Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
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felice milioni di scrittori.
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essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera
da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi,
puoi salvare milioni di vite elettroniche.
Gente, onestamente,
sono una caccola.
PERDONO! NON CREDEVO
DI IMPIEGARCI COSÌ TANTO!
Sono imperdonabile, mi giustifico dicendovi che sto riemergendo da un periodo decisamente pesante a livello emotivo, quest'anno il lavoro del consorte si è accanito sulla mia psiche e sulla nostra vita familiare, rendendo complicato quello che è già un periodo intenso con il pupetto che cresce (santi dei tutti che sia un bambino bravissimo ♥ ) e che, in ogni caso, ha bisogno e diritto a certe attenzioni. Inoltre nemmeno la mia salute è stata un fiore, anche se poi ho scoperto che la ragione *arrossisce come una prugna* è che… Diventeranno due pupattoli >\\\
Sì va bene fate pure
tutte le battutine del caso ve lo concedo xD
Un po' in anticipo sui
progetti familiari che avevamo, inaspettato sicuro, ma siamo sereni lo stesso ♥ ma almeno ho capito perché ho passato tre
mesi in totale inappetenza ^^"
Sia come sia, tornando
a cose "serie" xP ripeto, chiedo perdono. Ora mi sto riprendendo
psicologicamente (vi assicuro sono stati mesi davvero, davvero faticosi su
questo piano) e ho ripreso il lavoro, anche quello in battuta di arresto, e
ovviamente ora anche a scrivere. Vi ho anche fatto attendere un pochino di più,
solo per essere sicura di avere il nuovo capitolo pronto/già ben avviato e non
farvi penare nuovamente ♥
Chiedo anche scusa per
essere sparita dal #martedìfangirl,
mi piacerebbe riprenderlo anche se non so come e quando, ho altri progetti da
dover portare a termine con più urgenza.
Ma bando alla
depressione!
Passiamo alla morte xD
Tutti: CHE O_O?!?
LOL ♥ siamo tutti pronti a sangue, mazzate e
devastazione?
Tutti: bentornata eh -.-""?
Il titolo viene dalla
canzone Danza infernale dei
Modena City Rambles, che in realtà è stata mooolto ispirativa, in
particolare il ritornello *fufufuufuu* per il
capitolo precedente :P ma mi piaceva un sacco l'idea del titolo per questo
quindi papam! ♥
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Cap. 55 – Toward the Crossing: tenth road (part II)
Death's voices are calling you
L'acciottolio dei detriti che
finivano schiacciati tra le suole delle scarpe e il pavimento pareva il
ripetitivo cigolio irritante di un vecchio metronomo. Minto, già in ansia per
l'ultima simpatica novità che aveva regalato quel posto lugubre, avvertì le ali
fremere nervose; come se non fosse stata sufficiente la situazione in sé, o il
fatto che non fossero riusciti a comunicare con gli altri né coi trasmettitori
jeweliriani né coi ciondoli mew, ricevendo da tutti solo scariche elettriche.
« Quest'energia instabile della
dimensione… Manda a puttane le frequenze. »
Aveva sentenziato Kisshu
digrignando qualche parolaccia.
Della
serie, collezionare sfiga a mazzi.
Minto sospirò piano e si guardò
attorno come nella speranza di cogliere un cenno, un gesto, un'occhiata dal
resto del gruppo che desse il via a qualsiasi dialogo per spezzare il silenzio
opprimente, ma tutti parvero troppo attenti alle ombre immobili attorno a loro
e la mora si rassegnò a continuare soltanto a camminare.
Ryou aveva il suo stesso colorito
e la fronte corrugata, e benchè non avesse detto più una parola il suo cervello
lavorava così tanto che, facendo attenzione, lo si poteva sentire. Il biondo
teneva lo sguardo fisso, i pugni serrati sui fianchi, muovendo in modo
impercettibile la testa di quando in quando nella speranza di sentire un rumore
famigliare, una voce; il tintinnio di un campanellino.
All'improvviso il biondo si
bloccò: chiuse gli occhi e trattenne il fiato, sforzando al massimo i sensi
potenziati, e con un guizzo si trasformò in pantera prendendo a ringhiare
basso.
« Che succede? »
« Shhht. »
Vedendo Kisshu zittirla Retasu si
scambiò un'occhiata preoccupata con Minto, tacendo. Il verde tese l'orecchio,
le dita che si strinsero attorno ai manici dei sai, tuttavia per qualche
momento non si udì altro che silenzio.
Poi, una sorta di sibilo.
Forse un che di più simile al
frinire di insetti, eppure troppo regolare per appartenere a qualcosa di vivo.
Minto e Retasu imitarono i due
ragazzi e imbracciarono le loro armi vedendo Lindèvi arrivare loro incontro,
lenta e incupita, proprio al centro del corridoio.
Retasu strinse gli occhi
scrutandola, sicuramente si trattava dell'Ancestrale, ma aveva qualcosa di
diverso; fu solo quando la bionda si trovò più alla luce che la verde capì, un
leggero brivido inquieto che le pizzicò la bocca dello stomaco. L'aspetto da
tredicenne di Lindèvi aveva lasciato posto a quello di una ragazza sulla ventina,
il viso tirato e inespressivo su cui gli occhi celesti parevano due pietre
azzurre opache, prive di qualsiasi riflesso di luce; alla mewfocena ricordò
molto la forma che l'Ancestrale aveva assunto a Szistet dopo essere stata
colpita da Eyner, benchè stavolta avesse mantenuto i capelli biondi e le iridi
chiare dell'Atavismo.
In ogni caso qualcosa di ben più
profondo della forma esteriore era mutato, in Lindèvi, e pur non avendone prova
Retasu seppe che fosse la verità, una verità che fece tremare il suo istinto e
la portò a serrare ancor più forte le dita sulle proprie nacchere.
« Deep Blue-sama mi ha accordato
un po' di benevolenza. »
Commentò sovrappensiero Lindèvi
come intuendo il rimuginare della verde, la testa piegata da un lato, e il suo
sguardo tagliente e vacuo passò sopra a Kisshu e Ryou che, in tutta risposta,
mostrò minaccioso le zanne bianche.
Il sibilo si fece chiaramente
udibile e costante. Retasu ebbe l'impressione di vedere dei piccolissimi lampi
di luce nel corridoio, ma pensò si trattasse del buio del posto che aveva
affaticato i suoi occhi.
« Perché? – soffiò Kisshu
velenoso – Ti ha permesso finalmente di abbandonare la pubertà? »
Il volto di Lindèvi si piegò in
una smorfia furiosa:
« No – replicò lentamente
soffocando l'odio nella voce – è colpa vostra… Di quella schifosa palla di
pelo, del tuo amico e di quella puttana del Consiglio. »
Con un guizzo deciso, impensabile
per come stava ciondolando mollemente sulle ginocchia, la bionda battè un piede
a terra sfogando la rabbia e il sibilo per un secondo si fece più forte.
« Ho dovuto… Piegarmi, a questa forma – latrò a denti stretti – pur di non
tornare… A prima… »
Il sibilo ebbe un picco e si
udirono degli indistinti colpi secchi, come pietra che si spacca per il calore.
Minto nell'impulso di lottare fece un passo verso Lindèvi minacciandola con
l'arco, ma quella non parve nemmeno vederla e continuò ad avvicinarsi. La
mewbird si concentrò così tanto nel mirare alla ragazza che non si accorse di
Kisshu per il polso finché lui non l'afferrò e la trascinò indietro: nello
stesso momento una fredda e acuta sensazione di dolore vibrò lungo la schiena della
mora dalla cima delle penne posteriori, e lei trattenne un sussulto vedendo con
la coda dell'occhio la punta delle piume più lunghe venire tranciata di netto.
Fecero tutti un rapido passo
indietro, cosa che non scombussolò minimamente Lindèvi né la invitò ad avere
altra reazione che proseguire ad avanzare piano nella loro direzione, la testa
quasi abbandonata su una spalla e le braccia lungo i fianchi.
Retasu trattenne il respiro
capendo: attorno alla bionda i fili metallici del suo guanto sinistro parvero
aver preso vita, sibilando senza posa attorno alla loro padrona tracciando
delle orbite tondeggianti, sovrapponendosi gli uni agli altri e allargando il
loro raggio di movimento ad ogni reazione emotiva di Lindèvi, tranciando
pavimento e pareti come coltelli caldi nel burro. La verde indietreggiò ancora,
confusa, non era possibile per la bionda creare una gabbia del genere con la
propria arma, non senza quantomeno muovere le dita che invece la ragazza stava
oscillando inermi; poi la mewfocena avvertì un pizzicore freddo incresparle la
pelle delle braccia, una sensazione non nuova, ma che impiegò qualche istante a
ricordare.
Era la stessa energia che aveva
sprigionato tanto tempo prima Deep Blue durante l'ultima battaglia, la stessa
con cui aveva generato le colonne di luce che avevano spazzato via Tokyo e
quasi ucciso lei e le altre; la stessa che Lindèvi aveva emesso a Szistet e
Zizi aveva rilasciato nella dimensione nella torre.
E la bionda e i suoi fili ne
erano impregnati.
Lindèvi proseguì minacciosa verso
di loro, la camminata molle e il moncherino della mano destra che oscillò
grottesco nella penombra, e Retasu strozzò il desiderio di pigolare spaventata.
Erano in trappola.
Arrivare a combattere corpo a
corpo con l'Ancestrale sarebbe stato quasi impossibile con la barriera
metallica dei suoi fili.
Dietro di loro, un muro di detriti alto fino al soffitto.
Avrebbero potuto provare a
teletrasportarsi, ma per poi finire in quale luogo? L'energia distorta di quel
luogo li avrebbe scagliati chissà dove, forse anche diretti nel raggio d'azione
di quei fili d'acciaio. O nelle braccia di Deep Blue in persona.
La sola opzione che sembrò avere
un minimo di valida era anche quella più rischiosa – un cliché visto l'ultimo
periodo. Tentare di sfondare lo scudo nemico senza avvicinarsi troppo da
finirci contro e abbastanza velocemente da non permettere un contrattacco
efficace.
Retasu si scambiò un'occhiata fugace
con gli altri e sollevò le sue nacchere, peggio che tentare non si sarebbe
potuto.
