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Autore: _Lady di inchiostro_    15/11/2017    1 recensioni
«Tooru, che cosa ti hanno fatto?»
Prima che avesse modo di indagare ulteriormente, le braccia di Oikawa erano sul suo collo. Se lo portò addosso con forza, il suo petto che cozzò contro le ginocchia dell’altro. Il suo cuore mancò qualche battito.
«Portami a casa, Iwa-chan...» sussurrò contro la sua spalla, e in breve quel sussurro si trasformò in un singhiozzo.

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[IwaOi Molesta ♥] [Halloween, luoghi strani e riferimenti a canzoni di Nicki Minaj] [Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – Revival” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – Revival” a cura di Fanwriter.it!
Numero Parole:2703
Prompt/Traccia: Le luci della festa sono psichedeliche, l’aria è dolciastra e la gente in maschera ubriaca. A cerca B nella folla.
Bonus: Fiamme Blu



A _Aria, Gagiord, Ayumu e ari-chan 

 

Blue Flames




«Iwa-chan...»
«Taglia corto, Shittykawa, se mi hai chiamato per dirmi che ti stai divertendo, è fiato sprecato! E ora scusami, ma starei studiando!»
«Iwa... Vieni qui... Ti prego...»



Queste erano state le ultime parole di Oikawa, prima che Iwaizumi chiudesse la telefonata con un: “Sto arrivando”.
Non sembrava la voce di un bambino capriccioso che si sentiva solo. Era successo qualcosa. Oikawa non implorava mai in quel modo, tranne che nelle situazioni spiacevoli.
Sbuffò, osservando la locandina di un pub che aveva aperto da poco. In occasione della notte di Halloween, avevano deciso di organizzare una festa a tema, cui Oikawa aveva dato immediatamente la sua adesione. Peccato che ci sarebbe andato da solo, visto che Makki e Mattsun si erano organizzati in altro modo e Iwaizumi era rinchiuso in casa a studiare. Avrebbe dovuto dare un esame a breve, l’ultimo prima di raggiungere la tanto agognata laurea.
Oikawa aveva protestato, dicendogli che sicuramente avrebbe incontrato qualche ragazza carina del suo corso e che avrebbe passato la serata con lei. Iwaizumi, ovviamente, non se l’era bevuta, seppure l’idea gli facesse rodere le budella.
Quella chiamata, però, stava a significare che le cose non erano andate esattamente come si aspettava.
Guardò per l’ultima volta il foglietto rappresentante una zucca avvolta da delle fiamme blu, poi scese dalla macchina. Fece giusto un paio di passi prima di arrivare a destinazione.
“Blue Flames” citava l’insegna del locale, scritta in celeste e illuminata da delle luci a neon. Non c’era nessuno all’ingresso – del resto la festa era iniziata da un’ora e mezza –, tranne due energumeni alti un metro e novanta ciascuno. Probabilmente erano i bodyguard.
«Senza biglietto non si entra...» disse subito uno dei due, non appena lo vide avvicinarsi.
Iwaizumi fu costretto a tirare fuori dieci yen, le sopracciglia contratte in un’espressione scocciata.
L’aria, all’interno del pub, sapeva di caramelle e bibite zuccherate. Si vide passare davanti un paio di cameriere vestite in maniera provocante. Tenevano in mano dei vassoi con dei bicchierini contenenti una strana sostanza azzurrina. Iwaizumi non era sicuro di voler sapere di che cosa fosse composta, sperando che quel cretino di Oikawa non ne avesse bevuti troppi di quei bicchierini.
Le luci erano psichedeliche e richiamavano i colori freddi, quali l’azzurro, il blu scuro e il verde acqua. Il proprietario aveva preso alla lettera il nome del locale, c’erano persino dei lampadari con delle fiamme finte di colore azzurro.
«Giuro che se quel cretino mi ha fatto venire qui per qualche cazzata, lo prendo a calci...» mormorò tra sé e sé, forse per sovrastare quella musica che gli perforava i timpani e il cervello.
Iwaizumi odiava questo genere di eventi, li trovava di cattivo gusto, eppure sapeva che a Oikawa piacevano da morire. Anche se erano fidanzati, questo non significava che dovevano fare tutto assieme.
Prese un bel respiro, inoltrandosi tra i gruppetti di ragazzi vestiti nei modi più disparati.
«Ne avremo per tutta la notte!» annunciò il dj, mettendo su un’altra canzone. «Quindi dateci dentro!»
La folla si mise a urlare non appena la musica partì, saltando e ballando, schiacciando di conseguenza il povero Hajime.


