La Casa dei
Morti
[Come
nascono i demoni]
Raggiungere il cimitero, forse per
la lunga camminata o per il suo fisico ancora provato, si rivela più difficile
di quando Fyodor avesse pensato – eppure, fino a poco più di due anni prima,
era quasi normale vederlo correre insieme ai fratelli sotto lo sguardo attento
della madre senza mai stancarsi. Quando finalmente riesce ad arrivare davanti
alle due lapidi è completamente senza fiato ed esausto: è costretto a piegarsi
sulle ginocchia e a respirare profondamente, i polmoni che pare brucino per lo
sforzo e il cuore a mille.
Ci sono due mazzetti di fiori
bianchi, sulle tombe, piccoli e semplici – probabilmente lasciati da una delle
sue sorelle o da qualche conoscente dei suoi genitori…
…non si muove, quando sente dei
passi alle proprie spalle – e non sa perché, ma riconosce in quei passi gli
scarponi di Mikhail.
-Lo sapevo che ti avrei trovato qui.- la voce annoiata del fratello gli arriva però ovattata
alle orecchie. –Che stai facendo? Dovresti restare in casa.-
-Sto bene.-
mormora, continuando a osservare le due lapidi. Comincia ad avere freddo…
-Non stai bene, Fedija1!
Sei riuscito ad alzarti dal tuo letto soltanto stamattina, dopo quella crisi2!- insiste Mikhail, brontolando poi che tanto
non lo avrebbe ascoltato nemmeno se andasse in ipotermia. –Dai, toniamo a casa…
-
-Voglio stare qui.-
-E morire congelato?-
Mikhail gli calca in testa il suo ushanka bianco, con
così tanta forza da fargli male. –Così mi lasci da solo a badare a sei
marmocchi3? Grazie, fratellino.-
Inconsapevolmente Fyodor ride –
ride davvero, ride di cuore, ride dopo tanto tempo – mentre Mikhail continua a
tormentarlo e allora ridono insieme, poi Mikhail gli passa un braccio intorno
alle spalle e lo attira contro di sé.
-Forza, toniamo a casa.-
Fyodor si incupisce, voltando lo
sguardo un’altra volta alle tombe. -Quella ormai è solo una casa per i morti.- sussurra mentre osserva il cielo.
-Almeno hai un tetto sopra la
testa, non lamentarti.- sbuffa ancora il fratello,
continuando a camminare anche quando Fyodor si ferma un’ultima volta a guardare
il cimitero. Lo aspetta qualche passo più avanti, le mani nelle tasche del
pesante cappotto e l’espressione annoiata di chi vorrebbe essere ovunque tranne
che lì.
-Misha4?-
tiene le mani intrecciate dietro la schiena e lo sguardo rivolto al cielo, restando
in silenzio fino a quando non sente quel “mh” disinteressato. –Secondo te, perché esistono queste
Abilità?-
-Non è un po’ come chiedere perché
il cielo è blu o perché la neve è fredda, fratellino?-
ormai Mikhail ha raggiunto il limite della sopportazione, lo percepisce dal
tono di voce. –Esistono e basta. Non c’è una spiegazione.-
-…se le Abilità non esistessero,
nostro padre sarebbe ancora vivo.-
Mikhail vorrebbe ribattere che suo
padre ha meritato quella fine, ma preferisce stare zitto perché non ha voglia
di discutere ancora e ha freddo e Fyodor sta tremando come una foglia – ma tanto
lo sa che il discorso è soltanto rimandato, perché suo fratello è troppo
testardo per arrendersi senza aver trovato una risposta che soddisfi la sua
curiosità.
Spera solo che non gli succeda
niente di male: non crede di essere abbastanza forte da tenere insieme i pezzi
della sua anima distrutta.
Crime
and Punishment si presenta
poco tempo dopo, in una gelida notte di neve. Ed è sotto lo sguardo incredulo e
sconvolto di Mikhail, fisso sulle mani rosse del sangue di quei contadini che uccisero
il loro padre, che il Demone viene alla luce.
Le
catene caddero.
[…]
"Su! Dio vi accompagni, Dio vi accompagni!",
dissero i forzati con le loro voci ruvide, affannose, ma che avevano un accento
di soddisfazione.
Si, Dio ci accompagni! La libertà, una vita nuova, la
risurrezione dai morti...
È un
momento magnifico!
[“Memorie dalla Casa dei Morti”]
1. Diminutivo di Fyodor
2. Quando venne a sapere della morte del padre, Dostoevskij ebbe la prima di una lunga serie di crisi epilettiche. La malattia lo accompagnò per tutta la vita, rendendolo con il passare degli anni sempre più fragile e sofferente fisicamente.
3. Dostoevskij aveva sette fratelli. Uno più grande, Mikhail, e sei più piccoli – quattro femmine e due maschi.
4. Diminutivo di Mikhail
D.P.P.: Deliri Post Partum
Ieri era il compleanno del pazzoid- ehm, Dostoevskij e mi sembrava giusto scrivere qualcosina senza troppe pretese su di lui – nonostante mi inquieti tantone come personaggio, lo trovo estremamente interessante. E, well, ho adorato Delitto e Castigo.
Questa, hum, cosa, come spiegavo alla Conviventeh che come sempre si sorbisce i miei scleri
inutili e inconcludenti ti amo Flo, è partita
dalla mia veloce lettura della biografia del vero Dostoevskij e dalla mia
disperata ricerca di una risposta alla domanda “Cosa può averlo spinto a volere
l’eliminazione fisica di tutte le Abilità?”
Sono arrivata alla conclusione che inizialmente lo faceva per vendetta, poi o si è fatto prendere dall’euforia(???) oppure, come dice sempre la Conviventeh, ha assistito a qualcosa che lo ha convinto che tutte le persone che possiedono un’Abilità la usano per fare del male e quindi vanno eliminate.
E come sempre io parlo un botto e a vanvera.
E quindi nulla, auguri in ritarderrimo, Fedija. Mi metti angoscia ma te se ama (cit.)
Maki