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Autore: Redferne    16/11/2017    3 recensioni
A cosa pensa un uomo durante gli ultimi istanti della sua vita?
A che pensa, mentre si trova sul punto di morire?
Genere: Drammatico, Sportivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danpei Tange, Joe Yabuki, José Mendoza, Sorpresa, Yoko Shiraki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“IO TI AMO, JOE! LO CAPISCI, QUESTO?!”

 

Oh, cazzo.

 

Cazzo, Cazzo, Cazzo.

 

No.

 

Ditemi che non é vero, ragazzi.

 

Ditemi che non sta succedendo davvero.

 

Ditemi che non sta accadendo proprio a me.

 

Che qualcuno mi dia un pizzicotto e mi svegli, subito.

 

Qui

 

ORA.

 

“IO...LO SAPEVO...L’HO SEMPRE SAPUTO, MA...ME NE SONO ACCORTA...HO VOLUTO ACCORGERMENE SOLO DA POCO.”

 

Cazzo, questa era stata davvero bella.

QUESTA ERA STATA PROPRIO BELLA.

DAVVERO IL COLMO.

 

“E’ così, Joe. E non posso farci niente. PIU’ NIENTE, ORMAI. E’…é come se ne fossi sempre stata consapevole dentro di me, ma...ma al contempo abbia cercato di fare di tutto per non volerlo ammettere. E...e adesso che me ne sono finalmente resa conto, io non...non posso continuare a comportarmi come se niente fosse. Non posso...non posso più far finta di nulla, non...NON ADESSO CHE STO RISCHIANDO DI PERDERTI PER SEMPRE! RINUNCIA, JOE! TI SUPPLICO! NON...NON VOGLIO CHE L’UOMO CHE AMO...CHE HO SEMPRE AMATO FINISCA ANCHE LUI COME UN POVERO INVALIDO, O...O PEGGIO!!”

 

Stavolta glielo aveva dovuto proprio riconoscere.

Yoko. La Yoko che lo aveva sempre sorpreso e spiazzato in passato con le sue stravaganze, i suoi improvvisi colpi di testa e capricci, i suoi cambi di umore e le sue sfuriate inframezzate dall’indifferenza più glaciale, lo amava.

Era dunque questo l’ulteriore...anzi, IL VERO MOTIVO per cui aveva tentato disperatamente di incontrarlo e di contattarlo tramite telefono. Con lui che, per tutta risposta, aveva continuato ad ignorarla e ad evitarla in ogni modo.

Era dunque questo il vero motivo per cui si era intrufolata di nascosto nel suo camerino a pochi minuti dall’inizio del match valido per il titolo mondiale.

Era per questo che stava cercando a tutti i costi di convincerlo a non battersi contro Mendoza.

Per questo. Solo, nient’altro che per questo.

Stavolta era stato davvero costretto ad ammetterlo. Quella ragazza aveva davvero superato sé stessa. Tutto si sarebbe potuto immaginare, TUTTO. Tranne che…

Da sbellicarsi dalle risate.

Già. DA MORIR DAL RIDERE. PROPRIO.

Ed era proprio quello che avrebbe voluto tanto fare. Ma proprio tanto. Più di ogni altra cosa al mondo, in quel momento.

 

“Oh la là! Caspita, che notizia! Questa é proprio una notiziona, cara la mia Miss Shiraki! UNA NOTIZIONA COI FIOCCHI! Sai cosa potresti fare di bello, eh? Lo sai?”

“Joe, ti prego...”

“Te lo dico io: potresti andare a qualche giornale scandalistico a venderla! Oppure a qualche rotocalco di cronaca rosa! Pensa che roba: la ricca ereditiera e la promessa del pugilato giapponese INSIEME! Faresti soldi a palate, più di quelli che già non hai! Ma fai pure, ti do tranquillamente il permesso. Quando poi intaschi l’assegno facciamo a metà, ok?”

 

A quel punto, dopo una frase così lapidaria e sarcastica, non gli sarebbe rimasto altro che guarnire il tutto con una bella risata omerica. Per completare l’opera.

Scoppiarle a ridere proprio davanti a quel suo bel faccino da schiaffi. Era proprio quel che si era sentito di voler fare. E lo avrebbe fatto davvero, di lì a pochi istanti, se lei non lo avesse preceduto.

Preceduto, si. Ma al contrario. Nella maniera opposta. Vale a dire scoppiando a piangere a dirotto.

Lo aveva sentito subito, appena dopo le sue ultime parole. Quel leggero mugolio intervallato da lievi singhiozzi a braccetto con altrettanto flebili sospiri. Il suono inconfondibile che caratterizzava dotti lacrimali femminili in azione.

