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Autore: Mel_deluxe    18/11/2017    0 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 7
Il re cadrà dal suo trono
 


"So long honey babe
Where I'm bound, I can't tell
Goodbye is too good a word, babe

So I just say fare thee well"
"Don't Think Twice, It's All Right", Bob Dylan 1963


 
 
«Allora ci vediamo domani, Mr. Numero Due!»
Simon aveva appena finito di fare la doccia, dopo circa due ore di allenamenti. Riuscire a salutare tutti i compagni di squadra faceva parte del suo rito conclusivo, ma raramente riusciva a ricordarsi i nomi di tutti loro, specialmente di quelli nuovi.
«Certo, ci vediamo!»
Doveva essere carino, però. La gentilezza era l’arma principale con cui avrebbe sconfitto Linda.
Si asciugò velocemente i capelli con un asciugamano pulito e poi andò verso il suo armadietto. Non fece nemmeno in tempo ad afferrare i vestiti, che si ritrovò il viso di Darren C. Carmichael esattamente di fianco a lui.
«Alloooora?» chiese con fare curioso.
Darren C. Carmichael indossava esclusivamente un asciugamano alla vita fin troppo corto perfino per lui. Si era appoggiato agli armadietti con fare svogliato, flettendo il suo corpo abbronzato e mostrando fiero i suoi addominali scolpiti. Simon era così invidioso di lui che non riuscì a fare a meno di osservare incantato la V formata dal suo addome e le piccole gocce d’acqua che, dai capelli neri ancora bagnati, percorrevano il suo petto. 
«Com’è andata quindi?» domandò Darren C. Carmichael, risvegliando Simon dal suo memento di lapsus.
«Ehm, bene... almeno credo.»
Non era passato nemmeno un giorno dal suo primo appuntamento con la Ragazza Nuova che già tutta la scuola ne era a conoscenza. L’appuntamento di per sé era stato un successo, erano andati a vedere al cinema uno di quei tanti film sui gangster che andavano di moda negli ultimi anni, e poi lui l’aveva riaccompagnata a casa. La Ragazza Nuova era stata entusiasta, diceva, ma il fatto che a scuola non l’avesse ancora vista lo preoccupava. Lo stava forse evitando?
«Beh?» continuò l’amico. «Avete scopato?»
«Cosa? No! Non ci siamo nemmeno baciati. È solo il primo appuntamento, dannazione!»
La verità era che Simon non era affatto convinto di provare effettivamente qualcosa per la Ragazza Nuova. Provava per lei le stesse sensazioni di quando aveva provato a uscire con Chloe Farger prima di mettersi con Linda. Un “nulla di che”.
Sentiva come se ci fosse qualcosa a trattenerlo indietro.
Sapeva che la verità era una e innegabile, ma si rifiutava di ammetterlo.
«Simon, intanto potrei domandarti una cosa?» Darren C. Carmichael abbassò la voce nel frattempo. «Riguardo a Linda, intendo.»
Simon smise di respirare di colpo.
Sapeva tutto.
Aveva fatto promettere a Linda di non dire a nessuno di ciò che era successo tra loro due nel bagno l’altro giorno. Quella storia non doveva essere diffusa, doveva rimanere tra di loro.
Eppure Darren C. Carmichael l’aveva scoperto? Così in fretta?
Linda era comunque la sua ragazza, e Simon il suo migliore amico. Oh, non poteva esserci situazione peggiore. Quello era l’inizio della sua caduta, la famosa “Rise and Fall” di cui parlava David Bowie.
Se Darren C. Carmichael sapeva di lui e Linda, presto tutta la scuola lo avrebbe scoperto, e tutti avrebbero capito che infame traditore fosse in realtà.
Era la fine.
«Ecco io... sai... come dire... non è che... in realtà... io volevo solo...»
Provò a trovare una scusa plausibile, ma nulla. Non trovava nulla che lo provasse innocente.
«Insomma, è normale che l’altro giorno abbia insultato i miei genitori solo perché ho detto di preferire le caramelle gommose alla liquirizia?»
Simon sospirò sollevato.
Doveva smettere di preoccuparsi troppo, qualcuno prima poi l’avrebbe notato se no. Non poteva far vedere agli altri che ci teneva ancora a lei.