Yo, ayo tonight is the night that I'ma get twisted
Myx Moscato and vodka, I'ma mix it
Roll that spaceship, we about to get lifted
Lift and the President gift is for the gifted
This what you came, this what you came for
You get what you buy, this what you paid for
So make sure the stars is what you aim for
Make mistakes though



Nel momento esatto in cui si ritrovò intrappolato come una sardina tra un ragazzo mascherato da zombie e uno con una zucca al posto della testa, realizzò che era stata una pessima idea quella di cercare Oikawa lì. Non gli aveva dato un’indicazione precisa su dove si trovasse, avrebbe potuto passare le restanti ore a cercarlo senza trovarlo. E oltretutto gli mancava l’aria.
La musica si fece un po’ più soft proprio nel momento esatto in cui individuò l’uscita di emergenza. Sgomitò verso la fonte di salvezza, ricevendo in risposta alcuni insulti molto coloriti. La metà di quella gente, molto probabilmente, era ubriaca marcia. O aveva fumato qualche sostanza strana, la scelta non era tanto ampia. Afferrò la maniglia antipanico proprio quando due ragazzi stavano rientrando nel locale, portandosi dietro una coltre di fumo.
Fu subito investito dall’aria gelida di quella sera e dalla puzza di vomito e di caviale andato a male. Sbuffò per l’ennesima volta, le mani infilate nelle tasche della sua amata giacca a vento. Afferrò il telefono, forse con l’intento di chiamarlo, rendendosi conto che non l’avrebbe sentito se si fosse trovato dentro il locale.
«Merda...» masticò, passandosi una mano tra i capelli e arruffandoli.
Fu allora che lo vide. Era nascosto nella penombra, un lampione dalla luce arancione che lo illuminava appena. Aveva le gambe portate al petto e la testa sulle ginocchia. Il mantello da vampiro gli copriva le spalle, ma non lo proteggeva dal freddo. Tremava. Iwaizumi si accorse che non aveva addosso il cerchietto che si era divertito a realizzare tra una pausa studio e l’altra.


«Perché un vampiro dovrebbe avere un’ascia incastrata in testa?»
«Non ci arrivi, Iwa-chan? Qualcuno potrebbe averlo ucciso mentre aveva del sangue di vampiro in corpo!»
«Tu guardi troppi telefilm americani...»



Era quasi sicuro che fosse lui.
«Tooru...?» domandò, avvicinandosi.
Le spalle del ragazzo ebbero un sussulto, ma non rispose. Iwaizumi prese il silenzio come un’affermazione. «Cazzo, lo sai da quanto ti sto cercando? Avresti potuto dirmi che ti trovavi qui!»
Ancora nessuna risposta.
«Si può sapere perché mi hai chiamato? Guarda che non sono in vena di scherzare, mi hai fatto perdere delle ore preziose!»
Nemmeno un fiato.
«Tooru, mi vuoi rispondere? Perché sei seduto lì per terra?»
Hajime lo sentì tirare su col naso e fu allora che capì. Stava piangendo?
Si mise seduto sui talloni. «Tooru... Che ti succede..?» disse, abbassando il suo tono di voce. Adesso era più morbido e meno carico di ansia.
Ancora una volta, Oikawa Tooru non parlò. Semplicemente, si limitò ad alzare il viso ceruleo, puntando gli occhi su quelli di Iwaizumi, che rimase di sale. Non vedeva bene, ma era quasi certo che l’occhio destro di Tooru fosse cerchiato di viola e un po’ gonfio. E quello non faceva parte del costume, come non lo faceva il taglio che aveva sul labbro.
«Che cosa hai combinato...?» esalò, le palpebre del tutto spalancate.
Il ragazzo abbassò appena gli occhi lucidi.
«Tooru, che cosa ti hanno fatto?»
Prima che avesse modo di indagare ulteriormente, le braccia di Oikawa erano sul suo collo. Se lo portò addosso con forza, il suo petto che cozzò contro le ginocchia dell’altro. Il suo cuore mancò qualche battito.
«Portami a casa, Iwa-chan...» sussurrò contro la sua spalla, e in breve quel sussurro si trasformò in un singhiozzo.
Gli passò delicatamente una mano tra i capelli e aspettò che smettesse di piangere prima di portalo via da lì. 