 

“Ascoltami, Joe...per favore. Io...io sono stata sincera con te, fino in fondo. Lo sono stata davvero, questa volta. Te lo giuro...te lo giuro su tutto ciò che ho di più caro a questo mondo. Anche sulla mia stessa vita, se vuoi. Se può...se può servire a farti credere che sto dicendo il vero. Ti ho detto cosa provo veramente per te. Ho esternato i miei veri sentimenti, Joe! Io...io ti ho aperto il mio cuore, sul serio!!”

“Yoko...”

“Le cose stanno così. E tu...tu sei libero di pensarla come ti pare. Puoi ignorare le mie parole, oppure riderci sopra. E...e a me starà bene. Me lo farò andare bene. Perché...perché la verità...la verità é...che é giusto così, Joe. Hai tutti i diritti di farlo. Hai tutti i diritti di odiarmi, e di avercela con me. Così come non...non posso obbligarti ad accettare il mio amore. O...o a contraccambiarlo. Quel che ti...ti chiedo é solo di comprenderlo. E...e di rispettarlo. O almeno provarci. Solo questo. Nient’altro.”

 

Le sue parole gli erano sembrate sincere. Abituato da sempre com’era a non fidarsi mai di nessuno, nemmeno di quelli con cui viveva insieme da una vita e con cui aveva diviso e condiviso gioie e dolori, riteneva di essere in grado di comprendere quando qualcuno diceva il vero. Poteva davvero darsi che fosse veramente pentita. E veramente convinta di ciò che gli aveva appena confidato.

E a giudicare dallo sguardo che aveva e dal tono del suo discorso, c’era di che poterle credere per davvero. Tuttavia…

Tuttavia non gli riusciva ancora di credere ciecamente in lei. E nelle sue parole.

Forse il suo non era altro che l’ennesimo, estremo tentativo di lavarsi la coscienza.

Non poteva saperlo con certezza. E non voleva nemmeno saperlo, a quel punto.

Non gli importava. Non gli importava più.

Nulla aveva più importanza, ormai.

 

E’ un po' troppo tardi per voler fare marcia indietro.

Non lo trova anche lei, signorina?

 

Già. Era davvero troppo tardi. Troppo tardi per i ripensamenti, i rimorsi, i rimpianti...davvero troppo tardi per tutto.

PER OGNI COSA.

Proprio così. Erano accadute e si erano accumulate troppe cose, tra loro due. E dentro di lui. Troppi fantasmi gli ballavano e gli si agitavano intorno, la notte. E alle volte, persino in pieno giorno.

E poi, in fin dei conti, non era quello che aveva sempre desiderato? Quello che aveva sempre voluto per lui?

 

“VUOI RITIRARTI, YABUKI? DAVVERO VUOI FARLO? BEH...SAPPI CHE NON TE LO PERMETTERO’. NE’ ORA, NE’ MAI. TE LO IMPEDIRO’ CON TUTTE LE MIE FORZE E CON QUALUNQUE MEZZO A MIA DISPOSIZIONE, MI HAI CAPITO?”

 

“SE DAVVERO QUESTE SONO LE TUE INTENZIONI, ALLORA SIGNIFICA CHE RIKIISHI E’ DAVVERO MORTO PER NIENTE. E’ MORTO COME UN’IDIOTA! HA SOFFERTO E PATITO TORMENTI ATROCI PER SFIDARE UN LURIDO VIGLIACCO CHE NON HA NEMMENO IL CORAGGIO DI ASSUMERSI LE PROPRIE RESPONSABILITA’!!”

 

“TU HAI DELLE GRAVI COLPE DA ESPIARE, YABUKI! HAI UN DEBITO DI SANGUE NEI CONFRONTI DI GENTE COME WOLF E TOORU! AL PRIMO HAI DISTRUTTO LA CARRIERA, ED IL SECONDO HA PERSO ADDIRITTURA LA VITA, COMBATTENDO CONTRO DI TE!!”

 

“DEVI CONTINUARE A STARE SUL RING! COME MINIMO CI DOVRESTI MORIRE, LA’ SOPRA, PER POTER PAREGGIARE I CONTI!!”

 

MORIRCI, E’ CHIARO?!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così gli aveva detto, quella volta. Augh.

E lui, da allora, aveva come l’impressione di aver fatto tutto il possibile per accontentare la sua richiesta.

 

Mi dici che ci devo MORIRE, eh?

Ho capito bene, Yoko?

E’ questo, quel che vuoi davvero?

Ciò che più desideri, con tutte le tue forze?

Davvero ti aiuterebbe a stare bene?

Ti farebbe stare MEGLIO? SUL SERIO?