«Beh, l’hai detto tu stesso.» disse infine. «Linda è una psicopatica. C’è poco da ridire su questo... se ti può consolare però, una volta mi è successo che-»
«Ehi, aspetta.» Darren C. Carmichael si girò di colpo verso di lui. «Ma cosa...»
Darren C. Carmichael si avvicinò a Simon. Lui rimase immobile, mentre il suo migliore amico lo approcciava sempre di più, in modo allarmante. Rimasero immobili, con i loro petti nudi che si sfioravano e i visi a pochi centimetri di distanza. Simon era bloccato dall’anta dell’armadietto e non poteva allontanarsi da lui.
«Cosa... diamine stai facendo?» azzardò Simon, confuso da quel gesto.
«C’è qualcosa nel...»
Si guardavano negli occhi e i loro respiri erano vicini.
Darren C. Carmichael si avvicinò, appoggiò una mano sulla spalla di Simon e finalmente i loro corpi si toccarono. Lui rimase pietrificato dall’imbarazzo.
Darren C. Carmichael allungò il braccio verso la parte alta dell’armadietto e Simon si ritrovò con i suoi pettorali davanti alla faccia. Diamine, quanto erano belli.
All’improvviso si allontanò, ma Simon non riusciva ancora muoversi. Era appiccicato all’anta del suo armadietto e non era in grado di muovere un muscolo.
«C’era un biglietto nel tuo armadietto, tieni.» disse l’amico, consegnandoglielo in mano. Darren C. Carmichael si allontanò, lasciando Simon a dir poco sconvolto. «Non c’è di che.»
Simon sospirò, mentre osservava l’amico allontanarsi.
Guardò il biglietto. Doveva essere un altro dei tanti messaggi d’amore che le ragazze gli lasciavano, era ovvio.
Quando aprì però, scoprì qualcosa che non si aspettava affatto:
Il re di Buckley cadrà dal suo trono” citava la scritta in rosso sul biglietto di carta.
Rimase a osservarlo per qualche secondo, poi con rabbia lo stropicciò e lo gettò a terra.
Davvero non ci riusciva a lasciarlo in pace.
 
 
«Cosa? Dici sul serio?»
Carey Davis non credeva alle sue orecchie.
Si era incontrata con Linda circa mezzora prima, perché entrambe avevano un’ora buca e avevano deciso di passarla insieme a spettegolare sui ragazzi.
Ovviamente, tra una cosa e l’altra, l’argomento “Simon” era uscito, ma Carey non avrebbe mai potuto immaginare di poter sentire una cosa tanto grave.
Linda le aveva raccontato di come Simon le avesse detto di avere un certo interesse per la Ragazza Nuova, quella ragazza dai capelli rossi molto carina, per la quale tutti in quella scuola stravedevano.
Non appena Carey aveva sentito quella frase, era caduta nella più totale disperazione.
Credeva che, ora che Linda si era definitivamente fatta da parte, tra lei e Simon sarebbe potuto nascere qualcosa. Certo, era ancora lontana dall’essere anche solo sua amica, ma ci sperava, ci sperava davvero. Ora però scopriva che Simon provava già qualcosa per un’altra ragazza, magari molto più carina e molto più carismatica di lei, e tutti i suoi piani erano andati in fumo.
Linda nel frattempo continuava a parlare, appoggiata svogliatamente all’armadietto, mentre metteva in risalto le sue belle forme per i pochi passanti.
«Lo so, non ci credo nemmeno io!» esclamò, riprendendo il discorso. «Simon è davvero stupido a volte. E come se non bastasse, quell’idiota al chiosco dei baci la stava pure cercando con lo sguardo! Per fortuna che non si è nemmeno presentata... è probabile che il discorso che le ho fatto l’altro giorno l’abbia fatta andare via per sempre...»
Carey non ascoltava una parola di quello che diceva Linda. L’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era l’immagine di Simon in ginocchio mentre dichiarava amore eterno alla Ragazza Nuova, mentre il suo povero piccolo cuoricino si spezzava.
