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Autore: Watson_AssKicker    16/11/2017    0 recensioni
[Velvet]
Questa piccola storia ha luogo subito dopo l'ultimo episodio della quarta stagione di Velvet
ed è incentrata sui personaggi di Raùl ed Humberto.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo parecchie settimane passate senza che l’attore si facesse più sentire, Raùl pensò che la storia con Humberto fosse finita.                     
 Che poi il termine “finita” era piuttosto ironico, dato che di fatto non era mai iniziato nulla di concreto tra il grande stilista Raùl De La Riva e il famoso attore Humberto Santamaria.                                                                                
Eppure quella sera lui era giunto lì, nello stesso bar dove Raùl e gli altri stavano ancora festeggiando per le nozze di Ana e Alberto; l’aveva cercato e l’aveva trovato e ora gli stava chiedendo di unirsi a lui, di fiancheggiarlo nel suo lavoro e chissà, di girare il mondo assieme. Sfrontato, forse più che sfrontato dopo essersene andato in quel modo, ma Raùl non riuscì a dir di no a quel paio di profondi occhi neri che lo guardavano con tanta passione, e poi quella mano che gli accarezzava leggera e maliziosa la sua, di certo non aiutava.                                     
 L’aria attorno ai due era carica di tensione, ma è pur vero che c’era sempre stata della chimica tra i due uomini, anche durante i primi tempi quando spesso litigavano ed andavano in escandescenza per un nonnulla. Da allora ne erano cambiate di cose, entrambi si erano resi conto dei loro veri sentimenti che provavano l’uno per l’altro, e Humberto, bè lui sembrava decisamente diverso: l’ultima volta che si erano visti era un ragazzo incerto e terribilmente spaventato per le emozioni che provava, mentre ora sembrava un uomo deciso che sapeva esattamente cosa voleva, e quel che voleva era Raùl.                                                             
 Dinanzi a questa visione l’intera forza di volontà dello stilista andò a farsi benedire ed egli non esitò un attimo nel seguire l’altro fuori dal locale, con ancora le loro mani che si sfioravano, senza mai però interrompere il contatto.                                                                                                        
 Giunti sul retro del bar la prima cosa che Raùl fece fu avvicinarsi con veemenza all’attore: gli prese la mano, lo fece voltare verso di sé cingendogli con le braccia la schiena e velocemente con la testa si gettò verso quel collo che tanto aveva bramato in passato.                                
 Ma Humberto fu ancora più rapido e si allontanò leggermente dallo stilista, portando le braccia sul petto dell’altro senza però sciogliere l’abbraccio venutosi a creare. Lo sguardo dell’attore vacillò per qualche secondo, ma qualche istante dopo gli si stampò sul volto il suo classico sorriso sornione e disse con voce soffusa, avvicinandosi leggermente all’orecchio dell’uomo: “ Ricordati che siamo pur sempre in mezzo a una strada, chiunque potrebbe vederci. Che ne dici invece di andare da me? L’hotel dove alloggio è a due passi da qui.”                                                                         
Con un sorrisetto compiaciuto Raùl dal canto suo rispose: “ E allora che stiamo aspettando?”                                                                                                                         
 Così i due si incamminarono verso l’albergo, finendo per correre e ridere tenendosi per mano, sotto un acquazzone passeggero appena scoppiato.                                            
 Una volta arrivati ridendo in hotel, cercarono di darsi un contegno zittendosi a vicenda e cercando di assumere delle pose il più serie possibile, per poi scoppiare a ridere di nuovo lungo le scale, dopo che il portiere aveva lanciato loro un’occhiata disinteressata per poi tornare a leggere il suo giornale.                                                                                                                                       Humberto aprì la porta della stanza e appena furono dentro Raùl la richiuse distrattamente con un calcio, per poi avvicinarsi nuovamente all’uomo, con il desiderio che si faceva sempre più prorompente. Gli cinse con le mani i fianchi e con un’aria divertita e maliziosa lo fece sbattere leggermente contro il muro, di fronte al letto matrimoniale. Questa volta era quasi riuscito ad addentare il collo dell’altro, ma venne bloccato nuovamente.                                                                                                          
 Raùl alzò lo sguardo e vide che qualcosa non andava: Humberto era visibilmente scosso, con gli occhi lucidi, il cuore che gli batteva a mille e le mani che gli tremavano.                                           –“Hey, hey cosa c’è? Dimmi quel è il problema” chiese lo stilista con tono apprensivo, senza lasciare la presa sull’uomo.                                                                          
–“Non posso… non, non posso… Mi dispiace, mi dispiace… Io non posso, pensavo che ce l’avrei fatta… e.. e invece no, non…” gli rispose l’altro con voce tremante.                                                    Ecco che la maschera dell’attore spavaldo cadde, per lasciare spazio al vero Humberto, un ragazzo ancora terrorizzato dai suoi stessi sentimenti.                                                                               –“ Hey tranquillo, ci sono io qui con te, non fare così, sai che puoi fare tutto ciò che vuoi..”                                                                                                                                            
-“ No, no io non posso… ho… ho troppa paura…”  Disse abbassando lo sguardo, mentre una lacrima gli rigava la guancia.                                     
