Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: L a c e a g a t e    12/11/2017    1 recensioni
Si narra una leggenda in quelle terre macchiate dall'uomo più spietato; l'oceano che li circonda su ogni dove è popolato da creature marine, pronte a punire chi ha osato contaminare la pace del pianeta. Nessuno di quegli uomini ci crede, la loro vita continua senza interruzioni, ma di certo non possono sapere che la tranquillità che ha abitato quel pianeta per anni e anni sta per trasformarsi in terrore. Loro hanno dimenticato, messo da parte le creature che una volta abitavano con loro, ponendo il dominio su di esse, obbligandole a nascondersi nel più profondo dei mari a portare un rancore tramandato di figlio in figlio. Non c'è soluzione a tutto ciò, la guerra è in agguato, pronta ad esplodere in qualsiasi momento.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Grisha Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice : Sono particolarmente felice del fatto che qualcuno abbia recensito la storia, come mi fanno piacere le visualizzazioni che ha ricevuto; nel precedente capitolo abbiamo potuto vedere la situazione in generale da parte di entrambe le parti. Eren, principe di un mondo ormai sconosciuto all'occhio umano, Levi, un signore d'alta borghesia dell'ottocento. Non c'è un motivo in particolare per cui ho scelto quella fascia temporale, ma spero che la cosa sia apprezzata. Come sempre, Erwin avrà un ruolo fondamentale nella storia proprio perché è un uomo che sta a cuore a Levi. Volevo solo sapere se l'html si visualizza bene. Non mi dilungherò ancora, solo, buona lettura.


Le acque blu dell'oceano.


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Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita. W. Shakespeare.



Osservava con occhi curiosi il giovane dormiente, adagiato sulle morbide coperte di lana pregiata. Ciuffi ribelli ricadevano sulla pelle bronzea, precisamente sulle palpebre abbassate. Levi si chiedeva come fosse giunto in un luogo come quello, facendo la sua comparsa nel mare aperto.

Dopo aver notato la ferita fresca su quella schiena scossa da profondi spasmi, il corvino aveva realizzato che il tempo si era fermato per lui. Era rimasto sconvolto da ciò che i suoi occhi grigi avevano visto, tanto da non accorgersi veramente di ciò che stava accadendo; solo dopo aveva udito i lamenti dovuti al dolore di quel ragazzo, e solo dopo un paio di secondi si era accorto della sua caduta e, di conseguenza, del sonno che lo aveva colpito all'improvviso. Si era fatto aiutare da Jemis, un inserviente, per poterlo trasportare nelle sue stanze e, successivamente, dargli delle cure adeguate. La ferita era stata disinfettata con gentilezza nei gesti della signora che si occupava di ciò, bendata mentre piccoli farmaci venivano somministrati con cautela; Hanji Zoe non solo era esperta di medicina, purtroppo ancora non ne conosceva tutti gli aspetti, ma era anche la persona che Levi chiamava ogni qualvolta. L'unico vero problema era la parlantina di ella; e chi la fermava più quando iniziava!

