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Autore: Arsax    18/11/2017    1 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 11


Il giorno dopo fui sommerso dagli impegni. Gli impegni miei e di Serena si erano fusi insieme, dato che agli occhi di tutti eravamo ufficialmente fidanzati, anche se la facevo partecipare ben poco all'organizzazione del funerale. Era una cosa che dovevo affrontare da solo e non volevo nessuno che mi ronzasse intorno, nemmeno la mia principessa.
Da quando era morto mio padre, mi sentivo strano e cupo. Mi sentivo sbagliato. Ero libero e sollevato di sapere mio padre morto, ma era sbagliato. Non era un'emozione che si doveva provare alla morte del proprio padre.
Senza l'assistente di mio padre, Adrian, e a Wilhelm, Serena non sarebbe riuscita a raccapezzarsi tra i numerosi impegni che quel tragico (e liberatorio) evento aveva portato con sé.
Le prove contro Alin Vidrean erano schiaccianti e, com'era tradizione, sarebbe stato distrutto immantinente dai vampiri con la carica più alta, quindi me o Serena. Dato che Serena era inesperta e, soprattutto, molto sensibile a queste cose, mi ero offerto io di distruggere Alin. Quando le avevo riferito le mie intenzioni, Serena mi aveva guardato con uno sguardo colmo di gratitudine.
Il giorno del processo arrivò velocissimo e stavo aspettando che le porte della sala del castello Vidrean si aprissero e notai che Serena era piuttosto spaventata. Volevo dirle qualcosa per confortarla, ma a breve avrebbero aperto le porte e doveva mostrarsi coraggiosa davanti a tutti i presenti. Ne valeva della sua autorità e del rispetto che si era faticosamente guadagnata.
Le porte si aprirono e facemmo ingresso nella sala delle udienze. Come sempre, era gremita di vampiri che fremevano di impazienza. Non vedevano l'ora di vedere il sangue di Alin Vidrean macchiare il pavimento della sala delle udienze e per la prima volta in vita mia provai disgusto. Come diavolo potevano essere eccitati per una distruzione? Mesi prima mi sarebbe parso normale, ma dopo aver passato più di un mese lontano da quel mondo sanguinario, tutto quel fermento mi pareva insensato e stupido.
Ci sedemmo al lungo tavolo rialzato della sala, Serena alla mia destra. Mi alzai in piedi.
-Fate entrare l'accusato.

Alin Vidrean entrò nella sala delle udienze incatenato e accompagnato dalle guardie. Quell'essere viscido aveva ucciso mio padre, ma non riuscivo a non provare un minimo di gratitudine nei suoi confronti. Mi aveva reso strano, sbagliato e per questo gli riservai uno sguardo truce.
-Alin Vidrean, sei accusato della distruzione di Ionut Lovinescu, sovrano del clan Lovinescu. Ascolteremo la testimone oculare e solo dopo potrai parlare.- affermai.
Ascoltammo la testimonianza della domestica che aveva colto Alin in flagrante e io presi appunti per non dimenticare nessun dettaglio. I membri della giuria, in particolare quelli della mia famiglia, le porsero numerosissime domande e quasi tutte furono inutili o superflue. C'era chi aveva chiesto quanto sangue ci fosse nella stanza, che traiettoria avessero seguito le gocce di sangue e così via.
Terminata la testimonianza della domestica, fu il turno di Alin Vidrean parlare e ripeté parola per parola ciò che aveva confessato a me e Serena un paio di giorni prima. Quando accusò mio padre del piano che aveva in mente, tutti i presenti rimasero scioccati.
-Hai le prove di ciò che stai affermando?- chiesi pacatamente.
-Ve l'ho detto l'altra sera che non ho prove concrete, ma so cos'ho sentito. Ionut Lovinescu progettava di uccidere la principessa Serena ed era mio dovere di suddito devoto proteggerla.
