradimento dopo essere stati controllati da un alieno con manie di protagonismo.
Steve in fondo, e non per cattiveria, rivoleva il suo migliore amico, qualcuno con cui condividere il ricordo degli anni ‘40, di un mondo che non era nemmeno l’ombra di quello che era adesso. Rivoleva l’amico che lo capiva e lo sosteneva, non perchè era Capitan America, ma per affetto genuino. E quel qualcuno non sarebbe mai stato altri che Bucky.
Sam non si sentiva tradito o messo da parte, era ben cosciente che non avrebbe mai seguito Steve Rogers se non fosse stato Steve Rogers. Probabilmente quell’amico era ancora lì, e col tempo sarebbero sicuramente tornati a condividere le loro esperienze, ma probabilmente non avrebbero più condiviso un campo di battaglia e, ora che le cose erano state palesate, tutto era sempre stato davanti ai loro occhi, semplicemente non avevano voluto vederlo.
***
Per quanto fosse convinto che lo SHIELD avesse appena perso una risorsa validissima, Clint era fiero della presa di posizione di James.
Per la prima volta, aveva preso una decisione spontanea e in totale autonomia sulla propria vita, e Clint poteva solo parzialmente capire quanto fosse liberatorio per lui.
Il giorno che aveva deciso di scappare dal circo insieme a suo fratello era stato come tornare a respirare, così come il momento in cui aveva deciso di prendere le armi contro Loki.
E ora, James aveva deciso in totale autonomia, senza chiedere consigli a nessuno, e senza farsi influenzare dall’entusiasmo altrui, di dire basta alla vita militare; che fosse solo una cosa momentanea, dovuta alla delusione e alle vicende passate, o una decisione definitiva, a Clint al momento non importava. Era solo contento che James stesse finalmente ricominciando a prendere in mano la propria vita.
Era un piccolo passo, certo, ne era consapevole, ma gli sarebbe sicuramente servito a riprendere sicurezza in sè stesso e a fargli capire che loro gli sarebbero stati accanto qualunque cosa avesse deciso di fare, o almeno così sperava.
Clint si scambiò un’occhiata con Natasha, trovando subito il sostegno della ragazza nella sua tacita approvazione della decisione, e la stessa cosa valeva per Tommy.
Sam sembrava volersi prendere a schiaffi da solo, per non riusciva bene a immaginare quale motivo, mentre Steve… Clint riusciva a vedere chiaramente la lotta interiore in corso nel cervello di Capitan America.
Non sembrava arrabbiato, ma sicuramente le parole di Bucky l’avevano preso un po’ di sorpresa, probabilmente perchè ricordava ancora il giorno in cui aveva risposto con entusiasmo alla chiamata di Capitan America, dopo che lo aveva liberato dalla prigionia di Azzano; Clint non gliene faceva una colpa: ricordava ancora bene la faccia di suo fratello quando gli aveva detto che voleva fermarsi e crearsi una vita allo SHIELD invece che continuare a vivere di furti su commissione. Barney non gliel’aveva perdonato.
Gli mancava suo fratello? Ovvio.
Gli dava fastidio quando si presentava alla sua porta chiedendo soldi? Assolutamente sì.
Tornando indietro, avrebbe preso una decisione diversa? Nemmeno morto.
La verità era che, Barney o no, non si era mai pentito della propria scelta, e ora era piuttosto fiero del proprio percorso, anche se era ancora uno sbandato che non era in grado nemmeno di gestire il proprio frigorifero.
***
Steve era sconvolto.
Mai si sarebbe aspettato una reazione del genere da parte di Bucky. Mai.
Certo, sapeva che James aveva sempre voluto arruolarsi più che altro per fare un favore a Steve, per guardare le spalle a quel ragazzino mingherlino che aveva come unico ideale quello di difendere la propria patria. Sapeva però anche che Bucky non si era mai risparmiato sul campo di battaglia, non si era mai tirato indietro.
E allora perchè adesso non voleva più saperne?
Poi la verità lo colpì come un fulmine.
Per lo stesso motivo per cui mesi prima aveva confessato a Sam di non sapere cosa volesse fare della propria vita.