 

Era stato allora che gli era balenata in mente quell’idea assurda. Forse perché é proprio vero che se Atene piange, Sparta non ride. La cara signorina doveva essere ridotta veramente male, per parlare a quel modo. Ma anche lui non brillava di certo. A dirla tutta stava messo da schifo. E allora, stando così le cose…

Allora aveva pensato che il discorso poteva andar bene in entrambe le direzioni. Funzionare per entrambi. Ed aiutarli a stare meglio.

Già. A conti fatti, era proprio un’idea folle. Ma poteva funzionare. Bastava solo essere abbastanza pazzi da volerla mettere in pratica. E lui lo era.

Oh si, se lo era.

 

Lo sai, cara la mia signorina? Credo che tu mi abbia dato proprio una grande idea.

Facciamo così...vuoi farmi davvero morire là sul ring?

OK, CI STO.

Ma si gioca secondo le mie regole. A MODO MIO. Come ho sempre fatto, del resto.

Tu pensa solo a procurarmi il posto adatto, uno sfidante all’altezza ed un bel po' di gente.

Al resto, CI PENSO IO.

Ma vedi di sbrigarti, però. Perché io non me ne starò con le mani in mano ad aspettare i tuoi porci comodi. Intanto che tu ti organizzi, anch’io me lo cercherò per i fatti miei.

Proprio così, mia cara. A questo gioco al massacro si partecipa in due. E vediamo chi arriva primo.

VEDIAMO CHI VINCE.

RIUSCIRAI A FARMI UCCIDERE TU O RIUSCIRO’ A SUICIDARMI IO?

SONO APERTE LE SCOMMESSE, GENTE! E CHE VINCA IL MIGLIORE!!

In ogni caso, per te non cambierà nulla.

Te ne rimarrai seduta lì, in prima fila ed in tribuna d’onore, a guardarmi mentre mi faranno a pezzi.

QUELLO E’ IL TUO POSTO.

E’ SEMPRE STATO IL TUO POSTO.

 

Era stata lei a dare inizio a tutto. Sin dai tempi del riformatorio speciale.

E adesso che era finalmente tutto pronto, proprio sul più bello aveva deciso di mandare tutto quanto all’aria?

Nossignore. Niente da fare.

Voleva darsela a gambe, proprio come quella volta. Ma poteva levarselo dalla testa. Non glielo avrebbe mai permesso.

 

“FERMA LI’ DI DOVE SEI! E NON TI AZZARDARE A MUOVERE UN SOLO PASSO!!”

 

“SEI STATA TU, A VOLERE TUTTO QUESTO...QUINDI, ORA TE NE RIMANI QUI A GODERTI LO SPETTACOLO. FINO ALLA FINE!!”

 

Proprio così. Era lei l’inizio di tutto. LA COLPA ERA SUA. E SOLTANTO SUA.

DI TUTTO QUANTO. DI OGNI COSA.

Della morte di Rikiishi, della fine di Wolf e di Carlos...di tutto.

Quindi che se rimanesse lì buona a guardare, come aveva sempre fatto.

Questa era la punizione che aveva deciso di infliggerle.

Sul serio era dispiaciuta? Ottimo. Davvero magnifico.

Le stava bene. LE STAVA PROPRIO BENE.

NON SI MERITAVA ALTRO.

NON SI MERITAVA PROPRIO NIENT’ALTRO, QUELLA LURIDA STR…

 

No. Basta.

Non si dovrebbe mai augurare il male a nessuno, in momenti come questi. E nemmeno odiare.

Era davvero ingiusto pensare una cosa simile su di lei. Era davvero troppo crudele.

La verità era che le aveva fatto una profonda pena, vederla in quello stato. Tremante e piangente come una bimba rannicchiata in un angolo dopo aver combinato una marachella. UNA DI QUELLE VERAMENTE GROSSE. Una di quelle a cui non era più possibile porvi rimedio, pur con tutta la buona volontà. Cosciente di aver rotto, danneggiato in modo irreversibile qualcosa di troppo fragile e prezioso per poter essere riparato. Non poteva fare più nulla. Solo rimanere lì atterrita, ad aspettare il tremendo castigo che le sarebbe toccato di lì a poco.

Già, si doveva essere proprio resa conto. Ma di un’altra cosa, però.

Aveva capito, per la prima volta nella sua vita e nel peggiore dei modi possibili, di aver innescato qualcosa su cui aveva finito per perdere totalmente il controllo. E che ormai non poteva più riuscire a fermare, in alcun modo.

Povera Yoko. L’aveva sempre considerata una donna intraprendente ed in gamba su molte cose, quanto incredibilmente ingenua e sprovveduta su altre. Il vero problema era che queste ultime erano di fondamentale importanza. E lei sembrava vederle il più delle volte solo come un gioco, un passatempo.

Varietà per i momenti di noia di una ragazzina viziata dalla stanca facile.

Quante volte glielo aveva detto?

Quante volte aveva cercato di fargliela capire?

