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Autore: olimponero12    12/11/2017    2 recensioni
[TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Sappiamo che ci sono molte strade per accedere agli inferi e altrettante per uscirvi. Cosa succede quando chi è morto usa queste strade? E se questi evasi cercassero vendetta? Percy Jackson avrà la sfortuna di scoprirlo e di dovervi porre rimedio,insieme ai suoi amici e a un nuovo alleato che dimostrerà quanto può essere pericoloso un semidio con un'arma da fuoco
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Tratto dal testo:
Percy rivolse al pistolero uno sguardo stranito -Tu sei pazzo-. Il corvino rispose sghignazzando -Un pazzo che ha accesso a ingenti quantità di proiettili e polvere da sparo-.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nuovo personaggio, Thanatos
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il resto del viaggio proseguì senza ulteriori intoppi di natura “potenzialmente fatale”,cosicché il gruppo riuscì ad arrivare a Manhattan mezz’ora dopo. Jason si guardava intorno,osservando le auto e i passanti,sorpreso di come la Foschia mascherasse alla vista dei mortali persino una cosa come la diligenza di Joseph. L’osservazione di Jason fu interrotta proprio dalla voce del pilota. –Ragazzi,prima di andare dal mio amico dobbiamo fare una piccola sosta-. Frank,che stava scrutando il cielo in cerca di possibili avvisaglie di un altro attacco,si rivolse al semidio. –Perché? Adesso ci porti in giro a svolgere le tue commissioni?-
-No,se procurarvi armi,pallottole e in generale,un equipaggiamento capace di salvarvi la vita non conta come commissione-
Percy  chiese:-Armi e pallottole? Abbiamo già le nostre armi di bronzo celeste e oro imperiale,a che ci servono pistole e pallottole?-
-Se vuoi girare per il Bronx armato di una spada capace di uccidere solo mostri e semidei accomodati pure-.
La discussione si chiuse così,con Joseph che guidava verso solo lui sapeva dove e gli altri che si chiedevano appunto dove li stesse portando. Pochi minuti dopo,Joseph frenò di colpo dopo aver superato il Willis Avenue Bridge e fece scendere tutti. Quando Nico gli chiese perché dovessero scendere lui rispose semplicemente che “anche con la Foschia dalla loro era meglio non farsi notare troppo”. Perciò il gruppo di semidei proseguì a piedi nelle vie del Bronx alla ricerca del posto che il cacciatore di taglie,caricatosi dei suoi borsoni,cercava. Proprio quando gli altri stavano per iniziare a lamentarsi seriamente,Joseph si fermò di botto,con conseguente urto di Leo che gli stava subito dietro. –Bingo. Ammirate ragazzi,il posto migliore dove un semidio può trovare armi e attrezzature di qualità e a buon prezzo a New York!-. disse il semidio alludendo a un’officina che si ergeva staccata da tutti gli altri,come se fossero spaventati di avvicinarsi. Era  più bassa degli altri palazzi,due piani che si facevano notare in mezzo a edifici di cinque. La costruzione era una piccola esplosione di colore rosso,eccetto la saracinesca bianca,in mezzo a giganti grigi e scuri. Nico fissò prima l’edificio,poi il pistolero,ancora sorridente con le mani sollevate a indicare l’officina come fosse un presentatore che mostra un premio. –Fai sul serio? Dovremmo trovare armi e pallottole in un’officina del Bronx? Sei più pazzo di quanto