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Autore: Vago    17/11/2017    4 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Razer corse zoppicando per la via che avevano imboccato.
Davanti a lui Noir controllava ogni angolo e ogni punto cieco per paura di veder ricomparire l’uomo che li aveva messi all’angolo
Un’altra esplosione illuminò la notte.
L’assassino sorrise da sotto la sua maschera. Nonostante quel contrattempo il suo piano aveva comunque funzionato alla perfezione.
Doveva migliorare ancora un paio di dettagli, ma sarebbe sicuramente riuscito ad epurare il mondo da quei mostri. Ne era certo.
Il polso destro gli fece arrivare una scarica di dolore dritta nel cervello.
Durante quei pochi istanti di combattimento aveva perso il suo coltello e, probabilmente, si era rotto il polso.
Chi era quell’uomo biondo?
Da dove era arrivato?
Era certo di averlo visto comparire dal nulla a mezz’aria, così come era certo che era lo stesso uomo che lo aveva interrogato a bordo della nave con cui era arrivato sul continente.
Strinse il polso con la mano sinistra, continuando stoicamente a correre lungo quella strada.
Noir si voltò un attimo nella sua direzione, come per sincerarsi che l’assassino lo stesse ancora seguendo.
Un’altra esplosione fece sentire la sua voce, ma era stata meno fragorosa di quelle che l’avevano preceduta.
Un ruggito potente e cristallino squarciò il cielo, muovendosi rapido verso la zona cittadina colpita da quella terribile disgrazia di fuoco.
Razer tremò nell’udire quel suono.
Non lo conosceva. Non lo aveva mai sentito prima.
Gli mancò il respiro, come se le pareti delle case attorno a lui gli si stessero stringendo attorno.
Lui conosceva tutti i versi di quei mostri. Lui doveva conoscerli tutti. Doveva.
Perché quello non lo conosceva?
Nessuna versione di quelle aberrazioni ruggiva in quel modo. Poteva sembrare quasi un suono prodotto da un oggetto, invece che da una creatura vivente. Se un uomo avesse fatto suonare un enorme calice di cristallo, forse, avrebbe fatto lo stesso suono.
Ma quello era un ruggito, ne era certo.
Aumentò la sua andatura, ignorando il dolore al polso per riuscire ad accostarsi all’uomo che lo precedeva.
- Come hai fatto a far esplodere quei barili senza il terzo corpo? Il calore non sarebbe dovuto essere sufficiente. –
- Ne ho aperto uno e ci ho appoggiato sopra uno di quei cadaveri. – rispose tranquillamente l’uomo dai capelli neri, allungando lo sguardo per scoprire le forme dietro una cassa a lato strada – Togliti quella maschera, sei troppo riconoscibile. –
Razer si sfilò prontamente il guscio bianco dal volto, nascondendolo sotto la camicia che portava indosso.
- Poteva esploderti in faccia. Hai rischiato di morire. – gli fece notare, stringendosi il polso dolorante contro il petto.
- Non ho rischiato nulla. – continuò Noir senza smettere di muoversi per la via – La mia maledizione non mi permetterebbe di morire. –
Si stavano dirigendo a sud, verso la radura in cui avevano lasciato il carro con cui erano arrivati.
La loro intenzione, fin dall’inizio, era quella di tornare al porto di Jidan per imbarcarsi sulla prima nave disponibile.
Razer aveva parlato col nostromo dell’Ala di Albatros, durante la traversata che li aveva portati lì. A suo dire, un’altra nave passeggeri sarebbe arrivata nel girò di sei giorni per gettare lì l’ancora. La Freccia di Rame, l’aveva chiamata nella sua ubriachezza. Il capitano doveva essere un certo Bertran Darren.
Qualcosa dalla pelliccia scura sfrecciò accanto ai due uomini, dirigendosi verso il centro della città.
Poteva essere un grosso cane randagio, ma Razer preferì non fermarsi per accertarsene.
Raggiunsero l’estremità meridionale della città, per poi inoltrarsi nella boscaglia che sembrava guerreggiare con le strutture umane per guadagnare terreno su cui crescere.
Un cavallo brucava tranquillamente le chiazze d’erba che erano riuscite a crescere sotto quelle fronde, quasi indisturbato dalle esplosioni che erano scoppiate fino a poco prima, alle sue spalle era ancora saldamente fissato il carro con i quali erano arrivati.
- Muoviamoci. Quell’uomo potrebbe averci seguito fin qui. – disse rapido Razer, balzando sulla panchina destinata al cocchiere e prendendo in mano le redini.
Noir si fermò, immobilizzandosi ai piedi della carrozza.
– Quel tipo non era umano, vero? – chiese con voce tremante.
-  Proprio tu mi stai chiedendo se non era umano? E, poi, che altro vuoi che sia? Ora sali. Dobbiamo andarcene di qui. –
Noir non fu convinto di quello che sentì, ma non provò a controbattere, prendendo il suo posto a fianco del conducente.
- Continuerà a seguirci, vero? –
- Non potrà se copriremo bene le nostre tracce. – le redini schioccarono, costringendo il cavallo ad alzare il muso da terra e intimandogli di incamminarsi a passo sostenuto.
Noir rimase per diverse ore in silenzio, con lo sguardo perso davanti a sé. La sua mente non era davvero lì, era persa a ragionare su quello che aveva visto e provato quella sera.
Ne era certo, quell’uomo biondo era comparso dal nulla in aria.
Così come era certo che la sua arma si fosse prima rotta e poi rigenerata.
Quell’arma era davvero fatta d’acciaio?
Si, si rispose, ne era sicuro.
E quella sensazione che gli attanagliava le viscere? Non aveva mai sentito il suo sangue ribollire in quel modo.
La sensazione era stata più forte, sulla nave, perché?
Sperava unicamente di non dover ritrovare nuovamente sul suo percorso quell’uomo biondo. Poteva essere lui la creatura in grado di ucciderlo.
Il carro uscì dal fogliame, tornando a far girare le sue ruote lungo la strada battuta che lo avrebbe riportato a Jidan.
L’unica cosa a cui Razer riusciva a pensare era la strada più veloce per tornare a casa.
Avrebbero dovuto imbarcarsi senza dare troppo nell’occhio sulla Freccia di Rame, arrivare a Derout e, immediatamente, cercare di salire a bordo del treno Nube in direzione dei Muraglia e rimanerci sopra il più possibile.
Di lì in avanti, poi, non avrebbero dovuto far altro che seguire uno degli antichi sentieri che percorrevano i fianchi desolati dei Monti Muraglia.
Chi sarebbe mai andato a cercarli su quelle montagne carbonizzate?
Erano il nascondiglio perfetto per chiunque.
Di lì in avanti, poi, avrebbe potuto servirsi di quel potere incredibile di Noir, qualora ne avesse ancora avuto bisogno. Poco gli importava di chi fosse il sangue che gli scorreva nelle vene, il suo passato o il fatto che fosse un ricercato dal governo.
Era un alleato importante, per lui.
Sua sorella non avrebbe avuto difficoltà a occuparsi anche di lui.
L’assassino si voltò verso l’uomo che gli sedeva accanto, studiandolo per pochi secondi.
Sembrava così tranquillo, così inerme.
Un brivido corse lungo la schiena dell’uomo dal polpaccio ustionato.
Sapeva che, se mai avesse provato ad attaccarlo, probabilmente, avrebbe fatto la stessa fine di Rakre, se non una peggiore. Non lo conosceva o, per lo meno, non conosceva a sufficienza il suo potere.
Forse aveva un punto debole, scoperto, ma non ne era certo.
Aveva visto bene cosa era successo con quel mercante da quattro soldi.
Il suo potere aveva protetto la sua gola dal coltello e, quasi contemporaneamente, aveva trafitto la testa dell’uomo che gli stava alle spalle, quasi come se avesse una coscienza a sé stante.
Razer fu quasi sollevato che Noir fosse umano e non uno di quei mostri a cui dava la caccia. O, per lo meno, quasi interamente umano.
Le voci che circolavano su di lui erano molteplici e discordanti. Aveva viaggiato molto, prima di imbarcarsi in quella missione, aveva raccolto informazioni su tutte le Terre, spingendosi fin sul continente per essere pronto ad ogni evenienza.
Durante quei viaggi aveva incontrato decine di bardi e girovaghi, senza contare le pattuglie al servizio del Tribunale di Gerala, ed ognuno di loro aveva dipinto un quadro diverso dell’uomo che gli stava accanto in silenzio.
Chi diceva che era un mostro, chi un demone, chi un essere maledetto dagli stessi dei. Si diceva che potesse cambiare volto, che uccidesse chiunque incrociasse con lui lo sguardo, erano decine le storie riguardanti interi villaggi ridotti in polvere dal suo potere.
Razer non sapeva a cosa credere, ma era abbastanza certo che non fossero tutte infondate.
Dopotutto, si era fatto esplodere un barile di polvere nera a pochi centimetri dal corpo e ne era uscito illeso.
L’assassino tornò a concentrarsi sulle briglie, sconvolto da quei pensieri.




