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Autore: MaryFangirl    18/11/2017    3 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Era stata una settimana molto strana per Akane Tendo.
Prima, aveva scoperto che il suo animale domestico non era realmente il suo animale domestico ma un ragazzo che conosceva – aveva smesso di considerarlo un amico – vittima di una maledizione.
Secondo, aveva scoperto che il suo fidanzato e suo padre sapevano della maledizione e non gliel'avevano detto.
Terzo, il suo fidanzato, che era sempre stato goffo e timido nel dimostrare i propri sentimenti, aveva cominciato a comportarsi in maniera piuttosto bizzarra.
Quindi fece ciò che aveva cominciato a fare sempre più spesso quando la sua vita sfuggiva al suo controllo, andò al parco a pensare. Si sedette sulla sua panchina preferita. Poteva vedere l'acqua, alcune sfumature offerte dall'albero che vi stava dietro, e una piacevole brezza. Si accomodò e si limitò a osservare le persone attorno a sé. Era una bellissima giornata e la gente stava approfittando del bel tempo. C'erano famiglie che tenevano picnic, coppie che passeggiavano mano nella mano, e pensionati che davano da mangiare alle anatre. Avrebbe dovuto essere una visione calmante ma nulla sembrava essere in grado di renderla felice negli ultimi giorni. Per quanto ci provasse, non riusciva a scrollarsi di dosso quella generale depressione in cui era finita. All'inizio aveva evitato ogni dimostrazione dei propri sentimenti, un trucchetto che aveva imparato di recente. Non aveva dovuto fare altro che concentrarsi nel mantenere il viso il più placido possibile. Aveva mantenuto quella facciata soltanto durante il giorno mentre aveva trascorso le notti a piangere sul cuscino, cercando di capire quando la sua vita avesse preso una piega così sbagliata. Ma col passare dei giorni, aveva trovato più facile crogiolarsi nei propri sentimenti e nella generale sensazione di apatia che aveva cominciato a prendere il sopravvento. Non doveva più sforzarsi per tenere la solita facciata né di eliminare i sentimenti, ora si sentiva soltanto intorpidita. Non piangeva più di notte, ma nemmeno sentiva di ridere, sorridere o di preoccuparsi per qualcosa. Sapeva di dover uscire da quel momento, e ci provava, ma lo strano comportamento del fidanzato aveva reso le cose soltanto peggiori. Era più semplice rifiutarlo che fermarsi ad ascoltare le proprie emozioni. Desiderava sapere cosa fare. E, come per incanto, vide una figura femminile molto familiare che le si avvicinava, indossando un bellissimo kimono. Sorrise automaticamente come forma di saluto ma i suoi occhi non si riempirono di calore.
"Dobbiamo smetterla di incontrarci così!" Konatsu salutò l'amica con entusiasmo prima di sedersi accanto a lei.
"Questo sembra essere il nostro posto, vero?"
"Sì, e non potrei immaginarne uno più delizioso", Konatsu si chinò a raccogliere un fiore accanto alla panchina e lo annusò con aria drammatica, chiudendo gli occhi prima di infilarlo dietro l'orecchio. Il fiore aveva gli stessi colori del kimono, e lo faceva risultare più affascinante. "Mi sei mancata in questi giorni"
"Cosa?" chiese Akane prima di capire a cosa si riferisse e aggiunse, sentendosi un po' in colpa, "Oh. Non me la sono sentita di correre ultimamente. Mi dispiace di non avertelo detto"
"Oh, non ti preoccupare!" disse lui, agitando la mano disinvolto. Guardò verso l'acqua per un po' mentre tentava discretamente di sondare lo stato emotivo dell'amica. Era preoccupato dalla mancanza del suo solito entusiasmo. Dopo il saluto iniziale, lei era diventata silenziosa e tetra. Aveva saputo da Taro e Mousse quello che era successo. Era rimasto molto sorpreso dalla notizia perché non aveva mai saputo della maledizione. Aveva visto Ryoga soltanto una volta, al matrimonio. Dopo aver scoperto la verità, era riuscito a ricordarsi di aver visto P-chan comparire all'improvviso nel dojo. Ma era stato così concentrato su Ukyo da non aver prestato attenzione alla situazione intera. Sapeva che per Akane era stato un brutto colpo ma a quanto pare lo era stato più di quanto si fosse aspettato.
"Stai bene?" chiese piano"
"Sto bene" replicò la ragazza in automatico. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, sapendo che lui non avrebbe insistito. Lui avrebbe rispettato il suo bisogno di privacy e lei ne era contenta. Sapeva anche di potersi fidare, lui l'avrebbe ascoltata e lei aveva bisogno di qualcuno con cui parlare, altrimenti temeva che non si sarebbe mai ripresa.
"No. Non sto bene" sussurrò, ancora fissando il cielo blu.
"Ne vuoi parlare?"
