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Autore: MathieuChevalier    16/11/2017    0 recensioni
“La prima arte che devono imparare quelli che aspirano al potere è di essere capaci di sopportare l'odio.”
LUCIO ANNEO SENECA
Gli studenti della Bridgston Hotel School sono disposti a tutto pur di raggiungere l'apice della popolarità e del successo scolastico. Quando gli verrà presentata l'occasione per raggiungere tutto ciò non si renderanno conto che tutto ha un prezzo...Gli spettri del passato torneranno a perseguitarli e la corsa al successo diventerà lentamente un gioco al massacro...
Genere: Drammatico, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15

Il corridoio principale era affollato di studenti che tentavano di raggiungere un volantino o qualche spilla. I candidati erano in tre punti diversi del corridoio. Ognuno aveva il proprio stand. Erano sorridenti e quasi logorroici riguardo la loro campagna elettorale e loro promesse all’istituto. C’erano dei brutti sguardi tra di loro. Quella non era una battaglia, era una vera e propria guerra.

 

“non vedevo gli studenti così attivi riguardo le elezioni da parecchio tempo” disse il preside, posizionandosi vicino Jessica.

 

“oh...la ringrazio, signor preside” rispose Jessica, preoccupandosi del fatto che il suo tono fosse il più cordiale possibile.

 

“ottimo lavoro. Continua cosi...e potrai aggiudicarti qualche credito”

 

Jessica non fece neanche in tempo ad accennare un “grazie, preside” che l’uomo si allontanò. Semplicemente

sorrise, lì da sola.

 

“che cosa significa!”

 

Jessica quasi saltò. Si girò di colpo e vide Leo rivolgerle in faccia una pagina del giornalino scolastico.

 

“Leo...ehm...cosa è successo?”

 

“sei la responsabile qui...dovevi almeno accertarti di quello che sarebbe stato scritto riguardo le elezioni. Il giornalino scolastico dovrebbe rimanere imparziale”

 

Jessica continuò a non capire. Prese in mano il giornalino e lesse una parte di quell’articolo. Alzò lo sguardo lentamente e cominciò a cercare Monica tra la folla. Era in un angolo e scattava alcune foto con la sua fotocamera professionale. Vide dall’obbiettivo il viso di Jessica arrivarle sempre più vicino.

 

“non posso mettere foto di te così imbronciata sul giornalino”

 

Jessica si limitò ad alzare il giornale davanti gli occhi di Monica. “spiegami”.

Monica sentì un’improvvisa vampata di calore. Lasciò la macchinetta cadere lungo il petto, appesa al collo. Prese il giornalino. Rilesse qualche riga.

 

“io...”

 

“Monica...metà dell’articolo parla solo di Jonhatan...la conclusione è una vera e propria ammirazione del suo programma. Questa è propaganda. Il giornalino scolastico non può pubblicare queste cose...tu non puoi!”

 

“sono la capo redattrice”

 

“cosa dirà il preside, Monica? Ultimamente...non lo so...”

 

“forse mi sono lasciata trasportare dall’enfasi politica” Monica aveva dubbi riguardo l’esistenza di quel termine. Capì di essere parecchio nervosa.

 

“perché quel bigliettino a Austin l’altro giorno?”

 

“lo hai letto...”

 

“me l’ha mostrato lui l’altro giorno...Monica. Voglio delle spiegazioni”

 

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Austin aprì quel maledetto blog poco più di un anno fa. Durante le sue giornate alla Bridgston aveva visto così tante cose assurde che l’ispirazione lo colpì come un fulmine. Tornò a casa di corsa e accese il suo portatile e buttò giù una sua considerazione sui ragazzi di scuola. Da lì in poi un’infinità di rubriche. Le visite al suo sito crescevano giornalmente e poco a poco la misteriosa identità di Bonny Nose divenne l’idolo informatico di migliaia di ragazze. Spesso la mattina prima di entrare a scuola sentiva gruppi di ragazze parlare dei suoi articoli o leggerli ad alta voce ad altre amiche come il prete e i fedeli che ascoltano. Quasi si sentiva importante, ma preferì l’anonimato. La fama di Bonny Nose era data anche dalla sua segretezza. Nessuno sapeva di lui, o meglio, nessuno al di fuori della Delta Eta.

 

“cosa è preso alla tua amica?”. Austin camminava lungo il corridoio, con un libro tra le mani. Si girò, scrutando bene chiunque fosse dietro di lui. Era Jason.

 

“Jason...ho letto”

 

“sai il perché di quell’articolo?”

 

“perché dovrei saperlo?” disse Austin, quasi scocciato.

 

“parliamo di Monica...e tu sei Austin...non potevo chiedere a persona più indicata”

 

“bhe, hai sbagliato persona” disse Austin, fingendo un enorme sorriso.

 

“sicuro?”

 

Austin si fermò di colpo. Jason quasi gli venne addosso.