sembri-. Joseph abbassò le mani,cambiando il sorriso orgoglioso con uno paterno,di quelli che i padri rivolgono ai figlio piccoli quando devono spiegargli qualcosa. –Mio dolce innocente Nico,pistole e pallottole ce le ho già,ma devo sistemarle perché non vi esplodano in faccia appena premete il grilletto-. Ed entrò seguito a ruota dagli altri,curiosi di vedere questo grande magazzino delle armi semidivine. L’interno era… beh quello di un’officina media: Alcune auto col cofano aperto stavano ferme in attesa che qualcuno le riparasse,altre erano in disparte agli estremi dell’officina rimontate in modo che sembrassero meno catorci di quanto fossero,visibilmente impossibili da riparare del tutto e altre ancora erano un vero spettacolo per gli occhi,immobili sotto dei teli perché non venissero danneggiate da schizzi d’olio o scintille di saldatura,che imploravano di essere portate in strada per scatenare la potenza dei loro motori. Alcune cassette per gli attrezzi si ergevano vicino alle auto in riparazione con i cassetti aperti,come piccoli guardiani metallici desiderosi di aiutare in un qualunque modo,mentre i tavoli sull’estrema destra dell’officina ospitavano attrezzi,progetti e componenti danneggiati e rimossi o nuovi pronti all’installazione e alcuni motori estratti dalle auto più danneggiate penzolavano sopra di esse sostenuti da robuste catene. Leo si guardava intorno con sguardo nostalgico,ripensando all’officina di sua madre e a quanto si divertisse a guardarla lavorare. Joseph,si girò verso Leo e,intuendo i suoi pensieri,gli diede una pacca solidale sulla spalla: sapeva come si sentiva,come sapeva che in quelle situazioni non serve parlare per essere d’aiuto. Il momento fu interrotto da una voce femminile piuttosto arrabbiata. –Ma che cavolo! Come diavolo dovrei riparare questo catorcio se non riesco nemmeno a trovare i pezzi giusti? Sono un meccanico,non un fottuto dio!-. Joseph concentrò la sua attenzione sul punto più profondo della sala,da cui era venuta la voce,solo per vedere una familiare massa di muscoli dalla capigliatura a spazzola tinta di rosa venirgli incontro,pulendosi le mani macchiate di olio motore con uno straccio logoro. Quando gli sguardi dei due si incrociarono,due spettri verdi contro una coppia di fiamme azzurre di nitro,il figlio di Thanatos si incamminò verso quella montagna di donna,allargando le braccia in modo teatrale. –Indovina che è tornato a trovarti?-. La donna indossava una maglietta che tempo fa poteva essere stata bianca,ma che a quel punto era molto vicino al nero per tutte le macchie di olio motore,sotto una salopette di jeans classica dalla cui tasca spuntavano un cacciavite e una chiave inglese,il tutto completato da un paio di scarponi a punta rinforzata. La meccanica si avvicinò sorridente a passo svelto verso Joseph,che aveva abbandonato i borsoni affianco ai semidei e che stava imitando la rosa,avvicinandosi sorridente. Quando i due furono abbastanza vicini,la ragazza,che superava il semidio di qualche centimetro,strinse il ragazzo in un abbraccio che avrebbe fatto invidia a  un orso,mentre ridacchiava. Pochi secondi dopo infatti il semidio stava battendo la mano sul braccio muscoloso della meccanica in un disperato tentativo di non soffocare,tentativo che fu ascoltato dalla rosa,che sciolse l’abbraccio,lasciando andare Joseph. –Scusa Jo,stai bene?-.
