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Autore: Adhara    18/11/2017    2 recensioni
Soltanto una nuova minaccia per il Mondo Magico poteva far riavvicinare l'Auror Potter col suo ex professore di Pozioni. Due uomini del tutto nuovi, vecchi rancori e una strega oscura sono gli ingredienti per una pozione ammaliante e... pericolosa.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Il trio protagonista, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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4.

Harry era intento a costruire un bel castello di carte quando un aeroplanino viola cadde proprio nella sua bella costruzione, facendola crollare. L’Auror prese il biglietto e lo aprì, sperando di leggere qualcosa che potesse spazzare via la sua noia.

So che stai facendo castelli di carte da gioco! Smettila! E vieni subito nel mio ufficio. H.

Ridacchiando, prese la sua via verso l’ufficio di Hermione. Erano ormai giorni che non si trovavano per parlare di Inga e fu con estremo disappunto che Harry constatò che quel giorno non sarebbe stato con Ron e Hermione a commentare le novità sulla strega, ma con Hermione e Piton.

«Cosa?» fece subito Harry, preso alla sprovvista. L’uomo era seduto davanti alla scrivania di Hermione, le gambe accavallate, e lo guardava con disprezzo. Hermione si alzò e andò a chiudere la porta, lanciando il solito Muffliato prima di far cenno a Harry di avvicinarsi alla scrivania.

«Il Signor Piton è venuto per il nostro bersaglio, Harry» disse la giovane, tornando alla propria poltrona. Harry restò in piedi, dove poteva vedere entrambi bene in faccia.

«Lei sa?» chiese, puntando gli occhi verdi sull’uomo.

«La signorina che state cercando di acciuffare è venuta da me, una sera» iniziò a dire, quasi ignorando Harry. «Si è presentata come la figlia di Sofon Kinach, un Pozionista che conobbi molti anni fa, un mago di tutto rispetto. Mi ha chiesto un favore, un favore che mi è parso subito molto strano, ma ho accettato. Ora, dopo che tu, Potter, hai iniziato a ronzare attorno alla mia bottega, credo di avere in mano abbastanza elementi per preoccuparmi»

Harry e Hermione si guardarono.

«Il signor Kinach non ha mai risposto alle sue lettere, è esatto?» chiese Hermione per portare avanti il discorso.

«Per l’appunto» rispose Piton.

«E cosa le ha chiesto?» lo incalzò ancora Hermione.

L’uomo sospirò.

«Uno degli ingredienti più difficili, pericolosi e preziosi» rispose Piton, guardando Harry. Lo fece con gravità, senza l’astio che Harry si era aspettato. «Sangue di Re’em»

Harry annuì, nascondendo la propria ignoranza.

«Cosa pensa voglia farsene?» chiese, il tono professionale. L’ex professore non fece una piega: forse non ne aveva mai parlato a lezione e Harry non doveva preoccuparsi poi troppo di fingere di sapere qualcosa sul sangue di Re’em, ma con una così grave Hermione accanto, il giovane decise di rimanere sul vago.

«Se quella donna avesse quattro cuori umani essiccati, diciamo di bambini non più grandi di dieci anni, e il cuore di un’innamorata» rispose Piton, «e se avesse con sé anche un calderone di tantalio, cosa che ha, e alcuni altri ingredienti che io stesso posseggo in negozio, allora potrebbe creare una pozione leggendaria… a cui nemmeno io credo, se devo essere sincero»

Harry si poggiò alla scrivania, osservando il Pozionista.

«Ci dica di più» mormorò. L’uomo abbassò gli occhi, fissando una piega che i pantaloni che indossava – pelle nera, pensò Harry – formavano sul suo ginocchio.

«Si dice che un uomo, molti decenni fa, inventò questo filtro» disse. «Si chiamava Julius. Uccise quattro bambini, strappò loro il cuore. Poi uccise il suo stesso figlio, innamorato del suo compagno. Fece seccare i loro cuori, li ridusse in polvere, li mischiò al sangue di Re’em in un calderone di tantalio, poi aggiunse del dittamo, della melissa e dell’iperico, li fece bollire assieme per tre notti e poi bevve la pozione e si rese conto di poter controllare l’intera magia del mondo. La leggenda dice che tolse il potere a ogni strega e ogni mago sulla terra ma qualcuno lo uccise quindi non poté fare altri danni e tutto tornò alla normalità. Ma non credevo qualcuno potesse crederci…»

«Lei pensa sia possibile?» domandò Hermione. Severus sospirò.