Durante il tragitto verso la macchina, Iwaizumi si accorse che le nocche della mano destra di Oikawa erano scorticate, come se avesse avuto una colluttazione con qualcuno. Nessuno dei due fiatò nella piccola autovettura, anche se Iwaizumi non mancava di lanciare qualche sguardo al suo passeggero, tra un semaforo rosso e un attraversamento pedonale.
Arrivarono a casa dopo una decina di minuti, e Oikawa si recò immediatamente nella camera da letto per togliersi il costume e il trucco, infilandosi poi il pigiama. Iwaizumi fece lo stesso, non prima di essersi premurato di dare al castano del ghiaccio per il suo occhio nero e una coperta per stare al caldo sul divano. Qualche bambino un po’ ritardatario aveva suonato alla loro porta in cerca di caramelle, ma non avevano risposto: del resto, quello era un residence privato, non avrebbero mai potuto lanciare delle uova marce alla loro porta. A meno che non volessero regalare una bella multa ai loro genitori, ma non sembrava questo il caso. Al massimo, potevano riempire di carta igienica il pianerottolo.
«Fa vedere» disse Hajime, sedendosi accanto al castano, che tolse il sacchetto pieno di cubetti di ghiaccio dall’occhio. «Sembra meno gonfio...»
«Guarda il lato positivo, Iwa-chan: posso sempre mettere una benda e fare il figo come un personaggio di un anime.»
«Non è il caso di prendere la cosa tanto alla leggera, Shittykawa.»
Il ragazzo fece un sorriso amaro, spostando poi lo sguardo sul tavolo colmo di libri e schede. «Mi spiace di averti interrotto mentre stavi studiando...»
«Lascia perdere. Tanto non sarei comunque riuscito a passare l’esame.»
Bugiardo, pensò subito Oikawa, lo dici perché non vuoi farmi sentire in colpa.
«Piuttosto, mi spieghi chi diavolo ti ha conciato in questo modo?»
Il ragazzo arricciò le labbra, ma non rispose, non subito almeno. «C’erano i tuoi colleghi alla festa... Quelli che ti danno fastidio...»
Iwaizumi strabuzzò gli occhi. Aveva capito a chi si stesse riferendo Oikawa: erano un gruppo composto da tre ragazzi, provenienti da un altro corso di studi ma con cui aveva una materia in comune. Avevano cominciato a punzecchiarlo da quando uno di loro l’aveva visto mentre baciava Oikawa, all’uscita dall’università. Da allora non avevano fatto altro che tormentarlo con battutine e commenti omofobi nei suoi confronti, cui Iwaizumi aveva risposto sempre con un grugnito infastidito o con un sguardo inceneritore. Non aveva proprio voglia di discutere verbalmente con quegli individui, anche perché sapeva che sarebbe finito col picchiare uno dei tre. E sarebbe passato dalla parte del torto, a quel punto.
Ovviamente ne aveva parlato a Oikawa, giusto un accenno, e quest’ultimo li aveva individuati mentre aspettava che Hajime uscisse dalla suddetta lezione.
«Sono stati loro?» disse Iwaizumi, serio, furibondo.
«Sì...» ammise l’altro. «Ma solo dopo che io li ho provocati...»
Hajime alzò un sopracciglio, perplesso, lasciando che la rabbia gli colorasse comunque il viso.
Oikawa emise un sospiro. «Stavano parlando di te...» disse. «Probabilmente mi hanno riconosciuto e l’hanno fatto di proposito, non lo so!»
«Avresti dovuto rimanere zitto!»
«Sei il mio fidanzato, Hajime! Permetti che mi dia fastidio il fatto che parlino di noi in questo modo?» Lo disse urlando, gli occhi che pizzicavano.
Calò un silenzio freddo, quasi tombale. Tooru si portò la coperta a coprirgli le spalle, a bozzolo. Sembrava così piccolo e fragile, e in fondo lo era. Ma era anche il ragazzo forte che non si lasciava intimorire da nessuno sul campo di pallavolo e che sarebbe stato capace di rischiare tutto per le persone che amava. Anche la sua faccia.
«Posso almeno sapere che cosa gli hai detto?» chiese poi Iwaizumi.
«Che erano dei gay repressi. E che potevo organizzargli un incontro con qualcuno, se volevano, a meno che non facessero già qualcosa a tre...»
Sulle prime, Hajime non seppe che cosa dire. Era sconvolto, non avrebbe mai immaginato che Oikawa potesse avere tanto fegato. Ma poi, osservando il sorrisetto un po’ nascosto del castano, non poté non scoppiare a ridere.
«Tu... sei un pazzo!» disse, non riuscendo comunque a contenere le risa.
«Avresti dovuto vedere le loro facce, Iwa-chan!» esclamò Oikawa, anche lui ridendo.
Ci misero un po’ per riprendersi. Hajime non la smetteva di pensare alle espressioni di quei trogloditi davanti all’affermazione di Oikawa.
«Ciò non toglie che non c’era bisogno che ti facessi prendere a pugni...!» aggiunse, dopo aver smesso di ridere.
«Non me l’aspettavo, mi sono venuti addosso tutti e tre assieme!» disse. «E comunque, mi sono difeso bene!»
Mostrò la sua mano come se fosse un trofeo nazionale e Hajime alzò gli occhi al cielo. Poi, l’avvicinò a sé, dandogli un bacio sulla cute.
