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Autore: Bunny17    17/11/2017    3 recensioni
"Lo so. Sai Rin, tu sei proprio come una rosa. Dal valore inestimabile e dalla bellezza devastante ma... se continuerai a pungere con le tue spine non vivrai affondo il regalo prezioso che ti è stato offerto"
Salve a tutti! Sarà una storia diversa dalle altre perche Rin non è come le altre. Grazie a chi mi recensirà!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era alto in cielo, l'aria primaverile era accompagnata da una leggera brezza che faceva innalzare petali di fiori di pesco quasi come se fossero fiocchi di neve. Il villaggio dopo la sconfitta di Naraku non era poi cambiato chissà che, a parte i figli rumorosi di Sango e qualche demone in più da sconfiggere. La capanna di Kaede si affacciava accanto alla cascata del villaggio, dove gli umani e i demoni potevano attingerne l'acqua senza allontanarsi troppo dal centro. Una ragazza era affacciata alla finestra, con aria pensierosa e concentrata. Corrugò la fronte portandosi una mano alla testa, era annoiata ma in realtá il suo sguardo era duro e serio. Le ciocche di capelli neri le incorniciavano il viso, che erano dello stesso colore degli occhi dal taglio all'insù. Il suo kimono arancione era ormai troppo piccolo per quelle forme ormai troppo cresciute, corto ma necessario per agevolare i movimenti. Era a piedi scalzi, con una mano spostò i capelli lunghi dietro la schiena, era la più bella del villaggio. Si diceva che un centinaio erano stati i ragazzi che le avevano chiesto la mano, tra cui una cinquantina provenienti da paesi diversi. Le dicerie su di lei non erano mai state smentite, la sua bellezza non era ancora stata eguagliata. Eppure i suoi occhi non erano luminosi, non per una ragazza dalla sua giovane età. Erano spenti, grigi, segnati dalla rassegnazione. Di sua spontanea volontà non aveva mai voluto accettare nessun uomo, perché lei era dall'animo ribelle. Si diceva che fosse stata cresciuta da un demone, nonostante ciò era stata corteggiata nemmeno fosse la principessa più ricca e potente dell'Oriente. Ma lei era dolce, sempre felice, capricciosa e forte. 

"Rin, vieni a pranzo. Ti stanno aspettando tutti fuori."

Si voltò verso un'anziana donna, dal viso dolce solcato da profonde rughe. La donna che l'aveva cresciuta e allevata come se fosse una figlia, una delle donne che aveva profumo di 'famiglia'. 

"Arrivo, Kaede."

Le sorride di cuore seguendola al di fuori della capanna, che abbastanza grande era ormai diventata la sua casa. 

"Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Rin, tanti auguri a te!"

Kagome splendida con il suo pancione intonava la canzone che usavano nel futuro per festeggiare il giorno della nascita. Lei lo chiamava 'compleanno', aveva spiegato e -costretto tutti- a festeggiare questo giorno con un dolce chiamato 'torta'. Inuyasha la sorreggeva quasi come se fosse malata più che incinta, mentre i figli di Sango e Miroku saltellavano felici intorno alla torta. Shippou e Kaede battevano le mani mentre Rin era sorpresa, sarabbero stati sempre loro la sua famiglia. 

"Buon compleanno, Rin!"

"Grazie a tutti davvero, sono emozionata!"

Mise una mano sul viso e con unico balzo abbracciò Kagome e Inuyasha, allargando le braccia per comprendere anche gli altri della famiglia. Si ripeteva sempre che erano tutto ciò che contava per lei, l'amore profondo, la felicità delle piccole cose.

"Rin, spegni le candeline ed esprimi un desiderio!"

Shippou la guardava speranzoso, ma il suo desiderio era lo stesso da qualche anno a questa parte. 

'Voglio sconfiggerlo.'

Ma in fondo non aveva mai voluto condividerlo insieme agli altri e ogni volta che qualcuno provava ad aprire il discorso, Rin evitava di rispondere o sorrideva lasciando intendere che fosse tutto sotto controllo. Gli altri lo sapevano bene, lei era la persona di oggi solo perché in realtà lei non aveva mai dimenticato, mai. 

"Rin, questo è un regalo per te."

