Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    12/11/2017    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Sguardo di rosa, cuore di drago
 
 Apro gli occhi e lo vedo, esattamente di fianco a me, ancora addormentato. Per qualche motivo mi svegliavo sempre prima io di lui ed ero felice di ciò, perché in tal modo potevo rimanere a guardarlo tutto il tempo che desideravo. Lo avrei guardato per ore e ore. Tuttavia lui non sembrava accorgersene. Poche volte mi scopriva ad osservarlo e quando lo notava, non diceva nulla che potesse farmi capire che fosse consapevole della natura del mio sguardo.
Mi beavo di quei preziosi momenti perchè tutta quella eterea bellezza era sempre troppo sfuggente. Quando era sveglio non la si poteva mai catturare poiché lui stesso era sfuggente anche se non se ne accorgeva. Era sempre in perenne movimento, come una creatura il cui moto non cessa mai, attiva, frenetica e in continua ricerca, in costante superamento dei limiti posti ai mortali. Per questo era difficile catturarlo. Solamente quando dormiva era immobile e raggiungibile. Il suo aspetto e il suo carattere lo rendevano perennemente innalzato rispetto agli altri, e continuava ad essere tale. Tuttavia, il suo viso rilassato permetteva di cristallizzarlo nella propria mente, di provare a metabolizzare quello che gli occhi vedevano, senza rimanerne bruciati. Quelli che solitamente sono fari luminosi che quasi precedono il suo arrivo ogni volta che entra in una stanza, ora sono chiusi e assenti; i capelli corvini e folti si irradiano voluminosi nel cuscino mentre alcuni ciuffi gli coprono piccole parti del viso facendo sembrare la sua pelle ancora più chiara di quanto già non sia; il naso elegante e perfetto così come il resto dei suoi tratti che si sposano perfettamente tra loro, rivelando anche qualcosa di selvaggio e di impetuoso, che affatto stona con la raffinatezza complessiva, anzi, la completa creando un dualismo che contribuisce a renderlo così magnetico e altrettanto inafferrabile e scottante. Poteva essere paragonato ad un diamante d’ossidiana: eterno e capace di ammaliare con un fascino sinistro e inimitabile.
Oh, mio drago. Perché questo sogno non può essere vero invece di essere uno dei tanti che allietano le mie tristi notti?
Ora anche lui ha aperto gli occhi, come svegliato dai miei pensieri. Lascio che la luce di quei cristalli mi invada. Mi sorride ancora assonnato, arricciando lievemente il naso senza volerlo, come fa ogni volta che mi vede.
Riuscirò mai a raggiungerti davvero?
Si avvicina ulteriormente a me e posa una mano sulla mia guancia, stringendomi a sé per risvegliarmi da questa trance e farmi sentire che c’è.
- A cosa stai pensando, mia splendida rosa?
Gli accarezzo la mano e la stringo, come stringo lui a mia volta, sotto le coperte. Forse il suo calore non è fasullo.
- Sto pensando a quanto mi manchi, mio drago. Anche dopo quindici anni, ti sogno ancora, vivido e identico a come eri l’ultima volta che ti ho visto.
- Non è mia intenzione tormentarti.
- Non mi stai tormentando, anzi … mi stai rendendo il dolore più sopportabile.
A ciò, posa le sue labbra calde sulla mia fronte, dandomi un dolce e rassicurante bacio e continuando a parlare in quella posizione, accarezzando la mia pelle con il suo fiato ardente. – Questo non è un sogno, mia regina.
- Lo dici tutte le volte. Ma quando mi sveglierò davvero … il mio letto sarà vuoto. Come sempre.
- Allora fa’ in modo che non lo sia più. – Quest’ultima frase mi ghiaccia le membra come neanche il tocco di un estraneo sarebbe in grado di fare.
Lo stringo a me con più forza e affondo il viso tra il suo collo e il suo petto, respirando il suo odore. – Se provi ancora una volta a dire un’assurdità tale … - dico con la voce ostacolata dal contatto con la sua pelle.
A ciò, lo sento ridere. – Cosa? Cosa faresti se lo dicessi ancora? Non sono stato il primo a dirtelo, né sarò l’ultimo, mia rosa. Sono passati quindici anni oramai. E tu, nonostante ciò, sei ancora una donna bellissima, proprio come la ragazza che ho conosciuto a Fondo delle Pulci. Molti uomini si recherebbero a Grande Inverno all’immediato se sapessero di avere anche solo una minima speranza con te.
- Non voglio sentire altro. Non una parola, Walter – dico stringendolo ancora di più a me, fino a quasi stritolarlo. – Dimmi dove sei e ti raggiungerò.
- Non puoi, mia regina. Nessuno può.
- Nulla è impossibile per Margaery Tyrell. Lo sai bene. Perché mai dovrei lasciarti ad un mondo che non ti ha mai meritato?
Ride ancora, posando le mani sul mio volto e facendolo allontanare dal suo petto. Comincia a baciarmi, incatenandomi a lui e facendomi bramare quel contatto sempre più.
- Il tuo posto è qui, mia regina. Il mio è in un luogo proibito agli esseri umani. Ora apri gli occhi e lasciami andare. Nel prossimo sogno sarò ancora qui, non temere – mi sussurra sulle labbra mentre io cerco di approfondire di più quel bacio, di tenerlo vicino a me, non provando minimamente a resistere.
Poi Margaery aprì gli occhi e lui non c’era.
- Mia signora!! Mia signora, mi spiace svegliarvi così bruscamente ma devo parlarvi! – Era la voce di Septa Idannia quella che udiva oltre la sua porta, accompagnata da energici colpi di nocche su quest’ultima.
- Entrate, Septa Idannia – rispose con la voce ancora impastata dal sonno e intontita da quello splendido sogno.
Quando la Septa fece il suo ingresso nella camera, Margaery notò che era sudata e aveva il fiatone.
- Mia signora, si tratta di nuovo di vostra figlia.
- Che è successo questa volta?
 
- Myranda!! – urlò a gran voce la ragazza salendo la scala che conduceva alla soffitta con un paio di falcate grazie alle sue gambe lunghe. – Myranda!! Lo sai che tanto ti troverò!!
- Eveline! – un’altra voce  si innalzò a chiamarla oltre quella di Septa Idannia. Una voce che la giovane ragazza conosceva bene: quella di sua madre.
