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Autore: An13Uta    18/11/2017    1 recensioni
[Bendy and the Ink Machine ]
Il clack di fine registrazione cadde come una ghigliottina, e le stanze si fecero silenziose.
Sammy attese per quella che parve un'eternità, fissando il piccolo macchinario nelle sue mani.
Poi premette il tasto di riproduzione.
Ancora.
[Sammy Lawrence x Wally Franks]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Recorded Voice






 

“So I go get my dustpan from the hall closet the other day, and guess what?”

 

La voce colmava tutto.

Ogni stanza, fino alla più minuscola crepa delle pareti, ne era improvvisamente piena.

Le fiammelle sparse per lo studio tremavano, investite da quel getto d'aria immobile.

Non c'era più spazio per l'aria, doveva andarsene.

Solo l'inchiostro, denso e nero come una macchia di nulla, non permetteva a quell'accento di Brooklyn di penetrare al suo interno, o mischiarvisi.

E Sammy Lawrence, seduto a terra, il registratore stretto nelle otto dita, malediva il suo dannato corpo imperfetto.

 


“I can't find my stupid keys. It's like they disappeared into thin air or somethin'.”



Franks.

Wally Franks, bidello. Eventuale addetto alla restaurazione, specialmente dei fragilissimi tubi che trasportavano l'inchiostro della Ink Machine.

Quante volte aveva messo il segno d'avvertimento per il pavimento bagnato? Due? Cinque? Non più di dieci, poco ma sicuro.

Ragazzo per niente sveglio, spesso perso a far castelli in aria, che non aveva ancora ben afferrato di venire pagato per lavorare.

Una volta che non si incastrasse in una tuba. Una.

E le chiavi! Dov'erano? Nelle sue tasche, mai. Ovunque, fuorché sulla sua persona, sempre.


 

“All I can think of is that they must have fallen into one of the garbage cans as I was making my rounds last week.”




Era giovane, testardo. Pigro come un bradipo, ma una volta messo in moto non si fermava un istante.

Rimaneva fino a tardi, a pulire.

Si lamentava. Non che fosse strano, il borbottio scontento dei lavoratori somigliava sempre più ad una colonna sonora. Ma Franks era così malmostoso da far desiderare di non aver orecchie.

Sapeva tutto di tutti, non stava mai zitto.

Minacciava di licenziarsi ogni due giorni.


 

“I just hope nobody tells Sammy.”




Sapeva essere simpatico.

Era il tipo di persona che si finisce per amare, in un modo o nell'altro.

Una specie di angelo improbabile, una pecora smarrita.

Tutto il male del mondo sembrava scivolargli addosso.

In fondo, scavando tra tutti i suoi difetti più che evidenti, era un bravo ragazzo.




“Because if he finds out I lost my keys again...”



Lo era davvero.




“... I'm outta here.”





Il clack di fine registrazione cadde come una ghigliottina, e le stanze si fecero silenziose.

Sammy attese per quella che parve un'eternità, fissando il piccolo macchinario nelle sue mani.Poi premette il tasto di riproduzione.


Ancora.


 

Ancora.



 

Ancora.




 

Ancora.






Forse, se avesse ascoltato quelle stesse parole fino alla nausea, l'immagine di Wally nella sua mente si sarebbe finalmente schiarita.

Perché trovava inaccettabile non riuscire a vedere il sorriso storto che salutava i dipendenti appena entravano, non distinguere i contorni della faccia assonnata che aveva incontrato per anni ogni mattina.

Wally nei suoi ricordi non aveva corpo. I suoi occhi, le sue mani, i capelli tra cui le dita di Samuel erano passate tante volte, tutto di lui aveva smesso di esistere, ridotto solamente a suoni sputati da una cassetta.

Di vivide erano rimaste la sua personalità, e il suo calore.

Niente a che fare con il tepore a malapena percettibile delle candele sparse per lo Studio, no, Wally era caldo, caldo come il Sole, come l'inferno.

Le mani di Sammy si erano più volte strette fameliche attorno ai suoi fianchi, ebbre della pelle bollente, mentre il fiato umido si condensava in baci lunghi ed impazienti, lasciando nella bocca del più giovane sapore di tabacco.

E quando si svegliava su un letto sconosciuto, in una stanza che non era la sua, il ragazzo gli era sempre sdraiato sopra, nudo e ancora addormentato, benedicendolo ad ogni calmo respiro con il suo calore benefico e il battito del suo cuore.








E ora non c'era più niente.

Solo un freddo che lo mordeva ad ogni angoscioso passo e una costante, maledetta, tremenda imperfezione.

Ricordare mentre era intrappolato nel gelo della cella color pece che lo ricopriva era una tortura indicibile.


Clack.



C l a c k .




C  l  a  c  k  .




Ogni schiocco era una lama che tagliava una testa chiara e senza volto.

Il corpo attaccato ad essa si dissolveva prima ancora che il sangue cominciasse a uscire.

E Sammy spremeva dolorosamente il suo cervello annaspante nell'inchiostro e cercava di mettere a fuoco qualcosa in mezzo a quella sfocatura unica.

Forse, dopo l'ennesimo ascolto, tutto si sarebbe chiarito.

Ancora una volta.

Un'altra.

Un'altra.

Un'altra.

Un'altra.

Un'altra.

Un'altra.



-Samuel?-

Una mano gli si appoggiò sulla spalla.

L'uomo sobbalzò e voltò la testa rapidissimo, speranzoso.

Gli occhi della sua maschera incontrarono solo il muro.
 


Non c'era nessuno.



Nessuno che gli chiedeva perché fosse seduto lì a terra, premendo con smania psicopatica il tasto di riproduzione di un registratore senza cassetta.

Nessuno a cui scuotere la testa e minimizzare, alzandosi, di essere solo stanco.

Nessuno a fissarlo un po' preoccupato, per poi alzare le spalle e parlare d'altro.


Nessuno.





 

Il ruggito che gli uscì di bocca di umano aveva ben poco.

A fatica, il direttore del reparto musicale si alzò.

Afferrò la sua ascia, lasciando il registratore davanti al suo ufficio, e si trascinò via, lentamente, il respiro simile al rantolo furibondo di un animale ferito.

Wally non era lì.

Non poteva essere lì.

Se n'era andato.

L'aveva fatto.

Era fuori di qui.



 

Se invece si stesse sbagliando?

Se fosse stato intrappolato in una prigione come la sua?

Se stesse soffrendo il morso gelido dell'inchiostro su quella che una volta era pelle?

Se la sua piccola, stupida, preziosa pecorella smarrita stesse morendo agonizzante in quel buco d'inferno?





Allora, pensò Sammy, stringendo ciò che poteva ancora considerare denti con rabbia, l'avrebbe trovato.

In nome del Signore, l'avrebbe trovato e l'avrebbe salvato.

Non avrebbe permesso a niente e nessuno di toccarlo.

Bastava un sacrificio, e sarebbero stati liberi.

 

Doveva solo crederci.









 

   
 
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