-Se avevi il timore che Ionut Lovinescu stesse progettando di distruggermi, dovevi venire a riferirmelo immediatamente. Hai agito di testa tua e ciò che hai fatto è gravissimo.- disse Serena in italiano e Wilhelm si affrettò a tradurre in rumeno per i presenti.
-Vi avrebbe uccisa! Io... a meno che...- Alin guardò la giuria che aveva davanti a sé con occhi nuovi, ma in particolare posò il suo sguardo su di me. -A meno che il principe Stefan non fosse partecipe del piano. Lui sta complottando contro di voi, è come suo padre! Ciò che gli importa è il potere, non fatevi ingannare da lui!
Alin credeva veramente in ciò che stava dicendo, anche se aveva decisamente preso un abbaglio. Io non avevo intenzione di uccidere la donna che amavo e non sapevo nulla dei piani di mio padre, a eccezione di ciò che mi aveva riferito Dimitri.
Tutti i presenti iniziarono ad agitarsi a quelle accuse e un vociare alto invase la sala. C'era chi si insultava, chi ringhiava e chi urlava improperi contro Alin.
-Non fidatevi dei Lovinescu, è gente spietata e senza scrupoli! Vi prego principessa, fate attenzione!- urlò Alin spaventato come non mai.
-Silenzio!- tuonai alzandomi in piedi e tutti i presenti ammutolirono. -Non stiamo parlando di me o della mia famiglia. Ci siamo riuniti qui per punire la distruzione di Ionut Lovinescu, mio padre. Se questi erano i tuoi sospetti, dovevi andare a parlarne immediatamente con la principessa Serena, come ti ha detto lei stessa. Tutti noi siamo soggetti alla legge e questo reato non può restare impunito. Membri della giuria, siete a favore della distruzione immediata di Alin Vidrean? Alzate la mano destra se siete a favore.
Era ora di chiudere quella faccenda. Mi ero stufato e alzai all'istante la mano destra, rivolgendogli uno sguardo di fuoco. Pian piano tutti i membri della giuria alzarono la mano, a eccezione di Serena.
“Che diavolo ha intenzione di fare?” pensai preoccupato.
-Per quanto le tue intenzioni potessero essere nobili, hai sbagliato. È stato un enorme sbaglio e non può restare impunito.- disse decisa e alla fine alzò la mano anche lei.
Tirai internamente un sospiro di sollievo. Per un attimo avevo pensato che volesse concedergli la clemenza e non sarebbe stata una bella mossa. I Lovinescu e i Vidrean si odiavano abbastanza e non dovevano essere creati altri pretesti per aumentare l'astio che c'era fra noi.
Tutta la giuria era d'accordo. Alin Vidrean sarebbe stato distrutto immantinente. Mi alzai e chiamai i tre servi che avrebbero portato il paletto per le esecuzioni ufficiali, una ciotola d'acqua tiepida e un asciugamano rosso. Iniziai ad avvicinarmi, ma Lucian alzò una mano attirando l'attenzione di tutti.
-Che succede, Lucian?- domandai sospettoso.
-Forse dovrebbe distruggerlo la principessa Serena, dato che è un suo parente. Non vorrei mai che si creassero faide o fraintendimenti, viste le accuse che Alin Vidrean ha riportato verso Ionut e verso di noi.
Sbarrai gli occhi e riservai la mia attenzione a Serena. Era pietrificata. In apparenza sembrava avere una calma glaciale, ma la conoscevo abbastanza bene da sapere che era terrorizzata. Lucian l'aveva fatto apposta. Pensava che si sarebbe tirata indietro e sapeva bene che, se non voleva creare discussioni e perdere rispetto, doveva farlo.
Ricambiò il mio sguardo e la vidi alzarsi lentamente, dirigersi verso i servi e guardò il paletto per qualche secondo prima di prenderlo in mano. Serena posò il suo sguardo su Alin Vidrean, che la osservava orgoglioso.