Adesso che il corpo del ragazzo era rilassato, il corvino non poteva fare a meno di osservare con meraviglia una creatura del genere; non sapeva se lo aveva immaginato o sognato, era però quasi sicuro che si trattasse di una coda di pesce. I suoi occhi ormai stanchi lo avevano per caso ingannato? Probabile. Piuttosto Levi aspettava il risveglio di colui che non aveva nome per il momento; voleva conoscere la sua storia, il motivo per cui era giunto alla sua casata, precisamente sulla spiaggia che si trovava vicino, a chiedere aiuto a lui per il semplice fatto che aveva notato da così lontano un corpo umano. Era in difficoltà, certo, ma davvero non sapeva chi era lui? Lui era colui che aveva piegato il paese ai suoi piedi, quello che la gente temeva. La sua storia era quanto di più terribile un uomo potesse sopportare, ma il suo epigolo era terminato in modo soddisfacente, si poteva dire.
I suoi pensieri, però, furono ben interrotti dal migugno di quel giovane che, mosso dal fastidio, stava cercando di girarsi su un fianco. Era così bello.
Lui che aveva le labbra schiuse e il respiro leggero, così tranquillo in un modo di merda. Levi semplicemente non capiva se esistessero davvero creature come quelle che venivano citate in alcuni testi; una lunga coda azzurra, che varia sfumatura a seconda della specie, è la caratteristica principale del popolo marino. Il colore della loro pelle è leggermente più scuro rispetto a quello di un comune essere umano, mentre se esposti ai raggi solari queste assumono svariati tipi di colorazione. Loro sono umani sulla terra, ma sono tritoni o sirene nel mare aperto. Basta una sola goccia d'acqua e si trasformano nelle creature più belle e pericolose del pianeta. Così citava il libro posato sul comò di legno pregiato posto proprio vicino al letto.
Possibile che fosse un tritone? Desiderava ardentemente il suo risveglio, ma questo non avveniva mai, così sembrava. Tre lunghe ore erano passate, tre lunghe ore durante le quali Levi non si era spostato dalla sua stanza. Era arrivato il momento di concedersi un bagno di ristoro, egli sospirò ancora una volta e uscì dalla stanza lasciando da solo il piccolo principe.

Con passi piccoli e calcolati, il signor Ackerman raggiunse la sala da bagno, esprimendo il desiderio di rimanere da solo di fronte alla richiesta d'aiuto di una cameriera, una delle tante. Con delicatezza nelle mani, si spogliò della giacca e della camicia comprati appena due giorni prima, lasciando che questi cadessero sul pavimento senza che nessuno li riponesse in modo ordinato nell'armadio. La biancheria intima fece la stessa fine e il corvino rimase completamente nudo; il corpo acerbo presentava solo la presenza di quei pochi muscoli che aveva guadagnato grazie al movimento che prestava a compiere durante i giorni. Levi era una persona che teneva particolarmente all'aspetto fisico, soprattutto nel tenerlo in forma.
E dopo aver riempito la vasca con acqua tiepida, vi entrò emettendo un verso di piacere: quanto stava aspettando quel momento? Non aveva avuto il tempo necessario per dedicarsi a sé, tra pratiche inutili e inviti a cena. Non che non si lavasse tutti i giorni, solo lo aveva fatto sempre di fretta senza godersi un bel niente.
Il corpo era avvolto da quel piacevole tepore e Levi, dopo una giornata quasi del tutto stressante, chiuse gli occhi in cerca di pace e tranquillità. Questa arrivò nell'esatto momento in cui un urlo abbastanza inquietante decise di disturbarlo. Chi diamine era? Non ne ebbe neanche modo di pensare, proprio perché la voce di Hanji lo avvisò che l'ospite si era svegliato alquanto bruscamente.
« Ti consiglio di uscire da questo bagno, stupido di un nano! Il paziente è spaventato e continua a non volere che nessuno lo tocchi. Mi ha avvisato Alice del suo risveglio, se lo è trovato praticamente in piedi fuori dalla stanza e… Levi esci immediatamente da questo bagno! » Dove se le era prese tutte quelle confidenze? Il suo bagno era stato rovinato da uno stupido moccioso, specifando, uno stupido moccioso senza vergogna. Levi, dopo essersi accuratamente passato le mani lungo le forme del suo corpo per pulire il minimo, uscì dalla vasca e decise di presentarsi dal suo ospite con solo un asciugamano legato in vita; era fin troppo irritato per poter sopportare anche il vestiario.
E così si presentò anche davanti alla dottoressa che rimase abbastanza sconvolta. Levi non era un uomo di classe?
Prese a camminare sul pavimento lasciando impronte nitide, stavolta con grande velocità per dirigersi nella sua camera: lì trovo almeno cinque inservienti a tenere fermo il ragazzo che non smetteva di lamentarsi, probabilmente, dal dolore. La medicazione fatta da Hanji era andata a farsi benedire proprio come la sua pazienza. Ordinò ai suoi servitori di uscire, compresa la dottoressa, restando da solo con il castano che si rimise in piedi. Cercava inutilmente di raggiungere la ferita ormai riaperta con le mani ma senza grandi successi; il corvino decise di avvicinarsi con cautela al minore che lo guardava con la paura negli occhi, eppure sapeva che era lo stesso uomo a cui aveva cercato di chiedere aiuto, per questo non cercò di scappare nel momento in cui Levi accarezzò delicatamente la sua schiena con un panno lasciato da una cameriera. Un altro urlo, ancora e ancora. Il ragazzo stava soffrendo ma, nonostante Levi non fosse questo grande esperto, sapeva che il dolore presto si sarebbe affievolito. Si trattava solo di fermare il sangue; lo accompagnò piano piano verso il letto e lo fece distendere con l'addome rivolto verso il materasso. Accarezzò delicatamente i ciuffi castani e il ragazzo sembrò calmarsi appena nonostante delle lacrime continuassero a scorrere sul suo viso. Fu così che Levi lo aiutò in primo luogo, standogli vicino e confortandolo nel suo dolore fisico.


