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Autore: musa90    19/11/2017    0 recensioni
Selene una ragazza timida è riservata, amate della scrittura e della lettura, dopo tanti sacrifici riesce ha realizzare i suoi sogno di studiare letteratura.
Ma non si sarebbe mai aspettata che grazie ad una pioggia improvvisa, ad una dimenticanza di informazioni ed a una semplice tazza di tè, la sua vita sarebbe cambiata totalmente...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Il cielo di quella mattina era sereno, non potevo chiedere di meglio per il mio trasferimento, la mia camera è un casino ho messo tutto sotto sopra, vorrei portarmi tutto ma so che non posso, le mie valige sono quasi pronte, mi mancano poche cose e poi posso chiuderle, il mio sguardo gira un po’ per tutta la mia camera e so che mio mal grado mi mancherà.
Mi cambio alla svelta, tra un po’ dovrò andare a prendere il treno, butto una occhiata allo specchio che ho difronte per vedere se è tutto apposto, stamattina come al mio solito ho due borse sotto gli occhi che fanno paura, me no male che esistono i correttori se no quelle come me impazzirebbero, sorrido al mio riflesso, però si vede che è un sorriso sforzato, mi sento stanca e insicura, questo trasferirmi da sola un po’ mi spaventa, però c’è la devo fare, lo sogno da una vita, non posso far saltare tutto per delle stupide paura.
Il rumore delle rotelle della mia valigia che colpiscono le scale, fa un rumore pazzesco
<> grida mia madre dalla cucina, scendo l’ultimo scalino e appoggio la valigia vicino l’entrata, e mi avvicino alla cucina, dove vedo mia madre, che prepara dei panini, che saranno il mio pranzo quel giorno
<> lei si gira e mi guarda, la mia mamma è una delle persone più importanti della mia vita e allontanarmi da lei sarà uno strazio, e so che è la stessa cosa, anche per lei
<> si preoccupa sempre molto
<> le faccio un sorriso rassicurante, mi accarezza la guancia, noto che i suoi occhi stanno per diventare lucidi e sicuramente lo sono anche i miei
<> e mi supera, faccio un respiro profondo prendo dal tavolo il mio pranzo a sacco e la seguo, davanti alla porta noto la figura di mio padre, è lui che mi ha convinta che questo trasferimento era la cosa migliore per me e per la mia futura vita, non saprò mai come ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me, è la mia roccia.
Ci avviniamo tutte e tre alla macchina, mentre mio padre mette i miei ultimi bagagli all’interno, io guardo verso la mia casa, e i ricordi iniziano a passare attraverso i miei occhi, forse sto esagerando non sto andando mica ha morire, però ho come la sensazione che non ritornerò tanto presto qui, e per questo mi voglio imprimere tutto, prendo il mio cellulare e faccio una foto, già ieri ho fatto la foto di ogni stanza e anche al giardino, mia madre mi ha preso quasi per matta, voglio solo sentirmi sicura che non mi dimenticherò mai di questo posto
<> mi riprende mio padre, mi avvicino alla macchina e salgo, mentre la macchina parte faccio un saluto alla casa e rimango ha fissarla finché non diventa un piccolo puntino nell’orizzonte.