Ma lei non aveva mai appreso la lezione.

 

E’ sempre la stessa storia con te, vero? Ho tentato di spiegartelo mille e mille volte, ma é stato sempre tutto inutile.

Non puoi entrare nella vita delle persone e credere di poterla manipolare a tuo piacimento. Soprattutto se non conosci a fondo chi hai di fronte. O non lo conosci bene quanto credi. E se non sei in grado di valutare le conseguenze delle tue azioni, o cosa potresti scatenare.

E’ sempre stato il tuo difetto, signorina. Spari giudizi e sputi sentenze senza mai curarti degli effetti che possano avere. Convinta di sapere tutto quanto ci sia da sapere, quando in realtà non sai e non hai mai saputo NIENTE DI NIENTE.

 

Ma lei non aveva mai voluto comprendere. Nè imparare.

Non era nemmeno tutta colpa sua, del resto. C’entrava anche l’ambiente in cui era nata e cresciuta. Abituata da sempre ad avere tutto e subito ad ogni suo comando, e a soddisfare seduta stante ogni suo minimo capriccio.

Le era sempre piaciuto essere la dama più bella del castello, con i cavalieri intenti a duellare nella piazza d’armi sotto la balconata per ottenere la sua mano e le sue grazie. Lo aveva fatto con Rikiishi, all’inizio. E poi con Carlos. E adesso con lui.

Non aveva mai capito che per uomini così, nati e cresciuti annaspando nel fango e respirando e mordendo polvere, NIENTE E’ UN GIOCO.

Quando lotti con le unghie e con i denti per ottenere la minima cosa, per avanzare anche solo di un millimetro, hai la tendenza a prendere tutto TERRIBILMENTE SUL SERIO.

Uomini così, quando danno inizio a qualcosa, vanno fino in fondo. Costi quel che costi.

Per loro le parole e i pensieri contano tanto quanto le azioni. Hanno il medesimo peso, e si trovano sullo stesso piano. Una stretta di mano ed un accordo a voce hanno più valore di una firma e di un contratto scritto su carta. Basta una loro parola, ed una sola ne hanno. Una sola, ed una soltanto.

NON SI SCHERZA, CON TIPI COSI’.

Niente da fare. Peggio che mettersi a parlare al vento. Anche stavolta aveva trattato l’esistenza di chi le stava vicino come in un gioco di biglie. Aveva lanciato le sfere del destino suo ed altrui lungo un immenso piano inclinato che non poteva più raddrizzare. E di cui non poteva più invertire la rotta. Poteva solo rimanere lì, impotente, a guardare le biglie rotolare giù, sempre più giù, lungo il piano. Fino a toccare il fondo, per vedere la fine che avrebbero fatto. Fino al compiersi della loro sorte. Questo era il castigo che le spettava. Il castigo per la bambina cattiva e disubbidiente.

E a ben guardare, si stava già punendo a sufficienza. Fin troppo. E da sola. Inutile rincarare la dose ed infierire oltre misura.

Aveva piegato l’indice della sua mano destra e aveva poggiato la sua seconda falange proprio sotto alla punta del mento di lei. Facendo leva in quel punto dove le due pieghe tra le dita formano un minuscolo avvallamento, glielo aveva sollevato con un gesto delicato ma deciso al tempo stesso.

Se si fosse deciso ad accompagnare quel movimento con uno scatto in avanti delle labbra, gli sarebbe sembrato di stare per baciarla. E probabilmente doveva averlo pensato anche lei, a giudicare dalla breve smorfia che aveva fatto. E da da quello che aveva visto passarle negli occhi, anche se solo per un breve istante. Sapeva fare ancora il galante, quando ci si metteva. Ma non era proprio il tempo per le smancerie da film romantico, quello. La sua unica intenzione era quella di esaminarla meglio.

 

“Hmm...ora che ti guardo bene, può darsi che tu stia raccontando la verità. Di solito voi donne non mentite, quando decidete di tirare in ballo i sentimenti. O perlomeno é quel che ho sentito dire, a riguardo. So che l’amore per voi é importante più di ogni altra cosa, almeno finché dura...”

“Cosa...cosa vuoi dire?”

“Lascia perdere. Beh...cosa vuoi che ti dica, Yoko? Sono sorpreso. VERAMENTE SORPRESO. Non me l’aspettavo. NON ME L’ASPETTAVO PROPRIO. DA TE, POI...”

“E...e allora, Joe...se puoi...se riesci a provare un minimo di rispetto per...per ciò che provo per te, allora non...”

“Quando é stata l’ultima volta che hai sentito parlare di LUI, Yoko?”

“...Eh?!”

“Quando é stata l’ultima volta che hai sentito fare il nome di Rikiishi? Sui giornali, alla radio, o in televisione...quando? Rispondimi, ti prego.”