« Quindi, come ti chiami? » Cercò di usare un tono di voce abbastanza gentile. Il ragazzo che poco prima stava urlando, ora si ritrovava ancora una volta steso in quel letto morbido mentre cercava di spiegare la situazione all'umano a cui aveva deciso di affidare la sua vita, per il momento. Si morse il labbro inferiore, cercando una risposta da dare a Levi.
« E-Eren. » Capiva la lingua umana, il problema era mettere insieme una frase decente per far capire la situazione disastrosa in cui era. Il corvino intanto annuì; aveva potuto osservare ancora una volta quel corpo rilassato, con l'unica differenza che ora aveva il piacere di sentirlo parlare, di poterlo guardare direttamente negli occhi verdi. Non un verde qualsiasi, ma un verde che si avvicinava all'azzurro.
Era folgorato da tanta bellezza.

« Bene, Eren. Perché sei qui? » Perché era lì? Eren prese un respiro profondo e, sperando di non essere preso a schiaffi, cercò di raccontare quella che era la sua storia. La storia di come era giunto in superficie, di come era stato tradito e di come il popolo marino si sbagliasse riguardo agli umani.

« Ti prego di credere a me. Io non sono umano, forse tu lo hai visto o notato. Io sono quello che si chiama un tritone. So che è assurdo, ma posso dimostrartelo se lo desideri! Ma ti prego di aspettare la fine della mia storia. » Eren pregò con due occhi da cucciolo bastonato il signore della casata, avendo bisogno di levarsi di dosso quel peso opprimente. Levi, anche se immaginava che Eren fosse qualcosa del genere non emise alcun suono; era il suo tacito consenso.

« Detto in parole povere io sono un principe. Non mi importa se mi crederai o meno, ma io ho bisogno di aiuto. Tempo fa, quando ancora eravamo ben voluti dagli umani, mio padre incontrò una persona in un epoca diversa, tempo addietro. Ho cercato di scoprire la data precisa in cui mio padre incontrò questo uomo e sono disposto a viaggiare indietro nel tempo per trovare costui e ucciderlo. Voglio evitare una guerra Levi! Voglio che mio padre torni ad amare il popolo umano, senza morte e distruzione. Ti prego aiutami. Ho viaggiato per mesi prima di giungere qui, la prima terra che mi è giunta davanti. Non c'è un vero motivo per cui sono precisamente qui, mi hanno attaccato alle spalle e non ci ho capito più nulla. Ho visto te e mi sei sembrata l'unica salvezza. Ti prego credimi! Aiutami! » Si era completamente alzato con il busto e stava guardando il volto di Levi nonostante il leggero dolore gli imponesse di rimanere sdraiato.