"No. Sì. Non lo so. È tutto così complicato"
Lui attese che lei dicesse qualcosa ma rimase zitta, quindi disse, "Ti aiuterebbe se ti dicessi che so cos'è successo?"
Akane si voltò a guardarlo con espressione apprensiva. Era il primo reale segno emotivo che mostrava da quando lui si era seduto e Konatsu ne fu sollevato. Lei si domandò cosa intendesse dire. Sapeva del segreto? Aveva fatto parte di coloro che le avevano tenuto nascosto il segreto per tutto il tempo? Non poteva essere arrabbiata con Taro, era stato lui a esporle la verità, ovviamente sicuro che lei lo sapesse già. Era stato più difficile non arrabbiarsi con Mousse ma le ci era voluto un po' per realizzare che non le aveva detto nulla perché erano diventati amici solo di recente. Sospettava anche che Cologne gli avesse ordinato di tacere sulla questione, usandola a proprio vantaggio. Se avesse scoperto che un'altra persona che considerava amica gliel'aveva tenuto nascosto, non sapeva se avrebbe potuto sopportarlo.
"Lo sapevi?" chiese titubante.
Konatsu scosse il capo. "No. Non come pensi. Mousse e Taro mi hanno detto cos'è successo. Tutto quanto" esitò e aggiunse, "Mi dispiace. Non posso immaginare come ti senti"
Lei deglutì a fatica e tornò a guardare di fronte a sé, questa volta verso l'acqua.
"Hai parlato con Ranma da allora?"
Lei scosse il capo.
"Lui ha provato a farlo?"
"Non dal nostro ultimo litigio"
Konatsu sollevò un sopracciglio. Dubitava fortemente che Ranma non avesse fatto nulla di fronte a un'Akane così sconvolta.
"Quindi, non ha tentato in alcun modo di farsi perdonare?"
"No, ho detto che non ha provato a parlare con me dal giorno in cui abbiamo litigato. Ha cercato di...beh, non ne sono sicura. È un po' strano"
"Strano. Da parte di Ranma? Ma non mi dire" evidenziò lui sarcasticamente. Si guadagnò un breve sorriso, poi aggiunse, "Cos'ha cercato di fare?"
"Beh, ha messo delle rose nel mio armadietto a scuola, poi ha scritto una poesia e ieri sera...penso abbia cercato di dedicarmi una serenata. Non ne sono sicura, era vicino al laghetto tenendo uno stereo per aria e ha fatto partire la musica. Ero in camera di Nabiki e lei mi ha detto cosa stava succedendo. Non volevo guardare fuori dalla finestra, così lei lo ha fermato lanciandogli un libro addosso"
"È un bene, no? Sembra che stia cercando di riconquistarti"
"Sì, è quello che sembra, vero?"
"Dal tuo tono, suppongo che tu non la pensi così"
Akane sospirò pesantemente. "Sai come si comporta Ranma quando è nella sua forma femminile, cioè quando vuole scroccare del cibo o quando convince un ragazzo a fare quello che vuole? Si comporta in maniera estremamente femminile, battendo le palpebre, ridacchiando, e fingendo di essere uno zuccherino, capito?"
Konatsu annuì, "Certo"
"Beh, lui PENSA che una ragazza dovrebbe comportarsi così". Konatsu sembrò confuso ma rimase in silenzio. "Quindi quando si mette a fare cose come comprare rose, scrivere poesie e dedicare serenate, è perché PENSA che ciò sia necessario per conquistare una ragazza"
"Non è un bene che voglia conquistarti?"
Akane sbuffò. "Lo sarebbe se la cosa riguardasse me, ma non è così. Riguarda lui"
Konatsu si accigliò. "Scusami, non penso di comprendere"
"Prima che tu arrivassi in città, ci fu questo incidente con Shan Pu. Aveva questa magica spilla delle amazzoni che manipolava i sentimenti delle persone a seconda di come veniva indossata. Shan Pu l'aveva addosso – non so se sapesse di cosa si trattasse all'inizio – e all'improvviso odiava Ranma. Non sopportava di vederlo, non voleva avere niente a che fare con lui, e lo respingeva apertamente", fece una pausa per mettere insieme tutti i pensieri, "E in quel momento, lui non poteva sopportarlo. Non poteva sopportare l'idea che lei lo rifiutasse. Penso...penso che fosse un duro colpo per il suo ego o una cosa del genere. Doveva portarla ad ammettere che lo amava. Tentò di tutto per fare in modo che lei tornasse a venerarlo" sogghignò. "Le comprò delle rose, cercò di usare ME per rendere LEI gelosa. Perfino..." si mordicchiò il labbro, non volendo ferire l'amico ma volendo spiegare fin dove Ranma si era spinto, "Era così insicuro di sé da portare Ukyo ad ammettere...i suoi sentimenti per lui, soltanto per sentirsi meglio"
Akane scosse il capo ricordando quanto disgusto avesse provato verso di lui quando aveva testimoniato quella scena. Quanto fosse rimasta delusa da lui. In quel momento si era sentita pronta ad allontanarsi da lui una volta per tutte.
