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Autore: MyLive_00    13/11/2017    1 recensioni
Modern AU!
Credo che tutti sappiano quanto poco gli Amis de l'ABC reggano l'alcol, Grantaire escluso, e questa volta sarà proprio il nostro scettico ad essere protagonista, affrontando una delle situazioni più imbarazzanti di tutta la sua vita.
ExR
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Grantaire, Les Amis de l'ABC, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apollo Ubriaco

 

Grantaire stava dipingendo in Accademia, quando sentì squillare il cellulare. Si pulì le mani e, prendendolo in mano, vide che Combeferre lo stava chiamando. Era molto stupito della cosa, visto che lui e la Guida non parlavano spesso, perciò decise di rispondere per verificare che non fosse successo niente di grave.

«Taire, abbiamo un problema!» Urlò Ferre, cercando di sovrastare la musica a tutto volume che si sentiva in sottofondo.

«Ma che cosa succede?»

«Devi venire subito! Siamo nel locale vicino alla piazza sulla destra della casa bourdeax vicino a Notre Dame.»

«Cosa?»

«Al Paris Night.»

«Ma dirlo prima? Sto arrivando.» Disse chiudendo la chiamata. Ovviamente, preso dalla fretta si era dimenticato di star dipingendo​, quindi si tirò tutte le tempere sulla maglia (...manco fosse stato Bosseut).

Raccolse velocemente le sue cose e si precipitò fuori dall'aula, precipitandosi in metropolitana: se Combeferre era così preoccupato, voleva dire che la situazione era davvero critica e se aveva chiamato proprio lui significava che era un disastro.

Mentre percorreva la strada si chiese cosa diamine ci faccesse Combeferre in un locale del genere. Se lo sarebbe aspettato da Courfeyrac, da Bahorel ed anche lui era un frequentatore abitudinario di quel luogo, ma mai si sarebbe immaginato che la Guida girasse per quei posti.

Appena entrato un'ondata di calore lo colpì dritto in faccia, e Taire non poté far altro che sorridere divertito, avventurandosi in quel groviglio di corpi per arrivare al bancone. Lì si trovò davanti ad una scena che mai avrebbe immaginato di vedere: Enjolras era sdraiato su un tavolo mormorante frasi sconnesse, Combeferre cercava disperatamente di farlo alzare, Courfeyrac ed Eponine ridevano a crepapelle evidentemente brilli, Jehan scriveva sul suo quadernetto apparentemente incurante del rumore assordante, Bahorel e Feully ballavano poco castamente in pista sicuramente ubriachi marci (e qui vi lascio alla vostra immaginazione...) e Joly e Bossuet si mangiavano la faccia in un angolino. 

La cosa che lo colpì di più, però, fu la visione del leader (il suo Apollo) in quello stato pietoso. Non era abituato a vederlo in quelle condizioni ed ora sembrava decisamente più umano rispetto a quando urlava di rivoluzione, diritti umani e quelle robe lì (se Enjolras avesse sentito quest'ultima parte di Grantaire non sarebbe rimasto niente) in piedi su dei palchetti, con qualche ragazzino ed il gruppo degli Amis ad ascoltarlo.

In quel momento si chiese cosa diamine aveva fatto nelle sue vite precedenti per meritarsi un simile castigo; poi realizzò che anche lui non dovesse essere un bel vedere mentre era completamente sbronzo, nonostante reggesse l'alcol sicuramente meglio di quei pivelli dei suoi amici. Vedeva vicino al loro tavolo appena sei bottiglie, quindi neanche una a testa, e, tranne Ferre, gli altri erano già parecchio andati.

Si avvicinò alla Guida, che appena lo vide quasi corse ad abbracciarlo. 

«Ma che diamine sta succedendo qui?»

«Beh, ecco, vedi, ci sono stati un po'di problemini... Noi-»

«Gran- Uhg- Taire...» Si intromise Enjolras, provando ad alzarsi e sbilanciandosi verso il moro, che per fortuna lo prese al volo.

«Non posso credere che abbiate fatto ubriacare Enjolras. Credevo che non sarebbe mai successo, o quantomeno non sarei vissuto abbastanza per vederlo.»

«È stata colpa di Cosette. Quella ragazza è un demonio.»

«Ma se non è neanche qui?!?!»

«C'era. Se n'è andata via con Marius, appena ha visto che la situazione si stava complicando... Serpe!»

Nel frattempo il leader, che si trovava ancora tra le braccia dell'artista, aveva iniziato ad allungarsi per accarezzargli i capelli, ottenendo occhiate sconcertante ed esasperate da parte della Guida, che stava ancora discutendo con il moro. Taire non aveva mai pensato che avrebbe visto Enjy in queste condizioni e si chiese se tutto quello non fosse un sogno causato da un eccesso d'alcol.

«Perché mi hai chiamato?»

«Cosa?»

«Perché hai chiamato proprio me, Ferre?»

«Perché, ecco, è la prima volta che Enjolras si ubriaca e non so cosa fare perché non sono molto esperto in materia, quindi dovevo chiamare qualcuno che se ne intendesse e tu sei l'unico che mi è venuto in mente.»

«Non credo che Apollo, una volta sobrio, gradirà il fatto di essere stato aiutato da me.»