Un luccichio negli occhi di Rin quasi la tradirono. Si sentì felice davvero dopo anni. Scartò il regalo con l'entusiasmo di una bambina, mostrando una tuta da combattimento insieme a due katane dalle lame affilate e lunghe. I suoi occhi cercarono immediatamente quelli di Inuyasha, non aveva parole e quasi balbettava dalla contentezza.

"Sì, Rin. Sono armi forgiate da Totosai con i materiali che avevi a disposizione. Su provale."

"Davvero, posso?"

Tutti risero, l'ingenuità di Rin era sempre stato un suo punto di forza. Le tremarono le dita mentre prendeva le katane fendendo l'aria, cercando di testarne la forza.

"Sono così leggere Inuyasha, ragazzi grazie! Grazie davvero!"

Urlò lanciandosi di nuovo sui compagni per poterli riabbracciare di nuovo. 

"Rin, attenta con questi cosi, fai quasi paura. "

Rin guardò Kagome come se avesse detto la cosa più stupida del mondo, era felice e niente le avrebbe potuto rovinare questo momento. Si mise in posizione di attacco fissando insistentemente Inuyasha, il quale non era attento poiché inspirava fortemente l'aria cercando di non farsene accorgere. Rin si rialzò e concentrò l'udito, tenendo ben ferme le katane nelle proprie mani. Inuyasha lanciò un'occhiataccia a Kagome che subito venne colta.

"Rin, vai a provarti la tuta, siamo davvero curiosi."

Rin spostò lo sguardo verso di lei, avrebbe indagato più tardi, non voleva rovinarsi questo momento felice. Nel peggiore dei casi ci sarebbe stato Inuyasha a proteggere tutti. Indossò gli stivali alti fino al ginocchio mentre chiudeva gli ultimi bottoni della sua tutina che lasciava le gambe scoperte. Era bianca dalle decorazioni rosse ed era comoda per combattere. Le ricordava molto bene chi indossava quei colori, nonostante ciò non poté fare a meno di pensare che le stessero molto bene con la sua carnagione chiara in contrasto con i capelli neri. Legò i capelli in un'alta coda mentre riposò le katane nelle legittime custodie. 

"Rin sei... favolosa!"

"Inuyasha dov'è?"

Si guardò intorno, cercava di percepire l'aurea del mezzodemone ormai inconfondibile. Percepì un'aurea molto forte ma non riesciva a distinguerla, non erano molto lontani da qui. Probabilmente in prossimità del lago nella foresta. Kagome la distolse dai pensieri con una voce calma e fin troppo controllata. Si stava sforzando di esserlo e Rin lo sapeva.

"Non voleva rovinarti il compleanno così si è occupato della presenza che avete sentito. Goditi questo giorno, Inuyasha lo sconfiggerà con un'unica mossa."

Ma Rin già stava correndo verso di loro, con la speranza di arrivare in tempo per provare le katane. Si fermò affianco a Inuyasha, che la guardava con occhi terrorizzati. 

"Inuyasha, come hai potuto? Non mi hai fatta venire con te!"

Si soffermò un attimo prima di rendersi conto dell'enorme aura di cui era dotato il demone di fronte loro. Ma di familiare non era l'aura, bensì il profumo. Quel profumo conservato gelosamente, ancora intatto sui kimoni da bambina che ormai non era più. Spostò lo sguardo verso di lui, le mani le tremavano e le ginocchia avrebbero voluto cedere alla sua vista. Indietreggiò di qualche passo, mentre si formava un ringhio sul suo bel viso. 

"Rin."

La sua voce le fece perdere un battito del cuore mentre con un altro passo si spostò  indietro quasi come si volesse difendere dalla minaccia più che grande che esistesse al mondo. I suoi capelli argento volavano liberi, i suoi occhi ambrati la trafissero come pioggia di frecce dal castello nemico, i suoi abiti sempre uguali e i suoi tratti magenta mostrati con orgoglio. Il suo sguardo era di superiorità, ma non era ciò che lei percepiva da bambina. Lei ci vedeva amore, gentilezza e potenza. Prima di vederlo non tornare più. Strinse forte i pugni attorno ai fianchi mentre spostò il viso lateralmente, non ce la faceva a guardarlo negli occhi. Sarebbe potuta sembrare una codarda e forse in fondo lo era, ma non si aspettava minimamente di rivederlo il giorno del suo diciottesimo anno. 

"Rin."