- Accidenti … - disse Eveline continuando comunque a cercare la sua amica e scampando senza fatica alle due donne. - Myranda!! Appena ti trovo ti uccido!! – esclamò uscendo dalla finestra della soffitta e cominciando a correre sopra il tetto.
- Eveline! – proseguì imperterrita Margaery.
La ragazza saltò di tetto in tetto fino alla sua meta, la piccola torre dove erano solite rifugiarsi lei e Myranda per non farsi trovare. Appena giunta, entrò dalla minuscola finestrella, con non poca fatica data la ristretta ampiezza dell’entrata, e atterrò sul pavimento freddo. Aveva trovato ciò che cercava: la sua amica Myranda, una ragazzina di tredici anni, dai lunghi capelli biondi, robusta e parecchio alta data l’età che possedeva, era seduta su una delle vecchie sedie, sovrappensiero. Si spaventò e balzò in piedi non appena la vide entrare dalla finestra. - Eve!!
- Per i sette inferi! Che diavolo stai facendo?! – le chiese minacciosa avvicinandosi di più a lei. – Ti ricordo che avevamo un accordo!
- Non ci riesco, Eve! Mi sento troppo in colpa! – rispose la giovane con le lacrime agli occhi. La figlia di Jaime e Brienne era, inaspettatamente, una ragazzina sensibilissima e dolcissima. Eveline era il suo esatto opposto sia fisicamente che caratterialmente. Nonostante ciò, erano sempre state grandi amiche fin da piccole. La più grande le porse la mano guardandola torva e attendendo che le riconsegnasse ciò che le aveva preso, prima di passare alle maniere forti.
 - Sto aspettando. - Ma la più piccola scosse la testa incerta, cercando di evitare i suoi occhi. A ciò, Eveline si avvicinò ancora di più, lentamente e con sguardo mellifluo. – Avanti … vuoi darmelo, Dada? – le chiese chiamandola con il soprannome che usava quando erano piccole e che serviva sempre a farla sciogliere. Difatti, Myranda si arrese e le riconsegnò il sacchetto di cuoio. Eveline lo afferrò e controllò al suo interno impaziente.
- Non dobbiamo più prendere le cose da quella strega che vive nelle foreste! Non promette niente di buono!
- Rilassati, è solo un cristallo con proprietà magiche.
- Appunto! Sei troppo spavalda! E se succedesse qualcosa?? Insomma, lo hai voluto prendere perché nel continente orientale si narra che i cristalli di Vikaenehet guariscano le ferite della mente. Ma se fosse più pericoloso?
- Non è affatto pericoloso, Myranda …
- Eveline!! – la ragazza fu interrotta dalle voci che ancora la stavano richiamando. A quanto pare erano sempre di più.
- Devo andare – disse dirigendosi nuovamente verso la finestrella.
- Mi vuoi lasciare qui da sola?!
- Stanno cercando me, non te. Ci vediamo dopo al solito posto! – le disse infine Eveline salutandola e saltando giù dalla torre. Nessuno si sarebbe mai sognato di fare un salto del genere, ma lei non era come gli altri. Atterrò sopra la sua fidata Abigail, la sua bella e forte puledra bianco panna, un dono di sua zia Daenerys quando era ancora piccola. L’affascinante animale cominciò a correre velocissima sotto gli occhi di tutti, mentre la sua padrona la cavalcava intrepida, sicura e bellissima. – Corri, Abbie!!
Eveline Targaryen aveva quindici anni oramai, ma ne dimostrava almeno diciassette grazie al suo aspetto: era decisamente alta e slanciata, difatti superava già di molto il metro e settanta, caratteristica che la contraddistingueva tra le altre ragazze; il suo corpo era magro e sinuoso, perfettamente proporzionato alla sua statura; la sua pelle era di una tonalità chiara, ma non troppo, poiché tendente lievemente all’ambrato se illuminata dal sole; un altro aspetto che la rendeva meravigliosa agli occhi di tutti era la sua lunghissima cascata di capelli di un riccio grande e morbido e di un nero caldo e tendente al ramato, perennemente legati in un’alta coda di cavallo che le arrivava poco più sù del fondoschiena; i suoi occhi erano i più bizzarri esistenti almeno nel continente occidentale: erano di un viola chiarissimo, tanto chiaro da sembrare di ghiaccio, e, al loro interno, accanto alla pupilla, si irradiavano delle striature dorate; inoltre, questi cambiavano colore poiché, quando il clima era molto freddo, divenivano completamente ghiacciati, mentre, quando era caldo, le striature prendevano il sopravvento rendendoli quasi gialli.
Era una giovane alta, con i lineamenti particolari quanto intriganti, come gli zigomi alti e gli occhi da cerbiatta: Eveline aveva ereditato i tratti eleganti e dalla rara e ricercata bellezza di suo padre, ma anche quelli incantatori di sua madre.
Ella era a tutti gli effetti la figlia legittima della rosa e del drago, poiché, prima che Walter partisse per combattere alla Battaglia Finale, aveva celebrato il suo matrimonio con la sua regina di rose. Era stata una cerimonia molto intima e frettolosa poiché avevano appena scoperto che ella fosse incinta e che la Barriera fosse stata distrutta, dunque che il giovane drago sarebbe dovuto partire al più presto. Ma, nonostante ciò, era stato il giorno più bello delle vite di entrambi, simbolo del coronamento del loro amore così forte seppur veloce e fugace. Era quasi come se la storia si ripetesse.
D’altronde, Walter non avrebbe mai permesso che suo figlio o sua figlia vivessero una vita da bastardi come era stato per lui.
Eveline veniva osservata e ammirata mentre galoppava audace, abile e veloce sul piazzale innevato di Grande Inverno, con i suoi pantaloni in cuoio, i capelli mossi dal vento, il sorriso tagliente e il portamento fiero, simile a quello di una dea. Niente avrebbe potuto scalfirla.
 
Hayden Stark si trovava dentro la sala dei ricevimenti di Grande Inverno, impegnato a prendere accordi con suo padre Jon. Il giovane Hayden era un ragazzo di quattordici anni, ma anche lui più maturo rispetto all’età che possedeva. Egli aveva ereditato i capelli d’argento di sua madre e gli occhi grandi, profondi e neri come la notte di suo padre. Non passava di certo inosservato neanche lui dato il suo aspetto particolare e ricercato.
