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Autore: Oxis    16/11/2017    1 recensioni
Merlino e Artù e la Camelot di sempre.
E poi una nuova arrivata, Kendra.
Una strega molto diversa da Merlino. Maldestra, poco socievole, un cuore strano che si innamora di uno dei due, lasciando l'altro deluso e minando la loro amicizia.
La sua freddezza deriva da quella magia che la possiede e di cui vuole disfarsi, che però inizia a servirle quando a Camelot spunta una nuova minaccia. Assassini assoggettati vogliono uccidere il principe.
Merlino avrà parecchio da fare per evitare che il suo protetto si faccia uccidere...
- Oxis
(editor della pagina ufficiale di Merlin Italia su FB, Merlin * •Italian Page•*)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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15. Ti salverò ancora due volte


 

Ciao  <3

Mi sono divertita un sacco a scrivere questo capitolo, Kendra è molto più coraggiosa di quanto potrei mai essere io in tutta in vita :D

Spero che vi piaccia, ho trovato una nuova energia. Manca poco alla fine… ma non così poco.

Un enorme e sentito grazie a paige95, spero tanto che ti piaccia questo capitolo. E un altro enorme grazie a Dont_Die, spero che tu abbia apprezzato e abbi fede… siamo solo a metà della storia ;)

Fate un giro sulla pagina ufficiale di Merlin Italia di cui io sono l’editor: Merlin * •Italian Page•* !

Alla prossima <3

Oxis

 

 

MERLINO P.O.V

 

Le tende rosse sventolavano. Merlino aspettava, con una brocca d’acqua in mano. Guardava la tenda senza vederla.

Fuori la folla era agitata, strepitava e incitava Artù che aveva ripreso in mano la situazione.

Il mago sentì un urlo e sobbalzò, sbirciò fuori dalla tenda per l’ennesima volta: Artù era a terra e stava rantolando. Si irrigidì, preparandosi a usare la magia per fermare il suo avversario. Era parecchio strano che Artù si facesse battere con così tanta facilità da un cavaliere.

Guardò il principe sollevarsi a fatica e rimettersi in piedi, con la spada pronta all’attacco. Sferrò un paio di colpi che andarono a segno, ma poi non riuscì a bloccare l’attacco dell’avversario, che gli fece volare la spada in aria.

Il clangore della lama a terra fece infuriare la folla, ma Artù sollevò una mano, salutò il suo popolo e, dopo una stretta di braccio dell’altro cavaliere che l’aveva appena battuto, si avviò a testa china verso la tenda.

Sbuffò e si tolse l’elmo, mettendolo malamente in mano a Merlino, che preferì tacere.

Aiutò Artù a togliersi l’armatura.

– Mio padre sarà fiero di me – mormorò il principe traboccando sarcasmo. I suoi occhi erano fissi sul pavimento con un’espressione di così forte rammarico che Merlino si sentì stringere il cuore.

– Mi dispiace, Sire. Ma è solo un…

– Solo un torneo, sì – completò stizzito Artù.

Si prese la testa fra le mani.

– Dov’è Kendra?

Merlino si immobilizzò.

– Non lo so. – disse.

Non voleva pensare che lei se ne stesse per andare. Tutte quelle parole sul fatto che Merlino poteva cavarsela da solo e che non era la battaglia di Kendra l’avevano ferito e la cosa peggiore è che doveva far finta di niente, anche davanti ad Artù.

L’unica cosa che gli dava speranza è che avrebbe avuto il tempo di parlarle a quattr’occhi quella sera, prima di andare al Lago Ninive per affrontare il tentativo di far morire e risorgere Kendra dalle acque.

Sentì la testa scoppiargli sotto il peso dei pensieri e della tensione.

– Merlino?

– Sire.

– Aiutami.

Artù bevette fino all’ultima goccia di acqua nella brocca, la restituì a Merlino e indossò di nuovo l’elmo.

– Non dici nulla di incoraggiante? – sbuffò il principe con poco entusiasmo.

– Dovete concentrarvi – replicò Merlino – Uscite là fuori e combattete per quello che siete, cioè il primo cavaliere del re. Siete il miglior cavaliere di tutta Camelot, questo siete. Dovete ricordarlo a quel branco di idioti là fuori.

