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Autore: mm07    13/11/2017    0 recensioni
il mio racconto parlerà di una storia, una storia che noi ricostruiremo insieme.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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MAYA

La luce che mi riportò alla realtà, non era quella del sole, calda e rassicurante, ma quella di una stanza di ospedale, non ricordavo come fossi arrivata lì, e purtroppo oltre al mio nome non riuscivo a pensare a nient’ altro. Nella mia testa albeggiava il vuoto totale. Una gentile infermiera dal viso di bambina mi stava cambiando la flebo mentre due voci femminili parlavano accanto al mio letto: “ Le funzioni cerebrali sono ottime, nessun danno ai tessuti o agli organi interni, l’ unico ostacolo riguarda la sua memoria, si ricorda come si mangia, come si parla e quello che ha appresso da quando è nata, tuttavia ha perso i suoi ricordi, dove abitava, con chi, se aveva una famiglia e così via.” Allora iniziò la seconda voce, era più preoccupata, più affannosa, come se avesse appena corso una maratona. “ Qui… quindi sta bene?! Non ha nulla di grave giusto? Posso…”non feci in tempo a sentire il resto della frase che mi ritrovai due paia di occhi su di me. Entrambe mi guardarono con stupore e meraviglia, come se fossi l’ ultimo esemplare rimasto di una specie in via d’ estinzione. “ Ciao cara come ti senti?” la prima a parlare fu la dottoressa, e in seguito, senza lasciarmi il tempo di rispondere, la seconda voce mi rivolse un ansioso: “Tutto a posto? Ti fa male qualcosa?”. Non so per quale strana ragione ma non ebbi la forza di rispondere, mi sentivo vuota, spremuta di qualsiasi energia, l’ unica cosa che volevo era riposare e magari mangiare una bella bistecca.  Capendo, dalla mia reazione, che volevo essere lasciata da sola, le due uscirono e finalmente ritornò il silenzio iniziale.

Quel giorno il sole non c’ era, le nuvole governavano il cielo, e il vento risuonava tra le fronde degli alberi, tutto era calmo e piatto, non c’ erano colori, emozioni, o sensazioni, solo il nulla, fu allora che realizzai che qualcosa  era cambiato dentro di me, tuttavia ancora non sapevo cosa fosse.    

Mi vestii e l’ infermiera mi accompagnò in una stanza lì mi fece sedere di fianco a una signora, era bionda con gli occhi chiari e tristi,  molto magra e minuta e le sue mani erano piccole e rovinate, forse a causa degli anni di lavoro, indossava una camicetta blu  con fiori bianchi, una paio di vecchi jeans e degli scarponcini piuttosto rovinati. Portava i capelli in una coda spettinata, probabilmente fatta di fretta, aveva sulle labbra un filo di lucidalabbra color pesca e al collo un lungo pendente d’ oro. Nonostante la mia curiosità iniziale, riguardo all’ identità della seconda voce, la mia attenzione si posò sul ragazzo alle sue spalle. Era molto carino, e decisamente alto, con il fisico di un giocatore di rugby o di un nuotatore, i capelli erano biondi come pagliuzze d’oro e all’ apparenza morbidi e setosi, mi venne allora l’ istinto di allungare il braccio e dare una toccatina, ma cambiai idea, quando  il suo sguardo si posò su di me. Due occhi di ghiaccio mi perforarono e mi tolsero la capacità di parlare, costringendomi a smettere di guardarlo.  Solo dieci minuti più tardi scoprii che una coppia di anziani  mi aveva trovata, sul ciglio della strada, in un passo di montagna, abbandonata a me stessa con niente addosso, niente documenti, solo io e la strada, e che la signora con il viso stanco appoggiata alla poltrona di quel freddo studio, voleva prendersi cura di me anche se ancora non sapeva nemmeno il mio nome. Così, quando mi chiese quale fosse, fui felice di risponderle: “ MAYA”.

   
 
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