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Autore: queenjane    17/11/2017    0 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nella notte tra il 28 e 29 dicembre 1916, Feliks Jussupov e il medico Lazovert presero Rasputin e lo accompagnarono nel palazzo del primo, in una stanza insonorizzata per procedere al Gran Complotto.
Rasputin si era fatto convincere dall’idea di incontrare la principessa Irina, moglie di Feliks J., splendida tra le splendide dame della corte dello zar, la sua avvenenza era squisita, che l’avesse conquistata?
A modo suo aveva cercato di presentarsi il meglio possibile, lavandosi con sapone a buon mercato, barba e capelli sistemati con cura. Pantaloni di velluto nero, una camicia di seta gialla con fiorellini e un cordone intorno alla vita da cui pendevano vari fiocchi completavano l’insieme.
 I cospiratori volevano togliere di mezzo il Male Oscuro, la Spia Tedesca, il Demonio, tante belle giustificazioni, all’atto pratico  era un omicidio.. Con cura, avevano preparato quattro bottiglie di Madera avvelenato al cianuro, cianuro iniettato per maggior cura anche nei pasticcini. Partecipava poi il granduca Dimitri, amato nipote dello zar e cugino prediletto dei suoi figli ed il deputato Puriskevic, che aveva accusato Rasputin di corruzione e tradimento nel suo discorso alla Duma in novembre. Erano in una stanza al piano superiore.
Jussopov parlava amabilmente con R., che beveva e mangiava i cibi avvelenati, senza dare cenni di sentirsi male, parlarono e Felicks suonò la chitarra, cantando due ballate gitane, e salendo poi dagli altri congiurati.. Satana non moriva, occorreva sparargli..
Felix sparò colpendo Rasputin nel petto tra lo stomaco ed il fegato per poi risalire al piano di sopra, ove bevve per farsi coraggio.
Sceso ancora, si convinse che era davvero il demonio, Rasputin riaprì gli occhi e si lanciò per la scale, cercando di uscire, barcollando nella notte e verso la salvezza, riuscì ad andare nel cortile.
 Purishkevich scese  e sparò ripetutamente a Rasputin. Uno  dei proiettili penetrò il rene destro e si conficcò vicino alla spina dorsale, alla fine cadde nella neve, che si imbrattò di sangue.
In uno stato di parossismo totale, Jussupov colpì violentemente il siberiano, che si decise a morire, finalmente!!
A questo punto, due poliziotti in servizio alla città, sentiti gli spari e avendo visto il via vai di autoveicoli, si insospettirono: uno di loro, prima interrogò senza esito il maggiordomo di Jusupov, poi, si avvicinò al palazzo; Purishkevich si vantò di aver ucciso Rasputin e chiese al poliziotto di non rivelare la notizia ai superiori, che vennero informati a ogni buon conto.
Il corpo venne  avvolto in un telo blu, legato con delle corde e ficcato nell’auto di Puriskevic.
Attraversarono la città fino al ponte Petrovskij sulla Neva e vi gettarono il cadavere.
 La notte era finita.


