Charlotte e Ryan stavano parlando
fitto fitto, ma non appena
la donna si accorse che Victoria si era svegliata, smise di colpo di
parlare ed
abbozzò un sorriso in sua direzione. Anche Ryan si
voltò subito verso di lei.
“Ehi, ben
svegliata!” esclamò divertito, alzandosi e
raggiungendola.
“Sei un ghiro! Pensavo
avresti continuato a dormire fino a
domani mattina” la prese affettuosamente in giro, sedendosi
accanto a lei.
“Non mi sono nemmeno resa
conto di essermi addormentata! Mi
ricordo solo che stavamo parlando” rispose lei,
stropicciandosi gli occhi.
“E’ un modo
sottile per dirmi che sono noioso e soporifero?”
rimarcò lui ridacchiando.
“Io penso sia normale.
E’ incinta!” intervenne Charlotte,
raggiungendoli “Anche tua madre, quando aspettava te, si
addormentava ovunque”
rise.
“Bè, io sono un
po' stanca. E, visto che sei in ottime mani,
ne approfitto e salgo in camera. Ci vediamo domani, tesoro!”
aggiunse,
stampando un bacio in fronte alla nipote, per poi spostare lo sguardo
su Ryan
“E’ stato un piacere conoscerti Ryan. A
presto” aggiunse, per poi salire di
sopra.
“E’ in gamba tua
zia” riprese a dire lui.
“Già, lo
è davvero. Senza di lei, non so come farei.
Soprattutto, non so come avrei fatto in questi giorni” ammise
la ragazza,
sospirando.
Restò in silenzio per
qualche istante, osservando Ryan di
sottecchi.
“Di cosa stavate
parlando?” gli domandò poi.
“Di te” rispose
lui, senza esitazione “Di noi, di quello che
succederà adesso” aggiunse.
“Cosa
succederà?” lo incalzò.
“Credo lo sappia anche tu.
Un bel casino” rispose, cercando
comunque di mantenere un tono incoraggiante e di non farla preoccupare
“Ma non
ti devi preoccupare. Ci penserò io a gestire la cosa. Tu
devi solo pensare a
te, al fagiolino e a non stressarti troppo” aggiunse subito.
Lei abbozzò un sorriso
amaro.
“Come faccio a non
preoccuparmi? Non riguarda solo te.
Insomma, apprezzo che tu voglia proteggermi ed evitarmi problemi e
preoccupazioni, ma siamo in questo casino insieme. E non
sarà semplice”
osservò.
“Comunque, finora abbiamo
sempre e solo parlato di me, ma
tu? Tu come ti senti?” gli domandò incerta,
scrutandolo per vedere la sua
reazione e carpirne lo stato d’animo. In realtà
voleva capire se fosse contento
o meno all’idea di avere un altro figlio.
“Io sto bene. Ammetto che
sono sorpreso, non me l’aspettavo.
Insomma, anche tu hai detto di essere rimasta spiazzata, giusto? Non
l’avevamo
programmato, ma un bambino è sempre una benedizione e poi
non è un bambino
qualsiasi, è il nostro” rimarcò con
tono dolce, abbassando lo sguardo sul suo
pancino, ancora piatto.
“Non sei preoccupato per la
tua immagine?” gli chiese lei.
Non che dubitasse delle sue parole o della sua sincerità, ma
sin da subito era
stato chiaro che fosse molto consapevole della sua immagine pubblica,
della sua
reputazione, ed era proprio per quello che da mesi stava negoziando il
divorzio. Quindi ora, con un bambino in arrivo e concepito al di fuori
del suo
legame matrimoniale, la situazione era ulteriormente compromessa ed
aggravata e
Victoria voleva capire come si sentisse davvero lui al riguardo.
“Veramente al momento sono
più preoccupato per te, che per
la mia immagine. Sei incinta, sei ai ferri corti col tuo vecchio, ti ha
addirittura cacciata di casa. Non è così che
dovresti vivere la tua prima
gravidanza, dovresti stare tranquilla, ma non lo sei oggi e non lo
sarai
nemmeno nei prossimi giorni “ rispose lui, assumendo quella
sua solita aria
pensierosa che aveva sempre quando qualcosa lo preoccupava seriamente.