« Ribbon Lettuce Rush! »
I getti d'acqua schizzarono in
tutte le direzioni finendo recisi di netto come carta contro le fibre d'acciaio
ed esplodendo per tutto il corridoio. Al contatto dei colpi con i suoi fili
Lindèvi dapprima si bloccò, trattenendo il fiato, quindi proruppe in un grido
belluino mentre i cavi metallici si tesero e gonfiarono all'infuori come
esplodendo, tranciando qualsiasi cosa sul loro cammino.
***
La frusta di Zakuro fendette il
pavimento a ripetizione, sempre più veloce, affiancando le vampate del jitte di
Eyner che tallonarono Toyu senza tregua; ad ogni colpo andato a vuoto la mora
imprecò tra i denti imponendosi di cercare la calma, di ritrovare la
concentrazione, ma la cosa si rivelò molto ardua considerando il loro
avversario e la rabbia che le scatenava il solo intravedere il suo sorrisetto
disinvolto.
Toyu non sembrò preoccuparsi
troppo dei suoi rivali o dello scontro in sé, respingendo gli attacchi che
ricevette con movimenti più energici e sgraziati del solito e continuando tranquillo
ad evitare che la lama di Eyner riuscisse a sfiorarlo, incurante al contrario
dei lapilli che lo raggiunsero divorandogli la poca pelle esposta e i bordi dei
vestiti.
« Mi sembra tiepidino il tuo
fuoco, Toruke. »
Lo canzonò con voce morbida
scrutando malevolo il braccio sinistro del bruno:
« Se non ti impegni per farti
ammazzare meno velocemente non mi diverto. »
Eyner nascose meglio che potè l'arto
ferito dietro la propria schiena, digrignò i denti e affondò con il jitte a
meno di due centimetri dal biondo, creando un muro di fiamme per bloccarlo
mentre Zakuro sbucando fulminea lo centrò con una scudisciata al fianco mandandolo
contro il muro alla sua sinistra. I due non si fermarono e corsero dietro all'Ancestrale
prima che potesse riprendersi, ricevendo dritta sul petto un'onda di energia
così violenta che li scagliò dalla parte opposta della sala intanto che Toyu,
il sopracciglio spaccato e l'aria annoiata, si rialzò dal pavimento spazzolandosi
la polvere sulle spalle con fare annoiato.
« Credo che non abbiate capito
come stia la questione. »
Le sue parole arrivarono al
cervello di Eyner molto lentamente. Mentre si tirò in piedi, il corpo che
strillò furioso accecandolo per le fitte brucianti dopo l'improvviso abbraccio
con la parete, il bruno riuscì vagamente a domandarsi perché l'Ancestrale
perdesse tanto tempo in chiacchiere e non fosse già piombato sulle loro teste
per proseguire l'attacco; quando finalmente riuscì a capire la voce del biondo
e inquadrò Zakuro nel campo visivo appannato, capì con angoscia quanto già
fossero malconci e che Toyu, questo, lo avesse già intuito benissimo. Era in netto
vantaggio.
E si sarebbe gustato la cosa fino
in fondo.
« Io sono qui unicamente per
uccidervi. – sospirò il biondo e agitò lento il fioretto nella loro direzione,
gli occhi azzurri che brillarono feroci – Per cui, vi consiglierei di giocare
sul serio. »
***
Il rumore dei pezzi di pavimento
e pareti che terminarono di ammassassi al suolo coprì a fatica lo sgusciare dei
fili di Lindèvi, che ritornarono indietro ronzando quieti attorno alla loro
padrona, rimasta immobile e silenziosa al centro del corridoio quasi non avesse
che le sole forze per stare in piedi.
Minto si lamentò a bassa voce, la
pelle delle spalle che bruciò per i frammenti di soffitto che le si erano
sbriciolati addosso, e si alzò a fatica avvertendo il petto sprofondare due
secondi per il peso inerme contro la sua schiena.
« Ahio, devo essermi rotto due o tre costole… Tutto ok cornacchietta?
»
« Sì sto bene. Meglio se decidi
di levarti. »
Tagliò corto la mewbird, un
respiro profondo e tremante che le sfuggì dal petto mentre Kisshu, borbottando
con un lamento, le scivolò via di dosso; la mora si mise a sedere a sua volta e
lo scrutò da capo a piedi in cerca di danni oltre ai graffi su braccia e gambe,
poi frastornata cercò di fare mente locale attorno a sé per individuare Retasu
e Ryou, svaniti da sotto il suo sguardo.
Avevano avuto tutti e quattro la
stessa idea. La rete di fili metallici, estendendosi all'infuori, aveva allargato
i varchi tra i cavi quanto bastava per poter provare a sgusciarci attraverso e
non finire a fettine, e sembrò che tutti ne fossero usciti abbastanza bene: la
mewfocena aveva perso le code del costume e aveva un taglio lungo, ma
superficiale, sul braccio destro, mentre la pantera argentea sembrò solo un po'
arruffata attorno al muso senza conseguenze troppo gravi. Minto si sfiorò la
coscia sinistra, la gonna già corta a cui era stato aggiunto uno spacco non
richiesto e da cui intravide un taglio doloroso che si interrompeva di colpo
poco prima dell'anca, doveva aver calcolato male lo spazio tra le maglie metalliche:
ricollegando gli eventi ringraziò tra sé Kisshu per averla afferrata all'ultimo
minuto, altrimenti anche fosse sopravvissuta avrebbe dovuto dire addio alla sua
carriera di ballerina. Almeno con entrambe le gambe.
Cercando di non perdere
l'equilibrio per il bruciore del taglio la mewbird camminò a rapidi passetti
verso Retasu e le passò le mani sotto il braccio, accompagnandola in piedi:
« Tutto a posto? »
« Sì… Grazie Minto-san. »
Le sorrise la verde ed entrambe
le ragazze si voltarono verso Ryou, che si fregò il muso con una zampa e
scrollò il testone ruggendo piano probabilmente per rassicurarle. La pantera
inarcò di nuovo la schiena scoprendo i denti, gli occhi chiari fissi su
Lindèvi. Dopo il colpo ancora non si era mossa, sempre immobile nello stesso
punto a farfugliare frasi senza senso:
« È colpa vostra… Puniti, sarete
puniti… Vi punirò… »
« Ok, sinceramente a me la
stronza psicotica ha stancato – sputò Kisshu irritato – chi approva? »
Ryou mandò un lungo ringhio cupo.
L'americano fu il primo a
lanciarsi. Lindèvi reagì appena lui provò a saltarle addosso ruggendo, muovendo
la mano e sbattendo i fili all'unisono contro il punto dove un secondo prima si
trovava la pantera grigia, come armeggiando un letale gatto a nove code. Kisshu
e le ragazze tentarono di approfittare della sua concentrazione altrove per
colpirla dal lato opposto, ma la bionda bloccò tutti i loro assalti continuando
a muovere ad elica i suoi fili, un modo non molto opportuno forse di sfruttare la
propria arma, ma pur sprecandone il potenziale Lindèvi fu sempre abbastanza
veloce da riuscire a difendersi perfino in quel modo rozzo.
Minto schioccò la lingua
irritata, solo dopo un paio di minuti di quel balletto si ritrovarono tutti con
il fiato corto mentre l'Ancestrale, nonostante l'affanno, non diede alcun segno
di essere vicina a cedere.
Ma
io mi sono stufata di giocare all'insetto che schiva lo schiacciamosche.
Rapida la mewbird si mosse in
avanti, schivando la sferzata successiva, quindi spiccò il volo avvicinandosi
il più possibile e rapida come un lampo scoccò contro la bionda.
I fili di Lindèvi si
afflosciarono poco prima di colpire Retasu, la loro padrona che fu centrata
alla spalla dal colpo di Minto: la bionda caracollò goffa all'indietro con un
acuto gemito dolente, quindi Ryou ne approfittò puntando con i canini sfoderati
all'unica mano rimasta all'Ancestrale, deciso a disarmarla staccandogliela di
netto, ma lei inaspettatamente reagì in barba al dardo d'energia ancora
conficcato nell'omero che le lacerò la carne ad ogni millimetro compiuto; si
girò di scatto colpendo Ryou alla base del collo con il gomito, una forza tale
che l'animale fu scagliato sul muro e vi si accasciò contro uggiolando, ma
Lindèvi non potè prender respiro perché subito dietro a Ryou spuntò Kisshu, che
la tallonò costringendola a retrocedere per tentare di difendersi.
Minto gli andò subito dietro e
poi Retasu, assicuratasi che Ryou fosse solo stordito, la imitò e Lindèvi
iniziò ad indietreggiare in modo più evidente. Eppure non sembrò turbata
dell'improvviso cambio di posizioni e continuò a borbottare a mezza voce,
reagendo per istinto in quel minimo raggio d'azione che riuscì a mantenere per
usare i fili come scudo, gli occhi vitrei che guardarono il nulla.
Ad un certo punto la lama di
Kisshu le sfiorò il braccio, mancandole la pelle solo di pochi millimetri e
tagliando la camiciola bianca. Lo sguardo dell'Ancestrale si spalancò di furia,
le iridi come spilli, e Ryou, che si era ripreso e si era rilanciato
all'attacco, fece appena in tempo ad afferrare i costumi delle ragazze coi
denti per trascinarle indietro prima che Lindèvi esplodesse un altro colpo di
cavi lungo il corridoio.
L'urlo della bionda mascherò solo
un poco l'uggiolio secco di Ryou, centrato dall'attacco e sbalzato all'indietro
assieme alle altre due, ruzzolando per alcuni metri intanto che il colpo dell'Ancestrale
rientrò. Le ragazze si puntellarono con braccia e ginocchia per frenarsi e
impallidirono quando videro con la coda dell'occhio la sagoma argentea di Ryou
rimbalzare malamente un paio di volte, sorpassandole e rotolando su se stesso
lungo il corridoio fino a fermarsi e rimanere immobile.