Raùl gli prese teneramente il viso tra le mani e con il pollice gli asciugò la lacrima. Lo teneva a sé come se fosse la cosa più fragile in questo mondo, con la paura che si potesse rompere da un momento all’altro.                                                              
Alzando gli occhi Humberto non vide né rabbia o astio nello sguardo dell’uomo, solo infinita dolcezza. Raùl sapeva cosa stava provando Humberto, conosceva perfettamente quel sentimento, anche lui aveva dovuto affrontare quella battaglia interiore con i suoi demoni anni addietro. A quel tempo non aveva avuto nessuno vicino che lo sostenesse e Dio solo sa quanto aveva pregato per un aiuto mai ricevuto.  Quindi no, non avrebbe abbandonato Humberto nel momento del bisogno,quando più necessitava disperatamente di una guida, di qualcuno a cui importasse davvero di lui. Qualcuno come Raùl.                                                                                                                       
Ma questo Humberto  non lo sapeva e in quel momento non riusciva a capire perché Raùl non se ne fosse già andato via; dopo tutte le volte che l’aveva respinto non meritava il suo aiuto, né tanto meno il suo amore.                     
 –“No, no… Basta! E’ stato un errore venire qui… uno stupido sbaglio! E’ meglio  che tu vada…” Disse l’attore, scostando lo stilista e allontanandosi.                                                                               –“ Ascoltami, so che sei spaventato, lo sono stato anch’io credimi, ma posso assicurarti che non devi.                                                                    
Anche io mi sentivo inadatto, diverso e arrabbiato con me stesso perché non potevo essere uguale a tutti gli altri, perché non lo sarei mai stato. Ma poi ho capito che non c’era nulla di sbagliato in me, che non ero uno scherzo della natura e che sopprimere i miei sentimenti non mi avrebbe mai fatto sentire meglio.”                                                                      
 Humberto a quel punto si girò e gli diede le spalle, cercando di assumere un atteggiamento noncurante.                                                                            
 -“ Ah, facile per te a dirlo, sempre così allegro e felice. Vattene via… e torna ai tuoi disegnini…” Sapeva che non avrebbe dovuto dire una cosa del genere, e si maledisse per questo. Riusciva a rovinare tutto ciò che toccava. Meglio così, almeno non avrebbe più ferito l’unica persona a cui teneva veramente.                                                                                                              
 Raùl invece, che non aveva affatto digerito quest’ultima affermazione e che quando voleva sapeva essere più testardo di un mulo, lo prese per una spalla e lo fece voltare verso di sé, mettendoci più forza di quanta ne volesse mettere in realtà e facendo sobbalzare l’altro.                                  
-“Tu davvero pensi che sia stato così facile per me?! Tu non hai la minima idea di quanto io abbia sofferto e di quante persone e cose io abbia perso lungo questa strada!!  …                                                                                              
 Il cammino verso la propria accettazione è difficile… è sempre difficile riuscire a capire che anche tu meriti di essere felice, di gioire, di amare e di essere amato a tua volta. Te l’avevo già detto, ricordi? Tutti hanno il diritto di amare, anche tu. Quindi smettila di cercare di cacciarmi via, è inutile so cosa stai facendo, stai cercando di evitare di far soffrire le persone che ti stanno accanto, per non deluderle, perché pensi di non meritartele. Non funziona così, non scegli tu chi ti vuole bene. Io non ti abbandono.”                                                                                                         
 La presa sulla spalla di Humberto era ancora salda, ma a questo punto era diventata decisamente più amorevole. Quelle parole colpirono profondamente l’attore, tanto da farlo commuovere. Nessuno prima di allora gli aveva mai detto parole simili, e nessuno era mai stato accanto a lui in quei momenti di sconforto.                                                          
 Qualcosa dentro al petto di Humberto iniziò a farsi strada, una sensazione di calore e di benessere interiore. Per la prima volta dopo tanto tempo l’attore si sentiva sereno. E tutto questo grazie a Raùl, che non si era dato per vinto con lui neanche una volta.                                                               Non potè fare a meno di gettarsi fra le braccia dello stilista, con il volto premuto nell’incavo del suo collo.                                                                            –“ Mi dispiace, mi dispiace, ti prego perdonami, scusa, mi dispiace, sono stato uno supido…” Disse infine con voce fievole singhiozzando. Raùl intanto lo stringeva a sé come se ne valesse più della sua stessa vita, con i baffi dell’altro che gli solleticavano il collo e i suoi capelli ancora umidi che gli gocciolavano sulla spalla. Raùl pensò che quello fu l’istante più meraviglioso di tutta la sua vita, e che stringere forte a sé il corpo dell’altro uomo fosse la sensazione più bella del mondo.              