-Sono onorato di morire per mano vostra, principessa.- sussurrò Alin in italiano. -Sono convinto che sarete una regina degna di vostro padre e vostra madre, vi prego soltanto di non abbassare mai la guardia.
-Mi dispiace.- la sentii sussurrare.
Afferrò il paletto e con un colpo secco lo piantò nel cuore di Alin. Questo spalancò gli occhi per il dolore e poi sorrise alla sua principessa. Cadde a terra con un tonfo, iniziando a macchiare il pavimento della sala di sangue.
Serena restituì il paletto al servitore, si lavò le mani con cura e il servo la aiutò ad asciugarsele. Nella sala non si udiva un solo fiato, tutti erano troppo sorpresi di averla vista compiere quel gesto. Tutti si aspettavano, anzi speravano che si sarebbe opposta, ma li aveva sorpresi tutti, compreso me.
Nello sguardo che Serena riservò allo zio, vidi una voglia matta di scappare il più lontano possibile da lì. Mi affrettai ad annunciare la conclusione del processo. Tutti si alzarono in piedi per uscire da lì e provai ad avvicinarmi a Serena, ma questa uscì dalla sala delle udienze a passo di carica.
Io e suo zio ci guardammo e mi affrettai a raggiungerla in camera sua. La trovai in bagno, intenta a lavarsi le mani con una foga tale da farsele arrossare. Guardava le mani con occhi vacui e privi di espressione. Era sconvolta.
-Serena...- la chiamai, ma lei non mi dette retta, continuando a lavarsi le mani come un ossesso.
-Serena, basta. Non hai più niente sulle mani, fermati.- dissi prendendole le mani e bloccandola.
Mi guardò confusa e solo dopo un po' sembrò ritornare in sé.
-Serena stai...
Prima che potessi finire la frase, Serena crollò sulle ginocchia continuando a guardarsi le mani, mentre le lacrime le rigavano il viso. Le scappò un basso singhiozzo e la strinsi a me nel tentativo di consolarla, ma il mio conforto ebbe l'effetto contrario. Si strinse a me come se fossi un'ancora di salvezza, piangendo e singhiozzando.
Vederla in quello stato mi fece malissimo. Mi ero imposto di proteggerla da tutto e da tutti, ma non ce l'avevo fatta. Lucian me l'avrebbe pagata cara per averla fatta soffrire.
-Mi dispiace davvero tanto. Dovevo essere io a distruggerlo, ma Lucian ha... voluto metterti alla prova.- sussurrai accarezzandole dolcemente la schiena.
Posai la testa sulla sua, cercando di farle da scudo con le mie braccia e lei mi strinse più forte. All'inizio sembrò calmarsi, ma la sentii tremare violentemente tra le mie braccia. Possibile che stesse avendo una crisi epilettica? Sembrava non avere più possesso del proprio corpo e mi preoccupai.
-Serena che ti succede? Serena guardami!
Non mi rispose. Riuscii a portarla in camera sua e a farla sdraiare sul letto. Corsi alla porta e vidi Wilhelm in fondo al corridoio, che parlava con un suo lontano parente.
-Wilhelm! Corri, presto!
Wilhelm corse in camera a perdifiato e osservò Serena per un paio di secondi, per poi riservarmi uno sguardo sospettoso.
-Che cosa sta succedendo?
-Non lo so. Stava piangendo e... ha iniziato a fare così.- spiegai in preda all'ansia.
I tremori cessarono e Serena si mise lentamente seduta. Restai di sasso. Aveva gli occhi completamente bianchi, come se fossero girati all'indietro e la cosa mi spaventò ulteriormente.
Serena guardò verso lo specchio e poi rivolse la sua attenzione a me e a suo zio, riservandoci un sorriso pieno di cattiveria pura che mi spaventò. Nulla riusciva a spaventarmi, nemmeno la furia di mio padre, ma quel ghigno ci riuscì.
