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Autore: Zomi    16/11/2017    3 recensioni
Izou sospirò nuovamente, l’auto che rallentava nell’imboccare il candido cancelletto della villetta al mare della famiglia Newgate.
L’edificio si mostrava con i suoi imponenti due piani, la verniciatura candida data di fresco e il prato verdeggiante sul davanti e quello grigio cemento con il cesto da basket sul dietro, la veduta del mare a portata di mano.
Izou sospirò di nuovo.
“Ti divertirai” lo aveva rabbonito “Sarà una bella vacanza” aveva aggiunto la falsa speranza.
Non che a Izou dispiacesse il mare e quella quindicina di giorni di vacanza settembrina fuori programma.
No, Izou Shirohige amava il mare.
*Fan Fiction partecipante al Crack&Sfiga Ship's Day indetto dal Forum Fairy Piece*
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Izou, Marco
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Blu scuro, è il colore della notte dove si concentrano e si bloccano i nostri occhi, le orecchie, le parole, tutto quanto.
Banana Yoshimoto
 

Il fischio salì al cielo, fin tra le stelle rischiando di squarciare il blu della notte.
-Eccolo!- chiassò a gran voce Satch, stringendosi Halta al petto e sollevando il viso alla notte stellata.
Bastò attendere pochi secondi prima che la spiaggia fosse illuminata a giorno dalla fontana di luci dei fuochi d’artificio, strappando a tutti i presenti appostati tra la sabbia un coro di ovazione e meraviglia.
-Nonno! Nonno hai visto?!?-
Mani alzate ad accarezzare le scintille colorate, e una manciata di dita puntate a indicare quello o questo nuovo gioco pirotecnico, scuotendo e reclamando a gran voce l’attenzione del nonno.
Marco sorrise intenerito, studiando con meticolosità le sue cinque nipoti, zampettare e trotterellare attorno al nonno Edward, lasciando in pace per poche ore papà Namyuul e mamma Kairen, mentre il bonario patriarca si lasciava schiavizzare dalle nipotine.
-Ho visto, ho visto Killuna!- accarezzò una testina rossa.
-Sono Killquattro nonno!- sbuffò la piccola, ricevendo un buffetto dall’omone che si scusò ridacchiando con la sua tonante risate, piegando il capo per il divertimento e lanciando, con occhi stanchi per gli anni ma non ancora del tutto ciechi, un’occhiata alle cinque vispe nipotine.
Tutta colpa dell’oscurità notturna si difese, ma Marco sapeva fin troppo bene quanto fosse difficile distinguere le gemelline di suo fratello, e agitate ed entusiaste col naso all’insù poi per i fuochi d’artificio notturni era decisamente impossibile.
Solo Izou sembrava riuscire a distinguerle senza errori, e senza far scatenare una guerra di gelosia tra sorelle.
Marco alzò appena il mento in direzione del padre, prima di scivolare piano sulla sabbia nera per la notte, premendo il fianco contro quello di Izou.
Una nuova coda scarlatta si  schiantò verso il cielo, cantando stridula e zittendo la famiglia Newgate ammassata sulla spiaggia dietro la Villa estiva, chetando il suo sibilo per un solo istante prima di esplodere in un fragore di scintille bluastre.
Le bambine tacquero trattenendo il respiro prima di gridacchiare entusiaste, seguite a ruota dal moro che affiancava il biondo.
-Non ho mai visto fuochi d’artificio notturni così belli!- esalò Izou, spostando il peso del corpo contro la figura del compagno, godendosi la sua vicinanza.
Teneva le mani unite sopra le ginocchia, strette al petto, dondolandosi a volte in attesa di una nuova fontana di luce a spezzare il blu notturno.
Era ammaliato dai giochi di luce chimica che ballavano tra le stelle, e ogni nuovo fragore dinamitico seguito da esplosioni di scintille gli facevano battere il cuore in un turbinio di emozioni difficili da decifrare.
Di una cosa era certo però: stava condividendo un momento speciale con Marco, e sebbene fossero ancora chiusi per ferie, l’emozione di averlo accanto non accennava alcun cedimento.
Erano assieme, erano vicini e solo la notte poteva notare la loro vicinanza intima e molto più che amichevole.
Stava bene, si sentiva in pace col mondo Izou,  immerso nel blu della notte e con il calore di Marco a confermargli che era lì con lui.
Aveva ancora gli occhi incollati al cielo blu quando una mano del bidono gli sfiorò una tempia, disegnando pigro una fine trecciolina che si univa ad altre in una più spessa e scura treccia che annodava i capelli d’ossidiana del moro.
-Le bambine- rise sottovoce Izou, lasciandosi accarezzare il capo –Si sono innamorate dei miei capelli-
