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Autore: orchidee    17/11/2017    1 recensioni
Ciao a tutte. Questa è la mia seconda FF. completa e da le risposte alla precedente, Besame. E' una storia forse un po' pazza e l'ho immaginata in due parti, in due momenti distinti. La prima si ricollega alla mia prima storia, la seconda è il seguito, ma si discosta e molto per temi e atmosfere. Spero possa piacervi e possa darvi magari qualche emozione. Grazie in anticipo a chi vorrà dedicare un po' del proprio tempo alla lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capitolo 14
 
Prima di entrare nel suo ufficio, si fermò per qualche istante, la signora Enrica le chiese se stesse bene, probabilmente era pallida... 
“Dottore, la signora Marcella è qui!”
“La faccia entrare per favore! Enrica, può portarci qualcosa da bere? Ciao Marcella, cosa preferisci?”
“Nulla grazie! Mi fermerò solo pochi minuti!”
“Enrica mi porti un caffè! Grazie!”
Marcella si accomodò su una delle poltrone poste difronte alla scrivania, lui la guardò mentre accavallava le gambe. Trovò quel gesto tanto naturale molto sensuale, ma fu un attimo. Si sedette e aspettò che fosse lei a parlare per prima
“I bambini erano molto felici... Si sono divertiti! Grazie!”
“Avevi qualche dubbio? Non mi sono separato da loro, ma dalla loro madre, se non sbaglio!” Nicola era infastidito. Quella donna riusciva ad innervosirlo senza nemmeno una ragione. La segretaria portò il caffè e poi li lasciò soli.
“No, non avevo dubbi! Era una frase che non voleva assolutamente innescare polemiche. Sono qui per parlare con te, ma non di loro... Durante il mio viaggio a New York ho...”
“New York? L'Ecomoda non ha nessun interesse in quella città! Avevi detto che il tuo sarebbe stato un viaggio di lavoro!”
“È importante? Sono andata a trovare degli amici, tutto qui!”
“Quali amici? Non ricordavo di avere amici nella grande mela...”
“Per favore, non è molto importante. Non è la città in cui sono stata ad avermi convinto a parlare con te. Ho solo avuto modo di riflettere lontano da qui!”
“Non mi piace tu abbia mentito! E perché l'hai fatto?”
“Non ritenevo il caso di darti spiegazioni e comunque non vedo perché tu debba arrabbiarti per una cosa del genere!”
“Odio quando mi menti!”
Marcella scosse la testa e sorrise amaramente, lei non gli aveva mai mentito su nulla, era sempre stata sincera con lui! Gli aveva raccontato tutto di lei e poi era stata sempre un libro aperto, fino al giorno dell'incidente.
“Bene, ho sbagliato ma per favore, non è facile per me essere qui. Devo parlare con te poi, ti giuro, uscirò definitivamente dalla tua vita.
“Credevo già fosse così!”
A quelle parole Marcella sentì una fitta nello stomaco ma cercò di non reagire.
“Hai ragione, allora diciamo che tu uscirai dalla mia vita!”
“Anche questo lo davo per scontato, ma ti prego, continua!”
“Vorrei chiederti scusa per ciò che è successo! No, ti prego, lasciami continuare... Per l'incidente, è stata tutta colpa mia! E non me lo perdonerò mai! So che non lo farai nemmeno tu e credo che tu mi abbia tradito per questo motivo...”
“Marcella... Quindi per te sono andato a letto con un'altra donna per punirti?”
“No, non credo fosse per punirmi! Credo tu l'abbia fatto per il disgusto che provavi per me! E io lo sapevo! Sapevo che guardandomi vedevi la donna che ti aveva tolto un figlio...”
“Marcella, non continuare!”
“Non sopportavo mi guardassi in quel modo! Ricordo bene quando mi sono svegliata all'ospedale il modo in cui mi hai guardata. Eri devastato per quello che era successo... Ne avevi tutte le ragioni. Ho provato a dimenticarlo. Ma ogni volta che mi toccavi, mi parlavi, sentivo il tuo disprezzo! Ho sempre saputo che mi ritenevi responsabile, e avevi ragione! Poi col tempo ti sei allontanato... Ma almeno mi evitavi i tuoi occhi pieni di odio...”
“Ora basta! Smettila di dire queste cose!”
