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Autore: Vanessa1995    13/11/2017    1 recensioni
Ned Stark, dopo la fine della ribellione, torna a casa con una bambina e sua madre.
Anni dopo Theon e Robb chiedono ad Emily di scegliere uno dei due, ma questa non vuole scegliere tra di loro e passa una notte con entrambi.
Poco dopo il corteo reale arriva a Grande Inverno ed Emily deve partire con loro, ma otto mesi dopo la ragazza dà alla luce una bambina, la cui nascita rischia di far crollare il regno nel caos.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister, Robb Stark, Sansa Stark, Theon Greyjoy
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Un mese dopo arrivò a Grande Inverno la notizia che Cersei Lannister aveva imprigionato la nipote di Daenerys e Jon si trovava a Capotempesta. Non aveva idea di cosa ci fosse andato a fare e pensò che magari fosse capitato qualcosa di grave alla sorellastra o a sua figlia Nadya. La piccola bastarda Snow. Naturalmente era stata bene attenta ad evitare di chiamarla con quel termine dinanzi a Jon o in presenza di qualcun altro che voleva bene alla Stark. Tutti provavano un gran rispetto per la rossa e la sua gente l’amava e stranamente nessuno la criticava per via di quella nascita illegittima.
La bionda si trovava nella sua stanza, intenta a leggere alcuni documenti, quando qualcuno bussò. Si voltò verso la porta e posò sul tavolino le pergamene che stava leggendo con estrema attenzione. Quei documenti erano importanti e perciò ne richiedevano parecchia. Non poteva permettersi errori di alcun genere.
« Avanti. » disse con indifferenza, tornando a fissare i fogli. La porta si aprì, mostrando Tyrion Lannister con in mano una lettera.
« Regina Daenerys, è giunto poco fa un corvo portante un messaggio da Approdo del Re da parte di mia sorella Cersei. » lo guardò stupita e si apprestò ad aprire la busta. Non si aspettava che la leonessa accettasse così in fretta la loro proposta, ma poteva essere un buon segno. Significava che aveva seriamente intenzione di cederle il trono che le spettava di diritto con tutto ciò che esso comportava.
« Maledizione! Vostra sorella tiene prigioniera Alicia. Vostro fratello ci ha tradito! » urlò furiosa, sbattendo sul tavolo la lettera. Il nano impallidì e preoccupato prese il messaggio, leggendolo. La bionda si drizzò in piedi e nel farlo provocò la caduta della sedia. Si passò nervosamente una mano tra i capelli. « Sono stata una stupida a fidarmi di lui. Come ho potuto esserlo così tanto? Ma la colpa è vostra! » urlò puntando un dito contro il nano, che la fissò confuso.
« Mia? » domandò stupefatto, poggiandosi una mano sul petto.
« Siete stato voi insieme ad Alicia a convincermi che potevo fidarmi di lui. » spiegò sconcertata. Anche Sansa ci aveva messo del suo, raccontandole del modo gentile con cui l’aveva trattata subito prima e dopo essere rimasta incinta. Il minimo che poteva fare, secondo la Targaryen, tuttavia non glielo aveva fatto notare e una parte di lei si pentiva per questo. Il fatto che Jaime avrebbe potuto darle quello che desiderava di più aveva accecato il suo giudizio, purtroppo.
« Abbiamo commesso un errore, maestà. » rispose in ansa per la moglie. « Adesso cosa faremo? » la donna tirò un sospiro e parve calmarsi un pochino. Si sedette sul letto, ragionando sul da farsi e cercando di trovare una soluzione.
«Dobbiamo metterci in contatto con Cersei e risolvere il problema, evitando che io perda il mio trono. » non aveva faticato per mesi per vedersi soffiare quella sedia di metallo da sotto gli occhi.
« Non mi importa un cavolo del vostro maledetto trono! » strillò il Lannister. Non perdeva mai la pazienza e la sua sfuriata la colse di sorpresa.
« Ricordatevi che state parlando con la vera e legittima regina dei Sette Regni. » esclamò con tono minaccioso, socchiudendo gli occhi fino a ridurli a due fessure. Se lo desiderava, poteva farlo incenerire vivo dai suoi draghi trasformandolo in un rogo umano.
« Va bene. » disse e uscì dalla stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Adesso bisognava studiare cosa dire al piccolo Robert, però per il momento potevano pure non dirgli nulla e tenerlo all'oscuro, sperando nel frattempo di risolvere la faccenda prima che potessero farle del male.

