Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Ria    13/11/2017    6 recensioni
La ragazza saltò giù dalla sedia e fece un cenno verso il gigantesco monitor, su cui le figure tridimensionali ruotavano e si fondevano in un unico corpo confuso. [...]
« Quindi i frammenti potrebbero essere ovunque? »
« In ogni dimensione possibile e su ogni pianeta possibile che l'Incrocio raggiunga. » ammise MoiMoi con un sospiro. Minto si premette forte le dita sulla fronte al culmine dell'irritazione:
« Perfetto! E noi dovremmo collaborare per...?! »
« Per tutto il tempo necessario, caro passerotto. »
« Richiamami ancora a quel modo, Kisshu, e sarà la collaborazione più breve della tua vita! »
[...] « Tu mi hai salvato già una volta, tre anni fa. Sono certo che ci riuscirai di nuovo, perché sei la più forte di tutti. »
« Ao No Kishi... »
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Intersection'
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Gente, onestamente, sono una caccola.

PERDONO! NON CREDEVO DI IMPIEGARCI COSÌ TANTO!

Sono imperdonabile, mi giustifico dicendovi che sto riemergendo da un periodo decisamente pesante a livello emotivo, quest'anno il lavoro del consorte si è accanito sulla mia psiche e sulla nostra vita familiare, rendendo complicato quello che è già un periodo intenso con il pupetto che cresce (santi dei tutti che sia un bambino bravissimo ♥ ) e che, in ogni caso, ha bisogno e diritto a certe attenzioni. Inoltre nemmeno la mia salute è stata un fiore, anche se poi ho scoperto che la ragione *arrossisce come una prugna* è che… Diventeranno due pupattoli >\\\

Sì va bene fate pure tutte le battutine del caso ve lo concedo xD

Un po' in anticipo sui progetti familiari che avevamo, inaspettato sicuro, ma siamo sereni lo stesso ♥  ma almeno ho capito perché ho passato tre mesi in totale inappetenza ^^"

Sia come sia, tornando a cose "serie" xP ripeto, chiedo perdono. Ora mi sto riprendendo psicologicamente (vi assicuro sono stati mesi davvero, davvero faticosi su questo piano) e ho ripreso il lavoro, anche quello in battuta di arresto, e ovviamente ora anche a scrivere. Vi ho anche fatto attendere un pochino di più, solo per essere sicura di avere il nuovo capitolo pronto/già ben avviato e non farvi penare nuovamente ♥ 

Chiedo anche scusa per essere sparita dal #martedìfangirl, mi piacerebbe riprenderlo anche se non so come e quando, ho altri progetti da dover portare a termine con più urgenza.

Ma bando alla depressione!

Passiamo alla morte xD

Tutti: CHE O_O?!?

LOL ♥  siamo tutti pronti a sangue, mazzate e devastazione?

Tutti: bentornata eh -.-""?

Il titolo viene dalla canzone Danza infernale dei Modena City Rambles, che in realtà è stata mooolto ispirativa, in particolare il ritornello *fufufuufuu* per il capitolo precedente :P ma mi piaceva un sacco l'idea del titolo per questo quindi papam!  

 

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Cap. 55 – Toward the Crossing: tenth road (part II)

                Death's voices are calling you

 

 

 

                                                                                              

L'acciottolio dei detriti che finivano schiacciati tra le suole delle scarpe e il pavimento pareva il ripetitivo cigolio irritante di un vecchio metronomo. Minto, già in ansia per l'ultima simpatica novità che aveva regalato quel posto lugubre, avvertì le ali fremere nervose; come se non fosse stata sufficiente la situazione in sé, o il fatto che non fossero riusciti a comunicare con gli altri né coi trasmettitori jeweliriani né coi ciondoli mew, ricevendo da tutti solo scariche elettriche.

« Quest'energia instabile della dimensione… Manda a puttane le frequenze. »

Aveva sentenziato Kisshu digrignando qualche parolaccia.

Della serie, collezionare sfiga a mazzi.

Minto sospirò piano e si guardò attorno come nella speranza di cogliere un cenno, un gesto, un'occhiata dal resto del gruppo che desse il via a qualsiasi dialogo per spezzare il silenzio opprimente, ma tutti parvero troppo attenti alle ombre immobili attorno a loro e la mora si rassegnò a continuare soltanto a camminare.

Ryou aveva il suo stesso colorito e la fronte corrugata, e benchè non avesse detto più una parola il suo cervello lavorava così tanto che, facendo attenzione, lo si poteva sentire. Il biondo teneva lo sguardo fisso, i pugni serrati sui fianchi, muovendo in modo impercettibile la testa di quando in quando nella speranza di sentire un rumore famigliare, una voce; il tintinnio di un campanellino.

All'improvviso il biondo si bloccò: chiuse gli occhi e trattenne il fiato, sforzando al massimo i sensi potenziati, e con un guizzo si trasformò in pantera prendendo a ringhiare basso.

« Che succede? »

« Shhht. »

Vedendo Kisshu zittirla Retasu si scambiò un'occhiata preoccupata con Minto, tacendo. Il verde tese l'orecchio, le dita che si strinsero attorno ai manici dei sai, tuttavia per qualche momento non si udì altro che silenzio.

Poi, una sorta di sibilo.

Forse un che di più simile al frinire di insetti, eppure troppo regolare per appartenere a qualcosa di vivo.

Minto e Retasu imitarono i due ragazzi e imbracciarono le loro armi vedendo Lindèvi arrivare loro incontro, lenta e incupita, proprio al centro del corridoio.

Retasu strinse gli occhi scrutandola, sicuramente si trattava dell'Ancestrale, ma aveva qualcosa di diverso; fu solo quando la bionda si trovò più alla luce che la verde capì, un leggero brivido inquieto che le pizzicò la bocca dello stomaco. L'aspetto da tredicenne di Lindèvi aveva lasciato posto a quello di una ragazza sulla ventina, il viso tirato e inespressivo su cui gli occhi celesti parevano due pietre azzurre opache, prive di qualsiasi riflesso di luce; alla mewfocena ricordò molto la forma che l'Ancestrale aveva assunto a Szistet dopo essere stata colpita da Eyner, benchè stavolta avesse mantenuto i capelli biondi e le iridi chiare dell'Atavismo.

In ogni caso qualcosa di ben più profondo della forma esteriore era mutato, in Lindèvi, e pur non avendone prova Retasu seppe che fosse la verità, una verità che fece tremare il suo istinto e la portò a serrare ancor più forte le dita sulle proprie nacchere.

« Deep Blue-sama mi ha accordato un po' di benevolenza. »

Commentò sovrappensiero Lindèvi come intuendo il rimuginare della verde, la testa piegata da un lato, e il suo sguardo tagliente e vacuo passò sopra a Kisshu e Ryou che, in tutta risposta, mostrò minaccioso le zanne bianche.

Il sibilo si fece chiaramente udibile e costante. Retasu ebbe l'impressione di vedere dei piccolissimi lampi di luce nel corridoio, ma pensò si trattasse del buio del posto che aveva affaticato i suoi occhi.

« Perché? – soffiò Kisshu velenoso – Ti ha permesso finalmente di abbandonare la pubertà? »

Il volto di Lindèvi si piegò in una smorfia furiosa:

« No – replicò lentamente soffocando l'odio nella voce – è colpa vostra… Di quella schifosa palla di pelo, del tuo amico e di quella puttana del Consiglio. »

Con un guizzo deciso, impensabile per come stava ciondolando mollemente sulle ginocchia, la bionda battè un piede a terra sfogando la rabbia e il sibilo per un secondo si fece più forte.

« Ho dovuto… Piegarmi, a questa forma – latrò a denti stretti – pur di non tornare… A prima… »

Il sibilo ebbe un picco e si udirono degli indistinti colpi secchi, come pietra che si spacca per il calore. Minto nell'impulso di lottare fece un passo verso Lindèvi minacciandola con l'arco, ma quella non parve nemmeno vederla e continuò ad avvicinarsi. La mewbird si concentrò così tanto nel mirare alla ragazza che non si accorse di Kisshu per il polso finché lui non l'afferrò e la trascinò indietro: nello stesso momento una fredda e acuta sensazione di dolore vibrò lungo la schiena della mora dalla cima delle penne posteriori, e lei trattenne un sussulto vedendo con la coda dell'occhio la punta delle piume più lunghe venire tranciata di netto.

Fecero tutti un rapido passo indietro, cosa che non scombussolò minimamente Lindèvi né la invitò ad avere altra reazione che proseguire ad avanzare piano nella loro direzione, la testa quasi abbandonata su una spalla e le braccia lungo i fianchi.

Retasu trattenne il respiro capendo: attorno alla bionda i fili metallici del suo guanto sinistro parvero aver preso vita, sibilando senza posa attorno alla loro padrona tracciando delle orbite tondeggianti, sovrapponendosi gli uni agli altri e allargando il loro raggio di movimento ad ogni reazione emotiva di Lindèvi, tranciando pavimento e pareti come coltelli caldi nel burro. La verde indietreggiò ancora, confusa, non era possibile per la bionda creare una gabbia del genere con la propria arma, non senza quantomeno muovere le dita che invece la ragazza stava oscillando inermi; poi la mewfocena avvertì un pizzicore freddo incresparle la pelle delle braccia, una sensazione non nuova, ma che impiegò qualche istante a ricordare.

Era la stessa energia che aveva sprigionato tanto tempo prima Deep Blue durante l'ultima battaglia, la stessa con cui aveva generato le colonne di luce che avevano spazzato via Tokyo e quasi ucciso lei e le altre; la stessa che Lindèvi aveva emesso a Szistet e Zizi aveva rilasciato nella dimensione nella torre.

E la bionda e i suoi fili ne erano impregnati.

Lindèvi proseguì minacciosa verso di loro, la camminata molle e il moncherino della mano destra che oscillò grottesco nella penombra, e Retasu strozzò il desiderio di pigolare spaventata.

Erano in trappola.

Arrivare a combattere corpo a corpo con l'Ancestrale sarebbe stato quasi impossibile con la barriera metallica dei suoi fili.
Dietro di loro, un muro di detriti alto fino al soffitto.