 Humberto tra le sue braccia si sentiva finalmente in pace con sé stesso. Finalmente aveva capito quel era il suo posto nel mondo, ovvero assieme a Raùl; trovare e amare Raùl De La Riva fu la cosa migliore che potesse capitargli in vita sua, pensò.                                                                                 Quell’abbraccio sembrò durare un’eternità e andava bene così, entrambi in quel momento capirono di aver trovato la propria casa.                               Quando finalmente si scostarono, Raùl gli riprese gentilmente il viso tra le mani, mentre Humberto posava le sue, ancora parecchio incerte sui fianchi dell’altro.                                                                                                   
 –“Posso baciarti?” Gli chiese Raùl quasi in un sussurro.                                                                     
 L’attore aveva di nuovo il cuore che minacciava di saltare fuori dal petto da un momento all’altro, Raùl riusciva a sentire i suoi battiti.                                                
–“ E’ che… non lo so io ho ancora paura, paura di quello che accadrà dopo questo bacio… paura che le cose non torneranno mai più ad essere come prima…”                                                                                                                                               
 -“ Ascolta, un bacio non è una cosa di cui bisogna essere spaventati: dare un bacio deve essere l’azione più bella e naturale del mondo.                 Ma se non ti senti pronto lo capisco, non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi. Quando lo vorrai, quando mi vorrai, io ci sarò.”                                                                               
Raùl, a suo malgrado, stava quasi per scostarsi dall’altro, per lasciarlo a riflettere in tranquillità per poter trovare una propria identità e capire cosa volesse veramente; ma Humberto si riavvicinò prontamente all’uomo. Nessuno dei due voleva davvero interrompere quel contatto, quel legame appena creatosi.                                                                                                                  
  –“No. Aspetta. E’ questo ciò che voglio.”                                                                      
-“…Sei sicuro?”                                                                                                         -“Si.”                                                                                                                     
Raùl allora gli sorrise dolcemente e con le mani ancora avvolte attorno al suo viso gli disse: ” Va bene. Chiudi gli occhi.”                                                 Humberto chiuse i suoi occhi e Raùl si avvicinò alle labbra dell’uomo, lasciandogli un bacio casto, delicato.                                                                     Quando l’attore riaprì gli occhi, vide che il mondo non era ancora crollato, che non era successo nulla di male e che l’unica cosa ad essere cambiata era il suo amore nei confronti dello stilista, ora diventato persino più ardente di prima. Era stato davvero uno sciocco ad aver avuto paura di un piccolo gesto così bello.                                                                                                                      
–“E’… è stato… bellissimo” gli rispose Humberto, che non diede nemmeno il tempo allo stilista di rispondere che già si era tuffato sulle labbra dell’altro. Questa volta fu lui che prese l’iniziativa e lo baciò a lungo, piano e profondamente, rendendosi conto di aver aspettato anche troppo per quel mometo, ora aveva solo bisogno di sentire le labbra dell’altro premute sulle sue. Si staccarono nuovamente, giusto qualche secondo per poi baciarsi con più impeto, con le loro lingue che desiderose e affamate  esploravano l’una la bocca dell’altro.                                           
 Era vero, era davvero l’azione più bella del mondo.                                                                          
Raùl a quel punto si lasciò completamente andare alla volontà dell’uomo, sopraffatto dal morso del desiderio che stava letteralmente divorando entrambi, e dopo qualche istante si ritrovò sdraiato sotto di lui sul letto. Aveva le mani intrecciate tra i capelli di Humberto e i suoi baffi gli solleticavano il volto. Quando si staccarono per riprendere fiato, Raùl rimase estasiato dalla bellezza dell’altro, oramai libero e non più represso: non aveva parole per descrivere quanto fosse bello in quel momento, come una farfalla liberatasi finalmente dalla sua crisalide.                                               
 E Humberto non riusciva a smettere di sorridere, aveva il cuore colmo di gioia, e la sua felicità era Raùl. Si gettò di nuovo a capofitto sullo stilista, con un vorticoso bacio che si insinuò fra le labbra aperte dell’altro, prima sfiorandogli la lingua maliziosamente e poi tirandogli appena tra i denti il labbro inferiore, facendolo gemere di piacere.                                       
Entrambi erano completamente ebri l’uno della visione dell’altro.                                                                         
 –“ Ti prego non lasciarmi più andare” Gli disse Humberto, tenendogli il viso stretto fra le mani.                                                                                            Raùl gli rispose, con le mani ancora intrecciate tra le ciocche di quei capelli corvini che lo mandavano in estasi : “Mai.”
   
 
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