-Tradimento!- disse con voce gracchiante e colma di cattiveria.
Non era la sua voce soave che aveva cantato “I dreamed a dream” e che diventava acuta quando era agitata. Quella era una voce proveniente direttamente dall'inferno.
-L'amore ci porterà alla distruzione. Tradimento!- disse.
Provai ad avvicinarmi, ma Wilhelm mi trattenne per un braccio. Quel movimento improvviso la fece scattare e Serena saltò con una forza e una velocità mai vista prima verso la parete opposta. Continuava a sorridere minacciosa e, non seppi come, sapevo che stava guardando me. Si leccò lentamente le labbra, come se fosse assetata.
-Spero che tu riesca a interpretare questo messaggio, Stefan Lovinescu. Da questo dipenderà la tua vita e il tuo futuro.
Scoppiò a ridere con cattiveria. Era una risata malata e malefica, molto inquietante. Alla fine cadde a terra esanime e io e Wilhelm ci affrettammo ad avvicinarci.
-Serena. Serena, rispondi!- la chiamai iniziando a scuoterla.
-Ci vorrà del tempo.- disse Wilhelm con una calma che mi fece innervosire. -Al momento non possiamo fare niente. Vai a chiamare i genitori di Serena e portali qui. Ci conviene metterci comodi, perché potrebbe non riprendersi per parecchie ore.
Non ci vidi più dalla rabbia e lo presi per le spalle ringhiandogli contro. La sua calma mi stava dando alla testa.
-Che cosa diavolo è successo a Serena?- ringhiai stringendo la presa.
Wilhelm fece una smorfia di dolore, ma non cercò di liberarsi.
-Lo spiegherò quando Serena si sarà svegliata. Non è niente di grave, credimi.
-Niente di grave? E quello lo chiami “niente di grave”?!
-Stefan.- disse con autorità e calma. -Ho già visto queste cose e fidati del mio giudizio. Credi che metterei la vita di mia nipote in pericolo?
No. Wilhelm non avrebbe mai permesso che capitasse qualcosa a Serena. Le era troppo affezionato per metterla in pericolo.
Allentai la presa fino a liberarlo e andai a chiamare i genitori di Serena come mi aveva detto. Anche loro chiesero informazioni a Wilhelm, ma rispose loro esattamente come aveva risposto a me.

Aspettammo tutta la mattinata e tutto il pomeriggio, ma Serena non accennava a riprendersi. Avevo toccato pochissimo cibo e avevo continuato a passeggiare per la stanza senza darmi pace per tutto il tempo.
Avevamo adagiato Serena sul letto e in quel momento mi ricordò “La bella addormentata nel bosco”. Il suo respiro lento e regolare era l'unico segno vitale che aveva dato per tutto quel tempo. Non aveva mai cambiato posizione o mosso gli occhi sotto le palpebre. Era come se fosse ibernata.
La sentimmo mugugnare e tutti e quattro ci affrettammo a raggiungerla.
-Finalmente. Stavo iniziando a pensare che non si sarebbe più risvegliata.- borbottai tirando un sospiro di sollievo.
Serena aprì gli occhi e ci mise un po' a mettere a fuoco i nostri volti.
-Come ti senti? Stai bene?- chiese Paola preoccupata.
-Cos'è successo?- domandò con la bocca impastata.
-Sei caduta a terra e...- iniziai a spiegare, ma Serena mi bloccò con un gesto della mano e dal suo sguardo intuii che si era ricordata ogni dettaglio.
-I vampiri possono essere posseduti?- ci chiese spaventata e suo zio sospirò.
-Non pensavo che potesse succedere anche a te.- affermò Wilhelm.
“Finalmente è arrivata l'ora delle spiegazioni. Se non sono convincenti, io...”
-Succedermi cosa? Non mi avrai nascosto altro sul mio conto, vero?- chiese Serena guardinga.
