Our
hands - 4
Kuroo
uscì dalla doccia e indossò
l’accappatoio. Passò la manica di spugna sul vetro
appannato dal vapore e fece una smorfia nel vedere i capelli neri
appiattiti
contro il cranio, consapevole che da asciutti avrebbero ripreso la loro
istrionica
forma.
Tornò
in camera, massaggiandosi il cappuccio contro la chioma zuppa
d’acqua e andò
verso l’armadio, tirando fuori dei vestiti puliti.
Lasciò
cadere a terra l’accappatoio umido e sentì un
singulto strozzato alle sue
spalle. Girò solo la testa per vedere Tsukishima che, seduto
sul letto, lo
fissava con gli occhi sbarrati al di sotto delle lenti, il libro che
stava
leggendo con tanto interesse dimenticato.
“Cosa?”
domandò Kuroo. Tuttavia, vedendo che l’altro non
rispondeva e continuava a tenere
quella faccia sbigottita, così diversa dalla sua solita
espressione impassibile,
aggiunse “Non è mica la prima volta che vedi un
ragazzo nudo, no? Fai tutti i
giorni la doccia coi tuoi compagni di squadra.”
Tsukishima
sembrò riprendersi dallo shock e scosse la testa, finendo
per chinarla e
guardarsi le mani strette in grembo.
“Che…
che c’entra? Ti saresti dovuto vestire in bagno, non
qui!” La sua voce aveva
perso la solita tonalità piatta e perennemente annoiata, era
persino tremante,
testimonianza diretta del suo turbamento.
Kuroo
si grattò la testa, fissandolo pensieroso. Si
voltò del tutto, continuando a
rimanere nudo e disse:
“Avevo
dimenticato di portare i vestiti in bagno, ma in fondo un corpo
è sempre un
corpo, dovresti essere abituato.”
Sentì
Tsukishima borbottare qualcosa del tipo “È
diverso” ma non ne era così certo.
Camminando in modo felpato, si avvicinò al letto, ancora
nudo, e allungò una
mano per poggiarla sotto il mento del ragazzo e fargli sollevare la
testa. Kei
fece resistenza, ma alla fine suo malgrado cedette sotto la spinta
gentile ma
decisa di quella mano. Il suo sguardo rimase però
ostinatamente puntato verso
il basso.
Kuroo
vide le sue guance rosse ed emise un suono sorpreso, mentre la
consapevolezza
iniziava a sbocciare dentro di lui.
Che
stupido!
Doveva
avere preso una qualche botta e il sangue doveva aver smesso di
affluirgli al
cervello per non comprendere una cosa tanto semplice, proprio lui che
si
credeva arguto. Un corpo non era sempre un corpo. C’erano
mille differenze e
sfumature che entrambi dovevano ancora imparare a conoscere.
Anche
se Tsukishima non poteva vederlo, sul viso di Kuroo apparve un sorriso,
non il
solito ghigno sardonico, ma qualcosa di più gentile, persino
affettuoso.
“Hai
ragione: è diverso. E in effetti penso che ci rimarrei male
se tu avessi questa
reazione ogni volta che vedi uno dei tuoi compagni di squadra nudo
– gli posò
un bacio tra i capelli – ma non devi avere paura,
è solo il mio corpo.”
Gli
prese una mano e, forzandogli appena il braccio rigido, la
guidò fino a posarsi
sul proprio torace dai muscoli delineati ma asciutti. Sentì
il lieve tremore di
quella mano, i polpastrelli callosi che iniziavano a prendere
consapevolezza mentre
Kuroo li faceva vagare sulla propria pelle ancora umida per la doccia,
conducendoli amorevolmente in un cammino lento e accorto verso nuove
mete
finora sconosciute.
“Vedi?
Il mio corpo non morde, sono solo pelle, muscoli e ossa che racchiudono
quello
che sono. Mi piace quando mi tocchi, come a me piace toccare te, anche
solo
carezzandoti i capelli. Non ti forzerò mai a fare nulla, ma
non voglio che tu
ne abbia paura” disse con voce morbida ma priva di
affettazione, per fargli
intendere quanto fosse serio.
Abbassò
il braccio lasciandogli andare la mano che finora aveva tenuto stretta
con la
propria, ma Tsukishima non la ritirò. Per un attimo rimase
ferma su di un
fianco, poi riprese a muoversi, esplorando il corpo di un altro ragazzo
nelle
sue fattezze dure e a volte anche spigolose.
Finalmente
alzò lo sguardo, puntando gli occhi chiari in quelli di
Kuroo e, anche se aveva
ancora il viso rosso, la sua fronte era corrucciata in una smorfia
ostinata,
segno che non si sarebbe più tirato indietro.
“Toccami
anche tu. Voglio sentire le tue mani su di me” gli disse e
Kuroo non ebbe
bisogno di ulteriori incoraggiamenti per accontentarlo, esultando per
quell’ennesimo passo in avanti nella loro relazione, sorpreso
per come la
semplice carezza di una mano potesse risultare così
soddisfacente. La mano di
Tsukki, perché era certo che nessun’altra gli
avrebbe mai fatto provare le
stesse emozioni.
L’angolino
oscuro:
Tanti auguri Kuroo!!! Quale regalo migliore se non riuscire farsi
accettare
interamente dal suo Tsukki e iniziare finalmente ad esplorare a timidi
passi i
loro corpi? Anche se sono ancora nel mezzo del caos ho cercato di
buttare giù
qualcosa per il compleanno del mio gattaccio preferito <3 spero
vi sia
piaciuta, alla prossima.
P.s.
: forse con questa si conclude la saga delle mani.