 

“caro capitano. Non so cosa ti spinga a pensare che io sappia che cosa scrive Monica sul suo giornalino. Ha elogiato Jonhatan e ha rotto il principio di imparzialità del giornale. Ok. Ho capito. Ma io non c’entro. Vai a interrogare qualcun’ altro”.

 

“ha elogiato il peggiore che potesse elogiare” disse Jason, tenendo sempre lo sguardo di fronte a lui.

Austin riprese a camminare, lentamente.

“cosa vuoi dire?”

 

“che di certo non avrà il mio voto”. Jason accelerò il passo, allontanandosi da Austin. Non disse nulla. Non accennò un “ciao” o un “ci vediamo”. Austin rimase a guardarlo mentre si allontanava ma di certo la cosa non sarebbe finita lì.

 

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Monica sentì bussare alla porta. Era seduta alla sua scrivania nel laboratorio scolastico dove scriveva i suoi articoli, quando aveva dei momenti vuoti nella giornata scolastica. La porta si aprì e riconobbe Leo mentre faceva capolino da dietro la porta. Accennò un “posso?”. Monica chiuse nella cartellina qualche bozza di vari articoli e lo invitò ad entrare. La ragazza neanche lo guardò in faccia. Aveva i gomiti sul tavolo e la testa appoggiata tra le mani. Fissava lo schermo spento del computer e vide il riflesso di Leo avvicinarsi.

 

“Monica...”

 

“Leo...io...ho fatto un casino. Lo so...”

 

Il ragazzo prese una sedia da un banco lì vicino e si mise vicino a lei. “non sono arrabbiato”

 

“o non lo sei più?” disse Monica, tenendo lo sguardo verso il computer.

 

“semplicemente non me lo aspettavo...”

 

“un po' come tutti, Leo. Persino io mi sono meravigliata di ciò che ho scritto”

“e allora perché lo hai fatto?”

 

Monica chiuse gli occhi. Realizzò veramente di aver fatto una stronzata. Ma lo aveva fatto. Lo aveva fatto per proteggere una persona che non sapeva neanche di avere la reputazione appesa ad un filo.

 

“scusami...” mormorò Monica, alzandosi e coprendosi la bocca.

Leo capì che stava nascondendo le lacrime. Il ragazzo cercò di dire qualcosa, ma non ci riuscì. La lasciò andare via e sbuffò una volta rimasto da solo. Guardò attraverso la vetrata del laboratorio che dava sul corridoio. Riuscì a riconoscere Ashley, nonostante la tendina.

Aveva assistito alla scena e quando i loro sguardi si incrociarono lei riprese a camminare.

 

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Jason si sentì tirare per un braccio. Quasi perse l’equilibrio ed urlò un “hey!” che portò Monica a zittirlo con un secco “vieni con me”. I due finirono in un’aula vuota.

 

“Monica...cosa c’è?” chiese Jason, piuttosto alterato.

 

“sappi che l’ho fatto per te” disse Monica, con la voce tremante.

 

“Monica ma...di che parli?”. Jason si avvicinò alla ragazza, abbassando il tono di voce.

Monica guardò fuori dalla finestra e si avvicinò ad essa, guardando il cielo, vagamente grigio.

 

“tu...ti ricordi di Mike...Mike Hopekins…?”

 

Jason aveva uno sguardo confuso. Fece un respiro più profondo e si sedette sulla cattedra. “certo...era il quarterback della squadra di football...perché?”

 

Monica tornò a guardare il ragazzo in volto. “ti sono arrivate delle minacce da Jonhatan?”

Il ragazzo si irrigidì. Guardò perplesso Monica e scese dalla cattedra. Fece molta fatica a trovare le parole.

 

“perché mai avrebbe dovuto?”

 

“basta con questo teatrino Jason. Io...ho scritto quell’articolo perché tu avessi diritto ad una libera scelta riguardo il giorno in cui avresti deciso di dire che...”. La ragazza si fermò.

 

Jason guardò per terra e mise le braccia conserte. Sul suo volto l’espressione sembrò ormai decisa. Aveva capito di cosa parlava Monica. Accennò un sorriso e cominciò a camminare a passi per l’aula. “Mike Hopekins...aveva delle labbra fantastiche...nel senso...meravigliose, capisci? Hai mai baciato un ragazzo che ti estasiasse ad ogni bacio? Ogni volta che le vostre labbra si sfiorano? Meravigliose...in realtà tutto di lui era meraviglioso...la voce, i suoi sorrisi, le fossette...”, Jason accennò una risata, dal tono tristemente nostalgico, “ci siamo conosciuti dopo che la Bridgston vinse il campionato regionale di football. Eravamo al...terzo anno. Alla festa organizzata a casa sua per la vittoria parteciparono anche le altre squadre sportive della scuola e...tante altre persone, ricordo”.

Jason si fermo. Guardò Monica. Lei aveva un leggero sorriso sul volto. Era seduta su un banco ed era persa nelle parole del ragazzo.