«Non sono tanto crudele da usare cuori umani nelle mie pozioni. Non so cosa ne uscirebbe» rispose.

Harry si allontanò, facendo un paio di passi, pensando. Sentì che Hermione diceva qualcosa circa l’impossibilità di arrestare Inga senza prove e un profondo fastidio si impossessò del suo stomaco. Non voleva che quella donna potesse neanche tentare di fare una cosa del genere, non dopo essere sospettata di aver perpetrato quei crimini orribili. Non accanto a lui. Doveva proteggerlo.

«Lei non le farà avere quel sangue» mormorò Harry. Piton si voltò a guardarlo, i capelli neri che si muovevano ai suoi movimenti. Harry lo osservò, incapace di frenarsi dal perdersi nei suoi occhi. Davvero non si era mai accorto di quanto fossero profondi?

«Certo che no, Potter» disse il Pozionista. Harry tornò sulla terra con un doloroso scossone.

«Ma dobbiamo fermarla prima che si accorga della nostra operazione» aggiunse Hermione.

«Sei il Ministro, Granger, non puoi farla arrestare e basta?» chiese, tagliente, Severus. Lei lo guardò con sguardo pungente.

«Non funziona più così. Non sotto il mio governo» ribatté, il tono imperativo. Il Pozionista non rispose e si alzò.

«Bene, allora direi che posso andare, o quella strega si insospettirà. Buon lavoro, Ministro»

Detto ciò l’uomo puntò dritto alla porta, aprendola e spezzando l’incantesimo lanciato da Hermione. Lei guardò Harry con urgenza e lui, comprendendo, si lanciò alle calcagna di Piton.

«Aspetti!» esclamò. Lo vide allontanarsi a lunghe falcate, allora gli corse dietro, afferrandolo per un polso. Lo trattenne con forza e l’uomo si voltò di scatto, affrontandolo.

«Deve farle dire perché vuole quel sangue» disse Harry, la voce bassa. Severus lo osservò, gli occhi ridotti a due fessure. «Deve farle ammettere il suo piano. Mi dia un motivo per arrestarla»

Severus alzò una mano, poggiandola sul petto di Harry. Il giovane, stranito, guardò verso il basso. Si sentì il viso andare in fiamme e, senza capire, fece per chiedere spiegazioni a Piton. Ma poi l’uomo lo spinse via, distanziandolo.

«Lasciamo più di tre centimetri tra le nostre bocche quando parliamo, d’accordo?» ironizzò Severus. Harry si schiarì la gola, imbarazzato.

«S-sì, scusi» rispose. Si accorse solo in quel momento che ancora teneva tra le dita il polso forte dell’uomo, così lo lasciò andare.

«Venga domani in negozio. Alle dieci. Sia puntuale» gli ingiunse duramente, prima di voltarsi e andare via definitivamente. Harry restò lì imbambolato per un attimo, poi si voltò, tornando verso l’ufficio del Ministro. Gli occhi di Hermione lo osservavano dall’uscio del suo ufficio, un sorrisetto sulle labbra rosee.

«Non meno di tre centimetri?» la sentì dire, ironica, mentre lui si nascondeva il viso tra le mani.

«Ti prego, non dire nulla» mormorò il ragazzo, andandosene, mentre le risa del Ministro lo accompagnavano.

 

Il giorno dopo, alle dieci in punto, Harry entrava nel negozio di Piton. Senza stupirsi, vide che l’uomo stava sfaccendando assieme ad Elena, e nessuno dei due diede segno di vederlo arrivare, anche se, Harry lo sapeva, Piton era rimasto ben allerta per notare se fosse giunto in anticipo o in ritardo. Quando mosse qualche passo nella bottega, Elena alzò la testa dai conti che stava facendo e sfoderò un gran sorriso.

«Harry!» esclamò. «Come stai?»

Il ragazzo si avvicinò al bancone, ignorando Piton che continuava a spostare giare su un mobile.

«Ora bene» rispose. Elena parve illuminarsi di colpo, come ricordandosi qualcosa di particolarmente felice.

«Severus, ho avuto un’idea!» disse. L’uomo si voltò lentamente, lanciando un’occhiata a Harry.