"La questione non riguardava Shan Pu o i suoi sentimenti per lui. Né i sentimenti di Ukyo. E decisamente non c'entravano nulla i miei sentimenti. Si trattava solo di lui e del suo ego. Lui non poteva sopportare di perderla, non poteva sopportare l'idea di perdere. Se fosse stato lui a respingere lei e lei se ne fosse andata o se gli avesse detto che lo odiava, non avrebbe avuto importanza. Era disposto a dirle che...che l'amava, soltanto perché lei tornasse a ronzargli intorno"
Deglutì a fatica per il dolore che sentiva quando quell'episodio le tornava in mente. Odiava pensare a quell'evento.
"Cos'accadde? Lui non le disse di amarla, no?"
"No...alla fine li ho interrotti. Ma mi chiedo cosa sarebbe successo se non l'avessi fatto. Sarebbe andato fino in fondo?"
"Quindi, pensi che ora stia facendo la stessa cosa"
"Sì. Non sta cercando di riconquistarmi, si sta solo assicurando di non perdere. Ecco perché si comporta così. Se davvero gli importasse di come mi sento, sarebbe...non lo so. Cercherebbe di essere più se stesso"
Akane sospirò di nuovo, questa volta per il sollievo. Era bello condividere le proprie sensazioni con qualcuno. Ne aveva tenute troppe per sé ultimamente e ora avvertiva di essersi tolta un peso dalle spalle. Rimasero in silenzio per un po', poi Konatsu disse, "Posso darti la mia opinione?"
"Certo"
"Hai considerato l'idea che forse, semplicemente lui non sappia cosa fare? Che si stia davvero sforzando? Non sto dicendo che tu hai torto, solo che non dovresti giudicarlo così aspramente e così velocemente"
Rimasero ancora un po' in silenzio, poi la curiosità di Konatsu ebbe la meglio. Si schiarì la gola e disse, disinvolto, "Quindi ti ha scritto una poesia?"
"Sì"
"Era bella?"
Il labbro di Akane si sollevò appena, "Non molto"
"Peggio di quelle di Kuno?" chiese Konatsu curioso. Aveva ricevuto alcuni dei lavori del kendoka e pensava che anche Akane ne avesse ricevuta una buona quantità. La ragazza fece una smorfia. "Nessuno può essere scadente come Kuno"
Akane infilò la mano nella tasca della divisa e tirò fuori un foglietto, porgendolo a Konatsu, che lo aprì e riconobbe la brutta grafia di Ranma. Sorrise mentre leggeva.
 
'Le rose sono rosse,
Le viole sono blu,
Come i tuoi capelli,
e dei bei calci tiri tu' ~Ranma
 
Konatsu serrò le labbra finendo di leggere la poesia, nel tentativo di reprimere le risate.
"Beh...uhm...c'è la rima" disse, cercando di essere gentile.
Le labbra di Konatsu si contrassero nonostante gli sforzi di rimanere calmo.
"Visto? Pensa...pensa che tiri dei bei calci. È bello, no?"
Si morse le labbra eroicamente ma non poté impedire alle spalle di tremare per lo sforzo di trattenere la risata. Akane lo guardò con la coda dell'occhio, sollevando le labbra divertita.
"I miei capelli sono davvero blu?" chiese curiosamente.
"Mmh..." fece lui esitante nel tentativo di darsi una controllata. La guardò quando scoppiò improvvisamente a ridere e fu felice di vedere il familiare luccichio nei suoi occhi prima di concedersi di unirsi all'ilarità. Per la prima volta da quella che sembrava un'eternità, Akane si sentì se stessa. Era bello ridere e trascorrere del tempo con un amico. Condividere i suoi sentimenti, semplicemente parlare con qualcuno. Si era sentita tradita da così tante persone che si era chiusa da tutti. Aveva respinto chiunque e aveva negato ciò di cui aveva più bisogno, conforto e comprensione. Aveva avuto bisogno di qualcuno che stesse al suo fianco per rendersi conto dell'errore. Quando le risate scemarono, Konatsu le ridiede il foglio. La osservò piegarlo attentamente e rimetterlo in tasca.
"Effettivamente è meglio rispetto a quelle di Kuno"
"Sì. La brevità ha aiutato" aggiunse lei sarcastica. Konatsu ghignò a quel commento. Era quella la ragazza che conosceva e a cui voleva bene. Akane guardò Konatsu e improvvisamente pensò a quanto sarebbe stata facile la sua vita se avesse amato a lui. Non ci sarebbero stati più litigi per stupidi fraintendimenti. Nessun problema con fidanzate extra. Lui sapeva sempre come farla uscire dal morale a terra. Erano così a loro agio a parlare insieme. Sì, la sua vita sarebbe stata molto più semplice se avesse amato Konatsu. Lui era divertente. Forte. Gentile. La faceva stare bene con se stessa. Lo riguardò, scrutandolo. Perfino con quel kimono addosso si potevano notare le spalle forti, il bellissimo viso, gli occhi che brillavano a causa delle risate e...