«Allora spiegami perché ti ho trovato seduto in un vicolo a piagnucolare» disse, prendendolo in giro, anche se il tono di voce risultò dolce e morbido all’orecchio di Tooru.
Il ragazzo alzò le spalle. Le guance si erano appena tinte di rosso. «Non mi era mai capitato di fare a pugni con qualcuno... Sei tu quello manesco!»
«Ehi!»
«Ero solo scosso...» continuò. «Ero scosso per quello che avevano detto su di te...»
La guancia di Hajime era premuta contro la testa di Oikawa, le dita della mano sinistra che giochicchiavano con quei ciuffi castani, per poi scendere ad accarezzargli la spalla.
«Dovresti denunciarli a... Che ne so, al rettore per esempio. Non puoi mica continuare così!»
«Stiamo per laurearci entrambi, Tooru, non vedo perché dovrei creare problemi proprio adesso.»
«Non sei tu che crei problemi, Hajime!» Tooru si spostò dalla sua posizione. «Solo loro che li creano a te! E lo so che adesso vorresti fargli lo stesso male che hanno fatto a me, ti si legge in faccia, ma...»
Ci fu un attimo di pausa, le dita del castano che stringevano quelle del suo fidanzato. Ancora ricordava il momento in cui si erano salutati, convinti che avrebbero frequentato due università diverse. Ancora ricordava il momento in cui aveva scoperto che Iwaizumi era entrato in un università poco distante dalla sua. Ancora ricordava il momento in cui gli era saltato addosso, nella stradina che percorrevano sempre per tornare a casa, abbracciandolo. Ancora ricordava del bacio che si erano scambiati e, con suo enorme stupore, Hajime non si era ritratto. Ancora ricordava il momento in cui le loro dita si erano strette in quel modo: faceva caldo, il lenzuolo era arrotolato alle loro caviglie ed entrambi si era svegliati con un sorriso sulle labbra. Per essere stata la loro prima volta, erano state delle frane totali. Eppure, era stato anche il momento in cui gli sembrava di toccare il cielo con un dito.
«Ma non risolveresti un bel niente, Iwa-chan...»
Altro attimo di silenzio, poi Iwaizumi tornò a parlare. Le loro dita si stringevano in un movimento quasi ipnotico. «Da quando fai dei pensieri così profondi, Crappykawa?»
«Ma io sono profondo, Iwa-chan!» pigolò l’altro.
«Certo, sei profondo quasi quanto Yoshikawa Koretari!»
Nascose il viso nell’incavo del collo, il viso piantato in quella pelle calda e che profumava di dopobarba. «Cattivo Iwa-chan! Mi tratti male anche quando ho un occhio nero!»
«Non è certo colpa mia!» disse l’altro, alzando appena la voce, eppure continuò ad avere quella sfumatura docile che la faceva incrinare un po’. Tooru l’adorava.
«Almeno sono più affascinate?»
«No, sei solo più osceno del solito.»
«Mi prometti che ci penserai?» disse il castano, dopo un attimo di pausa, facendo riferimento a quello che aveva detto prima.
Iwaizumi sospirò appena. «Va bene...»
Alzò lo sguardo, un sorriso sornione a incurvargli quelle labbra sottili. Gli stampò un bacio a fior di labbra, la ferita che premeva contro il cerotto trasparente.
«Visto che la situazione è risolta, Iwa-chan, per me puoi anche tornare a studiare, non ti disturbo, tranquillo!»
«Oramai il danno è fatto, non ho più voglia di studiare...» Era già l’una passata, del resto.
«Oh, quindi hai voglia di passare il tempo a farmi da infermiera?» domandò Tooru, beffardo.
«Ti sputo nell’occhio sano, se continui!» sbottò, facendo comunque ridere il castano.
«Potremmo vedere quali film horror trasmettono a quest’ora… E mangiarci le caramelle!»
«Io non ho comprato le caramelle...»
«Ma io sì!» Tooru si alzò in piedi, abbandonando per un attimo la coperta e il suo posto caldo, dirigendosi verso la dispensa. La aprì, mostrando a Iwa-chan qualche sacchetto di caramelle e un contenitore bianco. «Ho comprato anche i popcorn caramellati!» lo disse quasi come se fosse una cantilena, trotterellando verso il divano.
«Immagino che tu li abbia comprati per noi e non per i bambini...» constatò Iwaizumi. 
«Ovvio, non dobbiamo mica passare solo la notte di Halloween a mangiare caramelle! Anche la sera prima della tua laurea sarebbe perfetta...»
«Smettila...»
Il castano sorrise, quel segno viola che stonava un po’ con la sua pelle lattea, distendendosi poi sul divano e abbandonando i sacchetti sul tavolino basso. Non aggiunse altro. Iwaizumi, però, aveva capito al volo cosa volesse intendere con quel gesto. Sistemò meglio la coperta, in modo che coprisse entrambi, e si distese dietro di lui, abbracciandolo. Oikawa aveva afferrato il telecomando e aveva lasciato su un canale che trasmetteva un vecchio film di “Frankenstein”.
«Ehi, Iwa-chan...» disse poi, sommessamente. «Ti amo.»
«Io no» rispose subito l’altro, strappando un mezzo sorriso a Oikawa, che si girò e gli fece rimangiare quanto detto, tappandogli la bocca con un bacio.