Arrivati alla stazione, la mia ansia sale, aiuto mio padre e prendo la valigia, con mia madre al mio fianco inizio ha camminare, guardo l’orologio che ho al polso, noto che sono in orario, mentre vado verso il mio binario mi fermo e mi specchio ad una vetrina, anche se già mi ero specchiata prima vedendo la mai insicurezza voglio specchiarmi di nuovo, i miei capelli stanno bene con questa coda di cavallo, ho sempre pensato di cambiare colore, questa tonalità di nero non mi è mai piaciuta, le occhiaie per fortuna sono coperte bene dal correttore i miei occhi azzurri sono un po’ lucidi, i jeans e il maglioncino blu stanno messi bene, il mio corpo non mi è mai piaciuto anche se mia madre dice sempre che sono bellissima, ma io non le ho mai creduto, i miei stivaletti preferiti si abbinano bene, mi aggiusto meglio il giubbottino leggero color panna, e mi rincammino, arrivata al binario vedo che i miei stanno già lì che mi aspettano
<> ecco che mi madre riinizia
<> la riassicuro
<> io sorrido e noto che lo fa anche mio padre, il treno arriva, sono l’unica che lo prenderà, la stazione è vuota stiamo solo noi
<> io guardo nelle mani di mio padre e vedo un portafoglio di pelle chiara
<> sono arrabbiata ho risparmiato tanto per tutto questo per non pesare a loro, ho studiato anche come una pazza per riuscire a prendere la borsa di studio per l’università che volevo
<> prende la mia mano e me lo appoggia, guardo il portafoglio e poi di nuovo mio padre, e con un po’ di fastidio me li metto in tasca
<> prendo la mia valigia e la borsa insieme al pranzo al sacco e con un po’ di fatica e con l’auto di mio padre salgo sul treno, e noto subito mia madre iniziare a piangere
<> alcune lacrime escono anche a me, scendo dal treno e mi butto tra le braccia di mia madre e lei scoppia definitivamente a piangere al nostro abbraccio, si giunge anche mio padre, all’improvviso la voce annuncia che il treno sta per partire, io sciolgo l’abbraccio mi asciugo gli occhi, dò un carezza ad entrambi e salgo sul treno, le porte si chiudono, e il mio sguardo rimane fisso su di loro, parte, e davanti a me sembra come se un pezzo della mia vita mi stia salutando, un ultima lacrima mi scende, ora devo pensare solo al mio futuro e a quello che mi aspetterà nelle nuova città.
Prendo i miei bagagli e mi dirigo verso il mio scompartimento, avevo ragione mi sa che sono l’unica in questo treno, non vedo nessun’altro in giro, arrivo davanti a quello che dal numero sempre il mio scompartimento, per sicurezza prendo il biglietto dalla tasca del piumino, e noto che avevo ragione, lo apro ed entro mi siedo vicino la finestra tanto non c’è nessuno, posso sedermi dove voglio, poggio la valigia difronte a me, e la borsa e il sacchetto di fianco, e comincio a guardare fuori, mi sto sempre più allontanando, il paesaggio davanti a miei occhi sta cambiando, sento l’ansia crescere a dismisura per calmarmi prendo il cellullare, metto le cuffie e inizio ha sentire un po’ di musica, e chiudo gli occhi appoggiandomi meglio al sedile, la musica mi entra nel cervello e tutto il mio corpo si rilassa al tal punto che cado in un sonno profondo.
Vengo svegliata dal suono di una porta che si chiude, apro gli occhi è noto il treno fermo, guardo fuori per vedere che succede, vedo delle persone salire, guardo il nome del posto e capisco che è una delle fermate, spero che nessuno entri in questo scompartimento sto troppo comoda da sola, tolgo le cuffie dalle orecchie, non mi ero accorta che la musica aveva smesso di andare, rimetto tutto nella tasca del giubbotto, e decido di mangiare, prendo il sacchetto, lo apro e vedo che mia madre ha fatto il mio panino preferito, crudo e mozzarella, addento il panino e vedo gente che passa vicino lo scompartimento, e per fortuna nessuno ci entra, il treno riparte, guardo l’orologio e noto che sono in viaggio già da un ora, manca ancora un po’ all’arrivo, non so che fare, finisco il panino e prendo la borsa e rovisto all’interno, forse trovo qualcosa di interessante, però non trovo nulla, riprendo il cellulare e provo ad andare su internet però il segnale non c’è, forse facevo meglio ha continuare a dormire, ci riprovo ma il sonno non viene più, l’unica cosa che posso fare è guardare fuori e vedere il paesaggio, il viaggio passa così e non mi accorsi che la mia destinazione era ormai vicina.
Il treno si ferma per la seconda volta ma so che è la mia fermata grazie anche alla voce che lo conferma, metto il sacchetto ormai vuoto all’interno della borsa, prendo la valigia e mi avvio all’uscita, c’è anche altra gente, aspetto il mio turno e con un po’ di fatica scendo mi guardo intorno, vedo che questa stazione è molto più grande di quella della mia città, ora devo solo trovare l’uscita, per non perdermi decido di seguire le persone che ho visto scendere dal mio stesso treno e per fortuna ho fatto la scelta gusta.