Il pensiero del suo tocco non le faceva tamburellare il cuore in petto. Il suo sorriso non le indeboliva le ginocchia. Non c'erano scintille quando lo guardava negli occhi. Non c'era nulla tra loro se non il calore dell'amicizia. Desiderava amare lui o qualcuno come lui. La sua vita sarebbe stata molto più facile. Ma era con Ranma che voleva stare. Con lui la vita probabilmente non sarebbe mai stata facile. Mai calma. Probabilmente lui l'avrebbe fatta impazzire. Probabilmente avrebbero sempre litigato per cose stupide. Ma ci sarebbero anche state risate. Momenti tranquilli in cui condividere i propri pensieri. Momenti sciocchi in cui lui l'avrebbe fatta ridere. Lui la rendeva felice come nessun altro avrebbe potuto fare.
Era l'unico ad averle mai fatto sentire le ginocchia deboli. L'unico ad averla fatta reagire fortemente alle sue avance. L'unico che le provocava desiderio. Soltanto a pensare alle ultime serate trascorse in camera sua e alle sue mani sul proprio corpo le provocò un generale formicolio. Era Ranma che amava. Ranma era l'unico che avesse mai amato e probabilmente sarebbe stato così per sempre. Il pensiero non la terrorizzò né la intristì come qualche giorno prima. Le diede invece speranza di poter risolvere le cose.
Certo lui era rumoroso, insopportabile, egoista e non aveva idea di come esprimersi. Ma era anche gentile, sempre il primo pronto ad aiutare chi ne aveva bisogno, determinato e sveglio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei, così come avrebbe fatto lei per lui. Aveva rischiato la sua vita per lei. Era lontano dalla perfezione ma lei non aveva mai voluto la perfezione. Non era ancora pronta a perdonarlo; non sarebbe stato così semplice. Avevano ancora molto di cui parlare, molto da gestire. Ma ora che aveva abbandonato il dolore iniziale, la rabbia del principio, era pronta ad andare avanti e a fare quanto necessario perché entrambi tornassero sulla retta via. Solo che non sapeva ancora cosa fosse, la retta via. Entusiasta di quell'illuminazione, impulsivamente abbracciò Konatsu e gli diede un bacio sulla guancia. Arrossì quando realizzò cos'aveva fatto. Si alzò all'improvviso e disse, "Grazie, Konatsu", gli lanciò una traccia del suo famoso sorriso, quello che aveva conquistato tanti cuori, e si allontanò.
Konatsu osservò divertito la figura che spariva dietro un angolo.
"Ora puoi uscire, Ranma" disse con tono calmo.
Udì un sospiro teatrale dalla chioma dell'albero che gli stava sopra, poi le foglie si mossero e improvvisamente il ragazzo col codino era seduto sulla panchina accanto a lui con le braccia incrociate davanti al petto.
"Da quanto ti sei accorto di me?" chiese curioso.
"Non prima che Akane mi baciasse" replicò disinvolto. Quando vide l'artista marziale fulminarlo, agitò le mani di fronte a lui e aggiunse con aria convincente, "Non mi vede in quel modo. È come una sorella per me"
Ranma continuò a guardarlo male prima di sospirare ancora e di accasciarsi. Sapeva che erano solo amici ma non poteva fare a meno di essere geloso per il fatto che Konatsu fosse stato l'unico a farla sorridere e ridere. Ed era successo anche prima del bacio. A quel punto non era riuscito a reprimere le emozioni ed era uscito dall'Umi-Sen Ken. Si passò le mani sul volto e disse, "Lo so"
Konatsu gli diede una gentile pacca sulla spalla e disse, "Andrà tutto bene"
"E tu come lo sai?"
"Ha tenuto con sé la poesia, no?" disse con un sorriso fiducioso. Konatsu voleva confortare l'amico ma in quella situazione la sua lealtà era frammentata. Sentiva sentimenti di obbligo verso Ranma, di amicizia verso Akane, di amore verso Ukyo, oltre ai propri opinabili motivi. Avrebbe aiutato Ranma e Akane a tornare insieme soltanto per allontanare il ragazzo col codino da Ukyo una volta per tutte? Non conosceva la risposta quindi decise che era meglio non dire altro, nonostante volesse essere d'aiuto. Si stampò un sorriso brillante in faccia e disse, "Beh, io devo tornare all'Ucchan! Ah!" agitò le dita verso il ragazzo col codino prima di allontanarsi. Ranma rimase lì, sentendosi un po' meglio. Forse significava qualcosa che lei avesse tenuto la poesia, anche se non le piaceva. Ed era frustrante che non le piacesse! Ci aveva lavorato duramente e non pensava che fosse così male. Era decisamente meglio rispetto ad altri tentativi. Non aveva voluto origliare, era successo e basta. Non aveva voluto spiarla né altro. L'aveva seguita soltanto per assicurarsi che lei stesse bene. La sua sicurezza era sempre una sua preoccupazione.