Più chiaro, più basso, più gutturale. Era un ordine. Spostò lo sguardo verso di lui lentamente, il suo viso era rimasto lo stesso nonostante fossero passati sei anni. Sempre bello, sempre forte, sempre tutto. Inuyasha li guardò allarmato, come se sapesse che scoppierà a momenti la guerra che avrebbe cambiato le sorti dell'umanità. Rin fece un sospiro profondo prima di avvicinarsi ancheggiando sensualmente, il momento che tanto aspettava alla fine era arrivato. In fondo ci aveva sempre creduto anche quando pochi istanti fa aveva espresso il suo desiderio spegnendo la candela sulla torta preparata da Kagome.  

"Alla fine siete ritornato. Sapete, da bambina ci speravo sempre"

Sesshomaru fissò attentamente la donna di fronte, spalancò impercettibilmente gli occhi mentre non cambiava minimamente posizione. 

"Non sei più totalmente umana."

Si fermò di fronte a lui, lo guardava con sfida.  In realtà le tremavano tutti i muscoli, il suo istinto era quello di scappare via.

"Vedo che siete sempre perspicace."

Alzò un angolo della bocca beffandosi di lui. 

"Perché siete ritornato?"

Sesshomaru non rispose, studiò la donna che non era ciò che ricordava. Non più umana, non più bambina. Una donna dalle curve morbide che si muoveva con sicurezza e dallo sguardo divertito. Non era la sua Rin. 

"Qual è il problema, non mi riconoscete più?" 

Pochi passi li dividevano.

"Mi avete fatta diventare voi così. Andate V I A."

Scandì le lettere con una lentezza esasperante mentre si metteva in posizione di attacco. Ma Sesshomaru non aveva paura e lei lo sapeva, nonostante ciò non riesciva a percepire la vera natura di Rin. Con un unico scatto gli mise una katana alla gola, mentre Sesshomaru tentennò per un secondo. Con la coda nell'occhio spiò la sua Rin, era diventata bella e forte. Con pochi movimenti di spada da parte di entrambi le aure si unirono in un'unica potenza che creò un enorme buco al centro della foresta. Inuyasha si aiutò a mantenersi con un albero dalle radici profonde, mentre si affannava spaventato. 

"Non mi fai paura, Rin"

Il tintinnio di spade era sempre più veloce, Bakusaiga era impeccabile e mai deludente. 

"Ne sei sicuro? Ti ho già avvisato, va via."

Rin spinse Sesshomaru di qualche passo indietro, l'aura furiosa di entrambi ormai si stava sprigionando mentre Inuyasha era inerme. 

"Sesshomaru, fa come ti ha detto Rin."

"Perché dovrei. Stai abusando della mia pazienza, insignificante Rin."

Sesshomaru con eleganza continuava a scansare i colpi di Rin, la quale continuava a non usare la sua potenza. Combatteva sotto spoglie del suo lato umano, ma non in quello della sua vera natura. Il suo animo era in subbuglio, sapeva che a lungo andare non avrebbe potuto sconfiggerlo se non si fosse mostrata. Con un balzo si portò sull'albero più vicino mentre lo guardava con superiorità. Tra i suoi capelli comparirono due orecchie bianche e nove code dalla tuta regalata dagli altri, mentre un'energia venne sprigionata dal suo corpo in una luce quasi accecante. La voce era sicura e ferma. 

"Sparisci prima che io non abbia pietà di te."

Se nessuno era mai riuscito a toccare o a stupire Sesshomaru, quell'immagine lo aveva fatto desistere da ogni azione o da ogni parola. Nella stessa giornata aveva scoperto che la sua piccola Rin non era più un'umana e che adesso incarnava la volpe a nove code. Sesshomaru pensava fosse soltanto una leggenda, la sua potenza era così inestimabile che veniva nascosta. Soltanto un cuore puro poteva accettare un patto con lei. Chi non si sarebbe fidato della volpe nemmeno per un millesimo di secondo, avrebbe rischiato la vita. Solo chi riusciva poi a vincere la scommessa, avrebbe ottenuto al suo posto il suo inestimabile potere, altrimenti sarebbe morto. Ma soltanto uno stolto accetterebbe di fidarsi totalmente di una volpe con il rischio di morire, o soltanto chi fosse spinto da una motivazione che ne valesse la pena. Sesshomaru guardò attentamente i dettagli della donna che aveva di fronte, era così forte da aver sconfitto uno dei demoni più potenti al mondo. Potente come lui. La guardò anche con un po' d'astio, perché quella stupida aveva rischiato di morire per essere una demone. 