Alle 8:00 della mattina seguente, la polizia si presentò all'appartamento di Rasputin e chiese alle figlie dove fosse il padre; dopo tre ore di attesa, la scomparsa fu segnalata ad Anna Vyrubova la quale avvisò l'imperatrice, sottolineando come la principessa Irina fosse assente da Pietroburgo. A quel punto il ministro degli interni, menzionò il racconto del poliziotto.
Su ordine di Alix, fu disposta una inchiesta la quale provvide immediatamente a controllare l'appartamento, il conto in banca e la corrispondenza di Rasputin per poi concentrare la propria attenzione su alcune macchie di sangue rinvenute presso una porta secondaria di Palazzo Jusupov.
 Il principe Felix cercò di spiegare le macchie di sangue affermando che nel corso di una festa di benvenuto, tenuta la sera prima, uno dei suoi cani era stato ferito; quanto al comportamento tenuto da Puriskevich, disse che la sera precedente aveva parlato sotto effetto di alcolici; chiese, inoltre, una udienza presso l'imperatrice ma la Zarina si limitò a dire che avrebbe potuto spiegare l'accaduto tramite una lettera
Alle 22:00 della sera stessa, Purishkevich, dopo aver aiutato i principi Felix e Dimitri nella stesura della lettera, lasciò la città per andare al fronte.
 Il giorno seguente, fu provato che il sangue rinvenuto era umano e il principe Yusupov e il granduca Dmitrij furono posti agli arresti domiciliari.
Frattanto, nel pomeriggio, furono rinvenute tracce di sangue ed uno stivale presso il Bolshoy Petrovsky; lo stivale fu riconosciuto dalle figlie di Rasputin stesso e, per l’effetto,la polizia riprese le indagini, la mattina dopo fu trovato il corpo congelato, poi sottoposto a esame autoptico.
Lo aveva ucciso il terzo proiettile che, dopo aver lacerato il lobo frontale, era uscito nella parte posteriore del cranio; fu, inoltre, estratto il secondo (l'unico a non essere stato sparato a distanza ravvicinata) e fu esaminato il contenuto dello stomaco; non furono rinvenute tracce di acqua nei polmoni (segno, quindi, che Rasputin fosse già morto al momento di essere buttato dal parapetto) né di cianuro nello stomaco.
 Infine, furono esaminate le ferite superficiali: quella all'occhio destro, compatibile con lo stivale, la frattura nasale e alla guancia, dovute probabilmente all'impatto o al grappino usato per trascinare il cadavere fuori dall'acqua.
Su richiesta del granduca Alessandro Romanov, suocero del principe Jusupov, lo Zar escluse la possibilità di un processo e decise di inviare il granduca Dimitri ed il principe Jusupov in esilio, Puriskevic era già al fronte.
Olga disse poi che era stata una fine orribile, anche se lui era stato “malvagio”, e loro, i Romanov, erano una tale famiglia, che uno poteva spaventarsi ad ammettere che erano parenti.
Sorvolando che Pietro il Grande aveva fatto uccidere suo figlio, sventato un complotto in cui lo voleva scalzare, Caterina II rovesciò suo marito Piero e per maggior tutela lo fece strozzare da altri, tanto per rimanere con gli esempi più famosi..  Di cosa stupirci? Adulteri, gelosie e complotti continuavano nel 1600 come nel 1900..
Rasputin  aveva predetto che se fosse morto per mano dei parenti dello zar, Nicola II avrebbe perso il trono e sarebbe morto entro due anni assieme ai suoi familiari.

L’inchiesta fu superficiale, celere e veloce, non si voleva scoprire troppo il vaso di Pandora. Tanto per dirne una, la granduchessa Ella, sorella di Alix e cognata dello zar, aveva ricevuto la sera prima del famoso attentato un telegramma da Dimitri, in cui chiedeva la benedizione divina su quanto si accingeva a fare, lei era una monaca, un esempio di probità e aveva avallato un omicidio?
Perfino le blande misure, adottate dallo zar, ovvero mandare Jussupov nella sua bella tenuta in Crimea, Dimitri sul Caucaso dal suo reggimento furono accolte di malanimo.
Comunque, in poche ore tutta la capitale fu a conoscenza della notizia, anche se i giornali non ne fecero menzione esplicita, si leggeva a titolo di esempio che un individuo aveva fatto visita a un tale con altre persone e, scomparso, uno dei soggetti aveva dichiarato che il primo non era stato a casa del secondo, anche se era vero il contrario. La gente andò ad accendere candele davanti all’icona di San Dimitri nella cattedrale di Nostra Signora del Kazan, abbracci e gioia collettiva, l’innominabile era morto


Allegria ed un amaro naufragio, pensai, ricitandomi come a novembre “Che belli..”lo zarevic mi passò il braccio intorno alle spalle, mi ero chinata per osservare ben sei bucaneve in un solo colpo. L’inverno era freddissimo, rare le giornate che consentivano di stare all’aperto senza rischiare una polmonite, a meno di non essere ben coperti, vedevo solo i suoi grandi occhi tanto era imbacuccato tra sciarpa, cappello, cappotto e guanti.  Senza parole, lo osservai mentre correva sul sentiero, reggevo i bucaneve e lui saltava, fingeva di essere un aeroplano, gli arti superiori spalancati, come le ali di un aereo, appunto, correva e spiccava il volo
“Mia madre pensa che la sua malattia sia un modo per mettere alla prova la sua fede . .E che un santone come Rasputin .. come è stato sia stato un messaggero di Dio. Davanti a lei recitava il pio e profetico contadino, per il resto era lo spirito della dissipazione, mettiamola così, con il suo harem di ammiratrici” era oggettiva, o tentava.
Con la Vyribova in testa, tra lei e Alix non sapevamo chi fosse più affranta. Vyribova che ora soggiornava al palazzo di Alessandro, la zarina le aveva chiesto di trasferirsi lì per tema che la prossima vittima fosse lei. Olga cercava di vederla il meno possibile, ragguardevole impresa cui si impegnava stazionando nel suo ufficio direttivo e facendo qualche visita agli orfanotrofi o altri ospedali, in incognito, con la sua amata gallina, ovvero io.
Mi ero insediata a Carskoe Selo, nella villetta già di proprietà di R-R, suo dono per le nozze, ero spesso ospite al palazzo di Alessandro, senza fallo.