No, quella era una scusa che utilizzò per sentirsi meglio. In realtà, sentiva la sua mancanza. Gli mancava parlare con lei o semplicemente starle seduto accanto. Quindi l'aveva seguita per osservarla, e il suo cuore era stato male nel notare la distanza che era cresciuta tra loro. Ma per quanto ci tentasse, non riusciva a starle lontano. Ed era contento di non averlo fatto perché la conversazione che aveva sentito gli diede molto su cui pensare.
Lei aveva ragione. Aveva cercato di conquistarla comportandosi come pensava che un ragazzo avrebbe dovuto fare nel corteggiare una ragazza. Ma era solo perché non aveva saputo cos'altro fare. Era abituato al fatto che le ragazze cadessero ai suoi piedi, quindi non sapeva come fare per conquistarne una. Aveva fatto ciò che riteneva le ragazze apprezzassero ma non aveva pensato a ciò che Akane avrebbe apprezzato nello specifico. Era stato un idiota a non rendersi conto che le rose e la poesia le avrebbero ricordato Kuno e i suoi scadenti tentativi di corteggiarla. Ma Akane aveva torto se pensava che stesse tentando di riconquistarla solo per non perdere. Non si trattava dello stesso episodio con Shan Pu. Gemette nel ripensare a quella serie di eventi. Era imbarazzato e frustrato verso se stesso per come si era comportato. Il suo ego era stato tanto scheggiato dal rifiuto apparente dell'amazzone da non averlo potuto sopportare. L'aveva inseguita per le proprie egoistiche esigenze. Si era trattato solo del suo ego. Non aveva mai voluto realmente Shan Pu o non ci avrebbe messo così tanto a dirle quelle parole. Pensava che non sarebbe mai riuscito a dirle e probabilmente sarebbero rimasti seduti su quella panchina tutto il giorno. Il suo ego e i suoi veri sentimenti avevano combattuto tra loro, uno dicendogli che doveva vincere, gli altri che sapeva bene a chi avrebbe dovuto dichiararsi. Ma a quel tempo riusciva a malapena ad ammettere di amare Akane, quindi era rimasto bloccato nell'indecisione a lungo, seduto su quella dannata panchina senza sapere cosa fare. Dire 'Ti amo' a Shan Pu sarebbe stata una bugia e dentro di sé sapeva che se avesse pronunciato tali parole verso l'amazzone, Akane non avrebbe mai creduto che lui potesse avere il fegato per dirle a lei. Si era sentito intrappolato in una situazione che lui stesso aveva creato. Incapace di andarsene e incapace di dire parole false, alla fine la sua fidanzata li aveva interrotti e in qualche modo aveva consentito la vittoria sia al suo ego che al suo cuore. E lui ringraziava ogni giorno che l'avesse fatto, non voleva pensare alle conseguenze se fosse stato così stupido da cadere nella trappola di Shan Pu. Ma questa volta era diverso. Cercare di riconquistare Akane non riguardava il suo ego, ma il suo bisogno di stare con lei perché la amava sinceramente. La voleva nella sua vita e al suo fianco. Non poteva immaginare di vivere senza di lei. Desiderava solo aver dato più peso a ciò che a lei sarebbe piaciuto invece di fare ciò che, secondo lui, avrebbe dovuto. E gli era anche sembrato un buon piano.
Ranma si mise dritto al pensiero e iniziò a correre fuori dal parco e verso il Furinkan. Doveva mettere un freno al piano. Ora sapeva che, se si fosse realizzato, lei ne sarebbe rimasta ferita e ciò avrebbe aperto una spaccatura tra loro potenzialmente perenne. Aveva pianificato un'elaborata produzione per impressionare Akane dopo scuola il giorno seguente. Visto che era sabato, le lezioni sarebbero durate soltanto mezza giornata. Sayuri e Yuka lo avrebbero aiutato a guidare Akane fino al campo da calcio dove le avrebbero chiesto di sedersi a pranzare con loro. Poi la banda, predisposta da Daisuke la cui sorella suonava la tromba, sarebbe comparsa sul campo iniziando a suonare, marciando sullo sfondo. Il club di teatro, che gli doveva un favore per aver interpretato Romeo, sarebbe uscito dando inizio a una performance di danza sincronizzata. Sayuri e Yuka avrebbero poi srotolato il tappeto rosso che lui aveva nascosto in un cespuglio, per poi iniziare una serie di capovolte e rovesciate imparate durante l'ora di ginnastica, lungo il bordo del campo dove lui sarebbe stato in attesa. L'avrebbe raggiunta, si sarebbe messo in ginocchio, e avrebbe supplicato per ottenere il suo perdono. Hiroshi e Daisuke avrebbero orchestrato l'intero evento da dietro le quinte, istruendo tutti. Quel pomeriggio ci sarebbe stata la grande prova generale. Ranma aveva trascorso tutta la settimana a negoziare con diversi gruppi di persone affinché acconsentissero al piano. Arrivò a scuola e sospirò di sollievo quando vide Hiroshi, Daisuke, Sayuri e Yuka, insieme agli altri compagni, ancora fermi ad aspettarlo. Aveva tempo per cancellare tutto. Sebbene molti di loro lo volessero aiutare per lealtà verso di lui, per affetto verso Akane, o solo per avere l'opportunità di partecipare a ciò che di certo sarebbe stato un evento leggendario, avrebbe avuto un sacco di debiti con molte persone.
