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Autore: Vanya Imyarek    19/11/2017    1 recensioni
Setne è tornato in vita, ha il potere del Libro di Thoth a disposizione, e Chad e Penelope hanno solo idee piuttosto vaghe sul cosa fare.
Nella situazione più complicata e pericolosa che si siano trovati ad affrontare finora, i due doppiogiochisti si ritroveranno alle prese con morti viventi, divinità imprigionate che tentano di scappare, strategia militare, bambini dai poteri incredibili, e psicologia applicata in pessimi modi.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Servi del Kosmos'
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                                      CHAD


            UNA  DECISIONE  SCHIFOSA


 


 


 


 


 


 


Negli ultimi tempi, mi sono trovato spesso a pensare che le parole ‘i momenti peggiori della mia vita’ siano tirate in giro con troppa leggerezza. Quanto spesso l’avete sentito dire a qualcuno riguardo a una stupida cosa ‘imbarazzante’ di cui nessuno si sarebbe ricordato dopo un paio d’ore? L’esagerazione arriva con l’essere adolescenti, sicuro. Ma ho notato che con quelle parole, è raro che si intenda qualcosa di davvero serio.


 Io ora sarei tentato di mettere l’inseguimento di Maisie tra i momenti peggiori della mia vita, ma il palio va alla morte di mia madre, e a qualche situazione scoppiata quando ero ancora all’ospedale psichiatrico. Però di sicuro entrano nella classifica.


 Riuscivo a malapena a vedere la sua schiena che spariva tra i turisti, mentre lei avanzava travolgendo chiunque fosse sul suo cammino e senza scusarsi; per quanto una piccolezza, una buona dimostrazione di quanto fosse agitata. E io le stavo a dietro, sforzandomi di non perderla di vista, cercando di correre più veloce di lei e raggiungerla e … cosa le sarebbe successo, una volta che l’avessi portata al resto dell’esercito di Setne? Era davvero la cosa migliore da fare? Come avevo potuto finire in quella situazione?


 Fino a un momento prima stava andando tutto bene, tutto secondo i piani, e poi ci eravamo trovati davanti a Penelope in mezzo ai ragazzi di Setne, e poi Mortimer mi aveva sputtanato davanti alla ragazza, e poi la cattura e il tentativo di fuga, e intanto Becky che litigava con suo padre nella stanza accanto … non ci avevo capito più niente. Avrei voluto solo che tutto quello non fosse mai successo.


 Accidenti a Penelope, che le era venuto in mente ad andare lì? Qualunque cosa volesse fare, non era passato per l’anticamera del suo minuscolo cervello che farsi beccare avrebbe avuto conseguenze catastrofiche? Non me ne fregava niente se era confusa e stressata per la faccenda di Gaia, una volta che tutto quel casino sarebbe finito, gliene avrei dette di ogni.


 Basta, dovevo calmarmi. Il solo pensiero di Penelope mi mandava in bestia e non mi aiutava a ragionare, e io dovevo capire come sbrogliarmela in quella situazione infernale. Maisie … eccola, la vedevo ancora. Cosa potevo inventarmi per tranquillizzarla, dirle che aveva frainteso la situazione, era … avrei potuto tirare fuori la mia vecchia conoscenza da manicomio con Mortimer … no, non avrebbe spiegato niente – accidenti a tutti loro!


Un branco di turisti giapponesi prese a ciondolarmi davanti, compatto come un treno merci e veloce come una tartaruga tetraplegica. Avessi avuto i poteri di Penelope, avrei fatto una strage, ma mi toccò sprecare tempo a individuare quelli più deboli, che potevano essere allontanati a spintoni senza tanti complimenti – beccandomele così io, le maledizioni – per arrivare dall’altra parte. Nessuna traccia di Maisie.


 Be’, merda. E adesso? Non potevo stare lì fermo impalato, dovevo provare ad andare nel parcheggio, no, la ragazza avrebbe cercato Sadie prima e quella sarebbe stata davvero la fine, ma noi non sapevamo dove fosse la maga, era un vantaggio che neanche lei lo sapesse, sicuro, ma io l’avevo persa! Poteva essere direttamente andata verso l’uscita?


 Dalla direzione, sembrava di sì … feci qualche passo molto incerto in quella direzione, e quasi inciampai in uno spazzolone per pavimenti.


 “E’ ora di discutere davvero della tua presenza qui” annunciò Luciano, ancora nella sua uniforme delle pulizie.