“Ovviamente tutti i
programmi e le trattative per il
divorzio andranno a farsi benedire” riprese a dire,
sospirando “Appena tornerò
a New York parlerò con la mia agente e vedremo come gestire
la cosa. Blake darà
i numeri, mi affosserà, mi farà passare per un
bastardo fedifrago che non si è
accontentato di tradirla per mesi, ma che ha anche messo incinta
l’amante. Ma
va bene. Insomma, in fondo è andata così, e sono
pronto ad assumermene le
responsabilità. Certo, anche lei mi tradisce da un po', ma
non verremo trattati
nello stesso modo. Mi preoccupa come verrai trattata tu e non sono
sicuro che
tu sia pronta a finire in questo tritacarne Vic. Sarà un
macello. Ti faranno
passare per quella che non sei, scriveranno le peggio cose, quindi
voglio che
tu mi prometta che non ti farai scalfire da niente di quello che
leggerai o sentirai,
anzi, meglio ancora, non leggere niente, non usare internet, evita i
giornali,
la tv, guarda solo dvd per i prossimi mesi” aggiunse
concitato e sinceramente
in ansia per lei.
Lei sorrise e gli prese una mano.
“Ehi, calma. Te lo
prometto, ok? Ma tu promettimi che la
smetterai di essere così apprensivo. Se vuoi fare la
chioccia mi va bene, ma
tieni il meglio per il fagiolino. Io me la caverò. Sono
più tosta di quanto
possa sembrarti” osservò, allungando la mano
libera per accarezzargli una
guancia.
“Lo so che sei tosta, ma
sarà un circo, non sarà piacevole”
rimarcò.
“Sarai un bravissimo
papà” ribattè lei, con aria quasi
sognante, nonostante tutto, già immaginandosi quanto sarebbe
stato fantastico
col loro bambino o bambina. Ma si ricordò subito che lui era
già padre. E si
domandava se sua moglie gli avrebbe impedito o quantomeno reso
difficile vedere
le sue figlie, una volta sapute le novità e si fece seria.
“Volevo dire che lo sei
già e che lo sarai anche con questo
bambino” corresse il tiro “Pensi che lei ti
creerà problemi con le bambine?”
gli domandò.
Lui sospirò.
“Vorrei dirti di no, ma la
conosco abbastanza da sapere che
farà il possibile per rendermi la vita un inferno”
rispose serio “Tu non
preoccuparti di questo, me la vedrò io con lei”
aggiunse.
Poi controllò
l’ora. “Vorrei rimanere, ma è tardi, tu
hai
bisogno di dormire e anche io.” Riprese a dire
“Domani ho quelle interviste, ma
mi faccio sentire appena mi libero, ok? E spero di passare prima di
sera. Tu
riposati, ok?” si raccomandò.
Le rubò un bacio morbido e
poi, recuperata la giacca, se ne
andò.
Prendere sonno quella notte fu
un’impresa più unica che rara
per Victoria quella notte, sia perché aveva già
dormito sia perché troppi
pensieri le frullavano in testa. Poco prima con Ryan aveva quasi
minimizzato,
ma era perfettamente consapevole che, una volta resa nota la loro
storia e la
gravidanza, sarebbe iniziato per loro un tritacarne mediatico e non era
davvero
certa di essere preparata. Fino ad allora non era mai davvero stata
nell’occhio
del ciclone, non aveva mai seriamente dato scandalo, se non con la sua
relazione con Kevin, il tennista, ma quello era niente rispetto alla
situazione
attuale. In fondo la stampa ed i media non erano mai andati oltre con
lei, per
il cognome che portava. Se avesse avuto suo padre dalla sua parte anche
quella
volta, si sarebbe sentita meno smarrita, più sicura, ma
stavolta sarebbe stato
diverso. Suo padre era stato chiarissimo, non sarebbe stato pronto a
pararle le
spalle, sarebbe stata sola. Certo, c’era Ryan, ma non voleva
in alcun modo
pesare su di lui, perché era certa che avrebbe avuto
già abbastanza problemi a
fronteggiare le reazioni e gli attacchi della sua quasi ex moglie e non
voleva
che si preoccupasse anche di lei.
Alla fine si addormentò a
notte fonda, e l’indomani erano da
poco passate le 8, quando si svegliò. Scese in cucina e
trovò sua zia già
intenta a preparare la colazione.