Una settimana dopo

Nevicava il giorno in cui Jon Snow tornò a casa, o meglio Aegon Targaryen. Quello era il suo vero nome e ancora doveva riprendersi dalla notizia della sua vera paternità, confidatagli da Bran. Non riusciva a credere che suo padre, anzi zio, gli avesse mentito tenendogli a lungo la verità nascosta. Per giunta gli aveva intimato di andare a letto con la sua sorellastra e questo non rendeva per nulla la cosa meno grave. Appena scoperto, si era precipitato da Sansa solo per scoprire che aveva partorito il suo bambino. La perdonò immediatamente per avergli mentito persino lei, sebbene non fosse proprio al settimo cielo per quella nascita inaspettata, poiché il bambino purtroppo era un bastardo.
Appena arrivato si precipitò subito alla ricerca di Daenerys. Doveva assolutamente parlare con lei e in fretta. Intendeva sposare al più presto Sansa, desideroso di legittimare il loro bimbo. Inoltre l’amava con tutto il cuore. Una serva gli disse che la Madre dei draghi si trovava nella sala principale, intenta a discutere con i lord. In assenza sua e della madre del Re del Nord, aveva fatto lei le veci di reggente e con buoni risultati, in base alle voci.
Arrivato dinanzi alla porta entrò senza preoccuparsi di bussare o, in ogni caso, di farsi annunciare. Tutti lo fissarono scioccati appena varcò la soglia della porta e sulla faccia della Targaryen apparve un’espressione infastidita. Tirò un sospiro quando lo vide.
« Lord e lady, potete andare. » l’unica lady presente era Lyanna Mormont. Nessuno fiatò mentre lasciavano la stanza. Non appena anche l’ultimo fu uscito, Daenerys lo fulminò con lo sguardo e si drizzò in piedi, posando le mani sul tavolo.
« Vi pare questo il modo di entrare? » chiese scandalizzata e arrabbiata.
« Perdonatemi, però devo parlarvi di una cosa importantissima. » tirò un sospiro nel tentativo di farsi coraggio e cercò nel mentre di trovare le parole giuste per comunicarle le notizie sconvolgenti che aveva da riferirle.
« Sentiamo. » disse indifferente, sedendosi con un’aria vagamente annoiata.
« Il mio amico Sam ha trovato un documento che attesta l’annullamento del matrimonio tra vostro fratello Rhaegar e sua moglie, la principessa Elia. » sangue innocente versato per nulla. Odiava il suo vero padre per quello che aveva fatto alla prima moglie e ai suoi poveri fratellastri.
« Quindi? » chiese la donna. Quello che doveva dirle inoltre era ancora più complicato e rimase in silenzio, sforzandosi di trovare le parole giuste.
« Rhaegar Targaryen sposò Lyanna Stark in segreto e io sono il frutto di quel matrimonio. » spiegò. La Madre dei draghi tacque per qualche secondo, forse stava trovando la risposta giusta da dargli.
« Questo renderebbe voi mio nipote e per giunta l’erede legittimo al Trono di Spade. » osservò, sollevandosi dalla sedia. Girò attorno al tavolo e se la ritrovò a pochi centimetri di distanza con le braccia incrociate.
« Non mi importa nulla dei Sette Regni. Desidero solo vivere in pace a Grande Inverno con… » tacque prima di continuare. « Con Sansa e il nostro bambino, anzi bambini, in quanto considero Nadya come se fosse mia figlia. » affermò con decisione, determinato a farle accettare le nozze. Daenerys sbatté le palpebre e sollevò le mani perplessa.
« Quindi Sansa Stark ha avuto un figlio vostro. Un Targaryen. » evitò di correggerla per non complicare la situazione, se lo avesse fatto l’avrebbe presa male e le cose risultavano già abbastanza complicate così. Senza contare che aveva parlato più a se stessa che a lui, visto il tono di voce basso.
« Non intendo reclamare il trono. Per quanto mi riguarda, potete tenerlo. » precisò, giusto per inculcarle bene la cosa in testa ed evitare che ci fossero fraintendimenti.
« Questo significa che ho un erede. » constatò. Sorrise al settimo cielo e gli strinse le spalle con le mani. Non rispose, non sapendo cosa dire. Tecnicamente aveva ragione, Ned era il suo erede e si limitò a sbattere le palpebre perplesso.
« Pare di sì. » disse con tono incerto. Bisognava che parlasse con Sansa, però dubitava che la rossa avrebbe voluto separarsi dal piccolo per darlo a Dany.
« Per favore, lasciatemi sola, ho bisogno di riflettere. » gli intimò, sedendosi nuovamente. Ubbidì e uscì fuori dalla sala. Nel corridoio incontrò Tyrion Lannister.
« Vi ha detto di mia moglie? » domandò. « Jaime ci ha traditi e in questo momento Emily è prigioniera ad Approdo del Re nelle mani di mia sorella. » a quanto pareva, Cersei era diventata più pazza di quanto sospettasse se aveva davvero imprigionato la sorella di Dany.
« Non mi ha detto nulla, ma avevamo cose importanti di cui discutere. » affermò giustificandola. Il nano lo fissò perplesso e piegò il capo di lato.
« C’è qualcosa che non va? Sansa non sta bene? » domandò, sinceramente preoccupato.
« Lei sta bene. Ha avuto un figlio. » disse.
« E immagino che sia vostro. » sul suo volto apparve un’espressione stupefatta e i suoi occhi grigi si spalancarono. Come faceva a saperlo? Erano stati attenti. « Oh, non fate quella faccia. Tutti e tre i figli di mia sorella sono di nostro fratello e i Targaryen si sono sposati tra di loro per anni, perciò non mi scandalizzo di sicuro. » continuò con un sorriso divertito sul volto e gli tirò una pacca sulla spalla. « Auguri Jon Snow, spero che il piccolo in questione non si dimostri un pazzo sadico come mio nipote. Ma Sansa è dolce e voi siete buono. Penso proprio che sarà un bambino meraviglioso. » e un bastardo, se non l’avesse sposata il prima possibile. Desiderava che suo figlio non crescesse con l’ombra delle sue origini illegittime e venisse deriso dalla gente com'era capitato a lui.