 “Maisie ha scoperto me e Penelope” lo informai immediatamente, senza prendermi neanche il tempo di questionare la saggezza della decisione. “Ci ha visti con il resto dell’esercito, Mortimer ha …”


“Capisco” replicò lui, aggrottando la fronte e iniziando a fissare il suolo, come a inseguirvi un suo pensiero privato. Sbuffai, non c’era tempo da sprecare in chissà quali congetture, l’importante era rintracciare la figlia di Macaria, feci per muovere qualche altro passo.


 “Non è una bella situazione” commentò l’italiano. Ma va’, ci voleva lui per arrivarci? “Ti rendi conto di quello che succederà a quella ragazza se viene presa, vero?”


 No, e non mi piaceva la piega che stava prendendo il discorso. Mi convinsi a prestare più attenzione a quello che stavo dicendo, e soprattutto a fermarmi.


 “So che se riuscisse a raggiungere chiunque altro del Campo, cosa che potrebbe stare facendo in questo preciso momento, la nostra utilità di spie è completamente persa” replicai.


 “Quello è il motivo per cui dobbiamo prenderla” concesse Luciano. “Ma non mi sembra giusto mandarti al suo inseguimento senza che tu te ne renda conto … quanto pensi che Setne sarà inclinato a lasciar vivere una persona che possiede informazioni tanto delicate?”


Lo fissai per un istante, senza riuscire ad afferrare bene il significato delle sue parole. O meglio, lo capivo benissimo, ma … non potevo crederci. Non volevo crederci. Non era possibile. Non era possibile chiederci di mettere la vita di Maisie come prezzo per il nostro doppio gioco. Quella ragazza non si meritava nulla del genere. Non doveva morire, era assurdo, dovevamo trovare il modo di evitare quel disastro!


 “E pensi che nessuno dirà niente?” feci notare a Luciano. “Anche se Setne volesse, e spero che non lo voglia, noi stiamo lavorando per rendere il mondo un posto migliore. Vogliamo eliminare i suoi mali, sotto un dio benevolo. Ti sembriamo persone da accettare che un’innocente venga uccisa solo perché ha visto e sentito troppo?”


 Ovviamente, tutto il discorso andava riferito ai seguaci di Setne, noi due esclusi, ma si sa mai che qualcuno non decidesse di piombare lì a tradimento e sentire tutto. Era già successo fin troppe volte.


“Ogni utopia richiede sacrifici, Chad” replicò l’italiano imperturbabile. “Questo lo sappiamo tutti. E siamo tutti pronti a compierlo. Hai dimenticato la battaglia al Campo Mezzosangue? Tutti noi abbiamo ucciso dei difensori del Campo, quando non personalmente, almeno permettendo agli dei di essere lì”


 Non potevo permettermi di uscire definitivamente di testa riflettendo a fondo sulle sue parole, quindi cercai di spostare l’argomento su toni pratici.


 “Ma in questo caso non servirà” obiettai. “Una detenzione avrebbe lo stesso effetto”


 “E perché dovremmo correre il ri …”


“Che cazzo fate qui fermi a parlare? Dov’è la tipa?”


“Mortimer?”


 “Mi ha detto tua sorella di venire qui”


 “Ha fatto bene. Hai ricordato a tutti la priorità assoluta: prendere Maisie, rimandando le discussioni sul suo destino a dopo” mi lanciò un’occhiataccia, come ad accusarmi della discussione. “Abbiamo perso anche troppo tempo. Chad, tu di noi sei l’unico che abbia avuto un minimo di legame con quella ragazza: pensi di poterla convincere a fidarsi di nuovo di te?”


“Sei fuori? Dopo che questa scienza infusa ha berciato ai quattro venti che …”


“Mortimer, non iniziare nemmeno a parlare. Dille che in realtà siete spie del Campo che fingono di essere spie per conto nostro, con tutte le assenze che avrete fatto sarà facile farglielo credere. Sbaglio o, da quel che ho sentito su di lei, è una persona che crede nel pensare il meglio di tutti?”


 Non avevo la più pallida idea di dove Luciano avesse sentito parlare di Maisie, che aveva sempre avuto una posizione abbastanza defilata nella vita sociale del Campo, ma dovevo ammettere che aveva perfettamente ragione. Se avessi avanzato una scusa simile, la ragazza sarebbe stata felicissima di credermi e riprendere a fidarsi serenamente di me.


 Il problema era più che altro: dovevo fare questa cosa? Sacrificare Maisie sarebbe dovuto essere completamente fuori discussione, il nostro ruolo come spie del Campo era importante ma non imprescindibile, avrebbero senz’altro trovato un nuovo impiego per noi se quello fosse saltato, anche per i nostri veri compiti l’importante era che morisse Gaia e quindi restassimo dalla parte di Setne … appunto, restare dalla parte di Setne.