Avrebbero potuto provare a teletrasportarsi, ma per poi finire in quale luogo? L'energia distorta di quel luogo li avrebbe scagliati chissà dove, forse anche diretti nel raggio d'azione di quei fili d'acciaio. O nelle braccia di Deep Blue in persona.

La sola opzione che sembrò avere un minimo di valida era anche quella più rischiosa – un cliché visto l'ultimo periodo. Tentare di sfondare lo scudo nemico senza avvicinarsi troppo da finirci contro e abbastanza velocemente da non permettere un contrattacco efficace.

Retasu si scambiò un'occhiata fugace con gli altri e sollevò le sue nacchere, peggio che tentare non si sarebbe potuto.

« Ribbon Lettuce Rush! »

I getti d'acqua schizzarono in tutte le direzioni finendo recisi di netto come carta contro le fibre d'acciaio ed esplodendo per tutto il corridoio. Al contatto dei colpi con i suoi fili Lindèvi dapprima si bloccò, trattenendo il fiato, quindi proruppe in un grido belluino mentre i cavi metallici si tesero e gonfiarono all'infuori come esplodendo, tranciando qualsiasi cosa sul loro cammino.

 

 

***

 

 

La frusta di Zakuro fendette il pavimento a ripetizione, sempre più veloce, affiancando le vampate del jitte di Eyner che tallonarono Toyu senza tregua; ad ogni colpo andato a vuoto la mora imprecò tra i denti imponendosi di cercare la calma, di ritrovare la concentrazione, ma la cosa si rivelò molto ardua considerando il loro avversario e la rabbia che le scatenava il solo intravedere il suo sorrisetto disinvolto.

Toyu non sembrò preoccuparsi troppo dei suoi rivali o dello scontro in sé, respingendo gli attacchi che ricevette con movimenti più energici e sgraziati del solito e continuando tranquillo ad evitare che la lama di Eyner riuscisse a sfiorarlo, incurante al contrario dei lapilli che lo raggiunsero divorandogli la poca pelle esposta e i bordi dei vestiti.

« Mi sembra tiepidino il tuo fuoco, Toruke. »

Lo canzonò con voce morbida scrutando malevolo il braccio sinistro del bruno:

« Se non ti impegni per farti ammazzare meno velocemente non mi diverto. »

Eyner nascose meglio che potè l'arto ferito dietro la propria schiena, digrignò i denti e affondò con il jitte a meno di due centimetri dal biondo, creando un muro di fiamme per bloccarlo mentre Zakuro sbucando fulminea lo centrò con una scudisciata al fianco mandandolo contro il muro alla sua sinistra. I due non si fermarono e corsero dietro all'Ancestrale prima che potesse riprendersi, ricevendo dritta sul petto un'onda di energia così violenta che li scagliò dalla parte opposta della sala intanto che Toyu, il sopracciglio spaccato e l'aria annoiata, si rialzò dal pavimento spazzolandosi la polvere sulle spalle con fare annoiato.

« Credo che non abbiate capito come stia la questione. »

Le sue parole arrivarono al cervello di Eyner molto lentamente. Mentre si tirò in piedi, il corpo che strillò furioso accecandolo per le fitte brucianti dopo l'improvviso abbraccio con la parete, il bruno riuscì vagamente a domandarsi perché l'Ancestrale perdesse tanto tempo in chiacchiere e non fosse già piombato sulle loro teste per proseguire l'attacco; quando finalmente riuscì a capire la voce del biondo e inquadrò Zakuro nel campo visivo appannato, capì con angoscia quanto già fossero malconci e che Toyu, questo, lo avesse già intuito benissimo. Era in netto vantaggio.

E si sarebbe gustato la cosa fino in fondo.

« Io sono qui unicamente per uccidervi. – sospirò il biondo e agitò lento il fioretto nella loro direzione, gli occhi azzurri che brillarono feroci – Per cui, vi consiglierei di giocare sul serio. »

 

 

***

 

 

Il rumore dei pezzi di pavimento e pareti che terminarono di ammassassi al suolo coprì a fatica lo sgusciare dei fili di Lindèvi, che ritornarono indietro ronzando quieti attorno alla loro padrona, rimasta immobile e silenziosa al centro del corridoio quasi non avesse che le sole forze per stare in piedi.

Minto si lamentò a bassa voce, la pelle delle spalle che bruciò per i frammenti di soffitto che le si erano sbriciolati addosso, e si alzò a fatica avvertendo il petto sprofondare due secondi per il peso inerme contro la sua schiena.

« Ahio, devo essermi rotto due o tre costole… Tutto ok cornacchietta? »

« Sì sto bene. Meglio se decidi di levarti. »

Tagliò corto la mewbird, un respiro profondo e tremante che le sfuggì dal petto mentre Kisshu, borbottando con un lamento, le scivolò via di dosso; la mora si mise a sedere a sua volta e lo scrutò da capo a piedi in cerca di danni oltre ai graffi su braccia e gambe, poi frastornata cercò di fare mente locale attorno a sé per individuare Retasu e Ryou, svaniti da sotto il suo sguardo.

Avevano avuto tutti e quattro la stessa idea. La rete di fili metallici, estendendosi all'infuori, aveva allargato i varchi tra i cavi quanto bastava per poter provare a sgusciarci attraverso e non finire a fettine, e sembrò che tutti ne fossero usciti abbastanza bene: la mewfocena aveva perso le code del costume e aveva un taglio lungo, ma superficiale, sul braccio destro, mentre la pantera argentea sembrò solo un po' arruffata attorno al muso senza conseguenze troppo gravi. Minto si sfiorò la coscia sinistra, la gonna già corta a cui era stato aggiunto uno spacco non richiesto e da cui intravide un taglio doloroso che si interrompeva di colpo poco prima dell'anca, doveva aver calcolato male lo spazio tra le maglie metalliche: ricollegando gli eventi ringraziò tra sé Kisshu per averla afferrata all'ultimo minuto, altrimenti anche fosse sopravvissuta avrebbe dovuto dire addio alla sua carriera di ballerina. Almeno con entrambe le gambe.

Cercando di non perdere l'equilibrio per il bruciore del taglio la mewbird camminò a rapidi passetti verso Retasu e le passò le mani sotto il braccio, accompagnandola in piedi:

« Tutto a posto? »

« Sì… Grazie Minto-san. »

Le sorrise la verde ed entrambe le ragazze si voltarono verso Ryou, che si fregò il muso con una zampa e scrollò il testone ruggendo piano probabilmente per rassicurarle. La pantera inarcò di nuovo la schiena scoprendo i denti, gli occhi chiari fissi su Lindèvi. Dopo il colpo ancora non si era mossa, sempre immobile nello stesso punto a farfugliare frasi senza senso:

« È colpa vostra… Puniti, sarete puniti… Vi punirò… »

« Ok, sinceramente a me la stronza psicotica ha stancato – sputò Kisshu irritato – chi approva? »

Ryou mandò un lungo ringhio cupo.

L'americano fu il primo a lanciarsi. Lindèvi reagì appena lui provò a saltarle addosso ruggendo, muovendo la mano e sbattendo i fili all'unisono contro il punto dove un secondo prima si trovava la pantera grigia, come armeggiando un letale gatto a nove code. Kisshu e le ragazze tentarono di approfittare della sua concentrazione altrove per colpirla dal lato opposto, ma la bionda bloccò tutti i loro assalti continuando a muovere ad elica i suoi fili, un modo non molto opportuno forse di sfruttare la propria arma, ma pur sprecandone il potenziale Lindèvi fu sempre abbastanza veloce da riuscire a difendersi perfino in quel modo rozzo.

Minto schioccò la lingua irritata, solo dopo un paio di minuti di quel balletto si ritrovarono tutti con il fiato corto mentre l'Ancestrale, nonostante l'affanno, non diede alcun segno di essere vicina a cedere.

Ma io mi sono stufata di giocare all'insetto che schiva lo schiacciamosche.

Rapida la mewbird si mosse in avanti, schivando la sferzata successiva, quindi spiccò il volo avvicinandosi il più possibile e rapida come un lampo scoccò contro la bionda.

I fili di Lindèvi si afflosciarono poco prima di colpire Retasu, la loro padrona che fu centrata alla spalla dal colpo di Minto: la bionda caracollò goffa all'indietro con un acuto gemito dolente, quindi Ryou ne approfittò puntando con i canini sfoderati all'unica mano rimasta all'Ancestrale, deciso a disarmarla staccandogliela di netto, ma lei inaspettatamente reagì in barba al dardo d'energia ancora conficcato nell'omero che le lacerò la carne ad ogni millimetro compiuto; si girò di scatto colpendo Ryou alla base del collo con il gomito, una forza tale che l'animale fu scagliato sul muro e vi si accasciò contro uggiolando, ma Lindèvi non potè prender respiro perché subito dietro a Ryou spuntò Kisshu, che la tallonò costringendola a retrocedere per tentare di difendersi.

Minto gli andò subito dietro e poi Retasu, assicuratasi che Ryou fosse solo stordito, la imitò e Lindèvi iniziò ad indietreggiare in modo più evidente. Eppure non sembrò turbata dell'improvviso cambio di posizioni e continuò a borbottare a mezza voce, reagendo per istinto in quel minimo raggio d'azione che riuscì a mantenere per usare i fili come scudo, gli occhi vitrei che guardarono il nulla.

Ad un certo punto la lama di Kisshu le sfiorò il braccio, mancandole la pelle solo di pochi millimetri e tagliando la camiciola bianca. Lo sguardo dell'Ancestrale si spalancò di furia, le iridi come spilli, e Ryou, che si era ripreso e si era rilanciato all'attacco, fece appena in tempo ad afferrare i costumi delle ragazze coi denti per trascinarle indietro prima che Lindèvi esplodesse un altro colpo di cavi lungo il corridoio.

