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Autore: bebe    18/11/2017    1 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlotte e Ryan stavano parlando fitto fitto, ma non appena la donna si accorse che Victoria si era svegliata, smise di colpo di parlare ed abbozzò un sorriso in sua direzione. Anche Ryan si voltò subito verso di lei.

“Ehi, ben svegliata!” esclamò divertito, alzandosi e raggiungendola.

“Sei un ghiro! Pensavo avresti continuato a dormire fino a domani mattina” la prese affettuosamente in giro, sedendosi accanto a lei.

“Non mi sono nemmeno resa conto di essermi addormentata! Mi ricordo solo che stavamo parlando” rispose lei, stropicciandosi gli occhi.

“E’ un modo sottile per dirmi che sono noioso e soporifero?” rimarcò lui ridacchiando.

“Io penso sia normale. E’ incinta!” intervenne Charlotte, raggiungendoli “Anche tua madre, quando aspettava te, si addormentava ovunque” rise.

“Bè, io sono un po' stanca. E, visto che sei in ottime mani, ne approfitto e salgo in camera. Ci vediamo domani, tesoro!” aggiunse, stampando un bacio in fronte alla nipote, per poi spostare lo sguardo su Ryan “E’ stato un piacere conoscerti Ryan. A presto” aggiunse, per poi salire di sopra.

“E’ in gamba tua zia” riprese a dire lui.

“Già, lo è davvero. Senza di lei, non so come farei. Soprattutto, non so come avrei fatto in questi giorni” ammise la ragazza, sospirando.

Restò in silenzio per qualche istante, osservando Ryan di sottecchi.

“Di cosa stavate parlando?” gli domandò poi.

“Di te” rispose lui, senza esitazione “Di noi, di quello che succederà adesso” aggiunse.

“Cosa succederà?” lo incalzò.

“Credo lo sappia anche tu. Un bel casino” rispose, cercando comunque di mantenere un tono incoraggiante e di non farla preoccupare “Ma non ti devi preoccupare. Ci penserò io a gestire la cosa. Tu devi solo pensare a te, al fagiolino e a non stressarti troppo” aggiunse subito.

Lei abbozzò un sorriso amaro.

“Come faccio a non preoccuparmi? Non riguarda solo te. Insomma, apprezzo che tu voglia proteggermi ed evitarmi problemi e preoccupazioni, ma siamo in questo casino insieme. E non sarà semplice” osservò.

“Comunque, finora abbiamo sempre e solo parlato di me, ma tu? Tu come ti senti?” gli domandò incerta, scrutandolo per vedere la sua reazione e carpirne lo stato d’animo. In realtà voleva capire se fosse contento o meno all’idea di avere un altro figlio.

“Io sto bene. Ammetto che sono sorpreso, non me l’aspettavo. Insomma, anche tu hai detto di essere rimasta spiazzata, giusto? Non l’avevamo programmato, ma un bambino è sempre una benedizione e poi non è un bambino qualsiasi, è il nostro” rimarcò con tono dolce, abbassando lo sguardo sul suo pancino, ancora piatto.

“Non sei preoccupato per la tua immagine?” gli chiese lei. Non che dubitasse delle sue parole o della sua sincerità, ma sin da subito era stato chiaro che fosse molto consapevole della sua immagine pubblica, della sua reputazione, ed era proprio per quello che da mesi stava negoziando il divorzio. Quindi ora, con un bambino in arrivo e concepito al di fuori del suo legame matrimoniale, la situazione era ulteriormente compromessa ed aggravata e Victoria voleva capire come si sentisse davvero lui al riguardo.

“Veramente al momento sono più preoccupato per te, che per la mia immagine. Sei incinta, sei ai ferri corti col tuo vecchio, ti ha addirittura cacciata di casa. Non è così che dovresti vivere la tua prima gravidanza, dovresti stare tranquilla, ma non lo sei oggi e non lo sarai nemmeno nei prossimi giorni “ rispose lui, assumendo quella sua solita aria pensierosa che aveva sempre quando qualcosa lo preoccupava seriamente.

