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Autore: reggina    14/11/2017    5 recensioni
Si dice che i gemelli abbiano un legame misterioso, speciale e invidiabile.
James e Jason , forse incatenati allo stesso destino, imparano da subito di non essere il centro del mondo.
Si guardano le spalle, si proteggono e si difendono l'un l'altro. Sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemelli, Tachibana/Derrick
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Vieni Kin che ti metto il guinzaglio. Usciamo! Andiamo a fare una passeggiata!”

Il cucciolo drizza le orecchie e mordicchia un po’ il cuoio prima di lasciarsi preparare. James cerca di soffocare il riso quando la sua lingua ruvida gli fa il solletico e tira con impazienza verso la porta.

In casa ancora dormono tutti e lui si muove in punta di piedi senza far rumore. Il giardino, con i profumati gerani di Sumire, è investito dai colori rosati che stirano anche il cielo e preannunciano una bella giornata.

James si sente sollevato nonostante gli sfugga un gemito. Cammina muovendosi a scatti, con i denti che mordono nervosamente il labbro inferiore e con la sola compagnia di Kin che non lo fa sentire abbandonato da tutti e da tutto.

Vuole tornare a casa prima che gli altri si sveglino ma ha bisogno di quell’atto di egoismo, di un momento solo per sé .


Si siede sulla panchina del parco adiacente al liceo scientifico di Akita , semideserto, e si mette ad osservare un paio di donne che fanno jogging per i viali alberati. Il tempo a quest’ora è ancora incerto e i loro pantaloni di tuta sembrano troppo pesanti per la primavera inoltrata. Hanno il fiatone e una di loro si sfila la fascia di cotone che le trattiene i lunghi capelli e le fa prudere la testa. James sorride tra sé e sé come se stesse seguendo un suo pensiero divertente.

“Ciao ragazzo carino e meditabondo. Ti da fastidio se mi siedo accanto a te?” Se lo aspettava e per questo ha fatto questo tragitto eppure quella liceale perfetta, con la sua divisa stirata di fresco, lo zaino rosso sulla spalla destra e i capelli tenuti indietro da una coda di cavallo, arriva come un miraggio, come un’attrazione magnetica.

“No assolutamente, si sieda pure incantevole Gilda Gray! Ho portato il mio cane a sgranchirsi un po’ i muscoli!”

Lei ride stando al gioco. È splendida come il sole.

Quando Lydia ha chiamato , ieri sera, James non è riuscito a mentirle e le ha urlato per telefono il suo problema, non riuscendo ad usarle maggiore delicatezza.

Kin corre verso di lei, le lecca la faccia e la fa quasi cadere poi si immobilizza di colpo, richiamato non tanto dall’ordine imperioso del padrone ma attirato dal volo di una tortora orientale: si lancia all’inseguimento con la sua corsa sbilenca, da cucciolo, che fa ridere i due ragazzi.

“E lo hai portato proprio qui? Sì, in effetti c’è molto spazio perché possa correre e divertirsi!”

Tacciono per alcuni minuti. Seguono una bolla di sapone che brilla iridescente, si libra nell’aria e poi va a scoppiare sull’orlo della gonna grigia dell’uniforme scolastica di Lydia.


“Credo che non potrò venire al tuo saggio di danza!”

Lo zaino le scivola via da una spalla e le labbra le si bloccano in un sorriso imbarazzato. Gli occhi di James sfuggono il viso tondeggiante con lineamenti ancora in parte infantili.

Serra le mani tra le ginocchia e, con riluttanza, lascia che la mano proporzionata della sua ragazza gli sollevi il mento costringendolo a sostenere il suo sguardo per un momento, prima che si volti e lo sposti verso un punto indefinito.

“Lo so. So anche che ti abbatterai in certi momenti ma non mollerai e ne uscirai meglio di prima. Anzi ne usciremo meglio di prima perché chi combatte vince sempre…E noi siamo insieme anche in questa battaglia, vero?”

“Dovrò partire, probabilmente per Tokyo. Si ,dovrò andare a quasi cinquecento chilometri lontano da casa per curarmi. Sono venuto a salutarti!”

Il silenzio, teso e allungato, sembra farsi sottile. La voce che sembra strozzata, lo stomaco che si contrae in uno spasmo e l’espressione avvilita di lui sono un colpo al cuore per Lydia.