-Devo esserne geloso?- chiese roco, non staccando le dita tra gli intrecci che le bambine avevano creato con tanta diligenza sul capo del moro.
-E perché mai?- volse gli occhi su di lui, una nuova cascata di luci nel blu della notte –Io sono tuo-
Le labbra di Marco s’incurvarono all’insù, in un sorriso appena illuminato da un mortaretto che si spegneva, una carezza più lenta e calda scivolò sul viso del moro.
Izou ringraziò l’oscurità notturna che celò il rossore delle sue gote per quel sorriso, e sfidando la sorte, posò il capo sulla spalla del compare, stringendosi a lui quando lo percepì fremere per la vicinanza.
Tornò a perdersi tra le stelle artificiali, a contrario di Marco che invece vagò con gli occhi azzurri sulla spiaggia.
Davanti a lui vedeva i suoi fratelli stretti alle compagne, chi con più passione come Satch e Halta che sembravano incapaci di dividersi dall’abbraccio che li stringeva, chi con più sobrietà come Atmos e Marigold, che si accontentavano di tenersi per mano, o chi ne approfittava spregiudicatamente, rubando baci caldi sotto i fuochi d’artificio come Namyuul e Karien, certi che le gemelline fossero al sicuro nel torturare il nonno.
E lui?
Lui se ne stava fermo immobile, le mani penzoloni sulle ginocchia abbandonate tra la sabbia e con accanto l’uomo della sua vita che si accontentava, si accontentava dannazione!, di posare il capo sulla sua spalla.
Anche lui voleva stringere Izou a sé, anche lui voleva baciarlo senza ritegno, anche lui desiderava stringere tra le dita la sua mano invece che inutile sabbia.
Da quanto non lo baciava, non lo sfiorava con un dito, non giocava con i suoi capelli?
E perché diamine non lo faceva poi?
Perché non aveva ancora trovato il coraggio di dire a tutti che Izou non era solo un amico, ma anche la persona con cui voleva dividere la propria vita per sempre?
Non era la paura di un rifiuto del padre, o l’allontanamento da parte della famiglia…
Era un problema solo suo, con sé stesso e con la paura di affrettare troppo le cose, paura di essere un completo disastro con la persona che amava di più.
Gli sarebbe servito un segno, un unico singolo segno di incoraggiamento che tutto, davvero tutto, andava bene!
Ma dove poteva trovarlo? Nel blu della notte forse?
Gli occhi gli caddero sulla figura imponente del padre, le braccia colme di nipoti, alcun turbamento a scuoterlo e il capo spostato dal cielo alla spiaggia.
Sentì la schiena rizzarsi da sola allo scoppio dell’ennesimo petardo, sgranando gli occhi confuso.
Suo padre lo aveva guardato con un ghigno e facendogli l’occhiolino o si era sbagliato?
Lo scintillio del fuoco d’artificio l’aveva investito prendendolo di sorpresa, accecandolo in quella breve frazione di secondo in cui suo padre… gli aveva sorriso mentre Izou era addossato a lui?
Gli aveva davvero rivolto un segno d’intesa, di approvazione quasi maliziosa, mentre il suo amico Izou se ne stava con capo abbandonato contro di lui?
Abbassò il capo al moro stretto al suo fianco.
La carnagione chiara inscurita dal blu della notte, i capelli neri e setosi cupi come tenebra e un sorriso, solare e luminoso, sulle labbra.
Soffiò dal naso Marco, una nuova fontana di luce nel cielo ad illuminare la notte e spazzare via tutti i suoi dubbi.
Le labbra carnose e spesso indecifrabili del biondo si posarono in un bacio tra le trecce con decisione, inalando avido il profumo del moro.
Incespicò a causa del buio notturno, ma riuscì a tentoni a trovare una mano del compagno e, infischiandosene del blu del cielo che veniva e scompariva con i lampi artificiali, afferrò saldo la presa sul palmo del moro.
-Marco?- lo chiamò sorpreso quello ma non ricevette risposta, solo un braccio attorno alla vita a premerlo contro un busto caldo e accogliente e la stretta, forte e sicura, di Marco sulla sua mano.
Sgranò gli occhi e gli puntò contro quelli azzurri del compagno, rivolgendo un’infinità di domande che si persero nel buio.
Izou non seppe mai quale fu il numero di chiusura dello spettacolo pirotecnico sulla spiaggia.
Non seppe mai il colore dell’ultima fontana di luce né perché le gemelline gridacchiarono entusiaste per chissà quale figura nata nel cielo.
Quella sera Izou non vide nulla che non fosse Marco, il suo sguardo, la sua voce muta e tutte le parole che non si erano mai detti, immersi nel blu della notte.

 
   
 
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