«Carey?» Linda provò a richiamare la sua attenzione. Quando anche lei capì che cosa le fosse preso, prese la sua amica per le spalle e urlò esasperata:
«Ma dai, Carey! Non dirmi che ti piace davvero a tal punto! Una piccola cotta va bene, ma non vale la pena perdere la testa per lui. Simon è solo un coglione!»
Carey non disse nulla, semplicemente guardò alle spalle di Linda, con occhi sbarrati. Linda si girò, senza capire.
Simon Coleman era proprio dietro di lei, con ancora i capelli leggermente bagnati dalla doccia e un’espressione irritata sul volto.
«Linda, posso parlarti un secondo?» disse solamente.
Linda vide che Carey iniziava ad arrossire in modo allarmante. Consapevole di aver appena esposto la sua grande cotta per Simon al mondo intero e, cosa ancora più grave, allo stesso Simon, scappò imbarazzata, strisciando via dietro le spalle di Linda.
Nel corridoio, come al solito, rimasero solo i due sovrani del ballo, pronti per riprendere la loro interminabile guerra.
«Mi dici che cazzo hai nel cervello?» gli disse Linda, più furiosa che mai. «Hai appena fatto scappare Carey! Probabilmente non avrà più il coraggio di presentarsi a scuola per una settimana intera!»
Simon la interruppe subito. Ignorava semplicemente Carrie, o Carey o come diavolo si chiamava. In quel momento aveva altro a cui pensare.
«Allora spiegami che cosa significa questo.»
Simon tirò fuori dalla tasca un biglietto stropicciato e lo tirò con disprezzo addosso a Linda. Lei lo prese al volo e, ancora confusa, lo aprì.
C’era solo una scritta rossa in centro:
Il re di Buckley cadrà dal suo trono”.
Linda alzò lo sguardo.
«E perché pensi che io c’entri qualcosa?»
Simon si avvicinò a lei, e parlò cercando di sussurrare il più possibile:
«So bene che tutta la storia successa una settimana fa era solo una finta...» ribatté lui, riferendosi all’avvenimento nel bagno, di cui nessuno dei due aveva ancora fatto parola. «Non hai intenzione di fare pace con me, volevi solo sabotarmi dall’interno, vero? Non ho la più pallida idea di cosa tu stia tramando, ma se pensi di potermi spaventare con degli stupidi bigliettini, allora-»
«Aspetta, aspetta, aspetta...» Linda mise le mani avanti, per impedirgli di parlare oltre. «Fammi capire... Tu credi davvero che se avessi voluto minacciarti lo avrei fatto in anonimo?»
Simon si bloccò. In effetti un messaggio anonimo non era affatto nello stile di Linda. Come aveva fatto a cascarci così?
«Beh ecco... io...» provò a giustificare il suo errore. Non ci riusciva. Aveva toppato alla grande stavolta.
Fu Linda a intervenire subito:
«Se avessi voluto minacciarti, mio caro Simon, lo avrei fatto in pubblico davanti a tutti, possibilmente davanti alla ragazza che ti piace, e avrei fatto in modo di umiliarti così tanto che lei non ti avrebbe mai più parlato per almeno i prossimi quarant’anni. Non mi sarei di certo accontentata di uno stupido biglietto scritto con una penna rossa! Per tua fortuna non ti odio a tal punto, quindi, la prossima volta che vuoi accusarmi di qualcosa, magari pensaci due volte prima di sparare stronzate!»
Simon non trovò più altro da dire. Linda aveva vinto questa volta, non c’era che dire.
La guardò negli occhi, per un attimo, prima di congedarsi.
«Non è finita qui, comunque.» disse, mentre la vergogna lo lacerava sempre di più. «Tu non me la racconti giusta, Linda. Farò di tutto pur di riuscire a superarti, dovessi anche impiegarci vent’anni. Un giorno sarai mia e ti distruggerò. Ti distruggerò, fosse anche l’ultima cosa che faccio!»
Linda si ritrovò a sorridere, ricordandosi di una cosa avvenuta molto tempo prima.
«È esattamente quello che dissi al ballo a Tristan Lee due anni, sai...»
«Lo so, me lo ricordo.» rispose freddo.
Simon si avvicinò a lei. Linda non si mosse di un centimetro.