Snocciolò l’incoraggiamento con poco trasporto emotivo, ma Artù sembrò apprezzare lo stesso il tentativo. Sorrise appena.

– Grazie – commentò.

Lo vide sforzarsi di concentrarsi, stringere la spada in pugno.

Merlino allungò una mano e scostò la tenda sull’anfiteatro, per lasciarlo uscire.

Quando guardarono fuori, il gelo percorse il corpo del mago come una scarica elettrica e l’aria uscì dai polmoni.

Sir Convington era pronto ad aspettarlo, con la spada sguainata.

Merlino si voltò di scatto verso Artù.

– Non potete andare.

Il principe sembrava impietrito.

– Devo per forza.

Si raddrizzò e fece per uscire dalla tenda, ma all’ultimo momento il mago lo fermò.

– Artù, è uno stregone. Ve ne rendete conto?

Artù sorrise lievemente.

– Sì. Ho già fatto una volta l’errore di non crederti.

– Lasciate perdere le scuse, ora. Non potete andare. – tentò di nuovo Merlino.

Artù gli posò una mano sulla spalla e lo fissò negli occhi. Aveva lo sguardo duro di un cavaliere che si appresta al combattimento finale.

– Sto già facendo la figura dell’incapace, non farò quella del codardo.

Uscì dalla tenda.

Merlino sbuffò forte, poi si posizionò dietro alla tenda, pronto a proteggere il principe.

 

 

ARTHUR P.O.V.

 

Un passo davanti all’altro. La folla inneggiava il principe ma Artù sentiva i rumori attutiti.

Sir Convington aveva un’armatura chiara ed era grosso poco più di lui. Non sembrava minaccioso, lui aveva sconfitto cavalieri e banditi di gran lunga più imponenti.

Il respiro gli tremò. Se Merlino diceva la verità, e lui ne era certo, quello era uno stregone che già una volta aveva provato ad ammazzarlo.

Suo padre poteva pensare quello che voleva, ma in quell’arena lui non aveva possibilità.

Un altro sospiro, poi alzò la testa e la spada.

Era l’ultimo avversario, dopodiché avrebbe dovuto combattere con altri tre per guadagnare le posizioni che aveva perso.

Assurdo che stesse davvero pensando ancora al torneo, in quel momento.

Sir Covington si gettò su di lui, Artù scartò.

Il combattimento era iniziato.

Sotto il peso dell’armatura, il principe sudava. Il suo avversario era forte, ma Artù era convinto di poterlo battere, se non faceva uso di magia. Era veloce ma aveva molti punti ciechi. In pochi minuti capì che sorprendendolo da sinistra non reagiva abbastanza velocemente da potersi difendere. Quando attaccava però, lo faceva con tutta la forza che aveva.

La spada di Artù cadde due volte ed entrambe riuscì a riprenderla e a rimettersi in piedi. Non era concentrato come doveva.

La terza volta, Sir Convington si gettò su di lui e lo bloccò con le spalle a terra. Artù sentì la sua spada scivolare via e si ritrovò a fissare negli occhi lo stregone.

Non riusciva a contrastarlo. Era la fine?

Sentì la folla urlare, ma era solo un rumore lontano. Il cuore gli batteva troppo forte per rendersi conto di qualunque altra cosa.

Artù vide un bagliore porpora brillare da sotto l’armatura, una luce che illuminò il viso dell’uomo. I suoi occhi divennero dello stesso colore.

Il suo cuore accelerò impazzito.

– No! – urlò. Era più forte di lui.

Sentì la gola chiudersi e per un attimo pensò che fosse il panico, ma poi tutto il suo corpo si strinse in una morsa e lui smise di respirare.

Stava soffocando.

All’improvviso, Sir Convington cadde di lato come un burattino.

Artù trasalì.

– Cosa…?

I suoi occhi si posarono sulla spada conficcata nella schiena dell’uomo: la lama sporca di sangue aveva trapassato il metallo dell’armatura con una facilità impressionante.

Alzò lo sguardo. Un cavaliere era in piedi dietro il cadavere di Sir Covington, davanti ad Artù e fissava il corpo ai suoi piedi. La morsa che stringeva il suo corpo si sciolse.