 
 
Dopo aver parlato con tutti, Ranma andò a fare una passeggiata. Aveva bisogno di pensare e sapeva di riuscirci meglio quando si muoveva. Girò in tondo mentre pensava, senza notare nessuno. Per l'ora di cena stava ancora pensando e aveva capito alcune rispose. Quando il suo stomaco iniziò a tuonare si rese conto di essere rimasto fuori per quasi tutto il pomeriggio e tornò a casa, non notando quanto fosse buio. Quando tornò a casa, tutti erano già andati a letto. Si era perso la cena e nemmeno se n'era accorto. Andò in cucina e guardò nel frigo, sperando di trovare uno spuntino. Per sua sorpresa e delizia, c'era un piatto coperto per lui. Mangiò con impazienza e si diresse al dojo, dove trascorse il resto della serata lavorando a dei semplici kata che gli avrebbero consentito di muoversi mantenendo la mente libera. Si era sentito perso soltanto una volta prima di allora, in una grotta in Cina. Aveva pensato che lei fosse morta e aveva sentito una parte di sé morire con lei. Non aveva idea di cosa avrebbe fatto senza di lei nella sua vita. Il senso di vuoto e il dolore che stava sperimentando ora sembrava molto simile a quello di allora. L'unica differenza era che lei era al sicuro e tutta intera, ma era pur sempre lontana da lui. Aveva bisogno di far ritornare Akane, ma come? Aveva reso chiaro che i suoi tentativi l'avevano resa soltanto più sospettosa nei suoi confronti e quando aveva spiegato il perché, lui era riuscito a capirla. Con Shan Pu si era comportato per puro egoismo. Non aveva mai pensato ai suoi sentimenti, né a quelli di Ukyo, né a quelli di Akane. Aveva soltanto pensato a se stesso. E ora, nel tentativo di riconquistare Akane, si era comportato esattamente nello stesso modo! Cos'altro avrebbe dovuto pensare, lei? Ma non aveva capito che i suoi tentativi l'avrebbero fatta sentire peggio! Sembrava essere incapace di fare qualcosa di giusto. Tirò un pugno verso l'aria con forza al pensiero di quanto fosse apparsa triste mentre parlava con Konatsu. Il petto iniziò a pulsargli dolorosamente. Se non avesse escogitato il modo per risolvere le cose, lei lo avrebbe lasciato, e lui non avrebbe avuto il diritto di seguirla né di tentare di riconquistarla. Non avrebbe potuto costringerla a stare con lui se...se lei lo avesse odiato.
Deglutì con fatica. I suoi occhi si fecero lucidi e il respiro affannato. Con il dorso delle mani si asciugò gli occhi e fece un profondo respiro per cercare di calmarsi. Quando si sentì più controllato, abbassò lo sguardo e notò che le mani non erano ancora ferme ma sembrava incapace di far smettere il tremore. Fece un altro profondo respiro.
Se ne sarebbe andato. Avrebbe lasciato la casa dei Tendo. L'unica casa che avesse mai avuto, grazie in larga parte ad Akane. Avrebbe sentito la sua mancanza a ogni respiro ma vederla ogni giorno sapendo di non poter stare con lei, di non poterla toccare, sarebbe stata una tortura. Sarebbe stato peggio, molto peggio, quando lei finalmente fosse andata avanti. E sarebbe accaduto, alla fine. I ragazzi che morivano per lei non scarseggiavano e alla fine uno di loro avrebbe vinto. Il pensiero di un altro che la stringeva era troppo per lui. Sapeva che vederla con qualcun altro lo avrebbe spezzato.
No. Non se ne sarebbe andato. Non poteva permettere che le cose finissero così. Non importava cosa sarebbe servito, doveva trovare un modo per farsi perdonare. Arrabbiato, tornò con la mente alla fatale sera in cui Akane aveva scoperto P-chan e gli eventi si ripeterono più volte nella sua testa. Si fermò mentre le cose divenivano chiare. Cose che aveva dimenticato. Cadde a terra, si portò le gambe verso il petto e le avvolse con le braccia, appoggiando il capo sulle ginocchia e cullandosi avanti e indietro. Capì, capì interamente in quell'istante che tutto quel caos era colpa sua. In uno stupido momento, aveva rovinato tutto. Se solo le avesse parlato, tutto ciò si sarebbe potuto evitare. Ma poteva risolvere le cose! Forse non era troppo tardi. Aveva fatto un casino nel non comunicare con lei, quindi avrebbe posto rimedio parlandole. Era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui l'aveva fatto.