-No, assolutamente. Solo che non pensavo che tu potessi ereditare una... dote così straordinaria da tua madre.- spiegò Wilhelm, alzando le mani con fare difensivo e tutti lo guardammo confusi.
-Scusa se mi intrometto, ma di che dote stai parlando?- domandai.
-Immagino che tuo padre e i tuoi zii ti abbiano fatto studiare tutti i sovrani vampiri vissuti, compresi i tuoi genitori e i genitori di Serena.- rispose Wilhelm.
Mio padre aveva stabilito che Lucian mi avrebbe parlato di tutti i sovrani vissuti. Solo in quel momento capii perché mio padre l'avesse imposto: lui li aveva conosciuti quindi era decisamente più informato dei libri di storia. Sapevo vita, morte e miracoli di tutti i sovrani vissuti, in particolare dei Lovinescu e dei Vidrean.
-Sì, ma non capisco cosa c'entri questo con ciò che è accaduto a Serena qualche ora fa.- risposi stizzito.
Tutti quei giri di parole mi davano sui nervi.
-Astrid Von Ziegler ti dice qualcosa?- insistette lui.
-Ma cosa... oh.
In quel momento compresi cosa stesse cercando di dirci. Serena aveva ereditato un enorme potere da sua madre, un potere così raro che mi era sembrato quasi scontato che non ce l'avesse.
-La “Regina Veggente”.- aggiunsi.
-La regina cosa?- chiese Serena, guardando sia me che Wilhelm.
-Non ci credo.- sussurrò Andrea sbigottito. -Pensavo che..
Wilhelm annuì lentamente e osservò la nipote con occhi del tutto nuovi.
-Ho passato molto tempo con mia sorella, dopo che è diventata regina, e la prima crisi che ha avuto è stata identica alla tua, Serena. Disse che si sarebbe sposata con un sovrano rumeno, ovviamente non l'ha detto con la... cattiveria che hai avuto tu, perché era un avvenimento molto lieto. Quando nascesti tu, tua madre disse che lei e Marius stavano per essere distrutti da un vampiro e che dovevano metterti al sicuro il prima possibile, così ti affidarono a Paola e Andrea. Le predizioni non sono sempre esatte, un avvenimento può accadere il giorno stesso o dopo anni e solitamente sono confuse e senza un apparente senso logico. Solo chi ha tale potere può capire veramente il significato delle predizioni, mentre agli altri appaiono frasi prive di senso.- spiegò Wilhelm.
-E succederà sempre così? Mi si gireranno gli occhi, sembrerò posseduta e sverrò?- domandò la mia principessa preoccupata.
Se fosse stato così, quel potere l'avrebbe resa molto vulnerabile. Sperai vivamente che non fosse come diceva Serena.
-No, inizierai a controllarle col tempo. Capiteranno in ogni momento, ma almeno sarai cosciente e avrai il pieno controllo del tuo corpo. Ci vuole solo tempo.- rispose Wilhelm e Serena tirò un sospiro di sollievo.
-Prima di oggi- continuò Wilhelm. -non pensavo che questo potere potesse essere tramandato. È una cosa rara, molto, e fino a oggi solo una decina di casi sono segnati nella storia dei vampiri e ora tu sei l'undicesimo.
Ripensai alle parole della predizione e cercai di trovare un significato. Possibile che con la morte di mio padre la sua vita fosse ancora in pericolo? E l'amore cosa diavolo c'entrava? Era forse il mio amore a essere distruttivo?
-E i sogni? Posso avere dei sogni premonitori?- chiese a suo zio, ma nel suo sguardo vidi che stava nascondendo qualcosa.
-E' possibile, ma non si può sapere con certezza quali sogni siano premonitori e quali no e sono molto meno chiari delle visioni.- rispose Wilhelm.
-Serena, sai cosa possa significare ciò che hai detto?- le domandai e lei alzò le spalle.
-Non ne ho la minima idea, ma perché mi è venuto proprio in questo preciso momento?