 Loro sapevano già che una spia stava lavorando per rovinare le loro imprese: se avessi permesso a Maisie di scappare, e loro se ne fossero resi conto, quale sarebbe stata la prima conclusione cui sarebbero giunti (anche considerando le isteriche accuse del fu Sisifo, che con la distanza del tempo probabilmente non sarebbero nemmeno parse tanto isteriche)? Ecco, appunto.


“Allora?” incalzò Luciano.


 “Si, credo che ci cascherebbe” bofonchiai.


Cosa fare, cosa fare? E che me lo chiedevo a fare? Era la vita di una persona … ma la faccenda Gaia, e di conseguenza la liberazione dello stramaledettissimo intero pantheon egizio, sarebbe completamente andata a rotoli …


“Perfetto. Se Penelope è riuscita ad augurarle qualcosa …”


“L’ha fatto”


“Bene! Abbiamo qualche possibilità che non sia ancora neppure uscita dall’edificio. Chad, tu vai all’uscita principale, sono sicuro che vorrà usare quella per non attirare troppo l’attenzione. Trattienila. Io e Mortimer improvviseremo qualcosa per trattenerla senza fare una scenata in pubblico”


Grazie tante. Annuii e me ne andai verso l’uscita, ma … oh, dannazione. Perché non inventare un piano che facesse sembrare la sua fuga un brutto incidente? Era già riuscita a sfuggire dalla mia presa, una volta – con una gomitata micidiale, tra l’altro – poteva benissimo capitare di nuovo … ma con la trappola che stavano preparando Mortimer e Luciano? Probabilmente le cose sarebbero state sistemate in modo che, se anche avesse provato a scapparci, gli astanti avrebbero voluto riprenderla. Un’intera folla contro una ragazza sola … tutto quello che dovevo fare per rovinare la sua fuga era letteralmente parlarle per qualche minuto.


Bene. Potevo sempre ‘non trovarla’ … “


La prego, non ho fatto niente, mi dispiace se ho corso, adesso devo andare!”


 “Ah sì? E come mai tutta questa fretta, signorina?”


 Ti pareva, avevo pensato troppo presto. Maisie era rimasta bloccata proprio all’uscita del Monumento, praticamente con un piede mezzo fuori, con una guardia che la fissava severamente e la interrogava sul suo reato di aver evidentemente corso come una pazza. Lei stava iniziando a balbettare qualcosa a proposito di suo fratello che aveva avuto un incidente grave.


 In quel momento presi una decisione. Sarei riuscito ad averla vinta da entrambe le parti. Avrei protestato per la giustizia sommaria dimostrata da Setne, evidenziato ai suoi seguaci che, se erano disposti a uccidere solo per sé stessi, non erano migliori degli dei che tanto odiavano. Gaia avrebbe anche potuto farsi venire seri dubbi sulle persone cui si era associata. Quanto ai possibili sospetti di essere io la spia, sarei stato attento a insistere sulla ferrea sicurezza sulla ragazza proprio perché avevamo deciso di lasciarla vivere. Ci sarei riuscito, ero stato capace di improvvisare cose molto più improbabili. Non potevo non riuscirci.


 Mi avvicinai in fretta. “Maisie! Non c’era bisogno che corressi, ho chiamato io il taxi. Arriverà tra pochi minuti. Intanto calmati, non puoi fartela di corsa fino all’ospedale e Andrew non starà meglio vedendoti agitata” intervenni.


 La guardia annuì, la storia del fratello confermata, e se ne andò, senza notare nemmeno per sbaglio l’espressione di puro terrore di una ragazza che in quel momento avrebbe sicuramente di gran lunga preferito farsi un giretto fino alla centrale di polizia con lui.


 “Stai calma” le sussurrai avvicinandomi. “Sto cercando di farti arrivare al Campo. Fai finta di niente e cammina come se non avessi niente da nascondere”


 Com’era da aspettarsi, lei non mi ascoltò.


 “Stammi alla larga!” fu un curioso tentativo di strillare e bisbigliare allo stesso tempo. “Traditore schifoso … ho il cellulare, avvertirò Sadie in ogni …”


 “Lasciami spiegare un momento” replicai. “E’ vero che sono una spia, ma hai sbagliato la parte. Sono mesi che io e Penelope passiamo a Chirone informazioni sulle attività dell’esercito di Setne, mentre a loro facciamo credere di fare il contrario …”


 Cosa?!”


