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Autore: Justice Gundam    13/11/2017    2 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Pathfinder: L'Ascesa della Follia

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Benvenuti a tutti, fan dei giochi da tavolo... e anche a tutti coloro che sono qui soltanto per curiosità, o per leggere una storia! Questa volta, mi trasferisco temporaneamente nel mondo dei giochi da tavolo, e per l'esattezza, nel mondo di Pathfinder, l'erede, per così dire, della versione 3.5 del celeberrimo Dungeons & Dragons.

Quella che vi apprestate a leggere è una storia che riprende lo Adventure Path (una serie di avventure legate da un filo comune e da una trama di fondo) che sto scrivendo in questo momento, e di cui sto facendo l'Arbitro di Gioco. Ambientato nel mondo fittizio di Nexos (quindi, chi di voi lettori conosca Pathfinder lasci perdere tutto ciò che sa di Golarion), in un paese chiamato Tilea, che ricorda non poco l'Italia del Medioevo, è una storia di eroi, esplorazioni, misteri e battaglie... che spero vi appassionerà come sta facendo con i miei giocatori! Un gruppo di avventurieri, giunti in una grande città con l'aspettativa di iniziare una nuova vita, si ritroverà coinvolto in un complotto molto più grande di loro, e i nostri giovani eroi saranno costretti a fare fronte comune con degli alleati davvero inaspettati, se vorranno uscire vivi da questa difficile situazione, scoprire cosa nasconde il loro passato, e capire cosa sta realmente succedendo...

Molti elementi di questa serie di avventure sono stati presi da alcune avventure ufficiali di Kata Kumbas, il primo gioco di ruolo da tavolo italiano; se qualcuno di voi ha visto l'originale (improbabile, ma non si può mai dire), o ne conosce la riedizione, riconoscerà diversi elementi.

Mi riservo di dire soltanto che Pathfinder, D&D e tutti i marchi registrati ad essi correlati sono di proprietà rispettivamente della Paizo e della Wizards of the Coast, e che questa storia è stata scritta a puro scopo ricreativo, senza fini di lucro. Kata Kumbas e tutti i marchi registrati ad esso correlati sono di proprietà degli autori del gioco e delle avventure pubblicate. Ogni riferimento a persone realmente esistenti, vive o morte, è da considerarsi puramente casuale.

I personaggi della storia sono di mia proprietà. Per chi volesse usarli per qualche motivo, non avete che da chiedere!
Bene dunque... non resta altro da fare che immergerci nella mia nuova storia e scoprire i molti misteri di Tilea! Buona lettura!

 

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Prologo - Arrivo a Grisborgo


Il fiume Bo era calmo e tranquillo, e una fitta nebbia avvolgeva il porto fluviale di Grisborgo, creando un'atmosfera di mistero ed inquietudine. Malgrado la primavera fosse da poco iniziata, il clima non era esattamente mite, e in quella notte, l'umidità penetrava nelle ossa in maniera fastidiosa. Una cappa di cupo silenzio era caduta sulla città fluviale, interrotta soltanto dallo sciabordio dell'acqua sulla banchise, e dai passi di qualche anima sperduta che vagava per le strade, facendosi luce a malapena con una candela o una lanterna.

A bordo di un barcone di legno che si avvicinava lentamente all'attracco, il giovane Dario Cezar stava riflettendo che quello non era esattamente il modo più eroico o eccitante di iniziare la sua carriera come avventuriero... ma non era tipo da pretendere chissà cosa. In fondo, si era trovato in situazioni ben più scomode in passato, e se l'era cavata ogni volta. A questo punto, una panca un po' scomoda, il freddo pungente e l'umidità erano tutte cose a cui non badava più di tanto.