« Shirogane-san! »
« Shirogane! »
Retasu e Minto balzarono in corsa
raggiungendo l'americano, tornato al suo aspetto naturale e riverso sulla
pancia; la maglia nera era completamente stracciata e, nonostante non fossero
profonde, c'erano abbastanza ferite sulla pelle sottostante da impedirgli di
alzarsi. Kisshu imprecò secco e cercò di tenere a bada Lindèvi, tornata a
sferzare di fronte a sé e avanzando lentamente, intanto che Retasu e Minto
trascinarono Ryou in un angolo più riparato. Lui, cosciente, ma con gli occhi
ben serrati, mugugnò un paio di frasi incomprensibili tentando invano di
scrollarsele di dosso:
« Sto bene – protestò con poche
energie – sto bene, andate. »
Le due non lo considerarono
neppure e lo sedettero alla bene e meglio dietro una mezza colonna che decorava
la parete di sinistra, trovandosi presto impossibilitate a spostarsi.
« Maledizione! – soffiò Minto
lanciando una freccia contro Lindèvi senza neppure guardare – Di questo passo
finiremo tutti come carne macinata. »
Retasu la imitò sperando che
qualche colpo andasse a segno, ma era difficile mirare da dietro la minuscola paratia
in cui si erano rintanate e Lindèvi aveva preso ancora il vantaggio del campo,
non lasciando loro molto spazio per uscire allo scoperto.
Kisshu ricacciò indietro un'altra
scudisciata mandando bestemmie, così sprecavano solo tempo ed energie;
retrocesse di qualche passo per riflettere, i cavi di Lindèvi erano di acciaio,
non un grande conduttore, ma se fosse riuscito a guadagnare quel tempo
sufficiente…
Incrociò i sai di fronte a sé e
una sfera di fulmini si materializzò sulle punte sovrapposte. In un istante il
verde scagliò il colpo contro Lindèvi e appena la sfera sfiorò i suoi fili la
scarica elettrica vibrò fino alla ragazza, che cacciò indietro la testa ululando
di dolore; Kisshu non aspettò che l'effetto della raffica si placasse e planò
rasoterra contro la bionda, le lame pronte a infilzarla.
Ad appena un palmo dal vedersi
trafitta per la pancia Lindèvi smise di urlare riaprendo gli occhi e scoprì i
denti con espressione da belva.
Urlò di nuovo, stridula fino a
strozzarsi, e il corridoio fu invaso di energia e luce.
***
Aprì gli occhi di scatto, scosso
da un brivido gelido che durò appena un istante, il tempo di razionalizzarlo e
domandarsi il cosa e il come. Il battito accelerato invece proseguì per una
buona manciata di minuti mentre MoiMoi, il respiro veloce, cercò di capire
perché fosse seduto per terra in quell'antro avvolto dal buio e da quanto tempo
si trovasse lì da solo.
Il pulsare sordo alla spalla e il
lieve giramento di testa lo riportarono poco a poco agli ultimi eventi. Si
sfiorò la profonda ferita che Lenatheri gli aveva lasciato come dono d'addio,
ritraendo con un sibilo le dita appena lambirono la carne dietro gli orli
stracciati della maglia.
Dopo lo scontro aveva tamponato
il danno con una fasciatura d'emergenza, ma il sangue non si era arrestato che
molto dopo il suo incamminarsi alla ricerca degli altri e il violetto aveva
sentito le forze abbandonarlo: si era dovuto fermare, ignorando di prepotenza
il sudore freddo che aveva preso posto di quello da fatica sulla sua fronte,
quindi aveva stretto i denti e si era sforzato di migliorare la medicazione
nonostante il dolore per il continuo armeggiare sulla ferita aperta e la
mancanza d'ossigeno per lo sforzo; in qualche modo aveva sistemato la
situazione, ma doveva aver perso troppo sangue in quel lasso di tempo perché
alla fine aveva ceduto ed era svenuto lì dove si trovava, seduto sul pavimento.
I
miei complimenti. Se ti vedesse il generale di degraderebbe all'istante.
Non era in grado di stabilire da
quanto fosse lì, né quanto tempo fosse trascorso da quando aveva abbandonato il
corpo di Lenatheri all'oscurità o quanta strada avesse percorso fino ad allora.
In ogni caso era trascorso di certo troppo da quando era da solo e non era una
cosa né intelligente né sicura; doveva rimettersi in marcia.
Titubante sul proprio effettivo
recupero di energie, MoiMoi raccolse piano le gambe al petto e provò a fare forza
per alzarsi.
L'inizio parve promettente.
Niente ginocchia tremolanti, niente formicolio ai piedi, quindi non era rimasto
abbastanza immobile da far addormentare le gambe, buon segno; un poco di
incertezza dell'equilibrio mentre si rimise dritto, ma a giudicare dal gelo
delle sue guance doveva essergli rimasto giusto il sangue necessario a non
collassare definitivamente.
Prendendo un paio di lunghi
sospiri MoiMoi tentò di non pensare troppo né al suo stato fisico né al
trovarsi da solo, nel silenzio totale, in quella specie di grotta oscura e
opprimente e si impegnò per essere razionale e pratico.
Punto numero uno: essere sicuro
di non stare girando in tondo, ma pur vagando di stare proseguendo in una
direzione precisa.
Si guardò rapidamente attorno, sì,
era quasi sicuro di star procedendo dritto, il che nel non sapere assolutamente
dove stesse andando poteva considerarsi positivo rispetto al deambulare avanti
e indietro nella stessa serie di corridoi.
Punto numero due: visto il suo
stato, tenersi il più lontano possibile da scontri diretti in solitaria.
D'altronde se avesse incrociato uno degli Ancestrali, se ne sarebbe accorto di
sicuro perché probabilmente sarebbe già morto, quindi anche per quello poteva
dirsi tranquillo visto l'assoluto silenzio e la calma tombale.
Punto numero tre: trovare gli
altri.
Su quel fronte la sua unica
possibilità, per il momento, era proseguire magari seguendo i vari tratti di
corridoi crollati o collassati nei pavimenti dell'edificio, immaginando che i
ragazzi fossero stati costretti a fare altrettanto per non rimanere bloccati, e
nel frattempo tendere occhi ed orecchie pronto a cambiare strada al primo
indizio della loro presenza.
Certo,
sarebbe tutto molto più semplice se tu non avessi fatto crollare mezzo palazzo,
deficiente che non sei altro!
Il violetto sospirò con fare
pesante, evidentemente il suo addestramento militare aveva bisogno di un
ripassino, aveva commesso un errore da recluta incosciente; quando Kisshu,
portavoce ufficiale del farsi prendere la mano sul campo, lo avesse rivisto lo
avrebbe canzonato fino a fargli cadere le orecchie.
Inspirò piano e provò a compiere
qualche passo, la spalla che parve volersi squarciare da tanto gli dolse: forse
c'era qualche scheggia della freccia ancora conficcata all'interno…
Cominciò a rallentare il passo
fino a fermarsi e il suo sguardo vagò sulla mano tesa a metà strada verso la
ferita: fissò le lacerazioni arrossate nella pelle, percependo il pulsare lieve
della carne esposta, e richiuse il pugno serrando le palpebre perché il
silenzio e l'oscurità non lo facessero crollare nei ricordi.
Troppo
tardi.
Forti e chiari, intensi come il
freddo umido e tagliente sulle sue piaghe, le immagini dello scontro contro
Lenatheri gli rimbombarono feroci nel cervello e gli si rovesciò lo stomaco.
Più si allontanava dal luogo in cui aveva lasciato la mora più i dettagli della
lotta riapparivano chiari, le sensazioni che non credeva di aver percepito si
acuivano e definivano, crudeli e violente, aumentando il senso di nausea e i
brividi lungo la spina dorsale.
Si rannicchiò nelle spalle mentre
riavvertiva il peso del martello nelle mani, la forza che tirava i muscoli tesi
intanto che colpiva Lenatheri per l'ultima volta. L'impatto della pietra contro
la carne. Il terribile frantumarsi delle ossa, dei muscoli, delle vene.
MoiMoi stritolò il bordo della
maglia tra le dita tremando da capo a piedi, il freddo e il disgusto che gli
accapponarono la pelle. Non ricordava d aver mai avvertito così chiaramente di
aver ucciso qualcuno.
Certo, era stato in battaglia.
Aveva combattuto e non solo facendosi strada tra i nemici, lo sapeva e lo aveva
visto anche da vicino.
Quello però era diverso.
Così diverso, vivido, vicino e
nauseante. Prese due lunghe boccate d'aria sperando che questo non aiutasse il
suo stomaco a rovesciarsi, mentre si rivide riflesso nello sguardo vitreo di
Lenatheri e contro le pupille immobili nelle iridi color rame e digrignò i
denti, la sensazione che tutto il suo corpo fosse ricoperto da uno strato di
melma disgustosa e viscida, di essere sporco in modo irreparabile.
Ti
senti in colpa? Sei pentita?
No. Aveva fatto ciò che voleva,
aveva bramato la vendetta e punire colei che le aveva strappato la cosa più
preziosa con la stessa rabbia e furia che Lenatheri aveva contribuito a gettare
su di lui e su tutta Jeweliria, aveva punito una traditrice.
Eppure l'idea non lo faceva stare
meglio.
Non si sarebbe mai perdonato di
non agire, di concedere per l'ennesima volta il perdono. Eppure in quel momento
non riusciva a perdonarsi per quanto aveva fatto, non riusciva a non sentirsi
crudele, vigliacco e meschino esattamente come Lenatheri.
Il violetto cercò di recuperare
aria nei polmoni, non poteva farsi schiacciare dalle sue azioni. Doveva andare
avanti, doveva accettare quel fardello che si era caricato e non permettergli
di sconfiggerlo, specie in quel momento. C'era ancora qualcuno che aspettava di
vederlo tornare e arrendersi non era nelle scelte previste.
L'ultimo pensiero gli strappò un
fiacco sorrisetto che lo convinse a prendere un altro lungo respiro e ad
accelerare il passo, ponendo attenzione solo su dove andasse a mettere i piedi
e su ogni minimo movimento dietro ad angoli e coni di luce.
Camminò a lungo prendendo un
passo ritmato che non risuonasse troppo angosciante nei corridoi deserti,
pronto al minimo indizio, finché non arrivò di fronte ad una sorta di enorme
cavità oscura. Fissò a lungo il passaggio alla sua destra e il grosso varco nel
soffitto buio, l'impressione di sentire il lieve rotolare di pietrisco
riecheggiare nell'oscurità, e serrò le labbra capendo che quanto stava
percependo pizzicargli il naso venisse da lassù, pur lievissimo e confuso nella
polvere.