“Io...io...”

 

Hai idea di cosa significa causare LA MORTE DI UNA PERSONA, Yoko? Ci pensi mai?

Io si, sempre. Anche quando vorrei pensare ad altro.

SAI COSA SI PROVA AD UCCIDERE UN UOMO E A RICORDARSI ANCHE SOLO OGNI TANTO DI AVERLO FATTO? RIESCI A CAPIRE QUEL CHE TI STO DICENDO?

SEI LI’ TRANQUILLO CHE PENSI AI FATTI TUOI E ALL’IMPROVVISO...ALL’IMPROVVISO RISENTI L’IMPATTO DELLA SUA CARNE E DELLE SUE OSSA SULLE TUE NOCCHE, SENTI L’ONDA D’URTO DEL COLPO CHE DALLA SUA TEMPIA SI ESTENDE LUNGO IL TUO BRACCIO, E DA LI’ RISALE FINO ALLA SPALLA, E POI PIU’ SU, ANCORA PIU’ SU, FINO AL TUO CERVELLO...E LI’, IN QUEL PRECISO MOMENTO, CAPISCI CHE PER TE E’ FINITA, CHE NON C’E’ PIU’ NIENTE DA FARE…

SEI DANNATO. PER SEMPRE.

E NON IMPORTA COSA POTRAI FARE, DA QUEL MOMENTO IN POI.

FINIRAI ALL’INFERNO, A BRUCIARE PER L’ETERNITA’.

ANCHE SE ALLE VOLTE FACCIO FINTA E MI SFORZO DI NON VEDERLO, LUI E’ SEMPRE LI’. A TORMENTARMI. CON IL SUO SILENZIO CHE VALE PIU’ DI MILLE ACCUSE URLATE.

ASSASSINO!

ECCO QUEL CHE MI GRIDA, SENZA NEMMENO APRIR BOCCA.

ANCHE TU LO HAI VISTO MORIRE, CERTO. MA NON CE LO AVEVI DI FRONTE.

NON CE LO AVEVI DI FRONTE, QUANDO E’ ACCADUTO.

MENTRE ACCADEVA.

QUANDO HA SBATTUTO LA TESTA...QUANDO ERA LI’, PROPRIO DAVANTI A ME, CON QUEL SUO CORPO RINSECCHITO E LO SGUARDO PERSO NEL VUOTO...NON C’ERA PIU’ LUCE, IN QUEGLI OCCHI.

ERA GIA’ MORTO, IN QUEL MOMENTO. ERA GIA’ BELLO CHE MORTO, TI DICO…

IO...IO NON SO CHI...CHI O COSA LO HA FATTO RIALZARE E LO FACEVA ANCORA MUOVERE, E COMBATTERE...NON SO CHI GLI ABBIA FATTO TIRARE QUELL’UPPERCUT CON CUI MI HA MESSO KO...NON LO SO, NON RIESCO A CAPIRLO TUTTORA…

ERA UNO SPETTRO, FORSE. UN CADAVERE CON L’ANIMA DEL SUO PROPRIETARIO CHE SI OSTINAVA A RIMANERE, CHE NON VOLEVA LASCIARLO, CHE NON VOLEVA RASSEGNARSI AD ANDAR VIA…

PERCHE’ SI E’ DOVUTI ARRIVARE A QUEL PUNTO?

PERCHE’ L’HO DOVUTO FAR ARRIVARE A TANTO?

 

PERCHE’?!

 

“Stai...stai pensando ancora a QUELLE MIE PAROLE, vero? E’ cosi, Joe? Smettila di pensarci, per favore! Ero...ero infuriata per la sua morte, non lo pensavo veramente! E… e non avrei mai voluto...NON AVREI MAI DOVUTO DIRTELE, ECCO LA VERITA’!! COME PUOI PENSARE CHE IO POSSA VOLERE VERAMENTE LA MORTE DI UNA DI UNA PERSONA?! CHE IO...IO POSSA DAVVERO VOLERE LA TUA MORTE?! DIMENTICA QUELLE PAROLE MALEDETTE! DIMENTICALE!!”

 

Non posso dimenticarle, Yoko. Non ci riesco. E non poso nemmeno far finta che tu non me le abbia mai dette.

La verità é che al male fatto non c’é mai rimedio. E vale sia per quel che si dice che per quel che sia fa. Per quel che tu mi hai detto e per quel che io ho fatto. E per tutto quel abbiamo pensato.

Hai proprio ragione, signorina.

NON AVRESTI MAI DOVUTO DIRE QUELLE PAROLE.

NON A ME.