Prima che potesse riprendersi, altri quattro cavalieri con un mantello rosso cupo corsero nell’arena e afferrarono il cavaliere per le braccia.

– Fermi!

Uther Pendragon si alzò dal trono, levando in aria le mani.

– Questo è una violazione del codice del torneo – urlò.

Artù si rese conto solo in quel momento che la folla era impazzita.

Piano piano i rumori tornarono nella realtà e lui riuscì a vedere quello che stava succedendo con distacco. Si alzò da terra.

Suo padre fece un gesto e i cavalieri di Camelot trascinarono il cavaliere che gli aveva salvato la vita a bordo arena.

Artù riprese fiato e si tolse l’elmo.

– Sei entrato nell’arena, interrotto il combattimento e ucciso un cavaliere. Mostrati. – disse il re con voce grave – Se sei iscritto al torneo, sarai squalificato immediatamente. Se non lo sei… questa sarà stata la tua ultima azione coraggiosa.

Artù seguì la scena con il cuore in gola.

Kendra. Era lei. Doveva per forza essere lei.

Un altro pensiero però spinse il primo via e ottenne la sua attenzione per un attimo: davvero suo padre non si era accorto che gli aveva salvato la vita? O non gli interessava?

– Mostrati – ripeté Uther.

Era Kendra, ne era sicuro.

Il suo salvatore alzò una mano verso l’elmo e lo sollevò.

Artù trattenne il fiato.

Di colpo, un’ondata di energia scaturì dal cavaliere e lo spostamento d’aria abbatté tutti quelli che erano intorno.

Le guardie reali che lo trattenevano caddero come mele mature, Uther cadde dal trono così come Morgana, vicino a lui.

Tutto il pubblico ne risentì, sotto una fascia di energia che si disperdeva man mano che le persone erano più lontane dallo sconosciuto.

Artù cadde a terra. Vide soltanto il cavaliere correre fuori dall’arena, poi perse i sensi e piombò nel buio.

 

 

KENDRA P.O.V.

 

L’adrenalina non era passata. Il corpo di Kendra tremava, esausto.

Le mancava poco per esaurire tutte le sue energie, ma doveva raggiungere il bosco prima che svenisse per la strada e andasse incontro alla ghigliottina.

L’avrebbero uccisa senza pensarci.

Aveva salvato Artù. Questo pensiero le provocò uno strano singhiozzo, a metà fra un sospiro di sollievo e un respiro ansante.

Non riusciva più a correre.

Dietro all’arena si era tolta l’elmo e l’armatura, strappandoseli via con la magia, in corsa. Ora correva per la città in calzoni e camicia, e sperava che questo bastasse per seminare le guardie reali.

Si fermò dietro una casa che aveva la porta aperta. Le scoppiava il petto.

Sapeva che Merlino l’avrebbe raggiunta, lui era capace di trovarla con la sua magia.

Controllò che intorno non ci fosse nessuno ed entrò nella casa.

Una donna era in piedi davanti al focolare. Canticchiava, mescolando qualcosa in un paiolo sul fuoco, non si era accorta di lei.

Kendra ebbe una stretta al cuore, ricordando sua madre.

Usò l’ultima goccia di energia per far uscire la sua magia e colpire la donna, che scivolò a terra svenuta.

Si accertò che fosse viva e la allontanò dal fuoco. Poi cercò penna, calamaio e pergamena e scrisse un messaggio.

“Torno a casa, non seguirmi. Conoscerti è stata la cosa migliore che mi sia mai capitata, non ti dimenticherò mai. Non compirò quello per cui sono venuta qui, ho capito che ciò che mi è stato donato non può essermi portato via”.

Piegò la pergamena e la posò sul caminetto. Merlino l’avrebbe trovata e avrebbe capito. O almeno sperava.

Con il cuore in gola, uscì dalla casa e riprese a correre in direzione della foresta. L’immagine di Sir Convington inerme a terra le diede nuova forza e risolutezza. Artù aveva rischiato grosso per colpa sua.

Aveva ancora una missione da portare a termine, ma questa volta non avrebbe coinvolto nessun altro.

Nessuno avrebbe rischiato di morire per lei.

 
   
 
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