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Autore: annalisa93    11/11/2017    0 recensioni
Questa storia non è mia, ma di una mia amica, il suo profilo ufficiale lo trovate su wattpad : https://www.wattpad.com/user/ChiBa93
GENERE: sentimentale, thriller, mistero, psicologico, urbanfantasy.
Diciassette ragazzi.
Diciassette anime diverse, ognuna con il proprio passato, con le proprie fragilità e con le proprie aspettative per il futuro.
Diciassette cuori destinati ad incontrarsi e a scontrarsi.
Diciassette persone che si ritroveranno ad indagare su una serie di misteriose scomparse e sull'inquietante morte di una giovane liceale, avvenuta quarant'anni prima.
N.B: Questa storia è una light novel, ovvero un romanzo con illustrazioni in stile manga
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buon pomeriggio a tutti! Eccoci qui con la prima parte del 4° capitolo :) come sempre, buona lettura! 

 

Estate 1996, Trentino Alto Adige.

Finalmente anche l'estate era arrivata e, come tutti gli anni, Luke e la sua famiglia erano arrivati in Trentino per trascorrere le vacanze. Su quelle montagne la calura di metà luglio era mitigata dalla brezza che gentile e soave muoveva i sottili e brillanti fili d'erba e spargeva nell'aria il profumo dei fiori che trapuntavano allegramente la lussureggiante vallata che ospitava la loro villetta. I cinque membri della famiglia Skarsgård respirarono estasiati, a pieni polmoni, l'atmosfera magica che li avvolgeva, lasciando che le pigre spire del vento scompigliassero i loro capelli biondissimi, mentre sul volto della piccola Margareth, di appena cinque anni, si dipinse un'espressione di puro stupore. «Mamma! Papà! Guardate quanti fiori!» Esclamò cominciando a saltare euforica, intorno ai genitori. «Ma si chiamano tutti come me?» Domandò indicandone alcuni vicino ai suoi piedi. A quel punto, Fredrik e Heidi si guardarono, sorridendosi, per poi accucciarsi accanto alla bambina. «Ma no, tesoro, solo quelli con i petali bianchi e sottili si chiamano come te, "margherita". Gli altri hanno nomi diversi» Spiegò suo padre, mostrandole un fiore con quattro petali viola. «Questo, per esempio, si chiama "dafne".»

«Davvero? Come la mia amica dell'asilo! E ci sono anche fiori che si chiamano Luke ed Elias?» Chiese, riferendosi ai due fratelli maggiori, a qualche passo più avanti di loro.

«Che schifo! Se mi chiamo come un fiore voglio cambiare nome!» Sputò acido un Luke dodicenne. «Vi immaginate se lo venissero a sapere i miei compagni di scuola? Mi prenderebbero in giro per l'eternità.» Affermò calciando un sassolino lontano. «E Jerry? Già me lo immagino che si sbellica dalle risate.»

«Qualcuno mi ha chiamato, per caso?» Una voce energica li colse alle spalle, costringendo tutta la famiglia a voltarsi.

Un bambino, dai capelli corvini e dagli occhi di un'inconfondibile sfumatura viola, si ergeva fiero sul sellino di una sfavillante mountain bike.

«Jerry!» Esclamarono all'unisono Margareth, Luke ed Elias, andandogli incontro.

«Ragazzi! Finalmente siete qui! È da giorni che aspetto il vostro arrivo.»

«È colpa di mamma e papà che hanno dovuto lavorare fino a ieri!» Puntualizzò Luke.

A quel punto Jared rivolse un'occhiata imbarazzata a Fredrik e Heidi.

«Scusaci, Jerry.» Gli sorrise Heidi. «Però, per farci perdonare, questa volta staremo qui con te per tre settimane, invece che due.» Aggiunse, sapendo quanto quella settimana in più significasse per il bambino.

«Davvero?» Il volto di Jared s'illuminò di felicità. «Ma è magnifico!» Poi, indicando la bicicletta su cui era seduto, aggiunse: «Così possiamo andare in bici tutti giorni, tutti insieme. Non è vero, fiorellino?» Insinuò, scoccando un'occhiata beffarda all'amico.

Per un attimo Luke lo fissò incredulo, come se non avesse capito. Poi la reazione non tardò ad arrivare. «Ehi, tu! Brutto bastardo infame che non sei altro! Come ti permetti di chiamarmi così?!» Sbraitò, afferrandolo per il colletto della maglietta.