Stringendosi un po' nel mantello nero che nascondeva gran parte del suo corpo, il giovanotto dai corti capelli biondi diede un'occhiata al resto dei passeggeri, seduti sulle panche al coperto, che cercavano a loro volta di proteggersi come potevano dal freddo della notte. Nel corso di quel viaggio che era sembrato durare settimane, aveva avuto modo di conoscere i tre che sedevano al suo fianco, e di cominciare a diventare loro amico. Accanto a lui sedeva una ragazza un po' più giovane di lui, che aveva probabilmente sedici o diciassette anni, dai capelli biondi legati in una lunga coda, vestita in una maniera che la identificava subito come una popolana, anche se una proveniente da una famiglia che non soffriva di ristrettezze, con addosso un vestito del colore della terra lungo fino alle caviglie sopra una camicia bianca un po' usurata, e un paio di scarpe da lavoro. La cosa che Dario aveva notato subito, comunque, erano stati i suoi occhi - uno blu e uno verde.

Accanto a lei sedeva un nano dai capelli rossi piuttosto spettinati, con baffi e barba dello stesso colore, vestito di una giacca di cuoio con un paio di pantaloni lunghi e stivali da viaggiatore gialli. Un pesante mantello di stoffa gli avvolgeva il torso, ma non faceva nulla per nascondere un oggetto particolarmente grosso ed ingombrante legato dietro la sua schiena, che Dario ipotizzò essere un'arma.

Seduta all'estremità opposta della panca si trovava una graziosa femmina di elfo - le orecchie a punta, gli occhi un po' a mandorla dalle pupille quasi luccicanti, e i lineamenti delicati rendevano impossibile non riconoscerla come tale - dai lunghi capelli ricci di un inusuale colore verde smeraldino, che indossava dei vestiti abbastanza rivelanti i cui colori richiamavano quelli di una foresta. Il verde del suo corpetto e dei suoi stivali che sembravano fatti di foglie intessute tra loro, i pantaloni del colore della terra, e il cerchietto di fiori e foglie che portava sulla testa contribuivano tutti a dare l'impressione di una ragazza che viveva a stretto contatto con la natura.

Parlando con loro, Dario aveva scoperto che nonostante avessero un aspetto molto diverso, quei tre venivano tutti dalla stessa regione di Tilea, un paese di nome Livizei, posto sulle montagne nord-orientali, ed erano amici già da tempo. La ragazzina bionda, Pandora Bartoli, era la figlia adottiva di una coppia di contadini; il nano, che rispondeva al nome di Gunter, era stato un guardaboschi della piccola comunità di Livizei; e la ragazza elfica, che si faceva chiamare semplicemente Nisa, era un membro di una piccola comunità di elfi stabilitasi vicino al paesino di montagna, e a quanto pareva era un'iniziata in un gruppo di druidi protettori dell'equilibrio della natura.

A Dario non era sfuggito quanto fosse inusuale un'amicizia tra un nano e un elfo, ma non ci aveva fatto più di tanto caso - la vita è sempre piena di sorprese.

Gli altri due passeggeri dell'imbarcazione erano invece ancora un mistero, per certi versi. Anche loro avvolti nei loro pesanti mantelli di stoffa per proteggersi dal freddo della nottata, erano seduti dalla parte opposta della cabina dei passeggeri una giovane donna umana - per quanto Dario riuscisse a vedere - dai lunghi capelli neri, e una piccola figura alta non più di un metro, il cui cappuccio nascondeva interamente il suo volto, e che doveva essere probabilmente uno gnomo o un halfling. Restavano seduti in silenzio, ogni tanto scambiandosi qualche frase a bassa voce, e non davano l'impressione di essere minimamente interessati agli altri passeggeri.

"Ormai ci siamo." la voce chiara di Nisa ruppe il silenzio, mentre l'elfa dai capelli smeraldini guardava in direzione dell'attracco che si avvicinava sempre di più. A causa della fittissima nebbia, il timoniere manovrava con cautela, e i passeggeri stimarono che ci sarebbe voluto ancora un certo tempo prima che potessero sbarcare e sbrigare le formalità necessarie. "Benvenuti a Grisborgo. Una grande città di commercianti, viandanti e malfattori. Ancora adesso, l'idea di stare per sbarcarci mi fa un certo effetto."