-Ah non preoccuparti,sono solo vertebre;ne ho tante-. La rosa ridacchiò sentendo che il senso dell’umorismo del vecchio amico non era cambiato affatto. Joseph si voltò verso gli altri e li invitò ad avvicinarsi. –Dai,ragazzi avvicinatevi,voglio presentarvi una persona-. Quando gli otto ragazzi furono vicini Joseph fece cenno con la mano verso l’amica. –Ragazzi,vi presento la miglior meccanica che abbia mai conosciuto: Emily Peace; non fatevi ingannare dal cognome: è in grado di romperti una Chevrolet Camaro sulla testa solo perché non le hai lasciato una buona mancia-. Emily ridacchiò leggermente imbarazzata dalle parole dell’amico. <>. I semidei si presentarono uno ad uno,ognuno stringendo la mano di Emily,pentendosene non appena capito che la presa della donna è paragonabile a quella del braccio meccanico che Leo aveva montato sulla Argo II. La ragazza,resasi improvvisamente conto di chi si trovasse davanti,assunse un’espressione stupita. –Ma voi siete i Sette! Diavoli,non pensavo che vi avrei mai incontrato! Ho sentito un sacco di storie su di voi!-. I ragazzi si guardarono tra loro,a disagio con la loro inconsapevole fama,tutti tranne Nico,abituato a non essere considerato un effettivo membro del gruppo,fino a quando,Emily lo notò,nascosto com’era dagli altri. –E qui invece abbiamo il figlio di Ade che ha trasportato  con niente di più che un’imbracatura l’Athena Partenos dal Peloponneso a Long Island! Devi essere più tosto di quanto sembri!-. Il figlio di Ade arrossì,stupito,trovando improvvisamente molto interessanti le sue scarpe. Joseph si rivolse all’amica,divertito dalla reazione di Nico alle attenzioni di Emily. –Ok,basta lusinghe o crederanno di poter sopravvivere senza di me. Emily,ho bisogno di un favore: devi modificare un paio di pistole perché possano sparare i proiettili in lega speciale che hai creato-. Emily si rivolse al semidio. –Certo,di quante pistole stiamo parlando?-
-Di tutte quelle che trovi nei miei borsoni-. Vedendo le dimensioni dei suddetti borsoni la rosa posò lo sguardo sul figlio di Thanatos,sorridendo bonariamente: gli aveva insegnato fin troppo bene che l’eccesso è sottovalutato. –Ok,non c’è problema,ma dovrai farlo fare a Kidd: io devo finire di riparare una Corolla per dopodomani-. Joseph annuì sorridente: Kidd era un eccellente armaiolo,anche se aveva un carattere peggiore di quello di Caronte,riguardo alle sue battute. –No problem: se sei impegnata non posso costringerti a mollare tutto. Dove lo trovo?-. Emily sbuffò,pensando a quanto,in fondo,la domanda risultasse inutile. –Dove sta sempre: al piano di sopra nell’armeria o alla forgia-. Joseph ridacchiò mentre recuperava i borsoni e si dirigeva verso le scale che stavano in fondo alla sala sulla sinistra,seguito dai semidei che salutarono educatamente Emily,stavolta senza stringerle la mano. I semidei salirono due rampe di scale prima di entrare in una enorme sala grande quanto l’officina. Appena entrati nella sala i ragazzi si trovarono di fronte rastrelliere piene di ogni genere di arma: pistole,fucili,mitra,lance,spade,asce e anche martelli giganti. Tra una rastrelliera e l’altra vi erano panche con tavoli su cui si trovavano attrezzature necessarie alla manutenzione delle armi. Persisi per quella che parve un’eternità ad osservare quell’arsenale,i ragazzi si ripresero sentendo dei colpi,come se un’enorme mazza di metallo colpisse un’incudine. Attirati da quel suono,i semidei attraversarono quella giungla di metallo,per trovarsi nella seconda metà della sala. Sulla destra vi erano altre rastrelliere per ospitare i lavori in corso,mentre sulla sinistra sostavano tavoli occupati da diversi progetti. Sul fondo della sala stava la forgia,grande quanto la parte frontale di un camion,che ospitava una massa fiammeggiante immensa che illuminava tutta la sala come dieci soli,mentre di fianco si trovavano vasche di acqua gelida per raffreddare il metallo. L’unica cosa che impediva alla luce della