“Buongiorno, tesoro.
Dormito bene? Nausee stamattina?” le
domandò premurosa.
“Per adesso, stranamente,
no!” rispose la ragazza, sedendosi
a tavola.
“Ho faticato un po' a
prendere sonno. Ho dormito troppo ieri
pomeriggio. Mi sento anche in colpa, volevo stare con Ryan e invece
sono
crollata come una pera cotta. E meno male che sei arrivata tu,
altrimenti
avrebbe passato tutta la sera a guardare me dormire”
rimarcò sorridendo.
“Non credo gli sarebbe
dispiaciuto, sai?” rispose sua zia,
raggiungendola a tavola con latte, the e biscotti vari.
“E’ una brava
persona” riprese a dire sua zia “Almeno, per
quel poco che ho visto e sentito ieri. Mi ha fatto una buona
impressione.
Certo, la situazione non è per niente semplice, ma solo
rendermi conto che non
ha intenzione di lasciarti da sola, mi ha molto rassicurata”
continuò “Mi
sembra che tenga davvero molto a te, e mi è parso sincero,
quindi….” Aggiunse.
“Adesso hai capito
perché mi sono innamorata e sono andata
contro le mie stesse regole, frequentandolo anche se era già
sposato” rimarcò
la ragazza.
“Bè,
è innegabilmente molto carino, prestante, con un bel
fisico atletico. Ma ha quello sguardo così limpido ed anche
un po' triste”
osservò Charlotte.
“Lo so”
intervenne Victoria “Ha sempre una nota malinconica
nello sguardo, anche quando è felice. Lo amo davvero. So che
sarà un gran
casino, ma sento che ne vale la pena” aggiunse,
più seria.
“Lo spero tanto, tesoro.
Voglio solo che tu sia felice,
perché te lo meriti” disse la zia.
Finirono di fare colazione, poi
Charlotte scappò in
fondazione e Victoria restò a casa. Si sentiva abbastanza
bene, sicuramente
meglio degli ultimi giorni, ma le pesava restare a casa e non fare
niente o
quasi. Tuttavia, non aveva molta scelta. Tornare al lavoro era fuori
discussione, e comunque il medico le aveva raccomandato di stare a
riposo
almeno per un paio di settimane. E forse era un bene che si godesse
quella pace
e quella quiete, perché di certo nel giro di pochi i giorni
sarebbe stata
investita dallo scandalo.
Infatti, giusto un paio di giorni
dopo il rientro di Ryan a
New York, la notizia del divorzio fra lui e la moglie riempì
i giornali ed i
siti di gossip. Victoria sapeva che l’entourage di Ryan stava
spingendo per
rendere pubblica una versione ben precisa, ovvero che il divorzio era
amichevole e che i due erano separati da mesi e che avrebbero gestito
la
situazione in maniera civile per il bene delle figlie. Tuttavia, questa
prima
‘stesura’ del copione del divorzio venne
radicalmente scartata non appena Blake
venne a sapere che c’era un bambino di mezzo. A quel punto,
la donna aveva
pensato bene di giocare questa carta a suo favore, per uscirne come una
povera
vittima e per far passare il marito come un traditore superficiale e
l’amante
come una poco di buono. Poco contava il dettaglio delle
infedeltà sue nei
confronti di Ryan, ormai l’opinione pubblica aveva deciso di
accanirsi su di
lui. Il quadretto perfetto, insomma, su cui i media avrebbero ricamato
per
mesi, almeno fino al successivo scandalo o gravidanza a sorpresa delle
Kardashian.
Sentiva Ryan ogni giorno, per
telefono, via skype, ma per
quanto lui si sforzasse di minimizzare con Victoria, era ovvio che la
situazione fosse seria e pesante per entrambi. Blake l’aveva
cacciato di casa,
per ora lui stava in un albergo, ma i paparazzi dovevano aver ricevuto
una
dritta da qualcuno, magari dalla stessa Lively, ed avevano assediato
l’ingresso
per essere certi di paparazzarlo non appena avesse messo un piede fuori
dalla
porta. Sicuramente, se fosse rimasta a Villa Avery, sarebbe stato lo
stesso
anche per lei. Ma la cosa che più rattristava Ryan, anche se
non lo diceva
apertamente alla ragazza per non farla ulteriormente impensierire, era
l’impossibilità di vedere le figlie. Come ogni
moglie ferita, Blake gli
impediva di vederle, usando il suo tradimento come prova della sua
inadeguatezza, anche se quanto accaduto fra di loro non aveva nulla a
che
vedere sulle sue capacità come padre. Era una ripicca bella
e buona, lo colpiva
dove sapeva che gli avrebbe fatto più male. Lui si era
già affidato ad uno
degli studi legali più rinomati della Grande Mela, esperti
in diritto di
famiglia, ma sarebbe stato un percorso difficile e doloroso.
