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Autore: Romanova    19/11/2017    1 recensioni
[Justice League]
Bruce,Diana e una scena dal film di Justice League,prima della battaglia finale e fatti conseguenti con una risoluzione alla mia maniera,fino a toccare il postfilm .
Ovviamente è di rating molto basso perchè non ci sono descrizioni esplicite.
[Wonderbat]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Diana scoprì l'insano desiderio di volerlo toccare.

Deglutì fissando i lividi violacei sul fianco di Bruce: il suo primo pensiero era stato che dovevano ovviamente essere fonte di un severo dolore per l'uomo.

Aveva percepito le proprie dita contrarsi nervosamente mentre lo guardava.

"Non puoi combattere per sempre".

Doveva pur iniziare in qualche modo quella conversazione.

Si era infilato la maglietta.

Si avvicinò a lui.

"Lasciami fare".

Lo aveva scoperto estremamente duttile nelle sue mani.

"Lo so, ma ho questo compito, di proteggere il mondo" un ringhio sordo a inframmezzare la frase mentre la spalla lussata rientrava nella sua sede naturale "sono già al mio limite".

Diana elaborò quelle parole di Bruce.

Bruce non si apriva mai,Bruce che non lasciava avvicinare nessuno al suo corpo,alla sua sofferenza emotiva ben nascosta dietro una lingua tagliente e un genio indiscutibile,dietro i propri compiti e il proprio dolore... aveva lasciato che lo toccasse.

Non cercò il suo sguardo, lo sapeva come doveva essere: vagamente liquido, teso,che sapeva non di disagio, ma di confusione e disorientamento,pari a quelli che albergavano nel suo cuore in quel momento.

Ripensò a Steve un solo istante.

Torse più energicamente la spalla del miliardario.

"Sto proteggendo i più deboli,proprio come volevi. Sto imparando" pensò"ma perchè dovevi essere tu il prezzo?".

Si avvolse il drappo rosso fermandolo sul petto con una spilla.

"Torneremo vivi da stanotte".

Lo aveva detto sorridendo e probabilmente Bruce gliene era grato.

Bruce aveva questo strano senso di inferiorità morale maturato in anni di lavoro al servizio di una città poco etica che però aveva bisogno di qualcuno che ne fosse a capo a mantenere una parvenza fragile di ordine e nel suo caso l'ordine era: succede qualcosa di male , compare Batman.

"Torniamo vivi".

Aveva bevuto, i liquori le piacevano, le piacevano gli abiti eleganti e l'aria un po' sfatta di Bruce, la faceva sorridere.

Un giorno si era chiesta se si alzasse tutte le mattine con quella espressione da grosso orso assonnato e imbronciato,come un bambino capriccioso svegliato troppo presto.

Scosse leggermente il capo, attribuendo quei pensieri all'alcool e si concesse di rivolgere un sorriso caldo,luminoso e incoraggiante a Bruce.

Che stava perfino riuscendo a ricambiare.

Le parve di annegare.

-

Parigi, una città meravigliosa con una sede meravigliosa in cui risuonava del j-pop di pessimo gusto a un volume irritante.

Diana scese dal suo studio d'arte.

"Scusate! Qui c'è gente che lavora, Barry abbassa il volume" ordinò e spostò lo sguardo su Bruce, che pareva essere emerso dai suoi affari altrettanto infastidito dal rumore che il ragazzo definiva "musica".

Non si erano ancora rivolti la parola dopo avere salvato il mondo.

Le labbra di Diana si piegarono in un sorriso delicato,appena accennato.

Era quello il modo di Bruce di sorridere, un flash veloce negli occhi, poi distoglieva lo sguardo perchè non era capace di sorridere, i suoi muscoli facciali non compivano quella insolita azione eppure era una espressione diversa dal solito,nonostante la difficoltà emotiva,quella che gli si leggeva in volto.

Barry la colse.

"Voi due..." mormorò il ragazzo" aspettate, voi due?! Voi DUE! Oh,Dio,devo dirlo ad Alfred!" strillò .

Wonderwoman gli riservò un'occhiata:"Non avvicinare la tua fine più di quanto già non faccia il j-pop a tutto volume, Barry" lo rimproverò" e noi due niente" sillabò" vogliamo solo lavorare senza avere voglia di usarti come bersaglio per dei coltelli".

"Oh,no non è vero,ho visto come vi guardate!"ripetè felice " come può non esserci niente fra due che si guardano a quel modo? Viktor,diglielo!" protestò.