 “Lo so che è complicato, non sai quante volte abbiamo rischiato di mandare all’aria tutto. Tipo adesso. La presenza di Penelope lì era un fuori programma, il vecchio centauro vorrà strozzarla … tu non dovresti essere in questa situazione. Mi dispiace. Giuro che farò di tutto per tirartene fuori …”


 “Ma se le cose stanno così, perché non ne sapeva niente nessuno?” ribatté lei. Sembrava davvero combattuta, era evidente che volesse credermi, ma a quanto pareva aveva istinto di sopravvivenza in misura sufficiente a farle ancora dubitare di me.


“Farlo sapere a cento e passa persone non è esattamente la definizione di attività segrete. Per quel che ne sapevamo, a uno qualunque di voi sarebbe potuto saltare il ticchio di passare dalla parte di Setne, denunciarci e o convincerlo a fornirci informazioni false o farci fare direttamente una gran brutta fine”


 “Hai ragione …” sembrava appena appena più convinta … rimaneva una traccia di dubbio nei suoi occhi, anche se sembrava quasi volerlo combattere dall’interno.


 Le sorrisi. “Mi dispiace che tu ti sia spaventata tanto. Ti assicuro che le mie mansioni per oggi comprendevano il compiere la missione con voi in modo regolare, la comparsa di Penelope e soprattutto l’assoluta imbecillità di quel figlio di Bia mi hanno costretto un po’ a improvvisare. Adesso bisognerà portarti via da qui …”


 “Prima dobbiamo chiamare Sadie” decise Maisie, dirigendosi verso una fontanella. “Deve sapere che la missione è fallita. Dovrai anche dirle dei tuoi veri compiti, non sarebbe giusto nei suoi confronti e senza si capirebbe molto poco comunque …”


 Ahi, mi ero quasi dimenticato della maga. No, Maisie non doveva proprio mandare quel messaggio Iride. Mi guardai intorno – dov’erano Mortimer e Luciano? Cosa stavano combinando per tardare tanto? Non avrebbe avuto senso per me ritardare l’invio del messaggio … così come, se fossi stato un vero lealista di Setne, non avrei avuto ragioni per non farlo.


 Era come in un vicolo cieco: qualunque cosa avessi scelto, mi sarei incasinato. Ma non avrei potuto approfittarne per salvare – no, la prigionia di quella ragazza tornava a vantaggio anche della nostra vera causa. Prigionia, appunto, non morte, restava da vedere se ci sarei riuscito a evitarla – l’avrei fatto di sicuro! Basta, ora dovevo agire.


 Richiamai quei poteri che possedevo sulle tenebre attorno allo specchietto che Maisie stava usando per indirizzare la luce verso l’acqua, non abbastanza da farlo notare, ma abbastanza da impedire che si creasse quell’arcobaleno. Fu un’improvvisata che non ero neanche sicuro funzionasse, date le mie scarse conoscenze scientifiche: nessuno aveva mai pensato prima a un simile metodo di blocco contatti?


“Ma perché non funziona, stupido coso?” mormorò Maisie, orientando il suo specchio ad angolazioni improbabili nel tentativo di catturare la luce. “Non capisco, l’ho già fatto altre volte e mi è riuscito sempre” mi disse con aria di scuse.


 Sarei dovuto essere io a scusarmi con lei … dannazione, quanto ci mettevano quei due? Era una tortura, stare lì, sapendo di star di nuovo ingannando Maisie, senza poter fare attivamente nulla per salvarla, solo perché stavano tardando a fare chissà che …


“Eccola!” finalmente la voce di Luciano. Mi voltai e lo vidi procedere dritto verso di noi, sempre travestito, in compagnia di Mortimer e di alcuni tizi con l’uniforme della sicurezza.


 “Oh, no” mormorò Maisie, ricacciandosi in tasca lo specchio alla meno peggio, fece per voltarsi e scappare, e io la afferrai per un braccio.


 “Direi proprio che non è il caso” le dissi con un sorriso parecchio tirato. Lei sgranò gli occhi, capendo – o credendo di capire – cosa fosse successo in realtà, e diede uno strattone al braccio che tenevo, allungandomi un calcio nel frattempo.


 Io riuscii a evitare il colpo, ma a causa del braccio tirato persi l’equilibrio e quasi le caddi addosso. Lei ne approfittò per raggiungere un coltello nascosto sotto il giaccone con la mano libera, ma riuscii a far leva sulla mia presa per far perdere l’equilibrio a lei, facendola cadere nella fontanella. Naturalmente in questo il suo braccio mi sfuggì, e lei reagì immediatamente schizzando di lato e saltando in piedi, mettendosi a correre immediatamente dopo.