Odore di sangue.
***
L'aria polverosa si saturò al
punto di scintille e lapilli che iniziò a diventare difficoltoso sia respirare
che vedere. Eyner passò d'istinto il jitte nella mano sinistra e velocemente di
nuovo nella destra per parare l'affondo di Toyu, battendo un momento i denti
nervoso e tentando di guadagnare abbastanza spazio da prendere ossigeno, il
biondo così incollato addosso che a stento avrebbe potuto pensare; Zakuro li tallonò
senza sosta, ma l'Ancestrale pareva aver preso il posto del bruno durante il
loro ultimo scontro e non faceva che spingere Eyner lontano dal possibile
raggio d'azione della mewwolf, fendendo l'aria dietro di sé con la mano libera
e scagliando saette e ondate di energia contro la mora che doveva
indietreggiare per non venire colpita o, se non ci riusciva, finire scagliata
lontano. L'ennesimo colpo giunse talmente veloce dopo il precedente che la
mewwolf non potè neppure contrastarlo e fu schiantata alcuni metri più il là,
tentando invano di raddrizzarsi mentre rotolò sul pavimento.
« Zakuro! »
Il richiamo di Eyner si spense in
un grugnito forzato mentre frappose il jitte tra la sua gola e il fioretto di
Toyu.
« Vedi bene di non distarti,
Toruke. »
Gli disse con un sorriso gelido
il biondo:
« Su, non preoccuparti, ora sono
tutto per te – cantilenò – poi mi occuperò con calma del nostro piccolo
glicine. »
Eyner non gli rispose tranciando
l'aria con un fendente tale che le fiamme minacciarono di prendere Toyu dalla
faccia a metà torace e il biondo dovette arretrare, riprendendo subito a
sorridere minaccioso e avventandosi su di lui con ancor più ferocia.
Zakuro trattenne un lamento, le
gambe dolenti per le percosse contro il suolo e le ferite della Celebrazione
della Prima Luna che ancora covavano, sorde, sotto la pelle e i muscoli; si
sforzò di mantenere lucidità, i colpi di Toyu erano proprio come la sera della
Celebrazione, forti e incontrollati tanto da vibrarle fino alle ossa e lui
stesso stava sfoggiando la stessa espressione folle: Eyner non poteva
affrontarlo da solo, non ad armi pari e non in quel momento, Zakuro lo sapeva,
ma un brivido maligno mentre si alzò per l'ennesima volta le suggerì che lo
sapesse anche Toyu.
La ragazza cercò per un istante
Purin, individuando nel polverone la divisa gialla che si muoveva impercettibile,
riparata almeno per un altro po' dalla battaglia, e prendendo un respiro iroso corse
ancora verso i due intenti a lottare poco lontano.
Toyu la individuò con la coda
dell'occhio e il suo bel viso si storpiò in un ghigno feroce. Girò il fioretto
dietro di sé sollevando un vero e proprio muro di fulmini che Zakuro evitò per
pochi millesimi di secondo e poi tentò invano di infrangere, scagliando la
frusta su di esso e ottenendo solo di spargere scintille attorno a sé; Toyu
rise, schivando con facilità l'arma della mewwolf quando riusciva a farsi largo
tra le folgori lambendo innocua la sua figura, e continuò ad incalzare contro
Eyner sempre più implacabile.
Il bruno imprecò a bassa voce, la
mano destra che stritolò il manico del jitte.
Non bastava, quella forza non
bastava, Toyu lo stava tenendo in scacco senza difficoltà e al contempo
impediva a Zakuro di lottare. Per un momento ebbe di nuovo l'istinto di afferrare
l'arma con la mano sinistra e aumentò la presa con l'altra per impedirselo, non
poteva rischiare di finire fuori combattimento e lasciare Zakuro e Purin,
ancora incosciente, alla mercé del biondo.
Di colpo Toyu cambiò direzione scostandosi
di lato e il colpo di Eyner finì a vuoto. Il bruno sibilò ancora sottovoce,
cercando con lo sguardo la sua sagoma dietro le fiamme, ma quando intuì il
palmo di fronte a sé fu tardi.
L'esplosione di energia lo colpì tanto
da vicino che Eyner non ebbe nemmeno il tempo di emettere un suono. La
radiazione illuminò tutto lo spazio attorno e crenò le pareti sul perimetro
circolare dove Toyu l'aveva fatta detonare, mentre Eyner venne sbalzato
indietro con tanta forza da finire incastrato nella parete dietro di sé.
Zakuro, spinta a retrocedere
dall'onda d'urto, ritirò la frusta nel vedere il bruno immobile affossarsi
nella nicchia creata dal suo stesso corpo e d'impulso tentò di corrergli
incontro, pallida in volto.
Prese fiato per chiamarlo senza
che il nome di Eyner le uscisse dalle labbra, capendo di aver appena commesso
un errore terribile.
Aveva distolto l'attenzione da
Toyu.
Il biondo le rovinò addosso con
tale velocità che Zakuro focalizzò solo la mano che le si strinse sulla carotide
e la fitta bruciante del muro contro cui la sbattè.
La mora aprì la bocca per
prendere aria, una mano che tentò di insinuarsi tra la propria gola e le dita
serrate di Toyu per riuscire a respirare, e lui si schiacciò contro di lei poggiandole
con prepotenza le labbra contro le sue. Zakuro si tese disgustata e un conato
le salì prepotente in gola mentre il biondo invase lascivo la sua bocca, e lei
prese a dimenarsi invano: la forza con cui Toyu la tenne bloccata, il corpo completamente
steso contro il suo e una mano che le tenne fermo il polso rimasto libero, le
impedirono qualsiasi possibilità di scacciarlo o di guadagnare lo spazio
necessario a lottare.
Il corpo della mora urlò per le
ferite da poco guarite che vennero di nuovo martoriate; lei capì di stare
emettendo un gorgoglio di rancore e frustrazione dalla gola al ricordo orrido
che le diede la bocca nauseante e i palmi avidi del biondo su di sé, irrigidendosi
del tutto scossa quando Toyu, sicuro della presa su di lei, mollò la presa sulla
sua gola infilandole la mano sotto gli abiti.
Zakuro strozzò un urlo rabbioso
inarcandosi per il ribrezzo e iniziò a colpire Toyu con ancora più foga,
calciando e tirando pugni per il poco che riuscì a muovere le gambe e il
braccio schiacciato tra sé e il biondo, ma lui non replicò che con dei lievi
sbuffi mentre le sue dita schiacciarono bramose le forme della ragazza,
graffiandole i seni e i fianchi con possessiva soddisfazione.
Zakuro si artigliò al torace
dell'Ancestrale con rabbiosa frustrazione, non riusciva a scrollarselo di dosso
e lei si sentì debole, incapace, come un bambolotto bistrattato da un bambino
crudele.
« Sei stata un premio decisamente
sudato, piccolo glicine selvatico – le soffiò Toyu roco quando decise di
prendere respiro, la fronte sempre contro quella della mewwolf per tenerla
ferma – non sperare che sia una cosa breve. »
Lei rispose ringhiando mentre
provò a tirargli una testata.
Toyu fece per riavventarsi sulle
sue labbra, ma stavolta la mewwolf riuscì a intercettarlo e con tutta la forza
che potè imprimere alla mascella gli azzannò la lingua coi denti prima che
tornasse a profanarle la bocca.
Il biondo buttò un grido soffocato
e Zakuro dovette resistere al desiderio di vomitare, il di lui sangue che
iniziò scivolarle verso la gola e a colarle lungo il mento, ma non mollò la
presa finché Toyu, tentando di cacciarla, non accennò finalmente ad
allontanarsi.
Pochi secondi. Non aveva altro
tempo.
La mora aprì la stretta dei denti
e appena il biondo, d'impulso, prese distanza per proteggersi da un ulteriore
morso Zakuro si accorse di poter muovere tutta la spalla: gli tirò una gomitata
alla testa con tutta la forza rimastale dopo i lunghi minuti di sterile lotta, quindi
approfittò del suo sbandamento per colpirlo con il ginocchio nel plesso solare.
Guadagnò un altro paio di preziosi, meravigliosi centimetri e potè tendere
tutta la gamba centrandolo con una tallonata al petto; lo guardò sbandare
indietro e ruotare su se stesso, confuso, imprecando e sputando mentre lei si
concesse quel secondo appoggiata alla parete per non crollare, quindi fece
ricomparire la sua frusta, pronta al contrattacco, lo sguardo fermo in quello feroce
di lui che la trucidò da sopra la spalla.
Prima che uno di loro si
muovesse, però, Toyu si bloccò all'improvviso. Zakuro lo guardò girare la testa
di fronte a sé, gli occhi spalancati, e studiare confuso la lama che Eyner
stava reggendo con la mano sinistra e con cui il bruno gli aveva appena
trapassato il torace fino alla schiena.
Eyner storse un sorriso falso, colate
di rosso dietro le orecchie e lungo il collo come ricordo del colpo che lo
aveva scagliato lontano minuti addietro:
« Ti avevo avvertito, ricordi? –
fece cupo, il respiro pesante – Una bella fiammata dritta nei polmoni. »
Il braccio sinistro di Eyner si
tese con fermezza. Ruotò il jitte un altro po' dentro Toyu, come per essere
sicuro che la preda non potesse fuggire; poi, un solo scatto delle dita.
L'Ancestrale ebbe solo un fremito:
le fiamme bianche lo avvilupparono dall'interno a fuori in un battito di
ciglia, dando appena il tempo di
scorgere l'orrenda immagine dei lapilli che gli fuoriuscirono dalla bocca e
dagli occhi.
Un urlo che riecheggiò e si
spense nello stesso momento, e il corpo di Toyu divenne una bambola di braci
rossastre.
Zakuro distolse a fatica lo
sguardo dal cadavere carbonizzato, le forze che l'abbandonarono facendola
cadere in ginocchio sul pavimento. Sputò il sangue di Toyu che aveva ancora in
bocca, i capelli glicine riversi di fronte al viso, e sbirciò tra le ciocche
con il fiato grosso, sforzandosi di muoversi solo quando vide Eyner sfilare
l'arma dal corpo ormai esanime del nemico e lasciarsi a sua volta andare a
terra, finendo steso sulla schiena senza forze.
