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Autore: Clown    12/11/2017    0 recensioni
Una lettera di licenza e il desiderio di un momento di normalità. Il Comandante Shepard non desiderava altro che abbandonarsi al sogno di quell'istante. La sensazione di sentirsi una donna, prima di un soldato. Di sentirsi un essere umano, prima di un eroe. Ma di fronte a sé, solo la realtà dell'esercito e della guerra. E di un sentimento che detestava non riuscire a sopprimere. [FemShepxVega]
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, James Vega, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NÉ TU, NÉ IO






« Svegliati! »

« ...dove sono?»

« Sulla Cittadella, la mia dimora. »

...

« ...e tu chi sei? »

« Io sono il catalizzatore. »



***



Londra era in fiamme. Il bagliore rossastro degli incendi illuminava a giorno i vicoli, e le ombre degli edifici danzavano seguendo l'infernale crepitio delle lingue di fuoco, in uno spettacolo che riportava alla mente le antiche storie sull'apocalisse e la fine del mondo.
James sentì la testa girargli vorticosamente.
Da qualche parte, in mezzo a quella Geenna rovente, si trovava Shepard.

« COMANDANTE! »

Il richiamo si perse nel boato dell'inferno che avviluppava la città.

« COMANDANTE! »

« JAMES! »

La voce femminile si innalzò alle sue spalle. Vega si girò di scatto, acuendo lo sguardo, e la intravide oltre le imponenti lingue di fuoco che li separavano. Shepard era in piedi, immobile, e il corpo distorto dal calore si stagliava contro il bagliore della città ardente come una minuta macchia solare sulla superficie di una stella. La sua mano era tesa verso di lui in una muta implorazione di aiuto, e dagli occhi arrossati scendevano due torrenti di lacrime che si mescolavano alla fuliggine che anneriva le gote.

« SHEPARD! »

Vega si gettò in avanti, incurante del calore che gli bruciava la pelle, il braccio proteso nel disperato tentativo di afferrarla. Non gli mancavano che pochi secondi per riuscire a stringere la mano attorno a quella della donna, il tempo di pronunciare il suo nome, quando la muraglia di fiamme parve imbizzarrirsi avvolgendogli l'arto.
Il dolore gli annebbiò la mente, costringendolo a ritrarsi. Si allontanò di qualche passo dalla furia del fuoco, raccogliendo al petto il braccio ustionato. Il muro ardente si placò, restituendogli l'immagine di Shepard. Era caduta a terra, ginocchia piegate sotto il corpo, un braccio che sosteneva il suo estremo protrarsi verso l'ispanico. L'incendio avanzava, riducendole lo spazio e obbligandola sempre più spesso a proteggersi il volto dalle scintille.

« JAMES! »

 « Merda... » L'uomo scosse la testa, cercando di recuperare la lucidità. « JANE! »

Si riavvicinò alla muraglia. Le fiamme tornarono ad essere una creatura ostile, ergendo un insopportabile baluardo tra lui e la donna. Le urla di Shepard si fecero più forti, più disperate, straziandolo nella sua impotenza. L'uomo provò ancora, e ancora, e ad ogni tentativo il demone ardente si prodigava con sempre maggiore ferocia per impedirgli di raggiungerla.
D'improvviso, il boato delle fiamme venne soffocato da un ruggito. James deglutì, cercando di recare sollievo alla bocca riarsa dai fumi e dal terrore.
Un'ombra era calata dal cielo e la luce vermiglia del suo occhio riverberava nel chiarore dell'incendio. Gli immensi tentacoli meccanici si posarono sul suolo della città, torreggiando sulla fragile natura umana di Shepard.
James difese la propria vista con un braccio. Alle spalle del razziatore la luce del sole divenne accecante, trasformando i protagonisti di quello spettacolo infernale in due macchie di tenebra.

« Jane... »

Un secondo ruggito si levò sulla capitale in fiamme.
L'occhio vermiglio puntò verso la donna, sulla cui pelle si impresse il colore del sangue.
Vega smise di respirare. Il cuore gli impazzì nel petto.

« JANE! » 

Il raggio squarciò il cielo di Londra.