Viktor inarcò il solo sopracciglio che aveva:"Non sono affari del sottoscritto, ma dovendo essere puntigliosi i livelli di serotonina e ormoni non mentono".

Bruce alzò gli occhi al cielo e rientrò nel suo studio.

"Complimenti, siete riusciti a far imbarazzare Batman"disse la donna ridendo" cercate di essere delicati, non è che due più due fa quattro per tutti alla stessa velocità".

E avrebbe voluto aggiungere che non fa sempre quattro, ma questo era un altro paio di maniche.

Rientrò per concentrarsi sulla statua che stava restaurando per una esposizione museale.

Respirò profondamente.

Era brava a fingersi indifferente, ma sapeva che il rapporto fra lei e Bruce... ok, ci stava pensando decisamente troppo.

Ripose il pennello nell'astuccio dopo averlo pulito accuratamente e ricoprì la statua, non poteva lavorare se la sua testa era presa da tutt'altro e forse per una volta,seguire il corso dei suoi pensieri poteva essere addirittura salutare.

Batman ricordava e si sentiva prigioniero della propria inadeguatezza: sapeva di aver compiuto atti criminali e riprovevoli pur di proteggere Gotham, sapeva di non essere la persona che Wonderwoman vedeva sul campo o al lavoro quando veniva a trovarlo.

Si era spostata da Parigi per lui.

Si era chiesto come una donna con mani tanto forti e una presa tanto salda potesse essere contemporaneamente in grado di essere raffinata nel maneggiare oggetti fragili come statue e dipinti.

Ricordava il drappo rosso appuntato sul suo seno che si abbassava e alzava in sincrono naturale col respiro.

La luminosità dei suoi occhi,l'insolenza delle sue battute, la sua presenza, il suo essere sempre pronta a tenergli testa quanto ad appoggiarlo.

Riusciva a ricordare il tocco fresco della ciocca di capelli scuri finita sulla scapola quando gli stava sistemando la scapola.