"Sesshomaru, ti è più chiaro adesso?" 

Si avventò verso di lui con una velocità inumana prima di bloccarsi in posizione di attacco. 

"Rin."

La voce dietro le sue spalle la fece desistere, era un ordine che doveva rispettare. Si rialzò con le katane parallele al proprio corpo e si voltò verso Kaede, che la guardava con uno sguardo da rimprovero. 

"Rin, vai a casa per favore."

Lanciò un'ultima occhiataccia a Sesshomaru, quasi come per ribadirgli di non volerlo vedere mai più. Superò Kaede a testa bassa prima di sparire nella parte della foresta sopravvissuta dallo scontro. Inuyasha guardò Kaede, prima di seguire Rin verso il villaggio, aveva capito che l'anziana sacerdotessa aveva intenzione di parlare con Sesshomaru. 

"Sesshomaru, dopo tutti questi anni ti sei fatto vivo."

Non si esponeva, il suo viso era imperturbabile ma visibilmente scosso. La sua Rin era la cosa più importante che aveva, ma lei lo odiava e non faceva nulla per nasconderlo. 

"Sì."

"Rin ha sofferto tanto. Si è chiusa in se stessa facendo finta che la tua assenza non abbia influito sulla sua felicità. È per te che ha sfidato la volpe a nove code, cinque mesi fa. Ha rischiato la vita ma cocciuta come è, è partita di notte per non farsi scoprire. Siamo stati una settimana a cercarla dappertutto, fin quando Inuyasha al suo ritorno ha visto in lei qualcosa che non quadrava."

Sesshomaru l'ascoltava attentamente, ma un passo verso di lei lo tradì, la sua era preoccupazione. 

"È una kitsune. Nella maggior parte del tempo prende le sembianze della donna umana che è, capacità tipica di un demone volpe. Le abbiamo chiesto più volte come abbia fatto a superare la prova, nonostante non ci fossimo sorpresi del fatto che lei sia un cuore puro."

Il suo viso continuava ad essere senza espressione, ma voleva che Kaede continuasse. 

"Non ha mai voluto spiegarcelo, sarebbe contro la sua natura svelare le sue strategie. Come è contro la sua natura attuale relazionarsi con i cani. Ecco perché il suo primo istinto è stato quello di scappare."

"Come fa ad avere rapporto con Inuyasha?"

Kaede si aprì in un sorriso, non aveva mai avuto una reale paura di Sesshomaru. Ma vederlo così inerme, le dava l'impressione che in realtà chi aveva paura fosse proprio lui. L'idea di perdere lei, la sua luna, la sua Rin.

"All'inizio è stato un incubo. Rin tendeva ad evitare i posti in cui c'era Inuyasha altrimenti si difendeva attaccandolo. Così Inuyasha più volte gli ha dimostrato di poterle stare accanto."

"Come gliel'ha dimostrato?"

"Non l'ha mai abbandonata. Le ha detto sempre la verità nonostante i continui trabocchetti e capacità illusorie acquisite da Rin. In realtà tuo fratello è un mezzodemone- un mezzo cane diciamo- quindi sarebbe stato più facile a prescindere."

Una leggera smorfia si formò sul viso di Sesshomaru, questo era un colpo basso. Lui era uno dei più potenti del mondo demoniaco, non avrebbe mai potuto conquistare la fiducia di Rin. 

"Immagino che l'odio e la diffidenza della volpe nei confronti dei cani è sempre una scelta dettata dallo stare lontana da me." 

"Sì, Sesshomaru." 

Un colpo al cuore. Peggio di mille katane impiantate nel petto. Le voltò le spalle, non aveva più bisogno di informazioni. Non era lui che voleva darle la possibilità di scegliere della propria vita? Se lei ora avesse voluto seguirlo, lui non avrebbe avuto che obiettare. Ma per il suo orgoglio, poco aveva considerato l'idea che Rin avrebbe continuato la sua vita di sempre senza di lui. Anche per lui l'assenza non era stata semplice. Non stare con Rin significava stare nell'assoluto silenzio. Navigare nell'oblio che Rin rendeva luminoso con la sua voce, con il suo sorriso. Una piccola bambina che aveva conquistato il suo cuore gelido, ma che non aveva fatto bene i conti con una donna. Una donna ormai superiore quanto lui, bella più delle altre e furba più di qualsiasi altra persona esistente. Le nove code gli imprimevano massima saggezza ma soprattutto aveva deciso di essere onesta con lui. Niente trucchi né giochetti che avrebbero potuto alterargli la percezioni, solo pure e schiaccianti intimazioni. VA VIA. 