James sbarrò gli occhi. Il suo sguardo cadde sulla volta metallica dell'infermeria, illuminata dalla luce asettica delle lampade al neon. Londra era sparita, così come Shepard e il razziatore. L'atmosfera climatizzata della nave aveva preso il posto del calore degli incendi e il crepitio delle fiamme era stato sostituito dal rumore ciclico degli scanner medici.
Mosse un braccio verso l'alto, incontrando una debole resistenza. Intravide un tubicino uscirgli dall'incavo del gomito e risalire lungo la curva del bicipite, sino ad congiungersi a una piccola flebo sulle cui pareti di plastica resistevano rade goccioline di un liquido azzurrognolo. Il lieve strattone bastò a scuoterne l'asta, da cui il gancio della flebo emise un flebile tintinnio.

« Bentornato tra i vivi, James. Ci hai fatto preoccupare. »

La voce della dottoressa Chakwas agì come un balsamo caldo per l'uomo, la cui mente riacquisì la corretta percezione di ciò che stava avvenendo.

"Era solo un incubo... un fottuto incubo..." « Per quanto tempo ho dormito, dottoressa? »

« Lo stretto necessario. Purtroppo dobbiamo lesinare sull'anestetico, o nessuno ti avrebbe negato un buon sonno ristoratore. »

« Meglio così... » replicò, scuotendo il braccio per incoraggiarla a liberarlo dalla flebo.

La donna gli si avvicinò, afferrandogli con delicatezza l'arto. Sollevò il cerotto che fissava il tubicino al braccio ed estrasse il sottile ago a farfalla con un unico, fluido movimento. Una stilla di sangue colò dal minuscolo foro lungo il bicipite in un corsa presto interrotta da un lembo di garza sterile.

« L'altro avambraccio? Come te lo senti? » si premurò la dottoressa, gettando i residui in un contenitore giallo acceso su cui capeggiava l'avviso di rischio biologico.

« L'altro avambraccio? » chiese, mentre con lentezza si metteva seduto sul letto dell'infermeria. I muscoli delle gambe, penzoloni sul pavimento, emisero un silenzioso gemito di protesta.

« Avevi un bello squarcio con annessa emorragia. Ho dovuto operare in condizioni di parziale addormentamento e ti sei piuttosto agitato quando ho messo i punti. »

James esaminò la ferita che risaliva dall'osso inferiore del gomito sino al polso. Gli si affacciò il ricordo della muraglia di fiamme, e dell'istante in cui gli aveva ustionato il braccio.

"Ecco perché quel bruciore così vivido..."

Con l'indice percorse l'intera lacerazione. Sarebbe rimasta la cicatrice.

« Tenente? Va tutto bene? »

« Si dottoressa, mi scusi... solo che... » deglutì nel tentativo di scacciare la morsa che gli attanagliava la gola, « ...Shepard... »

La mano di Chakwas si posò sul suo capo, percorrendo la corta zazzera militare sino alla nuca.

« Lo so, James. Hai fatto tutto il possibile, e lei non avrebbe voluto che morissi. »

L'uomo sollevò la testa. Un sorriso increspava il volto della dottoressa, da cui traspariva un'ombra di malinconia.

« Vuole dire che è... »

Fu la voce di Kaidan a fornirgli la risposta.

« Sulla Cittadella. »

Vega curvò il busto di lato, incrociando lo sguardo del compagno d'arme. La schiena era appoggiata alla parete divisoria e dai bordi della divisa d'ordinanza trasparivano le fasciature che gli avvolgevano il busto. Si era rimesso in piedi più velocemente di quanto ci avesse impiegato lui; uno smacco morale che faticò a digerire.