Angolo dell'Autore:

Ciao a tutti!
Oggi inizierò con un'informazione tecnica, per poi passare ai miei soliti deliri solo in un secondo momento.

La settimana prossima, mi duole dirlo, non riuscirò a pubblicare nulla. Il mio portatile ha deciso di cominciare a fare le bizze seriamente e questo sta rallentando davvero troppo la mia produzione dei capitoli.
Se tutto va bene, però, il primo dicembre dovrei tornare in piena forma, probabilmente con un nuovo pc, se questo continua su questa strada.

Detto ciò, continuo a ringraziare OldKey, whitesky e la ragazza imperfetta per le loro recensioni, sempre preziosissime, e voi tutti che continuate a leggermi settimana dopo settimana, alcuni addirittura aprono il capitolo a dieci minuti dalla sua pubblicazione che, avvenendo questa tra mezzanotte e l'una, è una cosa non da poco.
Mi spiace davvero tanto dover saltare una settimana. Per farmi perdonare, vi voglio lasciare qualcosa su cui riflettere.
Il prossimo capitolo sarà dedicato al Viandante, ci saranno dei piccoli cameo, un ritorno agli albori e altre piccole chicche. Sarà un capitolo sicuramente lungo.
Ma, soprattutto: Ci sarà un quak quak davvero importante per la trama.
Spero di avervi dato un po' di hype per il prossimo capitolo, davvero.
Oh, giusto, con il 10.5 si scoprirà finalmente chi è Noir. (in quel momento potrete anche canticchiarvi le canzoni de "La sirenetta" se volete, saranno abbastanza azzeccate.)
Vorrei lasciarvi almeno l'introduzione di quel capitolo ma... mi spiace, non c'è ancora nulla nero su bianco.
Alla prossima, miei cari lettori.
Alla prossima e, adesso che una parte importante di questa storia si è conclusa, se qualcuno di voi avesse voglia di lasciarmi i suoi pareri riguardo la trama, i personaggi o qualunque altra cosa gli passi per la testa, giusto per farsi due chiacchiere, è il benvenuto.
Qui Vago passa e chiude.
   
 
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