“quella sera mi fece vedere i suoi 33 giri di David Bowie e Bruce Springsteen...cazzo, io li amo! Parlammo di musica per buona parte della serata e lui spesso si alzò dal divano per prendere qualcosa da bere. Rimboccava sempre anche il mio bicchiere e...”

 

“era un ragazzo splendido, Jason...” disse Monica, per rompere il silenzio lasciato dal ragazzo. Un silenzio nato forse da un pianto represso.

 

“mi baciò un mese dopo quella festa. Ci incontrammo al Club Soho, in centro. Tornavo a casa e lui venne con me. Parlavamo di...non ricordo bene cosa, insomma...morivo ad ogni suo sorriso e annegavo nei suoi occhi azzurri...mi abbracciò quando arrivai davanti casa mia e rimanemmo lì per qualche minuto e...ancora sento il suo respiro. Era davvero freddo quella sera...Mi strinse a sé...lo faceva anche a letto...non si addormentava se ero nel suo stesso letto e non mi abbracciava. Aveva delle braccia forti...e io mi abbandonavo a loro. Morale della favola? Mi baciò dopo quel lungo abbraccio davanti casa mia...la storia rimase segreta fino alla fine dell’anno scolastico. Certo, nessuno lo seppe...semplicemente la storia finì. I suoi genitori si trasferirono perché decisero di spostare il loro negozio in una città più grande...”

 

“Jason...”

 

“Jonhatan ci ha scattato una foto di nascosto...trovandoci sotto gli spalti del campo di football...è la foto di un nostro bacio...siamo stati violati...ma non lo dissi mai a Mike”

 

“perché? Hai subito tutto da solo?”

 

“non volevo che lui entrasse in questo casino...volevo proteggerlo...ma il punto è un altro. Almeno adesso so che Jonhatan non era solo quel giorno...”

 

“rimasi a scuola per finire un articolo e stavo tornando a casa...camminavamo nel parcheggio dietro il campo e...Jason, ha fatto tutto lui...io non avrei mai...”

 

“tranquilla Monica...non sono arrabbiato con te...so benissimo che non lo avresti mai fatto...Jonhatan ha minacciato di rendere pubblica la foto se tu non avessi scritto l’articolo su di lui...giusto?”

 

La ragazza fu costretta ad annuire. I sensi di colpa non la lasciarono, nonostante la tranquillità di Jason. Pensò a Leo. Erano soli nella stessa stanza e lei lo ha lasciato seduto lì, solo come un coglione. Dopo la festa di Ashley si parlarono molto poco. Si scambiavano sorrisi ogni volta che si incontravano nei corridoi, o almeno quando la gente non lo circondava nel caso camminasse vicino ad Ashley.

Tornò al ragazzo che in quel momento era di fronte a lei, il quale aveva appena riaperto dolorosamente il suo cuore ai ricordi.

 

“ehm...Monica?”

 

“s-si?”

 

“l’ultima volta che ti ho visto Jessica ti sbatteva in faccia il giornale scolastico sbraitando...”

 

“ehm...si?”

 

“lei ha letto il biglietto che lasciasti a Austin l’altro giorno...giusto?”

 

“era ciò che sapevo avrebbe fatto”

 

“lei non ti ha fatto domande?”

 

“bhe, lei...”

 

“lo sai che potrai parlarle solo in presenza di tutti gli altri componenti della Delta Eta, vero?”

 

“diciamo che io...”

 

“Monica? Cosa le hai detto?”

 

La ragazza era in procinto di sputare qualche parola quando improvvisamente la porta dell’aula si aprì. Claudia esitò qualche secondo prima di entrare, poi si scusò e si diresse verso un banco. “ehm...scusate ragazzi...ho dimenticato il telefono qui”.

 

“oh...si, tranquilla” rispose Jason, allungando lo sguardo verso il banco. Claudia prese il telefono dimenticato sotto il banco.

“accidenti...ancora sta registrando...ho registrato la lezione...economia non è il mio forte”

Monica e Jason si lanciarono uno sguardo perplesso, ma nessuno dei due aprì bocca.

Claudia guardò il suo orologio. “merda...rischio di perdere il bus...ciao ragazzi”.

La ragazza schizzò fuori dall’aula, mentre i due prescelti la guardavano perplessi.

 

“il cellulare...il suo cellulare stava registrando!” disse Jason, con tono nervoso.

 

Monica posò una mano sulla bocca. I suoi occhi sbarrati fissavano il nulla e cominciò a camminare per la stanza, con l’altra mano posata sul fianco. “siamo nella merda”.

 

“lo avevo capito Monica, grazie. Ed io lo sono ancora di più”

 

“ne dobbiamo parlare con gli altri...”

 

“è finita ancora prima di iniziare...bello schifo”

Il capitano della squadra di basket si diresse verso la porta dell’aula. La aprì lanciando un ultimo sguardo a Monica prima di sparire nel corridoio.

 

 

   
 
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