"Heh. Non sai quanto ti comprendo, elfa. Se fosse per me, sarei ancora nella mia baita a Livizei davanti ad un fuoco acceso." affermò Gunter sgranchendosi una spalla. Essendo un nano, una razza abituata agli ambienti sotterranei, era più abituato all'umidità delle sue compagne, ma comprendeva il loro disagio. "Ma... che diamine, se è qui che le nostre indagini ci hanno portato, è da qui che dobbiamo iniziare."

"Se non sono troppo indiscreto," esordì Dario con voce chiara. Il cappuccio che portava sulla testa si scostò un po', permettendo al terzetto di abitanti delle montagne di vedere i capelli biondi scuri del ragazzo, e i suoi occhi di colore blu tendente al grigio - un colore un po' inusuale, anche se non tanto quanto gli occhi di colore diverso di Pandora. "potrei chiedervi cosa state cercando qui a Grisborgo?"

"E' semplice... di recente, attorno al mio paese di origine, si sono verificati dei fatti un po' strani. Animali di forme e dimensioni strane... piante che non dovrebbero trovarsi lì... insomma, abbiamo la sensazione che stia accadendo qualcosa di molto strano, e forse anche pericoloso." rispose Pandora, la cui voce aveva un tono gradevole che sarebbe stato difficile associare ad una contadina. "Gunter, qui presente, ha fatto delle indagini... ed è venuto a sapere che qui a Grisborgo potremmo trovare degli indizi per capire cosa si nasconda dietro tutto ciò."

"Ho scoperto che molti degli strani animali che sono apparsi in questo periodo attorno a Livizei vengono da qui." disse il nano, lisciandosi un po' la barba. "Ancora non sappiamo esattamene dove andare a cercare, ma... immagino che andando a cercare in giro con un po' di discrezione, qualche informazione la si possa trovare. Nel frattempo... noi tre faremo finta di essere semplicemente un gruppetto di avventurieri in cerca di impiego."

"Capisco." disse Dario. "Si può dire che anch'io sono qui alla ricerca di qualcosa di importante per me."

"Spero che tu riesca a trovarlo." disse Nisa con un cenno del capo. "Anzi... visto che siamo qui, in questa città che non conosciamo... non pensi che potrebbe essere una buona idea fare gruppo? Hai detto di chiamarti... Dario Cesar, giusto? Beh, se volessi unirti a noi, saresti il benvenuto... dico bene, amici?"

"Sì, è un'ottima idea, Nisa! In fondo, più siamo, meglio è, no?" affermò Pandora con entusiasmo. "Potremmo darci una mano a vicenda!"

Gunter alzò le spalle. "Nessuna obiezione. Sempre che il ragazzo ci sappia fare." affermò. Guardò verso Dario, che dava l'impressione di stare riflettendo sulla proposta dell'elfa dai capelli verdi. "Allora, che ne dici, ragazzo? Ci stai pensando?"

Dopo un attimo di riflessione, Dario pensò che tanto valeva accettare la proposta. In fondo, concluse, non si sa mai cosa potrebbe accadere, e avere qualcuno accanto che potesse dare una mano poteva essere conveniente. E poi, riflettè il giovane, davano l'impressione di essere delle brave persone, e valeva la pena di dare loro una mano. Certo, sarebbe stato attento - crescere per le strade di Tilea aveva insegnato a Dario a non concedere troppo facilmente la sua fiducia a nessuno - ma l'istinto gli diceva che queste persone non avevano nulla di sinistro da nascondere.

"D'accordo, non vedo perchè no." rispose infine, mantenendo comunque un'espressione neutra. "Sono dei vostri."

La biondina dagli occhi di colore diverso, Pandora, strinse le mani a pugno e lanciò una breve esclamazione di gioia. "Yu-huuu! Splendido, adesso sì che siamo un gruppo!" esclamò.

"Grazie dell'aiuto, Dario." continuò Nisa, e Gunter disse di sì con la testa, senza proferire parola. "Faremo anche noi in modo di aiutarti a trovare quello che cerchi."