Si era domandato spesso se si meritava tutto quello: le attenzioni, il ...era calore,quello che sentiva? Non era di certo un elemento a lui congeniale.
Lui con Diana si sentiva inerme e lei era venuta a cercarlo -cosa diamine le era saltato in mente?!- era venuta a cercarlo con la squadra perchè era giusto che non fosse da solo.
Erano tornati vivi, lei si era fidata di lui,nonostante tutto e non era stata in grado di rimproverargli niente di più che un tentativo azzardato.
Ovviamente aveva sempre presenti i suoi moniti a ogni lavoro nuovo a cui si approcciava.
“Che cos'è la scienza senza il cuore?”
Alfred gli aveva domandato spesso dove fosse riposto il suo,più al sicuro della Scatola Madre nelle profondità oceaniche.
Diana lo turbava e lo spaventava.
Ecco la sua istintiva insicurezza.
Si massaggiò le tempie lasciando perdere il lavoro e bevve un sorso di scotch, si sfiorò la spalla lesionata.
Avvertì una presenza, delle dita, e un profumo.
Lo avrebbe riconosciuto in mezzo ad altri mille.
“Dovresti smetterla di comparire, hanno inventato le porte” borbottò.
“Era aperto” rispose Diana sorridendo vicino al suo orecchio”ho picchiato verbalmente un po' Barry, non è molto delicato nell'approcciarsi agli altri”.
“Se fosse stato uno scontro fisico a quest'ora starebbe facendo una sorta di indagine su sé stesso...”
“Ehy,era umorismo,quello?”domandò con voce morbida la mora.
Il pomo d'Adamo di Batman ebbe uno scatto repentino .
“Mi dispiace che Barry ti abbia fatto sentire in difficoltà per qualche motivo, ma penso che dovremmo parlarne”.
“E perchè?” rispose fintamente aspro Wayne” Alfred è già convinto che io sia attratto da te e conta quanti nipoti avrà”.
Sapeva che la amazzone avrebbe registrato il tono in cui gli era uscita dalla gola la parola -attratto- e ne avrebbe fatto tesoro.
Tendenzialmente con lei non aveva bisogno di parlare e se c'era qualcosa da esplicitare significava che stava sfuggendo tutto al suo controllo.
Si era girato.
Diana aveva captato vagamente il profumo dell'alcool nell'alito dell'uomo e si erano fissati coi rispettivi nasi che avevano sfregato l'uno contro l'altro per un istante.
Quel sorriso con gli occhi ambrati semichiusi.
Dio, se per Bruce ne fosse mai esistito uno, Dio perchè.
Perchè a lui, perchè la palese inadeguatezza ai rapporti umani perchè lei era bella perchè lei sorrideva a quel modo perchè.
Lo aveva baciato.
Veloce, leggera.
Ed era scappata nel suo studio.
Su una questione aveva ragione Barry.
Si comportavano davvero,davvero da quattordicenni da soap opera.
Diana respirava male: poteva comandare la squadra in guerra, supportare cyborg problematici, ma quello,quello era un passo troppo lungo per la sua gamba.
Non era pronta ad aprirsi così tanto,ad abbandonare un'epoca per scoprirne un'altra così radicalmente, a far fluire verso la zona dei ricordi piacevoli Trevor e tutte le esperienze intense e dolorose che avevano vissuto perchè gli umani morivano.
La consapevolezza che gli umani morivano la pugnalò alle spalle.
Bruce era umano.
Bruce poteva morire da un momento all'altro.
Aveva paura del fatto che Bruce fosse umano ma aveva già fatto quel passo.
Si sfiorò le labbra con le dita diventando rossa in volto.
La cercò Alfred un paio di sere dopo.
“Signorina, il signor Wayne non c'è” precisò il maggiordomo” sta lavorando, ma mi è parso ...singolarmente turbato”.
“Alfred, io...” si massaggiò le tempie” sto finendo un restauro molto importante, per il Louvre e un'asta, perciò se parli chiaro ti ascolto”.
Sprofondò su una sedia della sala.
“La vostra intesa si è risolta?”chiese Alfred.
“Intendi se ci siamo dichiarati verbalmente dei sentimenti? No,Alfred,sai che non lo faremo mai” sospirò Diana “siamo adulti e...stupidi come ragazzini”.
“Mi permetta di dissentire,la sua intelligenza è encomiabile quanto quella del signorino” replicò l'uomo” e lei prova dei sentimenti per il signorino?”
La donna lo guardò alzando gli occhi al cielo.
“Perchè interessa a tutti così tanto?”scattò” voglio solo essere lasciata in pace,ci stiamo lavorando,ok? A volte va bene, spesso va male, è tutto...troppo presto! Io non so cosa fare e l'ho baciato”confessò “ e sono scappata”.
Dopo qualche minuto di silenzio Alfred chiese:”Vuole la cena?”
Diana annuì e lo aiutò ad apparecchiare, poi lo guardò andarsene.
“Alfred!” una voce maschile autoritaria nell'androne”che cosa... Diana”.
Il tono di Bruce mutava sempre quando doveva salutarla,diventava più profondo e personale. Trasudava calore.
“Immagino che Alfred ci abbia incastrati” rise lei girando la forchetta nel suo piatto di linguine già per metà finito” sono buone,sul serio, se ne vuoi”.
L'uomo si sedette e prese il piatto che lei gli porgeva.
Non riusciva a dire una parola.
La pasta finì in silenzio per entrambi mentre i loro colleghi preferivano mangiare nelle loro camere.
“ A cosa stai lavorando?”domandò di getto Wayne.
“A una Pallade Atena ritrovata sotto la metropolitana di Roma durante uno scavo” rispose Diana senza nemmeno curarsi se lui sapesse cosa fosse una Atena” me l'hanno mandata per restaurarne il viso e pulirlo da muffa e insetti” spiegò” purtroppo si erano insinuati nella pietra insieme all'umidità” ebbe un'idea” vuoi vederla?”chiese.