Subito provo ha vedere se riesco a trovare un taxi libero, ma per mia sfortuna non c’è neanche uno, tanta è la gente che c’è, e per non aspettare in piedi mi siedo sulla valigia e mi guardo in torno, vedo poco più in là due persone che stanno litigando, e da come vedo, e per chi deve prendere per primo il taxi, ma qui la gente è matta.
Un ombra si stagliò davanti a me, mi girai è vendo un uomo che mi guardava, mi sento un po’ in soggezione sotto quello sguardo
<> lo guardo un po’ stranita, lui se ne accorge e si gira e indica qualcosa dietro di lui
<> io guardo il taxi che l’uomo sta indicando
<> faccio arrossendo
<> mi sorride rassicurante, non so se fidarmi o no, un altro uomo si avvicina a quel taxi sta per entrarci dentro
<> fa l’uomo difronte a me indicandomi, l’altro in modo molto arrogantemente risponde
<> lo guardai malissimo sto per alzarmi è risponderlo male ma vengo anticipata
<> disse tutto questo con una calma e un educazione che mi fece fidare di lui.
Vedo uomo uscire dal taxi tutto imbufalito e guardare male tutte e due è andarsene
<> lo guardo sorridendo, mi alzo, e lui prende la mia valigia e ci incamminiamo verso il taxi, mi accomodo dentro aspetto che anche lui entri in auto, appena si accomoda accende il motore e partiamo.
La corsa inizia, guardo fuori il finestrino e vedo che è tutto diverso dal mio paese e mi accorgo sempre di più di aver fatto forse un passo fin troppo grande per me
<> la voce dell’uomo mi fa ritornare alla realtà
<> lui lo prende e lo guarda
<> faccio un respiro profondo oggi mi sento molto agitata.
La macchina si ferma e l’uomo si gira verso di me
<> e scende per aprire il porta bagagli, scendo anche io e vedo davanti a me un palazzo non di recente costruzione, e con i mattoni a vista e di lato una vecchia scala anti incendio  
<> faccio indicando il palazzo, lui annuisce e mi porta il bagaglio fino al portone che si arrivava salendo alcuni gradini, mi rigiro verso di lui e gli pago la corsa
<> fa l’uomo salendo sull’auto, io mi giro
<> e gli sorrido
<> mi saluta e se ne va, io mi rigiro verso il portone, cerco i campanelli quando li individuo, vedo di trovare il cognome che mi serve, quando lo trovo suono e aspetto che qualcuno risponde
<> la voce che esce dal citofono e di uomo
<> dico cortesemente
<>                      
<> si vede che sono un po’ tesa
<> e sento il portone aprirsi, apro la porta e noto subito che non c’è l’ascensore, andiamo bene, guardo male il mio bagaglio, lo prendo è inizio ha salire, mi guardo anche in torno, i muri interni del pazzo sono di un bianco panna e le scale sono di marmo con la rampa di legno chiaro anche le porte degli altri appartamento sono di colori chiari, mi piace è tutto molto luminoso.
Arrivo al piano e vedo subito un uomo di mezza età
<> fa l’uomo ridendo,
<> dico con il fiatone, mi avvicino e appoggio il baglio per terra e gli allungo la mano
<> lui me la stringe di rimando
<< e un piacere mio signorina Hearts>>, sciogliamo la stretta di mano e lo vedo avvicinarsi alla porta di fronte a lui
<> fa prendendo una chiave dal suo cardigan, apre la porta, e mi fa il segno di entrare, prendo la valigia ed entro.
Davanti a me si staglia un soggiorno-entrata, appoggio la valigia e inizio a gironzolare, l’appartamento è già ammobiliato, il salotto è la prima stanza che mi si staglia davanti, un divano di pelle marrone era al centro della stanza difronte c’era una mobile di legno con sopra una televisione e una pianta di plastica accanto al mobile, dietro al divano c’era un tavolo lungo per almeno 6 persone di legno scuro, le pareti erano di un marroncino chiaro e appesi c’erano dei quadretti con rappresentati dei fiori, poco più avanti si apriva un corridoio che sicuramente portava alle camera e al bagno.