"Lo apprezzo molto." rispose il ragazzo biondo, facendo a sua volta un lieve sorriso.

I due passeggeri seduti dalla parte opposta della cabina non avevano dato l'impressione di essere interessati alla conversazione... ma il piccoletto dal volto coperto, in realtà, stava tenendo le orecchie tese e prestando attenzione ad ogni gesto di Dario e del terzetto di amici. Stando bene attento a non dare nell'occhio, si spostò sulla panca, avvicinandosi alla giovane donna con cui viaggiava... e grattò sul legno con una mano per tre volte, in maniera quasi ritmata. Si trattava evidentemente di un segnale convenuto che i due avevano per dirsi qualcosa, e infatti la donna mora si inclinò leggermente verso il suo minuscolo compagno per prestargli orecchio.

"Strada sgombra." sussurrò il piccoletto con una voce stranamente aspra e stridente. "Loro no pericolo. Loro qui a Grisborgo per cose loro."

La donna sembrò annuire, ma il movimento che aveva fatto era quasi impercettibile. "Sono contenta di poter contare sul tuo udito acuto, Iaco." bisbigliò. "Se non fosse stato per te..."

"Maria sempre aiutato Iaco. Giusto che Iaco aiuta lei." rispose il piccoletto. "Visto qualcuno strano qui in giro?"

"No, per adesso no." rispose la donna di nome Maria. "Comunque, teniamo d'occhio quei quattro. Ho la sensazione che non siano persone qualsiasi. C'è quella biondina, per esempio, che non mi convince del tutto. Hai notato i suoi occhi?"

"Occhio blu e occhio verde, sì." rispose Iaco. Se qualcuno lo avesse visto sotto il cappuccio del suo mantello, avrebbe visto i suoi occhi che si stringevano in segno forse di sospetto, forse di concentrazione. Di qualunque cosa si trattasse, Pandora aveva attirato la sua attenzione. "Iaco percepisce potere magico in lei. Molto strano. Diverso da quello di Iaco."

"Non mi intendo molto di queste faccende arcane, quindi mi fido del tuo giudizio." disse Maria, stando bene attenta a non alzare troppo la voce. Quel tanto che bastava a farsi sentire dal suo minuto compagno. "In ogni caso, meglio tenerli d'occhio per un po'. Chissà... forse potrebbero diventare nostri alleati, chi può dirlo."

"Iaco non sicuro... Iaco non fiducioso di uomini. Maria soltanto." rispose il piccoletto, la cui voce assunse un tono più cupo e rancoroso. La sua compagna non rispose nulla, restò in silenzio appoggiando la testa sul palmo di una mano. Non poteva esattamente dargli torto, ma allo stesso tempo... "Certo... loro non hanno tutti torti. Però loro mai lasciare parlare!"

Sperando di lasciar cadere il discorso, la giovane dai capelli neri guardò fuori, e vide che l'attracco era ormai molto vicino. Ancora qualche minuto allo sbarco. "Va bene, Iaco. Ma ora teniamoci pronti. Dobbiamo scendere da qui e passare i controlli." affermò. "Dopo che siamo entrati a Grisborgo, penseremo a cosa fare. Dobbiamo essere sicuri che le acque siano calme..."

Iaco annuì lentamente, e la barca rullò per qualche istante, prima che le urla dei marinai e dei manovali, sia a riva che sul ponte del traghetto, segnalassero l'inizio delle operazioni di approdo. Seduto sulla sua panca, Dario prese un respiro profondo, riempiendosi i polmoni dell'aria fredda ed umida della nebbiosa notte di Grisborgo...

"Ci siamo." disse tra sè, dando un'occhiata all'anello di bronzo che portava alla mano destra - un anello cesellato abbastanza rozzamente in modo da assomigliare ad un quadrifoglio. "E' qui che comincia la mia ricerca... finalmente, potrò sapere qualcosa di più su questo anello... e forse anche su di me..."

 

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CONTINUA...

  
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