 

“Rikiishi era un grande. Era il più grande di tutti, non aveva rivali. E non c’erano limiti a quel che avrebbe potuto fare, ai traguardi che avrebbe potuto raggiungere. Io...l’ho costretto a mettere da parte tutto solo per quell’assurda contesa contro di me. E lui lo ha fatto davvero, per volermi dimostrare con i fatti di essere il più forte. E qual’é stato il risultato?”

“Joe...”

“E’ successo che ora é morto. E quel che é peggio, di lui non si ricorda più nessuno. E rimasto solo un miserabile perdente che tenta disperatamente di imitarlo. E la colpa di tutto questo é mia. SOLO E SOLTANTO MIA. Ma...se tentare di seguire le sue orme é l’unica cosa che posso ancora fare, CHE MI E’ RIMASTA DA POTER FARE, ebbene...la farò. DEVO FARLO PER LUI, CAPISCI? Altrimenti, sarebbe come ammazzarlo una seconda volta. E poi...”

“NON E’ STATA COLPA TUA, JOE!! NON...NON LO HA COSTRETTO NESSUNO A FARLO! PROPRIO NESSUNO!! E’ STATA UNA SUA LIBERA SCELTA, E...E CERTE SCELTE SI PAGANO CARE, PURTROPPO. ANCHE SE FAI TUTTO QUESTO PER LUI, TOORU NON...NON RITORNERA’ IN VITA!!”

“Questo lo so. Lo so fin troppo bene.”

“Ma...ma allora perché...perché...”

“Lasciami finire, Yoko. C’é dell’altro. Hai detto di AMARMI, giusto? E se davvero mi ami, allora devi imparare ad accettarmi per ciò che sono. E si dà il caso che io sia UN PUGILE.”

“E’ DI UN PUGILE, CHE TI SEI INNAMORATA. E là fuori si sta per realizzare il più gran sogno di tutti quelli come me. L’uomo più forte del mondo é venuto qui in Giappone apposta per sfidarmi. Non posso deludere le sue aspettative.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“JOE! TUTTO A POSTO? MUOVI IL CULO, DAI!! E’ ORA!!”

 

Colpi ripetuti ed insistenti sulla porta, quasi a volerla buttare giù. E poi quell’inconfondibile vocione.

Era il vecchio. Tutto si poteva dire su di lui, tranne che non aveva il senso della misura e della scelta dei tempi.

Bah, almeno lo aveva liberato dall’impasse.

 

“ALLORA?! CHI C’E’ LI’ CON TE, SI PUO’ SAPERE?”

“Non c’ é nessuno, vecchio. Chi accidenti vuoi che ci sia? Arrivo, non rompere le palle.”

“E ALLORA SBRIGATI, ACCIDENTI A TE!!”

 

Le aveva poggiato le mani sulle spalle, e di nuovo i suoi occhi avevano incrociato quelli di lei.

 

“Devo andare. Mendoza é di là che mi attende. Non é gentile lasciarlo da solo.”

 

Poi l’aveva scostata in parte. Era leggera più di un fuscello.

Doveva essere il senso di sconfitta a farla sentire così. Il fatto di aver tentato un ultimo, disperato affondo per poi vedere che non era servito praticamente a nulla.

Si trovava dietro di lui, ora. E continuava a piangere.

 

“Voglio dirti ancora una cosa, Yoko. GRAZIE. Non sono molto abituato a questo genere di cose, ma...é bello vedere che ti preoccupi per me. Davvero. Non é da tutti, avere una ragazza disposta A PIANGERE PER TE.”

“Joe...ti prego...”

“Ti farò vedere come sono in grado di battermi anche con questo corpo così malconcio.”

D’improvviso, l’aveva sentita trasalire.

“Queste...queste parole sono...sono le stesse che...”

“Mh? Di che parli?”

“N – no...niente...”

 

Ed era uscito dallo spogliatoio, senza nemmeno più voltarsi a guardarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non appena aveva chiuso la porta, aveva chiaramente udito il rumore di qualcuno che vi si appoggiava sopra, per poi lasciarsi lentamente scivolare verso il basso. E poi di nuovo quel singhiozzare sommesso.

Stava ancora piangendo.

Povera Yoko. Non aveva mai voluto capire.

Ma chissà...forse con lui avrebbe potuto essere finalmente LA VOLTA BUONA, no?

Si dice che non tutto il male venga per nuocere. E se da questo male qualcuno può finalmente trarne il giusto giovamento...

 

“ALLA BUON’ORA! CE NE HAI MESSO DI TEMPO! MA CHE STAVI FACENDO, EH?!”

“Piantala, vecchio. Mi hai scocciato, adesso. Se non la smetti, una buona volta, giuro che inizio a fare riscaldamento su di te!!”

 

In marcia, dunque. Verso il suo destino. Non gli era rimasto altro da fare, a quel punto.