La mora gli arrancò incontro,
ogni muscolo che gridò dal dolore e ancora la voglia di vomitare, trattenendo
appena il fiato quando vide l'aspetto pietoso del bruno e le condizioni del suo
braccio sinistro.
Parve che le fiamme gli si
fossero rivoltate contro, o che le ferite che si era procurato settimane prima
si fossero riaperte in toto nello stesso istante, riducendogli il braccio ad
una maschera di tagli e spaccature sanguinolente.
« Eyner. »
« Sto bene. »
Replicò con poca energia e un
sorriso storto prima di soffocare a stento un lamento; Zakuro lo studiò
scettica e lo sentì emettere una sorta di risata stentata mentre lo aiutò a
mettersi seduto:
« Decisamente no. »
Anche lei sospirò nervosa e gli
passò leggera le dita sul viso e sulla nuca, tentando di capire come e in che
quantità il colpo di Toyu lo avesse ferito. Sussultò quando lui le afferrò con
dolcezza il polso:
« Perdi sangue. »
Le passò il pollice sul mento
perdendo un po' di colore sul volto già pallido quando le pulì le tracce
rossastre attorno alla bocca; Zakuro lo fermò scuotendo il capo:
« Non è mio. »
Lo rassicurò sottovoce e sperò
che lui non si accorgesse del piccolo tremore che le attraversò le dita. Eyner
continuò a studiarla interrogativo, ma Zakuro scostò l'attenzione cercando
Purin e aiutandolo ad alzarsi, svicolando il discorso.
Aveva l'impressione di aver
combattuto per anni, o almeno di essere rimasta sotto le mani di Toyu per ore;
ringraziò in silenzio quando Eyner, ignaro, le chiese un po' di sostegno contro
la spalla perché ancora incerto sulle gambe e lei posò la testa contro di lui,
inspirando a fondo perché il suo profumo scivolasse in fondo ai polmoni e
coprisse il tanfo che il biondo e il suo fiato le avevano lasciato nel naso.
Fortunatamente erano riusciti a
tenere Toyu abbastanza lontano da Purin perché la ragazzina non fosse coinvolta
neppure di striscio; era ancora priva di sensi, una brutta chiazza scura tra i
ciuffi biondi della nuca, ma aveva preso a muoversi appena e a mugolare
stordita: la mewwolf sorrise leggera nel vederla, cercando di non soffermarsi
troppo sul ricordo dei punti che avevano messo proprio in testa alla biondina
non più di un paio di settimane prima, né al fatto che avrebbero potuto esserci
danni che lei non vedeva ancora.
« Muovila piano… »
Eyner, il braccio sinistro
completamente inerme lungo il corpo, non sarebbe riuscito a portarla come si
deve e aiutò Zakuro ad issarsi l'amica sulle spalle.
« Sei sicura di farcela? »
« Tranquillo. – e sottolineò la
cosa alzandosi in piedi con la biondina in assoluta grazia – Meglio chi può
tenerla con entrambe le mani. »
« Spiritosa. »
Zakuro gli sorrise stentata,
osservandolo strapparsi un pezzo di maglia per arrangiarsi una benda con cui coprirsi
il braccio ferito e legarselo al collo – tutto con una sequela di parolacce in
lingua madre dette così piano e veloci da sembrare una maledizione – e avvertì
un moto di freddo serrarle la bocca dello stomaco.
Non credeva che Eyner avesse
visto cosa le avesse fatto Toyu, né lei da un lato voleva che lo sapesse, ma il
pensiero ancora così vivido dell'Ancestrale che la toccava, la bloccava e la controllava,
specie studiando il profilo del bruno, per un istante le fece tanto venir
voglia di piangere.
« … Eyn. »
« Uh? »
« Dammi un bacio. »
Lui spalancò lo sguardo, confuso
e un po' a disagio, più che per la richiesta in sé per il momento e il modo in
cui Zakuro l'aveva posta: non era proprio nel suo stile uscirsene con frasi
simili. Provò a formulare una protesta e si scoprì a guardare la mora
preoccupato, il viso di lei coperto da un velo tormentato.
« … Che succede? »
Zakuro scosse ancora la testa.
Lo fissò dritto negli occhi ed Eyner
ebbe l'orrida sensazione che i suoi fossero troppo lucidi perfino per la
polvere che ancora volteggiava in aria:
« Zakuro…? »
« No. »
Non voleva parlarne, non subito;
non lì.
Si diede della stupida, eppure non
riuscì ad evitare di provare qualcosa di vago e paralizzante che identificò
come vergogna e un sottile, sgradevole gusto amaro, forse senso di colpa. Se
pensava in modo razionale sapeva benissimo che non avrebbe potuto in alcun modo
contrastare Toyu da sola, che si era ribellata con ogni mezzo che aveva avuto,
ma la cosa non la faceva stare meglio né alleviava alcunché; e questo non fece
che montarle una cupa furia nel profondo.
Sentì la pelle sotto la divisa
bruciare dove Toyu l'aveva artigliata. Quando fossero tornati indietro si
sarebbero visti ancora i graffi? Di sicuro i lividi delle sue strette avrebbero
avuto il tempo di maturare e definirsi, mostrandosi rossastri e scuri sulla sua
pelle chiara.
Si detestò per quei pensieri
stupidi che continuarono a vibrarle in fondo al cervello, non sapevano ancora
neppure se sarebbero tornati.
Anche così, il distacco e il
raziocinio non vollero esserle d'aiuto e non riuscì a calmarsi oltre
l'apparenza.
« Fallo e basta. Per favore. »
Il suo tono piatto non diede concesse
altri dettagli ed Eyner, scrutandola ancora attento, si rassegnò solo ad un
sospiro e le prese la gota nel palmo, tirandola piano a sé. Forse non avrebbe
mai avuto ulteriori delucidazioni, ma Zakuro gli apparve smarrita e amareggiata
come nelle caverne di Belia, e la sola cosa che pensò valesse la pena fare fu
farle capre che lui era lì, come quel giorno.
La baciò finché non la sentì
mandare un leggere sospiro e rilassare i muscoli contratti del volto, quindi la
vide accennargli un'espressione più quieta e assestarsi ancora Purin sulle
spalle:
« Dai, cerchiamo di raggiungere
gli altri. »
« Sei sicura? Possiamo prendere
fiato ancora un momento. »
Lei lo studiò e fu tentata di
ridacchiare, fu evidente che Eyner non fosse per nulla convinto di quanto aveva
detto – in fondo era un militare, era stato addestrato a valutare quali opzioni
sul campo fossero valide e restare fermi, in una situazione simile, di certo
non lo era – però capì che sarebbe stato disposto a rischiare un attimo in più,
se lei lo avesse chiesto.
« No. »
Prese un lungo respiro e per un
secondo il suo sguardo guizzò sul corpo bruciato di Toyu; si conficcò con
discrezione le unghie nei palmi voltando la testa disgustata e annuì con più
energia:
« Non voglio rimanere qui un
secondo di più. »
***
Per lunghissimi istanti la sua
testa fu invasa da percezioni assolute, onde devastanti contro i suoi sensi che
la resero incapace di riconoscere altro.
La luce bianca e accecante, che
si espanse in un battito di ciglia occupando ogni angolo del corridoio. Il
frastuono delle pareti che gemettero alla spinta contro di esse e contro le
spaccature che ormai ne minavano la struttura, piangendo calcinacci e pezzi di
mattone; sopra il loro lamento il grido di Lindèvi, secco, atroce, una
pugnalata nei timpani che ebbe un picco proprio nell'istante in cui Minto,
nelle sagome appena distinguibili nel bagliore, vide Kisshu raggiungere il suo
obbiettivo.
Di colpo le grida della bionda si
erano abbassate al punto da venire coperte dal flebile scalpiccio dei calcinacci.
Un urlo di Retasu.
La mewbird che ebbe l'impressione
di gridare a sua volta.
Poi, silenzio assoluto. Buio.
Minto cercò di alzarsi, la testa
che girava per l'esplosione, e si rese conto di essere bloccata in un anfratto
tra le macerie, un angusto angolo di detriti invalicabili alle sue spalle e un
percorso appena distinguibile di fronte a sé che si apriva in una spaccatura
della parete originale dell'edificio, dentro un corridoio limitrofo.
Ed era da sola.
La morettina si alzò a fatica, il
basso soffitto che la costrinse a muoversi per qualche metro quasi accucciata e
chiamò a gran voce gli altri, i nervi tanto a fior di pelle da fare vibrare la
voce in urletti striduli ogni volta che metteva un piede in fallo su un
sassetto poco stabile; nessuno rispose e la paura iniziò a scivolarle nelle
vene come un veleno, finché raggiungendo il punto più largo della cavità, dove
questa aveva squarciato il lato del corridoio, non percepì un lamento sottile.
Il gelo le serrò la gola.
Raggiunse un'apertura laterale alta
poco meno di lei, ma larga a stento un palmo, un secondo di sollievo quando
avvicinandosi sentì pronunciare il proprio nome.
« Minto? »
« Kisshu. »
Lei cercò di far passare quanto
più potè il viso nella fessura riuscendo solo a sfregiarsi le guance e dovendo
tornare indietro prima di lasciare la testa tra le due pareti; sbirciò il verde
dallo spiraglio, seduto proprio accanto ad esso e che sospirò pesantemente
quando riuscì ad intravederla:
« Erano cinque minuti che mi
rispondeva solo l'eco…! »
« Sorvoliamo. – tagliò corto lei
con un inspiegabile sospiro divertito e poi protestò – Ma cosa cavolo ti è
saltato in mente?! »
« Che vuoi dire? »
« Saltare addosso a Lindèvi a
quella maniera! – precisò sconvolta per la semplicità della domanda – Come
andare a tirare la coda ai coccodrilli! »
« Cosa volevi, continuare a
giocare a "tritacarne vs
bistecche"? »
Ribattè sarcastico e s'interruppe
con un sibilo. Minto si protese di nuovo contro la fenditura:
« Che c'è? »
« Niente, niente, credo solo che
qualcosa mi sia caduto in testa… Qui c'è un bernoccolo da concorso. »
« Tranquillo, tanto non c'è
pericolo che quella tua testa di granito si sia rotta. »
« Ah. Ah. Ah. »
Minto rise di nuovo nervosa, più
per stemperare la tensione che perché trovasse un che di divertente nella cosa.