 
How dare we sit quietly
And watch the world pass us by


Delucidazioni: 
Quando frequenti un corso di scrittura e, pampulu pimpulu, te ne esci fuori con un esercizio dove un certo Marco deve trovare tra la folla suo fratello Gianluca. Ovviamente suddetti tizi non sono altro che Iwaizumi e Oikawa in questa cosuccia molesta che ho scritto per il contest in questione. Dette questo, ecco a voi un paio di spiegazioni a quanto detto nella storia:
-Come avrete capito il titolo prende spunto dal nome del locale, che a sua volta prende spunto dal bonus. L'ho visto subito e me ne sono innamorata <3
-Non so se ho rispettato il prompt...
-Ma vi pare che non facevo vestire Oikawa da vampiro, dopo tutte le fanart che mi sono ritrovata davanti? (purtroppo non sono riuscita a trovare manco mezza di ste fanart... *le sparano*)
-Qualcuno ha colto la citazione a The Vampire Diares e a tutta la questione dell’essere uccisi con sangue di vampiro in corpo?
-Oikawa e Iwaizumi sono all'ultimo anno di università e stanno per laurearsi. Anzi, per essere più precisi, la laurea di Iwaizumi non é tanto lontana, deve solo dare l'ultima materia.
-Frequentano due università diverse, ma vivono assieme. Ed è probabile che io scriva qualcosa sulla scena di Oikawa che si getta tra le braccia di Iwaizumi, magari dopo aver visto lo special. Così conservo i feels.
-Il presunto pestaggio di Oikawa prende spunto da una sorta di conversazione che, secondo una fan, potrebbe avvenire tra i due in situazioni del genere. La questione era più delicata, poiché il nostro Tooru veniva picchiato proprio perché era omosessuale. Io ho preferito fargli fare la parte del fidanzato protettivo e che si rompe di sentire determinate frecciatine rivolte a Iwaizumi. Ce lo vedo troppo, così come ce lo vedo a dire quelle cose a quei tre idioti :’)
-Sappiate che questa fic non voleva finire, poiché NON POTEVO FARE A MENO DI DESCRIVERE QUESTI DUE CHE SI FACEVANO LE COCCELE SUL DIVANO! *soffoca*
-La canzone che sente Iwaizumi in discoteca è The Night Is Still Young di Nicki Minaj (e una parte è anche ripresa alla fine della fic, pensavo ci stesse bene con il contesto :’3)
-Yoshikawa Koretari è un filosofo shintoista (qui per ulteriori informazioni)
Che dire, spero che abbiate apprezzato questa storia e che i personaggi non siano troppo OOC. Il banner, come sempre, è realizzato dalla mitica industria di Ayumu, amatala! ♥
E a lei dedico la storia, così come alla mia Twitter waifu e alla figlia che ho adottato (rispettivamente _Aria e Gagiord ♥)
Oh, e non mi sono di certo dimenticata della piccola ari-chan, che in questi giorni mi ha sostenuto nella mia ardua impresa di pubblicare questa storia :')
Ci si vede alla prossima storia molesta,
_Lady di inchiostro_
 


l’uccellino cinguetta
  
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