L'urlo della bionda mascherò solo un poco l'uggiolio secco di Ryou, centrato dall'attacco e sbalzato all'indietro assieme alle altre due, ruzzolando per alcuni metri intanto che il colpo dell'Ancestrale rientrò. Le ragazze si puntellarono con braccia e ginocchia per frenarsi e impallidirono quando videro con la coda dell'occhio la sagoma argentea di Ryou rimbalzare malamente un paio di volte, sorpassandole e rotolando su se stesso lungo il corridoio fino a fermarsi e rimanere immobile.

« Shirogane-san! »

« Shirogane! »

Retasu e Minto balzarono in corsa raggiungendo l'americano, tornato al suo aspetto naturale e riverso sulla pancia; la maglia nera era completamente stracciata e, nonostante non fossero profonde, c'erano abbastanza ferite sulla pelle sottostante da impedirgli di alzarsi. Kisshu imprecò secco e cercò di tenere a bada Lindèvi, tornata a sferzare di fronte a sé e avanzando lentamente, intanto che Retasu e Minto trascinarono Ryou in un angolo più riparato. Lui, cosciente, ma con gli occhi ben serrati, mugugnò un paio di frasi incomprensibili tentando invano di scrollarsele di dosso:

« Sto bene – protestò con poche energie – sto bene, andate. »

Le due non lo considerarono neppure e lo sedettero alla bene e meglio dietro una mezza colonna che decorava la parete di sinistra, trovandosi presto impossibilitate a spostarsi.

« Maledizione! – soffiò Minto lanciando una freccia contro Lindèvi senza neppure guardare – Di questo passo finiremo tutti come carne macinata. »

Retasu la imitò sperando che qualche colpo andasse a segno, ma era difficile mirare da dietro la minuscola paratia in cui si erano rintanate e Lindèvi aveva preso ancora il vantaggio del campo, non lasciando loro molto spazio per uscire allo scoperto.

Kisshu ricacciò indietro un'altra scudisciata mandando bestemmie, così sprecavano solo tempo ed energie; retrocesse di qualche passo per riflettere, i cavi di Lindèvi erano di acciaio, non un grande conduttore, ma se fosse riuscito a guadagnare quel tempo sufficiente…

Incrociò i sai di fronte a sé e una sfera di fulmini si materializzò sulle punte sovrapposte. In un istante il verde scagliò il colpo contro Lindèvi e appena la sfera sfiorò i suoi fili la scarica elettrica vibrò fino alla ragazza, che cacciò indietro la testa ululando di dolore; Kisshu non aspettò che l'effetto della raffica si placasse e planò rasoterra contro la bionda, le lame pronte a infilzarla.

Ad appena un palmo dal vedersi trafitta per la pancia Lindèvi smise di urlare riaprendo gli occhi e scoprì i denti con espressione da belva.

Urlò di nuovo, stridula fino a strozzarsi, e il corridoio fu invaso di energia e luce.

 

 

***

 

 

Aprì gli occhi di scatto, scosso da un brivido gelido che durò appena un istante, il tempo di razionalizzarlo e domandarsi il cosa e il come. Il battito accelerato invece proseguì per una buona manciata di minuti mentre MoiMoi, il respiro veloce, cercò di capire perché fosse seduto per terra in quell'antro avvolto dal buio e da quanto tempo si trovasse lì da solo.

Il pulsare sordo alla spalla e il lieve giramento di testa lo riportarono poco a poco agli ultimi eventi. Si sfiorò la profonda ferita che Lenatheri gli aveva lasciato come dono d'addio, ritraendo con un sibilo le dita appena lambirono la carne dietro gli orli stracciati della maglia.

Dopo lo scontro aveva tamponato il danno con una fasciatura d'emergenza, ma il sangue non si era arrestato che molto dopo il suo incamminarsi alla ricerca degli altri e il violetto aveva sentito le forze abbandonarlo: si era dovuto fermare, ignorando di prepotenza il sudore freddo che aveva preso posto di quello da fatica sulla sua fronte, quindi aveva stretto i denti e si era sforzato di migliorare la medicazione nonostante il dolore per il continuo armeggiare sulla ferita aperta e la mancanza d'ossigeno per lo sforzo; in qualche modo aveva sistemato la situazione, ma doveva aver perso troppo sangue in quel lasso di tempo perché alla fine aveva ceduto ed era svenuto lì dove si trovava, seduto sul pavimento.

I miei complimenti. Se ti vedesse il generale di degraderebbe all'istante.

Non era in grado di stabilire da quanto fosse lì, né quanto tempo fosse trascorso da quando aveva abbandonato il corpo di Lenatheri all'oscurità o quanta strada avesse percorso fino ad allora. In ogni caso era trascorso di certo troppo da quando era da solo e non era una cosa né intelligente né sicura; doveva rimettersi in marcia.

Titubante sul proprio effettivo recupero di energie, MoiMoi raccolse piano le gambe al petto e provò a fare forza per alzarsi.

L'inizio parve promettente. Niente ginocchia tremolanti, niente formicolio ai piedi, quindi non era rimasto abbastanza immobile da far addormentare le gambe, buon segno; un poco di incertezza dell'equilibrio mentre si rimise dritto, ma a giudicare dal gelo delle sue guance doveva essergli rimasto giusto il sangue necessario a non collassare definitivamente.

Prendendo un paio di lunghi sospiri MoiMoi tentò di non pensare troppo né al suo stato fisico né al trovarsi da solo, nel silenzio totale, in quella specie di grotta oscura e opprimente e si impegnò per essere razionale e pratico.

Punto numero uno: essere sicuro di non stare girando in tondo, ma pur vagando di stare proseguendo in una direzione precisa.

Si guardò rapidamente attorno, sì, era quasi sicuro di star procedendo dritto, il che nel non sapere assolutamente dove stesse andando poteva considerarsi positivo rispetto al deambulare avanti e indietro nella stessa serie di corridoi.

Punto numero due: visto il suo stato, tenersi il più lontano possibile da scontri diretti in solitaria. D'altronde se avesse incrociato uno degli Ancestrali, se ne sarebbe accorto di sicuro perché probabilmente sarebbe già morto, quindi anche per quello poteva dirsi tranquillo visto l'assoluto silenzio e la calma tombale.

Punto numero tre: trovare gli altri.

Su quel fronte la sua unica possibilità, per il momento, era proseguire magari seguendo i vari tratti di corridoi crollati o collassati nei pavimenti dell'edificio, immaginando che i ragazzi fossero stati costretti a fare altrettanto per non rimanere bloccati, e nel frattempo tendere occhi ed orecchie pronto a cambiare strada al primo indizio della loro presenza.

Certo, sarebbe tutto molto più semplice se tu non avessi fatto crollare mezzo palazzo, deficiente che non sei altro!

Il violetto sospirò con fare pesante, evidentemente il suo addestramento militare aveva bisogno di un ripassino, aveva commesso un errore da recluta incosciente; quando Kisshu, portavoce ufficiale del farsi prendere la mano sul campo, lo avesse rivisto lo avrebbe canzonato fino a fargli cadere le orecchie.

Inspirò piano e provò a compiere qualche passo, la spalla che parve volersi squarciare da tanto gli dolse: forse c'era qualche scheggia della freccia ancora conficcata all'interno…

Cominciò a rallentare il passo fino a fermarsi e il suo sguardo vagò sulla mano tesa a metà strada verso la ferita: fissò le lacerazioni arrossate nella pelle, percependo il pulsare lieve della carne esposta, e richiuse il pugno serrando le palpebre perché il silenzio e l'oscurità non lo facessero crollare nei ricordi.

Troppo tardi.

Forti e chiari, intensi come il freddo umido e tagliente sulle sue piaghe, le immagini dello scontro contro Lenatheri gli rimbombarono feroci nel cervello e gli si rovesciò lo stomaco. Più si allontanava dal luogo in cui aveva lasciato la mora più i dettagli della lotta riapparivano chiari, le sensazioni che non credeva di aver percepito si acuivano e definivano, crudeli e violente, aumentando il senso di nausea e i brividi lungo la spina dorsale.

Si rannicchiò nelle spalle mentre riavvertiva il peso del martello nelle mani, la forza che tirava i muscoli tesi intanto che colpiva Lenatheri per l'ultima volta. L'impatto della pietra contro la carne. Il terribile frantumarsi delle ossa, dei muscoli, delle vene.

MoiMoi stritolò il bordo della maglia tra le dita tremando da capo a piedi, il freddo e il disgusto che gli accapponarono la pelle. Non ricordava d aver mai avvertito così chiaramente di aver ucciso qualcuno.

Certo, era stato in battaglia. Aveva combattuto e non solo facendosi strada tra i nemici, lo sapeva e lo aveva visto anche da vicino.

Quello però era diverso.

Così diverso, vivido, vicino e nauseante. Prese due lunghe boccate d'aria sperando che questo non aiutasse il suo stomaco a rovesciarsi, mentre si rivide riflesso nello sguardo vitreo di Lenatheri e contro le pupille immobili nelle iridi color rame e digrignò i denti, la sensazione che tutto il suo corpo fosse ricoperto da uno strato di melma disgustosa e viscida, di essere sporco in modo irreparabile.

Ti senti in colpa? Sei pentita?

No. Aveva fatto ciò che voleva, aveva bramato la vendetta e punire colei che le aveva strappato la cosa più preziosa con la stessa rabbia e furia che Lenatheri aveva contribuito a gettare su di lui e su tutta Jeweliria, aveva punito una traditrice.

Eppure l'idea non lo faceva stare meglio.

Non si sarebbe mai perdonato di non agire, di concedere per l'ennesima volta il perdono. Eppure in quel momento non riusciva a perdonarsi per quanto aveva fatto, non riusciva a non sentirsi crudele, vigliacco e meschino esattamente come Lenatheri.

Il violetto cercò di recuperare aria nei polmoni, non poteva farsi schiacciare dalle sue azioni. Doveva andare avanti, doveva accettare quel fardello che si era caricato e non permettergli di sconfiggerlo, specie in quel momento. C'era ancora qualcuno che aspettava di vederlo tornare e arrendersi non era nelle scelte previste.

L'ultimo pensiero gli strappò un fiacco sorrisetto che lo convinse a prendere un altro lungo respiro e ad accelerare il passo, ponendo attenzione solo su dove andasse a mettere i piedi e su ogni minimo movimento dietro ad angoli e coni di luce.