Victoria capiva la gravità
della sua situazione, ma era un
momento delicato anche per lei, ed avrebbe voluto averlo vicino.
Aspettava un
figlio da lui, era eccitata e spaventata, voleva condividere ogni
istante con
lui, come sarebbe stato naturale per ogni coppia in attesa di un
bambino, ma la
loro situazione era diversa, lui stava gestendo un divorzio, ed aveva
due
figlie sull’altra costa. Da quando gli aveva detto di essere
incinta, non erano
più riusciti a rivedersi e la cosa iniziava a pesarle,
soprattutto ora che si
avvicinava il giorno dell’ecografia di controllo. Le mancava,
ma cercava di non
darglielo troppo a vedere, perché non voleva risultare
pressante né dargli
altri pensieri. Dal canto suo, Ryan non mancava mai di farsi sentire,
più volte
al giorno, e si preoccupava per lei, cercava di fare del suo meglio, ma
non era
fisicamente lì.
“Non hai
l’ecografia di controllo a breve?” le
domandò una
sera, mentre erano al telefono.
“Si, è
dopodomani” confermò lei, piacevolmente sorpresa
nel
realizzare che se lo ricordava, nonostante la lontananza e i casini.
“Mi dispiace non poterci
essere” rispose sospirando “Vorrei
esserci, davvero, ma non posso ancora muovermi da qui”
aggiunse.
“Lo so, non devi
giustificarti” lo rassicurò.
“Davvero?” la
incalzò lui “Io dico di si, invece”
continuò
“Aspettiamo un bambino, dovrei essere lì con te,
vorrei essere lì e
accompagnarti all’ecografia e scegliere insieme le prime
tutine, pensare a come
sistemare la sua stanzetta. Ma non ci sono, e non so ancora quando
potrò volare
da te. Questo bambino deve ancora nascere e mi sto già
perdendo dei momenti
importanti. E, come se non bastasse, mi sto perdendo anche le mie
figlie”
aggiunse, in un momento di forte scoramento.
“Scusami, Vic”
riprese a dire subito dopo “Non dovrei
sfogarmi proprio con te. Tu stai affrontando tutto da sola
lì, e non mi chiedi
niente, anche se ne avresti tutto il diritto e io sto qui a
lamentarmi”
aggiunse.
“Ryan, puoi lamentarti e
puoi sfogarti con me ogni volta che
vuoi” lo rassicurò. Era innamorata di lui, erano
in quel pasticcio insieme e
non l’avrebbe mai lasciato solo. Nonostante la situazione a
dir poco
complicata, non si era mai pentita un istante di essersi innamorata
proprio di
lui.
“Siamo in questo casino
insieme, e ne usciremo insieme. Ne
usciremo, te lo prometto. Adesso so che ti sembra impossibile,
è tutto un gran
casino, niente va per il verso giusto, ma passerà. E poi,
adesso come adesso
non ti stai perdendo molto. La mattina mi sveglio con le nausee, sono
impresentabile almeno fino alle 2 del pomeriggio, poi inizio a mangiare
carciofini sottaceto. Non ti perdi niente, fidati!” rise, per
cercare di
sdrammatizzare il momento “E il bambino ancora non
è più di una piccola
macchietta. Non sapremo se è maschio o femmina prima del
quinto mese, perciò
non c’è fretta di sistemare la cameretta
né di scegliere peluches o il nome.
Quando arriverà quel momento, sono sicura che il peggio
sarà passato e che
sarai qui con me” lo rassicurò. Rassicurava lui, e
al contempo cercava di
convincere anche se stessa che sarebbe andata bene, nonostante tutto.
Lui restò in silenzio,
tanto che lei iniziò a pensare che
fosse caduta la linea.