«So che mi hai sempre visto come il tuo Tristan sostitutivo, Linda.» riprese Simon fissandola negli occhi. «Ti sei messa con me solo perché gli somigliavo. E siccome sapevi che non potevi avere lui, hai ben pensato di usarmi come rimpiazzo, vero?»
Simon tirò fuori un argomento che Linda non aveva mai voluto affrontare, almeno non con lui, nonostante ne fossero ormai consapevoli entrambi. Lei si ritrovò costretta ad abbassare lo sguardo, affranta nel profondo. Simon non si era mai sentito così vittorioso in vita sua.
«Beh, mi dispiace dirtelo, Lindy.» continuò lui, vedendo che un suo discorso faceva effetto per la prima volta su di lei. «Ma non sono il tuo Tristan, non lo sarò mai. Lui non tornerà, fattene una ragione.»
«Tranquillo.» ribatté Linda, rialzando lo sguardo. «Tanto non ci contavo.»
In quel momento Linda aveva messo in gioco tutta la sua forza di volontà per non apparire turbata dalle sue parole.
 
 
Carey Davis, dopo che la sua cosiddetta migliore amica Linda aveva accidentalmente rivelato a Simon Coleman che aveva da sempre un debole per lui, si era sentita il mondo crollare addosso.
Ora non le avrebbe sicuramente mai più rivolto la parola, era certa.
Al chiosco dei baci organizzato dalla preside Finch, non appena aveva saputo che Simon sarebbe stato presente, era arrivata lì con mezzora d’anticipo, trovando già una fila fin troppo lunga.
Aveva avuto il suo bacio dopo un’ora di infernale attesa, ed era stata una delle esperienze più belle della sua vita. Dubitava, tuttavia, che fosse stato lo stesso per Simon.
Il campo da football davanti a lei era vuoto e tutto intorno a lei era calmo. Stava intenzionalmente saltando un’ora di lezione, rifugiandosi tra le tribune deserte, ma in quel momento non aveva la forza di pensare a niente.
Scese gli scalini bianchi delle tribune lentamente, fino ad arrivare alle balaustre. Si avvicinò alla ringhiera, stringendosi nella felpa blu con le iniziali della scuola cucite sulla schiena.
Era appena iniziato settembre, la scuola era cominciata da una settimana e mezzo, e una brezza leggera cominciava a far capolino. Ma Carey sentiva più freddo del solito in quel momento.
Sospirò rumorosamente e si lasciò andare a peso morto, appoggiandosi alla ringhiera di ferro.
Perché? Perché di tutte le persone di quella scuola che avrebbe potuto notare, che avrebbe potuto ritenere simpatiche, di cui avrebbe potuto essere innamorata, lei aveva scelto proprio Simon Coleman?
Era bello certo, forse fin troppo perfino per lei, era gentile, era divertente, da tutte le volte in cui l’aveva osservato da lontano aveva capito di avere molti interessi in comune con lui, era tutto ciò che un ragazzo perfetto doveva essere. Eppure c’erano altri milioni di ragazzi come lui, no?
No, lui non era come tutti gli altri, questo Carey e altre milioni ragazze lo avevano capito ormai da tempo. C’era qualcosa di diverso in lui, qualcosa di speciale che Carey aveva notato fin dal primo giorno in cui l’aveva visto.
Era per via di Linda, pensò. Se a tutte le ragazze di Buckley Simon piaceva, era probabilmente perché avevano visto con quanto amore, con quanto affetto aveva trattato la sua storica fidanzata fino ad allora. La relazione tra Linda e Simon aveva scaturito un lungo circolo virtuoso in cui tutte le ragazze della sua scuola vedevano in Simon il fidanzato perfetto e tutte lo volevano per sé.
Ma era la verità? Simon era davvero così perfetto?
Nemmeno Carey sapeva dirlo con certezza.
Alla fin fine, Carey non voleva che lui fosse perfetto.
Voleva solo che le rivolgesse la parola, almeno per un giorno solo.
 
«Ehm... Linda?»
«Dimmi, Carey.»
«So che è strano che te lo chieda così all’improvviso, d’altronde ci conosciamo da poche ore... Tu però sei così popolare e conosci praticamente tutta la scuola. Per caso conosci un certo ragazzo... ecco, è biondo, con gli occhi azzurri, abbastanza basso, si siede sempre da solo a pranzo.»