Camminò a lungo prendendo un passo ritmato che non risuonasse troppo angosciante nei corridoi deserti, pronto al minimo indizio, finché non arrivò di fronte ad una sorta di enorme cavità oscura. Fissò a lungo il passaggio alla sua destra e il grosso varco nel soffitto buio, l'impressione di sentire il lieve rotolare di pietrisco riecheggiare nell'oscurità, e serrò le labbra capendo che quanto stava percependo pizzicargli il naso venisse da lassù, pur lievissimo e confuso nella polvere.

Odore di sangue.

 

 

***

 

 

L'aria polverosa si saturò al punto di scintille e lapilli che iniziò a diventare difficoltoso sia respirare che vedere. Eyner passò d'istinto il jitte nella mano sinistra e velocemente di nuovo nella destra per parare l'affondo di Toyu, battendo un momento i denti nervoso e tentando di guadagnare abbastanza spazio da prendere ossigeno, il biondo così incollato addosso che a stento avrebbe potuto pensare; Zakuro li tallonò senza sosta, ma l'Ancestrale pareva aver preso il posto del bruno durante il loro ultimo scontro e non faceva che spingere Eyner lontano dal possibile raggio d'azione della mewwolf, fendendo l'aria dietro di sé con la mano libera e scagliando saette e ondate di energia contro la mora che doveva indietreggiare per non venire colpita o, se non ci riusciva, finire scagliata lontano. L'ennesimo colpo giunse talmente veloce dopo il precedente che la mewwolf non potè neppure contrastarlo e fu schiantata alcuni metri più il là, tentando invano di raddrizzarsi mentre rotolò sul pavimento.

« Zakuro! »

Il richiamo di Eyner si spense in un grugnito forzato mentre frappose il jitte tra la sua gola e il fioretto di Toyu.

« Vedi bene di non distarti, Toruke. »

Gli disse con un sorriso gelido il biondo:

« Su, non preoccuparti, ora sono tutto per te – cantilenò – poi mi occuperò con calma del nostro piccolo glicine. »

Eyner non gli rispose tranciando l'aria con un fendente tale che le fiamme minacciarono di prendere Toyu dalla faccia a metà torace e il biondo dovette arretrare, riprendendo subito a sorridere minaccioso e avventandosi su di lui con ancor più ferocia.

Zakuro trattenne un lamento, le gambe dolenti per le percosse contro il suolo e le ferite della Celebrazione della Prima Luna che ancora covavano, sorde, sotto la pelle e i muscoli; si sforzò di mantenere lucidità, i colpi di Toyu erano proprio come la sera della Celebrazione, forti e incontrollati tanto da vibrarle fino alle ossa e lui stesso stava sfoggiando la stessa espressione folle: Eyner non poteva affrontarlo da solo, non ad armi pari e non in quel momento, Zakuro lo sapeva, ma un brivido maligno mentre si alzò per l'ennesima volta le suggerì che lo sapesse anche Toyu.

La ragazza cercò per un istante Purin, individuando nel polverone la divisa gialla che si muoveva impercettibile, riparata almeno per un altro po' dalla battaglia, e prendendo un respiro iroso corse ancora verso i due intenti a lottare poco lontano.

Toyu la individuò con la coda dell'occhio e il suo bel viso si storpiò in un ghigno feroce. Girò il fioretto dietro di sé sollevando un vero e proprio muro di fulmini che Zakuro evitò per pochi millesimi di secondo e poi tentò invano di infrangere, scagliando la frusta su di esso e ottenendo solo di spargere scintille attorno a sé; Toyu rise, schivando con facilità l'arma della mewwolf quando riusciva a farsi largo tra le folgori lambendo innocua la sua figura, e continuò ad incalzare contro Eyner sempre più implacabile.

Il bruno imprecò a bassa voce, la mano destra che stritolò il manico del jitte.

Non bastava, quella forza non bastava, Toyu lo stava tenendo in scacco senza difficoltà e al contempo impediva a Zakuro di lottare. Per un momento ebbe di nuovo l'istinto di afferrare l'arma con la mano sinistra e aumentò la presa con l'altra per impedirselo, non poteva rischiare di finire fuori combattimento e lasciare Zakuro e Purin, ancora incosciente, alla mercé del biondo.

Di colpo Toyu cambiò direzione scostandosi di lato e il colpo di Eyner finì a vuoto. Il bruno sibilò ancora sottovoce, cercando con lo sguardo la sua sagoma dietro le fiamme, ma quando intuì il palmo di fronte a sé fu tardi. 

L'esplosione di energia lo colpì tanto da vicino che Eyner non ebbe nemmeno il tempo di emettere un suono. La radiazione illuminò tutto lo spazio attorno e crenò le pareti sul perimetro circolare dove Toyu l'aveva fatta detonare, mentre Eyner venne sbalzato indietro con tanta forza da finire incastrato nella parete dietro di sé.

Zakuro, spinta a retrocedere dall'onda d'urto, ritirò la frusta nel vedere il bruno immobile affossarsi nella nicchia creata dal suo stesso corpo e d'impulso tentò di corrergli incontro, pallida in volto.

Prese fiato per chiamarlo senza che il nome di Eyner le uscisse dalle labbra, capendo di aver appena commesso un errore terribile.

Aveva distolto l'attenzione da Toyu.

Il biondo le rovinò addosso con tale velocità che Zakuro focalizzò solo la mano che le si strinse sulla carotide e la fitta bruciante del muro contro cui la sbattè.  

La mora aprì la bocca per prendere aria, una mano che tentò di insinuarsi tra la propria gola e le dita serrate di Toyu per riuscire a respirare, e lui si schiacciò contro di lei poggiandole con prepotenza le labbra contro le sue. Zakuro si tese disgustata e un conato le salì prepotente in gola mentre il biondo invase lascivo la sua bocca, e lei prese a dimenarsi invano: la forza con cui Toyu la tenne bloccata, il corpo completamente steso contro il suo e una mano che le tenne fermo il polso rimasto libero, le impedirono qualsiasi possibilità di scacciarlo o di guadagnare lo spazio necessario a lottare.

Il corpo della mora urlò per le ferite da poco guarite che vennero di nuovo martoriate; lei capì di stare emettendo un gorgoglio di rancore e frustrazione dalla gola al ricordo orrido che le diede la bocca nauseante e i palmi avidi del biondo su di sé, irrigidendosi del tutto scossa quando Toyu, sicuro della presa su di lei, mollò la presa sulla sua gola infilandole la mano sotto gli abiti.

Zakuro strozzò un urlo rabbioso inarcandosi per il ribrezzo e iniziò a colpire Toyu con ancora più foga, calciando e tirando pugni per il poco che riuscì a muovere le gambe e il braccio schiacciato tra sé e il biondo, ma lui non replicò che con dei lievi sbuffi mentre le sue dita schiacciarono bramose le forme della ragazza, graffiandole i seni e i fianchi con possessiva soddisfazione.

Zakuro si artigliò al torace dell'Ancestrale con rabbiosa frustrazione, non riusciva a scrollarselo di dosso e lei si sentì debole, incapace, come un bambolotto bistrattato da un bambino crudele.

« Sei stata un premio decisamente sudato, piccolo glicine selvatico – le soffiò Toyu roco quando decise di prendere respiro, la fronte sempre contro quella della mewwolf per tenerla ferma – non sperare che sia una cosa breve. »

Lei rispose ringhiando mentre provò a tirargli una testata.

Toyu fece per riavventarsi sulle sue labbra, ma stavolta la mewwolf riuscì a intercettarlo e con tutta la forza che potè imprimere alla mascella gli azzannò la lingua coi denti prima che tornasse a profanarle la bocca.

Il biondo buttò un grido soffocato e Zakuro dovette resistere al desiderio di vomitare, il di lui sangue che iniziò scivolarle verso la gola e a colarle lungo il mento, ma non mollò la presa finché Toyu, tentando di cacciarla, non accennò finalmente ad allontanarsi.

Pochi secondi. Non aveva altro tempo.

La mora aprì la stretta dei denti e appena il biondo, d'impulso, prese distanza per proteggersi da un ulteriore morso Zakuro si accorse di poter muovere tutta la spalla: gli tirò una gomitata alla testa con tutta la forza rimastale dopo i lunghi minuti di sterile lotta, quindi approfittò del suo sbandamento per colpirlo con il ginocchio nel plesso solare. Guadagnò un altro paio di preziosi, meravigliosi centimetri e potè tendere tutta la gamba centrandolo con una tallonata al petto; lo guardò sbandare indietro e ruotare su se stesso, confuso, imprecando e sputando mentre lei si concesse quel secondo appoggiata alla parete per non crollare, quindi fece ricomparire la sua frusta, pronta al contrattacco, lo sguardo fermo in quello feroce di lui che la trucidò da sopra la spalla.

Prima che uno di loro si muovesse, però, Toyu si bloccò all'improvviso. Zakuro lo guardò girare la testa di fronte a sé, gli occhi spalancati, e studiare confuso la lama che Eyner stava reggendo con la mano sinistra e con cui il bruno gli aveva appena trapassato il torace fino alla schiena.

Eyner storse un sorriso falso, colate di rosso dietro le orecchie e lungo il collo come ricordo del colpo che lo aveva scagliato lontano minuti addietro:

« Ti avevo avvertito, ricordi? – fece cupo, il respiro pesante – Una bella fiammata dritta nei polmoni. »

Il braccio sinistro di Eyner si tese con fermezza. Ruotò il jitte un altro po' dentro Toyu, come per essere sicuro che la preda non potesse fuggire; poi, un solo scatto delle dita.

L'Ancestrale ebbe solo un fremito: le fiamme bianche lo avvilupparono dall'interno a fuori in un battito di ciglia, dando appena  il tempo di scorgere l'orrenda immagine dei lapilli che gli fuoriuscirono dalla bocca e dagli occhi.

Un urlo che riecheggiò e si spense nello stesso momento, e il corpo di Toyu divenne una bambola di braci rossastre.