“Ryan? Sei ancora
lì? Non sento niente. Dannati cellulari”
farfugliò incerta.
“Si, si sono qui”
la rassicurò “Stavo pensando. Mi stavo
chiedendo dove voi donne troviate la forza in certe
circostanze” ammise “Io
sono quello più vecchio, dovrei essere io a rassicurarti che
andrà meglio, e
invece lo fai tu” aggiunse.
“Cosa vuoi che dica? Sei
fortunato” rispose, sorridendo
“Stiamo insieme, ti amo, non sto con te perché ho
bisogno di te o perchè mi
serve qualcuno che sia forte per me, sto con te perché lo
voglio. Oggi va così,
oggi hai bisogno tu di essere rincuorato, domani magari
toccherà a me e tu mi
tirerai su di morale e mi farai vedere le cose in una prospettiva
diversa. A me
importa solo che tu stia bene, e che non sia pentito di avermi
incontrata”
ammise quasi in un soffio.
“Mai” rispose
lui, senza esitare “Magari non mi fa onore
dirlo, perché quando ci siamo incontrati ero sposato, ma
preferisco averti
incontrata nel momento sbagliato piuttosto che non averi incontrata
affatto.
Non sono pentito, non ho rimpianti. Non ho programmato di innamorarmi
di te, ma
è successo e non mi sentivo così bene da
anni” aggiunse.
Bastarono quelle parole per
rassicurare la ragazza e
spazzare via i dubbi malandrini che, a volte, complice la distanza, la
attanagliavano. In fondo, la sua paura era proprio quella, che lui si
fosse
pentito di tutto, ora che il danno era fatto e che tutti sapevano.
“Allora Wade Wilson sa
anche essere romantico, quando serve”
osservò, per stemperare il momento.
“Si, ma non ti ci abituare
troppo” rise lui “Adesso scusa,
ma devo andare. E’ arrivata la mia agente. E credo proprio
che anche stasera
faremo le ore piccole discutendo dei dettagli del divorzio. Ci sentiamo
domani,
ok? Cerca di dormire” aggiunse, quindi le augurò
la buonanotte e la salutò.
Ryan non sarebbe stato presente
all’ecografia, ma Victoria
non era comunque sola. L’avrebbe accompagnata sua zia
Charlotte, che era forse
anche più eccitata della nipote. Arrivarono puntuali allo
studio della
ginecologa, e per fortuna non furono importunate da paparazzi.
Probabilmente
non avevano ancora scoperto dove la ragazza si fosse sistemata, ma il
rischio
che arrivassero anche all’indirizzo della zia
c’era, e Victoria lo aveva messo
in conto.
Dopo una breve attesa, furono fatte
accomodare nella
stanzetta visite. Victoria si spogliò ed infilò
il camice, e sistemò sul
lettino. Per prima cosa, la ginecologa la visitò, e poi
richiamò dentro anche
Charlotte per passare alla parte più piacevole, ovvero
l’ecografia. La ragazza
era eccitata, ma anche nervosa. Sarebbe stato bello se anche Ryan fosse
stato
lì, ma sperava che presto avrebbe potuto accompagnarla e che
avrebbero potuto
condividere anche questi momenti di pura magia e felicità.
“Eccolo…o
eccola! Ancora è presto per capire se è un lui o
una lei” disse la dottoressa, dopo qualche istante,
indicandole il bambino
sullo schermo.
“Sta crescendo secondo i
parametri. La lunghezza è giusta.
Ed ha un bel battito forte. Sentite” aggiunse, aumentando il
volume, così sia
la futura mamma che la zia riuscirono a sentire distintamente il
battito del
cuoricino. Si scambiarono uno sguardo complice, entrambe già
con gli occhi lucidi.
Charlotte sembrava anche quasi più emozionata della nipote.
“Continua a prendere
vitamine ed integratori, e ci rivediamo
il prossimo mese, va bene?”
riprese a
dire la ginecologa “Ti stampo le immagini e ho salvato tutto
anche sulla
chiavetta che mi hai portato, così anche il futuro
papà potrà vedere il
bambino” la rassicurò.
Tempo di ripulirsi dal gel rimasto
sul pancino e di
rivestirsi, che le due donne lasciarono lo studio medico per tornare a
casa.
