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Autore: la luna nera    17/11/2017    7 recensioni
In molti si chiedono se siamo soli nell'universo e molti sono quelli che si interrogano sull'origine dei cerchi nel grano. Melissa ed il gruppo dei suoi amici non fanno certo eccezione e quando un cerchio nel grano appare proprio in un terreno alla periferia della città, non possono farsi certo sfuggire l'occasione. A loro si unirà Orion, il nuovo fidanzato di Aurora, ragazzo alquanto strano e taciturno, a tal punto che sembra provenire da un altro mondo.
Chi c'è dietro a quel misterioso pittogramma? Qualcuno sta lanciando messaggi dal cielo?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano trascorsi poco meno di dieci giorni da quella sera e nessuno ancora era tornato in perlustrazione presso il campo in cui era misteriosamente comparso il cerchio nel grano. Solo Manuel aveva tentato di avvicinarcisi per catturare immagini sia del pittogramma che di eventuali fenomeni anomali, soprattutto nelle ore notturne. Purtroppo per lui niente era accaduto e a complicargli l’esistenza, Gino, il proprietario del terreno, aveva mietuto il grano nonostante le intimidazioni di sindaco e giunta comunale. Malgrado tutto, qualche cosa era rimasto del cerchio poiché le spighe piegate non erano state rimosse dalle macchine agricole: queste infatti si fermavano ogni qualvolta Gino le indirizzava verso l’area dello strano disegno comparso dal nulla. In definitiva lui poteva aver vinto contro il Comune, ma non contro le forze misteriose che stavano all’origine del cerchio. E di forze misteriose all’interno di esso iniziava anche a parlarne l’opinione pubblica, in particolar modo quella appassionata di fenomeni inspiegabili. Infatti c’era chi sosteneva che, restando in meditazione all’interno del cerchio, si raggiungeva un equilibrio mentale sbalorditivo, vi si percepiva un senso di pace ed armonia capace di rigenerare corpo ed anima. Quello che, purtroppo per Manuel, non si percepiva era proprio la presenza di chi o cosa avesse dato origine al pittogramma. Ma lui non si voleva arrendere alla spiegazione dell’azione umana, così organizzò una passeggiata con annessa merenda nel campo di Gino nel tardo pomeriggio di una calda giornata di inizio estate.
“Allora, raga… Niente cellulari e niente macchine fotografiche, siamo d’accordo?”
“Non mi fai fare neanche un selfie piccolo piccolo?”
“No, Aurora. Oggi no, almeno finché stiamo qui.” Manuel era determinato. “Utilizzeremo solo oggetti che non emettono onde elettromagnetiche e non sono composti da elementi che possano produrle.”
“Quindi non mi permetti di seguire le partite…”
“Cierre, riesci a star lontano dal pallone per mezz’ora?”
“No, infatti me ne son portato uno. Raga, dopo ci facciamo una partitella?”
“Ad una sola condizione.”
“E sarebbe?”
“Se non accade niente, vada per la partita, altrimenti te lo puoi scordare.”
“Andata!” Cierre era convinto che sarebbe stato tutto noioso e monotono come le altre serate in cui si mettevano in osservazione di navicelle spaziali e dischi volanti.
Eppure nell’aria c’era qualcosa di diverso, il caldo vento estivo che aveva fatto respirare le campagne durante il pomeriggio cessò di spirare non appena i ragazzi posarono i piedi sul grano piegato del cerchio più esterno. Un brivido percorse la schiena di Eva che stava quasi per stritolare il braccio di Nico, Teresa e Melissa tenevano le borse con i panini e le bibite, Cierre custodiva gelosamente il pallone, Aurora stava appiccicata ad Orion poiché i tacchi che indossava le permettevano di camminare a gran fatica, mentre il ragazzo era muto e concentratissimo. I suoi occhi dal colore indefinito scrutavano il cielo, facendo attenzione ad ogni minimo rumore proveniente da tutte le direzioni. Manuel, Giulio e Simone guidavano la spedizione con apparente sicurezza. Man mano che avanzavano verso il centro del cerchio, percepirono un crescente silenzio, come se stessero entrando in un locale insonorizzato: persino il cinguettio degli uccelli e il frinire delle cicale sembrava spegnersi gradualmente, eppure la campagna circostante era sempre la stessa.
Melissa poggiò a terra la borsa dei panini che portava in mano e non appena essa toccò le spighe di grano piegate, la ragazza ebbe un lieve capogiro. “Scusate ragazzi, devo sedermi un istante, mi gira la testa.”
“Il caldo ti ha dato fastidio, avresti dovuto mettere uno di quei cappelli ridicoli che regalano alla festa parrocchiale.”
“Non è il caldo, Aurora, credimi. E’ qualcosa di…..” La ragazza cadde all’indietro, sembrava priva di sensi, eppure i suoi occhi erano aperti e puntavano dritti verso il cielo.
“Ehi! Ehi! Che ti succede?” Simone e Giulio si avvicinarono a lei preoccupati.
“Fermi.” Li bloccò con il gesto della mano destra. “Ascoltate.”
“Cosa?”
Si misero all’ascolto per alcuni secondi.
“Io non sento niente, anzi, mai sentito più silenzio.”
Lei chiuse gli occhi. “Distendetevi sul terreno.”
“Che?!” Esclamò Aurora. “Ma sei impazzita?! Chissà quante bestiacce schifose ci sono fra quelle sterpaglie, vuoi che si intrufolino fra i miei capelli?!”
I ragazzi invece, incuriositi, seguirono il consiglio di Melissa, tutti tranne Orion che restò in piedi continuando ad osservare ovunque in modo agitato, come se stesse temendo di essere osservato da qualcosa o da qualcuno.
“Ehi, è vero.” Esordì Cierre. “Sento qualcosa sul serio…. Non è la telecronaca di una partita e neanche la sigla della Champions League.”
“E non è una delle canzoni di Vasco.” Rispose Manuel. “Non conosco questa…. Che roba è? Una sinfonia?”
“Non saprei. Effettivamente percepisco dei suoni che non mi sono affatto familiari.”
Orion si liberò di Aurora con delicatezza e si allontanò di qualche passo.
“Ehi, dove vai tesoro mio?”
“Io…ehm…. Torno subito.”
Si mise a correre e raggiunse rapidamente un piccolo boschetto che si inerpicava su una collinetta al limite del terreno. Lì, nascosto da una grande quercia, si mise seduto con una mano sul cuore: lo sentiva battere forte e tentò di rallentare il respiro affannoso. Si passò una mano fra i capelli ed alzò gli occhi verso lo spiraglio di cielo che intravedeva fra le foglie degli alberi, un cielo che si stava tingendo di un azzurro sempre più intenso, segno dell’approssimarsi della notte. Minuscoli brividi percorrevano ogni centimetro del suo corpo perché gli strani suoni uditi gli erano sin troppo familiari e stavano dando conferma ai dubbi che lo assillavano da quando era comparso il misterioso pittogramma.