Aveva percorso il corridoio lentamente e con calma, in compagnia del pugilomane. Nishi ed il resto dei ragazzi dovevano già trovarsi al suo angolo. Era stato davvero gentile, quel bestione. Non se l’era sentita di piantarlo in asso. Non in quella sera. Non in una sera così importante. Lui e Noriko erano freschi di matrimonio, e avrebbe potuto starsene a casa con la sua bella mogliettina a vedersi il match in tv. O a fare qualcos’altro di più divertente. Gli avrebbe potuto dare un paio di suggerimenti, in tal proposito…

Aveva esitato per un istante prima di fare il suo ingresso, come spaventato dal boato del pubblico che già aveva sentito aumentare sempre più man mano che giungeva alla fine del condotto. Poi si era deciso a varcare la soglia.

La luce intensa dei riflettori lo aveva momentaneamente accecato, obbligandolo a mettersi una mano di fronte al viso giusto per dare ai suoi occhi il tempo necessario ad abituarsi.

Al suo arrivo, il boato era esploso più forte e rabbioso di prima.

Era tutto pieno, fino a scoppiare. Quanta gente. E quante voci, soprattutto.

Le solite di sempre, ma moltiplicate all’ennesima potenza.

Incitamenti, insulti, sfottò...ed i soliti buontemponi di sempre che un giorno avrebbe finito con demolire a suon di schiaffi, a costo di farsi largo a forza tra il pubblico:

 

“FINALMENTE, YABUKI!”

“ERI GIA’ SCAPPATO? AH, AH, AH!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così stavano le cose, gente. Che possano far piacere oppure no.

Indipendentemente dalla sua volontà, da ciò che desiderava, dai sospetti e dai rimorsi altrui e della cara Yoko, una cosa sola era certa.

Il pugile che gli aveva cucito addosso il vecchio, su misura e proprio sopra al suo corpo, e che con il suo aiuto aveva costruito e rinforzato a suon di allenamenti intensi e massacranti aveva iniziato, lentamente ma inesorabilmente, a disfarsi e a sgretolarsi. Pezzo dopo pezzo.

Non gli rimaneva molto tempo, nelle condizioni in cui versava. Ogni minuto, ogni secondo in più era guadagnato. E poteva essere l’ultimo per lui, da poter trascorrere all’interno della giungla quadrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!

Chiedo scusa per il ritardo, ma é stato davvero un periodo incasinatissimo.

Ma mi ritengo fortunato:poteva andarmi davvero peggio. Molto ma molto peggio…

Diciamo che ho corso anche il rischio di sparire da questi lidi per un bel pezzo…

Per farla breve, le scorse settimane mi hanno proposto di andare a lavorare in Repubblica Ceca per svariati mesi. Ma mi sono rifiutato.

Non me la sono sentita, nonostante ci fossero in ballo parecchi soldi. E Dio solo sa quanto ne abbia bisogno, in questi ultimi periodi (come tutti, suppongo)…

Ma avrei dovuto piantare qui mia moglie e mia figlia in Italia, da sole. E per parecchio tempo. E NON VOLEVO ASSOLUTAMENTE FARLO.

Già, tra lavoro ed impegni, ci si vede pochissimo…e poi i soldi, anche se indubbiamente servono non sono tutto nella vita, EKKEKATZ…

Non voglio ancora essere costretto a fare simili scelte per guadagnare di più. Preferisco fare dei sacrifici (oltre a quelli che già faccio) ma rimanere accanto alle persone che amo.

Se poi in futuro sarà necessario farlo, lo farò. Ma per ora l’ho scampata.

Fine dell’angolino dedicato alle beghe personali.

Veniamo al capitolo.

Un altro episodio bello controverso: Se nel precedente ci ero andato giù pesante, con la povera Yoko, beh...qui va ancora peggio. Ma poi, all’improvviso, Joe sembra ravvedersi. E cambiare idea.

Io ritengo che i due autori, ai tempi, volessero in qualche modo punire Yoko, colpevole di aver voluto entrare in un mondo riservato ai soli uomini, AI VERI UOMINI, con tutto il suo fascino ed il suo potere seduttivo femminile. E creando disastri.

Insomma saremmo al classico, vecchio adagio LE DONNE PORTANO SOLO GUAI.

E detto fra di noi non mi stupirebbe affatto, visto il periodo in cui l’opera é stata realizzata. E visto il paese in cui l’hanno realizzata. Sappiamo tutti che il Giappone non brilla certo per la considerazione che l’uomo ha della donna, ancora adesso. E figuratevi come doveva essere quarant’anni fa or sono…

E’ una tesi che posso avvalorare ma che mi rifiuto di accettare in toto. Perché la trovo riduttiva, limitata e parecchio misogina.

D’altra parte, tutto si evolve. E la prerogativa delle grandi storie (e ROCKY JOE lo é, per fortuna) é anche di poter riuscire a stare al passo con i tempi.