Il moro annuì,si pulì la bocca e si alzò.
Lo condusse nel suo studio dove effettivamente una statua già per metà ripulita e splendente era protetta da un telo di plastica che cadde rapidamente,svelandola agli occhi del miliardario.
“Ti somiglia”.
“Non essere blasfemo” lo rimproverò bonariamente la donna incrociando le braccia sotto il seno.
“Non lo sono,sono...onesto” confermò studiando la statua” ti somiglia davvero”.
Diana guardò Bruce che fissava genuinamente interessato la statua e sorrideva.
Distolse lo sguardo mordendosi il labbro inferiore dipinto di rosso.
“La civetta è uno degli animali sacri alla dea Atena, che aveva gli occhi azzurri, perciò no,non mi somiglia” minimizzò la donna”ma...grazie” aggiunse.
“E quali sono gli altri animali sacri ad Atena?”
“Non hai fatto i compiti?”lo punzecchiò divertita.
“Mi perdoni,maestra, ma detto da lei è più interessante”.
“Il gufo” rispose Diana” era protettrice delle vergini,delle nascite,vergine per sua scelta, protettrice dei tribunali e degli atti eroici in guerra” elencò” era una donna impetuosa e volitiva, che maneggiava le folgori di suo padre con la stessa grazia con cui intesseva un peplo”.
“Ne parli in modo molto appassionato”constatò Wayne.
“E tu ascolti in modo molto appassionato” constatò Diana.
“Sono molto bravo ad ascoltare” ribattè Bruce” sai che non parlo molto”.
“Oh, a me non sembra affatto” lo provocò di nuovo lei.
Lui alzò gli occhi al cielo.
“Mi dispiace averti lasciato lì due giorni fa” iniziò la mora” è che stava succedendo tutto...”
“Sì,troppo in fretta” convenne il super eroe guardandosi ora le mani “sta succedendo sempre tutto,troppo in fretta, ma siamo tornati vivi da quella notte per merito tuo”.
“Per merito tuo e di Superman” lo corresse puntigliosa” io ho messo la mia vita a tua disposizione perchè so che l'avresti riportata a casa o ricordata con onore... tu hai guidato tutti, ci stai dando una casa e delle vite da vivere, sono...privilegi,questi,nel mondo di oggi”.
“Non so se tu vedi una persona che esiste davvero,Diana” ammise senza celare una certa amarezza.
Lo guardò in silenzio e avanzò verso di lui.
Accarezzò i suoi bicipiti e i suoi avambracci, fece combaciare i loro sguardi.
Spostò le mani fino alle spalle,cercando qualcosa di giusto per rispondere all'ultima affermazione sentita.
Sarebbe stato diverso che con Trevor, perchè Trevor non era più nella sua testa. Trevor era nel passato, un passato dolce e un passato piacevole, forse più netto nei contorni ma di certo non meno,semplicemente...passato.
Lo accettò.
Lo guardò e nel suo viso, nella stanchezza delle prime rughe, negli occhi brillanti stavolta fu in grado di leggere nettamente.
“Fallo tu con me, perchè io sono debole” / “Ma non ti sei ancora arreso”.
Fu come tornare a vedere il sole dopo un millennio in una prigione.
Bruce cedette il comando e il controllo sotto il peso e la sicurezza di Diana, che lo accompagnò fino al letto stringendo il suo corpo come se fosse un ritrovamente prezioso e delicato da salvare dal tempo.
Non dissero una parola durante tutto il tempo.
Non emise un suono quando lui la spogliò esponendo la pelle nuda al fresco della stanza.
Non emise un gemito quando lei si piantò con un gesto sui suoi fianchi premendo le sue cosce contro la sua erezione, che reagì inviandogli una scarica di endorfine ed elettricità fino al bassoventre.
Quando lo accolse in sé la stava guardando negli occhi e lo sfidava,ora con quel ghigno che sapeva di battaglia,di gioco,di guerra e di entusiasmo.
Bruce ne ebbe bisogno spasmodico quando lei iniziò a muoversi sul suo corpo e gli consentì di toccarla dai fianchi,al seno, alla splendida pancia tonica e muscolosa, definita e chiara e gli occhi di Diana.
Era tutto in ogni bacio,ogni gesto,ogni volta che uno di loro cercava la mano dell'altro. Era anche rapido e rude, per la forza di lei, più che altro.
Wayne si sentì coinvolto e partecipe.
Salvato. Protetto.
Alfred si era sbagliato, non desiderava affatto il corpo di Diana, non la trovava attraente.
Non sapeva se sarebbe mai stato in grado di amare, ma quando lei si sfilò agile e gli si sdraiò accanto -perchè aveva voluto il letto in studio? Perchè doveva dormire con quella roba polverosa? C'erano tante camere, glielo aveva detto molte volte- riprese fiato e cercò il calore del suo fianco e della sua pelle contro la quale venne prontamente accolto.
Casa.
Si accorse che gli stava accarezzando i lividi non ancora del tutto guariti e si sentiva sempre meglio.
“Esiste qualcosa che non sai fare?”domandò Bruce.
“Non lo so”.
Diana sorrise ad occhi chiusi continuando col suo gesto.
Si vide una scintilla e poi si udì della musica pop a volume esageratamente alto dal piano inferiore.
“Io ammazzo quel ragazzino” avvisò Wayne digrignando i denti”giuro che ammazzo lui e la curva glicemica e la musica pop”.
La giovane eroina aprì gli occhi e lo guardò.
“Ma forse più tardi,ok, prima deve salvare ancora il mondo,solo perchè è utile,ok? Solo perchè è utile...”

   
 
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