fornace di accecare i semidei era una figura muscolosa che stava in piedi davanti ad essa,menando colpi su un’incudine con quella che sembrava essere la sua stessa mano. Era uno spettacolo stupefacente: ogni colpo generava scintille ardenti,accompagnate dal rombo del fuoco,unito al tremore causato dalle martellate,per generare una visione che faceva pensare a come doveva essere Efesto nella sua fucina durante l’età antica. La figura si fermò a riprendere fiato,quando si accorse di essere osservato. Allungò il braccio sinistro verso una leva,che girò,abbassando l’intensità delle fiamme,per poi girarsi verso gli osservatori. I ragazzi restarono sorpresi nel vedere per la prima volta la figura nella sua interezza. Era un ragazzo quantomeno singolare: fisico molto muscoloso ma asciutto,segnato da anni passati vicino al fuoco della forgia. Il braccio destro era normale,assurdamente abbronzato e dalle unghie coperte di smalto nero ma normale. Quello sinistro invece,era avvolto da un enorme guanto meccanico di bronzo che scintillava di rosso a causa del calore con cui era rimasto a contatto. Aveva una forma molto squadrata,ma sembrava decisamente solido. Il volto era un altro punto singolare: L’occhio sinistro era segnato da una cicatrice irregolare rossastra,come una bruciatura molto profonda che aveva rimosso l’eye-liner viola ancora intatto invece sull’occhio sinistro,mentre le labbra erano evidenziate da rossetto viola scuro e i capelli rossi tenuti su da una quantità non definita di gel erano visivamente separati dalla fronte da un paio di occhiali da aviatore quadrati dalla fascetta borchiata. Joseph ridacchiò guardando bene il ragazzo. –Come te la cavi Kidd?-. Il rosso fece un verso di scherno,indeciso se essere felice di rivedere il pistolero o prepararsi a perdere i nervi per le sue battutacce. –Direi alla grande prima che arrivassi tu,ma adesso ho paura che mi bombarderai di battutacce-. Il semidio ridacchiò,silenziosamente d’accordo con lui. –Oh,ma andiamo,non sono così terribili-.
-Dici? Ogni volta che mi vedi usare il guanto di Efesto fai sempre la stessa battuta sullo smettere di usare questo braccio per divertirmi e trovarmi una ragazza-. Joseph si lasciò andare a una risata a stento trattenuta. –Ma dai,è davvero divertente quella battuta,non puoi negarlo-. Kidd si tolse il guanto e lo gettò in una delle vasche d’acqua,da cui uscì subito una densa nube di vapore,per poi dirigersi verso i semidei con passo sicuro. Una volta arrivato a pochi passi da Joseph,assottigliò lo sguardo puntandolo sul pistolero. –Non dopo la trentesima volta-. Subito dopo alzò lo sguardo e lo posò sul resto del gruppo presentandosi. –Salve,io sono Eustass Kidd,figlio di Efesto e probabilmente il miglior armaiolo che potreste mai incontrare qui a New York-. I ragazzi salutarono tutti,eccetto Leo che ancora fissava il ragazzo con sguardo stupito come se stesse di fronte alla persona che cercava da sempre. Kidd se ne accorse e indicando il fratellastro chiese: -Ma si sente bene?-. Tutti si voltarono verso Leo,notando per la prima volta il suo sguardo. Joseph si voltò verso Kidd,grattandosi la nuca un po’ preoccupato per la possibile reazione dell’armaiolo. –Beh vedi,lui è un figlio di Efesto,quindi,credo tu possa capirlo-. Eustass riportò lo sguardo sul fratellastro che ancora lo fissava imbambolato. –Ah-ah;e come si chiama?-. il pistolero portò lentamente le mani davanti a lui,a livello dello stomaco,preparandosi al peggio. –Lui è Leo Valdez-. Kidd sgranò gli occhi e ammutolì. Leo Valdez. Leo Valdez era lì davanti a lui e lo fissava come una undicenne fissa il suo cantante preferito. L’espressione del rosso cambiò,dallo sbalordito all’irritato,per poi avvicinarsi a Leo,facendo spostare gli altri. Si abbassò per guardarlo diretto negli occhi per poi parlare con tono tagliente. –E così questo è il ragazzino che ha trovato e modificato la mia creazione senza il mio permesso-. Jason,che stava accanto a Joseph,chiese: -Di che sta parlando?