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Autore: Urom99    17/11/2017    2 recensioni
Sono passati 8 anni dall'inizio della serie.
Yato e Yukine vengono invitati alla festa di Natale e Capodanno più casinista della storia!
Lotte insensate, gente fin troppo ubriaca e "KIUN perché non sei ancora diventato il mio strumento benedetto?!"
Take x Kiun; Kazu x Bisha; accenni a Yato x Hyori
Molto angst e rivelazioni e ANGST
Capitoli in rivisitazione...
Genere: Angst, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti, Yato, Yukine
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm not a Pokemon'
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Yukine rientrò nell'abitacolo silenziosamente: si tolse le scarpe lasciandole sull'uscio e fece capolino in cucina, sbirciando un po' ovunque nella speranza di non trovare il padrone di casa alzato.
Non era da lui, in realtà; ma d'altro canto quel dio era imprevedibile sotto ogni aspetto, infondo erano passati poco meno di dieci anni da quando gli aveva dato un nome, Yukine aveva imparato a conoscerlo a fondo.
Difatti, quello che un tempo era un dio senza fama, era lì seduto nell'oscurità dell'unica camera da letto, che lo fissava.
I suoi incantevoli occhi blu sfidavano il buio senza riserve, mostrando una luce più inquietante che mai, che avrebbe fatto accapponare la pelle a qualunque strumento divino, ma, ovviamente, Yukine era l'eccezione.
“Ma guardati e tu vorresti diventare un dio della fortuna?” ridacchiò Yukine, anche se leggermente nervoso a causa di quel buio soffocante.
Entrò nella stanza, posando la spesa sul pavimento, sfiorò, poi, l'interruttore senza premerlo.
Restò un poco davanti a quel grosso bottone bianco, di schiacciarlo non se ne parlava: il percorso intrapreso per sconfiggere le sue debolezze era duro, ma non intendeva rinunciarci. Se non fosse diventato forte...
Fu Yato a premere le dita sopra le sue ed accendere finalmente la luce della stanza, il biondino lo guardò riluttante per poi prendere i congelati dalla busta della spesa e metterli dentro al piccolo frigo in cucina.
Rispetto alla casa spaziosa e accogliente della dea della sfortuna in cui avevano alloggiato per oltre due anni, poco dopo la sua pseudo resurrezione, la loro dimora poteva dirsi alquanto modesta.
Nonostante ciò Yukine non aveva dimenticato le notti passate all'aperto, ospiti di templi altrui per ripararsi dagli spettri della notte.
E proprio per questo motivo quella piccola abitazione era diventata per lui un rifugio più che dignitoso in cui vivere.
“Che c'è per cena?” chiese speranzoso Yukine con lo stomaco che brontolava già, non ci sperò troppo in una risposta, Yato era in una di quelle giornate in cui era meglio lasciarlo stare.
Infatti il dio delle calamità, si limitò a prendere un paio di biscotti dalla credenza per poi porgergli al dodicenne, che li guardò rassegnato prima di prenderli, per poi vedere il suo padrone scomparire nuovamente nella stanza, che spense la luce.
Non si degnò nemmeno di mangiarli, quei biscotti, li posò sul kotazu ed entrò senza troppe cerimonie nella stanza oscura.
Il suo compito quotidiano da strumento benedetto andava iniziando anche quel giorno:
“Muovi il culo ed esci di casa!” urlò Yukine strattonandolo per i capelli, Yato si aggrappò al futon con scarsi risultati.
“No! Sto aspettando l'ispirazione!” si lagnò la divinità indicando tutte le tavole mezze finite del suo manga: Noragami.
“ Ma quale ispirazione, tu non hai fantasia, hai sempre disegnato quello che ti succedeva!”
“Come sei crudele Yukine- kun!”
“Esci di casa!”
 
Davvero, quel ragazzino era una belva quando si impuntava.
Yato fece appena in tempo a rendere cappotto e portafogli che venne, letteralmente, lanciato fuori dalla finestra.
 
