13/11/2017
1 recensioniPoint of view 03
Un breve jingle precedette l’annuncio del capitano:
“Signori e signore, vi preghiamo di recarvi ai vostri posti e allacciare le cinture, stiamo per incontrare una turbolenza, grazie per l’attenzione” il pilota chiuse la comunicazione guardando preoccupato il monitor.
La ‘leggera’ turbolenza si presentava come una violenta burrasca; erano in volo sul famoso Triangolo delle Bermuda. Ricordava ancora i lontani giorni dell’accademia come aveva preso in giro altri cadetti superstiziosi.
Eppure vedendo quella terribile tempesta fiorire dal nulla iniziava a ricredersi; che quelle acque fossero davvero maledette?
“Notizie dalla torre di controllo?” chiese al suo secondo cercando di mascherare l’agitazione nella voce.
“Niente signor capitano!” era spaventato quanto lui e non lo nascondeva altrettanto bene “Cosa facciamo?”
“Continuiamo ovviamente, siamo stati addestrati per questo!” suonò molto più acido e arrogante di quanto gli sarebbe piaciuto, infondo quel ragazzo non aveva fatto nulla di male.
Il primo vuoto d’aria quasi li colse di sorpresa ma l’esperienza si fece sentire e presto l’apparecchio ritornò stabile. Quasi si diede dello sciocco per i dubbi che lo aveva assalito giusto qualche minuto prima; quella tempesta non era diversa da tutte le altre.
Poi le vide.
Luci nell’oscurità della notte.
Erano quasi alla loro altezza; apparivano e sparivano fra nuvole con uno schema di volo apparentemente insensato, il pilota non riusciva neanche a pensare a quale apparecchio potesse compiere delle evoluzioni simili.
“Capitano?” la voce del suo copilota era impregnata di panico e non si sentiva di dargli torto questa volta.
Prima che potesse dire o fare qualcosa una delle luci puntò verso di loro avvicinandosi come se il vento contrario non la sfiorasse minimante. S’ingrandì fino ad illuminare completamente la cabina di pilotaggio abbagliandoli.
Il pilota si coprì gli occhi e un secondo dopo tutto quello che seppe è che precipitavano, la punta dell’aereo puntava con decisione verso il basso e sentiva in lontananza le urla ovattate dei passeggeri.
Stavano per morire.
“Mark! A tavola hai finito di fare il bagno?” il bambino posò svogliatamente il modellino di aereo che aveva appena fatto schiantare in acqua.
Lo interrompevano sempre sul più bello!
.“Signori e signore, vi preghiamo di recarvi ai vostri posti e allacciare le cinture, stiamo per incontrare una turbolenza, grazie per l’attenzione” il pilota chiuse la comunicazione guardando preoccupato il monitor.
La ‘leggera’ turbolenza si presentava come una violenta burrasca; erano in volo sul famoso Triangolo delle Bermuda. Ricordava ancora i lontani giorni dell’accademia come aveva preso in giro altri cadetti superstiziosi.
Eppure vedendo quella terribile tempesta fiorire dal nulla iniziava a ricredersi; che quelle acque fossero davvero maledette?
“Notizie dalla torre di controllo?” chiese al suo secondo cercando di mascherare l’agitazione nella voce.
“Niente signor capitano!” era spaventato quanto lui e non lo nascondeva altrettanto bene “Cosa facciamo?”
“Continuiamo ovviamente, siamo stati addestrati per questo!” suonò molto più acido e arrogante di quanto gli sarebbe piaciuto, infondo quel ragazzo non aveva fatto nulla di male.
Il primo vuoto d’aria quasi li colse di sorpresa ma l’esperienza si fece sentire e presto l’apparecchio ritornò stabile. Quasi si diede dello sciocco per i dubbi che lo aveva assalito giusto qualche minuto prima; quella tempesta non era diversa da tutte le altre.
Poi le vide.
Luci nell’oscurità della notte.
Erano quasi alla loro altezza; apparivano e sparivano fra nuvole con uno schema di volo apparentemente insensato, il pilota non riusciva neanche a pensare a quale apparecchio potesse compiere delle evoluzioni simili.
“Capitano?” la voce del suo copilota era impregnata di panico e non si sentiva di dargli torto questa volta.
Prima che potesse dire o fare qualcosa una delle luci puntò verso di loro avvicinandosi come se il vento contrario non la sfiorasse minimante. S’ingrandì fino ad illuminare completamente la cabina di pilotaggio abbagliandoli.
Il pilota si coprì gli occhi e un secondo dopo tutto quello che seppe è che precipitavano, la punta dell’aereo puntava con decisione verso il basso e sentiva in lontananza le urla ovattate dei passeggeri.
Stavano per morire.
“Mark! A tavola hai finito di fare il bagno?” il bambino posò svogliatamente il modellino di aereo che aveva appena fatto schiantare in acqua.
Lo interrompevano sempre sul più bello!
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