Steve sorrise e fece un passo verso il suo amico.
-Va bene, Bucky- disse - Se questa è la tua decisione, la rispetteremo. Tutti. Permettici però di aiutarti-
-Ha ragione- intervenne subito anche Clint -lo SHIELD possiede tecnologie all’avanguardia ed è sempre aggiornato sui nuovi ritrovati della medicina. Loro ti aiuteranno-
-Potrebbero anche aiutarci a ripulire il tuo nome, Bucky- intervenne Tommy -Se riusciamo a provare che non eri cosciente durante le tue azioni, nessuno potrà più giudicarti colpevole delle tue azioni-
***
Tommy teneva molto che il nome di James Barnes fosse riabilitato.
In pochi mesi era passato dall’essere un eroe di guerra a un supercriminale, un killer professionista colpevoli di innumerevoli omicidi. Tommy sapeva bene quanto questo genere di cose potessero impattare sulla reputazione di una persona.
Lui stesso aveva disprezzato profondamente Clint dopo la faccenda di suo padre, salvo poi doversi ricredere quando l’arciere gli aveva svelato la verità.
-Grazie, Tommy- rispose Bucky, regalandogli un sorriso storto -Ma sono pronto ad assumermi la responsabilità delle mie azioni, e a scontare qualunque pena mi sarà inflitta dal governo-
-In ogni caso, finchè non ti starai stabilizzato non potranno processarti, questo è sicuro- Sam intervenne al volo. Finalmente un argomento su cui poteva dire qualcosa. -E’ già successo ai veterani, di oltrepassare il limite tra legale e illegale… e in caso venga riconosciuta anche una sola momentanea incapacità mentale, il processo viene posticipato-
-In parole povere- chiarì Clint - vogliono che ti renda conto della pena, esatto?-
-Sì… più o meno una cosa del genere-
Tommy sentì nascere un po’ di speranza dentro di sè, e anche un qualcosa che non sapeva ben definire. Sapeva solo che negli ultimi giorni aveva imparato a conoscere un po’ meglio il mistero che era James/Soldato D’Inverno.
Come con Clint, aveva distintamente percepito tutto il rimorso per le azioni compiute, indipendentemente dal fatto che fossero state compiute sotto costrizione (a dir poco!) o che non avesse alcuna possibilità di scelta a riguardo.
Ma c’era dell’altro.
C’era una cosa che Tommy riusciva ad associare soltanto alla paura, per non dire terrore. Ogni volta che si accingevano a fare qualcosa al di fuori dell’ordinario (che per due persone in fuga come loro poteva essere banalmente entrare in un bar a mangiare un boccone o dormire nascosti in qualche buco nei sobborghi cittadini), leggeva in James un terrore quasi primordiale, come se temesse che un qualsiasi nuovo stimolo riattivasse il Soldato d’Inverno in pieno, portandolo a uccidere Tommy e chiunque cercasse di fermarlo.
Era una cosa che scatenava in Tommy una pena infinita, perchè vedeva chiaramente come James si muovesse come sulle uova, timoroso di tutto e tutti.
Ora forse avrebbe avuto la possibilità di essere seguito da professionisti, di capire come funzionasse la propria mente, e magari di recuperare la propria identità. E chissà, magari col tempo gli sarebbe anche tornata la voglia di far parte dello SHIELD, o della polizia, o qualcosa del genere.
-Per adesso- intervenne Sam interrompendo il corso dei suoi pensieri - Dobbiamo concentrarci sul mio incontro di domani con Coulson. Da quello dipenderanno un bel po’ di cose credo-
-Di che parli?- fu la domanda spontanea di Tommy. Cosa c’entrava Coulson in tutto questo?
-Coulson aveva nettamente riufiutato la possibilità di ammettere Bucky nello SHIELD, ma Sam è riuscito a convincerlo per lo meno a incontrarlo da solo, in modo da sottoporgli la propria perizia- spiegò allora Steve, guardando Tommy e avvicinandosi però a James.