« Vuoi dire che abbiamo vinto? I razziatori sono stati sconfitti? »

« No, voglio dire che Shepard è riuscita a raggiungere la Cittadella prima che perdessimo il contatto. »

James strinse le palpebre, colpendo il materasso con un pugno. « Merda... »

« Comandante non ci ha mai deluso. Dobbiamo solo darle un po' di tempo! »

L'ottimismo della dottoressa stridette contro la cappa di angoscia che era calata sull'infermeria. Lo sguardo di Kaidan era fisso su un punto indefinito del pavimento, il capo incassato tra le spalle e le braccia strette al petto, quasi a volersi difendere. A James sembrò che stesse evitando gli occhi di Chakwas, mosso dallo stesso motivo per cui lui stesso desiderava evitarli: aveva paura di vedere la menzogna dietro a quelle parole. Gli parve innaturale essere sulla Normandy, lontano dalla battaglia, nel momento in cui Shepard aveva più bisogno di loro. Più bisogno di lui.
Con uno scatto si mise in piedi, ignorando le fitte di dolore che gli attanagliavano il corpo. Afferrò la maglia grigia, piegata e riposta su un tavolino poco distante dal letto, e la indossò non senza che i suoi muscoli protestassero vibratamente. La sistemò sopra i bendaggi, stando attendo a non strapparne i punti d'ancoraggio, e si scrocchiò il collo com'era solito fare dopo una lunga sessione d'allenamento.

« Io sono pronto a tornare sul campo. »

Il sopracciglio destro di Chakwas scattò verso l'alto. Kaidan sollevò la testa, lanciandogli un'occhiata penetrante nel silenzio attonito in cui era piombata la stanza.

« Non sto scherzando, dottoressa. Posso combattere, me lo sento. »

« Te lo sentivi anche a Londra, mentre rischiavi di morire dissanguato » commentò Alenko.

« A Londra era l'orgoglio a impormi di continuare a combattere, ora sono lucido. »

« Stronzate. »

Un brivido di collera risalì la spina dorsale dell'ispanico. Ignorando il dolore, avanzò in direzione di Kaidan, fermandosi a pochi passi di distanza.

« Prova a ripeterlo, Maggiore » lo sfidò, calcando con astio il grado militare.

« Tu volevi continuare a combattere per Shepard e anche adesso moriresti solo per lei, mandando al diavolo la possibilità che ti ha dato. Dunque, sono tutte stronzate » ripeté Kaidan, senza scomporsi.

« Mentre tu non ti sei fatto alcuno scrupolo a salvarti la vita, vero, Alenko? »

« Vuoi la verità? Va bene. La verità è che non c'è istante in cui non maledica il momento in cui ho dovuto risalire quella rampa. Solo che mi rendo conto di quando è ora di arrendersi. »

« Arrendersi significa abbandonarla. »

« A differenza tua, non sono così stupido da buttare la vita che Shepard mi ha ordinato di salvare. »

La mano di James scattò in avanti, arpionando il bavero della divisa.

« Sei solo un codardo! »

« Attento Tenente, potresti essere accusato di insubordinazione » sibilò Kaidan.

Un'aura bluastra circondò il corpo del biotico e impalpabili scariche di elettricità statica iniziarono a ondeggiare tra i due uomini. Gli sguardi erano fissi, rabbiosi, i muscoli pronti a scattare, le dita di Vega tanto strette da imbiancare le nocche.

« Adesso basta! » Due piccole ma robuste mani si interposero tra i litiganti, afferrando loro le spalle e spingendoli l'uno lontano dall'altro. « Siete la vergogna dell'Alleanza. Ma guardatevi. »

La dottoressa attese che si scambiassero un'occhiata fugace, lasciando che la mortificazione prendesse il posto della collera, prima di rincarare la dose.

« Shepard è la fuori, ad affrontare solo lei sa cosa, mentre voi vi azzannate alla gola. Se fosse qua vi avrebbe già preso a calci! E se proprio non resistete all'istinto di comportarvi da scimmioni, potete stare sicuri che lo farete FUORI dalla mia infermeria! » sbottò, aprendo la porta scorrevole della stanza. Con un gesto perentorio, impose ai due uomini di uscire, « Sappiate però che dovrete trovare un altro medico che vi sistemi. Le ferite da ottusità io non le curo. »

Il portellone dell'infermeria si chiuse loro in faccia, celando l'espressione incollerita della dottoressa Chakwas e abbandonandoli al silenzio della sala comune; un silenzio che non osarono infrangere, caricandolo di contrizione.
James portò la mano alla nuca, incapace di posare gli occhi sul compagno. Sapeva come l'avrebbe giudicato il Comandante se l'avesse visto in quegli attimi: avventato, irresponsabile, sconsiderato. Idiota.
Si sentì tale.