«Oh, intendi Simon Coleman?»
«Oh! S-si chiama Simon, quindi?»
«Sì, l’ho conosciuto qualche giorno fa, mentre girovagava sulle tribune tutto solo. È un ragazzo a posto, anche se credo che abbia una cotta tremenda per me.»
«Ah... Certo... Beh, dopotutto chi non avrebbe una cotta per te, eh Linda?»
 
«Ehilà!»
Quell’improvviso richiamo alla realtà fece letteralmente sobbalzare Carey. Si raddrizzò immediatamente e si girò per constatare di chi fosse la voce che le aveva appena fatto venire un mezzo infarto.
Si voltò a 360 gradi, ed esattamente davanti a lei, qualche scalino più in alto c’era Simon Coleman, in tutta la sua eterea e straordinaria bellezza, che la salutava con uno smagliante sorriso.
Carey si girò di scatto verso il campo, per non far notare che era appena diventata color-costume-di-Spiderman in viso.
«Ehi, c-ciao, S-s-simon....» la voce le tremava in modo allarmante.
«Carey, giusto? Ci siamo baciati al chiosco, se non ricordo male.»
Carey si sforzò di non urlare o almeno di non mettersi a piangere dalla gioia.
Aveva azzeccato il suo nome! Era la prima volta in quattro anni.
Simon intanto la guardava confuso, a qualche metro di distanza. Poiché notava che Carey continuava a dargli le spalle imperterrita, capì che doveva esserci qualcosa che non andava, e si affrettò a scusarsi.
«Ecco, io... volevo dirti che mi dispiace per prima.» disse, consapevole di ciò che gli aveva detto Linda poco prima. «Ti giuro che non me la sono presa, non ci vedo nulla di male, anzi. Sono sicuro che Linda non l’ha fatto apposta... Comunque ero venuto solo per dirti di stare tranquilla e che non è successo nulla, davvero.»
«GRAZIE MILLE! È TUTTO A POSTO GRAZIE!»
Carey cercava di parlare normalmente, ma le sue parole risultarono esattamente come le strilla di qualche ragazzina che ha appena incontrato il frontman della sua boy band preferita, sul quale ha fantasticato per anni e anni.
«Ehm, ok.» Simon era evidentemente imbarazzato dalla situazione, soprattutto dallo strano comportamento di Carey. Non si era aspettato nulla di tutto questo, perciò si affrettò ad allontanarsi sugli scalini. «Allora, io vado, è stato un piacere.»
«Aspetta, ma tu non hai lezione di letteratura inglese in questo momento? Credevo fossi nello stesso corso con Linda.»
Simon si bloccò all’improvviso, ancora a metà delle scale. Carey si pentì immediatamente di averlo detto, ma non voleva che Simon se ne andasse da lì, per nessuna ragione al mondo.
«Tu non avrai...» azzardò lei, sentendo che il rossore continuava a diventare sempre più intenso. «Saltato una lezione solo per venire a dirmi queste cose, vero?»
Vide che Simon si girava lentamente verso di lei e le rivolgeva un sorriso a labbra chiuse.
«Va bene, mi hai beccato, ma non dirlo a nessuno.»
Carey si sentì così onorata da quel gesto. Era così incredibilmente, perdutamente innamorata di lui in quel momento.
«Beh, grazie» gli disse lei, sorridendo verso terra. «Non ho mai incontrato nessuno che fosse disposto a saltare una lezione per me.»
«Oh, stai tranquilla, non è la prima volta che salto una lezione per una ragazza.»
Ora Carey sentiva il suo cuore spezzarsi lentamente. Tenne la testa bassa e il silenzio tra di loro veniva interrotto solo dal rumore del vento.
«Ma insomma, spero tu stia bene» ribadì lui, mentre iniziava ad allontanarsi sulle scale. «Voglio dire, alla fine è sempre colpa di Linda, lei ha sempre la cosa sbagliata da dire eccetera...»
Carey rimase sconvolta da quella frase. Alzò lo sguardo e finalmente lo fissò negli occhi.
«Scusa, sei venuto qui per scusarti con me o per parlare male di Linda?» fu la sua risposta, con tono irritato.