Poggia la testa contro la maglia della tuta stinta e liscia e si rannicchia contro il petto di James, tremando come una foglia e tirando su con il naso.

“Non ti lascio Jamie. L’amore è anche questo, no? Ci ha dato tante gioie e adesso ci vuole mettere alla prova regalandoci anche qualche difficoltà e un periodo brutto !”

Lui le sfrega il pollice sul labbro inferiore , come per trasformare la sua espressione in un sorriso.

“Nonostante tutto sono un ragazzo fortunato! Sono fortunato perché ho te nella mia vita!”


Per la famiglia Derrick non c’è stato verso di dormire stanotte, un sobbalzare continuo di Jimon ha tenuto sveglia anche Sumire e, nella stanza accanto alla loro, Jason si è girato e rigirato senza posa tra le coperte, cosciente dell’insonnia anche del fratello. Lo ha sentito alzarsi praticamente all’alba e uscire con le scarpe in mano ma ha fatto finta di niente.

Arriva in cucina proprio mentre la mamma sta ultimando la colazione: yogurt e cereali per lui, latte e cacao con i biscotti per James.

La tazza del caffè che il papà tiene in mano, invece, tintinna lievemente. Come il giorno prima, Jason si sente sicuro e protetto: i genitori sono il suo nido, la sua tana.

Si siede e appoggia la testa al tavolo mentre i ricordi si affollano, incalzano, prendono forma nei suoi occhi assonnati.

“Non posso credere che stia accadendo proprio a Jamie. Lui è il collante, il sale e il prezzemolo della nostra famiglia. È la mascotte di casa…”

Si riesce a dare un nome ad un’esperienza soltanto quando la si vive in pieno, eppure quella parola è troppo dura perché Jason riesca a pronunciarla a voce alta.


In quel momento Kin arriva a razzo come una palla di cannone, va dritto in cucina e si piazza davanti alla sua ciotola aspettando, impaziente, che James si sfila la giacca della tuta e gli versi le crocchette.

Non è semplice affrontare questa delicata situazione e tutti, per quanto condividano i pensieri e le paure di James e siano preoccupati per lui, temono di dire la cosa sbagliata.

Il più esuberante dei gemelli si siede a tavola e inzuppa un biscotto nel latte tiepido: tocca a lui essere coraggioso, superare ogni tabù e parlare dell’argomento apertamente.

“ Mi stavo preparando per dare un esame all’università senza dirvi niente, per farvi una sorpresa. Da un giorno all’altro mi ritroverò ad affrontare, all’improvviso, tac, risonanze magnetiche, esami, visite fino ad un intervento di asportazione?”

Questa verità è scomoda, inaspettata per i due genitori che vedono, impotenti, deviare dai binari ordinari il futuro del figlio; un futuro quanto mai incerto.

“Ho un tumore, si può dire! E posso anche accettarlo, come si accetta che la terra ruoti intorno al sole: ma non significa che mi ci rassegno!”

Jason rimesta i cereali nel suo yogurt: è sopraffatto dallo sforzo di comprendere la malattia del fratello, dagli effetti che avrà sulla loro famiglia, dal desiderio di essergli utile. Non sa come comportarsi e ci vuole un pezzo prima che riesca a guardarlo con amore imbarazzato.

C’è una sintonia emotiva di fondo tra i due e, come sempre, James lo legge nel pensiero.

“So che vorresti accompagnarmi ma anche tu hai una bella gatta da pelare: matematica finanziaria, vero?”


È irremovibile , dimostra una forza insuperabile, ed è impossibile contraddirlo.

“Va bene Jamie! Io prenderò il mio bel trenta e tu tornerai a casa guarito…Mamma e papà saranno orgogliosi di noi!”

Si strizzano l’occhio complici di un antico patto e tutti e quattro si trovano avvinghiati in una grossa palla in cui ognuno avvolge l’altro in un caldo abbraccio che profuma di latte, limone, vaniglia e fiori di lavanda. Profuma di casa.

Accettare la realtà non significa abbandonarsi al suo corso ma ripartire da quello che c’è, che si dà e che si ha: e la sua famiglia, con la forza di un’armata, è la stabilità e il tesoro più grande di James.

   
 
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