“Ryan andrà in
brodo di giuggiole. Anche se ha già due
bambine, sarà emozionante come se fosse il primo, non
può che essere così”
esclamò eccitata Charlotte, alla guida dell’auto,
mentre Victoria rimirava le
immagini dell’ecografia.
“So che avresti voluto che
ci fosse oggi, ma vedrai che
presto volerà qui da te e si sistemerà
tutto” aggiunse, per rassicurarla,
immaginando che quel momento fosse agrodolce per la nipote.
“Lo so. Intanto appena a
casa gli giro tutto via mail. Non
vedo l’ora di sapere se sarà maschio o femmina,
allora forse riuscirò a
realizzare di essere davvero incinta. Insomma, so che lo sono e ho
sentito il
battito, ma quando saprò il sesso, potrò pensare
al nome, comprare il
corredino” disse vispa.
“Sembro una scema,
vero?” ridacchiò.
“No, affatto. Sembri solo
quello che sei, una futura mamma,
impaziente di vedere il suo bambino/a. E’ normale, tesoro, ed
è bello così.
Vedrai che saranno i nove mesi più belli della tua vita,
anche se adesso sembra
tutto complicato” aggiunse, con fare materno ed incoraggiante.
Victoria sorrise e si sporse per
lasciare sul tappetino
posteriore dell’auto la borsa. In quel momento, guardando
distrattamente verso
il lunotto posteriore, si accorsa di qualcosa di strano.
“Mi sa che dei paparazzi ci
stanno seguendo” disse incerta e
pensierosa.
“Chi? Davvero?”
esclamò perplessa Charlotte, guardando il
retrovisore.
“Ma come hanno fatto? Non
c’era nessuno quando siamo uscite
di casa e nemmeno fuori dallo studio” aggiunse seria.
“Forse li ha avvisati
qualcuno del centro medico. Non lo so,
ma sarebbe meglio cercare di seminarli. Se scoprono che sono da te, ci
daranno
il tormento” aggiunse Victoria, guardando dallo specchietto.
Charlotte spinse il piede
sull’acceleratore, ed appena
possibile sorpassò l’auto che la precedeva,
sperando di mettere un po' di
distanza fra loro e i paparazzi che le seguivano, ma questi ultimi
erano in
moto, quindi riuscirono velocemente e riguadagnare terreno.
“Dannazione, ce li abbiamo
di nuovo alle calcagna” borbottò
indispettita la donna.
A quel punto, cercò di
prendere una strada alternativa, per
seminarli, ma senza risultato. Puntualmente se li ritrovava dietro,
finché non
successe ciò che temevano. La moto accelerò,
riuscì ad affiancarsi al Suv di
Charlotte, quasi stringendolo per farla accostare, mentre il tizio
seduto
dietro scattava foto.
La donna era abituata a guidare per
le strade di Los
Angeles, ma certamente non in quelle condizioni, non con una moto che
quasi la
speronava ed alla fine, distratta e deconcentrata dai paparazzi che le
inseguivano, non si accorsa di uno stop, e per evitare
un’auto, finì contro una
staccionata.
Quando Victoria riaprì gli
occhi, si ritrovò a fissare un
soffitto bianco, e sentiva nelle orecchie un fastidioso e ripetitivo
‘bip’.
Cercò di muoversi, ma si sentiva stanca e, soprattutto, come
bloccata. Voltò
lentamente la testa e si accorse che aveva una flebo al braccio. In
quel
momento si rese conto di essere in una stanza di ospedale, bianca ed
asettica.
Strizzò gli occhi un paio di volte, prima di rimettere
insieme i tasselli e di
ricordarsi che era in macchina con sua zia e che dei paparazzi le
seguivano.
Immediatamente il suo primo pensiero fu il bambino. Stava per premere
il
pulsante e chiamare l’infermiera, quando la porta si
aprì ed entrò Ryan. Aveva
l’aria sbattuta e preoccupata, ma appena la vide vigile e
cosciente, abbozzò un
sorriso.
“Ehi! Sei
sveglia!” esclamò lui, avvicinandosi al letto e
posando un bicchierone di caffè sul comodino.
“Scusa, mi ero allontanato
solo per prendere un caffè” quasi
si giustificò “Come ti senti? Ti fa male da
qualche parte?” le chiese,
sedendosi sulla poltroncina, e prendendole una mano.
“Il bambino? Ryan, che
è successo? Non l’ho perso, vero?