Padre e figlio voltarono lo sguardo, meno sorpresi di quanto dovessero esserlo, quando uno dei soldati entrò nel salone in compagnia di Septa Idannia e di Eveline. Jon non poté fare a meno di guardare sua nipote con sguardo premuroso come sempre accadeva quando posava gli occhi su di lei, nonostante, in  quella situazione, si richiedesse disciplina da lui.
- Che è successo questa volta? – chiese l’uomo con finta rassegnazione mentre continuava a guardarla con un sorriso accennato.
- Lord Protettore, vostra nipote, lady Eveline, è stata scoperta di nuovo possedere uno degli oggetti classificati come sconosciuti e dal potere ambiguo dalle nuove leggi dei sette regni.
La ragazza spostò infastidita il braccio che il soldato le stava tenendo stretto mentre era a sguardo basso.
A ciò, Jon si avvicinò. – Non è una novità che la mia amata nipote si cimenti in ricerche brillanti e misteriose.
A quelle parole, la giovane alzò i brillanti occhi verso suo zio e gli sorrise. – Zio Jon, io non volevo farci niente di male, lo sai.
- Lady Eveline, in questo momento è con il lord Protettore del Nord che state parlando; non con vostro zio – la rimproverò il soldato.
- Ser Liam, grazie dei vostri servigi, e grazie anche a voi, Septa Idannia. Ora lasciatemi solo con mia nipote – disse Jon attendendo che i due uscissero dalla stanza. Dopo di che, si avvicinò ancora ad Eveline. – Sei andata di nuovo da Tamara La Dormiente? Che cosa hai preso questa volta?
La ragazza, dopo qualche tentennamento, gli porse il sacchetto di cuoio. Jon lo aprì e sgranò gli occhi sorpreso quando si trovò dinnanzi ad un cristallo grezzo ma stupendo, dalle varie tonalità di rosa. – Questo è un cristallo di Vikaenehet?
- Sì.
- Lo vuoi rivendere?? – le chiese Hayden perplesso anch’esso.
- Sei un vero idiota se pensi davvero che io voglia rivenderlo! Sai bene che non li prendo per questo motivo gli oggetti sconosciuti – rispose offesa Eveline ad uno dei suoi più stretti amici di infanzia, nonché suo cugino.
- Li prendi per i tuoi miscugli, lo sappiamo.
- Si dà il caso che, quelli che chiami “miscugli”, abbiano funzionato e anche svariate volte.
- Ed è esattamente per tale motivo che ti permetto sempre di tenerli, mia cara nipote. Mi fido ciecamente di te e, nonostante io non ne capisca nulla in materia, so che ciò che fai è nobile ed estremamente coraggioso. Sono certo che un giorno diventerai un ottimo medico. Anche se con dei metodi parecchio inusuali – le rispose lui riconsegnandole il cristallo. A ciò, la ragazza lo abbracciò felice lasciando andare ogni freno. Quando si staccarono, lo sguardo di Jon era ancora più dolce, ed Eveline avrebbe giurato che fosse anche quasi commosso. – Me lo ricordi molto, sai?
A quelle parole, la ragazza sorrise ancora di più.
- Le ragazze non diventano medici! Soprattutto se creano strane pozioni con ingredienti sconosciuti! – li interruppe Hayden stuzzicandola. Lei sapeva che, nonostante il ragazzo le rivolgesse tali parole scherzando, c’era un fondo di verità in esse per lui. Oramai era avvezza allo scetticismo delle persone che erano intorno a lei, si era abituata persino a quello dei suoi amici. Tuttavia, al suo fianco si trovava sempre qualcuno che credeva ciecamente in lei: suo zio Jon non aveva mai dubitato della sue capacità.
Eveline uscì dal palazzo e ritornò nello spiazzale. Camminò verso Abigail fino a quando non incontrò il piccolo Ruben che si allenava con la spada. Nonostante avesse dodici anni, la sua tecnica di combattimento era invidiata da chiunque. Eveline era certa che sarebbe divenuto un grande guerriero un giorno. Forse il migliore che il mondo avesse mai visto. D’altronde era il figlio di Arya Stark.
- Sei pronta per un duello, cugina?? – gli chiese lui mentre si allontanava dal suo precedente sfidante.
- Ovviamente, cugino – le rispose lei afferrando al volo la spada di legno che lui le aveva lanciato. I due cominciarono a combattere. La tecnica di Eveline era ottima, così come la sua abilità nel cavalcare e nello scappare, eguagliabili al suo vividissimo interesse per i libri di qualsiasi genere e per l’arte della medicina. A volte sua madre si ritrovava addirittura positivamente “impaurita” dalla varietà e quantità di interessi che aveva.
- Sicuro di avere dodici anni, Ruben?
Il ragazzino sorrise come risposta, attaccandola ancora. – Hai saputo delle insurrezioni che stanno avvenendo alla vecchia “Approdo del Re”?
- Sì, ma non è nulla di grave. Zio Jon partirà tra qualche giorno per occuparsene.
- Li ho sentiti mentre parlavano e non credo che sia così innocua la situazione. Forse stanno attendendo, stanno pazientando prima di informarci, per non farci allarmare.
- Ne sei sicuro? Cosa hai udito?
- Mia madre stava parlando con zio Jon e con tuo zio Loras e stavano dicendo che i lord che sono a capo delle città più a Sud stanno già pretendendo il ritorno di un sovrano.
La rabbia di Eveline ribollì nelle sue vene mentre affondava un colpo ancora più energico al suo sfidante. – Quei vermi approfittatori … Non vi è mai stata pace più duratura nei sette regni come in questi ultimi quindici anni in assenza di un regnante assoluto, ed è scritto su tutti i libri di storia. Ogni lord possiede una propria zona, una propria terra e delle persone di cui occuparsi e su cui esercitare il proprio giusto potere. L’unico motivo per il quale vogliono un nuovo re è per il loro guadagno personale, perché non si accontentano di ciò che hanno, per poter aspirare a qualcosa di più alto, proprio come i topi che rosicchiano sempre più, senza mai una fine, fin quando hanno i denti per farlo. Ho letto molti libri su Petyr Baelish e ho udito molte storie su di lui: sono fatti della sua stessa pasta. Sono disgustata.
