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Autore: esserre93    19/11/2017    2 recensioni
Amelia Shepherd decide di trasferirsi a Seattle e iniziare una nuova vita con la sua nuova famiglia
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Amelia Shepherd, Arizona Robbins, Callie Torres, Owen Hunt, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
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Amelia quella notte non chiuse occhio. In quella stanza si sentì sola e mai come in quel momento le sembrava come se stesse dormendo in una casa in cui non aveva mai vissuto prima, eppure in quella stanza lei e Arizona avevano dormito insieme, quando per lei era ancora troppo difficile condividere con la sua compagna, il letto che una volta era occupato da Callie. Quella notte, invece, Amelia si sentì vuota e spogliata da tutte le sue sicurezze. Sapeva che Arizona fosse a pochi passi da lei, ma non voleva essere lei la prima a cedere, non dopo aver fatto di tutto affinché Arizona capisse il suo punto di vista.
Il mattino seguente, così, la mora si alzò e andò a lavoro; evitando Arizona, ancora convinta della sua posizione.
- Buongiorno Dott.ssa Shepherd – Appena arrivata in reparto, la Edwards si avvicinò ad Amelia con il suo solito sorriso e le passò il tablet che aveva tra le mani – questi sono i parametri di Stephan
- Bene, nessun miglioramento, ma neanche nessun peggioramento, sono ottimista; i bambini sono forti, più di quanto noi possiamo credere
- Ne sono certa, Dott.ssa
Per quella mattina Amelia aveva deciso di non pensare a ciò che era successo tra lei e Arizona, così iniziò con il solito giro di visite mattutine. Era al terzo paziente da visitare, quando il suo telefono iniziò a squillare: il nome di Arizona comparve sullo schermo, ma decise di non rispondere e occuparsi del suo paziente. Qualche minuto dopo, il suono del suo telefono la distrasse di nuovo
- Dimmi Arizona
- Ti ho disturbata?
- Sto facendo il giro
- Scusami, è che stamattina te ne sei andata senza salutarmi
- Mi hai chiamata per questo? Ne possiamo parlare dopo?
- Pranziamo insieme?
- Non lo so, tra poco ho un intervento e non so per quanto ne avrò
- Ce l’hai con me, vero?
- Arizona, ne parliamo dopo, devo andare
Amelia chiuse la comunicazione e immediatamente un macigno le si posò sul petto. Odiava trattare in quel modo la sua compagna, ma odiava ancora di più il modo in cui Arizona la trattava quando sapeva che aveva qualcosa di cui farsi perdonare. Senza indugiare ulteriormente, si diresse verso il prossimo paziente da visitare, per poi recarsi in sala operatoria. Quell’intervento l’avrebbe tenuta occupata per tutta la mattina.

- Hai finito di evitarmi? – circa quattro ore dopo, Amelia ebbe terminato l’intervento. Uscita dalla  sala operatoria trovò ad aspettarla Arizona. La guardò e nei suoi occhi lesse rabbia mista a dispiacere.
- Non ti sto evitando, sto lavorando – Amelia cercò di superare la bionda, ma questa le chiuse il passaggio.
- Mi dici che hai?
- Niente
- Non mentirmi
Amelia alzò di nuovo lo sguardo verso Arizona, ma questa volta i suoi occhi imploravano una risposta. Amelia, di Arizona amava anche questo. Riusciva ad essere sempre limpida, chiara su ciò che le passasse nella mente in un determinato momento. Amelia invece sapeva mentire, sapeva mascherare bene le sue emozioni e questo suo lato, molto spesso, faceva soffrire Arizona.
- So che probabilmente ti sto chiedendo tanto, ma non mi piace il pensiero che ti sei fatta su di me
- E quale idea avrei su di te? Sentiamo
- Pensi che io possa tradirti da un momento all’altro con un qualsiasi uomo
- Non lo penso
- Invece si, ma cosa dovrebbe mancarmi? L’amore? Ce l’ho; il sesso? Anche e più di quanto mi aspettassi
- Io di te penso solo cose positive ed è proprio per questo che ho paura che qualche uomo possa portarti via da me
- Ma non succederà mai. Se mi piacciono anche gli uomini non vuol dire che da un momento all’altro io scappi da te, io ti amo e non potrei mai fare una cosa simile
- Allora non uscire con Owen e non farmi sentire in colpa per Robert
- Ti sentiresti meglio se accettassi questo tuo limite? Con Owen sono stata solo una settimana, non si può neanche definire un mio ex, perché non provi a fidarti di me? 