-Ma ora a cosa può servire?- chiese Clint -Non vuole rientrare nello SHIELD-
-Posso spostare il tiro. Cambiare le richieste- fu l’immediata risposta di Sam, che in effetti ci stava pensando fin dal momento in cui James aveva dichiarato di non essere interessato a entrare nello SHIELD, o negli Avengers per quanto ne potevano sapere. -Posso chiedere che ti venga data la possibilità di riabilitazione, in modo da poter stabilire a tutti gli effetti in che entità possa essere ritenuto responsabile delle tue azioni e di conseguenza, la gravità e le imputazioni di un eventuale processo-  specificò quando l’attenzione del Soldato si spostò su di lui.
***
James si limitò ad annuire, incerto su cosa dire.
Non riusciva a permettersi di sperare di liberarsi degli istinti del Soldato d’Inverno, di poter vivere una vita normale una volta espiate le proprie colpe.
Certo, probabilmente non avrebbe mai avuto una vita normale nel vero e proprio senso della parola. Sarebbe sempre stato un soldato potenziato, con tutto ciò che ne derivava, e la gente l’avrebbe sempre visto con sospetto, almeno finchè non si fosse convinta della sua non pericolosità. James, vedendo Natasha, iniziava a capire che ciò non sarebbe avvenuto solo con un’eventuale assoluzione agli occhi della legge. Cavolo, Natasha aveva salvato il mondo almeno un paio di volte (almeno per quel che ne sapeva lui), e non sapeva quante vite aveva contribuito a salvare con il suo lavoro per lo SHIELD, eppure dopo i fatti di Washington non avevano esistato a puntarle il dito contro e ad accusarla di tradimento, riportando alla luce tutto il suo passato di spia russa.
Quindi, non si aspettava certo un bentornato, o una vita con un lavoro normale, senza contare che aveva ucciso i genitori di uno dei personaggi preferiti dagli americani, che ora gli dava la caccia senza tregua. Anche questo non avrebbe aiutato.
Nonostante tutto, si sarebbe anche solo accontentato di non essere più un fuggitivo. Anche una vita da recluso era pur sempre meglio di quella che aveva vissuto finora.
-Bucky?- chiese alla fine Steve, forse preoccupato dal suo silenzio.
-Va… bene- riuscì ad articolare, prima di seguire Sam in una stanza separata.
***
Per poter fare una perizia, Sam non poteva e non voleva basarsi solo sul comportamento avuto in Italia, ma voleva indagare un po’ più a fondo sulle condizioni di James, e non poteva certo farlo in una stanza dove almeno due persone sarebbero saltate in piedi al minimo accenno di domanda scomoda.
Aveva paura di finire con l’osso del collo spezzato a metà intervista?
Abbastanza, ma se non altro quello avrebbe dato una chiara risposta ai dubbi di Coulson.
Credeva che sarebbe finito con l’osso del collo spezzato a metà intervista?
Probabilmente no.
Sam, per quel che aveva visto, confidava nella voglia di James di redimersi, o per lo meno di evitare di far del male ad altra gente. E, soprattutto, aveva un disperato bisogno di non sentirsi una minaccia, di questo Sam era certo fin dai primi momenti in cui lui e il soldato si erano ritrovati nella stessa stanza: tutto nel linguaggio del corpo gridava alla resa, al non voler far del male, al di là degli episodi nella casa sicura, quando James si liberava di ogni possibile arma contundente nel momento in cui lui o Natasha entravano nella stanza in cui si trovava.
Sam invitò James a mettersi comodo, e il soldato obbedì sendendosi a terra, con una gamba ripiegata col ginocchio che quasi toccava il mento e l’altra ripiegata sotto di essa, a formare una L.
L’ex pararescue si sedette invece sul letto, con un quaderno recuperato poco prima appoggiato su un ginocchio e una matita con cui stava giocherellando quasi distrattamente tra le mani.
Si prese un momento, lasciando al soldato il tempo di calmarsi, e radunando allo stesso tempo le idee. Aveva qualche domanda da fare, e non voleva turbarlo più di quanto fosse necessario.

Personal Space: non ho molto da dire... la storia volge verso la fine... fine che è già scritta... e il 3 capitolo della saga è in corso... io ve lo dico...




   
 
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