- Lo so, hai ragione. Ma è a questo punto che entri in gioco tu.
- Io? – chiese la ragazza essendo presa alla sprovvista e perdendo la concentrazione per un attimo, ma riprendendosi immediatamente. – Cosa intendi?
- Intendo dire che tuo padre sarebbe dovuto divenire re dei sette regni. Ora che lui non può più esserlo, tu saresti la pretendente con più diritti a salire su quel trono.
- Non esiste più un trono. Non lo vorrei in ogni caso. Se vogliono instaurare nuovamente un regimo tirannico, facciano pure. Io non ho bisogno di un re, né ho bisogno di esserlo.
- Ecco dove si era cacciata la mia splendida e ribelle rosa viola – li interruppe con la sua inconfondibile voce lady Olenna.
- Nonna, cosa ci fai qui? Il Gran Maestro ha detto che devi riposare …
- Al diavolo il Gran Maestro, mia cara! Quei babbei non possono predire la mia data di morte!
Eveline sorrise alla sua bisnonna, una delle sue più grandi maestre di vita, avvicinandosi a lei. – Cosa c’è, nonna?
- Hai dimenticato che giorno è oggi, bambina mia?
Un velo di amara consapevolezza apparve sul volto della giovane Targaryen. – Oh no …
- Oh sì, invece. Stasera verranno qui a Grande Inverno alcuni dei più influenti lord dei sette regni. Sicuramente si tratterà di balordi e montati che vogliono semplicemente fare colpo su di te. Ma tu, ovviamente, non sei affatto costretta a prendere in considerazione le loro proposte di matrimonio. Ti basterà fare loro gli occhi dolci, far finta di ridere alle loro battute e di essere lusingata dalle loro attenzioni, e questa serata scorrerà liscia come l’olio. Il tempo volerà e in men che non si dica li avrai fuori dai piedi, te l’assicuro! Si tratta solo di una “gentilezza”, un modo per mantenere i rapporti con gli altri lord pacifici.
- Ero convinta che fosse tra almeno altri quattro o cinque giorni il “glorioso banchetto” … ricordami perché devo farlo e perché si sono così sfacciatamente autoinvitati qui a Grande Inverno.
- Cosa vuol dire “perchè”, mia cara?? La risposta è a dir poco ovvia! La motivazione teorica è quella di conoscere la figlia di quello che è stato l’eroe e il condottiero più famoso nella storia dei sette regni, la leggenda vivente che è tuo padre. Quella pratica, invece, proviene direttamente dall’affare che hanno tra le gambe, che guida sempre le azioni e i desideri di ogni uomo: è risaputo in tutti i sette regni che la figlia di Walter Targaryen sia di una bellezza ineguagliabile persino per le donne che abitano oltre il continente occidentale. Hai la fama di essere la ragazza più bella dei sette regni e a ragione! A quanto pare è una caratteristica che vi passate di generazione in generazione dato che tuo padre era l’uomo più bello dei sette regni, e anche suo padre lo era prima di lui. E lo erano davvero, mia cara, te lo conferma una donna che di uomini ne ha visti a valanghe! Inoltre, non sottovalutare neanche la tua mamma: ha fatto cadere ai suoi piedi innumerevoli uomini solo con uno sguardo quando aveva la tua età! Dunque perché ti sorprendi per il tuo “funesto destino” quando avevi tutti i presupposti per divenire una tale divinità già solo all’età di quindici anni?
- Se sapessero cosa faccio nel tempo libero non credo che sarebbero ancora così interessati a me.
- A proposito di ciò, bambina, da ora niente più rintanamenti nel tuo rifugio pieno dei tuoi strani miscugli, niente più gite in biblioteca, niente più combattimenti con la spada con i tuoi cugini, niente più cavalcate folli e spericolare e niente più fughe e corse su tetti e palazzi, almeno fino a domani mattina, quando tutti gli ospiti ripartiranno, intesi??
- Posso gettarmi su una spada per scampare a questo? – chiese la ragazza sconsolata mentre sua nonna la prendeva sotto braccio e la conduceva all’interno delle stanze. – Avanti vieni con me, è ora che io e tua madre ti rendiamo una vera lady per stasera. Li farai impazzire tutti. Ad ogni modo, credo di avere almeno una notizia ad allietare il tuo giovane animo, mia cara.
- Che notizia?
- Oberyn, Ellaria e i maschi mancati che hanno come figlie, verranno a Nord per partecipare al banchetto e coglieranno l’occasione per rimanere qualche giorno.
 
 
Myranda bussò ed entrò dentro la stanza della sua amica, silenziosa nonostante non fosse più nella pelle di assistere al banchetto e di vedere cosa avrebbe indossato e come sarebbe stata acconciata Eveline. Entrando nella stanza si accorse che non vi era la servitù, poiché Margaery e Olenna avevano voluto occuparsi da sole di preparare la ragazza per un’occasione così importante.
La giovane Lannister aveva i folti capelli dorati legati morbidamente in alto, con solo alcuni ciuffi che le circondavano il viso rotondo; e indossava un vestito ocra, stretto, di un tessuto soffice e caldo, ma comunque pregiato. Nonostante fosse una ragazza in carne o “paffutella”, come la definiva Oberyn, quel colore e quel tipo di abito le faceva splendidamente risaltare le forme già prorompenti nonostante la giovane età, e quell’acconciatura rendevano il suo bel viso ancora più grazioso di quanto già non fosse.
- Per tutti gli dei antichi e nuovi! Eve, sei meravigliosa! – esclamò la ragazza guardando incantata la sua amica mentre Margaery si stava occupando della sua acconciatura. – Come hanno fatto a renderti i capelli così lisci?? Non li hai mai avuti in tal modo!
A ciò, Margaery sorrise alla giovane. – Piccola mia, devi sapere che ad Approdo del re si imparavano molti trucchi per modificare i capelli. Esiste un metodo per renderli lisci tramite il calore e il vapore – rispose la Tyrell mentre sistemava le due piccole trecce ai lati del volto di sua figlia, dietro la sua testa, facendole ricongiungere in un'unica treccia a sua volta impuntata tramite una splendida spilla.
- È così raro vedere Eveline con i capelli sciolti! Così sono ancora più lunghi! – esclamò ancora Myranda ponendosi dietro la sua amica per osservarli meglio.