Simon la guardò sorpreso, come se fosse confuso dalla sua reazione. Se fermò e ritornò pian piano indietro da lei.
«Oh, ma dai...» Il ragazzo sorrise. Non riusciva a credere alle sue orecchie. «Cos’è, ora la difendi pure?»
«Ovvio che la difendo!» urlò Carey indignata. «È una mia amica!»
«Amica?!» disse Simon, che pure si stava irritando, scendendo di un gradino verso di lei. «Come fa anche solo a piacerti?»
«Non lo so! Allora perché a te piace?»
«A me non piace Linda!»
«Ma ti piaceva. O vuoi provare a negare anche questo?»
Simon sospirò rumorosamente. Poi si lasciò andare, quasi stremato, sedendosi sulle tribune.
«Ma perché finisco sempre a parlare di Linda anche quando non voglio?»
Carey in quel preciso istante si pentì di ogni cosa che gli aveva appena detto. Era davvero stupida.
«Senti, scusa» disse sinceramente. Poi si sedette di fianco a lui, provando a recuperare la calma. «Non volevo urlare con te, né discutere su Linda. Mi dispiace.»
Simon non disse nulla. Rimasero entrambi a guardare davanti il campo vuoto davanti a loro, senza fiatare.
Poi, come ad uccidere quel sacro silenzio, Simon riprese a parlare, senza voltarsi verso di lei:
«Sai, non avrei mai pensato che mi sarei ritrovato qui oltre due anni dopo, nello stesso identico punto dove io e Linda ci baciammo la prima volta, in compagnia della sua migliore amica e ritrovarmi a pensare che alla fine stavo bene con lei.»
Carey vide che Simon stava sorridendo. Lei rimase in silenzio, ma sorrise anche lei sotto i baffi.
«Sai, Carey... non l’ho mai detto a nessuno, ma io mi trovavo bene con Linda. Ero felice quando stavo con lei, non lo sono mai stato così tanto con nessun'altra ragazza in vita mia.» continuò lui. «Certo, ero innamorato di lei, ma non era solo questo. Noi andavamo d’accordo, eravamo uguali, ci comportavamo allo stesso modo, eravamo in totale simbiosi, o almeno così mi hanno detto. Ma solo ora mi rendo conto: io non ero come lei, non volevo essere come lei. La verità è che lei mi ha trasformato. Pian piano sono diventato come lei, senza che nemmeno me ne accorgessi. E mi ha trasformato in questo, in un frivolo e superficiale giocatore di football, a cui non piace nulla della sua vita, non ha dei veri amici e che tutto quello che vorrebbe in questo momento è essere lasciato in pace da tutti.»
Carey lo guardò, sinceramente colpita dalle sue parole. Finalmente Simon girò lo sguardo verso di lei.
«Tu sei sua amica da poco, ma voglio avvisarti prima che succeda anche a te. Perché lei ti cambierà, sappilo. Ti trasformerà, come ha fatto con me, come ha fatto con Janissa e Chloe e come ha fatto con chiunque è entrata in contatto. E quando te ne renderai conto sarà ormai troppo tardi. Quando lei ti abbandonerà, tu ti ritroverai a pensare “Come faccio ora? Come faccio adesso a tornare indietro a com’ero prima?”, ma non ci sarà alcun modo per farlo. Perché lei fa questo, ti distrugge: ti inietta i suoi veleni invisibili e ti distrugge completamente.»
«Ti sbagli.» ribatté Carey, ora più decisa che mai. «Linda non è così, non con me. Ti stai solo lasciando guidare dal rancore in questo momento...»
«Può darsi.» Il ragazzo alzò lo sguardo verso il cielo. «Ma sono tre anni che la mia vita gira intorno a lei, e sono stanco. Per questo motivo, ora più che mai, la Ragazza Nuova è la mia unica via di uscita. L’unico modo per liberarmi di questa atroce maledizione, l’unico modo per liberarmi di questo mondo finto che mi sono creato attorno. E io sono contento di averla incontrata.»
Carey attese qualche secondo, ma Simon non la guardò.
Così si alzò e se ne andò in silenzio, senza che il ragazzo nemmeno se ne accorgesse, mentre il suo cuore lasciava piccoli pezzi ovunque passasse. 
  
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