-Può essere dato da un'emozione forte?- chiesi allo zio, ripensando al processo.
-Certo, succede sempre così, però prima deve capitare qualcosa che indebolisca la mente, come a esempio lo stress. Non ne sono sicuro, ma anche ad Astrid era successo esattamente come è capitato a Serena.- spiegò lui.
La fissammo contemporaneamente. Non riuscivo ancora a credere che avesse ereditato quel potere da Astrid. Ciò le avrebbe portato un gran vantaggio, ma sapevo che ci voleva tempo prima che imparasse a controllarlo.
-Ho bisogno di stare da sola e di rilassarmi e... smettetela di fissarmi, siete inquietanti.- disse Serena sciogliendosi i capelli.
-Qualcuno dovrà restare con te per questa notte, per evitare che tu sia sola nel caso tu abbia un'altra predizione. Dopo la prima bisogna stare attenti per un paio di giorni.- spiegò Wilhelm.
-Resterò io.- mi offrii prontamente. -Sempre che tu sia d'accordo.- aggiunsi guardando la mia principessa.
Volevo risollevarle il morale. Sapevo che stava ancora pensando al processo e avrei fatto di tutto per farle tornare il sorriso che tanto mi mozzava il fiato.
-D'accordo.- rispose lei.
-Per qualsiasi cosa vieni a chiamarci, okay?- disse Paola.
-Mi raccomando.- affermò lo zio.
-Tranquillo, la terrò d'occhio io.- risposi, mettendole una mano sulla spalla con fare protettivo.
Ci lasciarono soli, ma nessuno dei due sapeva cosa dire, così mi venne un'idea.
-Chiamo la cucina per farci preparare qualcosa da mangiare.- annunciai, prendendo il telefono che si trovava lì accanto.
-Veramente non ho tanta fame.
-Devi mangiare qualcosa, non puoi stare a digiuno. Vai a farti un bagno caldo e ti chiamerò quando arriverà la cena.- affermai con decisione.
Senza ulteriori proteste, si diresse in bagno e ci restò a lungo. Quel suo comportamento così docile mi preoccupò ulteriormente. Di solito avrebbe protestato, affermando che decideva lei che cosa fare, ma non in quel momento. L'esecuzione di Alin Vidrean doveva averla sconvolta più di quanto non avessi creduto e ciò fece crescere la rabbia nei confronti di Lucian.
Per evitare di girarmi i pollici per tutto il tempo, recuperai uno dei libri che c'erano sul comodino di Serena. Non perdeva mai occasione di leggere e quella cosa mi fece sorridere. Ero arrivato a pagina cinquantasei de “L'isola del tesoro” quando Serena si buttò sul letto a pancia in giù.
Posai il libro e mi avvicinai cautamente.
-Mi dispiace veramente tanto per oggi. Lucian me la pagherà cara.- affermai con voce dura.
-Non fa niente. Lascia perdere.- bofonchiò con la faccia ancora immersa nel cuscino.
-No, non lascio perdere.
-E perché?- domandò poggiandosi sui gomiti per guardarmi. -Ormai è fatta, quindi ti prego di lasciar correre. Ho dimostrato a tutti di potercela fare. Ho sbagliato a sfogarmi con te e ti prometto che non succederà più.
“Ma che diavolo sta dicendo?”.
La mia principessa non voleva essere protetta o difesa. Non era come le classiche principesse delle quali si leggeva nelle fiabe, che aspettavano un principe che venisse a salvarle. Lei voleva salvarsi da sola e non voleva chiedere aiuto a nessuno, anche se ne aveva bisogno.
Mi intenerii vedendo quanto continuasse ostinatamente a impedirmi di difenderla, ma quella volta non ce l'avrebbe fatta.
-Ma che cosa stai dicendo? Tu non hai visto la tua faccia. Eri sconvolta e continuavi a lavarti le mani come una forsennata.- protestai.