 
 
Ukyo Kuonji camminava pesantemente quella sera, sbattendo cassetti e fulminando tutto. Era più arrabbiata che mai. Aveva dovuto trascorrere una settimana di sofferenza nell'osservare Ranma e Akane così...affiatati. Era stato nauseante vedere come si guardavano o...ugh...come si sorridevano. Si era sentita così depressa da non sapere cos'avrebbe dovuto fare. Voleva confrontarsi con i due ma era preoccupata su cosa sarebbe successo. Normalmente non ci avrebbe pensato due volte ma ricordava ancora quanto Ranma l'aveva spaventata quando stava cercando Akane. Non pensava che avrebbe mai potuto dimenticare la sua espressione né l'aura nera che lo aveva circondato. Nonostante la rabbia, rabbrividì a quel ricordo. Era timorosa di provocare Ranma troppo, non voleva che la guardasse di nuovo in quel modo. Quindi aveva trascorso la settimana col broncio, portando Konatsu a essere super premuroso. Era stato ancora più gentile e attento del solito. All'inizio lei non ci aveva dato molto peso, visto che lui indossava spesso il kimono. Ma aveva iniziato a indossare abiti da ragazzo e la sua reazione era cambiata. Si era ritrovata ad arrossire sotto il suo sguardo e a balbettare quando le poneva delle domande. Non capiva cosa le stesse succedendo. Reagiva in quel modo soltanto con Rnma e solo quando lui la definiva carina. Non aveva mai reagito in quel modo con altri ragazzi. Confusa, aveva cercato di trattare Konatsu come sempre, in maniera leggermente altezzosa, ma non aveva funzionato e aveva scoperto di sentirsi agitata quando c'era lui, volendo di conseguenza prendersi a calci. Era Konatsu, cielo!
Insicura di sé, aveva realmente pensato di abbandonare la caccia a Ranma, sorprendendosi. Era rimasta concentrata su Ranma per la maggior parte della sua vita. Prima per vendicarsi, poi per sposarlo. Avrebbe capito cosa fare se lui non fosse stato più al centro della sua vita? Ma se lo avesse abbandonato, magari avrebbe potuto trovare qualcuno che l'avrebbe amata. Qualcuno che l'avrebbe inseguita, senza che succedesse il contrario. Qualcuno con cui poter condividere il sogno di avere un ristorante e di crescere dei figli. Tentò di ignorare il fatto che, quando pensava a quel misterioso, futuro e sconosciuto uomo, la sua mente si riempiva di immagini che raffiguravano lei e Konatsu. Odiava sentirsi così sperduta! Improvvisamente, poi, era stato come se il fato avesse preso la decisione al posto suo. Ranma e Akane erano apparsi d'un tratto in rotta di collisione. Era stato difficile non notare quanto la sua rivale fosse diventata fredda. Aveva pensato che fosse l'opportunità perfetta per intromettersi e vincere Ranma. Ma si era irritata nell'essere ignorata. Aveva tentato di offrire al fidanzato un bell'okonomiyaki per pranzo ma lui si era a malapena accorto di lei prima di andarsene. Lo aveva trovato, qualche momento dopo, a spiare Akane invece di pranzare. Ranma che spiava una ragazza che lo ignorava invece di dedicarsi al suo delizioso okonomiyaki appena preparato?! Intollerabile. Aveva tentato di trascorrere del tempo con lui durante quella settimana ma ogni volta che gli si era avvicinata, lui l'aveva liquidata. L'aveva fatta infuriare. Quel giorno, era uscita per una passeggiata. Aveva voluto dedicarsi del tempo per pensare, per poi trovare Akane al parco insieme a Konatsu. La cosa l'aveva soltanto seccata e non resa gelosa, perché lui stava indossando il kimono in quel momento. Ma li aveva comunque osservati, diventando livida quando Akane lo aveva baciato! Prima, quella stronza le rubava il fidanzato e poi il suo...amico! Cos'aveva Akane Tendo per fare impazzire i ragazzi? Perché aveva bisogno sia di Ranma che di Konatsu quando aveva praticamente l'intera popolazione del Furinkan ai suoi piedi? Akane aveva potuto crescere con la sua famiglia, in una bella casa confortevole. Non era mai stata schivata dal suo gruppo di coetanei. Non aveva mai dovuto vivere come un ragazzo. Ma non era abbastanza per quella principessa. Voleva di più. Voleva tutto ciò che apparteneva a Ukyo! Era tutta colpa sua! Ed era il momento che qualcuno le impartisse una lezione.