Alix aveva fatto mettere un biglietto nella bara, “Mio amato martire, mandami la tua benedizione, che mi possa guidare nel triste e difficile cammino che devo ancora percorrere quaggiù. Ricordati di noi dal cielo nelle tue sante preghiere” . La funzione era stata breve e veloce, e tanto il dolore, lo sgomento della zarina continuavano, era prostrata, non era solo un teatro wagneriano, come pensava Olga, una variazione della sua tragica e isterica madre nell’arena del martirio, una santa.
 Al solito, Alessandra comandava, piangeva e si disperava, Alessio lo gestivano Olga, Tata e i marinai, più me, come quando era più piccolo .. La zarina è mia madre, ma la mia mamma sei te, come Olenka e Tanik.. che esasperazione, quando diceva così e tanto era vero. Tralasciando che ora si arrangiava da solo, scatti e capricci un lontano ricordo. Dandogli maggiore autonomia, aveva imparato a controllarsi, una benedizione.
“Olga, io .. Non ho la fede che hai tu o le tue sorelle” Le passai un braccio sulla vita, percependo i rilievi di ossa e muscoli e lo scrutavo,onice contro zaffiro, i nostri occhi diverse schegge di vetro che scintillavano“ Ma una cosa la so.. Ha l’emofilia, ed è un guerriero, non molla mai ..con una voglia di vivere senza rimedio ..” cincischiando su parole e sentimenti.
“Spiegati..” alla peggio erano solo parole,  sorridevo, occultando i dispiaceri, sua madre piangeva ora per ora. In privato, che Rasputin era un suo baluardo per la malattia di Aleksey. E diventando madre a mia volta, o ci provavo, che la gravidanza era a buon punto, mi ero smussata, ero meno critica. E voleva bene a suo figlio e lui voleva bene a me, di qui la tolleranza, gli avrebbe regalato la luna in un piatto, figuriamoci la sottoscritta.. Alix si era convinta di essere sola, tranne che per pochi intimi, considerando gli eventi trascorsi, tutti i torti non li aveva. E avevo imparato da un pezzo che una persona tragica, abbia ragione o meno, attira meno di una allegra, smagliante, che non si lamenta, mio esempio Ella Rostov-Raulov, mia madre, sopravissuta a una dura infanzia, a un marito da incubo, cercava sempre di fare meglio che poteva, lamentarsi è solo una perdita di tempo, Catherine, fidati.

“E’ nato così e non ha colpe..”la malattia si passa di madre in figlio, aveva iniziato la regina Vittoria e il morbo si era trasmesso alla sua discendenza, nelle case regnanti di Germania, Spagna e Russia. Sorvolando che uno dei cuginetti di  Alessio, John, soffriva di epilessia e da anni viveva nella campagna inglese, isolato dalla sua famiglia. Nato nel 1905, sarebbe morto nel 1919, dopo una crisi devastante del suo male.
” Non c’entra nulla con la fede di tua madre, una messa alla prova o che. .. Spiegami perché le bestie abortirebbero i loro cuccioli  o le assassine partorirebbero” feci una pausa, senza spingerci oltre, quello della religione era un campo minato, io la vedevo in un modo e lei in un altro, fine E io avevo ucciso, ero una assassina per difesa e tanto.. E se Alexei avesse potuto scegliere, avrebbe voluto essere normale, sicuro,normale senza emofilia, che tristezza. 
“Dio ha visto le tue preghiere, il tuo bambino non  morirà, aveva detto a Mamma..”
“Olga, parli con me, non altri.. Una coincidenza..” Mi svuotai di ogni pensiero e mi scrutò, capiva più di quanto dicessi e di segreti ne avevamo spartiti molti.
“Una cosa la so, Cat. Prima ancora di diventare madre, sei stata una mamma con lui, nonostante tutto. E ti ama e lo ami.. Anzi, sei una mamma“ la Sua Mamma, aggiunse piano, e udii lo stesso. Povero Alessio.
“Bel ricavo, alla lunga, tutta una serie di affanni…” guardai ancora “ZAREVIC, VENITE qui ..” agitando una mano e alzando il tono di voce. E mi morsi le labbra per non dire attento a non scivolare, vi è il ghiaccio, non ti agitare, per evitare la modalità mamma ansiosa, o chioccia, inutile contare quante volte lo avessi tenuto tra le mie ali, pardon,  braccia.
“Non sono sua madre, comunque”leggermente piccata. Nel lungo termine lo sarei diventata
“Stupida, meravigliosa testarda. Che sei.  Lo ami e tanto.. E riesci a tenerlo tranquillo, niente smorfie.. che poi ti fanno male” mi sciolsi  in una risatina. 
   
 
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