Intanto Melissa si era ripresa, preferì farsi accompagnare fuori dal cerchio e respirare un po’ d’aria fresca della sera. “Ragazzi, è stato stranissimo, credetemi.” Fece una breve pausa. “Come sono uscita dal cerchio, non avevo più alcun malessere e…. Sentite? Gli uccelli cantano di nuovo, prima c’era solo il silenzio, fatta eccezione per quegli strani suoni quando ci siamo sdraiati per terra.”
“Sì, in effetti all’interno del cerchio non sentivo nulla.” Ammise Manuel. “Qualcosa di strano lì dentro è accaduto sul serio.”
“Ehi, fratello, non cercare scuse per non giocare.” Fece rimbalzare il pallone a terra. “Hai paura del sottoscritto?”
Si mise seduto. “Adesso mangiamo qualcosa, la serata non è ancora giunta al termine. Ad ogni modo per me è già sufficiente quello che è accaduto all’interno del cerchio.” Ed afferrò un panino con prosciutto e formaggio.
Pure gli altri si unirono a lui nel gustare la cena, seduti sull’erba fra i mille profumi che caratterizzano la campagna all’inizio dell’estate. Orion tornò assieme al gruppo di amici qualche minuto più tardi, accettando con qualche lieve titubanza il panino offertogli da Melissa.
“Tesoruccio, vuoi spiegarmi perché sei scappato poco fa?” Aurora sbatté le ciglia guardandolo ed abbozzando un sorrisetto. “Dovevi forse andare in bagno?”
Lui, a sua volta la guardò continuando a masticare il boccone. Deglutì annuendo in silenzio con la testa. “Scusa, non potevo fare altrimenti.” La scusa era passabile. Di nuovo si chiuse nel suo mutismo, mentre Cierre era spazientito e fremeva dalla voglia di prendere a calci il pallone.


PIANETA HILON


Il giovane soldato Agor camminava a passo svelto verso la Sala di Arkigeyon ove si erano riuniti i Sette Grandi Generali e le più alte cariche dell’esercito di Hilon. Stringeva fra le mani una pergamena arrotolata da consegnare rapidamente al Generale Ireon, come espressamente comandato dal venerabile Maestro d’Armi Iersys. Giunto in prossimità del grande portone, Agor bussò e una volta ricevuto il permesso di entrare, si profuse in un profondo inchino di ossequi ai suoi superiori.
“Egregi, porto con me una missiva per il magnifico Generale Ireon.” Rivolse verso questi lo sguardo. “Per voi.” Si inchinò porgendogli la pergamena non appena il generale gli fu davanti. Egli la prese e si avvicinò ad una delle grandi finestre srotolando quel pezzo di carta dopo averne reciso il sigillo in ceralacca. Lesse in silenzio e con grandissima attenzione ciò che vi era scritto. Nella sala regnava solo il più assoluto silenzio.
La chiuse e si voltò verso l’assemblea. “Soldato Agor!”
“Comandi, Generale.” Il ragazzo si mise in ginocchio.
“Hai ricevuto dal venerabile Iersys in persona questo messaggio?”
“Sì, Generale.”
“Mhm.” Corrucciò lo sguardo. “Dove si trova adesso il venerabile?”
“Nel Megalos del Castello assieme agli altri Maestri, Generale.”
Annuì in silenzio, ripose la pergamena arrotolata in una delle tasche interne della sua uniforme ed uscì dalla Sala di Arkigeyon senza dire una sola parola.

 



 

 

Ciao a tutti!
Permettetemi per l’ennesima volta di ringraziarvi di tutto cuore per il sostegno che mi avete dimostrato fin ora, spero di non deludervi e di continuare ad interagire con voi.
Questa volta abbiamo trascorso alcuni istanti all’interno del cerchio nel grano ed abbiamo scoperto strani fenomeni al suo interno. Strano continua ad essere anche il comportamento di Orion.
E poi, dopo tanto tempo, abbiamo fatto ritorno su Hilon dove il Generale Ireon riceve una pergamena contenente un messaggio che pare averlo colpito moltissimo. Di cosa potrà mai trattarsi?

Grazie di nuovo a tutti, lettori ed in particolar modo recensori.
Al prossimo aggiornamento

Un Abbraccio
La Luna Nera







 
  
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