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Autore: Crilu_98    11/11/2017    4 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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P.O.V. Mark
 
Il tempo che impiegammo per raggiungere la Terza Strada, nella periferia sud di San Francisco, mi parve infinito. Avevamo affidato Clarke, stordito da un colpo ben assestatp di Tony, ai suoi amici, che avevano assicurato di tenerlo d'occhio per noi finché andavamo in cerca di Barbara. Nonostante mi fossi sfogato su di lui ero riuscito ad allontanare solo in minima parte l'ira selvaggia che mi ardeva nelle vene e che mi obnubilava la mente. Il fatto che avessimo dovuto attraversare di nuovo il corteo di protesta, per di più controcorrente, aveva dato fondo a ciò che restava nella pazienza, perché mi sembrava di nuotare in un gigantesco barattolo di melassa calda e soffocante: ogni passo che facevamo era parzialmente contrastato dalla forza della folla che ci spingeva indietro.
Quando finalmente fummo lontani dalla zona calda della città tornai a respirare con normalità, schiarendomi anche le idee: lanciai uno sguardo d'intesa a Tony, che aveva appoggiato le mani sulle cosce per riprendere fiato, ed iniziammo a correre come forsennati.
La Terza Strada era un viale moderno in cui si alternavano magazzini e negozi di vario genere, ma nessuna fabbrica, tanto che iniziai a temere che Ezra ci avesse depistato.
Poi individuammo il cantiere, che in realtà era situato dietro alla strada, in uno spiazzo brullo e lontano da ogni altro edificio, da cui si poteva vedere la scintillante distesa dell'Oceano.
-E' deserto!- bisbigliò Tony, mentre si guardava intorno circospetto -Crede che sia una trappola?-
-Non lo so!- mormorai di rimando -Potrebbero aver lasciato degli uomini a guardia di Barbara, per assicurarsi che non riuscisse a scappare…-
-E nel caso che facciamo?-
-Io ho questa!- replicai, tirando fuori la pistola di Calloway e preparandomi allo scontro.
Ci avvicinammo con circospezione e bastò un'occhiata veloce al di sopra della staccionata di legno che chiudeva il cantiere per confermare le mie premonizioni: due uomini armati sorvegliavano un capanno di legno malmesso, che doveva servire da rimessa per assi e altro materiale del cantiere.
-Non sembrano molto attenti…- bisbigliò Tony con la fronte aggrottata. E aveva ragione: uno era seduto per terra a sonnecchiare con il cappello sugli occhi, mentre l'altro girovagava attorno alla casupola con fare annoiato, senza realmente prestare attenzione a ciò che gli accadeva intorno.
Fu grazie a ciò che riuscimmo a scavalcare la staccionata senza essere notati.
Purtroppo l'ambiente offriva pochi ripari per avvicinarci indisturbati e Tony mi fece segno di non continuare, appostandosi dietro un cumulo di scarti di legname.
-Non possiamo andare più in là!- mormorò l'italiano.
-Lo so!- sbuffai -Ma Winter potrebbe tornare da un momento all'altro!-
-Allora gli spari!-
Lo guardai stranito:
-Sta scherzando?- ringhiai, mentre il mio animo, mio malgrado, iniziava ad accarezzare quell'idea. Ma il senso di orrore e di disgusto per me stesso che avevo provato uccidendo il pistolero di Rosenville era un doloroso marchio che non avrei mai dimenticato.
-Non ho detto che deve ucciderlo!- si affrettò a spiegare Tony, forse comprendendo il corso dei miei pensieri. -Basterà renderlo inoffensivo!-
-Non ho una grande mira…- borbottai, incerto -E poi sono in due, no? Se sparo ad uno il suo compare risponderà al fuoco!-
-Faccia provare me!-
Prima che potessi fermarlo Tony mi aveva già strappato la pistola dalle mani e sporgendosi da sopra alla catasta di legna fece fuoco.
L'uomo in piedi cadde a terra imprecando e scalciando, tenendosi la gamba ferita, mentre il suo collega balzò in piedi e si guardò attorno con gli occhi ancora rossi per il sonno. Senza esitare l'italiano prese nuovamente la mira e lo centrò ad un braccio.
Poi sorrise con aria soddisfatta, restituendomi l'arma.
-Ecco fatto. Ora possiamo andare!-
 