Devi dirmi la verità” gli disse concitata.
“Vic, va tutto bene. Non
l’hai perso, ma hai rischiato
molto” le rispose serio, ma cercando di tranquillizzarla
“Eri in macchina con
tua zia, dei paparazzi vi hanno inseguite e speronate e alla fine siete
finite
fuori strada, ma per fortuna non ci sono state conseguenze gravi. Tu
stai bene,
sei solo un po' ammaccata, hai sbattuta la fronte, hai una leggera
commozione e
starai qui in osservazione per almeno un altro giorno, il bambino sta
bene, e
tua zia se l’è cavata con uno spavento ed una
distorsione al polso” la
rassicurò.
“Oddio!”
esclamò lei, sollevata nel sentire che non c’erano
state conseguenze serie, ma ancora scossa “Sei dovuto volare
fin qui” aggiunse.
“Sono dove devo essere. Non
sarei riuscito a rimanere a NY
con te qui” rispose, quasi con ovvietà.
“Non mi avevi detto che i
paparazzi ti importunavano”
riprese a dire, probabilmente convinto che l’omissione un
modo per evitargli
altre preoccupazioni.
“Non era mai successo,
davvero! Quando siamo uscite di casa
non c’era nessuno e nemmeno al centro medico. Forse ci hanno
trovate per caso”
rispose.
“O forse qualcuno del
centro li ha chiamati per arrotondare”
rimarcò serio Ryan.
“Comunque, dobbiamo
assicurarci che non capiti più” riprese
a dire “Stavolta è andata bene, ma sarebbe potuta
finire peggio” continuò, poi
prese un bel respiro “Io ci ho pensato tanto mentre venivo
qui in aereo e credo
che la cosa migliore sia che tu venga con me a New York”
disse infine.
Victoria rimase senza parole. Era
ancora scossa per
l’incidente, ed ora quella proposta. Lasciare Los Angeles e
seguirlo sull’altra
costa. Di sicuro era la cosa più logica, ma a New York non
conosceva nessuno,
mentre lì aveva sua zia, e poi c’era suo padre,
anche se non lo sentiva da
settimane ormai. Stranamente, non sapeva cosa dire.
“Detesto dovertelo
chiedere, ma credo sia la cosa migliore”
riprese a dire lui “Come sai, non posso muovermi spesso da
là, e sarei molto
più sicuro se tu fossi con me. Troveremo un’altra
ginecologa là, e tua zia
potrà venire a trovarti quando vorrà, ma
preferirei che tu fossi lontana da
qui, ci sono troppi paparazzi” aggiunse.
“Si, ma…anche tu
sei assediato. Mi hai detto che non
riuscivi quasi ad uscire dall’albergo”
osservò lei.
“Non staremo in albergo. Mi
stavo comunque già organizzando
per trovare un’altra sistemazione. Penso di aver trovato
qualcosa di adatto, è
un appartamento in uno stabile a prova di intrus, massima sicurezza,
telecamere, nessuno ci darà fastidio e saremo a pochi passi
da Central Park e
dal centro. Sarai più al sicuro là che qui,
fidati di me” aggiunse “Ed io sarò
molto più tranquillo. Ti prego, Vic. Lo so che ti chiedo
molto, ma non ce la
faccio a preoccuparmi anche di saperti qui, starei con
l’assillo costante che
possa succederti qualcosa, e mi sentirei in colpa ogni secondo
perché non
potrei proteggerti a miglia di distanza” aggiunse accorato.
La ragazza sospirò. Era
sicuramente un bel cambiamento e,
come molte cose ultimamente, nemmeno quello era programmato, ma capiva
e sue
ragioni ed in fondo, eccezion fatta per sua zia Charlotte e per Skyler,
non
aveva più altri legami con Los Angeles. Suo padre non si era
fatto vivo nemmeno
dopo l’incidente, a quanto ne sapeva, quindi non
c’era poi motivo di
incaponirsi per restare lì. Almeno a New York sarebbe stata
con Ryan, ed
avrebbe potuto avere un assaggio della normalità di una
coppia. Fino a quel
momento non avevano mai passato più di poche ore insieme.
Trasferirsi a NY
significava anche vivere insieme a lui, sarebbe stato un test
importante in
attesa della nascita del bambino.