“Ovviamente tutti i programmi e le trattative per il divorzio andranno a farsi benedire” riprese a dire, sospirando “Appena tornerò a New York parlerò con la mia agente e vedremo come gestire la cosa. Blake darà i numeri, mi affosserà, mi farà passare per un bastardo fedifrago che non si è accontentato di tradirla per mesi, ma che ha anche messo incinta l’amante. Ma va bene. Insomma, in fondo è andata così, e sono pronto ad assumermene le responsabilità. Certo, anche lei mi tradisce da un po', ma non verremo trattati nello stesso modo. Mi preoccupa come verrai trattata tu e non sono sicuro che tu sia pronta a finire in questo tritacarne Vic. Sarà un macello. Ti faranno passare per quella che non sei, scriveranno le peggio cose, quindi voglio che tu mi prometta che non ti farai scalfire da niente di quello che leggerai o sentirai, anzi, meglio ancora, non leggere niente, non usare internet, evita i giornali, la tv, guarda solo dvd per i prossimi mesi” aggiunse concitato e sinceramente in ansia per lei.

Lei sorrise e gli prese una mano.

“Ehi, calma. Te lo prometto, ok? Ma tu promettimi che la smetterai di essere così apprensivo. Se vuoi fare la chioccia mi va bene, ma tieni il meglio per il fagiolino. Io me la caverò. Sono più tosta di quanto possa sembrarti” osservò, allungando la mano libera per accarezzargli una guancia.

“Lo so che sei tosta, ma sarà un circo, non sarà piacevole” rimarcò.

“Sarai un bravissimo papà” ribattè lei, con aria quasi sognante, nonostante tutto, già immaginandosi quanto sarebbe stato fantastico col loro bambino o bambina. Ma si ricordò subito che lui era già padre. E si domandava se sua moglie gli avrebbe impedito o quantomeno reso difficile vedere le sue figlie, una volta sapute le novità e si fece seria.

“Volevo dire che lo sei già e che lo sarai anche con questo bambino” corresse il tiro “Pensi che lei ti creerà problemi con le bambine?” gli domandò.

Lui sospirò.

“Vorrei dirti di no, ma la conosco abbastanza da sapere che farà il possibile per rendermi la vita un inferno” rispose serio “Tu non preoccuparti di questo, me la vedrò io con lei” aggiunse.

Poi controllò l’ora. “Vorrei rimanere, ma è tardi, tu hai bisogno di dormire e anche io.” Riprese a dire “Domani ho quelle interviste, ma mi faccio sentire appena mi libero, ok? E spero di passare prima di sera. Tu riposati, ok?” si raccomandò.

Le rubò un bacio morbido e poi, recuperata la giacca, se ne andò.

Prendere sonno quella notte fu un’impresa più unica che rara per Victoria quella notte, sia perché aveva già dormito sia perché troppi pensieri le frullavano in testa. Poco prima con Ryan aveva quasi minimizzato, ma era perfettamente consapevole che, una volta resa nota la loro storia e la gravidanza, sarebbe iniziato per loro un tritacarne mediatico e non era davvero certa di essere preparata. Fino ad allora non era mai davvero stata nell’occhio del ciclone, non aveva mai seriamente dato scandalo, se non con la sua relazione con Kevin, il tennista, ma quello era niente rispetto alla situazione attuale. In fondo la stampa ed i media non erano mai andati oltre con lei, per il cognome che portava. Se avesse avuto suo padre dalla sua parte anche quella volta, si sarebbe sentita meno smarrita, più sicura, ma stavolta sarebbe stato diverso. Suo padre era stato chiarissimo, non sarebbe stato pronto a pararle le spalle, sarebbe stata sola. Certo, c’era Ryan, ma non voleva in alcun modo pesare su di lui, perché era certa che avrebbe avuto già abbastanza problemi a fronteggiare le reazioni e gli attacchi della sua quasi ex moglie e non voleva che si preoccupasse anche di lei.

Alla fine si addormentò a notte fonda, e l’indomani erano da poco passate le 8, quando si svegliò. Scese in cucina e trovò sua zia già intenta a preparare la colazione.