"Sesshomaru."

Con la coda nell'occhio il suo sguardo si spostò su Kaede, pronta per lasciare la foresta. 

"Salva Rin. Lo sento che la ami, dimostraglielo. Stasera festeggeremo il suo compleanno giù in paese."

Il cuore perse di un battito alla parola amore. Sesshomaru non sapeva cosa fosse l'amore, eppure si chiedeva cosa fosse quel dolore che lo spingeva a mettersi una mano al petto, perché aver perso Rin era come aver perso la propria vita. Si allontanò silenzioso in cerca di risposte, ma sapeva troppo bene che queste verità lo avevano sconvolto nel profondo. 

Lo stesso dolore che lei stava provando nel varcare la soglia di casa. Le lacrime scivolavano sulle guance senza che lei potesse accorgersene, era quasi impossibile poter contenere l'odio che provava nei suoi confronti. Un odio così profondo che non poteva far altro che sfociare in amore. Perché sí, lo amava ma l'aveva scoperto soltanto dopo... quando non era più una bambina. Si diresse diretta verso il suo armadio, sfilò le katane dalla custodia mentre trafiggeva con più colpi quei kimoni custoditi gelosamente. Li faceva a pezzetti perché era soltanto così che provava un po' più di sollievo, era soltanto così che poteva sfogare la sua frustrazione. Se non ci fosse stata Kaede cosa avrebbe potuto fare? L'avrebbe ucciso, probabilmente. Non aveva avuto nessun ripensamento davanti al Grande Demone Volpe, perché la sua mania di superarlo era diventata quasi opprimente, al limite della follia. Sentì la presenza di Kaede al di fuori della porta, sapeva che da persona matura avrebbe dovuto affrontare ciò che stava per dirgli... la verità. 

"Rin."

La sua voce era calda e rassicurante, particolare che la fece sentire in colpa. La sua condizione di demone non le permetteva di scontrarsi con chiunque, era troppo potente e non ancora pienamente capace di controllare i suoi poteri. 

"Mi dispiace, Kaede. Ero accecata dall'odio."

Sapeva quanto le costassero pronunciare queste parole, proprio lei che nutriva un profondo rispetto per tutto ciò che le circondava. 

"Lo so. Sai Rin, tu sei proprio come una rosa. Dal valore inestimabile e dalla bellezza devastante ma... se continuerai a pungere con le tue spine non vivrai affondo il regalo prezioso che ti è stato offerto. Nel tuo sangue scorre quello di una volpe, la tua natura ti porta ad essere diffidente, ma la vera Rin non avrebbe mai perso l'amore per la vita. Ricorda chi sei."

La lasciò nel buio dei suoi pensieri. 

 

Festeggiare in un locale nel villaggio forse non era stata una cattiva idea, Inuyasha e Miroku erano visibilmente ubriachi a differenza delle donne totalmente sobrie che erano affrante dalla stanchezza della giornata. Rin abbracciò tutti ringraziandoli prima di percepire l'aura della persona che non avrebbe voluto incontrare. Si fece coraggio prima di salutare i suoi amici, Kaede aveva già capito e non le andava di dare spiegazioni inutili. A passo lento si inoltrò nella foresta, la sua perfetta vista al buio la faceva sentire a suo agio mentre prendeva le fattezze della volpe che era diventata. Lo guardò di nuovo, era bellissimo. Sempre. 

"Perché sei ancora qui?"

Stava totalmente sulla difensiva e questo lui l'aveva percepito. Notò che si stava sforzando terribilmente a non scappare a gambe levate come il suo istinto le suggeriva. Si avvicinò cautamente azzerando la sua potenza, non aveva intenzione di attaccarla. Avrebbe fatto in modo di potersi fidare di lui. 

"Sono stato via per ristabilire i rapporti con gli altri regni dopo la sconfitta di Naraku."