- Vuoi fiducia? Va bene, esci con Owen, divertitevi, poi quando tornerai a casa  mi racconterai di quante volte ci avrà provato con te 
- Non penso  accadrà questo, ma va bene
- Guarda che non è una sfida, io sono sicura di ciò che dico
- Anche io lo sono e vedrai che per una volta capirai che ti stai sbagliando
- Allora quando uscirete?
- Non lo so, vedremo
- Ora vado, buona giornata
Arizona voltò le spalle ad Amelia e quest’ultima rimase ferma a guardare la sua compagna che se ne andava. La mora non era sicura di essere dalla parte della ragione, ma quanto meno era riuscita a convincere Arizona nel dare una possibilità anche ad Owen.
Non appena uscì dall’anti sala operatoria, Amelia decise di cercare proprio l’uomo, per accordarsi su una possibile uscita. Man mano che si avvicinava al pronto soccorso, la saliva nella bocca le veniva meno e le mani iniziavano a tremare. Nonostante avesse difeso a spada tratta quella strana situazione, in quel momento non era sicura di fare la cosa giusta. Owen, anche se per poco tempo, aveva fatto parte della sua vita, con lei aveva iniziato a progettare qualcosa da costruire insieme e tutto questo non poteva essere cancellato, soprattutto per Arizona, che doveva stare a guardare.
Senza pensarci ulteriormente, la mora fece dietrofront e si incamminò verso il suo reparto, maledicendo la sua testa dura.
- Amy -  Sentendo quella voce, la mora si bloccò immediatamente. Non avrebbe voluto voltarsi, perché una volta fatto, non sarebbe più potuta tornata indietro, ma dovette farlo, perché quella persona si stava incamminando proprio verso di lei, riusciva a sentire i tacchi sbattere sul pavimento
- Amy, che fai, non saluti tua sorella?
Amelia si voltò e davanti a sé trovò sua sorella Liz. Da quando aveva deciso di trasferirsi a Seattle non si erano più sentite, le era mancata, ma era riuscita a fare a meno anche di lei.
- Non devi chiamarmi Amy
- Non ci vediamo da una vita e l’unica cosa che sai dirmi è questa?
- Scusa, ma lo sai che mi da fastidio
- Lo so, me lo dai un abbraccio?
Amelia cercò di rilassarsi e si avvicinò a sua sorella, per poi stringerla in un caldo abbraccio. Le era mancata più di quanto volesse ammettere.
- Non sei venuta al funerale di nostro fratello
- Mi dispiace, ma non ce l’ho fatta, non sono stata abbastanza forte
- Non hai pensato che forse potessi avere bisogno di te?
- Siamo state egoiste, lo sappiamo, ma anche noi abbiamo sofferto. Era anche nostro fratello
- Dimmi perché sei qui
- Possiamo andare nel tuo studio?
- Va bene, seguimi
Amelia fece strada a sua sorella Liz e qualche minuto dopo si ritrovarono nella stanza in cui Amelia trascorreva poco tempo, ma nel quale si sentiva protetta.
- Non hai cambiato nulla
- No, è rimasto tutto come aveva Derek, ho aggiunto solo qualche quadro
Amelia fece segno a Liz di accomodarsi sulla poltrona, mentre lei si sedette di fronte a lei sul divano.
- Dimmi tutto
- Ho bisogno del tuo aiuto
- Ecco, ora capisco tutto
- Mi dispiace, ma non sapevo da chi altro andare
- Deve essere qualcosa di importante se sei venuta fin qui
- Lo è
- Non farmi stare sulle spine, allora – nel momento in cui pronunciò quella frase, il telefono di Amelia iniziò a squillare: novità da Stephen – scusami, è un’emergenza, aspettami qui
La mora non aspettò una risposta da sua sorella e corse verso la stanza del bambino. Quando arrivò, trovò la Edwards accanto alla madre di Stephan, sveglio e vigile. Un sorriso si dipinse sul volto di Amelia, che subito si avvicinò al bambino per eseguire i vari esami di routine.
- Ehi campione, mi sai dire il tuo nome?
- Mi chiamo Stephan, dott.ssa Shepherd
- Quanti anni hai?
- Undici
- Ma che bravo, direi che stai andando alla grande. Ora stringi più che puoi le mie dita – Amelia immediatamente sentì la stretta che il bambino esercitò e fu grata che le cose stessero andando bene.
- Hai dormito un bel po’, come ti senti? Mal di testa, vertigini?
- Nulla, dott.ssa. Mi hai guarito, vero?
