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Autore: Nini1996    15/11/2017    0 recensioni
"Il pomeriggio del 30 ottobre 1895 Londra era immersa in una nebbia più fitta del solito.
Le carrozze e gli omnibus attraversavano le strade della città con molta fatica.
Anche i treni viaggiavano a una velocità sostenuta per evitare incidenti.
Inoltre in giro c'era molta meno gente del solito a causa del freddo pungente degli ultimi giorni.
I londinesi preferivano stare al calduccio nelle loro case ed evitare di uscire, se non strettamente necessario.
Ad ogni modo la stazione dei treni era gremita lo stesso a causa di diversi convogli che per colpa della nebbia erano arrivati insieme.
Da uno di questi, proveniente dalla città portuale di Southampton, scese una giovane donna assieme a una bambina che doveva avere al massimo quattro anni..."
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due losche figure si aggiravano per il fumoso porto di Londra.
Camminavano lentamente e nel silenzio più assoluto attraverso la nebbia che avvolgeva le banchine.
A un tratto si fermarono e la figura più magra si tolse il cappuccio.
< Bene. > fece Catherine:< Il posto dovrebbe essere questo. >
McAfeer annuì.

Davanti a loro si stagliava una piccola casa malandata su due piani.

C'era anche un un insegna ormai scolorita dal tempo e dalla pioggia sulla quale c'era scritto SUN SUY, a caratteri cubitali.

Catherine si fece coraggio e bussò alla porta con una piccola finestrella.

Per qualche minuto non accadde nulla e i nostri rimasero in attesa, finalmente la piccola finestra si aprì.

< Sì? > domandò una vecchietta con un enorme neo sul mento.

< Sono una povera moglie alla ricerca di suo marito. Vi prego fatemi entrare. > rispose Catherine fingendosi disperata.

La vecchia sospirò e fece entrare i due.
Il locale era una bettola dai muri neri incrostati di fumo, dall'unica finestra dai vetri luridi si intravedeva un barbone che chiedeva l'elemosina.

< E lui? > domandò lei indicando McAferr.

< E' mio fratello. > rispose prontamente Catherine.

La vecchia fece spallucce e se ne andò senza fare altre domande.
< Mi sento un idiota con questi vestiti addosso! > si lamentò lui, mostrando alla ragazza i pantaloni sporchi di grasso, la giacca sgualcita e il vecchio cappello di fabbricazione irlandese.
Catherine si mise a ridacchiare.
< Lavorare in incognito ha i suoi svantaggi, ma non si preoccupi. Sarà una cosa veloce. >
In realtà Catherine non sapeva cosa sarebbe successo, anche se poteva immaginarlo.
Molte volte quando lavorava alla Pinkerton aveva dovuto lavorare sotto copertura, ma non conoscendo in modo approfondito l'ambiente la mossa ora le sembrava piuttosto azzardata.
E forse alquanto stupida.
Ad ogni modo il Sun Susy sembrava il posto giusto.
Poco dopo il loro arrivo si presentò loro un ometto piccolo e isterico che rispondeva al nome di mister Gralan O'Murray.
Era un nome tipicamente irlandese e anche il suo accento era spiccatamente gaelico.
La ragazza disse all'uomo di essere una moglie premurosa che non vedendo arrivare il marito a casa si era molto preoccupata e sapendo la sua dolce metà dipendente dall'oppio aveva pensato bene di andare a cercarlo nei locali dove spesso si recava.
Lui annuì. Non era un tipo molto sveglio e credette subito alla storia della ragazza.
Fece salire i due al piano superiore dove stavano i clienti.
McAfeer storse il naso. La puzza di oppio era quasi insopportabile.
Era una stanza molto grande. Catherine si stupì del numero di persone presenti all'interno.
Dovevano essere un centinaio e tutti ammassati gli uni sugli altri.

La stanza era praticamente buia, illuminata solo da una lampada a petrolio, sporca come il resto del Sun Susy.
McAfeer notò con una certa repulsione i volti dei tanti clienti del locale.

Non aveva mai visto gente del genere, era sempre stato di pattuglia nelle zone benestanti della città e quasi mai si avventurava in quelle malfamate.

Anche Catherine che spesso in passato aveva frequentato locali di questo tipo nella New York più malfamata non aveva mai visto una scena del genere.

Il vizio dell'oppio era sicuramente più diffuso in Inghilterra rispetto agli Stati Uniti.

Ad ogni modo i due iniziarono a cercare fra le cuccette Gordon nonostante la poca luce e la densa cortina di fumo grigiastro.
< Lewis? > domandò McAfeer, mostrando alla ragazza un uomo che più o meno corrispondeva alla descrizione di Gordon.
Catherine scosse la testa.
Avrebbe voluto fare qualche domanda ai poveretti che si trovavano lì ma in quelle condizioni sarebbero stati di scarso aiuto alle indagini.

L'uomo di prima soffiò in faccia all'agente facendolo tossire copiosamente.

Catherine sbuffò. Forse avevano fatto un buco nell'acqua.