“Avevi smesso di guardarmi ed eri lontano. Però in un certo senso ne ero felice. Perché avevi messo da parte l'odio per l'indifferenza! Mi sono accorta troppo tardi che la ragione era l'altra donna... Pensavo fossi solo stanco di avermi tra i piedi... Ma ho provato a farmi perdonare. In ogni modo, ho cercato di darti ciò di cui avevi bisogno... Ci ho sperato! Forse se mi avessi chiesto del tempo, se mi avessi confessato il tuo odio, saremmo riusciti a superare quel momento. Ma mentre io sprofondavo nella disperazione per paura di perderti, tu hai deciso di... Di andare a letto con un'altra donna. Era l'ultima cosa che mi aspettavo tu facessi. È stato umiliante! Hai fatto l'amore con lei... Quando penso che poi lo hai fatto anche con me mi sento sporca... Ancora oggi. Mi sembra di sentire un odore che non mi appartiene sulla pelle... Hai dato ad un'altra donna qualcosa di mio. Hai sempre saputo quanto la nostra intimità fosse importante per me... Avresti potuto lasciarmi. Ti giuro che non avrei sofferto tanto. Oggi però, ho deciso di chiudere con il passato. Proverò a dimenticare anche l'incidente. È stata tutta colpa mia, ma se non voglio essere sopraffatta dal senso di colpa, devo perdonare me stessa.”
Nicola non la guardava più aveva appoggiato il gomito su un bracciolo della poltrona e vi aveva appoggiato la testa. Le parole di Marcella erano assurde! Non avevano alcun senso!
“Ti chiedo scusa per ciò che ho fatto. Ora ti lascio solo!” Marcella si alzò e raggiunse l'uscita. Salì in auto e cominciò a singhiozzare, stava male, il dolore non si era affievolito, anzi, sembrava che volesse soffocarla. Cercò di respirare piano, inspirò a pieni polmoni. Lasciò il parcheggio senza guardarsi indietro.
Nicola non aveva cambiato posizione. Non si era accorto che lei aveva lasciato l'ufficio. Marcella non lo riteneva responsabile dell'incidente, aveva frainteso tutto. Credeva che i suoi rifiuti fossero dovuti a quello. Invece lei era sopraffatta dai sensi di colpa. Quando lei aveva aperto gli occhi in ospedale aveva confuso la sua ansia di perderla, con rabbia? Era tutto un malinteso? Un malinteso? Lei stava male, lo sapeva ma non le aveva mai chiesto perché. Era convinto di saperlo... Marcella...
Sollevò lo sguardo e solo in quel momento realizzò che se n'era andata.
Marcella...
 
“Armando...”
“Ti sei svegliato? Vuoi un caffè?”
Nicola cercò di alzarsi ma una fitta alla testa glielo impedì.
“Il medico ha detto di restare sdraiato, almeno per qualche giorno... Se dovessi vomitare ti dovrò portare in ospedale. Ma finora non lo hai fatto...”
Nicola si portò una mano nel punto in cui la testa gli faceva male. C'era una fasciatura, tolse subito la mano perché il solo tocco lo fece star peggio
“Ma cosa...?”
“Non ti ricordi nulla? Alvaro mi ha chiamato questa notte perché avevi bevuto un po' troppo e farneticavi. Sono arrivato appena prima che cercassi di uscire dal locale e quando mi hai visto mi sei corso in contro. Peccato che non riuscissi molto bene a correre, forse per l'emozione di vedermi, o, molto più probabilmente, per l'abuso di alcol e sei caduto come un sacco... Nonostante la musica hai fatto un rumore strano... Forse era il rumore della tua testaccia che si è quasi rotta. Quindi ho chiamato un medico, ti ho portato nel suo studio, ti ha visitato e appurato che la ferita era abbastanza superficiale mi ha permesso di riportarti a casa... Facendomi promettere che avrei badato a te... Ed eccoci qui! Vuoi un caffè? È pronto...”
“Non ricordo niente...”
“Amnesia o postumi della sbornia?”
“So di essere uscito dall'ufficio e di essere andato nel locale di Alvaro. Non ricordo altro...”
“Compatibile con la sbornia allora. Lo dico perché potrebbe servire al medico naturalmente!”
“Betty sa che sei qui?”
“Ovviamente! Non ne è felice, ma non ti lascerebbe morire per essere inciampato sul tuo piede... Non sarebbe dignitoso, dottor Mora.”
“Armando...”