-. Joseph,che conosceva quella storia fin troppo bene rispose con tono narrante: -È stato Kidd a creare Festus prima che il campo avesse la barriera. Prima che andasse in corto era l’orgoglio della casa di Efesto,soprattutto per lui. Fu dopo il malfunzionamento che Kidd,pieno di vergogna,lasciò il campo,abbandonando la creazione di automi e iniziando a riparare auto,creare e potenziare armi-. Kidd che ancora fissava Leo,con sguardo pieno di orgoglio ferito e vergogna,si alzò,rimettendosi dritto e incrociò le braccia. –Quando creai il drago presi sulle mie spalle tutte le aspettative degli abitanti del campo,riuscendo a fare un lavoro quasi paragonabile ai progetti di Efesto. Difese il campo per tre anni,ma credete che a qualcuno sia interessato quando ebbe il malfunzionamento che lo portò a fuggire nella foresta? No,mi hanno visto solo come un incompetente-. Joseph annuì proseguendo il racconto. –In seguito,dopo aver abbandonato il campo,conobbe Em,che lo prese con se per lavorare in questa officina. Quando sentì che qualcuno,non solo aveva riparato e migliorato la sua creazione,ma aveva anche trovato il Bunker 9,ricerca che aveva tentato anche lui,concentrò tutta la sua vita sulle armi,creandone di davvero incredibili,trovando anche il modo per far sparare a una pistola normale proiettili divini e per creare proiettili in lega d’argento e bronzo senza i consueti sacrifici necessari per quella creazioni-. Tutti,soprattutto Leo,restarono sconcertati da queste rivelazioni. Si trovavano di fronte al creatore originale di Festus,l’automa che consideravano praticamente un membro della squadra,per chiedere il suo aiuto. Kidd lanciò un’ultima occhiata a Leo,per poi girarsi verso il pistolero. –Che cosa sei venuto a fare qui?-. Joseph prese il borsone con le pistole e  lo porse all’armaiolo. –Mi serve che siano in grado di sparare bronzo e vorrei anche due fucili-.
-Winchester?-
-Certo;vediamo come se la cava Zhang con un arma da fuoco-. Il diretto interessato deglutì,preoccupato dall’idea del cacciatore di taglie. Kidd annuì,poi prese il borsone per guardarci dentro. –Mi servirà del tempo per modificarle tutte-. Joseph aggrottò le sopracciglia,leggermente ansioso. –Quanto tempo,esattamente?-.
-Almeno fino alle otto di stasera-.
-Bene;abbastanza perché non mi venga l’ansia da “Sto perdendo tempo”,per allenare per bene Zhang col fucile e perché anche gli altri possano allenarsi un po’. Dove sono i fucili?-. Kidd indicò verso una fila di rastrelliere che stava sulla sinistra della stanza. –Da quella parte,terzo blocco. Il poligono di tiro è nel seminterrato;vi ci potete allenare anche con le spade-. Joseph annuì,si diresse a prendere i fucili e tornò impugnandone uno per mano. Erano lunghi poco più di un metro e tutte le parti metalliche erano in bronzo,con disegni filigranati in nero. –Ragazzi,vi consiglio di prendere una pistola ciascuno,perché questa probabilmente sarà l’ultima occasione che avrete-. I semidei fecero come gli era stato consigliato,per poi dirigersi,insieme a Joseph,verso il seminterrato,dove li attendevano dieci ore di lezione sull’uso delle armi da fuoco,tenuta da un pazzoide dal grilletto facile.
 
 
 
 
 
 
Angolo autore:
 
Ehi,ragazzi! So che vi aspettavate il Tonight show,ma questa settimana avevo  l’ispirazione solo per scrivere Death’s gun,ma mi farò perdonare. So inoltre che questo capitolo è più corto dei precedenti,ma ho anche cercato di renderlo abbastanza interessante per compensare. Spero inoltre che il piccolo crossover con One Piece vi sia piaciuto e per chi non l’avesse notato,il concept di Emily è ispirato in buona parte a Zarya,un personaggio della classe tank di Overwatch,un bellissimo videogioco con cui sono andato in fissa ultimamente. Non ci ho mai giocato,ma mi piacerebbe tanto. Detto questo,alla prossima,leggete e recensite numerosi! Qui Olimponero,passo e chiudo!
   
 
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