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Autore: DAlessiana    19/11/2017    2 recensioni
Edward fissava la foto, che conservava nel portafoglio, con sguardo perso e la mente affollata di ricordi.
"Parlami di lei..." la voce di Bella fu una dolce melodia che interruppe il filo di pensieri del ragazzo, che per qualche minuto si era dimenticato della presenza della sua fidanzata.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Dopo essersi sfogata ed aver pianto fino a prosciugare le lacrime Esme era crollata in un sonno profondo. Carlisle la guardò dormire per interminabili minuti, era così bella e rilassata in quel momento che tutto ciò che li circondava sembrava far parte di un terribile incubo ed invece...
Un rumore assordante proveniente dal piano di sopra lo riportò brutalmente alla realtà. Sciolse in modo delicato l’abbraccio e quasi pianse nel realizzare che, da lì a poco, non avrebbe più potuto toccarla, sentire la sua pelle sotto le sue mani, accarezzare quei lunghi capelli ribelli.
È buffo, quando inizi a dare importanza alle piccole cose, capisci che saranno quelle che ti mancheranno di più. 
“Jasper, piantala!” il grido di Edward si sentì per l’intera casa e Carlisle, armato di pazienza, si decise ad andare di sopra, accompagnato dai piccoli sospiri della moglie ancora assopita.

 
Edward aveva cercato il padre per quasi l’intero ospedale, la sala relax era l’unica che gli mancava stava per entrare quando sentì parlare e, riconosciuta la voce del padre, restò ad ascoltare.
“Sai…è strano il fatto che mi mancano le cose più banali. Chiamarla durante il turno per scambiare qualche battuta e finire con un ‘ti amo’, quel suo modo di tirarmi su quando perdevo un paziente, la tazza di thè che nonostante tornassi anche a tarda notte mi faceva trovare sul tavolo in cucina sempre fumante.” Stava parlando con Jack, il suo specializzando, nonostante quest’ultimo non avesse chiesto niente, ma sapeva che ne aveva bisogno.
“Le posso chiedere perché pensa a queste cose adesso, dottor Cullen? Suo figlio si è svegliato dovrebbe pensare solo a cose felici.” La voce di Jack era incerta, da una parte non avrebbe voluto fare quella domanda, ma dall’altra lui era sempre stato un tipo curioso…facile capire quale delle due avrebbe vinto.
“Credimi lo so, Jack. È solo che vorrei che lei fosse qui per vedere quanto sono cresciuti e quanto Jasper le assomigli così tanto…io vorrei soltanto un suo abbraccio, lei sapeva farti sentire a casa e Jasper ne ha bisogno ed anch’io.” L’ultima parola l’aveva pronunciata con un filo di voce infatti Edward fece fatica a coglierla.
Stava per entrare quando una mano sulla spalla lo bloccò, si voltò e vide Mark che lo fissava con sguardo interrogativo.
“Che ci fai qui Edward?” sperava davvero che il padre non l’avesse visto, ma la voce possente del dottor Anderson non lo aiutò affatto, socchiuse gli occhi per poi aprirli dopo un secondo.
“Ti stavo cercando Mark. Jasper si è svegliato!” esclamò prendendo la palla al balzo. Lo sguardo di Mark cambiò rapidamente e sorrise sollevato dalla bella notizia.
“Vado subito a visitarlo…non ho visto tuo padre in giro, immagino stia con lui o con Alice. In ogni caso digli che mi trova da Jasper” disse velocemente per poi correre via. Edward sospirò e sentì la porta dietro di lui aprirsi, scattò in avanti e incontrò lo sguardo del padre. Senza dire una sola parola lo strinse tra le sue braccia sperando di farlo sentire, almeno un po’, a casa.