Era il caso di fare qualche domanda alla vecchina di prima? Si sa, le vecchie sanno sempre tutto di tutti.
Un giovane indiano si avvicinò alla ragazza e domandò se volesse unirsi a lui per una fumatina.
Lei rifiutò e approfittando dell'occasione chiese se avesse visto un tipo come Lewis da quelle parti.
L'indiano si mise a ridacchiare e poi le disse:< Un informazione costa cara. >
< Tieni. > fece la giovane e gli mise in mano due sterline.
< Non bastano. > replicò lui sempre sghignazzando.
Catherine si stava innervosendo. Avrebbe tanto voluto tirargli un cazzotto su quei denti ingialliti dal fumo.
< Dimmi quello che sai e in fretta. > ripeté mettendo altre due sterline in mano al ragazzo.
Lui sorrise ancora:< Il signor Lewis viene qui molto spesso e spende molti soldi. Sapete, la droga, cioè l'oppio costa caro e a lui ne serve più degli altri, perché è un uomo molto grosso. La dose che generalmente diamo a una persona normale non gli fa niente. >
< Quanto spende esattamente? >
< Non saprei dirle di preciso... ma so che è pieno di debiti. Spende sicuramente più di quanto incassa, abbiamo deciso di non fargli più credito. Ma lei non era qui per cercare suo marito? >

< Oh, beh, sì. Ma i due sono molto amici e dove è uno, c'è anche l'altro. >

< Belli gli amici di suo marito. > commentò lui.
Catherine annuì.

Le informazioni ricevute avevano sicuramente chiarito un po' la strana relazione criminale tra un italiano e un irlandese.
In America, e specialmente a New York, c'erano spesso delle grosse liti fra i due gruppi.
In alcuni casi si era parlato di una vera e propria guerra.
Insomma, irlandesi e italiani non si potevano vedere.
O almeno questo era quello che succedeva tra le bande criminali o per essere più precisi nella mafia.
Con ogni probabilità il responsabile di tutto questo si era offerto di pagare i debiti a Lewis se questo avesse compiuto al suo posto alcuni gesti non proprio encomiabili.
Era una mossa astuta.
Nessuno avrebbe collegato un irlandese alla mafia italiana. Si odiavano troppo per pensare anche solo di collaborare!
In fondo Lewis era solo un povero disgraziato.
< Ecco, giustappunto. Il signor Lewis. > disse l'indiano indicando alla ragazza l'ombra di un omone grande e grosso che saliva le scale.

< Non gli dica che siamo qui. > fece lei, mettendo mezza corona in mano al giovane.
Poi afferrò McAfeer e i due si nascosero dietro a una pila di clienti sotto l'effetto della droga.

L'indiano mise la moneta in tasca e si avvicinò a Lewis.

< Signor Lewis. > lo salutò cordialmente.

Lui rispose con un grugnito.

< La mia cuccetta è occupata. > ringhiò lui strattonando il povero indiano.

< Beh, non è mica la sua. > replicò il giovane liberandosi dalla sua stretta.

Lewis si avvicinò al giaciglio e senza troppa difficoltà, scaraventò i poveretti che ci stavano sopra dall'altra parte della stanza, proprio addosso a Catherine e McAfeer.

Uno dei malcapitati colpì in faccia McAfeer che trattenne a stento un grido.

< La dose Kid. > fece rivolto alla giovane.

< Intende la dose doppia? >

< No tripla. >

< Tripla?! > ripetè sconvolto l'indiano:< Ma sa quanto costa?! >

< Certo Kid. > replicò Lewis ghignando.

L'indiano scosse la testa.

< Non facciamo più credito. > disse facendo per andarsene.

< Non è più un problema. > rispose Lewis mostrando un borsellino pieno di monete sonanti.

Il ragazza afferrò il pacchetto un po' dubbioso e lo aprì. Per poco non ebbe uno shock.

< Ma... da dove arrivano tutti questi soldi?! > gli chiese il giovane sconvolto.

< Non farti troppe domande Kid. Ci sono dentro i soldi per una dose tripla e per tutte le volte che mi avete fatto credito, con gli interessi. > spiegò lui.

Il ragazzo continuava a fissarlo con la bocca aperta per lo stupore.

< Vai a prendere l'oppio e portamelo. Senza domande Kid, è un consiglio. >

Il ragazzo benchè fosse rimasto piuttosto scombussolato da tutti quei soldi eseguì l'ordine.

Lewis si accese la pipa e rimase così per quasi tutta la notte.

Catherine sospirò, sarebbe stata una notte mooolto lunga.

Passarono due lunghissime ore.
McAfeer stava per impazzire e anche Catherine non stava troppo bene in quella stanza satura di fumi velenosi.
Finalmente Lewis si alzò e barcollando si diresse verso l'uscita.
< Presto. > sussurrò la giovane al poliziotto:< Inseguiamolo, dobbiamo vedere dove va e con chi si vede. >

L'agente annuì, felice di togliersi da quel tanfo nauseante.

   
 
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