“Buongiorno, tesoro. Dormito bene? Nausee stamattina?” le domandò premurosa.

“Per adesso, stranamente, no!” rispose la ragazza, sedendosi a tavola.

“Ho faticato un po' a prendere sonno. Ho dormito troppo ieri pomeriggio. Mi sento anche in colpa, volevo stare con Ryan e invece sono crollata come una pera cotta. E meno male che sei arrivata tu, altrimenti avrebbe passato tutta la sera a guardare me dormire” rimarcò sorridendo.

“Non credo gli sarebbe dispiaciuto, sai?” rispose sua zia, raggiungendola a tavola con latte, the e biscotti vari.

“E’ una brava persona” riprese a dire sua zia “Almeno, per quel poco che ho visto e sentito ieri. Mi ha fatto una buona impressione. Certo, la situazione non è per niente semplice, ma solo rendermi conto che non ha intenzione di lasciarti da sola, mi ha molto rassicurata” continuò “Mi sembra che tenga davvero molto a te, e mi è parso sincero, quindi….” Aggiunse.

“Adesso hai capito perché mi sono innamorata e sono andata contro le mie stesse regole, frequentandolo anche se era già sposato” rimarcò la ragazza.

“Bè, è innegabilmente molto carino, prestante, con un bel fisico atletico. Ma ha quello sguardo così limpido ed anche un po' triste” osservò Charlotte.

“Lo so” intervenne Victoria “Ha sempre una nota malinconica nello sguardo, anche quando è felice. Lo amo davvero. So che sarà un gran casino, ma sento che ne vale la pena” aggiunse, più seria.

“Lo spero tanto, tesoro. Voglio solo che tu sia felice, perché te lo meriti” disse la zia.

Finirono di fare colazione, poi Charlotte scappò in fondazione e Victoria restò a casa. Si sentiva abbastanza bene, sicuramente meglio degli ultimi giorni, ma le pesava restare a casa e non fare niente o quasi. Tuttavia, non aveva molta scelta. Tornare al lavoro era fuori discussione, e comunque il medico le aveva raccomandato di stare a riposo almeno per un paio di settimane. E forse era un bene che si godesse quella pace e quella quiete, perché di certo nel giro di pochi i giorni sarebbe stata investita dallo scandalo.

Infatti, giusto un paio di giorni dopo il rientro di Ryan a New York, la notizia del divorzio fra lui e la moglie riempì i giornali ed i siti di gossip. Victoria sapeva che l’entourage di Ryan stava spingendo per rendere pubblica una versione ben precisa, ovvero che il divorzio era amichevole e che i due erano separati da mesi e che avrebbero gestito la situazione in maniera civile per il bene delle figlie. Tuttavia, questa prima ‘stesura’ del copione del divorzio venne radicalmente scartata non appena Blake venne a sapere che c’era un bambino di mezzo. A quel punto, la donna aveva pensato bene di giocare questa carta a suo favore, per uscirne come una povera vittima e per far passare il marito come un traditore superficiale e l’amante come una poco di buono. Poco contava il dettaglio delle infedeltà sue nei confronti di Ryan, ormai l’opinione pubblica aveva deciso di accanirsi su di lui. Il quadretto perfetto, insomma, su cui i media avrebbero ricamato per mesi, almeno fino al successivo scandalo o gravidanza a sorpresa delle Kardashian.

Sentiva Ryan ogni giorno, per telefono, via skype, ma per quanto lui si sforzasse di minimizzare con Victoria, era ovvio che la situazione fosse seria e pesante per entrambi. Blake l’aveva cacciato di casa, per ora lui stava in un albergo, ma i paparazzi dovevano aver ricevuto una dritta da qualcuno, magari dalla stessa Lively, ed avevano assediato l’ingresso per essere certi di paparazzarlo non appena avesse messo un piede fuori dalla porta. Sicuramente, se fosse rimasta a Villa Avery, sarebbe stato lo stesso anche per lei. Ma la cosa che più rattristava Ryan, anche se non lo diceva apertamente alla ragazza per non farla ulteriormente impensierire, era l’impossibilità di vedere le figlie. Come ogni moglie ferita, Blake gli impediva di vederle, usando il suo tradimento come prova della sua inadeguatezza, anche se quanto accaduto fra di loro non aveva nulla a che vedere sulle sue capacità come padre. Era una ripicca bella e buona, lo colpiva dove sapeva che gli avrebbe fatto più male. Lui si era già affidato ad uno degli studi legali più rinomati della Grande Mela, esperti in diritto di famiglia, ma sarebbe stato un percorso difficile e doloroso.