«Quale?» chiese, guardingo.

«Può venire anche Harry alla cena per la pausa natalizia?» chiese Elena. Il ragazzo, senza capire, fece la spola tra la strega e il Pozionista. Piton non sembrava molto felice della proposta della donna.

«Se ci tieni» rispose, tornando a spostare i barattoli. Elena batté le mani, felice come una bambina.

«Allora Harry, venerdì sera a casa di Severus?» domandò, elettrizzata.

Harry lanciò uno sguardo divertito al Pozionista.

«Ehm, certamente» rispose. «Sempre quel casermone nelle Highlands, Severus?»

Il Pozionista si voltò di scatto, smettendo di trafficare con le giare, e si avvicinò a Harry con fare minaccioso.

«L’appartamento qui sopra, Harry» ribatté, il tono mellifluo. «Uomo nuovo, casa nuova… tutto nuovo»

Il ragazzo accennò un ghigno ironico, ma l’ex professore fu più veloce di lui. Si guardarono per un lungo istante, i verdi fanali puntati nella nera oscurità. Harry iniziò a sentirsi strano e non fu il solo: la voce di Elena dovette riscuotere entrambi gli uomini quando, dopo aver ripreso in mano i suoi conti, annunciò a gran voce di aver finito.

Harry trasalì e Severus gli rivolse un altro sorriso – stavolta un sorriso più morbido, un sorriso che mai il ragazzo aveva visto sul suo viso.

«Benissimo Elena, puoi andare a mettere la pergamena di là nel faldone?» chiese rapidamente il Pozionista. La donna annuì, ricontrollando ancora i calcoli, e sparì oltre la porta, lasciando i due maghi soli.

Severus mosse un passo verso Harry, che restò immobile.

«Che cosa succede, Harry?» chiese l’uomo, la voce roca.

Harry deglutì.

«Dovresti dirmelo tu» sussurrò. Si sentiva il viso in fiamme e, quando Severus si avvicinò ancora, credette di prendere fuoco spontaneamente. Ma non accadde, anche se, quando la mano del Pozionista andò a posarsi sul suo fianco, il calore che avvertiva crebbe a dismisura.

«Credo che qualcosa sia andato storto» mormorò Severus. Inclinò il viso, avvicinandosi alle labbra di Harry. Lui non osava muoversi, ma non si ritirò avvertì la bocca del suo ex professore a un soffio dalla propria, anzi stava per annullare la distanza quando Severus si allontanò di colpo, lasciando Harry ad annaspare nel vuoto con fare goffo, mentre Elena tornava da loro.

«Spero di aver messo tutto bene in ordine» disse la donna. Severus, il volto sereno, le rivolse un cenno. Harry, invece, aveva il viso color pomodoro.

«Harry, stai bene?» chiese la donna, la fronte aggrottata.

«Io, uhm…» biascicò il ragazzo. Si toccò la fronte. «Credo di essermi preso un malanno…»

«Oh, che peccato» commentò Severus. Gli fece cenno di aspettare e girò attorno al bancone, chinandosi a prendere una fiala piena di un liquido ambrato. Gliela porse.

«Con questo omaggio non avrai la scusa di avere l’influenza, venerdì sera» sorrise.

Harry la prese, la mano tremante. Le loro dita si sfiorarono.

«Che cosa è?» chiese.

«Solo un ricostituente molto potente» spiegò Elena mentre Piton gli scriveva una nota, la piegava e la consegnava al ragazzo. «Fa miracoli contro i malanni di stagione»

Harry prese il biglietto da Severus.

«Grazie mille, allora» mormorò. «Io credo di dover andare via, scusami Elena, ma temo di sentirmi… sempre peggio»

Lanciò un’occhiata bruciante all’uomo che gli sorrideva.

Salutata Elena, Harry uscì dal negozio e, lungo la strada, aprì il biglietto. Vi erano scritte poche parole nella grafia che, lo ricordava bene, gli segnava tutti gli errori dei suoi temi di Pozioni.

Chissà che prossima settimana tu non venga qui per qualcun altro.

Harry avvampò di nuovo, piegando di nuovo il biglietto. Se lo ficcò in tasca, accanto al ricostituente, poi si allontanò a grandi passi. Aveva bisogno di parlare con Ron e Hermione.

 

  
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