« Ti prego! Farò qualsiasi cosa tu desideri! Non sono degno di chiedere il tuo aiuto, neanche mi conosci ed effettivamente io sono piombato all'improvviso nel tuo paese, ma se non fosse di vitale importanza non lo chiederei al primo che capita. Ti prego, ti prego, ti prego. Ho sentito che voi umani puntate sull'unione dei corpi, che vi piace così tanto da pagare. Io posso offrirti il mio corpo anche se non so come funziona, ma ti prego…» Non poté finire di parlare poiché il corvino gli mise una mano sulla bocca affinché fermasse quel chiacchiericcio fastidioso.
Aiuto? Offrire il suo corpo? Una guerra? Quel moccioso era completamente pazzo. Levi Ackerman non avrebbe messo a repentaglio, semmai la storia fosse stata vera, la sua vita per tornare indietro nel tempo. E uccidere qualcuno. Credeva al fatto che fosse un tritone, lo aveva visto con i suoi occhi, ma non poteva credere ai viaggi temporali. Come non poteva credere a quella guerra. Il tempo non poteva essere modificato.

« Eren, mettiamo caso tu stia dicendo il vero. Il tempo non può essere modificato, dai libri testo nessun uomo cita una possibilità del genere, tantomeno afferma che sia una buona cosa farlo. Cambiarlo significherebbe la morte di tante persone, un susseguirsi di eventi spiacevoli. Tutto cambierebbe. Io non posso aiutarti in questo modo. » Il ragazzo abbassò il capo e si morse ancora una volta il labbro martoriato; che fare? L'unica vera possibilità di evitare quella guerra era che suo padre conoscesse l'animo buono dell'uomo, non tutti erano cattivi e meritavano la morte.

« Allora non sarai tu colui che mi aiuterà. Permettimi di rimanere nella tua casa ancora per un po', il tempo di guarire e tornare nel mare aperto. » Quello era ciò che gli conveniva fare per il momento, poiché partire alla ricerca di altri uomini era impossibile. Che si fosse fidato troppo degli umani? Forse non avrebbe ricevuto l'aiuto che chiedeva e basta, e a quel punto anche Eren sarebbe dovuto entrare in guerra, al fianco di Grisha.

Intanto il corvino annuì appena all'ultima richiesta premendo sulla nuca del minore affinché questo tornasse sdraiato. Voleva guardarlo mentre dormiva, non si sarebbe mai stancato di farlo.

« Allora riposa, tornerò fra qualche ora. »




Levi sentiva l'amaro in bocca; era indeciso sulle prossime mosse da fare. Senza Erwin al suo fianco la noia lo colpiva ogni volta che ci pensava. Doveva chiamare qualcuno, assolutamente. Certo, avrebbe usato la camera degli ospiti per fare qualcosa del genere, non avrebbe mai voluto che Eren vedesse ciò che gli uomini facevano, sembrava una creatura abbastanza innocente. E la sua scelta ricadde su un giovane di cui non ricordava il nome, forse Frederick? Qualcosa del genere. Era da tempo immemore che non faceva l'attivo.
Disse chiaramente a una delle cameriere di trovare e chiamare il ragazzo al più presto, facendo una piccola descrizione della persona poiché non ricordava il nome esatto, poi si ritirò in biblioteca dove iniziò delle piccole ricerche riguardo al popolo marino.
I testi che lo citavano erano immensi e leggerli tutti sembrava impossibile, però una delle cose più interessanti che trovò era che quelle creature avrebbero dovuto essere dotate di alcuni poteri strani. I rapporti con l'uomo si erano interrotti a causa dell'indole umana, invidiosi di un popolo del genere; i tritoni, beh, non l'avevano presa così bene. Si erano dovuto rintanare nelle acque profonde proprio perché erano stati gli uomini ad attaccare. Levi non li biasimava di certo se questi desideravano una guerra dopo così tanto tempo. Volevano giustizia.
Ma il corvino, di certo, non voleva morire a causa delle persone di tanto tempo fa.

E se avesse ricattato il popolo marino tenendo in ostaggio il piccolo Eren? Egli diceva di essere un principe infondo. Avrebbero di certo abbassato le armi di fronte a quel piccolo ragazzo, no?
Mah, quei pensieri sembravano inutili al momento. Si sarebbe goduto la sua esistenza e basta alla fine, senza che una guerra avrebbe influito sul suo giudizio.

Era tempo di provvedere ai suoi bisogni, ancora una volta, ignaro degli occhi di un tritone curioso.


   
 
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