Victoria capiva la gravità della sua situazione, ma era un momento delicato anche per lei, ed avrebbe voluto averlo vicino. Aspettava un figlio da lui, era eccitata e spaventata, voleva condividere ogni istante con lui, come sarebbe stato naturale per ogni coppia in attesa di un bambino, ma la loro situazione era diversa, lui stava gestendo un divorzio, ed aveva due figlie sull’altra costa. Da quando gli aveva detto di essere incinta, non erano più riusciti a rivedersi e la cosa iniziava a pesarle, soprattutto ora che si avvicinava il giorno dell’ecografia di controllo. Le mancava, ma cercava di non darglielo troppo a vedere, perché non voleva risultare pressante né dargli altri pensieri. Dal canto suo, Ryan non mancava mai di farsi sentire, più volte al giorno, e si preoccupava per lei, cercava di fare del suo meglio, ma non era fisicamente lì.

“Non hai l’ecografia di controllo a breve?” le domandò una sera, mentre erano al telefono.

“Si, è dopodomani” confermò lei, piacevolmente sorpresa nel realizzare che se lo ricordava, nonostante la lontananza e i casini.

“Mi dispiace non poterci essere” rispose sospirando “Vorrei esserci, davvero, ma non posso ancora muovermi da qui” aggiunse.

“Lo so, non devi giustificarti” lo rassicurò.

“Davvero?” la incalzò lui “Io dico di si, invece” continuò “Aspettiamo un bambino, dovrei essere lì con te, vorrei essere lì e accompagnarti all’ecografia e scegliere insieme le prime tutine, pensare a come sistemare la sua stanzetta. Ma non ci sono, e non so ancora quando potrò volare da te. Questo bambino deve ancora nascere e mi sto già perdendo dei momenti importanti. E, come se non bastasse, mi sto perdendo anche le mie figlie” aggiunse, in un momento di forte scoramento.

“Scusami, Vic” riprese a dire subito dopo “Non dovrei sfogarmi proprio con te. Tu stai affrontando tutto da sola lì, e non mi chiedi niente, anche se ne avresti tutto il diritto e io sto qui a lamentarmi” aggiunse.

“Ryan, puoi lamentarti e puoi sfogarti con me ogni volta che vuoi” lo rassicurò. Era innamorata di lui, erano in quel pasticcio insieme e non l’avrebbe mai lasciato solo. Nonostante la situazione a dir poco complicata, non si era mai pentita un istante di essersi innamorata proprio di lui.

“Siamo in questo casino insieme, e ne usciremo insieme. Ne usciremo, te lo prometto. Adesso so che ti sembra impossibile, è tutto un gran casino, niente va per il verso giusto, ma passerà. E poi, adesso come adesso non ti stai perdendo molto. La mattina mi sveglio con le nausee, sono impresentabile almeno fino alle 2 del pomeriggio, poi inizio a mangiare carciofini sottaceto. Non ti perdi niente, fidati!” rise, per cercare di sdrammatizzare il momento “E il bambino ancora non è più di una piccola macchietta. Non sapremo se è maschio o femmina prima del quinto mese, perciò non c’è fretta di sistemare la cameretta né di scegliere peluches o il nome. Quando arriverà quel momento, sono sicura che il peggio sarà passato e che sarai qui con me” lo rassicurò. Rassicurava lui, e al contempo cercava di convincere anche se stessa che sarebbe andata bene, nonostante tutto.

Lui restò in silenzio, tanto che lei iniziò a pensare che fosse caduta la linea.