Prima di entra nel corridoio, entro in un'altra stanza, che era la cucina, abbastanza spaziosa direi i banconi circondavano quasi tutta la stanza, era di un colore rosso laccato e i vari  elettrodomestici erano di metallo grigio, mi piaceva molto come combinazione, e al centro c’era un piccolo tavolo di legno bianco più piccolo di quello del soggiorno era solo per 4 persone, e c’era anche un finestra dietro il lavandino che però affacciandosi, si vedeva il palazzo di fronte a questo, la cosa sminuiva un po’ tutto.
Esco dalla cucina e vado verso il corridoio, la prima cosa che vedo sono due porte che sono una di pronte all’alta e un’altra porta che sta poco più in fondo, decido di avvicinarmi alla parta più in fondo la apro e come avevo inudito era il bagno, era di media grandezza c’era una vasca apposta della doccia e questa cosa non mi piasse molto, vedendo che adoro la doccia, chiusi la porta e mi avviai verso la stanza, decisi che la mia doveva essere quella di sinistra, non mi chiesi a cosa servisse l’altra, e non mi interessava saperlo, la apri e una folata di serenità di avvolse, si era la stanza giusta, andai subito verso la finestra, il panorama che si ammirava per fortuna non era come quello che si vedeva dalla finestra dalla cucina.
Si ammirava la strada difronte, in quel momento era molto trafficata di gente, e si poteva vedere anche bene il cielo, si mi piaceva, girai lo sguardo per la stanza, c’era un letto a una piazza e mezza, una scrivania e un armadio tutte e tre di legno bianco laccato, e le pareti erano di un bianco panna,
<> sento la voce del signor Wolf arrivare da dietro le mie spalle, mi giro e lo trovo davanti alla porta di quella che sarà la mia stanza
<> e gli sorrido, poi noto che tra le sue mano c’era la mia valigia
<> lui scuote la testa è appoggia la valigia vicino al letto
<> e mi passa un porta chiavi molto semplice con infilate due chiavi una più grande e una più piccola
<> e le appoggio sul comodino
<> dice uscendo dalla camera, io gli vado dietro e arriviamo alla porta d’entrata
<> apre la porta e si dirige verso le scale
<> dico e lo saluto con la mano e chiudo la porta, faccio un respiro profondo e mi rimbocco le maniche, tutto inizia ora.
Dopo aver sistemato, decisi di andare a farmi un giro per il quartiere per conoscere un po’ la zona.
Presi la borsa e le chiavi, misi il piumino, e uscii dall’appartamento, chiusi la porta a chiave e scesi le scale di corsa, ero abbastanza tesa, avevo paura di cosa mi sarebbe successo se avessi aperto quel porto, era la prima cosa che facevo da sola, c’era sempre mia madre con me, ora invece no, lo apro ed esco fuori, l’aria si era fatta un pochetto gelata, mi coprii meglio con piumino e iniziai a camminare.
Le strade erano piene gente, mi guardai in torno non volevo perdermi per poi non riuscire a ritrovare la strada per tornare in dietro, presi come punto di riferimento un negozio di giocattoli che era di fronte al palazzo, lo guardai bene così poi al ritorno sapevo di aver preso la strada giusta, ricomincia a camminare, la via dov’era il mio appartamento era piena di negozi, mi fermai ha guardare tutte le vetrine che mi capitavano d’avanti.