- Ed è esattamente per questo che oggi li lascerà sciolti, così che tutti possano ammirarli per la loro bellezza – aggiunse Margaery.
- Vi prego, smettete di fare commenti sui miei capelli come se io non ci fossi. Mia madre e mia nonna sono state fin troppo accurate oggi per rendermi una “vera lady” - disse rassegnata Eveline.
- Ciò è dato dal fatto che ora hai un corpo da donna, mia cara! – rispose Olenna mentre sembrava stesse cercando qualcosa.
- Ad ogni modo, anche tu sei splendida, Dada. Quel vestito ti dona moltissimo – continuò Eveline ma rivolgendosi solo alla sua amica questa volta.
- Grazie! Mio padre dice che avrebbe preferito qualcosa di meno appariscente e che in questo modo potrei attirare troppi sguardi …
- Non farne una colpa al povero Jaime: i padri sono pur sempre padri, cara! – commentò Olenna ridendo.
A ciò, lo sguardo di Eveline si rabbuiò involontariamente. Margaery notò prontamente quell’espressione. – Non voglio vedere quello sguardo sul volto della mia splendida bambina, Eve. Gli somigli così tanto, che a volte non posso fare a meno di paragonarvi. Dunque non temere, lo hai più vicino di quanto pensi.
- È già la seconda volta in un giorno che mi viene detto – osservò la ragazza stupita.
- È dovuto al fatto che stai crescendo, e man mano che diventi più grande, la somiglianza diviene più evidente. Questa insaziabile curiosità e continua sete di conoscenza non l’hai di certo presa da me.
- Allora forse lui avrebbe apprezzato ciò che faccio, a differenza vostra – rispose la giovane, più pungente di quanto volesse sembrare.
Margaery accolse la provocazione. – Capisco la tua frustrazione quando le persone più grandi e mature di te sono scettiche riguardo i tuoi azzardi, ma devi anche comprendere il nostro stato d’animo, tesoro. Sei una ragazza piena di sogni e di speranze, proprio come lo ero io alla tua età …
- Ma? – la interruppe Eveline capendo dove volesse arrivare.
- … ma spesso le cose non vanno come vorremmo. Questo mondo non è mai stato clemente con le donne. Solo con la propria forza d’animo, furbizia e determinazione si riesce ad andare avanti. Io sono sopravvissuta a tutto ciò che mi è accaduto esattamente in questo modo. Sei una ragazza coraggiosa, bella e intelligente: puoi fare quello che desideri. Ma non devi mai farti illusioni o sperare di poter ottenere tutto quello che ti proponi. Un passo alla volta, niente impulsività e molta scaltrezza e pazienza: questo è il segreto per avere una possibilità di arrivare dove desideri; ed è il consiglio migliore e più sentito che posso darti.
- Lo so, madre, è solo che a volte mi sembra così strano che le persone intorno a me non capiscano quello che voglio fare e perché.
- Semplicemente perché è una novità per loro: non si è mai vista, almeno nel continente occidentale, una ragazza così interessata a delle attività del genere. Soprattutto nel modo in cui lo sei tu. Solitamente sono coloro che vogliono diventare Grandi Maestri e che si trasferiscono alla Cittadella per portare a compimento i loro studi che hanno ambizioni di questo tipo. Forse potresti provare a richiedere di entrare come apprendista alla Cittadella. Magari, anche se sei una donna, ti prenderebbero comunque con loro …
- E per cosa? Per pulire i loro fondoschiena e metterli a letto? O peggio, farmi toccare da loro? E anche se non fosse così, anche se le donne avessero una possibilità di essere prese in considerazione seriamente in quel luogo, non ci andrei mai: ho letto i libri che scrivono e le tecniche che usano e sono arrivata alla conclusione che hanno la mente estremamente chiusa. Non aprono i loro orizzonti, adottano sempre e solo le stesse formule antiche, trite e ritrite da anni! Nessuno di loro prova a proporre qualcosa di nuovo, di più efficace del metodo usuale. Nessuno ha le palle o l’intelligenza per farlo, evidentemente. Ad esempio ci sono un sacco di prodotti, di minerali, di sostanze praticamente sconosciute a loro, che non si sono mai sognati di utilizzare nonostante, se mischiati opportunamente con altri ingredienti, abbiano potenti effetti e facoltà curative. Mi riderebbero in faccia come fanno tutti non appena ne parlo!
Margaery la fece alzare in piedi ammirandola e sorridendo incantata dalla luce che emanava. – Io ho fiducia in te, tesoro. Sempre. L’avrò anche quando nessun’altro l’avrà. Perciò segui la tua strada e non preoccuparti di quello che pensano gli altri. Bene, direi che sei perfetta. Ora possiamo andare a raggiungere i nostri ospiti … ah, che sbadata! Quasi me ne stavo dimenticando! – disse la donna raggiungendo un bauletto che si trovava sopra il camino acceso e prendendo qualcosa al suo interno: si trattava di una splendida rosa viola. Margaery la infilò tra i capelli di sua figlia contemplando il risultato. – Ora sei davvero perfetta.
- Dove hai trovato una rosa di questo colore?
- È un segreto, mio bocciolo – le disse ammiccandole e facendole segno di raggiungerla.
Eveline le sorrise di rimando pensando che, forse, quella serata sarebbe potuta non essere tanto male.
Non appena la giovane Targaryen scese le scalinate che portavano al piano inferiore, i numerosi presenti che si trovavano nel salone ammutolirono e si voltarono a guardarla. Ella indossava un abito lilla, sottile, di un tessuto lucido e delicato, simile alla seta, che le fasciava completamente il seno, il busto e i fianchi, ricadendo poi morbido sulle gambe, lungo fino a farle quasi da strascico. Quel colore spiccava molto su di lei, così come la splendida rosa viola che aveva tra i capelli e che richiamava la tonalità particolare dei suoi occhi. I capelli scuri, lisci e lunghissimi le ricadevano eleganti e impeccabili fino al fondoschiena, sfiorandole le braccia lunghe e ben avvolte dal tessuto sottile fino a metà delle sue mani affusolate; il busto era invece morbidamente circondato da una cintura nera, lo stesso colore dei bordi dell’abito e della collana stretta che le ornava la pelle immacolata del collo, la quale risaltava ancora di più dato che il vestito le lasciava le spalle interamente scoperte.