“Ryan? Sei ancora lì? Non sento niente. Dannati cellulari” farfugliò incerta.

“Si, si sono qui” la rassicurò “Stavo pensando. Mi stavo chiedendo dove voi donne troviate la forza in certe circostanze” ammise “Io sono quello più vecchio, dovrei essere io a rassicurarti che andrà meglio, e invece lo fai tu” aggiunse.

“Cosa vuoi che dica? Sei fortunato” rispose, sorridendo “Stiamo insieme, ti amo, non sto con te perché ho bisogno di te o perchè mi serve qualcuno che sia forte per me, sto con te perché lo voglio. Oggi va così, oggi hai bisogno tu di essere rincuorato, domani magari toccherà a me e tu mi tirerai su di morale e mi farai vedere le cose in una prospettiva diversa. A me importa solo che tu stia bene, e che non sia pentito di avermi incontrata” ammise quasi in un soffio.

“Mai” rispose lui, senza esitare “Magari non mi fa onore dirlo, perché quando ci siamo incontrati ero sposato, ma preferisco averti incontrata nel momento sbagliato piuttosto che non averi incontrata affatto. Non sono pentito, non ho rimpianti. Non ho programmato di innamorarmi di te, ma è successo e non mi sentivo così bene da anni” aggiunse.

Bastarono quelle parole per rassicurare la ragazza e spazzare via i dubbi malandrini che, a volte, complice la distanza, la attanagliavano. In fondo, la sua paura era proprio quella, che lui si fosse pentito di tutto, ora che il danno era fatto e che tutti sapevano.

“Allora Wade Wilson sa anche essere romantico, quando serve” osservò, per stemperare il momento.

“Si, ma non ti ci abituare troppo” rise lui “Adesso scusa, ma devo andare. E’ arrivata la mia agente. E credo proprio che anche stasera faremo le ore piccole discutendo dei dettagli del divorzio. Ci sentiamo domani, ok? Cerca di dormire” aggiunse, quindi le augurò la buonanotte e la salutò.

Ryan non sarebbe stato presente all’ecografia, ma Victoria non era comunque sola. L’avrebbe accompagnata sua zia Charlotte, che era forse anche più eccitata della nipote. Arrivarono puntuali allo studio della ginecologa, e per fortuna non furono importunate da paparazzi. Probabilmente non avevano ancora scoperto dove la ragazza si fosse sistemata, ma il rischio che arrivassero anche all’indirizzo della zia c’era, e Victoria lo aveva messo in conto.

Dopo una breve attesa, furono fatte accomodare nella stanzetta visite. Victoria si spogliò ed infilò il camice, e sistemò sul lettino. Per prima cosa, la ginecologa la visitò, e poi richiamò dentro anche Charlotte per passare alla parte più piacevole, ovvero l’ecografia. La ragazza era eccitata, ma anche nervosa. Sarebbe stato bello se anche Ryan fosse stato lì, ma sperava che presto avrebbe potuto accompagnarla e che avrebbero potuto condividere anche questi momenti di pura magia e felicità.

“Eccolo…o eccola! Ancora è presto per capire se è un lui o una lei” disse la dottoressa, dopo qualche istante, indicandole il bambino sullo schermo.

“Sta crescendo secondo i parametri. La lunghezza è giusta. Ed ha un bel battito forte. Sentite” aggiunse, aumentando il volume, così sia la futura mamma che la zia riuscirono a sentire distintamente il battito del cuoricino. Si scambiarono uno sguardo complice, entrambe già con gli occhi lucidi. Charlotte sembrava anche quasi più emozionata della nipote.

“Continua a prendere vitamine ed integratori, e ci rivediamo il prossimo mese, va bene?”  riprese a dire la ginecologa “Ti stampo le immagini e ho salvato tutto anche sulla chiavetta che mi hai portato, così anche il futuro papà potrà vedere il bambino” la rassicurò.

Tempo di ripulirsi dal gel rimasto sul pancino e di rivestirsi, che le due donne lasciarono lo studio medico per tornare a casa.