Con la coda dell'occhio notò un'ombra a terra nella stanza, poco lontano da
Kisshu, ma dovette muoversi un paio di minuti per trovare la giusta angolazione
dal varco che le permettesse di capire cosa fosse.
Trattenne un momento il fiato e vide
Lindèvi, orrendamente riversa a terra con la faccia all'insù e la bocca storta
nell'ultimo urlo che aveva emesso, il colletto dei vestiti bianchi inzuppato di
rosso per la gola squarciata.
La mewbird strinse s'istinto gli
occhi prima di prendere un lungo respiro calmando nervi e conati, non potendo
non invidiare – o forse, temere – l'assoluta noncuranza del verde per la scena;
era impossibile che Kisshu non avesse notato la presenza del corpo della
bionda, ma questo parve riscuotere da lui la stessa attenzione di un pezzo di
intonaco.
« A parte quello… Sei intero,
vero? »
« Non ti fidi proprio di me, eh?
»
Scherzò il verde e lei rispose
con uno sbuffo, allungando le mani nella spaccatura e raggiungendo a fatica la
manica della sua maglia. Kisshu addolcì il sorrisetto sprezzante:
« La pesciolina e la palla di
pelo? »
« … Speravo fossero con te. »
Mormorò la mora preoccupata e
Kisshu soffiò tra i denti:
« Cazzo…! »
« Dobbiamo cercarli subito. »
« Passerotto, ho grande stima del
tuo corpicino, ma dubito che quel bel culetto o qualcosa di più grande della
tua mano possa passare da lì. – fece sarcastico scrutando la spaccatura accanto
a sé – Qui non ci sono altri passaggi di sorta… E io non so ancora rendermi
bidimensionale. »
Minto riflettè sulla cosa e aggrottò
la fronte intuendo le successive azioni che Kisshu voleva suggerirle:
« Non se ne parla. Non mi muovo
da sola. »
« Non abbiamo altra scelta. –
insisté lui più fermo – Senti tu hai modo di spostarti? »
« Io non ti lascio li dietro
con…! Quella! »
« Dubito che farà lo zombie. »
« Questo non…! »
« Cornacchietta dammi retta per
una volta. – sospirò secco – Fare Romeo e Giulietta da qui non sarà di aiuto.
Cerchiamo di muovere il culo e scovare un buco da cui uscire, magari trovare
gli altri. »
Minto strinse i pugni contro la
parete, seccata che avesse ragione e ancor di più di stare protestando come una
bambina di fronte all'evidenza dei fatti. Lo vide muoversi e affacciarsi quando
più possibile nell'apertura, strizzandole l'occhio:
« In tutto questo non ho ancora
avuto un ringraziamento o un premio per l'ottimo lavoro svolto. »
Lei mandò un verso esasperato e
rise, una risata angosciata per non seppe che ragione e che le tremò in gola
quando, a fatica, si raggiunsero per baciarsi; le sfuggì un vero e proprio singhiozzo
quando Kisshu si allontanò, una paura indistinta all'idea di affrontare
qualsiasi cosa ci fosse nel buio da sola e lasciar fare altrettanto anche a
lui, che invece si limitò a sorriderle furbo. Prese un gran respiro calmandosi e
lo fissò severa:
« Giuro che se fai qualche
stupidaggine ti ucciderò con le mie mani. »
« Certe volte sai essere davvero
noiosa passerotto. – fece divertito – Anche se resti fantastica. »
Lei roteò gli occhi e scosse la
testa.
« Sempre e solo stupidaggini da
quella bocca. »
Il verde ignorò la cosa
scrollando le spalle:
« Sarà per questo che ti amo. »
Ci fu silenzio. Lui evitò
quantomeno di ridere, anche se la tentazione fu fortissima nel vedere la faccia
attonita di Minto, che processò la sua frase arrossendo inequivocabile e
squadrandolo allibita:
« … Ti pare il momento?! »
« Quale momento migliore? »
« Sei davvero il peggiore degli idioti! – gli sibilò
senza fiato alzandosi in piedi e poi riaccucciandosi solo per poterlo vedere
ancora in faccia – Sappi che ne riparleremo. »
« Vorrei ben vedere. »
Replicò con un ghignetto allusivo
e la guardò arrossire un altro po', prima di rivolgergli un mezzo sorriso e
decidersi finalmente ad andare.
Kisshu rimase fermo finché non fu
sicuro che Minto non fosse più a portata di orecchio, quindi si abbandonò di
schiena contro la parete e si strinse il fianco sinistro soffiando a labbra
strette; per fortuna era rimasto troppo vicino all'apertura perché la mora
potesse vedere quel lato di lui.
Scostò lentamente la mano che
avvertì bagnarsi di liquido caldo e sbuffando forte cercò di abbassare la testa
senza piegarsi su se stesso, imprecando alla vista dei cinque grossi tagli che
Lindèvi era riuscita ad incidergli addosso: cinque spacchi nella carne, dalle
reni in avanti fin quasi all'ombelico, e che in quel momento stavano
sanguinando ancora troppo copiosi per ignorarli.
Il verde battè la testa contro il
muro scrutando la piccola sacca d'aria in cui il colpo della bionda lo aveva
rinchiuso, ammirando la totale assenza di aperture, varchi o passaggi.
Nessuna via di fuga.
« … Merda. »
***
« Lasa-san stai bene? »
La donna non rispose subito
sorreggendosi un poco al bordo del tavolo, l'altra mano che si sfiorò la pancia
ormai rotonda. Aveva creduto fosse stato il piccolino a fare un movimento più
brusco e sentito del solito – il primo, sapeva, di una lunga serie da lì al
giorno stabilito per il termine – ma era stato diverso da un calcetto o da uno
stiracchiarsi del fagottino in arrivo.
Era stato quasi un brivido che le
aveva contratto tutto il corpo dalla gola all'addome per una frazione di
secondo.
La piccola Sury, seduta accanto a
lei, smise di disegnare e la guardò preoccupata allungando una manina sulla sua
pancia:
« Hai male? »
Lasa la studiò un secondo e poi
le sorrise confortante, posando la mano sopra la sua:
« No, stai tranquilla cara. Tutto
a posto. Solo inizia a muoversi un pochino e, sai, loro non si preoccupano
ancora di cosa colpiscano coi loro piedini. »
Sury sorrise rasserenata, fece
una carezza veloce alla pancia e si avvicinò fin quasi a poggiarci contro la
bocca:
« Stai tranquillo, i nostri
fratelloni torneranno prestissimo. »
Lasa si lasciò sfuggire un
sospiro divertito, annuendo partecipe al sorrisone che la bambina le rivolse, e
lisciandole i capelli scuri la lasciò tornare ai suoi disegni mentre con dita nervose
si sfiorò ancora il ventre.
***
Fu come avere un punteruolo
sbattuto ripetutamente contro la tempia: Pai impiegò tutto il suo autocontrollo
per non prendere ad imprecare sottovoce dalla rabbia e, magari, fomentare il
martellio. Una parte di sé avrebbe perfino afferrato la coda di Ichigo per
strapparle quel maledetto campanellino, ogni tintinnio era un'accecante fitta
al cervello, ma non gli sembrò il momento adatto per intavolare l'ennesima
sterile discussione con la mewneko; anche perché la rossa non aveva molte
scelte in quanto abbigliamento, e almeno parve cercare di far meno rumore
possibile solo per non acuire il silenzio tra un trillo e l'altro.
In verità Ichigo stava cercando
perfino di non respirare, il vago terrore che potesse spuntare qualcuno da un
momento all'altro e l'impressione che il frammento dentro di lei le
formicolasse nel petto, un avvertimento, o piuttosto un bersaglio invisibile
piantato contro il suo cuore.
Arrivò addirittura a cercare ombre
opalescenti tra gli sprazzi di luce, sperando di intravedere ancora una volta
Tayou o Luz che la rassicurassero, ma non vide altro che corridoi vuoti.
« Pai? »
« Huh? »
Nel silenzio Taruto strinse le
labbra un momento e le socchiuse di nuovo per parlare, mantenendo il silenzio
generale. Scostò con discrezione la coda dell'occhio su Ichigo, come per
accertarsi che non potesse sentirlo, quindi deglutendo piano e abbassando
ancora la voce mormorò:
« La senpai starà bene vero? E
anche… »
S'interruppe nuovamente gettando
una scorsa discreta alla mewneko dietro di sé, controllando ancora che non
avesse ascoltato. Il moro non diede adito ad avere ascoltato il ragazzino,
limitandosi a rallentare il passo un istante e poi a riprendere l'andatura.
« Inetaki non sarà certo un
problema. »
Fece solo dopo qualche momento,
laconico. Taruto si rese conto benissimo che aveva eluso la seconda parte della
domanda, ma in fondo nemmeno lui era sicuro di voler ascoltare le razionali
supposizioni del fratello sulla sorte del resto del gruppo.
Nel suo angolino alle loro spalle
Ichigo, fingendo di non aver sentito, abbassò appena la testa e si morse il
labbro inferiore.
MoiMoi. Ancora non riusciva a
credere di essersi lasciata convincere a lasciarlo da solo: sapeva bene che lui
fosse molto più forte di Lenatheri e che avesse motivazioni sufficienti a
vincere contro chiunque, ma la rossa continuava a sentirsi in colpa.
Per non parlare di…
«
Starà bene vero? E anche… »
Gli
altri, ecco come
voleva continuare Taruto. Lo aveva capito lei, figurarsi Pai. Eppure anche lei
ringraziò che, qualsiasi fosse il suo pensiero, il moro se lo fosse tenuto per
sé.
Dov'erano finiti tutti? I crolli
avevano ferito qualcuno? O erano entrati in contatto con gli Ancestrali?
Minto… Purin, Kisshu, Zakuro, Eyner,
Retasu…
Il pensiero della verde per un
secondo le fece sollevare di nuovo lo sguardo su Pai e la mewneko si sentì
ingiusta: non era la sola preoccupata, né la sola che aveva qualcuno di
terribilmente importante lontano da sé.