Zakuro distolse a fatica lo sguardo dal cadavere carbonizzato, le forze che l'abbandonarono facendola cadere in ginocchio sul pavimento. Sputò il sangue di Toyu che aveva ancora in bocca, i capelli glicine riversi di fronte al viso, e sbirciò tra le ciocche con il fiato grosso, sforzandosi di muoversi solo quando vide Eyner sfilare l'arma dal corpo ormai esanime del nemico e lasciarsi a sua volta andare a terra, finendo steso sulla schiena senza forze.

La mora gli arrancò incontro, ogni muscolo che gridò dal dolore e ancora la voglia di vomitare, trattenendo appena il fiato quando vide l'aspetto pietoso del bruno e le condizioni del suo braccio sinistro.

Parve che le fiamme gli si fossero rivoltate contro, o che le ferite che si era procurato settimane prima si fossero riaperte in toto nello stesso istante, riducendogli il braccio ad una maschera di tagli e spaccature sanguinolente.

« Eyner. »

« Sto bene. »

Replicò con poca energia e un sorriso storto prima di soffocare a stento un lamento; Zakuro lo studiò scettica e lo sentì emettere una sorta di risata stentata mentre lo aiutò a mettersi seduto:

« Decisamente no. »

Anche lei sospirò nervosa e gli passò leggera le dita sul viso e sulla nuca, tentando di capire come e in che quantità il colpo di Toyu lo avesse ferito. Sussultò quando lui le afferrò con dolcezza il polso:

« Perdi sangue. »

Le passò il pollice sul mento perdendo un po' di colore sul volto già pallido quando le pulì le tracce rossastre attorno alla bocca; Zakuro lo fermò scuotendo il capo:

« Non è mio. »

Lo rassicurò sottovoce e sperò che lui non si accorgesse del piccolo tremore che le attraversò le dita. Eyner continuò a studiarla interrogativo, ma Zakuro scostò l'attenzione cercando Purin e aiutandolo ad alzarsi, svicolando il discorso.

Aveva l'impressione di aver combattuto per anni, o almeno di essere rimasta sotto le mani di Toyu per ore; ringraziò in silenzio quando Eyner, ignaro, le chiese un po' di sostegno contro la spalla perché ancora incerto sulle gambe e lei posò la testa contro di lui, inspirando a fondo perché il suo profumo scivolasse in fondo ai polmoni e coprisse il tanfo che il biondo e il suo fiato le avevano lasciato nel naso.

Fortunatamente erano riusciti a tenere Toyu abbastanza lontano da Purin perché la ragazzina non fosse coinvolta neppure di striscio; era ancora priva di sensi, una brutta chiazza scura tra i ciuffi biondi della nuca, ma aveva preso a muoversi appena e a mugolare stordita: la mewwolf sorrise leggera nel vederla, cercando di non soffermarsi troppo sul ricordo dei punti che avevano messo proprio in testa alla biondina non più di un paio di settimane prima, né al fatto che avrebbero potuto esserci danni che lei non vedeva ancora.

« Muovila piano… »

Eyner, il braccio sinistro completamente inerme lungo il corpo, non sarebbe riuscito a portarla come si deve e aiutò Zakuro ad issarsi l'amica sulle spalle.

« Sei sicura di farcela? »

« Tranquillo. – e sottolineò la cosa alzandosi in piedi con la biondina in assoluta grazia – Meglio chi può tenerla con entrambe le mani. »

« Spiritosa. »

Zakuro gli sorrise stentata, osservandolo strapparsi un pezzo di maglia per arrangiarsi una benda con cui coprirsi il braccio ferito e legarselo al collo – tutto con una sequela di parolacce in lingua madre dette così piano e veloci da sembrare una maledizione – e avvertì un moto di freddo serrarle la bocca dello stomaco.

Non credeva che Eyner avesse visto cosa le avesse fatto Toyu, né lei da un lato voleva che lo sapesse, ma il pensiero ancora così vivido dell'Ancestrale che la toccava, la bloccava e la controllava, specie studiando il profilo del bruno, per un istante le fece tanto venir voglia di piangere.

« … Eyn. »

« Uh? »

« Dammi un bacio. »

Lui spalancò lo sguardo, confuso e un po' a disagio, più che per la richiesta in sé per il momento e il modo in cui Zakuro l'aveva posta: non era proprio nel suo stile uscirsene con frasi simili. Provò a formulare una protesta e si scoprì a guardare la mora preoccupato, il viso di lei coperto da un velo tormentato.

« … Che succede? »

Zakuro scosse ancora la testa.

Lo fissò dritto negli occhi ed Eyner ebbe l'orrida sensazione che i suoi fossero troppo lucidi perfino per la polvere che ancora volteggiava in aria:

« Zakuro…? »

« No. »

Non voleva parlarne, non subito; non lì.

Si diede della stupida, eppure non riuscì ad evitare di provare qualcosa di vago e paralizzante che identificò come vergogna e un sottile, sgradevole gusto amaro, forse senso di colpa. Se pensava in modo razionale sapeva benissimo che non avrebbe potuto in alcun modo contrastare Toyu da sola, che si era ribellata con ogni mezzo che aveva avuto, ma la cosa non la faceva stare meglio né alleviava alcunché; e questo non fece che montarle una cupa furia nel profondo.

Sentì la pelle sotto la divisa bruciare dove Toyu l'aveva artigliata. Quando fossero tornati indietro si sarebbero visti ancora i graffi? Di sicuro i lividi delle sue strette avrebbero avuto il tempo di maturare e definirsi, mostrandosi rossastri e scuri sulla sua pelle chiara.

Si detestò per quei pensieri stupidi che continuarono a vibrarle in fondo al cervello, non sapevano ancora neppure se sarebbero tornati.

Anche così, il distacco e il raziocinio non vollero esserle d'aiuto e non riuscì a calmarsi oltre l'apparenza.

« Fallo e basta. Per favore. »

Il suo tono piatto non diede concesse altri dettagli ed Eyner, scrutandola ancora attento, si rassegnò solo ad un sospiro e le prese la gota nel palmo, tirandola piano a sé. Forse non avrebbe mai avuto ulteriori delucidazioni, ma Zakuro gli apparve smarrita e amareggiata come nelle caverne di Belia, e la sola cosa che pensò valesse la pena fare fu farle capre che lui era lì, come quel giorno.

La baciò finché non la sentì mandare un leggere sospiro e rilassare i muscoli contratti del volto, quindi la vide accennargli un'espressione più quieta e assestarsi ancora Purin sulle spalle:

« Dai, cerchiamo di raggiungere gli altri. »

« Sei sicura? Possiamo prendere fiato ancora un momento. »

Lei lo studiò e fu tentata di ridacchiare, fu evidente che Eyner non fosse per nulla convinto di quanto aveva detto – in fondo era un militare, era stato addestrato a valutare quali opzioni sul campo fossero valide e restare fermi, in una situazione simile, di certo non lo era – però capì che sarebbe stato disposto a rischiare un attimo in più, se lei lo avesse chiesto.

« No. »

Prese un lungo respiro e per un secondo il suo sguardo guizzò sul corpo bruciato di Toyu; si conficcò con discrezione le unghie nei palmi voltando la testa disgustata e annuì con più energia:

« Non voglio rimanere qui un secondo di più. »

 

 

***

 

 

Per lunghissimi istanti la sua testa fu invasa da percezioni assolute, onde devastanti contro i suoi sensi che la resero incapace di riconoscere altro.

La luce bianca e accecante, che si espanse in un battito di ciglia occupando ogni angolo del corridoio. Il frastuono delle pareti che gemettero alla spinta contro di esse e contro le spaccature che ormai ne minavano la struttura, piangendo calcinacci e pezzi di mattone; sopra il loro lamento il grido di Lindèvi, secco, atroce, una pugnalata nei timpani che ebbe un picco proprio nell'istante in cui Minto, nelle sagome appena distinguibili nel bagliore, vide Kisshu raggiungere il suo obbiettivo.

Di colpo le grida della bionda si erano abbassate al punto da venire coperte dal flebile scalpiccio dei calcinacci.

Un urlo di Retasu.

La mewbird che ebbe l'impressione di gridare a sua volta.

Poi, silenzio assoluto. Buio.

Minto cercò di alzarsi, la testa che girava per l'esplosione, e si rese conto di essere bloccata in un anfratto tra le macerie, un angusto angolo di detriti invalicabili alle sue spalle e un percorso appena distinguibile di fronte a sé che si apriva in una spaccatura della parete originale dell'edificio, dentro un corridoio limitrofo.

Ed era da sola.

La morettina si alzò a fatica, il basso soffitto che la costrinse a muoversi per qualche metro quasi accucciata e chiamò a gran voce gli altri, i nervi tanto a fior di pelle da fare vibrare la voce in urletti striduli ogni volta che metteva un piede in fallo su un sassetto poco stabile; nessuno rispose e la paura iniziò a scivolarle nelle vene come un veleno, finché raggiungendo il punto più largo della cavità, dove questa aveva squarciato il lato del corridoio, non percepì un lamento sottile. Il gelo le serrò la gola.

Raggiunse un'apertura laterale alta poco meno di lei, ma larga a stento un palmo, un secondo di sollievo quando avvicinandosi sentì pronunciare il proprio nome.

« Minto? »

« Kisshu. »

Lei cercò di far passare quanto più potè il viso nella fessura riuscendo solo a sfregiarsi le guance e dovendo tornare indietro prima di lasciare la testa tra le due pareti; sbirciò il verde dallo spiraglio, seduto proprio accanto ad esso e che sospirò pesantemente quando riuscì ad intravederla:

« Erano cinque minuti che mi rispondeva solo l'eco…! »

« Sorvoliamo. – tagliò corto lei con un inspiegabile sospiro divertito e poi protestò – Ma cosa cavolo ti è saltato in mente?! »

« Che vuoi dire? »

« Saltare addosso a Lindèvi a quella maniera! – precisò sconvolta per la semplicità della domanda – Come andare a tirare la coda ai coccodrilli! »

« Cosa volevi, continuare a giocare a "tritacarne vs bistecche"? »

Ribattè sarcastico e s'interruppe con un sibilo. Minto si protese di nuovo contro la fenditura:

« Che c'è? »

« Niente, niente, credo solo che qualcosa mi sia caduto in testa… Qui c'è un bernoccolo da concorso. »

« Tranquillo, tanto non c'è pericolo che quella tua testa di granito si sia rotta. »

« Ah. Ah. Ah. »

Minto rise di nuovo nervosa, più per stemperare la tensione che perché trovasse un che di divertente nella cosa. Con la coda dell'occhio notò un'ombra a terra nella stanza, poco lontano da Kisshu, ma dovette muoversi un paio di minuti per trovare la giusta angolazione dal varco che le permettesse di capire cosa fosse.