P.O.V. Elizabeth
 

Mi voltai lentamente e sbattei le palpebre con fare perplesso quando mi trovai di fronte un viso del tutto sconosciuto. Era un uomo poco più alto di me, vestito con un completo elegante ma anonimo e con i capelli pettinati all'indietro; un paio di baffetti biondi gli ombreggiavano le labbra sottili e i suoi occhi di un verde pallido mi squadrarono con cattiveria e una sorta di soddisfazione. La mano che mi puntava la pistola contro era pallida e dalle dita incredibilmente magre e lunghe.
-Ah, la giovane Walker!- esclamò gioviale la voce di Winter alle mie spalle, facendomi rabbrividire.
Girandomi incrociai il suo sguardo, ma non risposi, limitandomi a fissarlo con ostinazione.
Lui fece un cenno e l'uomo che non conoscevo mi sospinse in avanti fino a che non mi trovai bene in vista in mezzo al gangster e ai suoi uomini.
-Non credevo che ci avrebbe privato della sua compagnia così precipitosamente!- ghignò Winter
-Soprattutto lasciando indietro la sua amica… Tutta sola e spaventata! Oh, Elizabeth, no… E' stata davvero scortese!-
Strinsi i pugni e ancora una volta non risposi: la paura e la rabbia mi stavano soffocando.
-Vedo che ha conosciuto l'ultimo membro della mia speciale congrega! Dubito che abbia mai incontrato Simon Grey prima d'ora, anche se lui conosce molto bene suo fratello!-
Analizzai il signor Grey con una buona dose di disprezzo, ma lui non parve farci caso: continuava a fissarmi, arricciando le labbra in un sorriso inquietante. Quando parlò, la sua voce era roca e fievole:
-Sì, noto un'incredibile somiglianza. Mark Smith… Intendo dire, Mark Walker…. Non mi aveva mai convinto fino in fondo!-
-Neanche lei deve aver fatto una grande impressione a mio fratello: da quando sono venuta a conoscenza della sua indagine non l'ha mai nominata!- replicai.
Grey ridacchiò:
-Questo perché era troppo concentrato a sollevare la gonna di Barbara Calloway per accorgersi di cosa gli accadeva intorno! Ma è anche vero che ho sempre mantenuto un basso profilo in questa storia…-
-Dica pure che il suo ruolo è di marginale importanza!- esclamai, lanciandogli un'occhiata di derisione. Non avevo più il controllo delle parole che sfuggivano dalla mia bocca, poiché la mia mente si focalizzava su un unico pensiero: di lì a breve sarei morta.
-I suoi colleghi, da veri gentiluomini, non ritenevano necessaria la sua presenza alle loro riunioni!-
Simon Grey sembrò colpito dalla mia rivelazione e ciò fu la conferma che aveva solo un piccolo compito da svolgere nel complicato traffico ideato da Winter. Quanto a lui, il suo viso fu deformato da un lampo di stupita comprensione:
-C'era anche lei quella sera… Ci avete spiato! Allora avevo ragione, siete stati voi ad uccidere Jefferson! Grey, finiscila! Ha già creato fin troppi problemi!-
Io sobbalzai, insieme al pover'uomo che fissò il gangster con occhi stralunati:
-Ma, signore… Io…-
-Ho detto di spararle, per Dio! Obbedisci, se non vuoi che spari io a te!-
Vidi Grey alzare l'arma con mano tremante e respirai a fondo, sforzandomi di non piangere.
"Sto per morire. Mamma, papà… Mi dispiace. Ma adesso Mark ha una possibilità di tornare a casa…"
Rivolsi un pensiero affettuoso a Barbara e a Tony e da ultimo pensai a Connor. Tentai di ricostruire i suoi lineamenti dietro le palpebre chiuse: le labbra sempre vagamente imbronciate, i capelli in disordine e gli occhi magnetici che mi fissavano con amore dissiparono per un istante l'angoscia che mi serrava il petto e la gola.
Stavo per affidare la mia anima a Dio quando sentii lo sparo. Aprii gli occhi di colpo, boccheggiando per l'incredibile sensazione di essere ancora viva. Simon Grey, invece, giaceva a terra in una pozza di sangue che scorreva copioso e gemeva ad alta voce.
Mi guardai velocemente attorno e mi buttai a terra quando gli uomini di Winter aprirono il fuoco verso diverse direzioni imprecisate; ma ben presto furono colpiti a loro volta e costretti ad arrendersi da una squadra di poliziotti in divisa. Fu allora che la voce imperiosa dell'ispettore Nelson risuonò nello spiazzo, mentre l'uomo, avvolto nel solito impermeabile grigio, avanzava a grandi passi.
-Signori, siete in arresto!- esclamò, con evidente soddisfazione. Poi i suoi occhi d'acciaio si posarono su di me, ancora stesa a terra, e mi parve che il sorriso si allargasse un poco.
-Siete tutti in arresto!-
 
P.O.V. Mark

 
-Dove ha imparato a sparare in quel modo?- borbottai, mentre armeggiavo con il catenaccio che teneva chiusa la rimessa. I due uomini di Winter, legati alla catasta di legname, bestemmiavano ed imprecavano per la furia ed il dolore delle ferite, lanciandoci gli insulti più orrendi.
-Un amico di mio padre teneva un fucile da caccia…- rispose Tony, l'accento più marcato mentre ricordava il suo Paese d'origine.
Finalmente con un ultimo strattone il lucchetto cedette e la porta si spalancò; l'interno del capanno era buio e silenzioso e per un tremendo momento pensai che avessimo sbagliato tutto e che Barbara non fosse lì.
Poi la sua figura longilinea si stagliò nell'ombra mentre lei veniva avanti con passi incerti, incredula su ciò che i suoi occhi vedevano.
-Mark…- balbettò, portandosi una mano alla bocca mentre le lacrime iniziavano a scendere sulle sue guance.
Si gettò contro di me ed io la strinsi al volo, come avevo fatto nella fabbrica di suo padre il primo giorno che l'avevo conosciuta. La feci accoccolare tra le mie braccia e la tenni stretta contro di me fino a quando la tensione non si attenuò e le sue guance, prima estremamente pallide, ripresero un colorito sano e roseo.
Solo allora le alzai il viso verso di me e la baciai. In prigione le sue labbra mi erano mancate più della libertà, anche più della mia famiglia: ora che le avevo assaggiate di nuovo non avevo alcuna intenzione di farne a meno.
 
 
Angolo Autrice:
Eh già, sono ancora qui xD con un pizzico di fortuna dalla prossima settimana avrò una connessione internet decente e potrò tornare ad aggiornare con regolarità!
Intanto vi lascio con questo, ahimè, penultimo capitolo di The City e aspetto di sapere cosa ne pensate!
 
  Crilu 
   
 
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