Eveline era abituata a quegli sguardi, ma mai ne aveva visti così tanti insieme essendo sempre rimasta a Grande Inverno.
I primi che andò a salutare ovviamente furono Oberyn ed Ellaria. I suoi occhi si illuminarono non appena li scorse tra i presenti: era da troppo tempo che non li vedeva.
Eveline buttò le braccia al collo della Vipera Rossa, e anche lui ricambiò quel caloroso abbraccio, proprio come se si trattasse di una delle sue figlie, sotto gli occhi sbigottiti di tutti. – Zio Oberyn! – Eveline lo aveva sempre chiamato in tal modo poiché aveva quel tipo di legame con l’uomo, esattamente al paro degli altri suoi familiari nonostante lo vedesse di meno, dato che lui viveva a Dorne con la sua famiglia.
- Eccola la mia ragazza! Fiorisci sempre più, di anno in anno, e ogni volta che ti rivedo mi lasci sempre più senza fiato.
- Grazie, zio Oberyn, anche tu ti mantieni in forma nonostante l’età – gli disse in tono scherzoso mentre si avvicinava ad Ellaria per salutare anche lei.
In quel momento, il primo lord dei tanti, le si avvicinò cauto e quasi maldestro dinnanzi a lei. – Milady, avrei piacere di presentarmi dinnanzi al vostro cospetto: io sono Lord Hanry Dayne di Stelle al Tramonto. Permettetemi di dirvi che le voci che corrono sulla vostra bellezza non vi rendono affatto giustizia – le disse l’uomo baciandole la mano e inchinandosi a lei, cercando di recuperare un po’ della sua persa spavalderia.
- Vi ringrazio, Lord Dayne. Sono felice di avervi qui a Grande Inverno e spero che il clima non sia troppo angusto per voi e il vostro seguito.
- Niente affatto, lady Eveline. È un immenso piacere per me essere qui presente quest’oggi. Mi permettete di accompagnarvi nelle danze questa sera?
- Ditemi, Lord Dayne, perché avete deciso di venire al banchetto? – chiese la ragazza prendendo tra le mani un calice di vino e cominciando a sorseggiarlo per disperazione, per cercare di non innervosirsi e per distrarsi, nonostante non lo avesse mai assaggiato in vita sua. Il suo sapore era acre e sgradevole inizialmente, ma lo buttò giù ugualmente cercando di non pensarci.
- Ho deciso di venire a farvi visita per onorare la memoria di vostro padre che tanto coraggiosamente ci ha salvati tutti durante la leggendaria Battaglia finale. Al tempo avevo appena cinque anni ma ricordo perfettamente il modo in cui tutti narravano le gesta di colui che era il legittimo erede al trono di spade.
- Dunque immagino non vi offendereste se rifiutassi la vostra gentilissima proposta, milord. Ci sono un’infinità di splendide dame in questa sala che sono sicura sarebbero molto più lusingate di me di ricevere le vostre lodevoli attenzioni. Sono certa che mio padre apprezzerebbe ugualmente la vostra visita. Ora, vogliate scusarmi – disse congedandosi da lui e passando oltre.
 
La serata trascorse in tal modo, con decine di lord e figli di lord che provarono ad approcciarsi alla giovane Targaryen, chi più ricco, chi più povero, chi più giovane, chi più vecchio, chi più avvenente e chi meno, chi appartenente ad una casata più nota, chi minore; tutti con lo scopo di conquistare i favori e le attenzioni della ragazza dalla tanto decantata bellezza, o per potersi vantare di essere riusciti ad avere la figlia del famoso eroe e salvatore di cui narravano le più famose storie e ballate. Tuttavia, tutti furono argutamente rifiutati da Eveline. Ella sembrava bastarsi da sola e non cercare minimamente quel tipo di compagnia maschile, in particolar modo conoscendo i motivi di quell’interesse nei suoi confronti.
Ad un tratto, giunse dinnanzi a lei l’ennesimo figlio di uno dei tanti lord presenti, un ragazzo di bell’aspetto, alto e prestante, dai capelli biondi e i tratti decisi. – Ho saputo che avete fatto strage di cuori questa sera. Sembrano tutti sconvolti dopo essere stati freddamente vinti e respinti da una ragazza di quindici anni.
- Siete l’unico che finora non si è presentato a me inchinandosi, baciandomi la mano e riservandomi parole che farebbero morire per eccesso di zuccheri anche le pietre. State tentando un approccio diverso, lo apprezzo, ma vi avverto che non funzionerà, dunque non fatevi illusioni. Ora potete anche andare.
- Siete così sicura di voi stessa e piena di pregiudizi da credere che qualunque uomo si avvicini a voi lo faccia per il motivo che voi immaginate?
A quelle parole, la ragazza si voltò verso di lui fulminandolo con lo sguardo. – Prima di oggi non avevo alcun pregiudizio e non credevo nulla di tutto ciò. Tuttavia, sembra che questa sera, qualsiasi uomo sia giunto qui con il preciso e unico scopo di strapparmi una promessa di matrimonio. Dunque perdonatemi se parto già prevenuta.
- Avete ragione. È che il vostro vivace cinismo non si vede spesso a Sud. Per questo ne rimangono tutti perplessi. Ad ogni modo, io sono Kaylan Marbrand.
- Mia cara, puoi raggiungermi un momento? – li interruppe lady Olenna attirando l’attenzione di sua nipote.
A ciò, la ragazza si avvicinò a lei. – Qualcosa non va, nonna?
- Bambina mia, non credi che sia il momento di iniziare a ballare? Quel giovanotto non sembra volerti fare strane proposte, magari potresti sfruttarla come una semplice occasione per divertirti e svagarti. Sei giovane, devi danzare e sbizzarrirti ora che la salute te lo permette!
- Non ho bisogno di un uomo per riuscire a divertirmi, nonna. Voglio solo che questa serata termini, e rimanere sola mentre gli altri ballano mi sembra il modo migliore per divertirmi fino a che non finisca.
- Fai come preferisci, cara, ma ricordati che se rimarrai lì da sola, continueranno ad arrivare altri pretendenti che ti infastidiranno ancora fin quando non cederai. Se vedranno che sei già impegnata non ti si avvicineranno più. Magari ballare con quel giovanotto potrebbe essere più sopportabile che parlare con altri, più vecchi e arroganti di lui.