«Non penso che farà tante storie.» Disse Ferre, osservando il suo migliore amico che si allungava e si dimenava dalla stretta dell'artista, nel tentativo di baciarlo.

«Okay... Dove lo devo portare?»

«...A casa sua.»

«Va bene.» Mormorò Grantaire cercando di darsi un contegno. Avrebbe dovuto accompagnare Enjolras a casa sua, aiutarlo con la sbronza e rimanere con lui finché non si fosse addormentato. Poteva farcela. Sì, avrebbe potuto anche farcela se Apollo non avesse continuamente tentato di baciarlo, sussurrando frasi sconnesse su dei figli dagli occhi bellissimi, mentre si faceva trascinare verso alla stazione della metropolitana.

Scesero gli scalini con non poca difficoltà e si avviarono verso le macchinette per fare i biglietti. Grantaire pagò per entrambi, ed insieme si diressero verso i binari.

«Come ti senti Apollo?» 

«Amo quanto -Uhg- mi chiami -Uhg- Apollo.»  Sussurrò Enjolras appoggiando la testa sulla spalla dell'artista.

«Sei ancora completamente ubriaco.»

«Non è -Ugh- vero!» Esclamò il leader imbronciandosi.    

«Perché non mi avete invitato?» 

«Perché ti saresti portato dietro Montparnasse ed io non volevo vederlo.»  

«Non ti piace Parnasse?»  

«No.»  

«Perché? Non si è mai comportato male con te.»  

«...Eponine ha detto che non è un buon soggetto.» Grantaire, però, si era accorto della poca convinzione che Enjolras aveva usato nell'esprimere questa frase, ed avrebbe approfondito se proprio in quel momento non fosse arrivata la metro.

Non fu facile riuscire a far salire il biondo prima della chiusura delle porte, ma fortunatamente l'artista era molto pratico con gli ubriachi, quindi dovette superare grandi difficoltà e si ritrovarono seduti sul vagone: Taire stava seduto normalmente, circondando con un braccio la vita di un Enjolras oramai collassato sulla sua spalla. Fortunatamente, almeno quello, erano gli unici ad occupare quel vagone.

Dieci minuti dopo, Grantaire maledisse tutti gli dei dell'Olimpo, la metropolitana di arrestò di colpo e quella stupida voce metallica informò i "gentili passeggeri" che a causa di un disguido avrebbero dovuto attendere minimo mezz'ora. Come se questo non bastasse, Enjolras si era svegliato ed aveva cominciato a dimenarsi, costringendo l'artista a controllare che stasera bene.

«Enjolras, come ti senti?»

«Bene.» Biascicò più sobrio di prima.

Restarono a guardarsi in silenzio per qualche secondo, fino a che Taire distolse lo sguardo, prese il cellulare, digitò qualcosa e lo appoggiò all'orecchio.

«Chi stai chiamando?» Domandò Enjolras, parecchio confuso.

«Montparnasse, dovevo passare da lui stasera, ma non penso che ce ne sarà l'occasione.» Disse Taire, senza distogliere l'attenzione dall'anello che si stava rigirando tra le dita.

Il leader borbottò qualcosa a bassa voce e l'artista si girò verso di lui con sguardo curioso.

«Cosa hai detto scusa?»

«Ma tu stai sempre con quel tipo?»

«Beh, usciamo insieme... È normale che ci frequentiamo.» Apollo lo guardò male e si girò dell'altro lato. L'artista era piuttosto sconcertato da questo comportamento, quindi appoggiò una mano sulla spalla di Apollo, cercando di farlo voltare.

«Enjolras?!»

«Lasciami in pace!»

«Ma si può sapere cos'hai? Prima non ti reggi in piedi, poi ti addormenti e adesso sei arrabbiato?»

«Se ti dava tanto fastidio aiutarmi potevi rimanere e a casa tua. Io non ti ho chiesto niente e non ho bisogno di te.»

«Benissimo allora. Arrangiati!» Esclamò Taire balzando in piedi ed allontanandosi da lui, per sedersi parecchi sedili più lontano.

Proprio in quel momento la metro ripartì, accompagnata dal silenzio dei due.

Pochi minuti dopo le porte si aprirono, facendo uscire un Grantaire ancora infuriato, seguito da un Enjolras che ancora faticava a reggersi in piedi. L'artista si girò di scatto verso il leader, perché voleva sgridarlo per averlo seguito e farli presente che quella non era neanche la fermata nella quella avrebbe dovuto scendere, ma quando si trovò davanti un Enjolras che barcollava nel buio e faticava a reggersi sulle sue gambe, tutte le parole gli morirono in gola. Gli si avvicinò e lo prese per la vita, facendo in modo che il biondo potesse appoggiarsi a lui. Il leader rimase molto stupito da questo gesto, ma non poté evitare di arrossire ed appoggiarsi all'artista.

«Mi dispiace di averti urlato contro.»

«Anche a me dispiace Taire. Ero solo infuriato per essermi lasciato convincere da Cosette e Marius a bere." (Ero anche infuriato perché tu, mentre passavi del tempo con me, pensavi a Montparnasse... Ma questo non è il caso che tu lo sappia.)

«Può capitare a tutti di lasciarsi andare, Enjolras, e non è certo un problema. Vieni, ti accompagno a casa.» E detto questo tornarono indietro, sulla metro, per raggiungere la casa del biondo. 

   
 
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