All’improvviso iniziarono a cadere piccole gocce di pioggia che divennero immediatamente un forte temporale, non avendo l’ombrello inizia a correre sperando di trovare un riparo da qualche parte, ma non mi accorsi che più correvo, più mi allontanavo dalla strada che conduceva all’appartamento, mi accorsi di questo solo nel momento in cui trovai un piccolo riparo sotto una tettoia e guardandomi in torno vidi che i negozi e palazzi che erano in torno a me non erano quelli che erano vicino dove abitavo, e questo mi fece venire un forte senso di panico, non sapevo cosa fare, presi il cellulare forse potevo chiamare qualcuno, ma mi ricordai che non avevo chiesto il numero di telefono al signor Wolf, rimisi subito il cellulare in borsa e presi ha fare respiri profondi non potevo andare in panico proprio in quel momento, prima cosa ero bagnata e dovevo asciugarmi se non volevo prendermi un malanno, seconda cosa non avevo un ombrello e dovevo recuperane uno in qualche modo e terzo dovevo trovare un posto migliore per ripararmi se non volevo prendere ulteriore pioggia, così con un po’ di positività in più inizia ricamminare per riuscire a realizzare uno dei miei tre obbiettivi che avevo stabilito.
La pioggia non vuole proprio smettere, e quella poca positività che avevo stava svanendo passo dopo passo, forse dovevo rimanere sotto quella tettoia ho sbagliato a muovermi di li, mentre pensavo a quando ero stata cretina, con la coda dell’occhio vidi dall’altra parte delle strada una enorme vetrata, e da questa irradiava una luce che si estendeva per tutta la strada, curiosa mi avvicinai, per curiosità guardai attraverso la vetrata, sulle parati c’erano dei quadri che presentavano tazze da tè, e su delle mensole facevano bella mostra altre tazze da tè di tanti colori, forme e fantasie diverse, l’ambiente era abbastanza grande, un enorme bancone di legno era disposto nella parte più interna, intono un po’ sparsi, c’erano dei tavolo con la stessa tonalità di colore del bancone, c’era anche parecchia gente, sicuramente per colpa della pioggia si sono rifugiati lì, a per prendersi qualcosa di caldo, mentre stavo rimuginando su queste cose, e guardando ancora più attentamente l’interno del locale non mi accorsi di qualcuno che mi si era vicinato
<> presa dalla sprovvista mi girai verso la voce, davanti a me c’era una ragazza poco più alta di me con dei fluenti capelli rossi che gli incorniciavano il viso, vedendo che ero rimasta ha fissarla come una stupida mi prese per un braccio e mi fece entrare dentro il locale
<> la vedo allontanarsi, segui il suo consiglio e mi sedetti al primo tavolino libero che trovai, e notai che alcune persone si sono girate ha guardarmi, sicuramente come ero combinata non ero un bello spettacolo, abbassai la testa per non farmi vedere bene in viso, mi sentivo un po’ in soggezione.
Un asciugamano si poso sulla mia testa
<> senti la sedia vicino alla mia spostarsi sicuramente la ragazza si era seduta
<> e prese ad asciugarmi la testa, senza che io le dissi niente, arrossi, nessuno era mai stato così gentile con me figurati uno sconosciuto
<> dissi a bassa voce sperando che la ragazza mi avesse sentito
<> mi asciugò un altro poi i capelli, ma poi una voce la richiamo, si alzo
<> io alzai finalmente la testa e la vidi avvicinarsi al bancone, c’era una donna che poteva avere l’età di mia madre, che sentendosi osservare alzo lo sguardo verso di me e mi sorrise con dolcezza, io un po’ timidamente la ricambia
<> mi fa la ragazza porgendomi la tazza, la presi e guardai il contenuto
<> continua sorridendo incoraggiandomi ha berne un sorso, lo avvicinai alle labbra e lo iniziai a bere, il thè classico non mi era mai piaciuto ma questo aveva un sapore molto più dolce di quelli che avevo assaggiato in passato, lo bevvi molto volentieri e poi era così caldo, avevo preso troppa pioggia sentivo i miei arti infreddoliti
<> io alzo lo sguardo vero si lei
<> e ripresi a bere, lei si alzo
<> io con un po’ di sconcerto, stavo per replicare ma lei mi fece un gesto con mano e ritornò al suo lavoro.