La mano guantata della rossa si
artigliò al pelo dello scollo a cuore sul corpetto rosa.
Ryou.
L'ultima immagine che aveva del
biondo era un indistinto profilo catturato con lo sguardo in mezzo al corridoio
che collassava, prima che il pavimento la inghiottisse.
Se solo… Se fosse stata in grado
come lui di trasformarsi in gattina a comando, forse sarebbe riuscita ad avere
più movimento e… Se fosse saltata, se avesse… Se fosse scattata un momento
prima…
Un amaro senso di colpa tornò a
pruderle la gola, stava ragionando solo attorno al biondo tralasciando gli
altri, però non riuscì a fare a meno di pensarci. Avrebbe dato qualsiasi cosa
per averlo accanto, per essere certa stesse bene.
La mewneko serrò ancor di più le
dita sul proprio abito. Quel posto le sembrò inghiottire nell'oscurità il tempo
e i ricordi, oltre che la luce e i suoni.
Ryou…
Tutta quell'estate; i litigi, il
non detto. La festa in giardino. La confessione a Lirophe. La settimana prima
della Celebrazione, la battaglia della Prima Luna, i giorni di attesa. La sera
precedente, sulla navetta… Parve tutto appartenere a secoli prima, un altro
universo, probabilmente ad un'altra vita.
« Quando sarà tutto finito sarà
quella, la tua vita. Non puoi lasciare andare tutto solo perché adesso c'è
un'inaudita confusione.
«
Tutto tornerà come dovrebbe essere, e tu avrai la tua vita. Una comune vita di
una persona normale. »
«
Shirogane, mi spuntano delle orecchie da gatto e una coda. »
« Una vita normale
con risparmio di accessori sul cosplay. »
Ichigo si chiuse l'altra mano
sulla bocca accorgendosi di stare ridacchiando; aveva dimenticato quella
conversazione con il biondo.
Una comune vita di una persona
normale.
A pensarci in quel momento, che
fosse normale o incasinata le sembrò il bisogno meno importante.
Ciò
che conta è ci sia tu con me.
Sovrappensiero non si accorse del
braccio che Pai tese di lato e rischiò di finirci contro, indietreggiando
confusa e scrutando attorno finché il cuore le si ghiacciò in petto capendo che
qualcuno stava camminando nella loro direzione.
Qualcuno che non avrebbe voluto
incontrare.
Prima che lei o uno dei ragazzi
riuscisse a reagire un'onda di energia bianca squarciò il pavimento a metà
correndo nella loro direzione. I tre si scostarono all'ultimo secondo mentre il
colpo proseguì schiantandosi da qualche parte nell'oscurità ed estrassero le
armi, pronti ad attaccare.
« Che seccatura. Per quale
assurda ragione vi siete divisi? »
Pai trattenne un'imprecazione,
tra tutti i guai che potevano arrivare Arashi era il meno sperato; Taruto
invece, nel vedere il biondo con la sua enorme scure al fianco, mostrò i canini
ferini stringendo la presa sui suoi pugnali:
« Tu, brutto stronzo…! »
Pai mosse appena il suo ventaglio
per fermarlo dal saltargli al collo e sbirciò Ichigo dall'altra parte del
corridoio.
Se si fosse avvicinato si sarebbe
accorto del frammento, così aveva detto Ao No Kishi.
C'era da sperare che, almeno su
quel punto, si sbagliasse.
« Vediamo di risolvere la cosa in
fretta. »
Sbuffò Arashi e Taruto schioccò
la lingua velenoso:
« Sì, diamoci una mossa,
bastardo! – soffiò minaccioso – È anche colpa tua quello che è successo al
senpai, non sperare ti lasci andare così! »
« Se vuoi provare a vendicarti
sei liberissimo di farlo – replicò incolore il biondo imbracciando la scure con
entrambe le mani – ma non pensare che chicchessia possa affrontare facilmente
qualcuno della Stirpe Pura. Specie un ragazzino uno come te. »
Concluse con un sorriso malefico.
Il brunetto fumante di rabbia si tirò dritto pronto a saltargli addosso,
incurante dell'energia che iniziò a sprigionare l'Ancestrale e che gli avvolse
il corpo in un manto iridescente, ma rimase immobile quando come Arashi e Pai
si accorse di un'altra luce poco distante da sé. Gli si arrestò il sangue nelle
vene.
Ichigo per poco non perse la
presa sulla sua campanella mentre vide il frammento nascosto nel suo petto
reagire, probabilmente, all'energia di Arashi e prendere a splendere come un
raggio di sole.
Nessuno si mosse, il biondo che
abbassò l'arma corrucciandosi dubbioso.
Poi, ignorando gli altri due, si
lanciò contro la rossa.
Ichigo lanciò un colpo e scartò
in avanti puntando a terra per schivare il fendente circolare della scure,
sgusciando sotto Arashi e allontanandosi tentando di nuovo di colpirlo; il Ribbon Strawberry Surprise arrestò
l'Ancestrale solo una manciata di secondi e poi lui le fu di nuovo addosso, gli
occhi color ghiaccio decisi e l'arma pronta a tranciarla in due.
« Non so cosa significhi –
sentenziò gelido – Ma qualsiasi frammento del Dono degli Avi appartiene al mio
signore. »
« Fuu Rai Sen! »
Ichigo soffocò uno strillo quando
una scarica di fulmini sfrigolò tra lei e il biondo, ritraendo pigolando un
piede prima che un pugnale di Taruto le trapassasse lo stivale.
« Vai! »
La rossa si tirò in piedi,
confusa nel vedere i due frapporsi fra lei e Arashi e spingerlo con tutte le
forze più lontano possibile, finché non vide Pai girarsi nella sua direzione e
urlarle arrabbiato:
« Vattene! Adesso! »
La mewneko ancora non si mosse,
comprendendo, ma incapace di scappare.
Certo, se Arashi l'avesse
agguantata, ora che aveva scovato il frammento dentro di lei, l'avrebbe uccisa
per prenderlo vanificando il minuscolo margine di azione che avevano tutti loro
contro Deep Blue.
Ma scappare… Lei non…
Arashi sbuffò iroso e imbracciato
il manico della scure spinse con entrambe le braccia per allontanare gli
avversari, lanciandosi ancora contro Ichigo e deviando all'ultimo momento per
evitare un pugnale di Taruto diretto al suo cranio.
« Ichigo, scappa! »
L'ordine del brunetto fu
soffocato da un colpo con l'impugnatura della scure dritto in faccia e
d'istinto la rossa cercò di muoversi in aiuto, venendo spinta indietro in malo
modo da Pai che centrò Arashi con una pioggia di schegge gelate:
« Vattene, stupida! »
Lei restò ancora ferma con l'arma
a mezz'asta, scuotendo appena la testa mentre vide il moro e Taruto cercare di
sopraffare senza successo l'Ancestrale, sempre più seccato e feroce nel
colpirli.
Avevano ragione, ma lei non
voleva… Non poteva…
Pai imprecò sottovoce e si
scambiò un'occhiata rapida con Taruto.
Prima che Ichigo muovesse un
passo i due jeweliriani agguantarono Arashi per le braccia e scomparvero in uno
schiocco di teletrasporto, lasciando la ragazza sola.
***
« Ecco, ci siamo… Da questa
parte… »
Con il suo solito sorriso Retasu
porse la mano a Ryou per aiutarlo a scendere lungo lo scosceso ammasso di
detriti su cui si erano arenarti; lui alzò scettico un sopracciglio, la
mewfocena doveva ringraziare il grande affetto che provava nei suoi confronti e
la sua incapacità di risponderle bruscamente quando gli sorrideva con tanta
gentilezza, però doveva ammettere che la sua premura in quel frangente lo fece
sentire un po' inutile. Non che lo fosse poco, malconcio com'era, con la
schiena ridotta a brandelli e la capacità di movimento di uno zoppo.
Si lasciò guidare dalla ragazza
in fondo alla discesa, l'orgoglio che guizzò offeso nel constatare che
l'appoggio di Retasu fu fondamentale per toccare la meta senza piegarsi sulle
ginocchia, e i due raggiunsero finalmente un corridoio tale in aspetto e dimensioni.
Non c'erano zone crollate oltre a quella da cui erano arrivati, niente macerie
o pareti distrutte.
E, purtroppo, nessuna traccia
degli altri.
« … Ci conviene proseguire. –
disse solo Ryou – Risalire sarebbe troppo faticoso, e sappiamo che è un vicolo
cieco. »
Retasu, il volto teso mentre
strinse le labbra, si sforzò di annuire con energia. Provò ad offrire ancora il
suo appoggio al biondo per camminare, ma lui prendendo un gran respiro si avviò
da solo a passo claudicante e alla verde non restò che seguirlo.
Non si rivolsero altre parole e perciò il
rumore del teletrasporto rimbombò tanto nel passaggio vuoto quanto nelle loro
orecchie.
Retasu imbracciò le nacchere con
tanta forza da sentirsi formicolare le dita, ma ugualmente rischiò di farsele cadere
dalle mani quando vide chi fosse spuntato alle loro spalle.
« Retasu nee-san! »
« Taruto-san…! »
Il nome del brunetto le uscì
dalle labbra in un rantolo; mosse un passetto per andargli incontro, poi
focalizzò alle sue spalle e, sgranando gli occhi, cambiò bruscamente direzione
sorpassando il ragazzino e corse con passo scomposto incontro a Pai. Gli cinse
il torace in un balzo, senza badare che lui le lasciasse spazio e focalizzando
solo dopo che il moro l'aveva aspettata a braccia aperte, stritolandola forte a
sua volta seppur con fare più composto:
« … Stai bene? »
Lei si limitò ad accennare in
assenso, il viso premuto contro la maglia di lui mentre le bisbigliò contro la
tempia.