Eveline ci rifletté su e roteò gli occhi al cielo raggiungendo nuovamente il ragazzo che le si era avvicinato poco prima. – Venite, andiamo a ballare – gli disse senza alcun preavviso facendogli segno di seguirla e dirigendosi verso la sala da ballo.
Il giovane, a dir poco sorpreso, la seguì senza dire nulla e cominciò a ballare con lei. - Immagino sia superfluo chiedervi come mai avete deciso di iniziare a ballare.
- Immaginate bene.
- Dato che ora siamo qui, tanto vale continuare la nostra conversazione. È vero che esercitate pratiche magiche?
- È questo che si dice in giro su di me?
- Sono solo alcune voci dispersive. Ero curioso di saperlo.
- Beh, se desiderate così tanto saperlo, sì, svolgo abitualmente rituali per mandare le persone direttamente negli inferi. E funziona sempre – il suo sarcasmo era più pungente di una cruna di aghi infilata in gola.
- Vi ha offeso così tanto ciò che vi ho detto?
- Sì, perché siete tutti uguali: la vostra mente è chiusa e anche essendo ignoranti pretendete di sapere ciò che non conoscete.
- Permettetemi di conoscervi, allora.
- No, non ve lo permetto. La vostra risposta sarebbe uguale a tutte le altre.
- Mettetemi alla prova.
- Se lo desiderate posso anche farlo, tanto sono sicura di aver ragione. Dunque, quello a cui realmente sono interessata sono le arti mediche e curative.
A quelle parole, il ragazzo la guardò con sguardo sconvolto.  – Voi … ? Le arti mediche …?
A ciò, Eveline sorrise amaramente. – Avete visto? Esattamente la reazione che mi aspettavo.
- No, non è come pensate, in realtà … sono solo sorpreso dalla vostra … - ma il ragazzo venne interrotto dall’arrivo del giovane Hayden Stark. – Perdonate, mi concedereste un ballo con la mia amata cugina?
- Certamente – rispose cedendogli la mano di Eveline ancora lievemente scosso.
La giovane Targaryen fece un sospiro di sollievo e accennò un sorriso ad Hayden. – Mi hai salvato. Ti devo un favore.
- Ho notato. Ti ho vista in difficoltà, così ho pensato di venire in tuo aiuto.
- In realtà era lui quello più in difficoltà. Non vedo l’ora che questa serata termini, Den. Sono stanca di essere costretta a parlare con uomini che hanno come unico argomento di conversazione lusinghe esagerate o autocelebrazioni mirate a far colpo ogni qual volta si intrattengono con una donna. Sono tutti così gli uomini del Sud?
- Sei troppo catastrofica. Non sanno come comportarsi con te perché sei diversa dalle dame con cui sono soliti avere a che fare.
- Tu ti stai divertendo, invece?
- Azzarderei a dire di sì. Sono l’unico ragazzo che possiede ancora questa chioma argentata. Come potrei passare inosservato? – scherzò.
- Come darti torto! Chi era la dama con la quale stavi ballando poco fa?
- Delinde Selmy.
- È davvero bella e sembra molto dolce. Esattamente la ragazza adatta a te. Inoltre ti guarda continuamente. Dovresti tornare da lei, Den. Se io non mi diverto, non vuol dire che non debbano divertirsi neanche i miei amati amici e cugini – lo esortò rivolgendogli un sorriso rassicurante.
- Non preoccuparti. Non ti lascio da sola in queste acque colme di squali.
- Sai che sono capace di rendere innocui tutti questi “squali”.
- Strappando loro i denti?
- Non c’è bisogno di essere così violenti e di spendere tutte queste energie. Basta privarli dell’acqua nella quale nuotano.
 
Margaery osservò sua figlia ballare prima con un giovane tra gli ospiti, poi con suo cugino Hayden. Era felice di vederla aprirsi un po’ e provare a divertirsi in maniera diversa. In quel momento, la donna fu raggiunta da una compagnia inaspettata quanto gradita. – È cresciuta moltissimo dall’ultima volta che sono venuta a Grande Inverno.
Margaery si voltò verso quella voce familiare, sorridendo alla donna che stava osservando Eveline accanto a lei. – Kirsten! Alla fine siete riusciti a venire anche voi! Come stanno i gemellini?
Le due donne avevano stretto un forte legame dopo la scomparsa dell’uomo amato da entrambe. Si erano fatte forza insieme nel dolore ed erano riuscite ad andare avanti a modo loro. Tuttavia, Kirsten aveva preferito rimanere a vivere in quella che, da sempre, era stata la sua casa, nella Torre dei Reed, prendendosi cura del vecchio e invalido Howland insieme a suo marito Dheeraj, ex soldato Immacolato, e a Meera.
- Stanno bene. Tra una settimana compiranno sei anni, dunque non li abbiamo portati con noi poiché sono troppo vivaci per sostenere un viaggio che duri più di un’ora.
- Posso immaginare – rispose Margaery scatenando le risa di entrambe.
- Tu come stai?
- Sto bene. Eveline mi invade con la sua vitalità ogni giorno e mi rende sempre più felice e orgogliosa di essere madre. Lei è la mia luce.
- Ne sono certa. Ma scorgo ancora qualcosa di oscuro nei tuoi occhi – le disse Kirsten osservandola. – È passato tanto tempo, amica mia. È stato difficile, tremendamente difficile anche per me … ma non serve a nulla continuare a sperare di rivederlo o di udirlo, da qualche parte, un giorno … perché non provi a darti una seconda opportunità?
- È Eveline la mia seconda opportunità.
- Sai cosa intendo. Ogni donna ha bisogno di un uomo per crescere i suoi figli. Hai bisogno di sentirti amata di nuovo, di un amore che non può essere rimpiazzato da quello dei familiari, degli amici e neanche dei figli, ahimè.
- Credimi, mia cara Kirsten: non ho mai sentito alcun tipo di necessità o bisogno di quel tipo di amore verso qualcun altro dopo che Walter se n’è andato.
In quel momento le due vennero interrotte dal marito di Kirsten. – Mia signora, mi concederesti questo ballo?