Trattenne un momento il fiato e vide Lindèvi, orrendamente riversa a terra con la faccia all'insù e la bocca storta nell'ultimo urlo che aveva emesso, il colletto dei vestiti bianchi inzuppato di rosso per la gola squarciata.

La mewbird strinse s'istinto gli occhi prima di prendere un lungo respiro calmando nervi e conati, non potendo non invidiare – o forse, temere – l'assoluta noncuranza del verde per la scena; era impossibile che Kisshu non avesse notato la presenza del corpo della bionda, ma questo parve riscuotere da lui la stessa attenzione di un pezzo di intonaco.

« A parte quello… Sei intero, vero? »

« Non ti fidi proprio di me, eh? »

Scherzò il verde e lei rispose con uno sbuffo, allungando le mani nella spaccatura e raggiungendo a fatica la manica della sua maglia. Kisshu addolcì il sorrisetto sprezzante:

« La pesciolina e la palla di pelo? »

« … Speravo fossero con te. »

Mormorò la mora preoccupata e Kisshu soffiò tra i denti:

« Cazzo…! »

« Dobbiamo cercarli subito. »

« Passerotto, ho grande stima del tuo corpicino, ma dubito che quel bel culetto o qualcosa di più grande della tua mano possa passare da lì. – fece sarcastico scrutando la spaccatura accanto a sé – Qui non ci sono altri passaggi di sorta… E io non so ancora rendermi bidimensionale. »

Minto riflettè sulla cosa e aggrottò la fronte intuendo le successive azioni che Kisshu voleva suggerirle:

« Non se ne parla. Non mi muovo da sola. »

« Non abbiamo altra scelta. – insisté lui più fermo – Senti tu hai modo di spostarti? »

« Io non ti lascio li dietro con…! Quella! »

« Dubito che farà lo zombie. »

« Questo non…! »

« Cornacchietta dammi retta per una volta. – sospirò secco – Fare Romeo e Giulietta da qui non sarà di aiuto. Cerchiamo di muovere il culo e scovare un buco da cui uscire, magari trovare gli altri. »

Minto strinse i pugni contro la parete, seccata che avesse ragione e ancor di più di stare protestando come una bambina di fronte all'evidenza dei fatti. Lo vide muoversi e affacciarsi quando più possibile nell'apertura, strizzandole l'occhio:

« In tutto questo non ho ancora avuto un ringraziamento o un premio per l'ottimo lavoro svolto. »

Lei mandò un verso esasperato e rise, una risata angosciata per non seppe che ragione e che le tremò in gola quando, a fatica, si raggiunsero per baciarsi; le sfuggì un vero e proprio singhiozzo quando Kisshu si allontanò, una paura indistinta all'idea di affrontare qualsiasi cosa ci fosse nel buio da sola e lasciar fare altrettanto anche a lui, che invece si limitò a sorriderle furbo. Prese un gran respiro calmandosi e lo fissò severa:

« Giuro che se fai qualche stupidaggine ti ucciderò con le mie mani. »

« Certe volte sai essere davvero noiosa passerotto. – fece divertito –  Anche se resti fantastica. »

Lei roteò gli occhi e scosse la testa.

« Sempre e solo stupidaggini da quella bocca. »

Il verde ignorò la cosa scrollando le spalle:

« Sarà per questo che ti amo. »

Ci fu silenzio. Lui evitò quantomeno di ridere, anche se la tentazione fu fortissima nel vedere la faccia attonita di Minto, che processò la sua frase arrossendo inequivocabile e squadrandolo allibita:

« … Ti pare il momento?! »

« Quale momento migliore? »

« Sei davvero il peggiore degli idioti! – gli sibilò senza fiato alzandosi in piedi e poi riaccucciandosi solo per poterlo vedere ancora in faccia – Sappi che ne riparleremo. »

« Vorrei ben vedere. »

Replicò con un ghignetto allusivo e la guardò arrossire un altro po', prima di rivolgergli un mezzo sorriso e decidersi finalmente ad andare.

Kisshu rimase fermo finché non fu sicuro che Minto non fosse più a portata di orecchio, quindi si abbandonò di schiena contro la parete e si strinse il fianco sinistro soffiando a labbra strette; per fortuna era rimasto troppo vicino all'apertura perché la mora potesse vedere quel lato di lui.

Scostò lentamente la mano che avvertì bagnarsi di liquido caldo e sbuffando forte cercò di abbassare la testa senza piegarsi su se stesso, imprecando alla vista dei cinque grossi tagli che Lindèvi era riuscita ad incidergli addosso: cinque spacchi nella carne, dalle reni in avanti fin quasi all'ombelico, e che in quel momento stavano sanguinando ancora troppo copiosi per ignorarli.

Il verde battè la testa contro il muro scrutando la piccola sacca d'aria in cui il colpo della bionda lo aveva rinchiuso, ammirando la totale assenza di aperture, varchi o passaggi.

Nessuna via di fuga.

« … Merda. »

 

 

***

 

 

« Lasa-san stai bene? »

La donna non rispose subito sorreggendosi un poco al bordo del tavolo, l'altra mano che si sfiorò la pancia ormai rotonda. Aveva creduto fosse stato il piccolino a fare un movimento più brusco e sentito del solito – il primo, sapeva, di una lunga serie da lì al giorno stabilito per il termine – ma era stato diverso da un calcetto o da uno stiracchiarsi del fagottino in arrivo.

Era stato quasi un brivido che le aveva contratto tutto il corpo dalla gola all'addome per una frazione di secondo.

La piccola Sury, seduta accanto a lei, smise di disegnare e la guardò preoccupata allungando una manina sulla sua pancia:

« Hai male? »

Lasa la studiò un secondo e poi le sorrise confortante, posando la mano sopra la sua:

« No, stai tranquilla cara. Tutto a posto. Solo inizia a muoversi un pochino e, sai, loro non si preoccupano ancora di cosa colpiscano coi loro piedini. »

Sury sorrise rasserenata, fece una carezza veloce alla pancia e si avvicinò fin quasi a poggiarci contro la bocca:

« Stai tranquillo, i nostri fratelloni torneranno prestissimo. »

Lasa si lasciò sfuggire un sospiro divertito, annuendo partecipe al sorrisone che la bambina le rivolse, e lisciandole i capelli scuri la lasciò tornare ai suoi disegni mentre con dita nervose si sfiorò ancora il ventre.

 

 

***

 

 

Fu come avere un punteruolo sbattuto ripetutamente contro la tempia: Pai impiegò tutto il suo autocontrollo per non prendere ad imprecare sottovoce dalla rabbia e, magari, fomentare il martellio. Una parte di sé avrebbe perfino afferrato la coda di Ichigo per strapparle quel maledetto campanellino, ogni tintinnio era un'accecante fitta al cervello, ma non gli sembrò il momento adatto per intavolare l'ennesima sterile discussione con la mewneko; anche perché la rossa non aveva molte scelte in quanto abbigliamento, e almeno parve cercare di far meno rumore possibile solo per non acuire il silenzio tra un trillo e l'altro.

In verità Ichigo stava cercando perfino di non respirare, il vago terrore che potesse spuntare qualcuno da un momento all'altro e l'impressione che il frammento dentro di lei le formicolasse nel petto, un avvertimento, o piuttosto un bersaglio invisibile piantato contro il suo cuore.

Arrivò addirittura a cercare ombre opalescenti tra gli sprazzi di luce, sperando di intravedere ancora una volta Tayou o Luz che la rassicurassero, ma non vide altro che corridoi vuoti.

« Pai? »

« Huh? »

Nel silenzio Taruto strinse le labbra un momento e le socchiuse di nuovo per parlare, mantenendo il silenzio generale. Scostò con discrezione la coda dell'occhio su Ichigo, come per accertarsi che non potesse sentirlo, quindi deglutendo piano e abbassando ancora la voce mormorò:

« La senpai starà bene vero? E anche… »

S'interruppe nuovamente gettando una scorsa discreta alla mewneko dietro di sé, controllando ancora che non avesse ascoltato. Il moro non diede adito ad avere ascoltato il ragazzino, limitandosi a rallentare il passo un istante e poi a riprendere l'andatura.

« Inetaki non sarà certo un problema. »

Fece solo dopo qualche momento, laconico. Taruto si rese conto benissimo che aveva eluso la seconda parte della domanda, ma in fondo nemmeno lui era sicuro di voler ascoltare le razionali supposizioni del fratello sulla sorte del resto del gruppo.

Nel suo angolino alle loro spalle Ichigo, fingendo di non aver sentito, abbassò appena la testa e si morse il labbro inferiore.

MoiMoi. Ancora non riusciva a credere di essersi lasciata convincere a lasciarlo da solo: sapeva bene che lui fosse molto più forte di Lenatheri e che avesse motivazioni sufficienti a vincere contro chiunque, ma la rossa continuava a sentirsi in colpa.

Per non parlare di…

« Starà bene vero? E anche… »

Gli altri, ecco come voleva continuare Taruto. Lo aveva capito lei, figurarsi Pai. Eppure anche lei ringraziò che, qualsiasi fosse il suo pensiero, il moro se lo fosse tenuto per sé.

Dov'erano finiti tutti? I crolli avevano ferito qualcuno? O erano entrati in contatto con gli Ancestrali?

Minto… Purin, Kisshu, Zakuro, Eyner, Retasu…

Il pensiero della verde per un secondo le fece sollevare di nuovo lo sguardo su Pai e la mewneko si sentì ingiusta: non era la sola preoccupata, né la sola che aveva qualcuno di terribilmente importante lontano da sé.