"Non mi pare di avertelo chiesto."

Rispose d'istinto, velocemente, quasi senza pensare. Fece la cosa più sensata che avrebbe potuto fare in quel momento. Sesshomaru la guardò impassibile prima di vedere di fronte a lui una Rin bambina, che piangeva sulle gambe di Kaede. Il suo inconfondibile kimono le copriva le ginocchia mentre il codino al lato della testa era ormai disordinato e sfatto. Era come se si fosse spostato in un'altra dimensione, la capanna con quell'odore umano era così reale da fargli storcere il naso. Mise a fuoco subito l'odore delle lacrime di quella bambina, che piangeva senza ritegno prima di veder spegnere i suoi occhi che non luccicavano più in sua presenza. La bambina non sorrise più, non sorrise più realmente. Perché era vuota. D'istinto spostò malamente Kaede per stringere nelle spalle Rin, che lo guardava con occhi vitrei. La scuoteva, la chiamava ma la bambina tra le sue braccia non faceva altro che rimaneva inerte, come se fosse una bambola senza vita. Acuì i suoi sensi per rendersi conto che il battito era lento e cadenzato, non era morta ma sembrava lo fosse. Sentì dentro di se una morsa stringergli il petto, era un dolore inspiegabile mentre lasciò le spalle della bambina con un gesto secco. L'aveva distrutta ed ora si sentiva proprio come lei. Come la bambina che gli aveva salvato la vita. Come la bambina che gli aveva dato un senso. 

"Ecco come mi sono sentita."

Si girò completamente di scatto vedendo Rin alle sue spalle adulta. Capì soltanto dopo quello che era successo. Il dolore al petto non era cessato, perché la donna di fronte gli aveva fatto vivere ciò che era successo quando lui era partito. Con un illusione, con i suoi poteri. Aveva reso reale tutto nei minimi dettagli, con una visione rappresentante il passato.

"Sono un demone. Sapevi che prima o poi avrei potuto abbandonarti."

"No, no lo sapevo!"

Urlò trattenendosi le lacrime.

"Tu eri tutto per me."

Abbassò lo sguardo vergognandosi, dare voce al proprio dolore per tutti questi anni la faceva sentire più leggera. 

"Addio, signor Sesshomaru."

Si voltò prima di sentire una presa ferrea sul suo polso. La stretta era forte, si girò prima che il suo cuore perdesse un battito. I suoi occhi di un color oro intenso la trafiggevano come sempre, come se volessero curarla. Lo vide inginocchiarsi a lei facendole spalancare gli occhi. Le baciò il dorso della mano e questo per lei era sufficiente. Le stava chiedendo perdono e mai nessuno avrebbe potuto osare mettere in ginocchio il principe dei demoni. Nemmeno una potenza come la sua. Assottigliò lo sguardo prima di farlo alzare con uno strattone. Gli sorrise, perché si ricordò perfettamente che Sesshomaru aveva considerazione soltanto di lei. Si alzò sulle punte cercando le sue labbra, erano morbide e soffoci proprio come le aveva immaginate. Gliele leccò trovando immediatamente l'accesso alla sua bocca e sentendo un artiglio stringerle possessivamente un fianco. Il suo seno era appoggiato al suo petto mentre gli accarezzava i segni magenta sul suo viso. Lo sentì rilassare al suo tocco prima di sentirsi stringere tra le sue braccia molto più forte di prima. I battiti del cuore impazziti inondavano le orecchie dell'uomo di fronte a lei che tanto aveva cercato questo contatto. Non poteva più negarlo, era lei la donna giusta per lui. Umana o demone che sia. Rin sarebbe stata sempre la sua rosa dal valore inestimabile. Ma lei non aveva tolto tutte le sue spine, così gli sorrise prima di scappare via. 

 

 

 

 

Angolo autrice 

 

Salve ragazzi! Ieri ero ispirata così di getto ho scritto questa one shot. Come sapete nella tradizione giapponese il demone più forte è la volpe a nove code. Volevo scrivere una storia diversa dalle altre, in cui Rin non riesce totalmente ad abbandonare i suoi rancori. Certo da una possibilità al nostro glaciale demone, ma alla fine scappa via per avvicinarsi a Sesshomaru poco per volta. Voi cosa ne pensate? Grazie mille a chi mi recensirà

   
 
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