- Tra poco ti porteranno a fare una tac, ma sono sicura che sei finalmente guarito
- Grazie dott.ssa! – la madre del bambino, nel frattempo, aveva raggiunto Amelia, che subito venne avvolta dalle braccia della donna – Grazie per non essersi arresa
- E’ merito anche di questo campione, ha lottato con tutte le sue forze

Quando Amelia uscì dalla stanza, lasciò il bambino alle coccole della madre. La mora tirò un sospiro di sollievo, le cose erano andate decisamente bene.
- Ce l’abbiamo fatta, dott.ssa, ne ero sicura
- Formiamo una bella squadra, complimenti anche a te Edwards, anche per oggi sei esentata dal mio servizio
- Non ha in programma nessun intervento?
- Non per oggi, ci vediamo domani
Amelia salutò la specializzanda, per poi dirigersi di nuovo verso il suo studio. Durante il tragitto, però, incontrò Meredith
- Ehi, che ci fai qui?
- Cercavo te
- Dimmi
- April mi ha riferito di aver visto Liz, tua sorella, nonché mia cognata, girovagare per l’ospedale
- Lo so, è nel mio studio, sono sorpresa almeno quanto te
- E’ successo qualcosa?
- Sto andando a scoprirlo, vieni con me?
Meredith e Amelia si incamminarono verso lo studio del neurochirurgo. Quella giornata, per Amelia, non era iniziata nel migliore dei modi e nonostante l’intervento della mattina e il risveglio di Stephan, non riusciva a stare tranquilla ripensando ad Arizona e a sua sorella Liz nel suo studio.
- Da quando non la sentivi?
- Da quando sono qui, sei stata tu ad avvisare di Derek 
- E non hanno pensato di vedere come stessi?
- A quanto pare no
Nel frattempo le due donne arrivarono nello studio della mora. Una volta entrate, Liz corse incontro a Meredith e la strinse in un abbraccio 
- Come stai?
- Bene, grazie 
- Mi dispiace non essere venuta, mi dispiace tanto
- Non pensiamoci più, come mai sei qui?
- James, ha bisogno di te, Amelia
- Che gli è successo?
- Incidente d’auto, è in coma da circa un mese
- No, no, no non posso fare quello che mi stai per chiedere. Tu non sai cosa ho passato dopo la morte di Derek, non puoi neanche immaginarlo 
- Liz, Amelia ha ragione, non potete scomparire per poi riapparire a vostro piacimento. Amelia ci ha messo tanto per ricominciare
- Posso solo immaginare cosa abbia passato, ma è la migliore e Jason è nostro amico
- Da quando?
- Da quando lo hai lasciato su due piedi per venire qui a Seattle
- A me dispiace di come siano andate le cose e mi dispiace ancor di più per ciò che gli è successo, ma a Los Angeles ci sono neurochirurghi più rinomati di me, ti do qualche numero
- Noi vogliamo te, Amelia, perché non capisci?
- Quella a non capire sei tu, Liz. Muore nostro fratello e tu neanche una telefonata, non sei venuta al suo funerale, non ti sei degnata di chiedere come stessimo. Con Jason le cose non sono andate bene e venendo qui sono riuscita a rialzarmi, ora sto con un’altra persona 
- Amelia, sono venuta fin qui, perché è davvero grave, so che ci tieni ancora a lui
- Ci penserò, ma nel frattempo cerca qualcun altro
- Grazie sorellina – Liz si allungò verso sua sorella, che però non le concesse l’abbraccio – Dai, non essere arrabbiata
- Lo sarò fin quando vorrò. Buon rientro a casa, Liz
- Prima di andare vorrei vedere i miei nipotini
- Ora sono a scuola, quando riparti?
- Domani mattina ho l’aereo, ho preso una camera in un hotel vicino l’aeroporto
- Se vuoi puoi venire a stare da me
- Grazie Meredith, quindi serata tra donne?
- Sarete solo voi due, se ti fossi interessata alla mia vita ora sapresti che convivo
- La piccola Amy convive?
- Come ti ho detto, molte cose sono cambiate. Vi lascio, ho molte cose da fare
Prima di abbandonare il suo studio, Amelia rimase a guardare sua cognata e Liz che chiacchieravano. Meredith non riusciva a portare rancore, era sempre fin troppo buona con le persone. Liz non aveva fatto nulla per starle accanto, eppure l’aveva accolta a braccia aperte. L’unico famigliare che, nonostante i primi problemi, aveva imparato davvero a conoscerla, ora non c’era più e non aveva intenzione di fingere solo per quieto vivere. Liz era andata fino a Seattle per James. Le venne un nodo in gola quando l’immagine del suo ex collegato alle macchine, le apparve davanti gli occhi. James aveva bisogno di lei, ma non ne sarebbe uscita illesa se le cose fossero andate male.