«Non volevi avere anche tu il nome di un fiore?» Domandò Jared, con un tono fintamente ingenuo.

«Lo vedi che non capisci nulla?!» Luke strinse un pugno, minaccioso. «Ho detto che se avessi avuto il nome di un fiore avrei sicuramente voluto cambiarlo.»

«Ahh, se è così devo aver capito male...Scusami ancora, fiorellino.»

«Ehi, ma allora sei proprio duro, eh!» Fece per afferrarlo per un braccio, ma lui sgusciò dalla sua presa.

«Prendimi, se ci riesci!» E così dicendo, si allontanò, con un sorrisetto divertito sulle labbra.

Di fronte a quella scena Fredrik e Heidi scossero il capo, esasperati. Quei due erano come cane e gatto, non facevano che stuzzicarsi a vicenda. Ma sapevano che entrambi erano molto contenti di rivedersi, come dimostravano gli sforzi che facevano per trattenere le lacrime quando arrivava il momento di salutarsi, alla fine delle vacanze.

«Te la farò pagare per avermi chiamato fiorellino!» Ribadì Luke, correndogli dietro.

«Ehi Luke, Jerry! Aspettatemi!» Urlò Margareth, lasciando la mano del padre, per raggiungerli, mentre Elias continuava a camminare qualche passo davanti ai genitori, con la sua inseparabile macchinina rossa fra le mani.

«Che male c'è a chiamarsi come un fiore?» Domandò il piccolo, ragionando a voce alta, rigirando la sua piccola porsche 911. «A me piacerebbe...»

«Hai ragione, amore mio, non c'è niente di male a chiamarsi come un fiore.» Heidi lo cinse per le spalle e gli rivolse un sorriso dolce e rassicurante. Elias, di sei anni, le sorrise di rimando, mentre gli occhi s'incastonavano in quelli della madre, verdi acqua come i suoi.

Risalirono tutta la vallata, in cima alla quale era situato un albergo a conduzione familiare, l'Hotel Imperiale, gestito dalla famiglia e dai parenti di Jared, gli Zener. Da lassù la vista era mozzafiato: in fondo, ai piedi della vallata, si poteva ammirare la villetta degli Skarsgaard, a pochi metri da un bellissimo lago, le cui acque cristalline erano lambite da una folta foresta di abeti.

Mentre erano intenti ad ammirare il panorama, gli Skarsgaard vennero raggiunti da Paolo e Lucia, i genitori di Jared.

«Fredrik, Heidi! Bentornati!» Esordirono abbracciandoli. Poi, scrutando incuriositi Luke, Elias e Margareth, affermarono: «Ma guarda qui che bei giovanotti che abbiamo! E che bella signorina!»

I tre bambini sorrisero, contenti.

«Siete giunti proprio in tempo per partecipare alla nostra "Colazione sull'erba", vi va di unirvi a noi?» Propose Paolo.

«Colazione sull'erba?» Domandò Fredrik, perplesso, lisciandosi il pizzetto biondo. «Di che si tratta?»

«Abbiamo pensato di organizzare un brunch in giardino, sull'erba, a mo' di picnic, con l'intento di ricreare l'atmosfera rilassata e d'altri tempi dei dipinti impressionisti, prendendo come riferimento le opere di Renoir e Monet.» Spiegò Lucia, aggiustandosi il grembiule da cuoca che stava indossando.

A quel punto il volto di Heidi si distese in un meraviglioso sorriso emozionato.

«Ma è un'idea splendida!» Molte volte aveva sognato di trovarsi avvolta dal così gioviale e felice immortalata nei quadri dei pittori francesi, che lei aveva avuto la fortuna di ammirare nei più importanti musei del mondo, quando ancora faceva la modella.

«Ovviamente ci sarà un dress code specifico.» Puntualizzò Paolo. «Siamo riusciti a recuperare più di duecento abiti tipici della seconda metà dell'800, grazie all'aiuto della compagnia di teatro locale.»

«Così i nostri ospiti potranno indossarli e tornare a quell'epoca.» Intervenì Lucia. «Che ne dite, ragazzi? Volete provarli anche voi?» Domandò, rivolta ai bambini.

Luke, Elias e Margareth annuirono timidamente, non sapendo bene cosa aspettarsi.