Direi che il suo messaggio, in tal senso, può essere interpretato in un’ottica più ampia.

Come dicevo la scorsa volta, non odio Yoko. E ritengo che il suo pentimento sia sincero. Così come ciò che prova nei confronti di Joe.

L’unica colpa che le si può attribuire é forse di non aver mai capito con chi avesse veramente a che fare.

Esistono al mondo persone fatte di una pasta e di una fibra molto particolari (per dirla alla Tex Willer gente che il padreterno, dopo averli fatti, ha buttato via lo stampo). Persone per cui la parola data E’ SACRA. Al contrario della maggior parte di noi che senza un contratto scritto e firmato alla presenza di un avvocato e di testimoni sono disposti a rimangiarsi tutto quello che hanno detto cinque minuti prima, a seconda del loro tornaconto.

Ed é molto pericoloso, PERICOLOSISSIMO, andare a pungere sul vivo e nell’orgoglio persone simili, come ha fatto Yoko, più o meno inconsapevolmente.

Perché gente così (come Joe, come Tooru, o come Carlos) é disposta a tutto, pur di rimanere coerente con sé stessa, fino all’ultimo. Anche di arrivare fino alle conseguenze più estreme.

Di chi sarebbe quindi, la colpa della morte di Joe?

Di tutti e di nessuno, da come la vedo io. Forse, era semplicemente destino che dovesse finire così.

E una cosa tipica di molte opere giapponesi, rispetto a quelle occidentali.

IL DESTINO.

Vale a dire che da noi il protagonista lotta contro un destino avverso e spesso riesce a cambiarlo. In oriente, invece, le cose vengono viste in maniera un po' diversa, alle volte.

Ogni persona ha un destino già scritto, che prima o poi si compie. Può prendere la via più rapida o più breve, ma sempre lì deve arrivare.

Fossero stati in America, Joe e Danpei avrebbero sicuramente percorso una strada dritta verso un avvenire ed un futuro luminosi. Magari avrebbe subito qualche sconfitta, ma sarebbe stato il classico incidente di percorso necessario a temprarlo e a renderlo più forte, in vista del trionfo finale (Anche Rocky Balboa ha perso, certe volte. Ma alla fine si é preso sempre la rivincita su chi lo ha battuto. A proposito: mi sono sempre chiesto se il buon Stallone non abbia preso spunto da Ashita no Joe, per il suo personaggio...ma é impossibile che il manga o l’anime si potessero trovare negli Usa, a quei tempi…).

Ma qui non siamo in America. All’inizio, quando i due si conoscono, tutto bene. Ma da lì in poi, la strada di Joe diventa tortuosa e complicata. Finisce in galera, dove incontra la persona sbagliata, nel posto sbagliato e al momento sbagliatissimo. I due diventano rivali, e decidono di portare la loro contesa sul ring. Contro ogni buon senso, verrebbe da aggiungere, visto che un match tra loro due é improponibile. Eppure lo fanno lo stesso, visto che per loro ormai é un’autentica ossessione. E qui arriva il colpo di genio. O la follia dei due autori.

Joe, che dovrebbe essere il protagonista assoluto, si ritrova a dover dividere il palcoscenico con un antagonista che finisce pure per rubargli la scena.

Rikiishi é uno sbruffone ed un fanatico, ma non puoi non parteggiare per lui. C’é poco da fare: nell’ultima parte si mangia praticamente tutti. E’ la prima volta che arrivi a fare il tifo per un avversario, e ad augurarti che vinca. Non può non meritarselo.

Ma da quella situazione assurda viene fuori una catastrofe. Uno dei due muore, e l’altro é talmente distrutto dentro che finisce per giocarsi la carriera e la vita a sua volta.

Dovevano diventare due campioni, ed invece si sono consumati. E di loro non é rimasto NIENTE.

Ma forse era destino che finisse così.

Angolo della colonna sonora (non fateci caso: é un mio pallino, quello di associare l’ascolto di un brano a determinati passaggi di un racconto. Del resto, mentre leggi ti fai il film di ciò che accade nella tua testa. Molto cinematografico. E cosa sarebbe una scena da film,senza una colonna sonora? Nell’altra mia long ce le metto di continuo): durante il dialogo tra Joe e Yoko, ascoltatevi la bellissima ON EVERY STREET dei DIRE STRAITS.

Ma ora basta con l’introspezione: dal prossimo episodio si torna al match, finalmente!

Ringrazio Devilangel476, innominetuo e kyashan_luna per le recensioni al precedente capitolo. E, come sempre, un grazie a chiunque leggerà la mia storia e vorrà lasciare un parere.

 

Alla prossima,

 

 

See ya!!

 

 

 

Roberto

   
 
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