“Ryan andrà in brodo di giuggiole. Anche se ha già due bambine, sarà emozionante come se fosse il primo, non può che essere così” esclamò eccitata Charlotte, alla guida dell’auto, mentre Victoria rimirava le immagini dell’ecografia.

“So che avresti voluto che ci fosse oggi, ma vedrai che presto volerà qui da te e si sistemerà tutto” aggiunse, per rassicurarla, immaginando che quel momento fosse agrodolce per la nipote.

“Lo so. Intanto appena a casa gli giro tutto via mail. Non vedo l’ora di sapere se sarà maschio o femmina, allora forse riuscirò a realizzare di essere davvero incinta. Insomma, so che lo sono e ho sentito il battito, ma quando saprò il sesso, potrò pensare al nome, comprare il corredino” disse vispa.

“Sembro una scema, vero?” ridacchiò.

“No, affatto. Sembri solo quello che sei, una futura mamma, impaziente di vedere il suo bambino/a. E’ normale, tesoro, ed è bello così. Vedrai che saranno i nove mesi più belli della tua vita, anche se adesso sembra tutto complicato” aggiunse, con fare materno ed incoraggiante.

Victoria sorrise e si sporse per lasciare sul tappetino posteriore dell’auto la borsa. In quel momento, guardando distrattamente verso il lunotto posteriore, si accorsa di qualcosa di strano.

“Mi sa che dei paparazzi ci stanno seguendo” disse incerta e pensierosa.

“Chi? Davvero?” esclamò perplessa Charlotte, guardando il retrovisore.

“Ma come hanno fatto? Non c’era nessuno quando siamo uscite di casa e nemmeno fuori dallo studio” aggiunse seria.

“Forse li ha avvisati qualcuno del centro medico. Non lo so, ma sarebbe meglio cercare di seminarli. Se scoprono che sono da te, ci daranno il tormento” aggiunse Victoria, guardando dallo specchietto.

Charlotte spinse il piede sull’acceleratore, ed appena possibile sorpassò l’auto che la precedeva, sperando di mettere un po' di distanza fra loro e i paparazzi che le seguivano, ma questi ultimi erano in moto, quindi riuscirono velocemente e riguadagnare terreno.

“Dannazione, ce li abbiamo di nuovo alle calcagna” borbottò indispettita la donna.

A quel punto, cercò di prendere una strada alternativa, per seminarli, ma senza risultato. Puntualmente se li ritrovava dietro, finché non successe ciò che temevano. La moto accelerò, riuscì ad affiancarsi al Suv di Charlotte, quasi stringendolo per farla accostare, mentre il tizio seduto dietro scattava foto.

La donna era abituata a guidare per le strade di Los Angeles, ma certamente non in quelle condizioni, non con una moto che quasi la speronava ed alla fine, distratta e deconcentrata dai paparazzi che le inseguivano, non si accorsa di uno stop, e per evitare un’auto, finì contro una staccionata.

Quando Victoria riaprì gli occhi, si ritrovò a fissare un soffitto bianco, e sentiva nelle orecchie un fastidioso e ripetitivo ‘bip’. Cercò di muoversi, ma si sentiva stanca e, soprattutto, come bloccata. Voltò lentamente la testa e si accorse che aveva una flebo al braccio. In quel momento si rese conto di essere in una stanza di ospedale, bianca ed asettica. Strizzò gli occhi un paio di volte, prima di rimettere insieme i tasselli e di ricordarsi che era in macchina con sua zia e che dei paparazzi le seguivano. Immediatamente il suo primo pensiero fu il bambino. Stava per premere il pulsante e chiamare l’infermiera, quando la porta si aprì ed entrò Ryan. Aveva l’aria sbattuta e preoccupata, ma appena la vide vigile e cosciente, abbozzò un sorriso.

“Ehi! Sei sveglia!” esclamò lui, avvicinandosi al letto e posando un bicchierone di caffè sul comodino.

“Scusa, mi ero allontanato solo per prendere un caffè” quasi si giustificò “Come ti senti? Ti fa male da qualche parte?” le chiese, sedendosi sulla poltroncina, e prendendole una mano.