- Con piacere. Ti raggiungo tra un momento, caro – gli rispose sorridendogli; poi tornando a rivolgersi alla Tyrell. – Guarda la sala da ballo – le disse con uno scopo ben preciso, il quale fu colto al volo da Margaery: tutte le persone a lei più care stavano ballando con qualcuno, o il loro amato o semplicemente il loro compagno per il breve tempo di quel ballo. Brienne era con suo marito Jaime, Daenerys con Jon, Arya con Gendry, Sam con Gilly, Oberyn con Ellaria, ser Davos con un’arzilla lady più o meno della sua stessa età; e persino i ragazzi avevano trovato un loro compagno per ballare, difatti Sam e Ruben avevano invitato due dame, mentre Myranda e la sua Eveline erano state invitate a loro volta, quest’ultima da Hayden, tra l’altro.
In quell’istante, quasi come se avesse appena udito la loro conversazione, giunse un lord dinnanzi alle due donne. Questo si inchinò al cospetto di entrambe per poi rivolgersi solo alla Tyrell. – Milady, è tutta la sera che sto cercando il coraggio di avvicinarmi a voi. I vostri occhi mi hanno ipnotizzato appena ho messo piede in questa sala. Mi concedereste l’onore di questo ballo? – gli chiese lui porgendole la mano. Margaery lo guardò dapprima intenerita, per poi voltarsi verso la sua amica, la quale le fece ovviamente cenno di accettare.
- Certamente – rispose la regina di rose porgendogli la mano e lasciando che lui la conducesse.
 
Eveline scorse sua madre mentre ballava con uno dei lord. Hayden capì immediatamente che qualcosa doveva averla turbata mentre la conduceva nelle danze. – Eve? Va tutto bene?
- Sì, va tutto bene. È solo che … non l’avevo mai vista ballare con qualcuno. Sono felice che lo stia facendo ma …
- Ma …?
- Non lo so. È tutto sbagliato. Dovrei essere felice per lei ma mi sembra così sbagliato poterla vedere ballare con lui, uno sconosciuto, e non averla mai potuta vedere con mio padre. Mi sembra sbagliato che stia ballando con uno dei tanti tronfi signorotti pieni di sé che sono qui stasera. Non dovrei sentirmi così … - All’improvviso, un’ondata di malinconia mista a rabbia e frustrazione colpì l’animo della giovane Targaryen. Un moto irrazionale che neanche lei riusciva a controllare. – È passato troppo tempo … - sussurrò fermandosi e allontanandosi lentamente da suo cugino.
- Che vuoi dire? Eve, che ti succede?
- È passato troppo tempo dall’ultima volta – disse infine, afferrando i bordi del lungo vestito, alzandoli lo stretto necessario e cominciando a correre via, uscendo dalla sala.
 
- Va bene così, Abigail. Sei stata brava – sussurrò al suo fedele animale accarezzandolo e scendendo, stringendosi dentro la pelliccia che indossava a a causa del clima più gelido. La ragazza si avvicinò alle immense distese di bianco disabitato che erano dinnanzi a sé, guardando nel vuoto, nel buio della notte fonda.
- Ciao, padre. Sono tornata. Sono qui – fece una pausa e si avvicinò ancora. – Sono scappata via all’improvviso, senza dire nulla, perciò ora mi staranno cercando tutti dato che è notte fonda. Sicuramente mi uccideranno non appena mi troveranno – disse accennando un lieve sorriso. – Non so neanche più se è questo il luogo. Suppongo di sì dato che non c’è niente qui. È tutto bianco. Mi sembra di aver impiegato troppe poche ore ad arrivare. Da quanto è che non vengo a parlarti? Un anno? – i suoi occhi lucidi furono sferzati dall’aria gelida. – Mi dispiace non essere tornata per così tanto … Prima venivo qui ogni mese, così come la mamma ha continuato a fare. Ma sai, nell’ultimo anno sono accadute molte cose ed è per questo che mi è stato così difficile tornare da te, padre: ho creato un mio rifugio, una stanza tutta mia, una ex biblioteca che zio Jon ha accettato di riservare per me, per quello che faccio. Sono sempre stata impegnata a fare avanti e indietro per le foreste più sconosciute per trovare fiori, erbe e altri prodotti dalle origini antiche per poter sperimentare e mettere in pratica quello che ho appreso leggendo molti di quei libri che mi piacciono tanto e di cui ti parlavo sempre … quelli che le persone tendono a considerare di meno, ad ignorare, privilegiando sempre i “Grandi tomi scritti dai Grandi Maestri o dai Grandi Eroi, tramandati nei secoli dei secoli affinché i posteri li tramandino a loro volta … “. Sai che non mi sono mai piaciute le tradizioni. - La ragazza si inginocchiò tra la neve, prendendo a sfiorarla con le dita. – Mi mancava parlare con te. È strano perché, se è vero quello che dicono sul fatto che sei diventato una creatura immortale, né viva né morta, vuol dire che tra poco avremo la stessa età. Ed è anche strano, oltre che frustrante, sentirsi dire spesso che ti somiglio, ultimamente, ma non poterti comunque conoscere. - Alzò lo sguardo di nuovo verso quella distesa illimitata e scura e sorrise chiudendo gli occhi, ascoltando solamente la voce del vento. – Io ti sento. Tanti mi prendono per pazza per questo, oltre che per tutto il resto, ma non mi importa. D’altronde, mi hanno detto che a volte prendevano per pazzo anche te. Ad ogni modo, non accadrà più che non verrò per così tanto tempo. Continuerò a tornare ogni mese, promesso – disse infine, rialzandosi in piedi e raggiungendo nuovamente la sua puledra. Ma prima di salirvi, si voltò ancora una volta verso quella distesa. – Io vedo la tua ombra, viandante solitario …
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!
Sono tornata con uno spin off come promesso!
Ho assecondato le vostre preferenze (e anche un po’ le mie, lo ammetto) quindi scriverò del futuro prossimo agli eventi accaduti in “The dragon, son of ice” (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3696605&i=1), in particolar modo mi concentrerò sul nuovo personaggio di Eveline Targaryen.
Come con la scorsa fanfiction mi impegnerò a pubblicare ogni capitolo al massimo in una settimana e niente, pero di essere all’altezza delle aspettative e ovviamente sono gradite recensioni!
 
 
 
 
 
   
 
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