« Senti Kaidan, ho agito d'impulso, io... »

« Tu la ami. »

L'ispanico sentì le parole di scusa morirgli in gola. « Io... »

« Lo immaginavo. La tua non è una reazione da soldato, né da amico » sospirò, incrociando le braccia.

« Come fai a sapere che Garrus o Liara non reagirebbero come me? »

« Perché solo tre anni fa mi sarei comportato allo stesso modo, e io la amo adesso come allora. »

L'espressione sul volto di James scatenò l'irrefrenabile risata del biotico, che si tramutò rapidamente in un riso amaro.

« Sì James, sono innamorato di Shepard. Da anni, oramai. E lei era innamorata di me, prima che rovinassi tutto con la mia diffidenza e... e il mio stupido orgoglio. »

Vega sbarrò gli occhi.

"Eri tu..."

Nella sua mente riaffiorarono le imprecazioni di Shepard durante i mesi di prigionia, i violenti pugni contro il sacco, le urla di collera, i perché gridati fino allo stremo quando ormai non aveva più le forze per distruggere la cella, la confessione di aver amato un uomo e di essersi sentita tradita, rifiutata, ferita a morte dall'unica persona a cui si fosse mai abbandonata, a cui aveva mostrato senza remore i suoi lati più fragili.

« Si era alleata con Cerberus. Con dei terroristi. Li avevamo combattuti assieme, dannazione. E dopo tutto ciò che avevamo passato assieme, non aveva neppure cercato di contattarmi. Ma quel suo sorriso... e lo sguardo con cui me l'ha chiesto... avrei dovuto capire che non mi aveva mai abbandonato. Che non mi aveva cercato per non danneggiarmi la carriera. Che mi stava supplicando di tornare con lei. Che solo da morta sarebbero riusciti a tenerla lontana da me. Avrei dovuto fidarmi... » Kaidan strinse i pugni, lasciando che il rimorso gli defluisse dal petto, « ma non l'ho fatto. »

James attese in silenzio che il Maggiore terminasse la cascata di pensieri sconnessi in cui stava riversando mesi di sofferenza e rimpianti. Shepard era rimasta sola, pugnalata alle spalle da colui di cui più si fidava, nel momento in cui la sua ritrovata vita si stava ribaltando trasformandola da eroina di guerra a traditrice. Se si fossero trovati in una condizione normale l'avrebbe detestato, forse addirittura pestato a sangue per ciò che aveva costretto il Comandante a subire, ma non si trovavano in condizioni normali e provò solo compassione per quell'uomo che aveva distrutto il suo stesso futuro con le proprie mani.

« Hai seguito le regole, Maggiore. Avrebbe potuto essere un androide, o un clone programmato da Cerberus. L'Alleanza aveva dichiarato Shepard ufficialmente morta. Hai agito correttamente. »

« L'Alleanza aveva ragione... »

L'ispanico si lasciò sfuggire un'occhiata dubbiosa. Lui sapeva che Shepard era davvero morta a seguito dell'attacco dei Collettori, aveva visto la videoregistrazione sulla base Cronos, ma Kaidan non poteva esserne al corrente.

« Perciò hai creduto sin da subito che fosse stata resuscitata da Cerberus? »

« Non sapevo come l'avessero riportata in vita, se integra come pretendeva di essere o sotto il loro controllo, ma sapevo per certo che era morta. Quel giorno... aveva lasciato il comunicatore vocale acceso. »

« E quindi? »

« Riuscivo a sentire i suoi rantoli, mentre soffocava. »

James ebbe bisogno di qualche istante per comprendere le parole di Alenko. Infine, capì.

"Dios..."

La sua mente stava impazzendo solo al pensiero che potesse succederle qualcosa sulla Cittadella e l'unico altro uomo che l'avesse amata l'aveva sentita soffocare nello spazio. Kaidan l'aveva sentita morire.
Il sangue gli si raggelò nelle vene.