 
……
 
Mentre camminavano per le strade della città, immersi nel gelo invernale particolarmente pungente quella sera, i due non dissero una parola.
Yato pensava a quello che gli sarebbe toccato fare da lì a due settimane, mentre Yukine teneva la testa bassa, timoroso quasi di proferir parola.
“Ho fame” osò dire ad un certo punto, proprio mentre passavano davanti alla zona della città indicata per tale bisogno.
“Potevi magiare a casa quello che ti ho dato” fece il dio con fare annoiato,
“tre biscotti in croce e neanche tanto buoni? Mi prendi in giro? Che razza di dio sei?!”
“un dio impegnato”
“tsk, ti piacerebbe! Ho dovuto pagare io l'affitto, questa mattina, mentre tu eri in giro a fare chissà cosa! Quindi, almeno, pagami la cena” si imputò Yukine, ma appena i suoi occhi ambra si posero nuovamente su uno Yato intento a mangiare in solitaria una scatola piena zeppa di takoyaki, la sua rabbia esplose.
“Razza di egoista!”
“Sono miei” sogghignò Yato non lasciandolo avvicinare,
“Questo è davvero ingiusto!” provò ad acciuffarlo, Yukine, lanciandosi letteralmente su di lui.
Ad accoglierlo, però, fu solo l'asfalto pieno di ciottoli su cui atterrò di faccia.
Il ragazzo si rimise seduto, tenendosi il naso tra le mani che per qualche miracolo non si era rotto, ma faceva comunque male.
Fissò truce Yato, che lo derideva dal tetto vicino, mangiando ancora uno o due polpettine; a dirla tutta in otto anni un paio di cose erano cambiate, prima fra tutte Yato.
Era diventato insopportabile.
Non si poteva dire proprio che fosse cambiato in realtà, forse Yukine si sentiva maltrattato più del solito perché, dopo che si erano trasferiti in quella nuova città, nessuno gli dava più supporto.
C'era anche da dire che questo fatto lo aveva aiutato a maturare in tutti i sensi, ma d'altra parte rimaneva sempre un dodicenne.
Poco più che un bambino e questo Yato finiva col dimenticarlo fin troppo spesso.
“Ahi...” gli bruciavano tantissimo gli occhi, forse gli era entrato qualcosa, qualche lacrima scese tranquilla lungo il viso minuto del biondino.
Che non poté vedere Yato sbiancare ad una velocità impressionante, ma sentì chiaramente il dio che lo sollevava da terra.
Ora era seduto sul suo avambraccio mentre si strofinava gli occhi,
“Ne, Yuki-kun, torniamo a casa? Sei stanco?”
Lo chiamava davvero raramente in quel modo, faceva strano, ma quando succedeva sentiva l'influenza del dio farsi più pronunciata e si ritrovava ad essere più mansueto del normale.
“Yato- san tu...”
“Mh?”
“Non capisci un emerito cazzo! Mi è entrato un qualcosa nell'occhio ,e tu,invece di renderti utile, mi tratti come un poppante! Ma la vuoi finire?!”
Si insomma, l'effetto era comunque molto breve.
“Motivo in più per tornare a casa”
“Nooo, io voglio vedere i mercati natalizi!”
“Ora chi è che sta facendo il poppante?”
“Non sono un poppante, ho più di 20 anni!” disse orgoglioso Yukine, continuando a sfregarsi l'occhio.
“ È una gara tappo? Io supero i mille”
“Chi hai chiamato tappo? Dio da quattro soldi bucati?”
“UH? Osi insultare il tuo padrone?”
“No! Ti sto lodando!”
“Piccolo bastardo, come sarebbe a dire?”
“Chi dice la verità loda dio”
“Dopo questa andiamo decisamente a casa”
“Ti rode perdere, eh?”
“Guarda lassù” disse Yato alzandogli il mento con un dito; Yukine colpito da chissà quale forma di estrema ingenuità volse lo sguardo verso le stelle, trovando solo un cielo coperto da nuvole bianche.
“Dici che nevicherà? AHI!” il biondo si portò una mano sull'occhio ferito, trovandolo libero da qualsiasi cosa fosse entrata precedentemente.
“Era solo una ciglia, esprimi un desiderio?” sorrise il dio incamminandosi verso casa, lasciando che il ragazzo si aggrappasse a lui come un koala.
“Vorrei tanto rivedere Iki Hiory – san e koffku-sama, Bishamon- sama e Kazuma san... Io vorrei rivederli tutti” pensò il piccolo soffiando via quella piccola ciglia fastidiosa.
“Ho fame, voglio mangiare” disse, invece, sbuffando sulla spalla del moro.
“Quanto sei noioso Yukine”
“Dove hai messo quei Takoyaki?”
“Mi sono caduti quando ti sei messo a frignare”
“Non stavo frignando!”
“Certo certo”
“Non frignavo...I ventenni non frignano!”
“Già e non si fanno neanche portare in braccio, vuoi scendere si o no?” borbottò il dio cambiando braccio con cui tenerlo.
“No, sono comodo”
“Ah senti, spero tu abbia la grazia di accompagnarmi...” aggiunse, un poco imbarazzato.
“Cosa?”
“Festeggeremo il capodanno con gli altri, mi hanno invitato giusto un paio di giorni fa”
“Eh, davvero? Dove? E chi ci sarà?” chiese Yukine più che gioioso della notizia.
“Troppo entusiasmo marmocchio, non sono neanche sicuro di volerci andare”
“Yato-sama, per favore, non chiedo altro” lo supplicò il ragazzino di punto in bianco, puntando le proprie iridi dorate contro quelle blu oceano della divinità.
“Ah, tu sai proprio come prendermi, non è così?” Yukine sorrise e si fece rimettere a terra, tanto per dare un minimo di veridicità alle suo parole.
Ripresero a camminare verso casa, uno affianco all'altro.
Appena Yuki scorse una bancarella che vendeva Mantou a buon mercato, ne prese un paio con gli ultimi risparmi che gli rimanevano e ne porse un al suo padrone, che fortunatamente, ebbe la grazia di rifiutare.
Mentre mangiava, Yato riprese a parlare.
“Andremo da Koffku, ci saranno un bel po' di divinità: la stalker psicopatica, il vecchio Tejin, Ebisu-chan, quel pazzo fulminato di Takemikazuchi e poi, ovviamente, Koffku.
Oh, e i loro Shinki”
“Non vedo l'ora di rivedere Kazuma- san, Mayu-san e Kiun-san! Dici che Kiun sarà diventato uno strumento benedetto?”
“Nah, quel coglione di Take si sarebbe fatto sentire per tutti i cieli se fosse successo”
“Hahaha, hai ragione! Sarà uno spasso”
"E riguardo a quella cosa..." aggiunse il moro diventando serio tutto ad un tratto,
"Lo so, Yato, lo so"
   
 
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