Un mese dopo ad Approdo del Re

La cella era umida e fredda, non proprio il massimo come alloggio, sebbene la giovane all'interno si augurava con tutto il cuore che fosse solo momentaneo e che al più presto sarebbero venuti a liberarla. Passava la maggior parte del suo tempo a passeggiare avanti e indietro nella piccola cella per tenere le gambe in allenamento e passare il tempo. Le portavano un libro alla settimana e le davano da mangiare un sacco di cibo, nonostante fosse una prigioniera. Cersei ci teneva particolarmente che fosse trattata bene, magari sperava che intercedesse con la draghessa.
Avvertì dei passi forti e chiari lungo il corridoio di pietra e si avvicinò alle sbarre, in attesa del suo ospite. Si aspettava una guardia e invece dalla semioscurità vide spuntare Jaime, con in mano un vassoio con un piatto di carne. Sebbene lo odiasse, non poteva evitare di avere l'acquolina in bocca.
« Ti ho portato da mangiare, è ora di pranzo. » notò e sentì il rumore della chiave nella serratura. La porta composta da sbarre di metallo si aprì. Indietreggiò, permettendogli di entrare. Chiuse la porta e posò il vassoio sul tavolino di legno presente. Lo avevano portato per lei, prima non c'era.
« Adesso potete anche andarvene. » disse infastidita, decisa a mantenere l'atteggiamento freddo che aveva ogni volta che lo vedeva.
« Emily, mi dispiace per quanto accaduto, ma... » non gli permise di finire la frase, desiderosa di evitare di sentire ulteriori bugie.
« Non mi interessa il motivo per cui l'avete fatto. Mi basta solo sapere che mi avete ingannata. » rispose. « E ora vi pregherei di lasciarmi da sola: non voglio che la vostra presenza mi faccia andare di traverso il pranzo. » aggiunse, spostando la sedia e accomodandosi.
« Come volete. » la lasciò da sola, come da lei richiesto, e poté mangiare in santa pace.
La carne si rivelò deliziosa, a quanto sembrava il suo aspetto che sembrava renderla buona era veritiero. Finito di mangiare e bere, le aveva portato anche una brocca piena d'acqua e un calice. Appena fu in piedi, la sua vista si annebbiò e tentò di appoggiarsi alla sedia. Tuttavia questo non le impedì di svenire e accasciarsi rovinosamente a terra.

Poco dopo

Riaprendo gli occhi scoprì di essere sopra ad un letto morbido, con delle calde coperte che la coprivano. Non era più nella sua cella, bensì in una camera da letto. Le ci volle un momento per comprendere realmente dove si trovava e che non fosse un sogno. Cosa stava succedendo? Aveva cambiato brevemente cella o sarebbe rimasta lì dentro in pianta stabile?
Un bussare alla porta attirò alla sua attenzione e si voltò verso di essa, mettendosi seduta e appoggiando la schiena contro lo schienale di legno alle sue spalle.
   
 
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