«Allora andiamo dentro a prepararci!» Esclamò Paolo, allargando le braccia e invitandoli ad entrare nella hall dell'albergo. Oltrepassarono l'enorme fontana centrale del cortile, circondato da giardini ben curati, disposti in forme geometriche armoniose, e si diressero all'ingresso nell'imponente struttura, risalente alla seconda metà dell'ottocento, che si chiudeva a ferro di cavallo attorno al cortile. Il rosa tenue delle pareti contribuiva a rendere il luogo magico, mentre il rosso delle rifiniture e delle imposte alle porte e alle finestre davano un tocco deciso all'ambiente. All'interno, la spaziosa hall riprendeva i colori dell'esterno: il rosa, il rosso e il bianco. L'arredamento era volutamente essenziale, in modo che non distogliesse l'attenzione dalla bellezza della natura circostante. I soffitti alti e le grandi vetrate, incorniciate elaborati fregi floreali, garantivano un'illuminazione naturale, mentre le poltrone in velluto rosa e rosso ravvivavano l'atmosfera. Il bancone circolare della reception, posizionato al centro alla sala, in legno chiaro, rendeva tutto molto romantico e rustico, assieme alle piante e ai fiori dai profumi inebrianti, posizionati in maniera strategica.

Paolo e Lucia si arrestarono all'altezza del bancone, per rivolgersi al receptionist, loro nipote. «Ehi, Giacomo, potresti accompagnare i signori a scegliere i vestiti da indossare per la "Colazione sull'erba"?»

«Ma certo zii, vado subito.» Giacomo abbandonò la postazione e attraversò l'arco che dava l'accesso agli altri ambienti dell'hotel. «Prego, seguitemi.»

«Noi andiamo, abbiamo ancora molto da fare. Vi aspettiamo fra un'ora in giardino, per dare inizio alla festa. Mi raccomando, siate puntuali.» Paolo strizzò l'occhio e si allontanò, diretto alle cucine. Lucia, invece, indugiò un attimo. «Jerry, vai con loro e vestiti anche tu.»

Il bambino annuì, felice. Di solito non amava partecipare agli eventi organizzati dalla sua famiglia, non gli piacevano: in quelle occasioni erano tutti indaffarati e stressati e lui non sopportava il clima teso che si veniva a creare. Perciò, il più delle volte, si allontanava dal trambusto e si ritrovava a giocare da solo, dimenticato da tutti. Questa volta, però, era diverso, perché con lui c'erano Luke, Elias e Margareth. La loro presenza era in grado di rassicurarlo, di racchiuderlo in una bolla di spensieratezza, e alleggerire il suo cuore. A quel pensiero, sentì la bocca allargarsi in un sorriso pieno di gioia.

«Andiamo! Venite da questa parte.» Esclamò, con entusiasmo, superando Giacomo e guidando gli ospiti verso la sala da pranzo, che, per l'occasione, era stata adibita a camerino, in cui era stati sistemati tutti gli abiti.

Di fronte a tutti quei colori sgargianti, a pizzi, merletti, gonne ampie ed elaborate crinoline, Heidi e Margareth vennero travolte dall'eccitazione e subito iniziarono a spulciare l'abbondante campionario, sotto gli occhi attoniti di Jared, Giacomo e dei maschi della famiglia Skarsgård.

Dopo un'ora di continui cambi d'abito e di battibecchi con Luke, che si rifiutava di vestirsi come un damerino dell'800, la famiglia era pronta per partecipare all'evento: Fredrik aveva indossato un frac smanicato, sopra ad una camicia di cotone, e un paio di pantaloni aderenti, completati da un paio di stivali e un cilindro in testa, mentre Elias, Luke e Jared, al posto dei pantaloni lunghi, vestivano un paio di pantaloncini corti. Heidi, invece, sfoggiava un abito bianco, ampio e riccamente elaborato, simile a quello di Margareth, che pareva la sua versione in miniatura, se non per il fatto che il vestito della piccola di casa arrivasse poco al di sopra del ginocchio,mentre quello della madre toccava terra.

Senza attendere ulteriormente si diressero nell'immenso giardino sul retro dell'albergo, dove vennero travolti dall'aria di festa che vi si poteva respirare. Sgranarono gli occhi per lo stupore e, per un momento, ebbero il dubbio di aver effettuato un viaggio nel tempo.

«In che anno siamo...?»

   
 
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