« Come potevo essere sicuro che fosse lei? Dopo due anni! Come potevo sapere che Cerberus aveva davvero i mezzi per riportarla in vita? » si disperò Alenko, afferrandosi la fronte con le dita. Un leggero sobbalzo gli scosse il corpo quando la mano di Vega gli si appoggiò sulla spalla.

« Non hai messo in conto Shepard. Un'altra donna forse avrebbe capito, ma lei... » all'ispanico sfuggì un leggero sbuffo divertito, « lei è forse la persona più caparbia, orgogliosa e cocciuta della galassia. »

« Vero » rispose Kaidan, le labbra piegate in un sorriso, « poi sei arrivato tu. »

Le sopracciglia scure di Vega scattarono verso l'alto.

« Che vorresti dire? »

« Che sei un idiota, visto che non ti sei mai reso conto di quanto fossi diventato vitale per lei. »

James afferrò entrambe le spalle del Maggiore, obbligandolo a guardarlo in faccia.

« Stronzate! Lei è il mio Comandante, e il regolamento interno vieta la fraternizzazione. Non avrebbe mai... »

« Se non si è mai fatta scrupoli a fraternizzare con me, perché pensi che ce li avrebbe avuti con te? » dal silenzio, Kaidan comprese di aver colto nel segno, « rispondi a questo. Per quale motivo ti proponeva costantemente come secondo per le missioni? »

« Perché sono il migliore soldato che ha a disposizione sulla Normandy! »

Alenko esplose in una risata tagliente. « Shepard è circondata dai migliori combattenti della galassia, tra cui un generale protean assetato di vendetta. Pensi davvero di essere così in gamba, Tenente? »

« Io... »

« Ti voleva al suo fianco. Non so cosa diavolo ci vedesse in te, ma le davi la forza per andare avanti. Onestamente no so se avrebbe ordinato l'evacuazione se ci fossi stato solo io di fronte all'Araldo. »

Il germe del dubbio si instillò nella mente di James, corrodendo le sue certezze. Quelle battute e i flirt che aveva sempre considerato un innocente gioco gli sembrarono di colpo molto meno innocenti.

"E quella notte..."

Il ricordo di ciò che le aveva detto dopo la festa lo colpì come una mazza nello stomaco. La sensazione di nausea lo investì assieme al sospetto di aver subìto la stessa sorte di Kaidan.

« ...da quanto tempo, Maggiore? »

« Non lo so, ma conoscendola azzarderei a dire da mesi. Forse da prima che i razziatori ci attaccassero. »

L'ispanico si staccò dal biotico come se il contatto fosse divenuto ustionante e un gemito si liberò dalle labbra, contratte in una smorfia d'angoscia. Si lasciò cadere a terra nascondendo il volto tra le braccia, la schiena appoggiata alle gelide lamiere dell'astronave.

« Perché non me ne ha mai parlato? Io credevo che volesse solo del sesso. Che non fossi nulla di più per lei che un soldato con cui divertirsi! » esplose con una voce straziata dalla sconfitta.

« Perché Shepard sarà anche in grado di affrontare faccia a faccia un razziatore con un semplice puntatore laser, ma ha una fottuta paura dei sentimenti oltre a essere totalmente incapace di relazionarsi con le persone. »

« Dios... »

L'ispanico addossò la nuca alla fiancata della Normandy, abbandonandosi all'incubo in cui era lo sguardo compassionevole di Kaidan a posarsi su di lui.

« La verità è che non siamo mai riusciti davvero a capirla. Né tu, né io. E l'abbiamo perduta prima ancora di meritarla. »

La voce di Alenko affondò nella mente di James come un proiettile.
La stessa sensazione di impotenza che aveva provato su Fehl Prime lo travolse, annebbiandogli la vista e trascinandolo nella disperazione. Era amato dalla donna che amava, eppure rischiava di perderla per sempre e senza poter fare niente per impedirlo.
Il senso di nausea si fece più prepotente.

« Qui è l'Ammiraglio Hackett. »

La voce diramò dagli altoparlanti, attirando l'attenzione dei due uomini.

« A tutte le flotte, il crucibolo è attivo. Sganciarsi e dirigersi al punto di ritrovo. Ripeto, sganciarsi e allontanarsi da qui. »

  
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