« Siete soli? – domandò Ryou
frustrato guardandoli – Non c'era nessun altro con voi? »
« C'era Ichigo – rispose spiccio
Taruto – però abbiam- »
S'interruppe di colpo
scambiandosi un'occhiata con Pai, che portandosi protettivo Retasu dietro la
schiena iniziò a scrutare con il fratello nell'oscurità:
« Dove diavolo è finito? »
« Chi? – chiese ancora brusco
Ryou – E dov'è Ichi…?! »
Stavolta fu il biondo a bloccarsi
a metà frase, scartando di lato assieme agli altri l'istante prima che una lama
d'energia lo riducesse in cenere. L'americano atterrò dal suo balzo a pochi
metri di distanza e dovette mordersi la lingua perché non lo sentissero
lamentarsi: appena i suoi piedi ebbero ritoccato terra, una scarica di dolore
gli risalì lungo le ferite sulla schiena facendogli tremare le ginocchia e, per
poco, non lo aveva fatto accasciare a terra come un sacco vuoto. Prese alcuni
lunghi respiri rasposi, tutta la zona sotto alle scapole che bruciò come lava
al minimo refolo d'aria annebbiandogli i sensi, e alla vista di Arashi imprecò
sottovoce.
Qui
rischio di rimanerci.
« Voialtri siete… Davvero solo un
gigantesco fastidio. – sibilò l'Ancestrale squadrando seccato Taruto e Pai –
Come se il vostro gesto fosse servito. Rintracciare la gatta mi ruberà qualche
momento, avete allungato la sua vita solo di pochi minuti. »
Retasu e Ryou sbiancarono e
sbirciarono con la coda dell'occhio gli altri, increduli, e Pai annuì grave.
« Però forse dovrei ringraziarvi.
Avete velocizzato i miei compiti riunendovi. »
Taruto replicò grugnendo
un'imprecazione indefinibile. Ryou si scoprì a ringhiare sottovoce, consapevole
che avessero tutti avuto lo stesso pensiero: qualsiasi fossero gli ordini
ricevuti da Arashi, dovevano fermarlo lì, in quel momento.
Se avesse raggiunto Ichigo
avrebbero perso tutto.
L'americano strinse il bordo dei
jeans per farsi forza e mettersi più dritto possibile in barba alle fitte
lancinanti delle ferite.
« Vi concedo di arrendervi. –
disse ancora Arashi con un assurdo sorrido divertito – In cambio, farò in modo
di darvi una morte indolore. »
Non si stupì delle occhiate
taglienti che ricevette da Retasu e dai due jeweliriani; un poco, invece, del
ghigno di Ryou che a dispetto del volto pallido gli sorrise malevolo e con
grande energia.
Doveva essere stata l'influenza
di Kisshu. Non trovava altra spiegazione al perché della propria risposta, o al
perché gli venisse da ridere alla consapevolezza di stare abbracciando il
destino come un bombarolo suicida.
«
Kiss my ass, son of a bitch. »
***
Ichigo corse di qua e di là,
fermandosi e tornando sui suoi passi senza decidersi, in preda al panico.
Arashi sapeva del frammento. Gli
Ancestrali, Deep Blue avrebbero saputo…!
E Pai e Taruto erano…! Con
Arashi…!
Cosa
faccio?! Cosa devo fare?!
Era nel panico. Completamente
sola si muoveva incapace di perdonarsi oltre il rimanere immobile, ma
nell'ansia che ogni suo singolo passo avrebbe potuto condurre tutti loro alla
sconfitta.
« Cosa faccio…?! »
Prosegui, Ichigo.
La rossa si bloccò in mezzo ad
una falcata e drizzò le orecchie, cercando il punto d'origine del flebile
monito che aveva udito e trovando solo vuoto.
« … Tayou? »
Sì.
« Dove sei? »
Qui.
Ichigo replicò grugnendo
esasperata e potè giurare di sentirlo ridere piano.
Non ho più forze per assumere
una forma visibile. Ma sono qui con te.
« Che vorrebbe dire
"prosegui"? – sbottò nervosa – Sono rimasta da sola! Non posso
affrontare Arashi e gli altri da sola, e se li incrociassi finirei per
servirgli il frammento su un piatto d'argento! »
Non temere. Gli Ancestrali ora non devono darti pensiero.
« Cos…? »
Tu ora devi raggiungere Deep Blue.
« Mi stai prendendo in giro?! –
eruppe esasperata – Mi hai manipolata, facendomi abbandonare un amico, mi hai
messa in guardia di proteggermi perché Deep Blue non ottenesse questo
stramaledetto pezzo di cristallo… E ora devo
portarglielo?! »
Ascoltalo, Ichigo.
L'invettiva della rossa si spense
in un refolo nel sentire la voce a stento udibile e così familiare:
« Luz… »
La mewneko cercò ancora segni,
baluginii della presenza della bionda, ma vide solo buio; eppure seppe in
qualche modo che lei era lì, ne percepì la presenza rassicurante al fianco
proprio come se la ragazza le stesse sfiorando confortante la spalla.
Ascolta. È
vero, ti abbiamo detto di non metterti in pericolo, di tenere il frammento
lontano da Lui. Ma adesso non devi più temere, anzi, ora puoi usarlo.
« Usarlo? – Ichigo scosse la
testa confusa – Ma io non… Non è un frammento che posso toccare, e anche se lo
fosse non ho con me il Mew Aqua Road
per attivarlo. »
Le parve che la ragazza sorridere
con dolcezza e si domandò se non stesse impazzendo, a furia di sentire voci dal
niente e supporre con sicurezza cose che non poteva vedere.
Arashi e gli
altri non possono più farti del male.
« Ma- »
Non temere.
La precedette e stavolta Ichigo
potè giurare che qualcosa simile ad un soffio d'aria impalpabile le avesse scostato
con affetto un ciuffo dall'orecchio.
Abbi fede nei
tuoi amici.
La rossa scosse la coda felina,
quella invece fu sicura fosse una frase detta solo per tenerla tranquilla. Però
del resto Luz le stava dicendo solo di fare quel che aveva sempre fatto, e in
fondo il passato non le dava validi motivi per cambiare atteggiamento.
Ichigo. Deep
Blue ha quasi terminato di assorbire il Dono che aveva con sé, ma questo
significa che il tuo frammento non potrà più unirvisi.
« A meno che Deep Blue non me lo
cavi fuori dalla cassa toracica. »
Ribattè la rossa aspra e sentì
Luz sospirare dolente.
È vero.
Ma finché non
riuscirà a sconfiggerti, il frammento sarà tuo. Tu avrai in te lo stesso potere
che emanerà lui, potrai contrastarlo.
« Lui aveva un cristallo intero!
– replicò ancora la mewneko – Io ho una scheggia. »
Una scheggia in
grado di amplificare la tua forza. Lo sai, lo hai già sperimentato.
Lei non ribattè all'affermazione
di Tayou, continuando ad essere poco convinta: sì, era vero, il MewPower veniva
incrementato dalla MewAqua, lo avevano provato più volte nella lotta di tre
anni prima; lei però ricordava anche quanto fosse devastante la potenza di Deep
Blue e con quanta fatica gli avesse tenuto testa senza riuscire a contrastarlo,
vincendo solo perché Masaya aveva trovato la forza di ribellarsi uccidendo il
mostro che lo aveva posseduto.
Tu puoi
batterlo.
Insisté la voce di Tayou e Ichigo
ebbe la sensazione che anche lui, ora, le si trovasse accanto.
Puoi vincere.
Devi.
La frase non suonò troppo
autoritaria come le parole lasciarono intendere, ma la rossa sconfortata pensò
che aveva davvero ragione.
Doveva vincere.
Non c'erano altre alternative.
Noi saremo con
te per tutto il tempo, Ichigo.
La confortò ancora Luz e la rossa
si lasciò sfuggire un sorriso; avrebbe tanto voluto poter vedere anche il viso
della ragazza, oltre a sentire la sua voce, era certa che avrebbe ottenuto
molta più forza.
Ti guideremo
per la strada giusta.
Riprese Tayou. Ichigo si domandò
in che modo e, prima che potesse chiedere, vide un bagliore minuscolo
illuminare a giorno uno dei corridoi ad una decina di metri da sé, al bivio
successivo; la luce durò un istante, poi si riaccese e si rispense pigramente
con la stessa velocità. La sensazione fu di un minuscolo faro invisibile, che
però la stava per condurre dritta sugli scogli e non su una spiaggia o in un
porto sicuro.
Cercò di non pensare ad una scena
spaventosamente simile, con lei a vagare per corridoi deserti e del suo
incontro alla fine del sentiero con l'essere dagli occhi di ghiaccio che le
aveva strappato il ragazzo che amava.
Quella volta non era finita per
nulla bene.
Hai paura?
La domanda di Luz la sorprese, si
sarebbe aspettata un altro incoraggiamento e non una cosa simile.
« … Sì. »
La bionda non aggiunse altro e
Ichigo avvertì un pizzicore lievissimo alla mano, come se le dita più delicate
del mondo gliel'avessero stretta. Drizzò le spalle con un sospiro, facendo
propria quella sensazione e traendone ogni grammo di energia positiva
possibile, quindi seguì lentamente la lucina nel buio, il campanellino sulla
sua coda che tintinnò come un'allegra e inquietante marcetta funebre.
~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~
Certo che so come far
finire i capitoli in allegria eh ^^""?
Tutti: ammazza -.-"!
Lo so è corto, mi sono
scervellata nel dubbio fino all'ultimo, ma tagliare qui era cosa buona e giusta
-w-
Tutti: opinabile come affermazione -.-***!
Poi il lettore beta ha
approvato dicendo che c'è cmq una pupagna di roba e
che secondo lui venti pagine di word sono fin troppe xD
perciò :P…
Kisshu: ah, ecco di chi è la colpa!
Tu zitto e resta a
morire nel tuo angolino!
Minto: COSA?!
Stai buona pure te, mi
ci manchi ^^""…
Ringraziamenti doverosi
non solo a tutti voi che mi seguite, qui e in pagina, ai lettori e a chi ancora
non mi ha lanciato maledizioni xD, ma anche a Hypnotic
Poison che per tutto questo tempo mi ha dato il tormento su quando
avrei aggiornato xD senza mandarmi troppo a cagare e
senza perdere le speranze ♥ a TheRosablue91,
alle irriducibilissime (vi adoro ♥ )
LittleDreamer90, mobo e Cicci12 e ovviamente a
Sissi1978. Un bacio a tutte voi ♥
Non prometto l'aggiornamento nelle due settimane perché se ritardassi il mio karma andrebbe del tutto a balengo ^^"", ma prometto di non metterci tanto di più ♥ mi impegno con tutto il corazon ♥
Mata ne ~ ♥!
Ria