Jasper era rimasto solo con le sue lacrime. Suo padre era fuggito coprendosi il viso, Edward era andato a cercarlo, ma nessuno dei due gli aveva dato notizie su Alice e, di conseguenza, la sua mente aveva dato il via a conclusioni una più dolorosa dell’altra.
Quando la porta si aprì e la figura di Mark si fece largo nella stanza, il ragazzo si rese conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Come se il dottore gli avesse letto nel pensiero, gli sorrise sollevato e Jasper solo in quel momento ritornò, veramente, a vivere. Alice si era salvata.
“Di nuovo qui, eh? Ti sei affezionato dì la verità!” lo schernì, prontamente, il dottor Anderson, il giovane Cullen sorrise scuotendo il capo.
“Sì certo, soprattutto a te! Adoro rischiare di morire per poi svegliarmi e ritrovare la tua faccia!” rispose, a tono, Jasper facendo ridere quello che ormai chiamava zio.
“Già ci scherzi su, fai passi da gigante.” Fu l’ultima battuta di Mark per poi ritornare serio e fare ciò per cui era entrato, visitarlo e assicurarsi che andasse tutto bene.
Mark aveva appena finito di visitarlo, quando bussarono alla porta e, senza aspettare risposta, quest’ultima si aprì facendo entrare due poliziotti.
“È lei Jasper Cullen? Dovremmo farle alcune domande sull’incidente che ha visto coinvolto lei e la sua ragazza, Alice Swan.” Disse uno dei due, quello leggermente più basso, con un tono di voce serio. Il giovane Cullen si ritrovò spiazzato a quell’affermazione, se si era trattato di un incidente perché interrogarlo? Che avesse ferito qualcuno e lui non ne aveva memoria?
“Mi dispiace interrompervi agenti, ma il ragazzo è minorenne e non potete interrogarlo senza la presenza di un genitore. Inoltre si è appena ripreso e dovreste aspettare il consenso del suo medico, in questo caso il mio, prima di procedere con qualsiasi domanda.” Intervenne Mark, sconvolto anche lui dall’arrivo dei due, ma la sua esperienza gli aveva insegnato a gestire ogni genere di situazione. I due agenti si scambiarono un’occhiata eloquente e quello di prima riprese a parlare.
“Ci dispiace avervi interrotti. Credevamo che lei fosse il padre del ragazzo, vuol dire che torneremo tra un po’.” Detto questo, come prima, senza aspettare risposta, si congedarono lasciando Mark e Jasper soli.
“Che sta succedendo, Mark? Perché tutta questa urgenza di parlarmi, ho coinvolto qualche altra auto nell’incidente?” chiese, facendo domande a raffica, il giovane Cullen senza lasciare al dottore il tempo di rispondere.
“Jasper adesso calmati. Non devi agitarti, risolveremo questa situazione.” rispose Mark, poggiando entrambe le mani sulle spalle del ragazzo per infondergli calma. Doveva dire a Carlisle di questa storia, il prima possibile.

Renée Swan aveva fatto la sua comparsa nella camera di Alice, ora toccava al marito, l’ispettore Charlie Swan, colui che non aveva commentato le azioni della figlia concentrandosi solo ed unicamente sulla sua salute. Ora, però, doveva parlarle seriamente a quattro occhi.
“Sei sveglia, tesoro?” domandò, con voce cordiale, ma che tremava per la rabbia, la preoccupazione, per lo spavento che gli aveva fatto prendere quando aveva realizzato che non era a casa, quando aveva trovato la lettera piena di odio e risentimento indirizzata alla moglie, quando aveva capito che era scappata e chissà quando l’avrebbe rivista.
“Sì, papà, entra pure.” Rispose Alice, con voce innocente quasi ignara del dolore che suo padre aveva affrontato in pochi giorni, inconsapevole che probabilmente era più di lui che si doveva preoccupare piuttosto che della madre.
“Alice, dobbiamo parlare di quello che hai fatto.” Era tremendamente serio nel tono della voce e la giovane Swan iniziò a preoccuparsi di ciò che avrebbe detto.
“Sappiamo entrambi il perché hai fatto questa sciocchezza e quanto sia costato a te e al povero Jasper, che voleva solo compiacerti e ti ama così tanto, sul serio non ho mai visto un ragazzo guardare la propria fidanzata come fa lui. Apprezzo davvero quel ragazzo, è giusto per te e sai quanto abbia discusso con tua madre per la sua fissazione di rincorrere fantasmi.” Parlava con il cuore, le strinse la mano e si sedette accanto a lei sul letto.
“Io non ti ho insegnato questo, Alice. Non ti ho insegnato a fuggire dai problemi perché non li risolve, ti ho detto sempre di affrontarli e di accettare le conseguenze.” Ed eccola qui, la ramanzina che la ragazza sperava proprio di scampare, quella sensazione di aver deluso le aspettative del padre si fece largo nel suo cuore e faceva male, tremendamente male.
“Ci ho provato, papà. Ho tentato di parlare con la mamma e di risolvere la situazione, ma poi dopo la cena dove ha gettato fango su Jasper e tutta la sua famiglia, dopo la reazione di lui… Come potevo risolvere le cose?” chiese Alice, con la sua vocina delicata che implorava di essere capita, di trovare un minimo di conforto.
“Potevi venire di me, chiedermi aiuto, anzi la mattina dell’incidente io ero venuto a cercarti in camera tua perché sapevo che la situazione stava degenerando. Per trovare una soluzione insieme. Posso immaginare quanto ti sia sentita oppressa, prigioniera dell’idea di tua madre e quanto lei abbia sbagliato… ma credi che la tua reazione sia stata più matura della sua?” replicò Charlie, cercando di farle capire che poteva comprenderla fino a un certo punto, poteva davvero farlo ma poi i sentimenti avevano preso il sopravvento e questo non andava bene, almeno non sempre.
Alice non rispose, abbassò il capo consapevole della verità che si celava nelle parole del padre, quest’ultimo l’abbracciò. La ragazza iniziò a piangere silenziosamente e lui la strinse più forte. Sua figlia aveva capito.





-Sono imperdonabile, lo so.
Spero solo che sia rimasto qualcuno a leggere questa storia e che il capitolo vi sia piaciuto. Non mi sento di fare promesse su quando arriverà il prossimo, spero di trovare il prima possibile il tempo per scriverlo.
Grazie mille a tutti quelli che sono rimasti. Di vero cuore.
Alla prossima! <3

 
  
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