“Amico mio, ora che ti sei ripreso ti lascio nelle mani della tua governate. Anche lei è stata istruita dal medico su come intervenire in caso di necessità! Riposati! E magari vista la tua momentanea inattività, rifletti sulla tua vita tanto meravigliosa!”
Armando uscì dall'appartamento lasciandolo solo.
Nicola chiuse gli occhi. Gli tornarono in mente le parole di Marcella. Marcella e i suoi silenzi... Sapeva bene dei suoi silenzi. La conosceva. Marcella si chiudeva nei suoi silenzi da sempre. Era stato così quando soffriva per le donne con cui usciva, all'inizio, quando ancora non stavano insieme, e dopo la loro prima notte. Era silenziosa anche dopo aver fatto l'amore. E i primi malintesi, le sue gelosie. Lei reagiva così, con il silenzio, ma bastava stringerla e parlarle, lei si apriva come un fiore. Ricordava tutto di quei silenzi. Erano il suo modo per comunicargli il suo disagio, le sue paure. E lui li aveva sempre rotti quei silenzi. Sorrise pensando a quando era incinta di Giulio e si sforzava di non esagerare con il cibo. Lui si era preparato un panino e lei lo guardava sognando di divorarlo. Lui glielo aveva sventolato davanti per prenderla in giro e si era offesa... Anche quella volta lo aveva capito perché non gli rivolgeva la parola. Lui lo sapeva. E gli aveva promesso che non avrebbe mai più mangiato un panino, almeno in sua presenza. Erano scoppiati a ridere! Come aveva fatto a non capire che anche dopo l'incidente quelli in cui si rifugiava, non erano altro che i suoi silenzi? Si girò di scatto sentendo una fitta che gli tolse il fiato. Ma non era solo la testa a fargli male. Perché non l'aveva obbligata a parlargli come tutte le altre volte? Perché l'aveva lasciata da sola proprio quando sua moglie ne aveva più bisogno? Sua moglie... 
 
Prima di tornare a casa Marcella aveva girato un po' in macchina. Poi si era fermata vicino ad un parco ed aveva passeggiato un po' nel verde. Era buio ma sembrava non essersene resa conto. Ora che gli aveva parlato avrebbe dovuto ricostruire la sua vita. Aveva deciso di chiudere con il passato. L'avrebbe lasciato andare. Era quello che lui voleva, vivere una vita senza di lei e ora anche lei era decisa a vivere la sua! Non sapeva da che parte cominciare. Ma era certa di una cosa, i suoi figli erano la sua priorità, e qualsiasi decisione avrebbe preso, sarebbe stata in funzione loro. Tornò a casa in tempo per dar loro la buona notte. Poi si fece un lungo bagno. Cercò di liberare la mente da ogni pensiero, senza riuscirci del tutto in realtà. Quando uscì dal bagno però si sentiva meglio, come se l'acqua avesse un po' curato il suo cuore.
 
“Marcella...”
“Vieni Armando, volevo proprio prendere una pausa per un caffè... Ti va?”
“Sì, volentieri...”
“Mariana, può portarci due caffè? Grazie! Dimmi Armando ci sono problemi?”
“Hai sentito Betty questa mattina?”
“Non ho avuto un momento libero, avete fatto accumulare un bel po' di lavoro sulla mia scrivania...” Disse Marcella ridendo
“Questa notte sono andato a prendere Nicola in un locale... Era ubriaco e il proprietario, che conosciamo, era preoccupato... Sembrava piuttosto sconvolto da quanto mi ha detto...”
“Non mi interessa. Ieri sera abbiamo parlato. Gli ho parlato io, in realtà... Per l'ultima volta mi sono messa a nudo davanti a lui. Adesso basta! Sono stanca anche solo di discutere.”
“Beh, forse per questo era sconvolto, non mi ha detto nulla...ecco prima di riuscire a dire una parola è caduto e... Insomma te la faccio breve, ha praticamente dormito fino a stamattina...” Sul volto di Marcella si dipinse un'ombra di preoccupazione
“Sta bene?”
“Sì, il medico ha detto che non si trattava di nulla di preoccupante...”
“Meglio così! Perché me lo dici?”
“Volevo che sapessi quello che è successo da me... Dubito ci fossero fotografi, ma non lo posso escludere!”
“Grazie Armando! Ora se non ti dispiace vorrei ricominciare a lavorare...”