-Perché questo improvviso senso di protezione nei miei confronti?- domandò esasperata.
-Perché sei la mia fidanzata. Presto diventerai mia moglie ed è mio dovere proteggerti.- risposi con decisione.
Non era solo un mio dovere proteggerla, ma anche un mio desiderio.
-Non devi, so difendermi da sola.- ribatté sdraiandosi supina e fissando il soffitto.
-Sempre così testarda e indipendente, eh? Anche tu mi hai difeso.- dissi sorridendo.
-E da cosa?
-Da me stesso. Mi hai impedito di uccidere Alin e di condannarmi alla distruzione con le mie stesse mani. Se non ci fossi stata tu, oggi ci sarebbero state due distruzioni.
Era la verità. Se non fosse stato per lei, anche io sarei stato distrutto e il mio regno sarebbe caduto in disgrazia, con continue lotte per il potere e ulteriori uccisioni.
Un servitore bussò alla porta e portò due vassoi colmi di cibo, oltre che a una bottiglia di sangue.
-Ora niente storie e mangia.- ordinai ridacchiando.
-Va bene, papà.
-Mi considero di più un fratello maggiore.
-Che schifo, siamo incestuosi.- rispose fingendosi schifata e scoppiai a ridere di gusto.
La mia risata riuscì a contagiare anche lei e mi sentii meglio. Volevo vederla felice e avrei fatto di tutto per raggiungere il mio scopo. Volevo vedere il suo sorriso e sentire la sua risata ogni giorno della mia vita, perché ormai non riuscivo più a farne a meno.

Stavo dormendo placidamente sul divano della camera da letto di Serena, quando fui svegliato da un suo urlo disumano. Scattai immediatamente in piedi e corsi verso di lei preoccupato.
-Cos'è successo? Stai bene?- chiesi, ma lei ignorò del tutto la mia domanda.
Mi controllò come un ossesso, come se stesse cercando qualcosa e quando constatò che la sua ricerca non era andata a buon fine, posò le mani sulle mie guance e mi guardò con gli occhi lucidi.
-Stai bene.- sussurrò.
-Certo che sto bene, sei tu quella che...
Non terminai la frase perché Serena mi strinse a sé con fare protettivo. Era sollevata di vedermi stare bene, ma non ne conoscevo il motivo. Ricambiai l'abbraccio nel tentativo di tranquillizzarla.
-Mi spieghi cos'è successo?- le sussurrai all'orecchio.
-Ho sognato che ti uccidevo e che... ne ero contenta.- raccontò brevemente, arrossendo dalla vergogna.
Le vicissitudini di quella giornata erano ancora vivide nella sua mente e probabilmente aveva sognato che era stata obbligata a distruggermi. Cercai di risollevarle il morale.
-Da come ti sei svegliata, non mi sembrava che ti piacesse così tanto uccidermi.- constatai ridacchiando e facendola sorridere. -Stai meglio?
-Puoi dormire con me? Tanto il letto è grande abbastanza per quattro persone.
-In teoria dovremmo aspettare fino alla nostra notte di nozze.- risposi malizioso, ma la mia battuta mi fece guadagnare un piccolo schiaffo sul braccio.
Ridacchiai divertito e mi misi sotto le coperte accanto a lei, guardando intensamente i suoi occhi. Quel sogno l'aveva colpita nel profondo, ma ero riuscito a portare un po' di serenità nell'animo della mia principessa.
-Tirami un calcio e mi sveglio, d'accordo? Per qualunque cosa, svegliami.
Lei annuì e si coprì fin sotto il mento con le coperte. Era strano per me dormire con una ragazza, o meglio semplicemente dormire, ma a me bastava. In quel momento mi bastava essere vicino a Serena per stare bene e non avrei mai creduto che potesse succedere. Ogni volta che stavo con lei, mi sentivo leggero e potente.
Quello era l'amore e non pensavo che potesse essere così meraviglioso.
  
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