Dopo aver fino di bere mi alzai, volevo vedere come era ridotta la mia faccia e recuperare il recuperabile, vedendo che la ragazza era occupata a servire ad un tavolo mi avvicino alla signore al bancone
<> la donna rivolse lo sguardo verso di me
<> la ringrazio con un cenno del capo e mi avvicino dove mi aveva indicato, giro l’angolo è trovo subito il bagno femminile ci entro e mi dirigo immediatamente vero il primo specchio che mi si para d’avanti, mi inizio ha specchiarmi, pensavo peggio, il trucco è un po’ colato ma non troppo, la vera tragedia sono i mei capelli sembrano paglia neanche asciugandoli con l’asciugamano ha servito a qualcosa, prendo dei fazzolettini dalla borsa e dolgo il trucco in eccesso, predo l’elastico che avevo stamattina e mi rifaccio di nuovo una coda almeno per non far vedere troppo la schifezza che si sono fatti, forse ho sbagliato ad aver sciolto la coda.
Esco dal bagno ora mi sento un po’ meglio, mi avvicino alle vetrate, la pioggia e un po’ diminuita ma ora il mio vero problema è come ritornare indietro, vedendo che mi sono persa
<> dal riflesso rivedo la ragazza gentile di prima
<> le dico continuando a guardare fuori
<> vedo la sua espressione cambiare ora era diventata preoccupata
<> mi sta vedendo da piangere, mi tremano anche le mani
<> e mi alza il viso con un dito messo sotto il mio mento
<> annuisco e con la manica ancora bagnata del maglioncino asciugo il viso
<> mi fa incoraggiandomi, io prendo subito la borsa per trovare il portafoglio, ricordandomi che avevo il bigliettino con l’indirizzo sopra, ma guardandoci dentro noto che non c’era più
<> lei mi guarda stranita
<> mi viene all’improvviso una illuminazione
<> faccio sperando che la ragazza capisce a cosa mi riferisco
<> io annuisco ho come la paura che non sia l’unico palazzo così in questa città
<> fa sorridendomi e poi guarda l’orologio
<> allargo gli occhi dalla sorpresa
<> mi fa sentire soggezione tutta queste gentilezza
<> le sorrido e rimango ad aspettare la fine del suo turno.
Stiamo camminando non dà molto, lei si è cambiata ora è vestita molto più sportiva di prima
<>
<> le sorrido, lei ricambia
<> sono contenta di poter far subito nuove conoscenze così sicuramente mi sentirò meno sola
<> lei mi guarda bene
<> guardandola bene, anche a lei le darei di meno
<> annuisco
<> sono molto contenta di essere riuscita ad entrare in quella facoltà, lo volevo tanto
<> mi prende in giro scherzosamente
<> dico facendo il gesto con le dita, e scoppiamo a ridere entrambe
<> ripenso al sapore che aveva
<> lei sorride contenta a questa mia affermazione
<> non capisco cosa sta dicendo
<>
<> fa un’espressione pensierosa
<> non capisco veramente dove voleva andare a parare
<> e sorride soddisfatta a questa affermazione
<> questa cosa non l’avevo capita pensavo che lei lavorasse solo come cameriera
<> il suo sorriso diventa ancora più raggiante in più arrossisce e mi guarda sottocchio e come se mi avesse detto uno dei suoi segreti più nascosti
<> chiedo curiosa
<> siamo talmente immerse nel nostro discorso che non ci accorgiamo di essere arrivate davanti al mio palazzo
<> non mi ero neanche accorta di essere già arrivata, guardo verso il palazzo è sorrido
<> e li salto addosso abbracciandola, poi mi accorgo del gesto mi distacco subito arrossendo
<> abbasso la testa e mi maledico
<> e ridacchi del mio rossore
<> dico per poi iniziare a salire le scale
<> mi giro per vedere cosa mi vuoi dire
<> porge la sua mano aperta verso di me, io guardo la mano e poi guardo lei
<> anche se sono titubante glielo porgo, lei lo prendo e ci scrive qualcosa e me lo porge di nuovo
<> sta per fare i primi passi per andarsene però gira la testa verso di me
<> e ne se va facendomi rimanere molto felice
<> grido per farmi sentire e vedo la sua mano alzarsi e salutarmi, quando la vedo girare l’angolo salgo l’ultimo scalino ed entro dentro il portone, mi sento molto più positiva, l’angoscia che aveva questa mattina è un po’ sparita, forse questo trasferimento non è stato così sbagliato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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