“Non vuoi più bere il caffè con me? Magari potresti raccontarmi del vostro amico Valerio...”
Marcella ringraziò Armando con un sorriso eloquente e trascorsero qualche istante leggero e divertente.
Per Nicola invece non ci furono momenti sereni. Si addormentava e si risvegliava in preda a incubi terribili. Sapeva che non avrebbe più potuto guardarla come prima. La sua Marcella si era addossata la colpa di quello che era successo e lui non l'aveva capita! Era lui a sentirsi in colpa perché sapeva che quella sera lei voleva solo raggiungerlo! E dava per scontato che lei provasse la stessa cosa! si sentiva rifiutato. Credeva che lei lo odiasse. Era successo tutto così in fretta che non se ne erano nemmeno resi conto. Ora però ricordava perfettamente le ragioni per cui si era innamorato di lei. Lei era speciale, sapeva essere dolce, e forte, comprensiva. Sapeva dargli la forza per superare le difficoltà, lo incoraggiava, si fidava di lui e lo sosteneva. Gli stava accanto anche quando era così impegnato con il lavoro da trascurarla. Con lei si sentiva a casa, sicuro e protetto! Tra le sue braccia poteva completamente lasciarsi andare. Una sensazione lo coinvolse completamente. Gli sembrò di sentire le sue dita sul suo petto, che lo accarezzavano. Le sue labbra che sfioravano la sua bocca. Era un sogno o stava impazzendo? Come aveva potuto tradirla con una donna che non valeva nulla per lui. Che non era nemmeno l'ombra di sua moglie? Cosa trovava nelle altre donne? Aveva tradito l'unica donna che lo faceva impazzire solo sfiorandolo con le dita... Quelle dita lunghe e bellissime! Le altre erano un divertimento? Una vendetta? E lui era caduto così in basso? Sapeva che Marcella non l'avrebbe perdonato. Quel pensiero sfiorato lo fece trasalire, le lacrime gli rigarono il viso e si lasciò andare ad un pianto senza respiro.
 
“Betty...”
“Non ho tempo da perdere, Nicola! Cosa vuoi?”
“Vorrei parlare con te...”
“Mi dispiace ma come ti ho detto non ho tempo... Ora scusami!”
“Betty, per favore, aiutami!” 
La voce di Nicola era strana
“Hai bevuto anche oggi? Forse dovresti chiamare mio marito che nonostante tutto, nutre ancora un briciolo di fiducia nei tuoi confronti!”
“Non ho bevuto... Betty, sei la mia migliore amica...”
“Te lo ricordi adesso? Dopo mesi di silenzio?”
“Betty, ti prego...” Nicola la implorò e Betty percepì che la sua voce non era strana, ma disperata. Dopo qualche secondo gli disse
“Dove sei?”
Si incontrarono poco dopo, nell'appartamento di Nicola. 
“Ti fa ancora male la testa? Armando mi ha raccontato quanto è successo, ma non credevo che fosse tanto grave...”
“Non è grave, la ferita è quasi rimarginata e la testa non mi fa più male!”
“Non mi sembra tu stia bene...”
Nicola non si radeva da almeno tre giorni, indossava solo dei bermuda e una camicia con solo qualche bottone chiuso. Era spettinato, con i capelli bagnati dopo la doccia e sembrava non avesse dormito da parecchio.
“Ci sono problemi al lavoro? È successo qualcosa?”
“No! La TerraModa va a gonfie vele... Almeno fino a quattro giorni fa. Non vado in ufficio da allora! Ma conosci i miei collaboratori...”
“Vuoi dirmi che diavolo sta succedendo? Da quanto non esci da qui?”
“Da quando tuo marito mi ci ha portato... Sono rimasto qui e ho pensato!”
“Nicola, mi stai seriamente facendo preoccupare!”
“L'hai vista?”
“Marcella? Sì, ieri sera... Cos'hai fatto, Nicola?”
“Niente, non in questi giorni almeno!”
“So che avete discusso la sera in cui ti sei ubriacato... È stato per quello che ti ha detto?”
“Betty con chi era a New York?”
“Cosa? Cosa c'entra New York?”
“Nulla... Non mi sono ubriacato per ciò che mi ha detto... Ma per le conseguenze di quelle parole...”