 Io mi trattenni dal tirare coltelli per non aver problemi con le guardie che ci inseguivano gridando, ma non ero troppo svantaggiato: nella corsa, ero molto più veloce di lei. La raggiunsi quasi subito, lei lanciò un piccolo urlo terrorizzato e cercò di colpirmi con il suo pugnale, io tirai fuori uno dei miei – al diavolo, avrei trovato una spiegazione, adesso mi importava solo di fermarla – e parai il colpo, cercando di intrappolarle la lama nell’elsa. Lei lo tirò via, sbilanciandomi in avanti, e mi tirò un pugno nello stomaco con l’altra mano. Grugnii per il dolore, almeno avevo ancora l’arma in mano, feci una finta dritta alla sua gola, lei fece un gran salto all’indietro e finì praticamente in braccio a una guardia di sicurezza.


 Da quel momento in poi non ci fu gara: per quanto Maisie si dimenasse e scalciasse, l’uomo era abituato a simili situazioni, e aveva una presa di ferro.


 “Tu! Metti via il serramanico, subito” mi intimò un’altra guardia.


 “Grazie dell’aiuto” mi disse invece Luciano, prima di rivolgersi agli agenti. “Lui non c’entra con la ladra. Lo conosco, era qui per caso, gli ho chiesto io di distrarla … anche se forse ha un po’ esagerato” mi lanciò un’occhiataccia finta invidiabile.


 “Me l’hai detto tu di trattenerla se necessario”


 “Sì, ma quello dovrebbe farlo un pubblico ufficiale. Tu non sei un pubblico ufficiale” mi fulminò uno di quelli che potevano fregiarsi di detto titolo. “La ragazza non è ferita, quindi per questa volta chiuderemo un occhio sul coltello, ma devi comunque seguirci nell’ufficio per una deposizione …”


 Perfetto. Adesso qualcuno avrebbe manipolato la Foschia per far dimenticare tutto l’accaduto ai mortali, noi ce ne saremmo tornati al covo di Setne per presentargli la questione Maisie, io avrei potuto perorare la sua causa …


“Prima, credo sia meglio se va a cercare la ragazza derubata” interloquì Luciano. “Quella pazza è andata a cercare la ladra per conto suo, lui sa che faccia abbia … no?”


 “Non molto” borbottai.


 No, che cosa stava pensando di fare? Rispedirmi da Sadie? Allontanarmi dalla discussione … no. No, accidenti a lui, non poteva farlo. Maledizione … era su questo che contava? Ma cosa gliene veniva in tasca, della morte di Maisie? Merda, doveva esserci un modo di impedirgli di allontanarmi!


 “E poi credo sia meglio andare con gli agenti, non voglio guai con la polizia …”


“Non li avrai, stai tranquillo” replicò Luciano in uno sbuffo esasperato. “E più siamo a cercare quell’invasata, meglio è. Bassina, capelli biondi con ciocche blu, vestiti di pelle nera, hai presente?”


 Non c’era proprio un modo discreto di levarmi da quella dannata situazione, a quanto pareva. Ma ne andava della vita di Maisie, porca puttana! Non potevo perdere tempo a pensare cosa conveniva e cosa no!


 “Sì, ma onestamente, è più utile che io aiuti a cercare qualcuno che può essere tranquillamente rintracciato con le telecamere di sorveglianza, o spieghi agli agenti cosa sia successo?” protestai.


 “A dire il vero, ci hanno già spiegato la situazione” replicò uno dei detti agenti, in tono curiosamente piatto. “Questa ragazza ha aggredito e derubato una ragazzina. Per fortuna, è stata fermata in fretta. Abbiamo le prove sulle telecamere, ci serve solo sapere se la vittima intende sporgere denuncia. Tu non avrai grane, vai a cercarla che ce ne andiamo tutti in fuori prima”


 Le telecamere di sorveglianza avevano ripreso … qui qualcuno era capace di pesanti operazioni di fotoritocco con la Foschia. O di controllo mentale, se la curiosa apatia dell’agente poteva essere prova di qualcosa.


 Quei tizi neanche aspettarono che rispondessi: presero e se ne andarono, trascinando via una Maisie che fece in tempo a indirizzarmi un’ultima occhiata stravolta. Non riuscii a incontrare il suo sguardo.