“Il bambino? Ryan, che è successo? Non l’ho perso, vero? Devi dirmi la verità” gli disse concitata.

“Vic, va tutto bene. Non l’hai perso, ma hai rischiato molto” le rispose serio, ma cercando di tranquillizzarla “Eri in macchina con tua zia, dei paparazzi vi hanno inseguite e speronate e alla fine siete finite fuori strada, ma per fortuna non ci sono state conseguenze gravi. Tu stai bene, sei solo un po' ammaccata, hai sbattuta la fronte, hai una leggera commozione e starai qui in osservazione per almeno un altro giorno, il bambino sta bene, e tua zia se l’è cavata con uno spavento ed una distorsione al polso” la rassicurò.

“Oddio!” esclamò lei, sollevata nel sentire che non c’erano state conseguenze serie, ma ancora scossa “Sei dovuto volare fin qui” aggiunse.

“Sono dove devo essere. Non sarei riuscito a rimanere a NY con te qui” rispose, quasi con ovvietà.

“Non mi avevi detto che i paparazzi ti importunavano” riprese a dire, probabilmente convinto che l’omissione un modo per evitargli altre preoccupazioni.

“Non era mai successo, davvero! Quando siamo uscite di casa non c’era nessuno e nemmeno al centro medico. Forse ci hanno trovate per caso” rispose.

“O forse qualcuno del centro li ha chiamati per arrotondare” rimarcò serio Ryan.

“Comunque, dobbiamo assicurarci che non capiti più” riprese a dire “Stavolta è andata bene, ma sarebbe potuta finire peggio” continuò, poi prese un bel respiro “Io ci ho pensato tanto mentre venivo qui in aereo e credo che la cosa migliore sia che tu venga con me a New York” disse infine.

Victoria rimase senza parole. Era ancora scossa per l’incidente, ed ora quella proposta. Lasciare Los Angeles e seguirlo sull’altra costa. Di sicuro era la cosa più logica, ma a New York non conosceva nessuno, mentre lì aveva sua zia, e poi c’era suo padre, anche se non lo sentiva da settimane ormai. Stranamente, non sapeva cosa dire.

“Detesto dovertelo chiedere, ma credo sia la cosa migliore” riprese a dire lui “Come sai, non posso muovermi spesso da là, e sarei molto più sicuro se tu fossi con me. Troveremo un’altra ginecologa là, e tua zia potrà venire a trovarti quando vorrà, ma preferirei che tu fossi lontana da qui, ci sono troppi paparazzi” aggiunse.

“Si, ma…anche tu sei assediato. Mi hai detto che non riuscivi quasi ad uscire dall’albergo” osservò lei.

“Non staremo in albergo. Mi stavo comunque già organizzando per trovare un’altra sistemazione. Penso di aver trovato qualcosa di adatto, è un appartamento in uno stabile a prova di intrus, massima sicurezza, telecamere, nessuno ci darà fastidio e saremo a pochi passi da Central Park e dal centro. Sarai più al sicuro là che qui, fidati di me” aggiunse “Ed io sarò molto più tranquillo. Ti prego, Vic. Lo so che ti chiedo molto, ma non ce la faccio a preoccuparmi anche di saperti qui, starei con l’assillo costante che possa succederti qualcosa, e mi sentirei in colpa ogni secondo perché non potrei proteggerti a miglia di distanza” aggiunse accorato.

La ragazza sospirò. Era sicuramente un bel cambiamento e, come molte cose ultimamente, nemmeno quello era programmato, ma capiva e sue ragioni ed in fondo, eccezion fatta per sua zia Charlotte e per Skyler, non aveva più altri legami con Los Angeles. Suo padre non si era fatto vivo nemmeno dopo l’incidente, a quanto ne sapeva, quindi non c’era poi motivo di incaponirsi per restare lì. Almeno a New York sarebbe stata con Ryan, ed avrebbe potuto avere un assaggio della normalità di una coppia. Fino a quel momento non avevano mai passato più di poche ore insieme. Trasferirsi a NY significava anche vivere insieme a lui, sarebbe stato un test importante in attesa della nascita del bambino.

 

  
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