“Io so solo che per lei era necessario parlarti! Che per andare avanti doveva aprirti il suo cuore un'ultima volta! Non so cosa ti abbia detto, ma sono certa che fossero tutte cose che già sapevi!”
“No... Io non ne sapevo nulla! Betty, ho lasciato mia moglie e la mia famiglia e solo ora scopro di aver sbagliato tutto...”
“Nicola, sono mesi che vi siete separati! Stai dicendo che ad un tratto sei rinsavito e hai capito che razza di idiota sei stato? Me ne compiaccio, ma lo sai che è un po' tardi?”
“Non può essere tardi!”
“È tardi invece! Hai vissuto la tua vita fino ad adesso, continua a farlo! Se davvero hai capito di aver fatto degli errori, cerca di rimediare, cerca di condurre una vita che ti soddisfi. Pensa ai tuoi figli e al tuo lavoro! Prova a recuperare i rapporti con le persone a cui hai fatto del male. Ma non puoi cancellare ciò che hai fatto! È finita! Nicola, è finita!”
Nicola cominciò a piangere, Betty non lo aveva mai visto piangere. Forse il giorno in cui nacquero i suoi bambini, ma era un pianto diverso, pieno di gioia.
“Betty, l'ho persa? Credi che non mi possa perdonare?”
“No! Non lo farà! Non puoi pretenderlo! E non mi riferisco solo al tradimento, né a come l'hai umiliata con la tua vita dissoluta. Non parlo nemmeno di come tu l'abbia lasciata sola quando aveva più bisogno di te! Lei non ti perdonerà mai perché l'hai dimenticata! Per come l'hai cancellata dalla tua vita! Erano mesi che non le parlavi, le hai mai chiesto come stava? Dimmi Nicola, da quando non la vedevi?”
“Non da molto... A volte il mattino aspettavo che lei e i bambini uscissero da casa...
“Lei lo sapeva?”
“No, li guardavo dall'auto...”
“E allora perché lo facevi?”
“Non lo so, avevo bisogno di farlo... Ma ora credo di averlo capito. Io non l'ho mai dimenticata! Betty lo capisci?”
“No! Stai dicendo un mucchio di sciocchezze Nicola! Non provare a farlo! Non provare a dirle quello che hai detto a me! Le faresti del male e basta! Lei merita di essere felice! E comunque sai anche tu che le cose non cambierebbero!”
“Allora cosa devo fare? Devo lasciarla andare?”
“Lo hai già fatto! E lo hai fatto consapevolmente! Avresti potuto lottare per il tuo matrimonio! Ora è finito!”
“Io non posso!”
“Ma lo devi fare...”
“Betty aiutami! Parla con lei! Dille che sono pentito, che ho bisogno di lei! Dille che l'amo!”
“Sei pazzo, Nicola! Pazzo!”
“No, ma sto impazzendo...”
“Almeno dimmi cosa ti ha fatto cambiare idea!”
Nicola le racconto ciò che Marcella gli aveva detto, di come invece lui aveva vissuto quel periodo, che tutto era solo un malinteso causato dal dolore che entrambi provavano! Nicola non riusciva a smettere di piangere
“Qualche tempo fa, saresti stata dalla mia parte, mi avresti abbracciato...”
“Non lo farò ora! Perché in questi mesi sei stato tutto tranne che un amico! Non smetterò mai di volerti bene! Sei e sarai sempre mio fratello! E sono felice che tu abbia capito di aver rovinato tutto, di aver commesso degli errori! Hai toccato il fondo! Ho sperato succedesse prima, ma va bene! Ora sai che per colpa tua nulla è più come prima! E dalle ceneri dell'uomo che eri diventato, forse potrà rinascere il ragazzo che eri! Ma la devi lasciare stare! Non cercarla! Quando fra qualche tempo, avrete trovato il vostro equilibrio le dirai ciò che hai detto a me! Non sperare però che tutto si risolva! Non sarà così! Io spero davvero tu possa tornare a sorridere! Lo spero con tutto il cuore!”
“Le voglio parlare ora! Oggi stesso! Quando saprà quello che è successo, perché l'ho tradita, so che mi perdonerà! Non può avere smesso di amarmi! Non ci crederò mai!”
“Fa quello che vuoi allora, quando oltre al fondo avrai trovato il baratro, ti abbraccerò e raccoglierò i pezzi!”
Betty lo salutò dicendogli che lei ci sarebbe stata.
 
 
   
 
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