 Non … non potevo crederci. Avevo fallito, e lei …dannazione, Luciano doveva essersi preparato quella scusa apposta fin dall’inizio. Non mi associavo a lui per non causare un numero spropositato di morti? E lui manipolava tutta una situazione in modo di indurmi a mandare al macello qualcuno. Mi venne quasi da ridere per come facilmente mi ero fatto giocare. Non era possibile … adesso Maisie sarebbe morta, morta, per la mia incompetenza … ridere? Volevo spaccare qualcosa.


 Non riuscivo a non smettere di pensare a quella ragazza dolce e gentile, quasi assillante e fastidiosa nel suo desiderio di aiutare il prossimo, ma sempre con buone intenzioni, sempre spontanea, fiduciosa … che futuro avrebbe potuto avere, se non fosse venuta la malaugurata idea di mandare anche lei in quel viaggio, se Penelope non fosse stata lì, se Mortimer avesse tenuto il becco chiuso, se avessi trovato il modo di farla scappare, non dico al Campo, avrei potuto chiuderla nella Piramide Arena con Becky e gli animali di Thoth a controllarla, che inutile pezzo di imbecille ero stato a non pensarci prima, così imbecille che non avevo neanche saputo inventarmi il modo di aggregarmi al gruppo che la stava portando via …


Mi sarebbe tanto, tanto piaciuto non pensare a quella faccenda. Solo che non potevo tenere i miei pensieri lontani da lei. Devo essere rimasto lì fermo, impalato, per non so quanto tempo, prima di ricordarmi di due cose.


La prima, era che dovevo effettivamente andare a recuperare Sadie, inventarmi una balla su che cosa fosse successo. Bello schifo. La seconda fu che Penelope era con l’esercito di Setne. Penelope, che ero sicuro avrebbe avuto le mie stesse idee sulla faccenda Maisie, e avrebbe agito nello stesso modo. Perché l’avrebbe fatto, vero? Se proprio fosse stata ancora lì? E sempre ammesso che le dessero retta? Il brevissimo istante di sollievo che avevo provato terminò sotto una montagna di altre preoccupazioni. Quanto avrei voluto non aver mai partecipato a quella missione, non aver mai mandato via Sadie …


“Ah, sei qui” parli del lupo.


 Una Sadie dall’aria molto più turbata di quanto non mi sarei aspettato da una che ha appena passato una rilassante pausa invece di correre dietro a nemici e ritrovarsi in situazioni orribili mi si avvicinò. “Che è quella faccia? Che fine ha fatto Maisie?”


 Aveva già capito molte cose, a giudicare dal tono e dallo sguardo che iniziava a farsi via via più inorridito. Io dovevo solo confermare i suoi sospetti.


 “L’hanno presa” mormorai, abbassando lo sguardo a terra. “Era davvero una trappola. Quel cane ci ha portati in una delle stanze del personale, e ci è saltato addosso tutto l’esercito-“


 “Che cosa? Come hanno fatto a prenderla? Tu non eri con lei?”


 “Abbiamo tentato di difenderci, ma poi sono stati semplicemente troppi. Le ho detto di scappare con il viaggio nell’ombra, io stesso l’ho fatto subito dopo, ma non è comparsa insieme a me, ho provato a cercare che non si fosse trasportata altrove, ma non l’ho più vista, sono tornato alla stanzetta e anche l’esercito di Setne era sparito, non so cosa sia successo, magari l’hanno presa prima che potesse fare il viaggio, magari l’hanno ritrovata, magari non è riuscita proprio a farlo, non le ho nemmeno chiesto se ne fosse capace, l’ho dato per scontato e l’ho mollata lì, è tutta colpa mia …”


 “Non dire stronzate!” sbottò lei. “E’ mia la colpa. Solo mia. Se fossi andata con voi … era anche la mia missione, sapevo che poteva essere una trappola, che potevate andare da soli in un combattimento, ma che cazzo mi è passato in testa?!”


 “Volevi evitare un brutto incontro con …”


 “Non me ne frega niente! Avessi fatto un po’ meno la bamboccia capricciosa, Maisie sarebbe …”


 “Non sarebbe cambiato niente” cercai di rassicurarla. “Erano troppi e potevano chiamare rinforzi in ogni momento, avremmo tentato lo stesso il viaggio nell’ombra …”


 “Io ero comunque quella con più esperienza” ribatté lei. “Avrei dovuto capirlo che la mia presenza sarebbe stata importante. Adesso … no, adesso un corno! Non sappiamo neanche dove stiano quei bastardi, potrebbero averla portata ovunque!”