 
 
Il giorno dopo, Akane uscì fuori da scuola con le sue amiche, aveva pianificato di trascorrere con loro il resto della giornata. Si era persa molto durante il suo autoisolamento e voleva recuperare davanti a un bel gelato. Avevano pranzato a scuola prima di dirigersi verso il loro bar preferito. Sapeva che avrebbe dovuto cercare di fare pace con Ranma ma ancora non sapeva come comportarsi. Sperava che una cosa normale come passare del tempo con le amiche l'avrebbe aiutata a schiarirsi la mente, poi la risposta sarebbe giunta da sé. Attraversarono il campo da calcio quando udì qualcuno chiamare il suo nome. Si voltò e vide Ukyo avanzare verso di lei. Mentre si avvicinava, la ragazza riuscì a percepire la rabbia irradiata dalla cuoca. Akane si accigliò, confusa, non riuscendo a ricordare di aver fatto nulla recentemente per poter scatenare la sua collera ma istintivamente si fece avanti, facendo da scudo alle sue amiche.
"Akane. È il momento che io e te chiariamo un paio di cose" disse freddamente. Il suo tono fece mettere Akane sulla difensiva e strinse gli occhi. "Bene. Dì quello che devi dire"
"Ranma è il MIO fidanzato. Sposerà me!"
Akane serrò i denti per l'irritazione. Aveva trascorso un brutto momento ultimamente e non aveva bisogno che qualcuno le ricordasse di quanto fosse esile la relazione tra lei e Ranma. Era arrabbiata con lui ma ciò non significava che volesse mettere fine al loro rapporto. Ma se il suo atteggiamento lo avesse spinto tra le braccia della sua fidanzata 'carina'? Il pensiero le provocò una fitta al cuore.
"Se è questo che vuole, non mi metterò in mezzo"
Ukyo sbuffò. "Non ti credo! Gli sei sempre andata dietro e mi sei sempre stata d'intralcio!"
"Non ho mai impedito a Ranma di fare quello che vuole. È sempre stata una sua scelta. Non l'ho mai costretto a fare niente!"
"Che bugia! Vive con te e la tua famiglia! Non pensi che si senta in debito con te? Che ti stia intorno soltanto per dovere?"
"Che cosa vuoi, Ukyo?" chiese, incapace di rispondere alla domanda. La cuoca aveva evidenziato una delle più grandi paure di Akane. Era già emotivamente in bilico e quel confronto la stava spingendo verso la rabbia.
"Voglio che tu rinunci a lui. Rinuncia alla pretesa di averlo!"
"Non potrei nemmeno se volessi! Il fidanzamento è tra le nostre famiglie! Anche se dicessi a mio padre di non voler più essere la fidanzata di Ranma, lui sceglierebbe Kasumi o Nabiki!"
Ukyo strinse gli occhi, frustrata. Si era dimenticata di quel fatto.
"Bene. Dovrò solo prenderti a calci e dimostrare finalmente di essere la donna migliore"
"Puoi provarci. Ma anche se riuscissi a battermi, ciò non farebbe di te la donna migliore"
Akane porse la borsa a Sayuri che si affrettò ad allontanarsi insieme a Yuka. Una piccola folla si stava formando intorno a loro. Guardò Ukyo e notò quanto sembrasse stanca. Sospirò e scosse il capo. Anche lei si sentiva stanca. Stanca della situazione in cui erano a causa dei loro genitori. Forse era ora che tutti crescessero e si prendessero la responsabilità delle proprie azioni. La rabbia l'abbandonò all'improvviso e Akane abbandonò la posizione difensiva che aveva automaticamente preso.
"Non combatterò con te, non risolverà nulla. Possiamo per favore concordare di rispettare i desideri di Ranma e di lasciare che sia lui a decidere quando sarà pronto?"
Per quanto fosse doloroso da ammettere, Ukyo sapeva che, se avesse avuto scelta, Ranma avrebbe scelto Akane. Aveva bisogno di quel combattimento. Aveva bisogno di sentire di poterla finalmente battere in qualcosa.
"Che c'è che non va, Akane? Paura di perdere?" la provocò, sperando di accendere il temperamento della rivale. Per quanto si sforzasse, Akane non poté impedire di essere infastidita e serrò la mascella, sapendo che Ukyo non avrebbe indietreggiato. Non voleva combattere e sperava che la cuoca non fosse così arrabbiata da spingerla a contrattaccare.
"D'accordo. Non ti piace il piano. Ma comunque non combatterò con te"
Akane si voltò e iniziò ad allontanarsi, non facendo alimentare l'ira dell'altra.
-Come si permette di allontanarsi così? Di liquidarmi come se non fossi niente?- pensò Ukyo. Ma Akane aveva ragione, la cuoca era troppo orgogliosa per attaccarla alle spalle. Voleva vincere, ma onestamente. Sorrise perfidamente pensando a un modo per garantirsi la reazione della ragazza.
"Sfido ufficialmente il dojo dei Tendo e la sua erede; chi vince, ottiene l'insegna della palestra".

 

  
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