Amelia guardò l’orologio che aveva al polso: le lancette segnavano le 4:00pm. Come previsto aveva saltato il pranzo e dopo tutto quello che era successo il suo stomaco si era chiuso. 
Senza che se ne rendesse realmente conto, si ritrovò sul ballatoio che portava nell’ufficio di Arizona. Come di consuetudine, rimase a guardare la sua ragazza attraverso la vetrata: era seduta dietro la sua scrivania, una mano teneva la penna e l’altra percorse tutto il tragitto dei suoi lunghissimi capelli biondi, era evidentemente stanca. Gli sguardi delle due donne si incrociarono, Amelia si perse nell’azzurro degli occhi della sua compagna e per un attimo dimenticò la lite di quella mattina. Arizona abbozzò un sorriso e le fece cenno di entrare.
- Che facevi lì fuori?
- Ti guardavo. Mi piace vederti a lavoro
- Ho la faccia distrutta
- Lo so, sei stanca, ma tra poco torneremo a casa. Prima però devo dirti una cosa. Vieni, siediti vicino a me.
Arizona si alzò dalla sua sedia e si diresse verso il divano in cui si era seduta la mora. Era preoccupata.
- Cosa succede?
- Non ho intenzione di uscire con Owen, né oggi, né mai. Non avevo capito di quanto fosse sbagliato fino a quando non mi sono trovata davanti ad una scelta e mi dispiace tantissimo non averti capita
Arizona fece un sospiro di sollievo e gli occhi le si illuminarono. Amelia provò un forte senso di colpa nei suoi riguardi. Arizona la amava, la amava davvero.
- Mi fa piacere che tu abbia capito, ma non voglio più affrontare un discorso del genere, perché devi essere tu la prima a capire che non è neanche lontanamente possibile instaurare un rapporto con i nostri ex
- Ora ho capito. Devo dirti un’altra cosa: Liz è qui
- Liz tua sorella? Come mai? 
- Ha bisogno di me. James ha avuto un incidente stradale, è in coma da circa un mese e vuole il mio aiuto
- James il tuo ex? Lo stesso James che ti aveva chiesto di sposarlo?
- Proprio lui
- Cosa le hai detto?
- Ci avrei pensato, volevo parlarne prima con te
- Certo che tua sorella non si fa sentire per tutto questo tempo e poi ti cerca solo quando ne ha bisogno. Poi cosa c’entra lei con Jason?
- Lavorano entrambi al St.Ambrose, sono sempre stati amici
- Non so che dire
- Lo so, non sai quanto vorrei un po’ di pace, ma stiamo parlando di James
- So chi è James, Amelia, non è questo il punto. Non sai la sua situazione attuale, non sai se riuscirai ad aiutarlo ed hai bisogno di tutto tranne che affrontare una nuova battaglia. Ho saputo di Stephan e sono così tanto orgogliosa di te, che vorrei tenerti sempre al sicuro. La morte di Derek ti ha devastata e anche se non lo dimostri, so benissimo che continui a pensare all’intervento di Robert, a ciò che avresti potuto fare.
Tua sorella non sa tutte queste cose di te, non ne sa neanche la metà
- Però è venuta e non riesco a far finta di nulla, è James, come faccio a lasciarlo lì?
- Hai deciso allora 
- Non ho detto questo. Mi farò inviare la sua cartella e da lì deciderò. Ho bisogno del tuo appoggio
- Ce l’hai
Amelia si sporse vero la sua compagna, che allargò le braccia per stringerla a sé. La mora si sentì  immediatamente al sicuro. Sapeva di mettere continuamente alla prova Arizona e proprio per questo era grata di ciò riuscisse a donarle, nonostante le sue decisioni non sempre giuste. La mora strofinò con il naso il collo di Arizona e respirò profondamente il suo profumo. Appoggiò le sue labbra e la pelle, immediatamente, reagì a quel contatto. La bionda si mosse quel poco che bastò per far sì che le loro labbra si incontrassero in un bacio pieno di fiducia e desiderio reciproco.
- Mi sei mancata stanotte
- Anche a me, ma qui non possiamo 
- Lo so, non vedo l’ora di tornare a casa
- Liz dov’è?
- Questa notte la passerà da Meredith e domattina ripartirà
- Certo che deve tenerci proprio tanto per venire fin qua solo per chiederti aiuto
- Così sembra. Se dovessi andare a Los Angeles ti andrebbe di venire con me?
- Come faccio a lasciare l’ospedale?
- Dai, chiedi a Weber di sostituirti. Ha fatto il capo per tanti anni. Voglio che tu venga
- Va bene, vedremo 
- Ti amo, lo sai?
- Ti amo anche io 
   
 
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