 Sadie tirò un calcio a un albero, il contraccolpo la fece cadere a terra, e questo la fece esplodere in una fiumana di epiteti contro la divinità della morte egizia. Mi parve molto appropriato.


 “Se ti senti in colpa, io lo sono altrettanto” replicai. “Sono stato io a convincerti. Volevo aiutarti, ma … sono stato un coglione. Ho sottovalutato il pericolo, e chi ne ha fatto le spese? Qualcun altro


 “E allora siamo un bel duo di falliti” concluse Sadie, nel tono più amaro che le avessi mai sentito. “E io non sarei mai dovuta uscire da quella dannata stanza. Da quanto quel bastardo è sparito, non ho fatto altro che cretinate … vaffanculo se pensa di potermi rovinare la vita così. Io adesso prendo e giuro che trovo il buco schifoso dove si nascondono e ci tiro fuori Maisie. Andiamo, dobbiamo spiegare cos’è successo ad Argo, e poi speriamo di muoverci a tornare al Campo …”


Si interruppe, fissando in alto. Seguii il suo sguardo, e vidi uno spettacolare strato di ghiaccio che si allargava attorto alla cima dell’obelisco. Con tutto quello che era successo, avevo finito per dimenticare le divinità ancora lì sopra.


 Ma le avevano lasciate lì? Significava che le ragazze erano ancora lassù, Penelope compresa? Confesso che mi venne un mezzo infarto. No, no, Penelope doveva tornare al covo di Setne, subito! Dovevo correre lì, farle capire in qualche modo la situazione, rispedirla immediatamente al covo di Setne a salvare Maisie … mi resi conto di che idea avventata fossi solo quando concretizzai il fatto di essere già lanciato per i corridoi, nel tentativo di raggiungere la stanza da cui ero partito, con Sadie alle calcagna.


 Merda, non potevo aver infilato l’ennesima stronzata della giornata, se Sadie avrebbe visto Penelope … magari nel bel mezzo di una battaglia contro Becky avrebbe potuto confondere gli schieramenti … ma Anubi ci avrebbe denunciati nel momento in cui ci avrebbe visti. Ed era un po’ tanto sperare che lei si rifiutasse di credergli solo per ripicca verso un ex fidanzato, specie con la scottatura di un guaio causato dalla sua immaturità ancora fresco.


 Scansai diverse guardie della sicurezza mentre correvo, udii Sadie scagliare incantesimi per farli addormentare a destra e manca, almeno i mortali non sarebbero stati coinvolti, chissà se quelli che avevano portato via Maisie sarebbero ancora stati all’interno dell’edificio? Contrariamente a noi, non avevano mezzi molto veloci di spostarsi, non senza avvertire prima Dakao. Forse c’era una mezza speranza di salvarla?


 Finalmente iniziavano a distinguersi delle voci. Ma erano solo Anubi e Becky che discutevano … nessun’altra voce, o suono di battaglia. Evidentemente tutti avevano già squagliato … ogni speranza andava a Penelope, dunque, senza che io ci potessi fare niente. Rallentai per non attirare l’attenzione, poi feci cenno a Sadie di avanzare tra i due dei litiganti, infine mi resi invisibile. Il messaggio era chiaro: avrei cercato di darle più privacy possibile per chiarire le cose – o più probabilmente scannarsi – con il suo ex, ma sarei stato nei paraggi nel caso le cose si fossero messe male con la di lui figlia.


 Lei annuì, e spalancò con rabbia la porta. Entrambi gli dei sussultarono e si voltarono dalla sua parte; il viso di Becky si contrasse dalla rabbia, quello di Walt sbiancò.


 “Sad…”


 “Vattene!” urlò Becky. “Devi stare lontana dai miei genitori! Io non ti voglio!”


“Kebechet!” la riprese quel patetico ipocrita. “Non azzardarti a parlarle così …”


“Ah? Allora lei non può dirmi quello che pensa di me, mentre tu hai tenuto nascosto che esistesse? Almeno è onesta, lei”


 Becky la fulminò con lo sguardo. Anubi sospirò. “Sadie, lo so che ti è difficile ascoltarmi, ma …”


 “Un accidente!” urlò lei. “Tu sei quello che mi ha tenuto nascosta l’esistenza della sua famiglia, tu sei quello che non mi ha detto che avevi già una bambina di cui ti saresti dovuto occupare, e adesso pretendi che sia io quella che deve stare buona ad ascoltare? Ma vai un po’ all’inferno! Neanche con…”


 “Non parlargli così!” scattò Becky.


 “Ma è una cosa di famiglia dire agli altri come devono parlare?”