La mano guantata della rossa si artigliò al pelo dello scollo a cuore sul corpetto rosa.

Ryou.

L'ultima immagine che aveva del biondo era un indistinto profilo catturato con lo sguardo in mezzo al corridoio che collassava, prima che il pavimento la inghiottisse.

Se solo… Se fosse stata in grado come lui di trasformarsi in gattina a comando, forse sarebbe riuscita ad avere più movimento e… Se fosse saltata, se avesse… Se fosse scattata un momento prima…

Un amaro senso di colpa tornò a pruderle la gola, stava ragionando solo attorno al biondo tralasciando gli altri, però non riuscì a fare a meno di pensarci. Avrebbe dato qualsiasi cosa per averlo accanto, per essere certa stesse bene.

La mewneko serrò ancor di più le dita sul proprio abito. Quel posto le sembrò inghiottire nell'oscurità il tempo e i ricordi, oltre che la luce e i suoni.

Ryou…

Tutta quell'estate; i litigi, il non detto. La festa in giardino. La confessione a Lirophe. La settimana prima della Celebrazione, la battaglia della Prima Luna, i giorni di attesa. La sera precedente, sulla navetta… Parve tutto appartenere a secoli prima, un altro universo, probabilmente ad un'altra vita.

« Quando sarà tutto finito sarà quella, la tua vita. Non puoi lasciare andare tutto solo perché adesso c'è un'inaudita confusione.

« Tutto tornerà come dovrebbe essere, e tu avrai la tua vita. Una comune vita di una persona normale. »

« Shirogane, mi spuntano delle orecchie da gatto e una coda. »

« Una vita normale con risparmio di accessori sul cosplay. »

Ichigo si chiuse l'altra mano sulla bocca accorgendosi di stare ridacchiando; aveva dimenticato quella conversazione con il biondo.

Una comune vita di una persona normale.

A pensarci in quel momento, che fosse normale o incasinata le sembrò il bisogno meno importante.

Ciò che conta è ci sia tu con me.

Sovrappensiero non si accorse del braccio che Pai tese di lato e rischiò di finirci contro, indietreggiando confusa e scrutando attorno finché il cuore le si ghiacciò in petto capendo che qualcuno stava camminando nella loro direzione.

Qualcuno che non avrebbe voluto incontrare.

Prima che lei o uno dei ragazzi riuscisse a reagire un'onda di energia bianca squarciò il pavimento a metà correndo nella loro direzione. I tre si scostarono all'ultimo secondo mentre il colpo proseguì schiantandosi da qualche parte nell'oscurità ed estrassero le armi, pronti ad attaccare.

« Che seccatura. Per quale assurda ragione vi siete divisi? »

Pai trattenne un'imprecazione, tra tutti i guai che potevano arrivare Arashi era il meno sperato; Taruto invece, nel vedere il biondo con la sua enorme scure al fianco, mostrò i canini ferini stringendo la presa sui suoi pugnali:

« Tu, brutto stronzo…! »

Pai mosse appena il suo ventaglio per fermarlo dal saltargli al collo e sbirciò Ichigo dall'altra parte del corridoio.

Se si fosse avvicinato si sarebbe accorto del frammento, così aveva detto Ao No Kishi.

C'era da sperare che, almeno su quel punto, si sbagliasse.

« Vediamo di risolvere la cosa in fretta. »

Sbuffò Arashi e Taruto schioccò la lingua velenoso:

« Sì, diamoci una mossa, bastardo! – soffiò minaccioso – È anche colpa tua quello che è successo al senpai, non sperare ti lasci andare così! »

« Se vuoi provare a vendicarti sei liberissimo di farlo – replicò incolore il biondo imbracciando la scure con entrambe le mani – ma non pensare che chicchessia possa affrontare facilmente qualcuno della Stirpe Pura. Specie un ragazzino uno come te. »

Concluse con un sorriso malefico. Il brunetto fumante di rabbia si tirò dritto pronto a saltargli addosso, incurante dell'energia che iniziò a sprigionare l'Ancestrale e che gli avvolse il corpo in un manto iridescente, ma rimase immobile quando come Arashi e Pai si accorse di un'altra luce poco distante da sé. Gli si arrestò il sangue nelle vene.

Ichigo per poco non perse la presa sulla sua campanella mentre vide il frammento nascosto nel suo petto reagire, probabilmente, all'energia di Arashi e prendere a splendere come un raggio di sole.

Nessuno si mosse, il biondo che abbassò l'arma corrucciandosi dubbioso.

Poi, ignorando gli altri due, si lanciò contro la rossa.

Ichigo lanciò un colpo e scartò in avanti puntando a terra per schivare il fendente circolare della scure, sgusciando sotto Arashi e allontanandosi tentando di nuovo di colpirlo; il Ribbon Strawberry Surprise arrestò l'Ancestrale solo una manciata di secondi e poi lui le fu di nuovo addosso, gli occhi color ghiaccio decisi e l'arma pronta a tranciarla in due.

« Non so cosa significhi – sentenziò gelido – Ma qualsiasi frammento del Dono degli Avi appartiene al mio signore. »

« Fuu Rai Sen! »

Ichigo soffocò uno strillo quando una scarica di fulmini sfrigolò tra lei e il biondo, ritraendo pigolando un piede prima che un pugnale di Taruto le trapassasse lo stivale.

« Vai! »

La rossa si tirò in piedi, confusa nel vedere i due frapporsi fra lei e Arashi e spingerlo con tutte le forze più lontano possibile, finché non vide Pai girarsi nella sua direzione e urlarle arrabbiato:

« Vattene! Adesso! »

La mewneko ancora non si mosse, comprendendo, ma incapace di scappare.

Certo, se Arashi l'avesse agguantata, ora che aveva scovato il frammento dentro di lei, l'avrebbe uccisa per prenderlo vanificando il minuscolo margine di azione che avevano tutti loro contro Deep Blue.

Ma scappare… Lei non…

Arashi sbuffò iroso e imbracciato il manico della scure spinse con entrambe le braccia per allontanare gli avversari, lanciandosi ancora contro Ichigo e deviando all'ultimo momento per evitare un pugnale di Taruto diretto al suo cranio.

« Ichigo, scappa! »

L'ordine del brunetto fu soffocato da un colpo con l'impugnatura della scure dritto in faccia e d'istinto la rossa cercò di muoversi in aiuto, venendo spinta indietro in malo modo da Pai che centrò Arashi con una pioggia di schegge gelate:

« Vattene, stupida! »

Lei restò ancora ferma con l'arma a mezz'asta, scuotendo appena la testa mentre vide il moro e Taruto cercare di sopraffare senza successo l'Ancestrale, sempre più seccato e feroce nel colpirli.

Avevano ragione, ma lei non voleva… Non poteva…

Pai imprecò sottovoce e si scambiò un'occhiata rapida con Taruto.

Prima che Ichigo muovesse un passo i due jeweliriani agguantarono Arashi per le braccia e scomparvero in uno schiocco di teletrasporto, lasciando la ragazza sola.

 

 

***

 

 

« Ecco, ci siamo… Da questa parte… »

Con il suo solito sorriso Retasu porse la mano a Ryou per aiutarlo a scendere lungo lo scosceso ammasso di detriti su cui si erano arenarti; lui alzò scettico un sopracciglio, la mewfocena doveva ringraziare il grande affetto che provava nei suoi confronti e la sua incapacità di risponderle bruscamente quando gli sorrideva con tanta gentilezza, però doveva ammettere che la sua premura in quel frangente lo fece sentire un po' inutile. Non che lo fosse poco, malconcio com'era, con la schiena ridotta a brandelli e la capacità di movimento di uno zoppo.

Si lasciò guidare dalla ragazza in fondo alla discesa, l'orgoglio che guizzò offeso nel constatare che l'appoggio di Retasu fu fondamentale per toccare la meta senza piegarsi sulle ginocchia, e i due raggiunsero finalmente un corridoio tale in aspetto e dimensioni. Non c'erano zone crollate oltre a quella da cui erano arrivati, niente macerie o pareti distrutte.

E, purtroppo, nessuna traccia degli altri.

« … Ci conviene proseguire. – disse solo Ryou – Risalire sarebbe troppo faticoso, e sappiamo che è un vicolo cieco. »

Retasu, il volto teso mentre strinse le labbra, si sforzò di annuire con energia. Provò ad offrire ancora il suo appoggio al biondo per camminare, ma lui prendendo un gran respiro si avviò da solo a passo claudicante e alla verde non restò che seguirlo.

 Non si rivolsero altre parole e perciò il rumore del teletrasporto rimbombò tanto nel passaggio vuoto quanto nelle loro orecchie.

Retasu imbracciò le nacchere con tanta forza da sentirsi formicolare le dita, ma ugualmente rischiò di farsele cadere dalle mani quando vide chi fosse spuntato alle loro spalle.

« Retasu nee-san! »

« Taruto-san…! »

Il nome del brunetto le uscì dalle labbra in un rantolo; mosse un passetto per andargli incontro, poi focalizzò alle sue spalle e, sgranando gli occhi, cambiò bruscamente direzione sorpassando il ragazzino e corse con passo scomposto incontro a Pai. Gli cinse il torace in un balzo, senza badare che lui le lasciasse spazio e focalizzando solo dopo che il moro l'aveva aspettata a braccia aperte, stritolandola forte a sua volta seppur con fare più composto:

« … Stai bene? »

Lei si limitò ad accennare in assenso, il viso premuto contro la maglia di lui mentre le bisbigliò contro la tempia.

« Siete soli? – domandò Ryou frustrato guardandoli – Non c'era nessun altro con voi? »

« C'era Ichigo – rispose spiccio Taruto – però abbiam- »

S'interruppe di colpo scambiandosi un'occhiata con Pai, che portandosi protettivo Retasu dietro la schiena iniziò a scrutare con il fratello nell'oscurità:

« Dove diavolo è finito? »

« Chi? – chiese ancora brusco Ryou – E dov'è Ichi…?! »

Stavolta fu il biondo a bloccarsi a metà frase, scartando di lato assieme agli altri l'istante prima che una lama d'energia lo riducesse in cenere. L'americano atterrò dal suo balzo a pochi metri di distanza e dovette mordersi la lingua perché non lo sentissero lamentarsi: appena i suoi piedi ebbero ritoccato terra, una scarica di dolore gli risalì lungo le ferite sulla schiena facendogli tremare le ginocchia e, per poco, non lo aveva fatto accasciare a terra come un sacco vuoto. Prese alcuni lunghi respiri rasposi, tutta la zona sotto alle scapole che bruciò come lava al minimo refolo d'aria annebbiandogli i sensi, e alla vista di Arashi imprecò sottovoce.

Qui rischio di rimanerci.

« Voialtri siete… Davvero solo un gigantesco fastidio. – sibilò l'Ancestrale squadrando seccato Taruto e Pai – Come se il vostro gesto fosse servito. Rintracciare la gatta mi ruberà qualche momento, avete allungato la sua vita solo di pochi minuti. »

Retasu e Ryou sbiancarono e sbirciarono con la coda dell'occhio gli altri, increduli, e Pai annuì grave.

« Però forse dovrei ringraziarvi. Avete velocizzato i miei compiti riunendovi. »

Taruto replicò grugnendo un'imprecazione indefinibile. Ryou si scoprì a ringhiare sottovoce, consapevole che avessero tutti avuto lo stesso pensiero: qualsiasi fossero gli ordini ricevuti da Arashi, dovevano fermarlo lì, in quel momento.

Se avesse raggiunto Ichigo avrebbero perso tutto.

L'americano strinse il bordo dei jeans per farsi forza e mettersi più dritto possibile in barba alle fitte lancinanti delle ferite.

« Vi concedo di arrendervi. – disse ancora Arashi con un assurdo sorrido divertito – In cambio, farò in modo di darvi una morte indolore. »

Non si stupì delle occhiate taglienti che ricevette da Retasu e dai due jeweliriani; un poco, invece, del ghigno di Ryou che a dispetto del volto pallido gli sorrise malevolo e con grande energia.

Doveva essere stata l'influenza di Kisshu. Non trovava altra spiegazione al perché della propria risposta, o al perché gli venisse da ridere alla consapevolezza di stare abbracciando il destino come un bombarolo suicida.

« Kiss my ass, son of a bitch. »

 

 

***

 

 

Ichigo corse di qua e di là, fermandosi e tornando sui suoi passi senza decidersi, in preda al panico.

Arashi sapeva del frammento. Gli Ancestrali, Deep Blue avrebbero saputo…!

E Pai e Taruto erano…! Con Arashi…!

Cosa faccio?! Cosa devo fare?!

Era nel panico. Completamente sola si muoveva incapace di perdonarsi oltre il rimanere immobile, ma nell'ansia che ogni suo singolo passo avrebbe potuto condurre tutti loro alla sconfitta.

« Cosa faccio…?! »

Prosegui, Ichigo.

La rossa si bloccò in mezzo ad una falcata e drizzò le orecchie, cercando il punto d'origine del flebile monito che aveva udito e trovando solo vuoto.

« … Tayou? »

Sì.

« Dove sei? »

Qui.

Ichigo replicò grugnendo esasperata e potè giurare di sentirlo ridere piano.

Non ho più forze per assumere una forma visibile. Ma sono qui con te.

« Che vorrebbe dire "prosegui"? – sbottò nervosa – Sono rimasta da sola! Non posso affrontare Arashi e gli altri da sola, e se li incrociassi finirei per servirgli il frammento su un piatto d'argento! »

Non temere. Gli Ancestrali ora non devono darti pensiero.

« Cos…? »

Tu ora devi raggiungere Deep Blue.

« Mi stai prendendo in giro?! – eruppe esasperata – Mi hai manipolata, facendomi abbandonare un amico, mi hai messa in guardia di proteggermi perché Deep Blue non ottenesse questo stramaledetto pezzo di cristallo… E ora devo portarglielo?! »

Ascoltalo, Ichigo.

L'invettiva della rossa si spense in un refolo nel sentire la voce a stento udibile e così familiare:

« Luz… »

La mewneko cercò ancora segni, baluginii della presenza della bionda, ma vide solo buio; eppure seppe in qualche modo che lei era lì, ne percepì la presenza rassicurante al fianco proprio come se la ragazza le stesse sfiorando confortante la spalla.

Ascolta. È vero, ti abbiamo detto di non metterti in pericolo, di tenere il frammento lontano da Lui. Ma adesso non devi più temere, anzi, ora puoi usarlo.

« Usarlo? – Ichigo scosse la testa confusa – Ma io non… Non è un frammento che posso toccare, e anche se lo fosse non ho con me il Mew Aqua Road per attivarlo. »

Le parve che la ragazza sorridere con dolcezza e si domandò se non stesse impazzendo, a furia di sentire voci dal niente e supporre con sicurezza cose che non poteva vedere.

Arashi e gli altri non possono più farti del male.

« Ma- »

Non temere.

La precedette e stavolta Ichigo potè giurare che qualcosa simile ad un soffio d'aria impalpabile le avesse scostato con affetto un ciuffo dall'orecchio.

Abbi fede nei tuoi amici.

La rossa scosse la coda felina, quella invece fu sicura fosse una frase detta solo per tenerla tranquilla. Però del resto Luz le stava dicendo solo di fare quel che aveva sempre fatto, e in fondo il passato non le dava validi motivi per cambiare atteggiamento.

Ichigo. Deep Blue ha quasi terminato di assorbire il Dono che aveva con sé, ma questo significa che il tuo frammento non potrà più unirvisi.

« A meno che Deep Blue non me lo cavi fuori dalla cassa toracica. »

Ribattè la rossa aspra e sentì Luz sospirare dolente.

È vero.

Ma finché non riuscirà a sconfiggerti, il frammento sarà tuo. Tu avrai in te lo stesso potere che emanerà lui, potrai contrastarlo.

« Lui aveva un cristallo intero! – replicò ancora la mewneko – Io ho una scheggia. »

Una scheggia in grado di amplificare la tua forza. Lo sai, lo hai già sperimentato.

Lei non ribattè all'affermazione di Tayou, continuando ad essere poco convinta: sì, era vero, il MewPower veniva incrementato dalla MewAqua, lo avevano provato più volte nella lotta di tre anni prima; lei però ricordava anche quanto fosse devastante la potenza di Deep Blue e con quanta fatica gli avesse tenuto testa senza riuscire a contrastarlo, vincendo solo perché Masaya aveva trovato la forza di ribellarsi uccidendo il mostro che lo aveva posseduto.

Tu puoi batterlo.

Insisté la voce di Tayou e Ichigo ebbe la sensazione che anche lui, ora, le si trovasse accanto.

Puoi vincere. Devi.

La frase non suonò troppo autoritaria come le parole lasciarono intendere, ma la rossa sconfortata pensò che aveva davvero ragione.

Doveva vincere.

Non c'erano altre alternative.

Noi saremo con te per tutto il tempo, Ichigo.

La confortò ancora Luz e la rossa si lasciò sfuggire un sorriso; avrebbe tanto voluto poter vedere anche il viso della ragazza, oltre a sentire la sua voce, era certa che avrebbe ottenuto molta più forza.

Ti guideremo per la strada giusta.

Riprese Tayou. Ichigo si domandò in che modo e, prima che potesse chiedere, vide un bagliore minuscolo illuminare a giorno uno dei corridoi ad una decina di metri da sé, al bivio successivo; la luce durò un istante, poi si riaccese e si rispense pigramente con la stessa velocità. La sensazione fu di un minuscolo faro invisibile, che però la stava per condurre dritta sugli scogli e non su una spiaggia o in un porto sicuro.

Cercò di non pensare ad una scena spaventosamente simile, con lei a vagare per corridoi deserti e del suo incontro alla fine del sentiero con l'essere dagli occhi di ghiaccio che le aveva strappato il ragazzo che amava.

Quella volta non era finita per nulla bene.

Hai paura?

La domanda di Luz la sorprese, si sarebbe aspettata un altro incoraggiamento e non una cosa simile.

« … Sì. »

La bionda non aggiunse altro e Ichigo avvertì un pizzicore lievissimo alla mano, come se le dita più delicate del mondo gliel'avessero stretta. Drizzò le spalle con un sospiro, facendo propria quella sensazione e traendone ogni grammo di energia positiva possibile, quindi seguì lentamente la lucina nel buio, il campanellino sulla sua coda che tintinnò come un'allegra e inquietante marcetta funebre.

 

 

 

 

 

 

 

~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~*~

 

Certo che so come far finire i capitoli in allegria eh ^^""?

Tutti: ammazza -.-"!

Lo so è corto, mi sono scervellata nel dubbio fino all'ultimo, ma tagliare qui era cosa buona e giusta -w-

Tutti: opinabile come affermazione -.-***!

Poi il lettore beta ha approvato dicendo che c'è cmq una pupagna di roba e che secondo lui venti pagine di word sono fin troppe xD perciò :P…

Kisshu: ah, ecco di chi è la colpa!

Tu zitto e resta a morire nel tuo angolino!

Minto: COSA?!

Stai buona pure te, mi ci manchi ^^""…

Ringraziamenti doverosi non solo a tutti voi che mi seguite, qui e in pagina, ai lettori e a chi ancora non mi ha lanciato maledizioni xD, ma anche a Hypnotic Poison che per tutto questo tempo mi ha dato il tormento su quando avrei aggiornato xD senza mandarmi troppo a cagare e senza perdere le speranze ♥  a TheRosablue91, alle irriducibilissime (vi adoro ♥ ) LittleDreamer90, mobo e Cicci12 e ovviamente a Sissi1978. Un bacio a tutte voi ♥

Non prometto l'aggiornamento nelle due settimane perché se ritardassi il mio karma andrebbe del tutto a balengo ^^"", ma prometto di non metterci tanto di più ♥  mi impegno con tutto il corazon 


Mata ne
~ ♥!

Ria

 

   
 
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