 Anubi si ritrasse come se l’avessero schiaffeggiato. “Se avessi ricordato, non avrei mai permesso che tutto questo succedesse. Non avrei mai voluto far soffrire nessuna di voi due. Ma non è necessario che le cose siano così. Possiamo trovare un equilibrio, possiamo …”


 “Io non ci sto con lei!” urlò la piccola dea.


“Niente di personale, ma nemmeno io voglio niente a che fare con lei” ribatté Sadie, in tono più basso ma anche più secco. “Ho quindici anni, se nessuno se ne fosse accorto. Io dovrei ancora vivere con i miei genitori e godermi una vita il più spensierata possibile, non fare da madre a una bambina che non sembra avere nemmeno dieci anni meno di me. Ho già avuto abbastanza grane spalate addosso quando ero anche più piccola. Non ho nessun obbligo verso di lei, quello semmai è tuo”


 La faccia di quello stronzo era tale che avrei fatto una piccola standing ovation, se non avesse voluto dire rovinare completamente la mia copertura. “Io non voglio …”


 “Fare una scelta? Eh no, quello richiederebbe impegno. Ma io non ho intenzione di farle da babysitter. O una cosa, o quell’altra. E parti dal presupposto che io non ho nessuna intenzione di rimettermi con te”


Ehi, no, cosa? Era un ultimatum quello? Ma che stava passando in testa a Sadie? Certo, aveva le sue ragioni a non volersi riprendere l’ex fidanzato, ma si sarebbe dovuta rendere conto che quello poteva essere l’unico modo possibile per legare davvero Anubi e Becky! Certo, non sarebbe stato l’ideale, ma almeno la piccola avrebbe avuto una famiglia. Con quell’aut-aut, non mi piacevano affatto le possibilità che prevedevo per l’eventuale scelta.


Sadie si voltò di scatto per andarsene, Becky la guardò con quella che poteva anche sembrare approvazione. Ma la risposta di quel coso bloccò tutti.


 “Qualunque cosa succeda, Sadie, io non intendo rinunciare a te” non aveva neanche il coraggio di guardare sua figlia. “Non posso rinunciare a te. Sei tutto ciò che mi rende felice”


 Lo dicevo io! Non potevo prenderlo a coltellate, non potevo prenderlo a coltellate, nemmeno sfondargli la faccia a pugni … nessun bambino avrebbe dovuto avere l’espressione che aveva Becky in quel momento. Non riuscì a dire nulla, evocò un portale di oscurità e ci scappò dentro.


 Avevamo tentato di prepararla, ma non aveva davvero voluto pensare a quello che le avevamo detto … e quello era il risultato di aver voluto fare quello che ogni bambino avrebbe fatto: fidarsi dei suoi genitori. Non ho mai voluto aggredire qualcuno tanto come in quel momento.


 A onor di Sadie, lei non mostrò nessuna felicità all’evolversi degli eventi: l’unico modo in cui rispose alla scelta del suo fidanzato e alla conseguente scomparsa della piccola fu eseguire un gesto che probabilmente si era astenuta dal fare fino a quel momento solo per la presenza di Becky. Poi si fiondò fuori dalla stanza, e io la seguii a ruota.


 Il bastardo non cercò di seguirci, e in tutto quel dramma non aveva neanche fatto in tempo a denunciare me e Penelope, o a passare a Sadie il suo nome segreto, o qualunque altra cosa avesse iniziato quel disastro per fare.


 “Sei ancora con me?” mormorò la maga. Io tornai visibile. “Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a quelle porcherie. Ora, dove eravamo rimasti? Dire che è andato tutto in fumo, organizzarci per combattere meglio gli dei, salvare Maisie e cacciare Setne nel Tartaro … muoviamoci. Ogni istante che sprechiamo è un ritardo inutile”


 Mai come in quel momento credo di aver invidiato Sadie. Eccola lì, che poteva reagire a tutti i suoi errori imprecando e fiondandosi a cercare una soluzione, decisa a non fermarsi finché non l’avesse trovata. Io non potevo fare altro che marcire nell’attesa, e desiderare, una volta di più, che una cosa qualsiasi di quel giorno fosse andata diversamente.


 


 


 


 


 


Ladies & Gentlemen,


e da questo momento in avanti, le cose si faranno sempre più rosee per i nostri eroi, esattamente sul tema di quanto avete appena letto. Spero di essere riuscita a rendere la situazione abbastanza bene! Passando allo spoiler, nel prossimo capitolo Penelope si ritroverà ad ascoltare molta gente che ha dei problemi.


 


  
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